Antonio D'Alonzo Lo Scalpello |
Tradizionalmente la Massoneria Speculativa si considera
l’erede della Massoneria Operativa del Medioevo e del patrimonio iniziatico dei
Costruttori di Cattedrali. I Simboli derivati dall’Arte della Costruzione
servono da supporto alla realizzazione psichica e spirituale. Lo Scalpello
(assieme al Mazzuolo) è uno dei simboli dell’Apprendista, con cui egli sgrossa
la Pietra Grezza: il Sé. Come tutti gli utensili taglienti raffiguranti il
Principio Attivo (Maschile), che penetrando modifica il Principio Passivo
(Femminile), così lo Scalpello modifica la Pietra. Questo simbolo è stato
utilizzato nelle iniziazioni ai Mestieri e la sua traccia si ritrova nel
Compagnonaggio. Lo Scalpello è la
folgore, l’agente della volontà celeste che forgia la materia; è il raggio
intellettuale che penetra l’individualità. È la forza che taglia, distacca,
separa, distingue: prima operazione dello Spirito, che giudica solo dopo essersi
contrapposto all’oggetto del giudizio. Nell’Alchimia, la prima operazione è
proprio la Separazione, l’Opera al Nero o
Nigredo, che costituisce anche la prima tappa dell’Iniziazione nel Gabinetto
delle Riflessioni e nell’entrata del profano bendato nel Tempio Massonico. Lo
Scalpello, però, non è soltanto un simbolo attivo, ma può essere a sua volta
passivo. Esso è attivo nei confronti della materia, ma passivo di fronte al
Mazzuolo o alla Mano del Muratore, che raffigurano essi stessi la Conoscenza
Agente. Come spesso avviene, ci troviamo di fronte a un ribaltamento sul piano
della manifestazione della gerarchia dei Principi, nella quale la Volontà non
può essere anteriore alla Conoscenza. Lo Scalpello-Volontà è anteriore alla
materia bruta, ma è subordinato al Mazzuolo-Conoscenza: il primo ha bisogno di
essere guidato dal secondo nella sua azione formatrice.
Può essere interessante osservare come in alcune
tradizioni orientali- più precisamente nel taoismo cinese- si ribalti
l’attitudine operativa della mentalità occidentale. La modifica della materia
per mezzo dello Scalpello è considerata, dal saggio taoista Chuang-Tze, come
l’emblema degli ingiusti oltraggi compiuti a danno della spontaneità, degli
interventi abusivi dell’uomo nelle leggi naturali della vita. In altre
tradizioni orientali, però, per esempio nello sciamanismo siberiano, il Fabbro
(mestiere considerato prossimo al Costruttore : il primo lavora il ferro, il
secondo edifica il Tempio) è ritenuto una figura dotata di grandi poteri magici.
Nella mitologia greca, Efesto fabbrica le folgori di Zeus, ed in quella
norrenica[1]
il potente martello di Thor, Mjölnir, è stato forgiato con lo Scalpello e
l’Incudine da Eitri, il
nano-fabbro.
Da notare ancora come nella tradizione indiana, lo Scalpello (Tanka),
che si distingue appena dall’Ascia, abbia manifestamente lo stesso senso di
quest’ultima, rappresentata come attributo di diverse divinità indù.