|
La Pratica dell'Essenza
Loggia Solare - Gruppo vor - |
|
Il termine "essenza" richiama direttamente all'essere.
L'essenza e' cio' che determina l'essere di un'entità, la sua piu' intima
proprieta'. Nel linguaggio comune l'essenza e' cio' che si ottiene o per
estrazione, o per separazione da un organismo, solitamente vegetale.Ecco allora
che nel campo umano l'essenza rappresenta l'umanita'.
Umanità che risponde all'esigenza di ristabilire il contatto con un verbo, una
parola, che si era sentita ma che a causa della bruttura della necessità è stata
avviluppata in una scorza imperforabile con gli strumenti che si riterrebbero
usuali: il ragionamento, l'opinione, l'uso della dialettica come giudizio.
Ma cos'e' l'Essenza in un organismo umano? Difficile definirla se non se ne
ha la percezione. In questo caso e' piu' facile definire cosa non e' l'essenza
di un essere umano, cosa non e' il suo essere. Di un umano l'essere e'
rappresentato dai suoi vestiti? Togliendo i vestiti continueremo ad avere un
essere umano.
L'essenza e' rappresentata dai capelli o dai peli? Radiamo il nostro uomo e
continueremo
ad avere un uomo. Allo stesso modo continueremo avere un essere umano se lo
priveremo delle membra. Cosi' procedendo potremo percorrere un viaggio alla
ricerca dell'essenza in cui prima avremo eliminato il corpo, poi avremo
eliminato la mente, e poi...
Il termine pratica richiama il movimento, si riferisce alla dimensione del fare
e quindi parlare di "pratica dell'essenza" ci porta al fare per raggiungere
l'essere.
Praticare è un'insieme di azione e beatitudine, ossia un compendio di mosse e
"stupori" che vanno di pari passo. Così durante il progressivo lavoro di
spoliazione insieme a questa "beatitudine" viene fornito anche un orientamento
concettuale minimo ma indispensabile.
Un orientamento che, anche attraverso la lettura dei simboli, ci indica gli
strumenti più idonei con i quali operare e quale è il "giusto" ambiente
interiore dove la pratica possa svilupparsi da sola.
E' quindi l'osservazione e l'applicazione di se stessi ma, non come un'azione
agente , ma come il richiamo di queste "immagini" , di questo "ordine degli
oggetti" nel quale si è forzati da una "non forza". Un ambiente interiore che
richiama per -magia simpatica- un ambiente esteriore e che ci fa entrare in un
altro ordine di cause ed effetti. Ma anche se l'apporto di queste analogie fosse
minimo, la sensazione -vera e sperimentata- che è reale che beatitudine da? Che
fede da?
Così diventa sempre più sensibile il richiamo alla sedimentazione di quanto
appreso affinché fruttifichi realmente. La pratica dell'Essenza e' questo
viaggio meraviglioso di progressiva
spoliazione dell'essere umano, fino ad ottenere l'Umanita', senza la quale non
ci sarebbe l'Uomo.
L'esempio del seme messo nella terra è calzante: perché in primo luogo,
l'operatore non deve far nulla sul seme ma casomai agire sul terreno, fornendo
l'acqua, esponendolo al sole con criterio, evitare che qualcosa ne turbi o ne
impedisca la crescita ; in secondo luogo perchè l'operatore "non sa" che genere
di albero viene da quel seme; egli non vede nel seme l'immagine dell'albero a
priori, l'albero è un qualcosa che purderivando dal seme è diverso dal seme. Qui
si tocca anche l'argomento "fede" ...
Se si prende il "nozionismo", l'operativita è diretta sull'aumento di qualcosa
"pompandoci" dentro qualcosa e non sulla crescita spontanea di qualcosa riferito
a una pratica. Nell'azione essenziale al contrario, vi è una sorta di
indifferenza perché l'attività si limita alla preparazione di un'ambiente
interiore-esteriore, cosa per altro più difficile perché sfugge alla percezione
dei sensi come soddisfazione immediata: un luogo dove non vi sia nulla che
attragga l'attenzione non da, ne stimoli alla critica , ne consolazioni, ne
soddisfazioni immediate al pari di quelle che si hanno quando si risolve
un'equazione su un piano discorsivo, o si è scritto un buon articolo.
Paradossalmente la pratica consiste nel "non fare niente", ma fare tutto il
necessario perché intorno all'essenza vi sia l'ambiente ottimale per il
discernimento, lo sviluppo dell'essenza stessa.
Togliere gli oggetti che impediscono il discernimento dell'essenza ed essere
premurosi a fornire ciò che necessita.