|
Orfeo il Musico del Sole Filippo Goti
lachimera70@hotmail.com |
|
Il mito di Orfeo dona numerose riflessioni inerenti all'immagine, al
suono, e alla radici della Tradizione. Inizierò con una brevissima
esposizione di quanto la mitologia greca ci tramanda, e mi scuso per il
mio brutallizarla a fini espositivi, rimandando in appendice a maggiori
approfondimenti per il lettore interessato.
Orfeo è figlio del Re Tracio Eagro e della Musa(1) Calliope(2), la
mitologia greca ci tramanda le sue gesta di musico, il più grande di
tutti i tempi, e di valente eroe.
Seneca narra: "Alla musica dolce di Orfeo, cessava il fragore del rapido
torrente, e l'acqua fugace, obliosa di proseguire il cammino, perdeva il
suo impeto ... Le selve inerti si movevano conducendo sugli alberi gli
uccelli; o se qualcuno di questi volava, commuovendosi nell'ascoltare il
dolce canto, perdeva le forze e cadeva ... Le Driadi, uscendo dalle loro
querce, si affrettavano verso il cantore, e perfino le belve accorrevano
dalle loro tane al melodioso canto ..."
Orfeo, prima del cimento a fianco di Perseo e degli altri argonauti, si
reca alla ricerca della conoscenza in terra di Egitto dove viene
iniziato ai misteri da parte dei sacerdoti del Dio Sole.
Diodoro Siculo scriveva" Orfeo, famoso tra i greci per le sue conoscenze
dei Misteri e delle cose sacre...Iniziato nelle scienze sacre degli
Egizi, egli riportò in una epoca più recente la nascita dell'antico
Osiride ed istituì nuove iniziazioni.....Orfeo...tramandò inoltre a
Greci e ai barbari la venerazione per i sacri riti segreti, e si impegnò
moltissimo, secondo ogni atto di culto, intorno alle iniziazioni e ai
misteri e alle purificazioni e agli oracoli»
In seguito Apollo(3) dona ad Orfeo la Lira(4), attraverso la quale
l'eroe riesce ad ammansire belve, soggiogare nemici, comandare animali e
piante, inebriare il cuore di uomini e divinità. Lo troviamo accanto a
Perseo, nella ricerca del Vello d'Oro, e grazie alla sua musica ritma il
tempo dei rematori, e salva la spedizione dall'infido e ipnotico
richiamo delle sirene. Anche se sicuramente Orfeo è stato reso famoso
per l'impresa d'AMOR che lo portò a scendere nelle profondità nel
Tartaro, per riportare alla luce del Sole, la sua sposa, e unica donna
amata, Euridice.
Orfeo si unì in matrimonio con Euridice, figlia di Nereo e di Doride,
dopo il suo viaggio alla ricerca del Vello d'Oro. Il loro amore era
travolgente e assoluto, ma il destino ne aveva sancito la breve durata,
e la fine triste. Aristeo si innamorò di Erudice, e un giorno, mentre
essa era in un bosco della Tracia, cercò di usarle violenza, durante la
fuga precipitosa, ella venne morsa a morte da un serpente velenoso.
Grazie ad un passaggio che si apre fra Aorno e Tesprozia, Orfeo discese
nel Tartaro, alla ricerca dell'amata, e in virtù della propria magica
musica incantò Caronte(5), Cerbero, i Giudici della morte, e le pene
inflitte ai dannati cessarono. Ade(6) impietosito concesse ad Erudice
il ritorno in superficie, a condizione che Orfeo non ponesse il suo
sguardo su di lei, fino a quando non fossero giunti alla luce del Sole.
Erudice era guidata dal magico suono della Lira, ma in prossimità
dell'uscita Orfeo, che temeva di guidare solamente un'ombra, si voltò
per vedere se l'amata era ancora assieme a lui, e così la perse per
sempre.
Narra Ovidio nelle Metamoforsi (X, 61-63) Ed Ella, morendo per la
seconda volta, non si lamentò; e di che cosa avrebbe infatti dovuto
lagnarsi se non d'essere troppo amata? Porse la marito l'estremo addio,
che Orfeo a stento riuscì ad afferrare, e ripiombò di nuovo nel luogo
donde s'era mossa"
Disperatamente Orfeo per sette giorni cercò di persuadere Caronte, il
traghettatore, a condurlo ancora una volta al cospetto di Ade, ma questi
non accolse la sua supplica e lo scacciò.
Entriamo adesso nella parte conclusiva del mito di Orfeo, che vede il
musico eroe, recarsi sul monte Rodope, nella selvaggia Tracia. Egli,
allontanatosi dal mondo delle passioni, trascorreva il lento movimento
della vita in estrema solitudine, e i rari momenti di umana
condivisione, erano dedicati all'iniziazione di uomini e ragazzi che a
lui si rivolgevano. Egli predicava l'astinenza dalle vicissitudini del
mondo, svela il mistero della creazione, i segreti degli dei, e ogni
giorno all'alba pregava Apollo, che considerava il più grande di tutti
gli Dei.
Dionisio (7), in preda all'ira per il rifiuto da parte di Orfeo di
celebrarlo e onorarlo, e nel vedere come i suoi altari andassero in
disgrazia, dato che come molti suoi fedeli si convertivano al culto dei
misteri solari trasmessi dal musico eroe, decise di ucciderlo. Le
baccanti (8), ufficianti dei riti orgiastici e sanguinari di Dionisio,
anch'esse irate verso Orfeo per il suo rifiuto al loro amore, attesero
che il musico, qui sacerdote, e i suoi fratelli iniziati entrassero nel
Tempio dedicato ad Apollo. Raccolte le armi irruppero nel recinto sacro
e uccisero tutti gli uomini, smembrando il corpo di Orfeo. La testa del
musico fu gettata lungo il corso di un fiume che la portò fino all'isola
di Lesbo, e sui flutti mai smise di cantare l'amore infinito per
Euridice.
Disse Virgilio (Georgiche, IV): "... anche allora, mentre il capo di
Orfeo, spiccato dal collo bianco come marmo, veniva travolto dai flutti,
<<Euridice!>> ripeteva la voce da sola; e la sua lingua già fredda:
<<Ah, misera Euridice!>> chiamava con la voce spirante; elungo le sponde
del fiume l'eco ripeteva <<Euridice>>."
Tutta la natura pianse l'atroce fine di Orfeo, le ninfe si adornarono
con una veste a lutto, e le muse ricomposero il corpo, seppellendolo ai
piedi del Monte Olimpo. La Tracia fu colpita, per punizione, da
un'atroce pestilenza, e da quel giorno gli uomini marchiarono le loro
donne, a ricordo del blasfemo atto che esse avevano compiuto (
l'uccisione di un sacerdote, e la profanazione di un tempio). Apollo
rese onore ad Orfeo accogliendo la sua immagine fra le stelle, e così
nacque la costellazione della Lira.
Se questo il mito, quali riflessioni ci deve indurre ? Sotto il profilo
della ricerca delle radici iniziatiche, possiamo evincere come Orfeo
venga iniziato ai misteri solari nell'Egitto, e mutando se stesso in
Arca porta tali doni di conoscenza in Grecia, la quale raccoglie quindi
il testimone, in attesa che in seguito esso si trasferisca a Roma. E'
interessante notare come anche il Maestro dei Maestri Gesù Cristo, ha
trovato iniziazione reale in Egitto, si legge infatti nel vangelo di
Matteo: Matteo 2:14 Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua
madre nella notte e fuggì in Egitto, Matteo 2:15 dove rimase fino alla
morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore
per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio. E' quindi
in Egitto il fulcro terreno ove il culto e l'iniziazione solare, si sono
diffusi nel bacino del mediterraneo, e da esso in tutto l'occidente, non
possiamo scordare come Alessandria d'Egitto ha rappresentato il centro
di irradiamento della gnosi cristiana. La diffusione dell'iniziazione di
Aunt, Apollo, Horus, e il Cristo, in un mondo che sembra ottenebrato
dagli effetti della natura inferiore, e che necessita periodicamente di
apostoli che nella notte si muovono al lume della lanterna per
diffondere la luce del Logos Solare. E' attraverso la musica e il canto,
il suono, che Orfeo ha "potere" sulla natura, e gli uomini, e non è
forse attraverso il verbo, nelle sue modulazioni (ritmo), che la
Tradizione di Occidente e di Oriente ci insegna che tutto è stato creato
? Non è forse attraverso il suono dei nostri salmi, delle nostre
preghiere, che trasformiamo il nostro corpo in una cassa di risonanza,
capace di modificare la nostra psiche e renderla conforme all'Ideale
Superiore a cui aspiriamo ? Ma quale suono può ottenere tali mirabolanti
prodigi, se non quello armonioso in accordo con le leggi divine, e la
Lira è lo strumento che è stato donato da Apollo ad Orfeo. Il mito ci
narra come questo strumento sia stata inventato da Ermete, colui che è
ponte fra divinità e uomini, utilizzando il guscio di tartaruga(9) e
nove corde. La lira è quindi rappresentativa dello strumento di
conoscenza, dato all'uomo da coloro che lo hanno iniziato, ma è poi
l'uomo stesso che deve essere in grado di compiere l'opera e apprendere
il rudimento dell'arte e dello strumento necessario, fondendo entrambi
al proprio Genio (ispirato dalle Muse). Se quanto sopra è attorno alle
origini della Tradizione Solare, e l'iniziazione in generale di Orfeo,
non possiamo che riscontrare delle similitudini nella sua discesa nel
Tartaro, e miti come San Giorgio e il Drago, o la Sophia gnostica.
Euridice non rappresenta forse la ricerca dell'ideale di Amore superiore
che spinge Orfeo ad affrontare la propria natura inferiore e Tenebrosa,
rappresentata dal Tartaro con le sue potenze infernali ? Ed è attraverso
l'arte del canto e del suono che riesce a dominarle, incatenarle, ma
tale narrazione ci insegna anche a non ricercare la perfezione divina,
dell' Ineffabile ed immutabile, nelle cose di questo mondo, che si la
incarnano ma non la trattengono: in quanto caduche e fatte ad immagine.
Orfeo perde definitivamente le spoglie mortali di Euridice, ma mantiene
nel cuore, l'Amore che ad essa la legava. Un amore che mai e poi mai
sarà profanato dalle vicissitudini umane, e che rappresenta l'Ideale
Superiore, che come Oro non può essere intaccato dalla furia degli
elementi ( Dionisio e le Baccanti ), e che spinge il possessore a
indicare anche ad altri tale via ( la catena iniziatica: trasmissione
degli strumenti di conoscenza ). Tale ineluttabile stato di cose, si
riverbera anche nella fine di Orfeo: fatto scempio da parte delle
baccanti. Che rappresentano gli agiti del nostro inconscio, la natura
inferiore con le proprie pulsioni, compulsioni, desideri, istinti, e
violenze, che ci lega a questo mondo, rendendoci concime per la terra
stessa. Esse faranno scempio del corpo dell'iniziato, ma la sua anima
sarà libera di fluttuare sulle onde, fino a giungere al mare ( profonda
similitudine con il mito egizio della barca solare ). Orfeo ci insegna
come attraverso la preghiera, il culto di ciò che è luminoso ( la
conoscenza ), la morte iniziatica(il rifiuto delle profferte delle
baccanti), è possibile essere ammessi nel firmamento e brillare in
eterno come astri di luce propria, e non di riflessa come tutte le cose
transitorie di questo mondo. Un'ascesa costosa in quanto passa
attraverso un rifiuto della vita facile, mentre implica una discesa
nelle profondità del nostro animo, e un dominio sulle passioni, affinché
si viva finalmente la vita, e non essere vissuti da essa.
Note:
(1)Muse: Le nove figlie di Zeus e Mnemosine, dee delle arti. Calliope
era la divinità sovrana della poesia, e quindi Orfeo era cantore e
poeta.
(2) In altre versioni Orfeo è figlio del Dio Apollo e della musa
Calliope
(3)Apollo: Dio greco della Luce e della Bellezza. In mitologia e
alchimia racchiude il significato spirituale del Sole, e i suoi capelli
dorati sono espressione dei raggi solari. Il suo corrispettivo egizio è
Aton.
.(4) Questa piccola, ma conosciuta costellazione rappresenta l'omonimo
strumento musicale, inventato da Ermete, che lo ricavo' impiegando il
guscio di una testuggine e sette corde di budello di mucca. In seguito
al furto di bestiame operato ai danni di Apollo, per riparare al torto
Ermete diede all'altro dio, su sua stessa richiesta, lo strumento,
ottenendo di tenere per sè quanto rubato. Fu poi Apollo a donarla ad
Orfeo, affinche' accompagnasse con essa le sue canzoni.
(5)Caronte. Nome del nocchiero dello Stige, il fiume dell'odio che
circondava l'inferno pagano. Egli traghettava le anime prave, che lo
compensavano con l'obolo, una moneta di bronzo, che veniva messa nella
bocca dei defunti per consentire loro di pagare il prezzo dell'ultimo
viaggio. Un'antica leggenda lo fa figlio di Erebo e della Notte, ed era
rappresentato come un vecchio "bianco per antico pelo", che intorno agli
occhi aveva "di fiamme ruote". Sarebbe stato un re d'Egitto,
arricchitosi smoderatamente attraverso onerose tasse imposte sulle
sepolture. L'idea della barca infernale sarebbe stata suggerita dal suo
stesso nome, che in egiziano significa navicellaio. Lo storico Diodoro
Siculo giustifica l'etimologia del nome asserendo che nei dintorni di
Menfi c'era un lago, noto come Acherusia, che bisognava attraversare per
raggiungere il regno dei morti imbalsamati. Questi si presentavano
sull'altra sponda del lago, dove i giudici designati dagli dei
pronunciavano la sentenza, dopo aver ascoltato le ragioni dei difensori
e degli accusatori del defunto. Se le opere malvagie superavano quelle
buone, veniva negato l'onore della sepoltura. Se invece le ultime
prevalevano, Caronte disponeva affinché il morto fosse trasportato nella
sepoltura, al di là del lago, dopo aver riscosso il suo compenso.
(6)Ade. Dio greco degli inferi, più noto come Plutone, da cui prende il
nome il regno dei morti. Questo era situato in una caverna sotterranea
che, secondo la mitologia, comunicava con il mondo dei viventi
attraverso un grande portale. Omero, al canto X della sua Odissea,
riferisce che è attraversato da vari fiumi tumultuosi, tra i quali
l’Acheronte, il Piri-flegetonte ed il Cocito, una diramazione del più
famoso Stige.
.(7) Diòniso o Dionìso. Nella mitologia greca è la più importante
divinità terrestre.E' noto soprattutto come dio del vino e dell'umidità
della terra che porta i frutti a maturazione. Col tempo, è diventato
famoso anche come dio del benessere e della civiltà e come dio della
gioia e dell'allegria. Gli si attribuiva l'arte divinatoria e la
proprietà di guarire i mali. Diòniso è l'unico tra i celesti che non
abbia avuto due dei come genitori. Ebbe per padre Zeus e per madre la
mortale Semele, figlia di Cadmo re di Tebe. Quando Seleme incinta morì
prematuramente, Zeus, le tolse dal grembo Dioniso e se lo cucì in una
coscia dove lo trasse a concepimento perfetto. Nella mitologia latina è
identificato come Bacco.
.(8) Baccanti. Deriva dalla voce "Bàkkai" femminile plurale di "Bàkkos",
nome che veniva dato a chi era seguace di Dioniso-Bacco. Durante le
feste che si svolgevano in onore del dio a Tebe o sui monti della
Tracia, si abbandonavano ad ogni genere di sfrenatezza. Si
rappresentavano coperte di pelli di belve o completamente nude. Erano
conosciute anche con i seguenti nomi: Menadi, Tiadi, Bassaridi,
Bistonidi, Mimalloni, Edonidi.
(9)Tartaruga. Simboleggia la corporietà, la schiavitù che essa arreca
allo spirito in essa racchiuso, e la lentezza dell'evoluzione. Essa può
essere vista anche come la stessa struttura psicologica, che è si
corrazza dalle intemperie del mondo, e utile strumento di relazione con
esso, ma è anche catena per l'animo e l'intelletto. Le corde che Ermete
pone nel guscio della tartaruga, in numero di nove ( la triplicità del
triplo, l'ordinazione in ogni piano: fisico, mentale e spirituale )
rappresentano, se adeguatamente sfiorate, la via della liberazione, che
distacca l'uomo da ogni fardello e vincolo.
Fonti:
Dizionario dei Simboli - Jean Eduardo Cirlot
Dizionario Esoterico - di Riccardo Chissotti
I Miti Greci - Robert Graves