1. La voce dell’antico e sacro cantore che vide in sé
stesso la genesi e il dispiegarsi del cosmo, il suo Ordine e il ritorno
di esso nella Sorgente immanifesta della creazione ci giunge attraverso
i secoli trasmessa dalla bocca all’orecchio di noi, iniziati ai
misteri della Conoscenza Suprema. Questa voce non rinvia ad un tempo e a
uno spazio del passato ma a Colui che è oltre il tempo e lo spazio.
Rinvia a Colui che, adesso e ora, è presente a sé stesso, rinvia a
Colui che é. Ragion per cui, per quanto antica, questa voce esprime una
Eterna Novità immanente la creazione. Sintonizzarsi con la Tradizione
iniziatica significa abbeverarsi alla sorgente inesauribile dello
Spirito che sempre sgorga. Quell’Acqua di vita è la linfa vitale che
dal Padre fluisce nell’Albero Cosmico della manifestazione e poi, al
Padre, fà ritorno nel ritmo incessante dell’Amore o Respiro Cosmico.
Il Sé conosce il Sé e si Ama. “Può l’Amore volere o desiderare
l’Amore se è esso stesso Amore? (Raphael)”.
2. Generazioni di Veggenti di ogni luogo, di ogni tempo di ogni razza e
fede cantano in coro l’unitarietà di tutto ciò che esiste e, nel
contempo, cantano le lodi del Padre, dell’Acosmico Signore, le lodi
dell’Abisso inperscrutabile della divinità in sé. Le lodi del
Silenzio metafisico.
3. Generazioni di veggenti cantano che l’ente uomo è incastonato nel
cosmo. Il microcosmo è identico al macrocosmo quel che c’è là c’è
anche qui, quel che non c’è qui non lo si trova da nessuna parte.
Conoscere sé stessi quindi è conoscere il macrocosmo. Essendo la
Radice di noi stessi … identica a quella del macrocosmo ed essendo
Quella Radice immutabile, indivisibile, realizzare la Radice di noi
stessi è realizzare la Radice del cosmo.
4. “Certo è inconoscibile la natura di colui al quale appartengono
tutte le grandezze …. ma se - nella sua sovrabbondante dolcezza –
desidera darne conoscenza affinché lo si conosca, egli può. (Trattato
Tripartito)”.
5. La via iniziatica quindi è via di ritorno alla Sorgente, è
via di risalita. Del respiro del Padre che percorre l’Albero della
Vita è il flusso ispiratorio, il flusso che dal molteplice va
all’Unità Principiale, laddove il flusso espiratorio va dall’Unità
Principiale al molteplice. La prima è via di soluzione delle forme e
dei nomi, via di astrazione da tutte le sfere di esistenza. La seconda
è via di coagulazione dei nomi e delle forme, via di manifestazione dei
piani esistenziali.
6. Percorrere la via iniziatica, quindi, significa risalire, in noi
stessi, gli strati della manifestazione. Conoscere sé stessi è quindi
conoscere la manifestazione nella sua interezza per immergersi nella
propria reale natura … che trascende e misteriosamente è immanente la
creazione.
7. Il punto di partenza è quindi una domanda : “chi sono io?”.
8. Fermati e raccogli la tua attenzione, fai una pausa in quel che stai
facendo e chiediti “chi sono io?” … bada però di non dare una
risposta. Attendi la risposta in silenzio … attendi la risposta della
parte più nascosta e radicale di te stesso, ricorda: “fra
conoscere intellettualmente un concetto e realizzalo invero nella
coscienza c’è un’abisso, un incommensurabile abisso … senza
sostegni (Raphael)”.
9. La nostra Reale natura è la Costante che sostiene lo spettacolo
sempre cangiante dei mondi. Sullo schermo immutabile della pura
Coscienza le ere si susseguono, nel loro incessante fluire e rifluire.
Occorre quindi discriminare fra ciò che sempre è, e per ciò stesso è
Reale, e ciò che ha un inizio, una durata e una fine e, per ciò
stesso, è irreale. Dire che un dato è irreale non significa dire che
è un non esistente, come il figlio di una donna sterile o le corna di
una lepre, ma solo che è transeunte, è un istante di sogno
nell’eternità.
10. Una via iniziatica non è per i più. I più sono assetati di
mistero, di poteri materiali o psichici; sono bisognosi di adattabilità
con la vita profana, hanno necessità di conforto psicologico e di
commiserazione. I più amano perpetuare la propria incompiutezza, amano
accentuare i valori mondani o celesti e “suonare le trombe”
nelle piazze. I veri Filosofi dell’Arte non amano le piazze e i
circoli salottieri, essi non sono rumorosi perché sono profondamente
meditativi, perché non possono disperdere le proprie energie: chi sta
tentando di “morire da vivo” non può permettersi distrazioni,
commiserazioni e l’ascolto di sciocchezze e bagattelle. Ogni ente deve
saper trovare il suo giusto posto, deve saper adempiere il suo dharma
(Raphael Triplice via del Fuoco I,24).