Il Respiro nella Meditazione

di Pino Landi

 

Le seguenti note sono la sintesi del lavoro che da molti anni compio su me stesso e da quello svolto in piccoli gruppi di persone con cui pratico la meditazione. Le considerazioni mentali che espongo sono SEMPRE successive all’esperienza, a cui cercano di dare una forma trasmissibile, quindi vanno prese con tutti i limiti che sono propri della comunicazione intellettuale. In altri termini l’invito è quello di sperimentare ciò che si può evincere da queste parole e rapportarsi con l’esperienza concreta, piuttosto che con ciò che se ne può pensare.

meditazione.jpg         Ciò che viene genericamente chiamata “meditazione” spesso non è vera e propria meditazione che è propriamente quella condizione in cui la mente è vuota di pensieri; la sfera vitale è quieta senza alcun tipi di sentimento, di giudizio e di preferenza; il corpo fisico è silente e non invia alcuna sensazione né messaggio. Questa condizione, indispensabile premessa per tutti i lavori relativi alla sadhana, non è per tutti facilmente raggiungibile e quindi vengono utilizzate varie tecniche per favorire ed indurre tale stato: quasi tutte queste tecniche altro non sono che concentrazioni. La concentrazione è quella condizione in cui tutte le facoltà volontarie vengono focalizzate su un “punto, che può essere una immaginazione, una visualizzazione, un concetto ed anche un punto od una funzione del corpo.

         Questo articolo tratta in particolare della concentrazione sul respiro. L’attenzione al respiro serve pertanto, per quanto detto in premessa, per rendere la mente, il vitale ed il corpo silenziosi. Per quanto riguarda la mente, l'osservazione posta sul respiro, così come su altre funzioni vitali, quali il battito cardiaco, ha due finalità essenziali: la prima è quella di disinnescare il controllo della mente mentale, che cerca di sopraffare sia la mente vitale che quella fisica, e quindi produrre armonia ed unità tra le parti; il secondo è quello di farci vivere il momento presente, l'unico che sia reale, essendo il passato un ricordo della mente ed il futuro un'aspettativa della medesima.

         La mente intellettiva tende a “ricoprire” con il suo cicaleccio incessante di pensieri, che procedono con ininterrotte catene di associazioni,           tutto ciò che proviene dalla mente fisica: per la mente il corpo deve procedere nelle sue funzioni senza “disturbare” il manovratore; si appropria dell’attenzione e della volontà, utilizzando le energie che sono compresse nella sfera vitale-affettiva e che si manifestano attraverso i giudizi e le preferenze. Se rendiamo silenziosa la mente, azzerando i suoi pensieri, o quantomeno osservandoli, potremo comprendere da dove questi pensieri giungono e potremo disidentificarci da essi. Instauriamo così una dinamica volta all’acquisizione di maggiore comprensione e libertà.

Inoltre togliamo alla mente vitale la funzione di apporto energetico ai pensieri, abolendo di fatto la funzione giudicante e ci disidentifichiamo anche dalle preferenze, dalle pulsioni dell’inconscio, dalle suggestioni inconsapevoli, ed il vitale, placati i movimenti più forti,  si viene a trovare in una condizione di quieto equilibrio.

La mente fisica trova una sua dimensione di ascolto ed attenzione che, da un lato permette di comprendere i messaggi del corpo e prenderne atto e dall’altro si placa dopo aver esercitato una funzione da cui di solito è inibita.

Possiamo pertanto favorire una condizione in cui mentale, vitale e fisico sono ben equilibrati in un silenzio fecondo in cui la coscienza non si identifica con alcuna di queste componenti.

Se ci riflettiamo approfonditamente, potremo avere precisa consapevolezza che il tempo, così come lo cogliamo nella normale coscienza di veglia, altro non è che una funzione mentale: è la mente che rappresenta a sé stessa gli accadimenti infilati, come perle in una collana, lungo il filo di un tempo lineare in cui un punto presente non è mai colto e fluisce ininterrottamente tra passato e futuro. In questa processione necessaria ed inalterabile, inoltre, la causa precede sempre l’effetto, in una ferrea legge che è indispensabile solamente per il funzionamento della logica mentale. Ma in effetti il passato è solo ricordo, memoria dell’accadimento, non l’accadimento in sé, quindi è solo una rappresentazione mentale e non realtà effettiva. Così il futuro è solamente un’aspettativa della mente, una speranza ed una previsione, quindi ancora una volta è una rappresentazione mentale e non la realtà. Il momento presente non è facile da cogliere per la coscienza mentale, pare fuggire continuamente in avanti: quando ci concentriamo sul respiro possiamo cogliere invece proprio l’essenza del presente. Il respiro è una realtà necessaria alla vita, noi viviamo ogni istante perché respiriamo: realmente respiriamo nel momento presente, se avessimo solamente respirato nel passato e se respirassimo solamente nel futuro, saremmo già morti, perché penseremmo a respirare, non lo faremmo sul serio. L’atto di respirare ci lega al momento presente, alla vita così come si esprime presentemente, come realtà e non come rappresentazione pensata.

Abituandoci a questo non comune tipo di consapevolezza, potremmo allargarla e quindi avere coscienza in ogni istante del momento presente e di come può esserne colta la realtà. Potremmo così agire realmente, e soprattutto liberamente, senza lasciarci indurre da suggestioni mentali dovute a ricordi od aspettative. Questo è per altro uno dei motivi principali per cui occorre rendere la mente silenziosa prima attivare qualunque operatività finalizzata alla crescita interiore ed alla trasformazione coscienziale: essere cioè posizionati in una condizione da “Testimone quieto ed imperturbabile” da cui sia possibile una volontà “sincera” e consapevole, non inquinata cioè da energie che provengono dalle grotte oscure ed ignoranti dell’inconscio, oppure dal circumconscio, cioè quella “nube” di pensieri, volontà e suggestioni altrui che ci attornia in ogni momento della giornata.

         Nell’angolino che dedichiamo alla nostra meditazione, sediamoci comodi e rilassati. Poniamo attenzione al nostro respiro: non lo forziamo in alcun modo, ci limitiamo a seguirne il naturale ritmo; seguiamo il flusso dell’aria che esce ed entra; respiriamo con il naso, facendo scendere l’aria più in basso possibile e muovendo i muscoli dell’addome.

         Ci accorgeremo che pian piano tutti i nostri “movimenti” mentali e vitali saranno calmi e rilassati…fino a diradarsi ed a sparire ed il nostro corpo sarà rilassato e caldo. Anche se abbiamo dimenticato le nozioni scolastiche di fisiologia, la nostra consapevolezza profonda sa molto bene che il flusso di aria che esce porta fuori da noi le “impurità” ed il flusso che entra porta purezza e vita nel sangue e quindi negli organi, nelle cellule del corpo. Utilizziamo la dinamica fisica nel suo valore simbolico…i corpi più sottili sapranno purificarsi in egual modo del corpo più grossolano, e le energie fluire chiare e limpide da questi a quello senza intoppi…

 

 



Articolo pubblicato nella rivista LexAurea36, si prega di contattare la redazione per ogni utilizzo.

www.fuocosacro.com

[Home]