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RIFLESSIONI SUI PRIMI TRE GRADI MASSONICI (da una conferenza, a cura di DPE) |
Il desiderio della conoscenza non esaurisce la conoscenza, ne è solo
l'inizio.
E' un atto di volontà che crea le condizioni interne ed esterne
dell'apprendere.
Occorrono, infatti, la disponibilità interiore e la positività attiva
del contesto affinchè av-venga la trasmissione comunicativa passiva
(ricezione).
Ovviamente al di là del problema dell'identità o della somiglianza o
dell'analogia dei codici del trasmettitore e del ricevitore.
E' vero: si apprendono serie di suoni, di segni (significanti), di
simboli (riconosciuti co-me tali) che vengono immagazzinati alla rinfusa
con il pericolo che si intreccino in strut-ture labili, e quindi non
funzionali nell'economia dei rapporti di relazione.
Ma l'ap-prendere non è sufficiente per la costruzione interiore.
E' necessario il com-prendere, ovverosia l'agire di ognuno con una
catalogazione intel-ligente dell'appreso per uniformarlo alle proprie
categorie interpretative ed affinchè es-se stesse possano, a loro volta,
adattarsi o, al limite, modificarsi nel tempo, nello spa-zio, negli
ambiti spirituali di interconnessione.
E proprio in e con questi ambiti di interconnessione si riconosce la
possibilità di una Via di Luce che debba dipendere da introiezioni
"filosofiche", "scientifiche", "storiche", in ultima analisi
"energetiche".
Ma l'apprendere-prima ed il comprendere-poi non sono ancora sufficienti
per realizzare un'entità biologica cosciente della conoscenza appresa.
E' necessario anche il vivere-cosciente: il vivere l'appreso-compreso
come se fosse un insegnamento costante del contesto ed anche un
auto-insegnamento, che possa tra-slare la mente dell' "Adepto" dal piano
degli"Archetipi", a quello delle "Realizzazioni", a quello "Cosmico".
L'atteggiamento umano nella ricerca degli Universali è sempre stato
soggetto ad una forza cosmica primordiale: quella dell'amore per la
natura, nell'alternanza rituale e simmetrica del dare e del ricevere.
Il tutto nella memoria, nella consapevolezza e nella speranza: memoria
del passato, speranza del futuro, nell'esserci presente (la
consapevolezza).
Questo è uno dei grandi insegnamenti di filosofie senza tempo.
Nel momento dell'introiezione e nella successiva produzione artistica
ciò che scatta è il desiderio di essere, di sovrastare il tempo, di
essere un tutt’uno con il tempo, anzi pro-prio di ESSERE IL TEMPO e di
ESSERE ENERGIA:UOMO-ENERGIA-TEMPO: l' "IO SONO".
Dal Suono (il Verbo) alla Luce, allo Spirito, alla Materia, in una Danza
ritmata anche si-lenziosa, tutto ciò che è frutto di produzione
artistica (ed anche il produrre) è frutto proibito reso in linguaggi
variamente canonizzati.
E' l'espressione dell'Assoluto.
E' Energia Creatrice, Pulsione Sessuale, Parto.
Come si dice massonicamente: "DAL SUONO, LE TRE ROSE DI S.GIOVANNI (LA
LUCE, L'AMORE, LA VITA)"; rose a cinque petali, etc. ).
Ma nel momento della relazione con l'umano-altro-da-sè, emerge immediata
la richie-sta della regolazione e della regolamentazione del rapporto.
E non è solo l'Artista ma l'uomo comune che interroga e si interroga
alla ricerca di un garantismo per la propria esistenza materiale: la
Norma.
La Norma interviene nella vita di ognuno, come prodotto di uomini per
prendersi cura di tutti gli uomini e permette il mantenimento del senso
della morale.
Il concetto di Bene-Male, oggetto dell'intervento della Norma,
rappresenta tuttora ed ha rappresentato storicamente un frutto di
Manicheismo mai voluto (comunemente) ma subìto geneticamente e per
cultura acquisita, quindi doppiamente subìto, ed ancora rappresenta la
dicotomizazione di un unico neutro: l'agire.
E' l'agire classificato che diventa un fatto di morale, cioè l'agire
sottoposto a giudizio valutativo che trasforma l'agire stesso, il suo
oggetto ed il suo soggetto in una proposi-zione significante o
classificante, cioè munita di senso, ovverosia in un atto o fatto
co-municativo.
E se è un atto o fatto comunicativo, è CERTO, positivo o negativo che
sia.
Esiste anche un altro rapporto con l'altro da sè, oltre alla natura ed
all'umano, ed è con ciò che si presuppone trascendente e si desidera
immanente.
Ma qui la frase del prendersi cura è variata come direzione: viene
richiesto al trascen-dente di prendersi cura di sè stessi.
Ovverosia ora è il SE' che abbisogna del prendersi cura, che però non
parte da sè stesso ma dal di fuori o meglio dall'immaterialità,
ipotizzata agente.
E' il senso del mistero, del mito, del sacro che si fanno strada tra i
timori, i terrori, le di-sperazioni e, come per il senso artistico,
anche fra le "psicosi" e le "nevrosi".
E' il vero senso del tabù che eventualmente si trasla alla morale, ma
che del rapporto col trascendente diventa la bandiera del singolo: il
rapporto è desiderato univoco anche se la trascendenza viene considerata
vuota (problema dell'agnosticismo e successi-vamente, problema
dell'ateismo).
E' insomma il senso della morte umana demonizzata o esorcizzata, ma
ritenuta co-munque l'unica vera certezza del vivere.
Il vivere per la morte, abbisogna di un altro prendersi cura, quello
della temporalità: come si diceva poc'anzi, la memoria del passato (vita
propria o altrui, vissuta), la con-sapevolezza del presente (vita
propria o altrui, viva), la speranza del futuro (vita propria o altrui
IN CUI AVVERRA' LA MORTE).
La memoria, la consapevolezza e la speranza sono tutte presenti, appunto
nel presen-te, nel vivere, in attesa della morte. Della Morte per la
Rinascita.
E le speranze sono o di non morire, o, se morto, di rinascere.
Vi è un altro modo umano dell'apprendere e del rielaborare;
contemporaneo, paritetico: quello usualmente definito "razionale".
La tentazione sarebbe quella di dire: "ovvero empirico", sembrando l'uno
e l'altro l'effet-tiva rappresentazione del Giano scientifico,
ovviamente con metodi e metodologie con-seguenti separati ma rientranti
per diverse vie nella costruzione di un unico modello di simulazione
della realtà fenomenica.
Ovviamente in questa sede viene esclusa ogni considerazione sui
ragionamenti indut-to-deduttivo matematico (esatto) e teoretico
(rigoroso) ed in particolare su quello u-sualmente definito (o
volgarmente chiamato) metafisico.
In questo paragrafo si accennerà esclusivamente al tentativo dell'uomo
di costruire un altro edificio di conoscenza non tanto per il prendersi
cura ma quanto per il proprio do-minio.
Esulando per un attimo dalla trattazione si può intanto pervenire ad una
semplice af-fermazione parziale (che per certi aspetti si propone come
anche conclusione parziale) relativa all'umano.
L' "Essere-umano" sembra essere caratterizzato da due fondamentali
pulsioni gestite dalla volontà:
- il prendersi cura (amore)
- il dominio (potenza, eroismo)
E dall'alternanza fra questi due aspetti (comunicanti così da consentire
anche la con-temporaneità) che viene giocata l'interminabile partita dal
prima-del-mito fino ad oggi e nulla sembra esserci in grado di
interromperla proprio perchè si toglierebbe all'"umano" parte della sua
essenzialità).
L'approccio scientifico alla realtà fenomenica avviene con un apparato
conveniente-mente supportato da assiomatizzazioni logiche alfa-numeriche
a base dei modelli di simulazione dal più semplice al più complesso con
l'avvertenza di ricordare che non sempre la complessità, pur descrivendo
aspetti sempre più specifici, è in grado di ge-neralizzare: appunto
perchè la specificità non è generalità, proprio per definizione.
Occorre dunque muovere a ritroso dalla complessità ricercando in essa le
atomizza-zioni possibili da sottoporre al vaglio logico
dell'essenzialità comunicativa, con afferma-zioni o negazioni di
proposizioni semplici.
Il modello rappresentativo potrà essere in questo modo verosimile
essenzialmente .
Con questi supporti saremo in grado di porci alla ricerca del caso o
della necessità, co-dificando o decodificando messaggi comunicativi (se
ritenuti tali), canonizzando con espressioni generalizzate.
Alla ricerca dell'unità o dell'unificazione.
Per l'identificazione dell'atto di amore con l'atto di eroico furore .
Il momento della crescita scientifica è costituito da un "saltus" a
direzione pre-costituita, mirata, ovvero a direzione qualunque, come a
dire, o contenuto nei confini dei "para-digmi" oppure al di fuori dei
limiti, dei canoni.
E cioè: Ricerca e Modellistica con il puro raziocinio verticale, oppure
con la fantasia ed il coraggio, sostenuti matematicamente, del pensiero
laterale.
Il momento cognitivo non è sufficiente proprio perchè la vita, essendo
costituita da rap-porti di relazione, abbisogna di supporti di mezzi e
di strumenti che al limite diventino, purtroppo, anche totalizzanti (se
esistono menti relativamente più deboli) e che in ogni caso trasformano
la vita di ognuno concedendogli anche tempo per ritenersi libero (e
questo non, purtroppo, per le menti più deboli di cui sopra).
L'applicazione scientifica in opere (tecniche) è frutto della volontà
del prendersi cura che si trasforma (in parte o in toto) in (onni)potenza
sulla natura o nella volontà di puro dominio per l'eliminazione delle
differenze tra le richieste (dovute ai bisogni) e le offerte (dovute
alla risposte con fornitura di beni o servizi).
L'estensione della mano, dell'occhio, dell'orecchio, della bocca, del
naso, della pelle, del CERVELLO, ormai costituiscono il desiderio
extra-umano: al di là del mero potere sulla natura e sull' "altro da sè",
quell'estensione è la sublimazione dell'ESSERE nel tentativo della sua
elevazione al di là dell'Olimpo (qualsiasi Olimpo), al di là delle
spe-culazioni scientifiche, delle pratiche artistiche, per l'ulteriore
conseguente tentativo del-la costruzione metafisica di una nuova
religione: quella del Dio ad immagine e somi-glianza dell'Uomo).
Immaginiamo ora di disegnare un reticolato quadrato con inserita
all'interno di ogni pic-cola cella, anch'essa quadrata, una pallina.
Tutte le palline (che siamo noi, ognuno con il nostro spazio minimo
vitale) costituiscono un insieme ordinato di elementi che
sociologicamente, al di là di partizioni di sotto-insieme, rappresentano
una Nazione.
Immaginiamo ancora un movimento tale da consentire ad alcune di queste
palline di elevarsi al di sopra del contenitore, per essere inserite in
un contenitore diverso: in cor-rispondenza nel contenitore di partenza
si avranno dei vuoti con delle palline attorno, che all'atto
dell'elevazione di quelle di cui sopra, inizieranno a loro volta a
librarsi, ma su di un piano intermedio.
Se supponiamo anche per esse la stessa serie di movimenti, pur se in
tono minore, a-vremo alla fine una serie di piccole piramidi costituite
da elementi vibranti.
Ora proseguiamo nella simulazione, perfezionandola: supponiamo che gli
elementi strutturati a varie piramidi costruiscano immagini speculari
delle piramidi di cui sopra, e che ogni nuovo elemento speculare si
colleghi artificialmente con l'analogo corrispon-dente elemento di ogni
piramide di partenza.
Questa sembra essere, naturalmente in maniera semplificata e solamente
qualitativa, una rappresentazione ancora non matematizzata di una classe
politica che sottende una società civile che continua a rimanere come
base.
Sarebbe ora alquanto laborioso, e certamente esula da questa sede,
raccogliere simili-tudini ed analogie, simmetrie ed antimetrie per
definire i vari tipi di "Potere" (leggi: legi-slativo, esecutivo,
giudiziario, ed altri di tipo sociale) e gli elementi caratterizzanti le
va-rie Istituzioni collaterali, ovverosia tutto lo Stato, come pure gli
elementi al di sopra del-la seconda struttura che con altre strutture
analoghe sembrano porsi agenti di diploma-zia internazionale.
Quello che solo importa qui è che la doppia struttura (la reale e la
virtuale, entrambe, ripeto, di simulazione) rappresenta come, usualmente
da parte del Potere Politico in generale si ritenga che lo Stato, con
tutte le sue ramificazioni e specificazioni debba sottendere gli
elementi della Nazione (Società Civile).
E' il grande errore di ritenere che una struttura sottenda invece di
supportare in manie-ra non cogente o non necessitante; è il grande
errore marxista e di qualsiasi altra ideo-logia totalitaria.
Questo prolisso peregrinare è servito per introdurre al discorso di una
possibilità di in-terconnessione tra la razionalità e l'irrazionalità.
Se è vero che le due capacità (solo umane?) coesistono in ogni persona,
è vero anche che esistono momenti (definiti) di mediazione tra tutte le
capacità individuali, in relazio-ne con le richieste (ipotizzate reali)
da parte dell'insieme degli individui.
La costruzione di queste relazioni segue la nascita delle ideologie: ed
il desiderio della costruzione, come pure quello della creazione delle
ideologie stesse, dipende ancora dall'ansia del prendersi cura e dalla
volontà di onnipotenza: in ogni tempo ed in ogni luogo.
Qualsiasi attività umana singolare, è vista da ogni uomo come inserita
in un gioco complesso di relazioni presenti, funzioni di relazioni
storiche trascorse ed accettate come autentiche.
Memoria storica e memoria biologica concorrono a creare l'"Uomo Sociale"
ed a tra-sformarlo in "Uomo Politico" dandogli la consapevolezza della
possibilità della gestione delle relazioni.
Volontà di accrescimento del SE' attraverso l'accrescimento della
TOTALITA' e vice-versa .
E' la consapevolezza del vivere nel tempo che obbliga l'Umano ad una
traslazione del-le sue singolarità ad un loro insieme strutturato: un
"Sistema Sociale".
Solo considerando la Società Civile come un Sistema siffatto con tutte
le sue variabili più o meno determinabili, si ha la possibilità di
prevedere, almeno in parte, orientamen-ti, tendenze, movimenti della
società stessa.
L'insieme di tutte le variabili e delle potenzialità può essere
simulabile; sia nella consta-tazione di insiemi attuali, sia nella
formulazione di ipotesi di intervento per le loro varia-zioni, come
adattamenti alle modifiche esterne, o come gruppi di trasformazione.
Cioè un sistema (insieme strutturato) con tutte le sue relazioni interne
ed esterne può essere studiato, previsto, e, quindi, anche variato.
Ma per tutto questo occorre un intervento fondamentale e determinante,
voluto da una parte, sentito dall'altra.
Occorre costruire ex-novo i rapporti, la coscienza dei rapporti e la
conoscenza che faccia leva sulle essenzialità e sulla consapevolezza
delle realtà da conoscere come quella dei vizi e della paura e quella
delle virtù e del coraggio.
Una consapevolezza che infonda ad ognuno e per ognuno Parole di Verità e
di Salva-zione, di Morte e di Rinascita.
Insomma una volontà ed una disponibilità all'apprendimento di insieme ed
all'autoap-prendimento per una costruzione globale universale.
Abbiamo enumerato i termini con i quali si può parlare del singolo e
delle sue relazioni.
Cos'è che consente ad un singolo di essere ritenuto tale?
LA SUA RICONOSCIBILITA'.
Ed il ri-co-noscere implica la re-iter-azione di una conoscenza,
appunto, già acquisita.
Ri-conoscere significa che abbiamo già domandato di sapere (e quindi di
vedere).
Ma la massonica ri-chiesta non può essere di tipo comune.
Abbiamo infatti, nella profanità da cui ci dipartiamo ritualmente per il
Sacro, almeno tre tipi di situazioni che si verificano quando l'adepto
si pone in attesa, orientato alla cosa richiesta che è alla luce,
essendo lui, un attimo prima di interrogare, al buio.
Ma se la domanda in sè è oscurità riconosciuta e rifiutata, proprio per
questo nel mo-mento dell'inizio dell'interrogare siamo già nella luce.
Chi domanda infatti, ignora, sa di ignorare ma non accetta di ignorare.
E' questo suo rifiuto che lo trasla alla luce in cui vi è la cosa
ipotizzata "da conoscere" .
Esaminiamo ora i tre tipi fondamentali del domandare tra i quali
orientarci per basare il precipuo e singolare massonico domandare.
1° caso: "non so, ma presumo che altri sappia, allora interrogo l'altro
affinchè io veda attraverso la sua risposta".
Si ottiene così una comunicazione di un sapere intorno a qualcosa di
inviabile da parte di chiunque.
L'interrogazione (che è il mezzo del domandare) attinge al comunicabile
che è indipen-dente da chi vede e da chi sa: indipendente e quindi
indifferente; e l'interrogato comu-nica ciò che lui vede nella luce.
2° caso: "io so, ma non so se tu sai, e voglio sapere se tu sai".
E' il dialogo del dogmatico: ti chiedo di dirmi ciò che io già so, per
avere informazioni su di te cui domando e non sulle cose oggetto della
domanda (anzi le cose richieste si presentano come un pretesto alla mia
voglia di potere su di te).
3° caso: "io non so, ma so di non sapere e so anche perchè non so, dato
che il sapere autentico profanamente è impossibile; e con queste
premesse so anche che tu non sai".
In quest’ultimo caso vi è un'unica domanda da porre: "credi di sapere o
sai di non sa-pere?"
E' l'ironia: è la domanda di Socrate ai sofisti.
E' la domanda che all'inizio del cammino iniziatico l'adepto deve porsi
e porre al mondo intero, per costruire il suo sentiero di ricerca verso
la Gnosi).
Il binomio, occulto, sotteso, del pensare e cioè il domandare-rispondere
è corrispon-dente ai binomi notte-giorno, tenebre-luce, bianco-nero del
pavimento a scacchi del Tempio, al binomio passato-futuro nella
consapevolezza attuale del pensare-presente.
L'atto del rapporto è sempre comunicativo ed è basato per lo meno su due
elementi pensanti, tra di loro riconoscibili, che si reputano appunto
diversi e comunicanti ma in-teragenti.
Il riconoscersi diversi determina la certezza che la costruzione di un
rapporto sociale deve basarsi sulla comunanza di aspetti determinati e
relativamente invarianti.
Si tratta in ultima analisi della ricerca da parte nostra di possibilità
di trasmettere mini-me quantità di informazioni (codificabili e
decodificabili), che consentano una comuni-cazione comprensibile.
Dal punto di vista della Teoria della Simulazione, cui si accennava nel
paragrafo pre-cedente, si tratta di ricercare una grandezza sociologica
che nella matematica corrisponde al "Massimo Comun Divisore" vale a dire
una grandezza comune: sarà necessario allora fondare una teoria di media
statistica basata sulle minime caratteristiche comuni interscambiantisi:
ciò pare possibile.
All'inizio della Via Iniziatica si pongono le comuni minime
caratteristiche; queste esula-no da umane specificità ed intanto si
considerano superabili quelle comuni della pos-sibilità
dell'apprendimento dei simboli (quando riconosciuti come tali), e del
loro ade-guamento a qualsiasi realtà comportamentale (cioè anche alla
semplice vita comune) .
Il rapporto fondato sulla diversità è costruttivo perchè offre e delinea
collaborazioni e non sovrapposizioni.
Il rapporto fondato sulla diversità è reale fenomenico, perchè è basato
sulla differenza del tendere di ognuno, come desiderio del tendere, come
intensità ed anche come di-rezione.
Solo con la Via Iniziatica vi è universalità della direzione (al di là
del desiderio) ma nulla interviene sull'intensità trattandosi quest'ultima
di una caratteristica specifica di ognuno.
Il singolo rimane tale, anche se proiettato in una realtà ovviamente
diversa da quella usuale .
La nostra consapevolezza di ritenerci singoli e unici, fa di noi uomini,
rispetto agli altri esseri, l'indeterminatezza fatta persona proprio
perchè non siamo mai prevedibili nella totalità delle nostre
manifestazioni.
L'unica possibilità che altri ha per riconoscerci è l'analisi a ritroso
della nostra comples-sità dovuta a vari fattori:
- ereditari propri (personalmente genetici);
- ereditari impropri (razzialmente genetici);
- accidentali propri (risposta biochimica a modificazioni interiori);
- accidentali di riflesso (modificazione biochimica in risposta a
sollecitazioni
indotte esteriormente);
- storici (razziali, multirazziali).
Ma costruire un'indagine sulla complessità umana significa costruire una
serie di innu-merevoli modelli che nulla hanno a che fare con il
desiderio della vera comprensione ma che si basano soltanto sulla
volontà della dimostrazione delle proprie capacità di rappresentazione.
Non si è pertanto nel rigore di un linguaggio teoretico o nell'esattezza
di una rappre-sentazione scientifica.
La comunicazione fra le diversità avviene solo con l'apertura della
propria maschera, anzi con l'inizio della dissoluzione della maschera,
verso ciò che viene ritenuto "Spirito" comune: è l'inizio della Sapienza
che da singola tende a farsi comune .
Per il ritrovamento di quella Sapienza che ha trasformato il Caos in
Ordine.
Il che, ancora, non significa che l'ottenimento singolare sia adattabile
a chiunque.
Significa solo che la Sapienza inizia a dis-velarsi.
L'io davanti allo specchio ha costituito e continua a costituire un
motivo di descrizione, anche ai limiti dell'assurdo, dell'umanità.
La prima reazione derivante dalla propria auto-riflessione porta alla
rivisitazione o al semplice ricordo del passato, alla considerazione del
fatto cioè dell'accaduto (di ogni fatto e cioè di ogni accaduto), e
delle scelte avvenute o da noi effettuate tra le varie so-luzioni
possibili.
Porta alla considerazione di una avvenuta libertà di scelta o di una
impossibilità dovuta a tabù materiali o spirituali.
Anche la paura è frutto di tabù.
Porta alla riverifica della nostra esistenzialità.
E' il momento in cui ci si riinterroga sui nostri ricordi e si fa
riferimento ai nostri pudori alle nostre superstizioni, che hanno
spesso, se non sempre, condizionato nel materiale e nello spirituale,
scelte rese sempre più difficoltose, e quindi sempre meno autonome,
consumate al di fuori di un atto di coraggio dovuto al pensiero laterale
.
E' il momento in cui ci si ritrova all'interno di un tunnel con la
consapevolezza della luce nel fondo e con la speranza che qualcuno ci
indirizzi per avvicinarla.
Ma tutto ciò non per disperazione, ma proprio per voglia di cambiamento,
perchè in noi già si è effettuata la scelta del cambiamento dovuto al
nostro desiderio del prenderci cura od alla nostra volontà di
onnipotenza oltre la profanità, avendo nel contempo la consapevolezza
che da soli non si riconosce l'inizio della Strada di Luce.
Ci si sente allora, come nella caverna platonica, come futuri Saggi in
attesa di cono-scere il significato delle ombre per poi ritornare nella
caverna stessa per illuminare.
Una pedagogia di ritorno.
Una pedagogia per una politica.
E' la questione della luce profana di conoscenza, che per il Massone è
solo mezza-luce, portata a chi è nelle tenebre dell'ignoranza; non per
traslarlo alla Via Iniziatica (in-fatti è mezza-luce) ma per riscattarlo
a miglior vita profana priva di pregiudizi, di tabù e di superstizioni
Abbiamo già accennato alla situazione "sentimentale" che si origina
nell'instaurare un rapporto soprattutto se autentico di convivenza non
animata da volontà di dominio.
La cultura popolare che si crea e che ci guida per un lungo tratto della
vita, ci induce a scelte anche opzionali talvolta intrise del desiderio
(spesso altrui) del prosieguo di tra-dizioni, pervase da un senso di
religiosità mai sopita e da dettami di moralità pre-confezionata.
In questo "Atto di Stasi", difficile è considerare la possibilità del
movimento creatore, se non all'interno di pre-fissati limiti (di non
umanità vera); come a dire:
"...sono tornato nella mia patria ed ho trovato scienziati, storici,
studiosi, pensatori, affa-risti, ma non Uomini".
Eppure all'interno della tradizione di un popolo, che si evidenzia in
massime di religiosi-tà e di moralità, devono necessariamente vivere
espressioni di Vera Sapienza, tratte-nute dal ricordo anche fumoso di un
Mito.
Il problema è riuscire a togliere le sovrastrutture, le accidentalità,
le specificità per far risplendere l'autenticità dell'Uomo, vivendo con
la consapevolezza continua del dovere dell'eliminazione progressiva del
superfluo socio-culturale.
E' il problema della conoscenza .
La Via Iniziatica serve anche a questo: conoscere, cioè prendere cioè
possedere, non per essere fedeli alla cosa che si deve conoscere ma,
nella fedeltà alla propria essen-zialità del vivere in relazione, per
costruire l'insieme degli Uomini Liberi.
Cioè, liberi da...: emancipati.
Prendere una cosa nel conoscere significa vincolarla al già conosciuto
(com-prenderla), e cioè estendere alla cosa nuova la conoscenza antica.
In modo siffatto la nostra esperienza è già teoria normata.
Il Diritto Naturale appare come un a-priori del Diritto Positivo e
comunque di qualsiasi normatività scritta.
Una normatività tramandata oralmente, si avvicina di più, per ogni
singolo, alla senti-mentalità ed alla capacità di ricordo e di
trasmissione e di ricezione, ingenerando, così, variazioni
interpretative lungo le (ed al termine delle) sequenze dell'informazione
che si dipana nel tempo e nello spazio.
In questo modo la tradizione orale ha sempre salvaguardato la
spiritualità di un popolo in evoluzione.
Pertanto nel momento della codificazione scritta della norma, le sono
stati posti limiti a volte inderogabili che tramandati dalla tradizione
hanno contribuito a tradire l'evoluzio-ne della norma stessa con
l'evoluzione del popolo, impedendole così quell'elasticità e quell'adattabilità
che le devono invece essere precipue .
Ne deriva che il concetto comune di Giustizia, basandosi su
sentimentalismi personali o comunque micro-societari e non coincidendo
con quello usuale della normatività scritta che riguarda invece il
Diritto Positivo, vada a coincidere in nuce, con il concetto di Diritto
Naturale: cioè il nostro istinto (o desiderio) di Giustizia ha
certamente una ma-trice naturale; ciò ci consente di riconoscere alla
natura l'unico substrato di valenza u-niversale e per gli atti di
comportamento e per i giudizi sugli atti.
C'è da chiedersi, pertanto, se il regolativismo che spesso viene imposto
e fatto ritenere un a-priori del nostro "essere", non sia, al contrario,
un espediente per imporre alla nostra irrazionalità, comportamenti
razionali voluti da un Diritto convenzionale costruito e mediato da
convenienze di Stato (non di Nazione) o superstatali o trans-statali
(non super-nazionali o trans-nazionali); e questo, in nome di protezioni
o privilegi di partico-lari gruppi o sottogruppi (ormai usare la parola
"classe", come le parole "partito", "sin-dacato", etc, è un
controsenso).
Ricordiamo che esiste un motivo di base per il quale solitamente
chiamiamo "giusto" ciò che appare "naturalmente" giusto e non ciò che
sembra "normalmente" giusto.
Il Diritto Non Naturale è padre e figlio di ideologie economico-sociali
e quindi di sovra-strutture interpretative dei rapporti di insieme.
L'ideologia proprio di per se stessa è regolativa e come tale si
frappone alle libertà di scelta con proprie normatività.
Anche le scelte economiche quindi si presentano come relative ad ambiti
di validità di ideologie e come tali sono simulabili con strutture
anch'esse sovrastanti (e non sotto-stanti) le distribuzioni dei singoli
elementi: sono solo convenzionali .
Ecco allora l'Elemento "Uomo-in-Balìa".
Esso diventa oggetto di singoli gruppi preferenziali, che vivendo
contemporaneamente alla sua vita singolare ed inserita in una propria
storia che lui stesso costruisce e si co-struisce, generano un'altra
storia, quella ufficiale, quella che lui deve subire.
E' la Storia-Potere che esula dalla gestione del singolo, perchè è madre
e figlia di ideo-logie statiche e settoriali di quei particolari gruppi
di cui sopra.
L' "Homo Novus" che è consapevole di essere unicamente GENITORE di
Storia, non è in grado di sopportare vincoli innaturali: il suo sforzo
deve essere allora, quello di non confondere, nelle sue attività, la
tolleranza con la sopportazione; dovrà intervenire allo-ra, solo in casi
di assoluta necessità, non singolare ma sociale.
Con la costruzione del suo Umanesimo Integrale, di cui altri ha già
parlato, egli può ge-stire la sua immagine in proiezione sincronica -sì-
con le Istituzioni, ma soprattutto dia-cronica e personale per il
proprio progresso; solo con questo sarà in grado di gestire quello delle
Patrie e dell'Umanità.
Sarà comunque necessario agisca con comportamenti comunicativi
essoterici che fun-gano da "Copritore Esterno" e da "Guardiano di
Soglia".
Vedremo infatti, alla fine del nostro discorrere, del nostro sentiero
ininterrotto, che nep-pure la Struttura dell'"Umanesimo Integrale" sarà
sufficiente per proiettare storicamente l'individuo fuori dai
tradizionali concetti separati, quelli di sè e di insieme, per
costruirne uno unico: un'Androgine, sia personale che sociale .
Si è visto che il Potere è accompagnato costantemente, e suo malgrado,
da tutto ciò che non è investito da esso.
Questo conferisce al Potere stesso un equilibrio esistenziale precario,
uno squilibrio ri-spetto all'idea portante che il Potere ha di se
stesso, idea che è di per sè un'idea squi-librante: quella di essere,
come Potere, sovraequilibrato, cioè al di sopra di ogni pos-sibile
equilibrio.
Il Potere si pone come l'idealizzazione dell'immutabilità modificando in
retroazione qualsiasi tentativo di modificazione dello status creato dal
Potere stesso.
Il Potere è "Bisogno di Potere" (Volontà di Dominio) per realizzare un
Ideale: e l'Ideale sottintende (concettualmente) e sottende (fattualmente)
l'accettazione preliminare ed assoluta dello stato di cose che altri
vuol modificare; anzi lo stato di cose è ritenuto di proprietà o di
possesso o figliato.
Il Potere di cui qui si tratta è ovviamente quello profano, temporale,
secolarizzato, quel-lo usuale oggetto ormai troppo spesso di trattazioni
sociologiche, politiche, psicologi-che, storiche, giornalistiche,
religiose, etc.
Potere è volontà massima di gestione connessa al dominio sui mezzi di
scambio e su-gli altri mezzi loro collaterali.
E' insomma la realizzazione umana-profana per eccellenza, perchè è
dominio sull' "al-tro da sè", qualunque cosa o chiunque esso sia o si
ritenga che sia, costruendo, per gli altri e sugli altri, il loro "dover
essere".
Il concetto espresso in questi termini, si avvicina al concetto
umanizzato di Onnipoten-za, rendendolo tuttavia ambiguo per l'umano:
infatti se crei un potere su qualcosa o qualcuno, contemporaneamente
delimiti il qualcosa o il qualcuno dal non qualcosa o non qualcuno, cioè
eserciti il potere all'interno di un confine ben delimitato, e se sei
dentro un limite sei condizionato dall'esserci del modificabile (di ciò)
che è dentro il limi-te.
Anche la parola "Creare", di cui abitualmente si abusa, perde di valenza
universale e trascendente, se usata volutamente associando ad essa il
concetto di struttura del po-tere ("Creare una Struttura di Potere"): in
questo modo infatti si indica ipso-facto un an-tropomorfico, però
virtuale, trattandosi di astratti materializzati.
Anzi una frase del genere irrompe in modo devastante all'interno
dell'intero discorrere teoretico.
Allora i novelli neo-scolastici di ritorno, quando se ne accorgeranno
avranno nuove mo-tivazioni per il loro peregrinare dialettico.
In definitiva la concettualizzazione della Gestione del Potere ha
ingenerato nel mondo profano (a tutti i livelli a cui prima si
accennava) una confusione interpretativa e comu-nicativa dei concetti
propri e di quelli di Onnipotenza e di Creazione.
Nei primi due paragrafi abbiamo parlato di "Insieme Strutturato" ponendo
l'accento sul-la
parola "Struttura" (regolatrice di rapporti) all'interno di un
"Insieme", per giungere così ai
concetti di "Sistema" e di "Interconnessione" (connettivi di
comunicazione a mo' di si-napsi ideali), all'interno ed all'esterno del
sistema stesso.
Abbiamo inoltre asseverato in altra sede, che l'azione trasformatrice di
(per) un Siste-ma avviene solo agendo dall'esterno sul Sistema stesso, e
che ciò è attuabile solo se si è in
presenza di particolari tipi di Elementi di Insieme od anche di
particolari tipi di Insieme
(costituiti solo ed esclusivamente da particolari Elementi).
Compito del presente terzo ed ultimo paragrafo di questo capitolo
introduttivo sarà quello del discorrere brevemente su chi è o sarà in
grado di apprendere, da solo o in piccoli gruppi, significati
costruttivi di Simboli o di Ritualità, da applicare poi alla Prassi.
"Atomo da a-temno, Individuo da in-divido, significano la stessa cosa:
indivisibile" reci-tavamo agli inizi della nostra formazione culturale
liceale.
Certo che il significato originario di individuo indica ben oltre
rispetto a ciò che usual-mente viene riconosciuto: il non tagliabile
indica l'essenzialità, la struttura fondamenta-le, il punto di non
ritorno, l'unicità data dalla diversità.
Denota la base su cui, da cui e per cui costruire arti, religioni,
etiche, scienze e tecni-che.
Denota l'origine del prendersi cura e della volontà di onni-potenza:
l'origine della tem-poralità.
Questa è la connotazione dell'elemento uomo (ovvero donna); e non è una
connota-zione inventata, dato che ogni profano si riconosce in essa,
naturalmente con le dove-rose eccezioni e variazioni per denotare le
riconoscibilità derivanti proprio dalle diversi-tà.
Abbiamo iniziato con la parola individuo e nel capoverso precedente
abbiamo parlato di elemento.
Elemento, in quanto da noi, che lo studiamo, viene riconosciuto tale:
quando anche lui stesso si riconoscerà elemento, ciò significherà che
comprenderà anche il concetto di relazione con l'altro da sè, ovviamente
dopo aver accettato, non tanto la presenza quanto l'esistenza dell'altro
da sè.
Pertanto, partendo dall'osservazione di sè, si è passati
all'osservazione degli altri, alla loro visualizzazione e
memorizzazione, alla posizione di un rapporto ed alla valutazio-ne del
rapporto e dell'atto del porlo.
La costruzione gnoseologica appena abbozzata ci porterebbe troppo
lontano ed esule-rebbe dalle finalità dell'opera: l'importante è aver
compreso che esiste una sequenziali-tà di commportamenti a base della
costruzione dell'umano cosciente.
La definizione di elemento porta necessariamente all'altra più
comprensiva di insieme; naturalmente non in termini matematici (quelli
saranno da porre nelle eventuali simula-zioni che si possono effettuare,
ovviamente dopo aver risposto alla domanda di specifi-care gli enunciati
aperti necessari a determinare gli insiemi che si andranno a
conside-rare) ma in termini sociologici.
Solitamente un Insieme sociologico viene indicato con varie
denominazioni (popolo, razza, nazione, stato, partito, classe, etc,)
sottintendendo però una struttura di base che lega gli elementi che, pur
essendo essi autonomi nei loro movimenti, tuttavia sono vincolati per
certi o per molti aspetti dai rapporti di relazione.
Allora propriamente non si tratta di Insieme ma di Sistema, cui abbiamo
già accennato: ma questo nulla toglie al significato del
"raggruppamento" esistente e rappresentato.
L'insieme di cui sopra può essere o no accettato, può integrare o
emarginare; se si viene accettati o integrati, si è in salvazione o in
elevazione .
Sarebbe interessante applicare la teoria dei giochi ai rapporti
elemento-elemento ed elemento-insieme nei termini sopraenunciati.
Osservati dall'esterno, l'elemento e l'insieme si dimostrano omogenei
pur essendo di-versi nella loro "quantità"; questo consente di presumere
che anche i rapporti di rela-zione abbiano aspetti omogenei e con
l'elemento e con l'insieme.
Questo è il modo di porre il concetto di coscienza del singolo per
effettuare con esso una particolare simulazione del modello
comportamentale che trasformi la coscienza individuale in relazione
cosciente generale.
Naturalmente un concetto di coscienza singolare non è così facilmente
traslabile ad un altro di coscienza universale: si può infatti
dimostrare che esiste una differenza fonda-mentale tra il comportamento
del singolo e quelli di un insieme di singoli: il singolo ri-sulta
indeterminabile, l'insieme appare probabilisticamente prevedibile.
Forse potrebbe essere interessante, al di là della Teoria dei Campi
Armonici, già da me trattata in senso sociologico, valutare certe
traslabilità con la Teoria della microcausa e nel microeffetto, la
Teoria del Caos (non caos in senso classico ma come concettualiz-zazione
dell'incertezza).
Dal Caos l'Ordine.
Meglio sarebbe dire: l'Armonia?
Come si sa, o si presume di sapere, la Massoneria è una particolare
associazione éli-taria in cui si entra per chiamata, e che si
costituisce a piramide obbedienziale con let-tura dall'alto verso il
basso.
Ciò che dà un senso alla Massoneria è la risposta positiva alla
chiamata; la vita della Massoneria è data dall'insieme delle risposte
positive alla chiamata iniziale.
Il senso della chiamata si basa sull'indagine sul profano alla ricerca
del meritevole.
Il senso della risposta positiva si basa sulla capacità di capire il
contenuto reale della chiamata.
Se ha senso parlare di "senso della Massoneria", e se questo non si
presenta come un discorrere peregrino sul sesso degli angeli (o
sull'anima degli animali, o sulla donna sacerdote o meno, o se certi
partiti o certi sindacati o certe altre associazioni siano o no frutto
di pura cultura ideologo-totalitaria, o se certe definizioni di stato di
partito di sindacato siano derivanti esclusivamente dalle antiquate
concezioni marxiste, etc.), se ha senso, si diceva, allora bisogna far
intendere il chi è che è potenzialmente degno e che cosa può costruire
chi è degno in atto.
Con Simboli e Ritualità, come del resto le Religioni e tante
Associazioni.
Un individuo autocosciente in relazione cosciente, di cui si parlava nel
sottoparagrafo precedente, è potenzialmente un individuo in grado di
elevarsi vieppiù dalla sua condi-zione profana per assurgere ad alte
vette di conoscenza che non sia quella usuale, per assurgere alla Gnosi.
Un simile individuo sarà quello che unirà nel suo SE' unico, il senso
della diacronicità e della sincronicità, della filogenesi e
dell'ontogenesi, della causa e dell'effetto, il senso della costruzione
di ogni ossimoro logico, vissuto realmente però non come tale.
Un simile individuo, lui stesso "coincidentia oppositorum", è in grado,
con altri a lui si-mili, di costruire un insieme teso alla ricerca della
sua trasformazione: sarà proprio questo il caso in cui un insieme (se
con struttura interna, un sistema) che non avrà bi-sogno di interventi
dall'esterno su di sè per la propria trasformazione e crescita.
Ovviamente i contenuti del discorrere non potranno essere gli usuali;
come sarebbe possibile d'altronde usare un unico linguaggio per
contenuti diversi?
Se esiste una struttura di un linguaggio specifico, è chiaro che un
insieme come quello descritto poc'anzi non potrà comunicare al di fuori
di sè con il proprio metodo comuni-cativo interno: dovrà invece
necessariamente usare il linguaggio dell'udente, affinchè questo ultimo
non venga considerato un visionario dai suoi simili.
Anche questo è un modo di porsi in relazione.
Un insieme isolato presuppone una lontananza, ma presuppone anche una
frontiera che lo isola e che nello stesso tempo lo vincola in senso
definitorio al non insieme.
Insomma ciò che è isolato, è "isolato da"; isolato da qualcosa che viene
posto come e-sistente e con cui viene negata qualsiasi relazione: ma
ciò, è ovvio, può avvenire solo teoricamente.
Un insieme come questo di cui ai presupposti, proprio per sua
costituzione, non può porsi nei fatti isolato completamente: avrà
momenti interiori in cui solo l'insieme stesso sarà consapevole di sè
(ed altri non potrà comprendere) e momenti di intervento spiri-tuale,
culturale, sociale, comprensibili dal sociale stesso.
Come se l'Insieme supposto isolato da altro Insieme, si interconnettesse
con lui in un Insieme più vasto, in modo da essere considerato, per
certi aspetti, sottoinsieme di un nuovo Insieme pur mantenendo le
proprie caratteristiche, che lo rendono peculiare e specifico.
E' la Prassi attuata come frutto esoterico.
L' Insieme di cui prima potrebbe però essere (leggi: "diventare") in
grado di riconosce-re all'interno di sè vari sottoinsiemi, a lui simili
e contemporaneamente analoghi, cioè identici.
Esso sarà, in questo modo, proprio la realizzazione dell'"absurdum"
dell'uno e della parte.
Vi sono delle metodologie (pedagogiche e didattiche) ovviamente che
consentono simi-li ottenimenti.
Il presente "Contributo" non ne parlerà esplicitamente, dato che in
altra sede, sono già state inserite alcune proposte per una
trasformazione della Scuola per gli anni 2000 a livello trans-nazionale.
A quelle metodologie, naturalmente traslate in campo esoterico con le
opportune varia-zioni del caso, si farà riferimento parlando su Simboli
e su Ritualità accennando ai comportamenti di introspezione guidata e
mirata con emulazione anche di psicodrammi per ottenere il convincimento
razionale ed irrazionale.
Solo così si darà all'Adepto il senso della globalità che lui stesso
cerca: l'Umanità nella sua totalità con tutte le sue manifestazioni
verticali e laterali, in potenza ed in atto, sempre tesa al senso del
Cambiamento.
Un’ osservazione finale.
La Massoneria quando si esprime su di sè. e solitamente lo fa
essotericamente dato che all'interno il narcisismo od il solipsismo non
sono concessi in quanto banali, si defi-nisce totalizzante ed ogni
Massone si riconosce in questa definizione, seppur fumosa.
Se è totalizzante non può ammettere una Filosofia su se stessa, semmai
al limite può permettere un discorrere su di sè con linguaggio più o
meno generico: e per ogni A-depto, una volta "iniziato" (cioè posto
all'inizio della Via Iniziatica) il percorrere il sentie-ro (della non
dualità e della non univocità) di comprensibilità rappresenta non un
ap-prendimento di un linguaggio, ma una crescita una maturazione della
conoscenza del linguaggio (come a dire in modo profano che Massoni si
nasce, non si diventa).
Un parlare della Massoneria con linguaggi non "corretti" ha portato alla
stesura di testi più o meno veritieri e più o meno verosimili, magari
con le frasi eleganti, semplici, brevi della logica, ma che non potevano
acquistare senso compiuto, cioè la comprensibilità, senza il riferimento
o l'accenno a "modi", ad "abitudini", ad "intuizioni (anche
scientifi-che)", ad "informazioni naturali": al fare Massonico.
Negli ultimi tempi con testi ed articoli sulla Massoneria si è più o
meno volutamente frainteso il suo senso ed il suo significato in nome di
obsolete definizioni e partizioni della Filosofia: non solo, ma
proseguendo su questa strada si è, su una sua ipotizzata partizione,
eseguita un'ulteriore partizione: quella che ha portato a considerare la
Mas-soneria oltre che oggetto di filosofia anche come successivamente
interpretabile o me-tafisicamente o regolativisticamente.
Simili partizioni non paiono accettabili proprio perchè riduttive e
rientranti in visioni sto-ricistiche che non sembra abbiano a che fare
con la Universalità della Massoneria (nè relativamente al Quando nè al
Dove).
Ogni Massone, nel suo agire, segue ogni propria regola anche in quei
casi in cui non si rende conto che esiste una ragione specifica.
Ma non è detto che la regola sia necessariamente razionale; nè è detto
che debba es-sere imposta (leggi: "normata") dalla collettività, come
accordo collettivo.
Ecco perchè non ha molto senso teorizzare esclusivamente in maniera
logico-razionale su ciò che è ancora più al di sopra del mero linguaggio
e della mera concettualità uma-na.
AL DI LA' DI CURIOSITA' O DI PRURITI PROFANI (O DI BALDANZOSE
IGNORAN-ZE).