Lo Spazio SacroFilippo Goti |
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«Non devi fare nulla, ma abbandonare la tua volontà alla propria
disposizione. Le tue cattive qualità si indeboliranno e ti tufferai con
la tua volontà nell'Uno dal quale uscisti in principio. Tu giaci
prigioniera delle creature: abbandona la tua stessa volontà e morranno
in te le creature e le loro cattive inclinazioni, che ti
trattengono perché tu non vada a Dio»
(Jakob Böhme, Dialogo tra un'anima illuminata e una priva di luce)
Al fine di manifestare a noi stessi questa scintilla sacra, ciò che ci
rende potenzialmente magici, retaggio della nostra generazione
spirituale, è necessario trovare il modo di arginare le istanze esterne
che solleticano la nostra natura terrena e caduca. E' infatti evidente
come il mondo moderno imprima una forza notevole sull'individuo, a cui
non sempre siamo capaci di opporci in modo adeguato.
L'ambiente familiare, l'educazione ricevuta, le dinamiche dei gruppi di
amici e dei luoghi lavorativi, i costumi sociali, il flusso informativo/disinformativo
dei mass media, campi energetici e magnetici, sono solo alcuni esempi di
un elenco che potrebbe proseguire fino quasi a fiaccare ogni nostra
speranza. Oltre a questi evidenti agenti plasmanti ed ostativi, spesso
ci dimentichiamo che noi stessi esercitiamo pressione verso le persone
che più o meno direttamente si relazionano a noi, così come loro la
esercitano su di noi. Pensiamo all'azione psicologica o emotiva che
scarichiamo sui nostri congiunti, oppure come i nostri stili alimentari
e di consumo siano prevaricanti su persone sconosciute distanti mille e
mille chilometri. Le quali si ritrovano impoverite, obbligate a subire
gli effetti del nostro sistema economico e sociale senza goderne i
fittizi benefici. L'insieme di queste relazioni va a creare un sistema
di interferenze, di azioni dirette ed indirette, di forze che modellano,
di agenti che disorganizzano ed riorganizzano. Queste sono le Eggregore
di questo nostro tempo, il cui potere supera di gran lunga la forza del
singolo uomo dimentico di se stesso e della sua magnificenza. Una sola
fortuna è compagna dell’audace argonauta dello spirito, e si concretizza
nel fatto che queste Eggregore sono sovente fra loro in competizione, e
quindi, con ingegno e studio, è possibile rivolgerle a nostro vantaggio.
Onestamente va anche sottolineato come la maggioranza degli esseri umani
neppure si accorga a livello conscio di questa pressione, di essere
costantemente plasmati da forze sovraumane, che agiscono fin dalla più
tenera età. La maggioranza
di coloro che si rendono conto dell’azione delle Eggregore, a causa
dell'educazione ricevuta, tende a ritenerla del tutto normale ed
indiscutibile, e come tale non alterabile. Per gli ignavi, così come per
coloro che accettano lo stato delle cose, Il mondo è palcoscenico, e
loro le comparse che senza accorgersi recitano un copione che è
suggerito da qualche abile sceneggiatore: l’anima del Mondo, il
Demiurgo, il Destino, gli Eventi, ecc..
Sono pochi coloro che intuiscono come i centri fisico, psichico, e
sessuale sono modellati da queste forze, e sono un numero ancora più
esiguo coloro che cercano di opporsi costantemente ad esse.
Come cambiare modalità ed uscire da una condizione di succubi innanzi a
queste forze ? Come arginare queste onde di impatto che continuamente si
rovesciano su di noi ? Come cercare di far germogliare il vero ed
autentico seme del Sé che è in noi, preservandolo dall'incuria, e dalla
gramigna del mondo ?
La risposta è quella di erigere uno Spazio Sacro, un luogo delimitato da
un solido perimetro ove permettere al seme di ciò che realmente siamo,
di nascere, radicarsi, e rafforzarsi. Fino a consumare il vecchio uomo,
e liberarsi di ciò che ci è stato imposto, ed assume forma e sostanza di
parassita psichico.
Nel momento in cui comprendiamo che quanto ci circonda non è un semplice
dato di fatto, eterno ed immutabile, visto che su questo piano niente è
eterno ed immutabile, e neppure creato per nostro bene, in quanto su
questo piano tutto ha logica e funzionalità che rispondono ad altri
interessi che non sono quelli del singolo, allora ci capacitiamo che
quanto apparentemente ci nutre, in realtà ci dissangua psichicamente e
spiritualmente.
Non bisogna certo recriminare contro altri ma contro noi stessi, visto
che in ogni momento della giornata, in ogni istante della nostra vita
siamo disponibili, come dei novelli Giuda, a tradire il Cristo che è in
noi.
Solamente nel momento in cui ci rendiamo conto che il mondo è anche
prigione, e che noi siamo prigionieri, possiamo organizzare il nostro
percorso di libertà e di rinascita.
Ecco quindi come lo Spazio Sacro ha inizio da una presa di coscienza,
limitata ma reale, attorno all'esigenza di preservare e portare a
germoglio, prima, e maturazione, poi, il nostro seme Esistenziale. Tale
perimetro di salvaguardia si solidifica attraverso le pratiche interiori
di meditazione, preghiera, ed altra operatività che agiscono come forza
opponente agli agenti di prevaricazione, e come attivo flusso energetico
atto al progressivo irrobustimento delle nostre sopite qualità ed
aspirazioni interiori.
Lo Spazio Sacro da piccolo nucleo di rinascita e sussistenza a poco a
poco, in relazione all’impegno in esso profuso, come un'onda che si
irradia, amplierà la propria circonferenza. Fino al punto in cui da
semplice locus dove coltivare noi stessi, diverrà l’ambito che
permetterà di organizzare tutta la nostra vita interiore ed esteriore.
Le sue mura saranno barriere insormontabili per le Eggregore. Pareti
solide dove nascerà la nostra città filosofica e potremo ambire a
ricostituire Il nostro Corpo di Gloria.
Amico mio dobbiamo praticare, perché non possiamo e non dobbiamo mai
permetterci il lusso di tralasciare le nostre opere spirituali, in
quanto altrimenti saremmo preda del mondo esteriore, e continueremmo a
vivere una vita non nostra, una vita che ci è imposta fin dal momento
della nostra nascita. La pratica deve divenire per noi cosa naturale
quanto la respirazione, momento giornaliero a cui dedicare
l'attenzione di cui necessita, in quanto tutto il resto lo
conosciamo, e sappiamo già quale sarà l'epilogo di tutte le cose umane:
la morte e il dissolvimento, precedute da un'attesa dissimulata dalla
ripetizione. Ecco che quindi la pratica, lo spazio magico, diventa un
altro sentiero, un'altra via che possiamo e dobbiamo percorrere, in
quanto essa è e sarà, a differenza dell'altra, esclusivamente personale,
e i frutti di cui beneficeremo saranno autenticamente e perennemente
nostri.
Ecco quindi la nostra necessità di erigere uno spazio sacro dove ciò che
è impuro ed esterno non possa irrompere, e dove noi possiamo celebrare
quanto di divino vi è in noi. Compito quindi del presente testo è quello
di offrire una serie di utili e semplici strumenti attraverso i quali
sia possibile creare un percorso giornaliero capace di dilatare il
nostro campo percettivo-cognitivo, rendendoci cioè in grado di udire la
nostra voce interiore. Cos’è l’edificazione dello spazio sacro se non la
capacità di ognuno di noi di tracciare un cerchio, e di impedire che
quanto sta oltre di esso ci confonda e confonda quanto vi sta dentro ?
Ecco quindi l’iniziale valore della pratica, e cioè quello di stabilire
un muro invalicabile ad impedimento di quelle forze caotiche ed
ipnotiche che tendono ad allontanarci costantemente da noi stessi.
Solamente una volta eretto questo muro, sarà possibile organizzare lo
spazio interiore, comprenderlo, rettificarlo, e operare un’espansione
costante. Nel momento in cui avremo compreso come la natura umana è cosa
assai composita e mutevole, e a seguito di ciò avremo distinto una parte
sacra da una naturale,
edificheremo lo spazio sacro dove attraverso l'opera incessante
coglieremo i frutti del nostro logos interiore.
Esercizio 1
Cerca un interlocutore irascibile, o volgare, o saccente. Intrattieni
con lui una conversazione, osserva con attenzione il momento in cui
riverserà su di te il flusso caotico della sua conversazione. Osserva
come cercherà di sopraffarti, di farti alterare, di farti perdere il
centro interiore. Mentre ciò accade ripeti costantemente io sono uno
scoglio in mezzo al mare. Traduci le sue parole in onde di colore, e
lascia che con ogni espirazione queste onde siano allontanate da te.
Esercizio 2
VISUALIZZAZIONE N°1: LA PIETRA E
IL LAGO
Fase I-
Durante la giornata, raccogliete
una pietra, cercando di tenerla con voi il più a lungo possibile:
manipolatela lungamente, osservandone ed assorbendone in voi ogni
aspetto, sfumatura di colore, forma, peso, qualità. Studiatela
accuratamente.
Fase II-
Assumete una posizione in cui il vostro corpo si possa rilassare
completamente. Eliminate ogni fonte di disturbo attorno a voi, ed
immergete la stanza nel buio e nel silenzio.
Se lo trovate piacevole, potete bruciare dell'incenso puro da "chiesa",
che ha la proprietà di liberare la stanza da eventuali residui
energetici negativi, e di distendere la mente.
Inspirate ed espirate profondamente, trattenendo per un breve istante il
respiro (va benissimo la respirazione armonica del capitolo 1, praticata
per qualche minuto prima di iniziare la visualizzazione). Ricordate che
rallentare il respiro porta a rallentare il battito cardiaco, ed
aiuta a mettere in silenzio la mente. Vi deve essere quiete dentro di
voi, in modo che possiate porre in essere nei modi e nei tempi opportuni
la visualizzazione. La fantasia deve morire, l'Immaginazione deve
nascere.
Il silenzio ed il buio vi aiuteranno ad immaginare di non essere nella
stanza, a dimenticare il luogo dove vi trovate, persino la vostra
identità nel mondo e la forma del vostro corpo.
Fase III-
Immaginate di essere una roccia. La roccia è posta al centro di un
enorme lago, e solamente in lontananza si riesce a scorgere la riva. Una
riva molto, molto lontana, quasi indistinta… La roccia è possente,
imperiosa, dominante.
E' immersa nel lago, ma è cosa
diversa dal lago.
Immaginate adesso, che dalla base della roccia tanti anelli si espandano
lungo la superficie del lago. Sono anelli concentrici, rappresentano
la vostra energia che defluisce attorno a voi, formando il vostro
campo vitale, la vostra sfera di percezione...
Ricordate: la fantasia è morta,
l'Immaginazione è viva...
Non imponete le immagini alla mente, ma osservate. Osservate i cerchi
che si allontanano nell’acqua, la loro forma, l’ampiezza.
Prendete coscienza di ciò che vedete restandone distaccati emotivamente.
Restate qualche minuto in silenzio ed immobili. Quando vi sentite pronti
e percepite che la pratica è conclusa, cioè che ha trasmesso il suo
messaggio, sciogliete lentamente la posizione e tornate gradualmente ad
essere consapevoli del vostro corpo.
Fase IV-
Riflettete su quanto avete
“veduto”.
Erano cerchi regolari ?
Erano cerchi ampi ?
La corrente o il vento li rimandavano indietro ?
Come detto sopra, i cerchi rappresentano la nostra energia ed il modo in
cui essa si irradia da noi e prende contatto con il mondo esterno. A
seconda della loro forma ed ampiezza, della presenza o meno di ostacoli
(la corrente, ad esempio, che li fa tornare indietro), possiamo dedurre
la qualità e forza della nostra energia ed il mondo in cui ci
relazioniamo agli altri, agli avvenimenti, alle situazioni. L’intuizione
ci deve guidare nell’interpretazione di queste immagini in chiave
simbolica. Non esistono corrispondenze prefissate, il subconscio produce
il tipo di visualizzazione, la nostra parte più profonda è in grado di
comprenderla, interpretarla, operare alcuni cambiamenti in noi senza
rivolgerci ad altri che “leggano” per noi il significato di ogni
immagine. . |
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