Il Potere della Mente e degli Stati dell'Essere nella Tradizione Massonica

Antonio Urzì Brancati

 

Sembra errato tentare di comprendere il trascendente, cioè ciò che supera i limiti dell’esperienza sensibile, utilizzando sensi fisici o ciò che questi possono procurare e quindi, infine, attribuendo, proprio al trascendente, caratteristiche tipicamente umane. Gli occultisti, però, che intendono dimostrare, quasi scientificamente, l’esistenza del trascendente, vogliono convincerci che esiste una possibilità di accesso, una possibilità di contatto proprio con il trascendente attraverso l’utilizzo ed  il potenziamento dei poteri della mente. Ci dicono, gli occultisti, che è possibile acquisire meravigliosi poteri mediante l’uso di strumenti che la stessa mente, attingendo energia dal cosmo, può procurare, acuendo le facoltà ovvero le caratteristiche dei sensi fisici oppure consentendo la possibilità di utilizzare altri sensi, sempre fisici, posseduti in nuce o allo stato ipotrofico, o, ancora, mediante l’utilizzo di altri stati del nostro essere, altri stati di coscienza.

 

Due obiezioni si fanno a questa pretesa.

La prima è che eventuali contatti con il trascendente non possono che avvenire attraverso l’utilizzo di sensi  non fisici. I sensi fisici non sono adatti a questo tipo di conoscenza.

La seconda, forse la più importante, è che lo stesso insegnamento tradizionale, tanto caro proprio agli occultisti, richiede l’annullamento della mente, non la sua esaltazione.

Queste considerazioni ci portano a riflettere sulla scarsa importanza attribuita al cervello dagli Egizi, considerando che il cervello è la macchina che consente il funzionamento della mente, ovvero il convertitore, il generatore e trasformatore dell’energia  mentale.

Esiste certamente una forma che, fra tutte quelle che la coscienza può assumere, è propriamente umana. E’ quella inerente alla facoltà mentale. Il mentale è ciò che vi è di caratteristico nell’uomo e che questi non ha in comune con gli altri esseri non umani. Si potrebbe allora azzardare l’ipotesi che gli Egizi attribuissero spesso alle proprie divinità teste animali proprio per insegnare la necessità dell’uomo realizzato di liberarsi dal cervello, e quindi dalla mente.

Ora, dopo la morte, in occasione, cioè, dell’ultima iniziazione, la più importante, prima di procedere alla imbalsamazione si aveva cura di eliminare dal cranio del defunto il cervello. Le idee, le suggestioni, i sentimenti, gli stati mentali che si imprimono nella mente dell’uomo, lo condizionano, lo rendono schiavo; non gli consentono di essere libero, ma un essere deve essere libero, per sostenere un’iniziazione.

Altra è la via tradizionale: tutti gli autentici Ordini Iniziatici ce la indicano e le loro indicazioni, pur diverse, alla fine convergono, si incontrano come al centro di un cerchio, o di una ruota, i raggi. Impartiscono istruzioni che, apparentemente, solo apparentemente, differiscono tra di loro. In realtà solo il linguaggio è diverso. Le istruzioni sono sempre le stesse: preparazione fisica, rilassamento, vuoto mentale, meditazione, disponibilità a  ricevere. Le prime sono propedeutiche, l’ultima, la meditazione è la più importante. La prima tende all’abbandono della fisicità, cioè dei condizionamenti che inducono a considerare tutto ciò che esiste a servizio delle proprie necessità, dei propri desideri, dei propri egoismi.

Se si vuole fare una comparazione tra le diverse vie iniziatiche si può dire che in alchimia vi è prima l’opera in nero, poi l’opera in bianco ed infine l’opera in rosso. Nella cabala vi è prima il lavoro sulle sefire inferiori poi su quelle mediane ed infine su quelle superiori.

Anche la Massoneria, come tutti gli altri Ordini Iniziatici, ci indica lo strumento, il metodo simbolico, e il cammino: lavorare incessantemente sul simbolo, prima cercando l’interpretazione letterale e morale poi quella analogica ed infine quella anagogica.

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Il primo incontro del profano col mondo massonico è il Gabinetto di Riflessione.  E' un luogo stretto (il pozzo delle antiche iniziazioni), tutto dipinto a nero. Sulle pareti iscrizioni di questo tenore: "Se dissimuli, trema; noi ti leggeremo nel fondo del cuore" - "Se hai paura allontanati" - "Se una vana curiosità qui ti conduce, vattene" - "Se perseveri sarai purificato dagli elementi, uscirai dall'abisso delle tenebre e vedrai la luce"; ed altre simili. In mezzo un rozzo tavolo, a lato uno sgabello. Sul tavolo alcuni oggetti: teschi e ossa, un orologio a polvere, un pane e un bicchier d'acqua, un vaso pieno di sale, uno di zolfo. Unica luce su quelle pareti nere, una candela, già in parte consumata. In una delle pareti campeggia la scritta: VITRIOL: acronimo di  visita interiora terrae, retificandoque invenies occultum lapidem”.

Tutto ciò indica il primo lavoro che ognuno deve compiere su se stesso. Introspezione, correzione ed eliminazione dei condizionamenti, ricerca della pietra nascosta dopo aver eliminato, superato, la fisicità. Non può riempirsi un recipiente di materiale nuovo se prima non lo si svuota di ciò che conteneva. I sentimenti, le passioni, i bisogni, sono scorie delle quali occorre liberarsi. Solo dopo si può intuire, intravedere, capire ciò che sta oltre, non con la mente, ma con l’Intelletto del cuore.

L’intelletto per Agrippa si collocava al di fuori dei sensi interiori ed esteriori. La natura, secondo Agrippa, ha fatto sì che mercé i sensi esteriori sia possibile conoscere le cose corporali, mercé i sensi interiori anche le similitudini dei corpi ed infine per mezzo dell’intelletto le cose che non sono corpi né alcunché di somigliante ad un corpo. Il comune denominatore di queste forme di conoscenza è l’oggetto dell’indagine e con  riferimento alle varie scuole esoteriche tale oggetto si identifica spesso con i quattro elementi. Aria, acqua, terra, fuoco. E’ necessario speculare sui quattro elementi prima con i sensi esteriori, poi con i sensi interiori ed infine con l’intelletto. Sensi esteriori, sensi interiori, intelletto; terra, acqua, aria, fuoco. Il numero tre ed il numero quattro.

Il numero tre ci ricorda la trinità. Ricorda Agrippa che sant’Agostino, nel quarto libro della Città di Dio, dice che Porfirio, seguendo la dottrina di Platone, ha collocato tre persone in Dio: la prima che chiama il padre dell’universo; la seconda che chiama intelletto, detta da Macrobio Figlio, la terza che chiama anima del mondo…Dal Padre, come da una prima sorgente, emanano tutte le cose; nel Figlio, come in una piscina, sono collocate tutte le cose; nello Spirito Santo, ciascuna secondo il proprio grado, tutte le cose sono esplicate e distribuite.

L’unione dei quattro elementi e dei tre modi di speculare è disciplinata in modo da fornirci modi diversi di lavorare con l’obiettivo di raggiungere un unico risultato.

Certo, si accresceranno anche i poteri della mente, che funge da deposito, accumulatore, delle sensazioni, delle esperienze e, quindi delle conoscenze. L’accrescimento dei poteri mentali potrebbe estrinsecarsi anche in facoltà paranormali, quelle che tanto attraggono il mondo profano, manifestazioni occasionali considerate, dal vero iniziato, non importanti, forse utili in certe circostanze, sempre a beneficio non di se stessi ma del prossimo.

 

Torniamo al nostro esempio rituale. Riesaminiamo il Gabinetto di Riflessione. La scritta VITRIOL, non è che un invito all’introspezione e lo stesso invito è contenuto nel rituale di primo grado, quello di Apprendista dove,  iniziando i lavori si ricorda “che ci riuniamo per edificare Templi alla virtù e per scavare oscure e profonde prigioni al vizio”. Nel rituale di iniziazione a questo grado, innanzitutto al recipiendario vengono tolti i metalli. Tutto ciò che non ha luce propria, ma solo riflessi, tutto ciò che è mondano e materiale viene allontanato dalla propria anima. Là dove si appuntano gli occhi ed il desiderio degli uomini, là è la selva, là è l'errore. Nei beni che servono al corpo, alle comodità del corpo, è l'origine prima di ogni male. "Vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri e poi seguimi", diceva Cristo ai suoi; perché chi vuol sapere non deve avere preoccupazioni di carattere mondano, che impacciano la sua ascesa.

All’uscita dal Gabinetto di Riflessione, prima di essere introdotto nel Tempio,  in buona parte degli Ordini Esoterici e, in particolare nella Massoneria, al profano viene denudato il petto dal lato sinistro, il ginocchio destro ed il piede sinistro; si costituisce un triangolo di nudità che formerà una squadra quando il profano presterà il suo giuramento. Per divenire massoni occorre avere il cuore allo scoperto e pronto ai sentimenti umani di bontà. Ogni egoismo, ogni tentativo di chiudersi in se stesso, di non udire i lamenti dei fratelli del mondo, ogni velo che copra il cuore, deve essere lasciato nel Gabinetto di Riflessione, cioè nel mondo profano. Il ginocchio nudo rappresenta la dote prima necessaria per ottenere la conoscenza. Quando Dante giunge sulla spiaggia del purgatorio, Catone lo manda a cingersi i fianchi con un giunco schietto; e Francesco D'Assisi pose un cordone al fianco dei suoi frati. I tre simboli si equivalgono: essi rappresentano l'umiltà, quella vera, non quella ipocrita; quella per cui nell'intimo della nostra coscienza noi sentiamo di essere inferiori a tutti gli altri.

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In seguito il lavoro si svolge sui quattro elementi. L'antica filosofia e le pratiche iniziatiche di tutti i tempi affermano che l'universo fisico è costituito da quattro elementi: terra, acqua, aria e fuoco. Al posto di questi nomi possono essere utilizzate altre espressioni:  solido, liquido, gassoso, energetico, i soli stati in cui esiste la materia nell'universo.

Una breve parentesi, anche con riferimento al lavoro alchemico, lascia intuire le difficoltà che si incontrano nel viaggio che si intraprende con l’Iniziazione e del quale non si conosce il termine. I quattro elementi, i quattro stati sono rappresentati da triangoli, senza dubbio per ricordare che la fiamma si alza a punta e che la coppa è pronta per ricevere la rugiada che cade dall’alto. L’aria assimilata al fuoco, reso passivo da un tratto orizzontale, e la terra considerata come acqua ispessita, appesantita, solidificata. I quattro elementi che possono trasmutare l’uno nell’altro, in determinate condizioni assicurate dalla presenza del fuoco.

Il fuoco è l’aspetto vivificante e quindi più sottile della materia, senza di esso è difficile agire positivamente sugli altri elementi. Ovviamente è molto difficile lavorare con fuoco puro. Uno dei metodi per sviluppare fuoco è costruire immagini di fuoco e, a tal fine, è indispensabile l’elemento acqua, essenza femminile, necessaria per la creazione di immagini. L’acqua, quindi, racchiude la sottile forza del fuoco che viene trasmessa attraverso l’aria mentre la terra assicura la costanza e la continuità del procedimento.

Su un piano più comprensibile, l’acqua forma la materia base per la produzione di immagini di fuoco ma è l’aria a metter ordine tra la massa caotica di acqua utilizzando le componenti adatte al fine e respingendo quella estranee ad esso. La terra presiede alla regolarità ed alla stabilità del procedimento. Le sostanze via via sempre più pure che saranno così prodotte verranno utilizzate per il lavaggio della massa terrosa per isolarne e fissarne il nucleo. I colori appariranno, allora, nel loro  puro splendore: fuoco, rosso; aria, azzurro; acqua, verde e terra giallo. Le quantità di elementi impiegate nel processo devono essere perfettamente equilibrate fra di loro. Un regime di fuoco eccessivo avrebbe, infatti, come conseguenza quella di prosciugare completamente l’acqua creatrice di immagini. L’aria, a questo punto, non avrebbe alcuna utilità non potendo essere il veicolo di alcuna forza sottile; la terra verrebbe irrimediabilmente calcinata, resa aridissima e privata delle sue proprietà fertili. Un regime smodato dell’acqua potrebbe condurre allo spegnimento del fuoco ed alla dispersione dell’elemento terra, provocando addirittura la rottura del recipiente in cui l’acqua si trova. Essa si disperderebbe così in mille rivoli senza alcun costrutto. Troppa terra finirebbe con lo spegnere definitivamente il fuoco sotto la propria massa provocando anche il prosciugamento dell’acqua. Il risultato sarebbe solo quello di una distesa morta, priva di vita, non adatta a ricevere alcun seme. Infine, uno smodato regime di aria determinerebbe le conseguenze analoghe ad un regime di fuoco eccessivo o di una dilatazione dell’insieme in tutte le direzioni, ben poco costruttivo essendosi perso il legame con lo stabile elemento terra.

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Il profano entra nel Tempio ed inizia la via verso la luce in mezzo a rumori assordanti e a cozzar di spade. Non vede nulla, due soli sensi agiscono: l'udito ed il tatto; i due sensi che hanno bisogno del contatto per essere esercitati. Poi compie tre viaggi. Col primo, l'acqua, supera gli allettamenti dei sensi; col secondo,l'aria, quelli della ragione, col terzo, il fuoco, quelli della fantasia e dell'immaginazione. Solo quando avrà superato questi allettamenti mondani è pronto a ricevere la prima iniziazione.

Comincia il vero lavoro massonico: l’interpretazione dei simboli nei tre significati possibili: morale, analogico, anagogico. Il primo lo si cerca nella Camera di Apprendista; il secondo in quella di Compagno dove ai cinque sensi si accostano, per analogia, gli ordini architettonici, le arti liberali ed il ricordo delle diverse tradizioni iniziatiche; il terzo, infine, nella Camera di Maestro.

Interpretare tali simboli significa meditare sugli stessi con una triplice meditazione, diversa per ciascun grado.

In grado di apprendista sarà una meditazione riflessiva, cioè un’attività mentale disciplinata e diretta; in grado di compagno una meditazione ricettiva, cioè attuato il silenzio interiore sviluppare le percezioni interne, le intuizioni; in grado di Maestro una meditazione creativa, attraverso un pensiero chiaro e sintetico, attraverso l’immaginazione, (creazione di immagini e non fantasia), attraverso la volontà, attraverso la irradiazione.

Le operazioni da svolgere in camera di Maestro sono “suggerite”, oltre che da simboli, anche da una leggenda, insegnamento fondamentale del grado.

Ultimato il percorso attraverso la Massoneria dei primi tre gradi ecco, quindi, l’accesso ai vari Riti. L’ingresso nel Rito, in diversi Ordini Esoterici, presuppone che si sia raggiunto già il grado di Maestro, cioè l’interpretazione anagogica.

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Non posso certamente qui, per una serie di motivi ovvi, non ultimo il tempo, esaminare i vari gradi dei diversi Riti, ma vorrei dare qualche esempio per consentire la comprensione del lavoro richiesto.

Ricordo che nei vari .riti ci sono diversi gradi; alcuni di questi alcuni vengono soltanto studiati e sono la maggior parte, altri sono praticati ritualmente.

Nel Rito Scozzese Antico ed Accettato, uno dei gradi cosiddetti sublimi racchiude nel suo Tempio un sotterraneo, una cripta. Ciascuna delle quattro pareti del sotterraneo è adorna di simboli arcani. Analogamente a quanto avviene nel 95° del rito di Menphis e Misraim, giunti ad un certo grado di conoscenza vengono consegnati gli arcana arcanorum.

 Ma qual è la chiave di lettura di questi arcani? Una spiegazione del simbolo lascia sempre una profonda delusione. Il significato anagogico non può essere spiegato. Se si legge la spiegazione del significato anagogico che dà Dante della poesia nella dedica del Convivio a Can Grande della Scala ci si rende conto del problema.

Quindi la mia spiegazione è per definizione inesatta, o meglio incompleta. Sembra una enunciazione didascalica, ma la voglio comunque proporre velocemente per dare il senso, meglio il sapore, della ricchezza che si nasconde in un grado scozzese.

Innanzitutto un oscuro sotterraneo, simbolo dell’utero della grande Madre Terra che protegge, isola, mette in condizione di conseguire quella preliminare discesa interiore che è qualità necessaria per poter trarre profitto dall’ascesa dei gradini della Scala che conduce al Vero. Lì una lucerna, luce interiore, strumento che penetra le ombre dell’ignoranza profana.

Le pareti oscure del sotterraneo rappresentano il nero serpente dai mille occhi neri, il dragone astrale, il mare magnum dell’inconscio.

Sulle pareti, dei geroglifici. Per primo il lato sud cioè a mezzogiorno che nel ciclo dell’anno solare è analogo a meridione o meridiano ovvero solstizio d’estate ed infatti: Una testa di Toro: geroglifico egizio della “A” (Apis) simbolo solare per eccellenza che ritroviamo anche nella leggenda sol solus in medio impresso nel centro della moneta. Le sei stelle che contornano il sole sono i sei pianeti o cieli della scala caldaica; partendo da Saturno in successione a spirale si attraversano rispettivamente: Luna, Giove, Mercurio, Marte, Venere, per giungere, infine al Sole. Il coccodrillo rappresenta il Dragone Astrale che racchiude i sette cieli. L’Arpia rappresenta l’alto ed il basso e tiene in mano i due lucernari del cielo: sole e luna. La stella a cinque punte rappresenta il Mercurio ovvero il corpo mercuriale che è tramite, ovvero termine medio tra il corpo solare ed il corpo lunare.

 

Lato Nord: L’artifizio alchemico del “giro di mano” già segnalato da Fulcanelli è rappresentato dalla Cazzuola in un pentagono che simboleggia proprio la mano con le sue cinque dita e per analogia anche le più antiche acquasantiere delle chiese medievali. La sciabola che per la sua caratteristica forma ricorda la luna,  per via dell’impugnatura d’oro e lo stesso nome di Adonai in oro impresso sulla lama indica lo stato di “sole” della lunazione e quindi il crescente lunare, fase positiva per l’opera.

Il cubo rappresenta la stabilità della terra e Giano bifronte indica quel momento dell’anno corrispondente al solstizio d’inverno.

La mano destra chiusa con l’indice che addita al cielo indica la diritta via che si inoltra verso ciò che è in alto (Tavola smeraldina) cioè la “virtù” delle cose celesti partendo dalle cose terrestri (il cubo) poiché il nord rappresenta la terra che contiene in sé il germe potenziale della vita.

Luna piena: conferma la fase “sole” del momento crescente della lunazione e simboleggia inoltre la terra già “ingravidata” poiché la luna in tempi antichi rappresentava la gestazione della donna.

 

Lato posto ad oriente: la testa di un becco con un’aureola di raggi sfolgoranti; un vaso da cui esce un liquido serioso: L’ariete Ammonio che indica il momento dell’equinozio di primavera, astrologicamente sotto il segno dell’Ariete. L’aureola di raggi sfolgoranti indica il connubio dell’Ariete con Serapide, divinità solare per eccellenza del periodo ellenico dell’Egitto; Il liquido serioso che esce dal vaso altro non è che quella rugiada astrale che promana dalle virtù celesti. Serapide era rappresentato con la testa sormontata da un vaso.

La rugiada celeste, espressione della virtù spirituale (le acque superiori) impregna la mente dell’adepto o per meglio dire il suo mercurio (pensiero) simboleggiato dalla testa di cane. Gli egizi raffiguravano Anubis Dio sciacallo di Cinopolis, che assiste Horus e Thot nella pesatura del cuore dei defunti,  ed è preposto ai segreti, cinocefalo, cioè con la testa di cane. Nel salmo graduale 132 (Ecce quam bonum et quam iucundum ovvero Salmo della Fratellanza) è scritto: sicut ros Hermon, qui descendit in Montem Sion, cioè come la rugiada che dal monte Ermon discende al monte Sion, cioè da Dio alla Chiesa. Hermon trae origine dalla parola ebraica Huerma da cui la parola Hermes.

L’ariete astrologico indica l’equinozio di primavera. Momento di resurrezione solare (vedi parallelo Osiride e Cristo) che vengono rimembrati rispettivamente: uno nel proprio corpo da Iside, l’altro con l’instaurazione dell’Eucaristia nella messa: “fate questo in ricordo di me”. Operativamente: stato di presenza ermetica, cioè presenza (ricordo, rimembranza) di se stessi.

Un piedistallo quadrato in marmo; un busto sormontato da quattro testo colorate, rispettivamente in bianco, nero, giallo e rame: la stabilità del Betilo di Giacobbe dopo il suo sogno della scala angelica (solve e coagula) si consegue al compimento della Grande Opera nelle sue quattro fasi: nigredo, albedo, citrinitas, e rubedo.

Una ruota con manubrio e con due forze contrarie ai lati, sormontate da una sfinge: decima lama degli arcani maggiori dei tarocchi (ruota della fortuna). La luce androginica che compensa le forze del sole e della luna e quindi il sale (la Sfinge) che equilibria il mercurio ascendente ed il solfo discendente (Ermes e Tifone). Si riproduce alchemicamente la duplice cottura del Rebis filosofale, rappresentata da quel “giro di ruota” di cui parla Fulcanelli nel suo “Mistero delle Cattedrali”.

 

Lato posto ad occidente: Il serpente a spirale; un sole con nove raggi luminosi; un’urna d’agata; un caduceo;  una porta sulla quale è assiso il fiume Zanto con la fronte cinta da un diadema; Argo dai mille occhi; una falce: Il serpente a spirale è il serpente marino, signore dell’equinozio di autunno, altrove espresso con la figura del Genio o dell’Angelo simbolo di uno dei quattro evangelisti ed indica il moto apparentemente sinusoidale degli astri che l’Artista deve rettificare nelle sue operazioni per il conseguimento della stabilità della pietra. L’equilibrio, astrologicamente la costellazione della bilancia nel periodo equinoziale, si ottiene utilizzando l’androginità espressa dal caduceo che raccoglie le acque superiori nell’urna di agata (agathòs = ciò che è buono) graalica per illuminare i centri di vita dell’operatore corrispondenti ai primi nove sephirot. La porta equinoziale ove è assiso il Dio Zanto che simbolicamente è il fiume delle acque del divenire è il passaggio allo stato dell’essere sempre presente (Argo dai mille occhi) e, in ultima analisi, l’Essere che trasforma se stesso da una moltitudine di “io” in una unicità superiore (Io stabile) perfetto riflesso dell’Uno assoluto. Per ultimo la falce è indicativa del decrescente lunare passivo del divenire (Heimarmene) che trasporta nel suo flusso incessante le anime degli esseri animati all’oblio finale che noi chiamiamo Morte.

Ebbene, l’interpretazione,  la penetrazione di tali simboli, nella loro singolarità e nelle loro complesse ed innumerevoli interazioni è l’impegno che hanno assunto i massoni. Essi sono ben consapevoli che questo impegno non può consistere solo nell’incontro più o meno periodico fra gli adepti della scuola esoterica e nel lavoro che può farsi durante tale incontro. Il lavoro dell’iniziato non può interrompersi, esso è regolato dalla natura, dalla evoluzione stessa dell’iniziato.

Si sa che la valigia del mago è vuota all’inizio del percorso ed alla fine dello stesso. Durante il percorso è piena e molto pesante. Raggiungere un brandello di conoscenza, alimentare l’intelletto del cuore, prendere confidenza con tutti i molteplici stati del proprio essere è faticoso, complicato, talvolta inappagante. Richiede costanza e aiuto. Per questo, anche per questo, specialmente per questo, i fratelli massoni operano insieme, per aiutarsi reciprocamente, in modo che delle pietre disperse si possano ricongiungere in una meravigliosa cattedrale spirituale che un giorno comprenderà tutta l’umanità.

Questo è il loro sogno.

 

 
   
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