L'Isola di OgigiaVito Foschi |
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Omero afferma che l’isola di Ogigia è l’ombelico del mare, lontana da
terre conosciute. Quando Hermes va da Calipso per ordinarle di liberare
l’uomo e lasciarlo partire, perché così ha deciso il padre degli dei
afferma:
“Da Zeus comandato, senza mia volontà,
qui son venuto. Chi tanto spazio d’acqua
salata vorrebbe mai attraversare,
immenso? Nessuna c’è qui di mortali
vicina città, dove ai numi vi sia
chi sacrifichi ed offra scelte ecatombi;”
Come si evince dai versi, raggiungere l’isola non è facile e neanche gli
dei hanno interesse a visitarla. Il nome di Calipso etimologicamente
significa colei che nasconde e l’insieme di queste caratteristiche fa di
Ogigia un luogo nascosto e difficile da raggiungere. Se consideriamo che
l’isola è l’ombelico del mare e che Calipso è immortale e propone ad
Ulisse di donargli l’immortalità, l’isola è fuori dal tempo e dal mondo,
una sorta di centro iniziatico dove si conserva la Tradizione e di cui
la ninfa è custode.
Elemento caratterizzante l’episodio è il rifiuto dell’immortalità da
parte di Ulisse. Accettare l’offerta significava non tornare più ad
Itaca e a Penelope. Calipso è una dea, l’isola rigogliosa, ma isolata.
L’immortalità della ninfa è un’immortalità “condizionata”, perché Ulisse
non avrebbe potuto più lasciare l’isola. Come configurare questo
episodio? Ci sono due possibili interpretazioni: come tentazione
paragonabile alle tentazioni del Cristo nel deserto o momento
contemplativo prima dell’ultima prova.
Il diavolo tenta Gesù con doni materiali, con un dominio di questo
mondo, ovviamente non con doni celesti. Ad Ulisse succede qualcosa di
simile. Il dono di Calipso è dettato dal desiderio di trattenere l’uomo
presso di sé e in qualche modo di soggiogarlo. L’amore di Ulisse per
Calipso non rappresenterebbe una libera scelta di Ulisse. Qui scorgiamo
un ulteriore possibile parallelo con le tentazioni di Satana. Dio chiede
amore, ma liberamente. Ulisse sarebbe prigioniero in Ogigia e
risulterebbe diviso fra Ego e Sé. Il ritorno ad Itaca e il riunirsi con
Penelope rappresenta la riconquista dell’unità dell’essere.
Se consideriamo la seconda ipotesi, non possiamo non evidenziare che
Ulisse rimane sette anni sull’isola e il numero sette rimanda alla
perfezione. Fra la mille avventure dell’uomo questo periodo rappresenta
un momento di pausa e di riflessione dedicato alla conoscenza di sé
stesso. Quando Ulisse viene finalmente liberato dalla ninfa, è
completamente purificato.
Ogigia è un termine arcaico già ai tempi di Omero e per alcuni potrebbe
significare sacra per l’antichità. L’ipotesi che possa essere un luogo
sacro viene rafforzata dalla descrizione della residenza di Calipso, una
caverna in mezzo ad un bosco che non può che rimandare ai boschi sacri
di tante tradizioni. L’isola potrebbe essere un centro iniziatico di una
precedente era ed ora inattivo di cui rimangono solo le vestigia. La
permanenza in Ogigia è una tappa per Ulisse, una sorta di momento
contemplativo prima delle ultime prove e la sua reintegrazione come
sovrano di Itaca che è il vero centro. |
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