L'Isola di Ogigia

Vito Foschi

 

Fra le tante avventure di Ulisse, sul finire del racconto, troviamo il naufragio sull’isola di Ogigia. Ulisse è ormai solo, ha perso navi, uomini e ricchezze: è un uomo spogliato dalla materialità e da troppi orpelli. Simbolicamente lo spirito si è liberato degli istinti e come indicato in un nostro precedente lavoro (Lex Aurea n.45, “Il ritorno di Ulisse”) da aspetti dell’individualità non ricondotti ad unità. Qui viene tratto in salvo dalla ninfa Calipso che se ne prende cura. La donna si innamora di Ulisse e lo tiene prigioniero sull’isola. Per tenere legato a sé l’uomo, che vuole assolutamente ritornare ad Itaca e si strugge di nostalgia, arriva a promettergli l’immortalità.

Omero afferma che l’isola di Ogigia è l’ombelico del mare, lontana da terre conosciute. Quando Hermes va da Calipso per ordinarle di liberare l’uomo e lasciarlo partire, perché così ha deciso il padre degli dei afferma:

 

“Da Zeus comandato, senza mia volontà,

qui son venuto. Chi tanto spazio d’acqua

salata vorrebbe mai attraversare,

immenso? Nessuna c’è qui di mortali

vicina città, dove ai numi vi sia

chi sacrifichi ed offra scelte ecatombi;”

 

Come si evince dai versi, raggiungere l’isola non è facile e neanche gli dei hanno interesse a visitarla. Il nome di Calipso etimologicamente significa colei che nasconde e l’insieme di queste caratteristiche fa di Ogigia un luogo nascosto e difficile da raggiungere. Se consideriamo che l’isola è l’ombelico del mare e che Calipso è immortale e propone ad Ulisse di donargli l’immortalità, l’isola è fuori dal tempo e dal mondo, una sorta di centro iniziatico dove si conserva la Tradizione e di cui la ninfa è custode.

Elemento caratterizzante l’episodio è il rifiuto dell’immortalità da parte di Ulisse. Accettare l’offerta significava non tornare più ad Itaca e a Penelope. Calipso è una dea, l’isola rigogliosa, ma isolata. L’immortalità della ninfa è un’immortalità “condizionata”, perché Ulisse non avrebbe potuto più lasciare l’isola. Come configurare questo episodio? Ci sono due possibili interpretazioni: come tentazione paragonabile alle tentazioni del Cristo nel deserto o momento contemplativo prima dell’ultima prova.

Il diavolo tenta Gesù con doni materiali, con un dominio di questo mondo, ovviamente non con doni celesti. Ad Ulisse succede qualcosa di simile. Il dono di Calipso è dettato dal desiderio di trattenere l’uomo presso di sé e in qualche modo di soggiogarlo. L’amore di Ulisse per Calipso non rappresenterebbe una libera scelta di Ulisse. Qui scorgiamo un ulteriore possibile parallelo con le tentazioni di Satana. Dio chiede amore, ma liberamente. Ulisse sarebbe prigioniero in Ogigia e risulterebbe diviso fra Ego e Sé. Il ritorno ad Itaca e il riunirsi con Penelope rappresenta la riconquista dell’unità dell’essere.

Se consideriamo la seconda ipotesi, non possiamo non evidenziare che Ulisse rimane sette anni sull’isola e il numero sette rimanda alla perfezione. Fra la mille avventure dell’uomo questo periodo rappresenta un momento di pausa e di riflessione dedicato alla conoscenza di sé stesso. Quando Ulisse viene finalmente liberato dalla ninfa, è completamente purificato.

Ogigia è un termine arcaico già ai tempi di Omero e per alcuni potrebbe significare sacra per l’antichità. L’ipotesi che possa essere un luogo sacro viene rafforzata dalla descrizione della residenza di Calipso, una caverna in mezzo ad un bosco che non può che rimandare ai boschi sacri di tante tradizioni. L’isola potrebbe essere un centro iniziatico di una precedente era ed ora inattivo di cui rimangono solo le vestigia. La permanenza in Ogigia è una tappa per Ulisse, una sorta di momento contemplativo prima delle ultime prove e la sua reintegrazione come sovrano di Itaca che è il vero centro.

 
   
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