L'Uomo e il Cambiamento

Filippo Goti

 

"Possa la mia anima rifiorire innamorata per tutta l'esistenza.” (Rudolf Steiner)

 

“Spesso uno si persuade di voler cambiare, mentre vuol conservare ogni piccola cosa. Dov’è allora il cambiamento? Il cambiamento è impossibile se si vuole conservare tutto. Per pensare a cambiare uno deve pensare a cosa è disposto ad abbandonare. “ (P. D. Ouspensky, La Quarta Via)

 

Con forza va affermato che non esiste nessun salto quantico in vista per l'umanità, che nessuna nuova Era verrà con volto mite e amichevole a tendere la mano all'uomo bisognoso. Quanto vediamo attorno a noi - guerre, prevaricazioni, violenze di ogni tipo - è da sempre ombra dell'umanità, giacché da sempre l'uomo è eguale a se stesso; ciò che muta è solamente il modo, le forme, e gli strumenti per imporsi gli uni sugli altri, e con ciò attestare una degenerata e disfunzionale manifestazione di potenza. Sarebbe bello avere la certezza che una schiera angelica, o degli evoluti viaggiatori galattici, o chissà quale radiazione cosmica, sia in grado innescare universalmente un meccanismo di presa di coscienza e di fratellanza umana. Così evidentemente non è, poiché così non è stato. Essendo noi persone pratiche preferiamo operare attivamente, fin da subito, per la nostra presa di coscienza individuale piuttosto che attendere chissà quale sovrumano e globale intervento salvifico.

Uno stolto illuminato sarà sempre uno stolto, milioni di stolti illuminati saranno sempre e comunque stolti. Colui che invece opera e fatica, cade e si rialza nel viatico interiore sarà padrone delle proprie conquiste, giacché nessuno potrà togliergli ciò che ha conquistato con ardimento e sacrificio.

Altresì non basta comportarsi da Cristo per essere un Cristo, come non basta leggere le parole dei maestri per essere maestri. Non è tanto la forma delle cose che per noi fa la differenza, quanto piuttosto la radice di ogni nostra azione. E' facile osservare moltitudini di persone che a dispetto delle sagge parole che escono dalle loro bocche, nel segreto compiono atti orribili e ipocriti verso gli altri. E' altresì facile osservare che i nodi insoluti della nostra infanzia, malgrado lo scorrere della vita, nonostante la nostra erudizione, a prescindere dal nostro stato sociale, sono sempre presenti e pronti a reclamare quanto loro dovuto. L’intera nostra vita si organizza inconsapevolmente attorno ad essi, traendo direzione la prima e nutrimento i secondi, in una perfetta quanto diabolica simbiosi. Questi nodi insoluti, risulteranno essere i veri manovratori occulti della nostra esistenza: nella quale riproporranno sempre gli identici drammi che abbiamo già vissuto e subito. Essi saranno i Soli Oscuri, invisibili ma realmente presenti, attorno a cui ruoteranno gli atti e i fatti della nostra vita, ed in definitiva il nostro intero essere.

Ecco perché evoluzione, cambiamento, miglioramento, sono termini in sé e per sé privi di senso, e in definitiva pericolosi, poiché non esprimono nessuna fattibilità, e dall'altro rimandano a un domani di nebbiosa possibilità. Mentre è doveroso prendere atto che ciò che non viene compreso, che non ricade sotto la lente della nostra attenzione, è un ostacolo lungo la via della conoscenza, e dell’autorealizzazione.

L'uomo può, ma non deve, nessuno è obbligato, conoscersi. Conoscendosi può reintegrare ogni suo aspetto scisso, e donarsi la vera libertà: la libertà da noi stessi. E’ sicuramente un lavoro doloroso, che impone disciplina, capacità di giudizio, e di assumersi integralmente responsabilità e dovere. Purtroppo viviamo in una società che tende a deresponsabilizzare, a far vivere l’uomo in un eterno stato di fanciullezza legata al terribile binomio io-mio. Una doppia catena illusoria in quanto ciò che oggi definisce l’Io è l’apparenza e il possesso, imposti dal mondo esterno, e quanto definisce il mio è l’insieme di quelle caducità che l’era dei consumi ci suggerisce di avere per sognare di essere. E’ triste osservare che la catena io/mio colpisce anche coloro che pretenderebbero di essere persone dedite alla ricerca spirituale. Dove spesso si è in virtù di fogli di carta, di riconoscimenti, e si conta in base a quante persone si raccolgono attorno a noi. Assistiamo ad una rincorsa di roboanti proclami, di progetti assurdi, di personalismi isterici, dove tutto ciò è funzionale solamente a mantenere l’uomo in uno stato di ipnotica dipendenza.

Ecco quindi che è bene ribadire che l'uomo non cambia in virtù d’intellettualismi, dei messia universali, di brevetti e dei moralismi. L'uomo rimane fondamentalmente ciò che è; può al limite, se intelligente, modificare alcuni comportamenti esteriori, rimuovere alcune disfunzionalità. Solamente colui che riesce a prendere coscienza di qualità o abilità sopite ma presenti, potenziali ma non effettive, potrà fattivamente lavorare allo sviluppo e all’intera maturità dell’Essere, rimuovendo le parti scisse e parassitarie, annullando i comportamenti entropici,  componendo e ricomponendo se stesso in un Unico coeso ed integro.

 

"Ognuno di noi è seguito da un'ombra. Meno questa è incorporata nella vita conscia dell'individuo, tanto più è nera e densa." (C.G. Jung)

 

Il problema dell'uomo in ogni tempo e in ogni luogo, è che pochi vogliono la responsabilità della propria esistenza. Rari sono gli uomini che decidono di comprendere i meccanismi interiori, di affrontare le luci e le ombre che in ognuno di noi albergano. L'uomo preferisce affidarsi a una visione esterna, dove ciò che è importante è evitare il dolore e affermare la propria esistenza in virtù di accadimenti e situazioni, che se ben riflettiamo sono caduchi ed effimeri. La natura umana è quella di attribuire valore a ciò che ne è privo, e disconoscere e disprezzare l’oro dei saggi.

 

"La repressione dell'Ombra è un rimedio altrettanto meschino quanto la decapitazione contro il mal di testa."  (C.G. Jung)

 

Dobbiamo prendere coscienza che siamo prigionieri, in quanto solo ammettendo ciò, potremo trovare la libertà. La nostra prigione non è di ferro e mattoni, sarebbe fin troppo facile, è bensì eretta con le nostre percezioni errate, con i nostri disfunzionalismi interiori, e le stratificazioni culturali e sociali che subiamo per comodità, pavidità e pigrizia. Amico mio, accettiamo serenamente che dobbiamo lasciare le nostre spoglie carnali e psicologiche, e comprendiamo che ciò che fa la differenza è come viviamo. Colui che desidera la conoscenza sa che il vecchio uomo deve morire, affinché il nuovo abbia a nascere.  Altresì dobbiamo accettare che non è la società, il governo, l'economia, o gli affetti che ci impediscono di essere ciò vorremo essere, non sono loro i nostri aguzzini, bensì noi stessi, le nostre abitudini e le nostre paure.  L'uomo è sadico prevaricatore principalmente su sé stesso, e poi sugli altri. Del resto non è forse vero che un sistema, per quanto grande e forte possa essere, si regge solamente perché la maggioranza crede in esso e lo sostiene? Un oceano altro cos'è se non un insieme di una miriade di gocce? Cambiano noi stessi, e toglieremo un elemento, un ingranaggio al sistema. Ecco quindi che il cambiamento individuale è indispensabile al cambiamento collettivo, mentre ogni azione sociale tenderà sempre e per sempre a creare nuovi strumenti di controllo, e di pressione sull'individuo.

Abbiamo visto come il nostro essere è sconosciuto a noi stessi, come la nostra vita è una forma di sonnambulismo, e la nostra coscienza frammentata.  Ecco quindi la necessità di integrare ogni nostra parte scissa, perché è solo attraverso la rimozione di questa divisione che possiamo procedere lungo il viatico interiore.  Lecite sono le domande: come si può integrare? Una volta conosciuti i meccanismi disfunzionali, in cosa consiste il processo di reintegrazione? E cosa si può modulare? La personalità? I difetti? E cosa è invece che non si modifica? Qual è, in quest’ottica, la parte immutabile che dobbiamo portare a riemersione?

 

Basterà dire che ciò che noi oggi siamo dipende, su questo piano separativo ed illusorio, inevitabilmente da tre elementi. I primi sono dati in quanto insiti fin dal momento della nascita, questi sono la nostra struttura psicologica di base, e la natura spirituale. Il terzo è acquisito lungo il corso della nostra esistenza in virtù dell’azione educatrice e formatrice della nostra società, degli affetti e degli accadimenti. Per meglio rappresentare tale condizione basti pensare alla mano di vernice che stendiamo sopra una parete, per quanto saremo bravi come imbianchini le imperfezioni, le curve, le linee della parete non scompariranno, saranno solamente celate dalla vernice, e a ben vedere determineranno il modo con cui la stessa vernice si distribuirà sulla superficie creando così ammassamenti, ombre, e screpolature.

Il senso pratico, spesso dimenticato, ci porta a osservare come anche i gemelli si distinguono fra loro fin dalle prime settimane di vita, è evidente che ricevono in eguale misura, se non in egual tempo, identiche attenzioni da parte dei genitori e parenti, eppure fin dai primi istanti della loro vita avranno comportamenti diversi innanzi ai genitori, e al mondo. Ciò prova che oltre a quanto scorre attorno a noi, e che ci plasma, così come gli elementi atmosferici modellano la terra, sussiste qualcosa che è radicato profondamente fin dal momento della nascita. Questo elemento originario, come in precedenza detto, è duplice ed è rappresentato dalla nostra natura spirituale e dalla struttura psicologica. La prima è la fiamma pneumatica che in noi alberga, particola di quel fuoco spirituale non legato a forma e caducità. La seconda è quanto si è venuto a creare per l’azione di attrito, di interfaccia, di correlazione fra la natura spirituale e questo nostro mondo dei fenomeni periferici, e delle cause seconde. Così come la patina di ossido si forma sul metallo per l’azione del tempo, così la struttura psicologica si è cristallizzata nel corso delle nostre rivoluzioni, involuzioni attorno all’asse del quaternario.

Ecco quindi, amico mio, che il lavoro che ci auspichiamo è quello di rimuovere la vernice che è stata posta sulla nostra struttura psicologica, in modo tale da darci l'opportunità di agire direttamente su di essa comprendendone la natura e l'articolazione, rimuovendo i vari meccanismi disfunzionali, riassorbendo le parti scisse. Otterremmo così che la struttura psicologica sarà posta al pieno servizio della volontà, e la nostra volontà purificata altro non sarà che espressione della nostra natura spirituale più autentica. Nessuna ansia in questo lavoro, nessuno sterile intellettualismo, nessun moralismo trainante o frenante, ma solamente la consapevolezza che siamo altro oltre a ciò che sembriamo, e che il cambiamento non è che autentica scoperta di ciò che in noi giace nelle profondità interiori: prima di ogni tempo, e prima di ogni spazio.

 

Esercizio

 

Individua alla mattina, o alla sera, il momento apicale della giornata appena trascorsa. Abbi ben chiaro il frangente in cui la tua decisione poteva cambiare il corso delle cose, in cui un tuo atto di consapevole volontà poteva fare la differenza. Chiediti perché hai omesso, o hai errato. Chiediti se la narrazione della giornata è stata funzionale o meno al tuo proposito di presa di coscienza interiore, e se altrimenti ha contribuito a relegarti in uno stato di asservimento alla tua natura psicologica e materiale.

tratto da Uomo Ente Magico:

http://www.lulu.com/shop/filippo-goti/uomo-ente-magico/paperback/product-21858593.html

 
   
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