Il Centauro Chirone
di Vito Foschi
Il Mito
I centauri nella mitologia greca sono esseri rozzi e volgari, dominati dagli
istinti animali ed abitatori di boschi. Emblematico è l’episodio del matrimonio
di Piritoo, re dei Lapiti, in cui i centauri invitati
si ubriacano senza ritegno e uno di loro perdendo ogni freno inibitorio tenta di
stuprare la sposa. Scaturisce una lotta fra i Lapiti aiutati da Teseo e i
centauri che vengono sconfitti e scacciati dal monte Pelio, loro territorio di
caccia. Infatti, i centauri sono cacciatori armati di clava ed arco e si
nutrono di carne cruda.
Fra tutti i centauri si distingue Chirone che già nella sua origine è diverso
dagli altri: è figlio di Crono e di Filira e perciò immortale; Filira è una
Figlia di Oceano, fiume primordiale da cui tutto origina, che inizia e finisce
in sé stesso, l’Uruboros. Fra le varie versioni del mito sulla nascita dei
centauri, una li fa discendere dal capostipite Centauro generato da Issione e da
una nuvola a cui Zeus aveva dato forma di Era. La trasformazione aveva lo scopo
di verificare fino a che punto Issione si sarebbe spinto nell’insidiare la
moglie del capo degli dei. Centauro era ancora umano, ma si accoppiò con delle
cavalle e generò i centauri propriamente detti. Sicuramente non una nobile
origine.
Chirone, al contrario dei suoi è simili è saggio, conoscitore di varie
discipline, maestro di eroi e di Esculapio, dio della medicina. È evidente che
Chirone non è dominato dagli istinti ed ha incominciato un distacco dalle cose
terrene. Come gli altri centauri conosce il tiro con l’arco che insegna agli
eroi che vengono da lui ad imparare. L’arco è uno strumento di caccia e nel caso
dei rozzi centauri è solo uno strumento per procurarsi il cibo, però
simbolicamente con la freccia partecipa dell’elemento aereo a significare
l’aspirazione, la tensione verso l’alto e verso il cielo in particolare.
Partecipe delle varie nature, animale, umana, celeste, Chirone è in qualche modo
completo e questa sua armonia di spirito e natura sembrano convivere
felicemente, eppure nel mito è destinato a morire. Ricordiamo che gli altri
centauri sono violenti più vicini ai satiri che non a Chirone, che è
sostanzialmente un maestro, iniziatore di eroi, come Achille, Eracle e Teseo per
ricordarne alcuni.
Questo suo ruolo di maestro, nonostante la sua immortalità, non lo salva dalla
morte: apparentemente una fine tragica per un personaggio del tutto positivo.
Eracle andando a caccia del cinghiale d’Erimanto, giunse presso Folo, altro
centauro civilizzato. Qui gli viene servito del vino il cui odore attira gli
altri centauri che assaltano la caverna di Folo. Eracle ne fa strage e li
insegue fino alla caverna di Chirone colpendoli anche con frecce avvelenate. Per
errore, l’eroe colpisce con una freccia il ginocchio del suo maestro. La punta è
intrisa del sangue dell’Idra di Lerna e le conoscenze mediche del buon centauro
non possono nulla per far guarire la ferita, ma non muore perché immortale.
Soffre costantemente, solo la morte può far smettere il dolore.
Curiosamente un allievo ferisce il maestro seppur involontariamente. Ma il
dolore è dovuto alla freccia? E poi perché proprio la freccia? La situazione di
dolore di Chirone è dovuta alla sua particolare condizione, centauro ma non più
centauro perché non più dominato dagli istinti, partecipe pienamente della
natura umana, e maestro di dei ed eroi partecipando di riflesso alla natura
divina. Il suo scagliar frecce è un modo di simboleggiare il suo tentativo di
ascendere al cielo, ma è bloccato dalla sua immortalità. Il veleno che lo
mortifica non è quello delle freccia, ma del suo spirito che vorrebbe a
completare il percorso, ma che manca del coraggio di spiccare l’ultimo salto per
completare l’ascesa al cielo, completandosi. In lui convivono varie nature, le
domina, ma non sono ricondotte ad unità, manca ancora qualcosa. Quando decide di
donare la sua immortalità a Prometeo, sceglie di staccarsi da ogni legame
terreno e di completare la sua ascensione. L’immortalità di Chirone simboleggia
il legame con le cose terrene e non è legata allo spirito, mentre l’iniziato
deve recidere i legami con la materialità. Interessante l’intervento di
Prometeo, il titano che sfida gli dei; assume su di sé l’immortalità,
permettendo al centauro di morire liberandolo dal dolore. Da un lato, sfida gli
dei donando il fuoco dagli uomini, dall’altra aiuta l’ascesa di Chirone
riconquistando l’emblema della sua divinità ovvero l’immortalità. Svela un
segreto e viene punito, mentre viene premiato quando fa da iniziatore per il
saggio centauro.
Quando Chirone muore, Zeus mosso a compassione lo trasforma in una
costellazione: il suo percorso è ora completo, la sua ascesa completa. Il legame
con il basso lo tratteneva e soffriva, quando finalmente capisce che deve
lasciare ogni residuo di materialità, completa la salita in cielo. La
costellazione non è la consolazione del centauro, ma il suo essere asceso, la
sua iniziazione completa. Gli opposti che convivevano in armonia in lui
scompaiono e tutto è ricondotto ad unità.
Articolo pubblicato nella rivista
LexAurea42,
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