Jhaoben

Le Due Colonne

 

[13]Salomone fece venire da Tiro Hiram, [14]figlio di una vedova della tribù di Nèftali; suo padre era di Tiro e lavorava il bronzo. Era dotato di grande capacità tecnica, di intelligenza e di talento, esperto in ogni genere di lavoro in bronzo. Egli si recò dal re ed eseguì le sue commissioni.

[15]Fuse due colonne di bronzo, ognuna alta diciotto cubiti e dodici di circonferenza. [16]Fece due capitelli, fusi in bronzo, da collocarsi sulla cima delle colonne; l'uno e l'altro erano alti cinque cubiti.

[17]Fece due reticolati per coprire i capitelli che erano sopra le colonne, un reticolato per un capitello e un reticolato per l'altro capitello. [18]Fece melagrane su due file intorno al reticolato per coprire i capitelli sopra le colonne; allo stesso modo fece per il secondo capitello. [19]I capitelli sopra le colonne erano a forma di giglio. [20]C'erano capitelli sopra le colonne, applicati alla sporgenza che era al di là del reticolato; essi contenevano duecento melagrane in fila intorno a ogni capitello. [21]Eresse le colonne nel vestibolo del tempio. Eresse la colonna di destra, che chiamò Jachin ed eresse la colonna di sinistra, che chiamò Boaz. [22]Così fu terminato il lavoro delle colonne.

(I Re, VII, 13-22).

[15]Di fronte al tempio eresse due colonne, alte trentacinque cubiti; il capitello sulla cima di ciascuna era di cinque cubiti. [16]Fece ghirlande e le pose sulla cima delle colonne. Fece anche cento melagrane e le collocò fra le ghirlande. [17]Eresse le colonne di fronte alla navata, una a destra e una a sinistra; quella a destra la chiamò Iachin e quella a sinistra Boaz.

(Conache II Libro, III, 15-17)

 

I Templi Massonici sono ornati da due colonne poste una a destra ed una a sinistra della porta di ingresso; la Colonna di sinistra (Nord) presenta un capitello dorico, è sormontata da un globo terracqueo, simbolo dell'universalità della Massoneria; è la colonna degli Apprendisti, quella dove gli operai insigniti di tale Grado ricevevano il salario e l'insegnamento che compete loro. Questa colonna prende il nome di Boaz, parola ebraica che può essere tradotta con "Forza, Fermezza, nella Forza". La Colonna di destra (Sud) presenta un capitello jonico, è sormontata da tre melagrane semi-aperte, simbolo della famiglia massonica, i cui membri come i chicchi sono armoniosamente uniti dallo spirito di fratellanza; ivi ricevono il loro insegnamento i Compagni, questa colonna prende il nome di Jackin, parola ebraica che può essere tradotta con "Stabilità, che Dio l'ha fermata". Le due parole riunite significano: Dio stabilirà nella forza e nel tempo (e per estrapolazione) la sua religione. Inizialmente le due colonne erano cave per contenere il salario degli operai, gli attrezzi propri del Grado, il tesoro ed i gioielli di Loggia; erano in bronzo perché il bronzo resiste a tutte le intemperie per indicare che i principi della Massoneria sono immortali e devono essere trasmessi immutabili. In letteratura esiste una notevole confusione nell'attribuzione dei caratteri alle due colonne, infatti mentre nella Massoneria di origine Inglese e quindi nel Rito Scozzese A.˙. A.˙. di cui facciamo parte, si prevede che la Colonna B.˙. sia di pertinenza degli Apprendisti, e la colonna J.˙. dei Compagni, nella Massoneria Francese le due colonne sono invertite, la Colonna B.˙. è riservata ai Compagni, e la colonna J.˙. agli Apprendisti, come sono invertite le parole di passo. Il motivo di tale diversità è da ricercarsi nella storia della Massoneria Speculativa dei primi del '700, la cui trattazione ci porterebbe però fuori tema. Questa inversione delle parole di passo e di conseguenza delle colonne, spiega perché il Boucher, in perfetto accordo con il Wirth, entrambi di scuola francese, afferma: «Non ci fu mai contestazione sul sesso simbolico di queste due colonne, la prima essendo sufficientemente caratterizzata come maschile dallo Jod iniziale che comunemente la designa. Questo carattere ebraico corrisponde infatti alla mascolinità per eccellenza. Beth, la seconda lettera dell'alfabeto ebraico, è considerata, d'altra parte, come essenzialmente femminile poiché il suo nome significa casa, abitazione, da cui l'idea di ricettacolo, di caverna, di utero. La colonna J.˙. dunque è maschile-attiva e la colonna B.˙. femminile passiva»[1][1]. La scuola francese non solo inverte la posizione delle due colonne ponendo la B.˙. a destra e la J.˙. a sinistra, ma inverte anche la posizione dei Sorveglianti. Se questa disposizione è confortata dalle iniziali delle parole ebraiche, è però confutata da quanto riportato nella Bibbia (I Re, VII, 21; II Cronache, III, 17)[2][2], dall'albero sephirotico in quanto il Primo Sorvegliante corrisponde alla Sephirah Netzah (forza, energia simboleggiata dalla statua di Ercole) che nell'albero della vita è posta a sinistra, mentre il Secondo corrisponde alla Sephirah Hod (splendore, gloria, bellezza simboleggiata dalla statua di Venere) posta a destra, nonché dai gioielli dei due Sorveglianti; infatti la livella, strumento orizzontale — è il gioiello del Primo Sorvegliante, mentre il filo a piombo, strumento verticale | è il gioiello del Secondo Sorvegliante, «Ricordando l'uomo in piedi, risvegliato, vivente, attivo, un semplice tratto verticale | ha sempre espresso genericamente l'idea di attività [maschile]; mentre il tratto orizzontale — non ha potuto suggerire che una nozione di riposo, di sonno e di morte, cioè di passività [femminile]»[3][3] e qui il Wirth si contraddice con quanto afferma nel volume del Compagno dove troviamo «la Livella e la Perpendicolare che decorano questi Ufficiali si riferiscono allo Zolfo (J.˙. attivo-maschile) e al mercurio (B.˙. passivo-femminile)»[4][4]. Il Reghini[5][5] nelle sue corrispondenze, cerca di riunificare le due letture assegnando alla colonna B.˙. lo Jodh ebraico e alla colonna J.˙. la Beth:

 

Colonna

Bohaz

Jackin

Significato

Attività Virtus

Passività, Patientia

Corispondenza cabalistica

Jodh

Beth

Simbolismo ideografico

verticale

orizzontale

Simbolismo massonico

la perpendicolare

la livella

Simbolismo del tarocco

bastoni

coppe

Corrispondenza fallica

falloz

kteiz

Corrispondenza astrologica

Sole

Luna

Corrispondenza alchemica

oro

argento

Corrispondenza cosmogonia

fuoco

acqua

Corrispondenza spirituale

vita

mortificazione

Anche se il problema appare tuttora irrisolto, nel Rito Scozzese A.˙. A.˙. la colonna B.˙. è posta a sinistra, corrisponde agli Apprendisti ed è attiva, maschile; la colonna J.˙. è posta a destra, corrisponde ai Compagni ed è passiva, femminile.

Secondo il Wirth «Delle due colonne, una è rossa (J.˙.) e l'altra è bianca (B.˙.). […] Le colonne simboliche ricordano gli obelischi coperti di geroglifici che si innalzano dinanzi ai templi egizi. Si ritrovano nelle due torri del portale delle cattedrali gotiche. Sono le colonne d'Ercole che segnano i limiti oltre i quali muore lo spirito umano»[6][6]; anche i colori delle colonne hanno una valenza simbolica, il bianco corrisponde al sole e quindi ha una valenza attiva (B.˙.), mentre il rosso ha una corrispondenza lunare e quindi passiva (J.˙.).

Cooke (1400), riportando alcune antiche leggende risalenti a Giuseppe Flavo, afferma che le due colonne del tempio di Salomone rappresentano le due colonne antidiluviane che avevano avuto il compito di salvare la conoscenza dal diluvio universale; una colonna era di marmo, resistente al fuoco, ed una di mattoni d'argilla (anche se è più probabile di legno, il termie Laterus potrebbe essere una corruzione di Lacerus, acero), resistente all'acqua, entrambe erano state costruite dai figli di Lamech; è difficile dire con quale metodica potessero svolgere la loro funzione, ma il fatto che fossero cave fa sospettare che contenessero vari scritti[7][7]. Secondo la tradizione le colonne sarebbero state ritrovate da Hermes e da Pitagora. Il Guénon mette in evidenza la somiglianza fra il nome di Hermes e di Hiram (HRM), se quindi Hiram fosse stato un Hermes questo potrebbe spiegare come mai le due colonne fossero state da lui poste a decorare il Tempio di Salomone.

La comparsa delle colonne nei Templi massonici, secondo Luigi Sessa[8][8], è un evento relativamente recente, intorno ai primi del XIX secolo. Prima si parlava di Pilastri, ma con tale termine si intendeva indicare i due Sorveglianti, i pilastri erano strettamente correlati con la funzione dei due Ufficili, tanto è vero che ancora oggi in alcune Obbedienze i due Sorveglianti hanno sul loro scranno una colonna, durante i Lavori in primo Grado la colonna del II Sorvegliante è in posizione eretta, e quella del Primo coricata. Solo ai primi dell'800, secondo il modello tramandato da alcuni grembiuli della fine del secolo precedente derivanti a loro volta da Quadri di Loggia settecenteschi, le due colonne compaiono nei Templi nella forma che noi attualmente conosciamo, e per la prima volta appaiono disgiunte dalla funzione dei Sorveglianti.

Come possiamo facilmente vedere le due colonne dei nostri Templi sono diverse fra loro, mentre quelle del Tempio di Salomone erano identiche. Questo non può essere un caso, in quanto il Tempio biblico rappresenta l'archetipo del Tempio Massonico; la diversità di stile delle due colonne sta a rafforzare i caratteri delle due colonne stesse, in particolare la colonna B.˙. con il suo capitello dorico semplice ma robusto simboleggia la forza e la ragione, il lato attivo e fattivo, «è Agni dell'antichissimo culto Vedico, l'Eterno Mascolino, l'Intelletto creatore, lo spirito puro»9; la colonna J.˙. con il suo capitello ionico elegante e fantasioso simboleggia la stabilità e l'immaginazione, il lato passivo e ricettivo, «è Soma, l'Eterno Femmineo, l'Anima del mondo o sostanza eterea, matrice di tutti i mondi visibili ed invisibili ad occhio umano, natura o materia sottile nelle sue infinite trasformazioni»[9][9].

Già questa differenza ci deve far riflettere sul simbolo nella sua interezza; dice il Porciatti: «Questo binario fondamentale rappresenta il duplice aspetto del principio animatore di tutte le cose: il Fuoco che si accende in tutti gli esseri e ne assicura la crescenza, lo sviluppo, la potenza, ed è raffigurato dalla colonna Bohaz; il Vento, cioè l'Aria che tutto avvolge, e tutto circonda e tutto riceve nel suo seno, che dà la possibilità della vita universale, è raffigurata dalla colonna Jakin»[10][10] la colonna di fuoco che guidava la marcia del popolo israelitico nel deserto, la colonna d'aria o di fumo che li nascondeva. Il Porciatti ci introduce quindi il simbolo fondamentale delle Colonne: il binario, la duplicità. Il mondo profano, e a maggior ragione quello iniziatico è stracolmo di simboli binari

                                   Soggetto                                                       Oggetto

                                      Forza                                                          Stabilità

                                      Morte                                                            Vita

                                 Distruzione                                                   Creazione

                                    Tenebre                                                          Luce

                                     Agente                                                        Paziente

                                     Attivo                                                         Passivo

                                    Positivo                                                       Negativo

                                    Maschio                                                       Femmina

                                      Padre                                                           Madre

                                       Dare                                                          Ricevere

                                      Agire                                                           Sentire

                                    Ragione                                                  Immaginazione

                                 Comandare                                                    Obbedire

                                     Spirito                                                         Materia

                                       Idea                                                            Forma

«L'idea o lo spirito agisce in quanto generatore astratto: è il padre della collettività, la cui madre è rappresentata dal principio plastico che le da forma. Questi elementi di generazione e di organizzazione sono rappresentati in Massoneria da due colonne di cui la prima (maschile-attiva) allude a ciò che stabilisce e fonda, mentre la seconda (femminile-passiva) si riferisce a ciò che consolida e mantiene»[11][11].

Questo concetto di duplicità è presente fin dagli albori del pensiero filosofico, già era presente presso i pitagorici, non dimentichiamo che Pitagora secondo la tradizione è colui che ha ritrovato, insieme ad Hermes, le due colonne primordiali, i suoi dieci principi antitetici fondamentali disposti in colonne sono riportai da Aristotele nella Metafisica (I, 5):

·         Il limite e il non limitato

·         Il dispari ed il pari

·         L'uno e il multiplo

·         Il dritto ed il sinistro

·         Il maschio e la femmina

·         Il riposarsi ed il muoversi

·         La linea retta e la curva

·         La luce e le tenebre

·         Il bene ed il male

·         Il quadrato e il quadrilungo

La coppia, o meglio, il due è sempre considerato un numero imperfetto, fonte di divisione e di discordia, perché esprime le due forze antagoniste del Bene e del Male, dell'Ombra e della Luce. I primi cristiani definivano il due "numerus immundus" (il numero impuro), perché era quello che cominciava ad allontanarsi dalla divina unità, e perché evocava l'idea dell'accoppiamento e, di conseguenza, del peccato. Forse anche per questo le due entità spesso vengono rappresentate, secondo la consuetudine profana, antagoniste l'una all'altra: il vero ed il falso, il giusto e l'errore, in realtà le due entità non sono altro che i due estremi della realtà, entrambi irraggiungibili, non a caso l'iniziato che entra nel tempio resta "fra le Colonne", ovvero equidistante da entrambe, e quindi in continuo e perfetto equilibrio fra i due estremi, "in medio stat virtus".

 

Pertanto «Ambedue le colonne simboleggiano gli opposti complementari, l'equilibrio delle forze fisiche (fisiche e psichiche) a cui devono tendere i Fratelli che nella Loggia siedono nel lato dell'una e dell'altra colonna»[12][12]. Ecco un concento importante "gli opposti complementari", nella tradizione, infatti, i due opposti si attraggo nella formazione dell'uno quell'Uno da cui tutto diparte e a cui tutto ritorna «è di regola che il binario sia ricondotto all'unità mediante il ternario»[13][13]. Ha scritto infatti Papus nella sua "Scienza dei Numeri": «Tutti i numeri sono un'emanazione del numero uno. L'origine di questa emanazione è nella Luce spirituale. Quanto più il numero si allontana dal numero uno, tanto più affonda nella Materia, quanto più se ne avvicina tanto più risale verso lo Spirito e la Luce». Senza addentrarci in disquisizioni troppo complesse per il Primo Grado, è sufficiente qui ricordare l'unione intima dei due contrari, l'attivo e il passivo, il maschile ed il femminile, lo Yang e la Yin che si uniscono nella formazione dell'unità, concetto mirabilmente espresso nell'androgino, nell'uomo primordiale, nell'Adam Kadmon, l'archetipo divino di uomo e donna; in esso infatti coesistono in perfetta armonia e equilibrio le forze maschili e femminili. L'Adam Kadmon, l'immagine primordiale di Ein-sof[14][14], a somiglianza del quale noi siamo stati creati, presenta come corrispettivo antropologico l'Adamo del giardino dell'Eden, ma al contrario di quest'ultimo non è mai disceso dalla perfezione celeste. «Le due colonne J e B, ci suggeriscono i due aspetti di cui è generalmente dotata la realtà, le due strade, i due metodi che si possono seguire, le due forze che si possono impiegare. Sono uno diverso dall'altro, ma divengono utili, vantaggiosi e potenti se si sa unirli, conciliarli e giudiziosamente dirigerli. Nel lavoro massonico ricordano i binomi imprescindibili: Istruzione ed Educazione, Conoscenza ed Esperienza, Parola ed Esempio. Binomi i cui termini, se armonicamente e sapientemente uniti, possono dare risultati eccellenti e fecondi»[15][15] infatti «l'equilibrio umano ha bisogno di due piedi, i mondi gravitano su due forze, la generazione esige due sessi. Tale è il significato dell'Arcano di Salomone, figurato nelle due colonne del tempio» (Eliphas Levi). Anche il simbolismo alchemico ci viene incontro nel palesare l'importanza dell'unione dei due contrari nella formazione dell'Uno: «Lo Zolfo corrisponde all'energia espansiva che parte dal centro d'ogni essere (Colonna J.˙.). La sua azione si oppone a quella del Mercurio, che penetra ogni cosa con l'influenza proveniente dall'esterno (Colonna B.˙..). Queste due forze antagoniste si equilibrano nel Sale, principio di cristallizzazione, che rappresenta la parte solida dell'essere»[16][16]. Come tutti noi sappiamo il sale, rappresentato graficamente con un cerchio barrato, simboleggia quel quid che conferisce importanza alla vita, la conoscenza, la Verità e quindi l'Uno.

 

Ma le colonne hanno anche un altro significato, sono poste all'ingresso del Tempio e separano due ambienti, il Tempio vero e proprio dalla sala dei passi perduti, ovvero separano il sacro dal profano (po-fanum fuori dal luogo sacro), rappresentano quindi un vero e proprio baluardo di separazione. «La cattedrale di Wurtzburg in Baviera possiede una magnifica sala dei morti; i lati delle porte di accesso sono ornati di gruppi di colonne; sul capitello del gruppo di destra si legge in tutte lettere l'iscrizione simbolica J.˙. e su quello del gruppo di sinistra l'iscrizione B.˙.; questi nomi sono gli stessi che designano le colonne dei nostri templi massonici. E se si osserva che le porte di questi templi non si aprono ai profani che con l'iniziazione, e che iniziazione significa morte o rinascere a un'altra vita, si comprenderà facilmente perché i Liberi Muratori costruttori di Wurtzburg abbiano apposto le iscrizioni J.˙. e B.˙. sulle colonne del vestibolo conducente al Tempio dei Morti, cioè al tempio degli iniziati a un'altra vita»[17][17]. Secondo Vaillant, quindi le due colonne separano il mondo della vita dal mondo della morte, il mondo delle cause, dal mondo degli effetti; solo l'iniziato, colui che già ha conosciuto la morte e la rinascita potrà superare il guardiano della soglia.

Nell'antichità i Fenici eressero in onore del loro dio Ons'oos due colonne sulle due rive dello stretto di Gibilterra, conosciute «col nome di Colonne di Melquart o di Ercole, quale limite oltre il quale muore lo spirito umano, simbolo che ritroviamo nei due obelischi egizi posti all'ingresso dei Templi e delle tombe o nelle due torri della facciata delle cattedrali Gotich[18][18] e aggiungo io le due, ormai tristemente note, torri gemelle del World Trade Center denominate torre sud e torre nord che accoglievano i viaggiatori che giungevano per mare a New York. L'attentato a questo simbolo, oltre alla tragicità della morte di migliaia di persone, assume un significato simbolico formidabile, il tentativo di distruggere la porta che separa il sacro dal profano.

E qui si giunge però ad un apparente controsenso, infatti Odisseo nella sua ricerca della verità supererà le colonne d'Ercole per non far più ritorno, Gilgamesh nella sua ricerca dell'immortalità seguirà la via occidentale per raggiungere Utnapishtim, unico supersite del diluvio, colui che conosce il segreto dell'immortalità e che abita oltre il fiume Oceano, ma fallirà l'ultima prova; al di là delle colonne è situato il giardino «delle Esperidi che per taluno furono appunto le figlie di Atlante, il re dell'isola occidentale»[19][19] luogo di eterna bellezza e serenità, ma oltre le colonne si trova anche la mitica Avalon in cui riposa re Artù in attesa di essere richiamato per la salvezza della sua terra, luogo che Parsifal non riuscirà a raggiungere avendo fallito la prova del Graal. «Il pensiero umano comincia col cadere d'errore in errore. Sono altrettante trappole ed imboscate di cui l'intelligenza deve saper liberarsi. La lotta è lunga e penosa. Conduce il Recipiendario all'oriente (domino dell'astrazione, la realtà soggettiva, il mondo intelligibile). Nozioni razionali e sintetiche sembrano render conto dei fatti. Ne derivano delle deduzioni, cioè un ritorno verso Occidente (i fenomeni sensibili) per la via di Mezzogiorno»[20][20]. Le colonne quindi separano il sacro dal profano, ma una volta completata l'iniziazione, la nostra ricerca deve seguire Odiesso, lo stesso Dante ci ammonisce nell'Inferno di non accontentarci delle conoscenze che ci vengono proposte su di un vassoio d'argento, ma è necessario superare i confini della banalità per giungere nelle mitiche terre d'occidente gelose custodi della Gnosi e, come ci ricorda Evola, patria della razza iperborea. Ma questo cammino non è facile e necessita per la riuscita l'applicazione sul piano pratico della nostre conoscenze, è infatti inutile conoscere se non si opera, leggere un libro sul nuoto non vuol dire saper nuotare!. La via non è facile, eroi come Gilgamesh, come Ulisse, come Parsifal già hanno fallito prima di noi e questo ci serva da monito, l'impresa riuscirà solo a colui che nella sicurezza del Tempio ha compito la sua palingenesi, solo allora potremo cimentarci nell'impresa, anche se il nostro compito è più facile, non dobbiamo riuscire, dobbiamo solo provarci.

 

Bibliografia

Eugenio Bonvicini: "Massoneria Moderna"; Bastogi, Foggia, 1997.

Jules Boucher: "La Simbologia Massonica"; Atanor, Roma, 1988.

Julius Evola: "Rivolta contro il mondo moderno"; Ed. Mediterranee, Roma, 1998

Patrick Geay: "Tradizione e Massoneria"; Atanor, Roma, 1997.

Umberto Gorel Porciatti: "Simbologia Massonica - Massoneria Azzurra"; Ed. Atanor Roma, 1990.

Arturo Reghini: "Le Parole Sacre e di Passo dei primi tre Gradi ed il massimo Mistero Massonico"; Atanor, Roma.

Angelo Sebastiani: "La Luce Massonica vol.2° l'Arte Operativa nell'Ordine"; Hermes Ed., Roma, 1990.

Eduard Schuré: "I Grandi Iniziati"; BUR, Milano, 1991.

Luigi Sessa: "I Simboli Massonici"; Bastogi, Foggia, 2000.

Luigi Troisi: "L'Apprendista Libero Muratore" Ed. Bastogi, Foggia, 1998.

Adolfo Vaillant: "I tre Gradi della Libera Muratoria"; Bastogi, Foggia, 1959.

Oswald Wirth: "La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti: I l'Apprendista"; ed. Atanor, Roma, 1990.

Oswald Wirth: "La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti: II il Compagno"; ed. Atanor, Roma, 1990



[1][1] Jules Boucher: "La Simbologia Massonica"; Atanor, Roma, 1988, pag.141; Oswald Wirth: "La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti: II il Compagno"; ed. Atanor, Roma, 1990, pag. 122.

[2][2] I brani sono riportati in neretto all'inizio della Tavola.

[3][3] Oswald Wirth: "I Misteri dell'Arte Reale"; Atanor, Roma, 1997, pag. 148.

[4][4] Oswald Wirth: "La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti: II il Compagno"; ed. Atanor, Roma, 1990, pag. 122.

[5][5] Arturo Reghini: "Le Parole Sacre e di Passo dei primi tre Gradi ed il massimo Mistero Massonico"; Atanor, Roma.

[6][6] Oswald Wirth: "La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti: I l'Apprendista"; ed. Atanor, Roma, 1990, pag. 133

[7][7] In "La Franc-Maçonerie: documents fondateurs"; L'Herne, n.68, 1992.

[8][8] Luigi Sessa: "I Simboli Massonici"; Bastogi, Foggia, 2000.

[9][9] Eduard Schuré: "I Grandi Iniziati"; BUR, Milano, 1991.

[10][10] Umberto Gorel Porciatti: "Simbologia Massonica - Massoneria Azzurra"; Ed. Atanor Roma, 1990, pag. 58.

[11][11] Oswald Wirth: "I Misteri…" op.cit. pag. 10.

[12][12] Eugenio Bonvicini: "Massoneria Moderna"; Bastogi, Foggia, 1997, pag.221.

[13][13] Oswald Wirth: "I Misteri …" op.cit., pag.147.

[14][14] Nella Cabala il termine Ein-sof, letteralmente infinito, viene utilizzato per indicare Dio, e soprattutto per mettere in evidenza le sue caratteristiche di incomprensibilità, di inconoscibilità di insondabilità da parte della mente umana

[15][15] Angelo Sebastiani: "La Luce Massonica vol.2° l'Arte Operativa nell'Ordine"; Hermes Ed., Roma, 1990 pag.41.

[16][16] Oswald Wirth: "La Massoneria… l'Apprendista "; op.cit. pag. 83

[17][17] Adolfo Vaillant: "I tre Gradi della Libera Muratoria"; Bastogi, Foggia, 1959, pag.12.

[18][18] Umberto Gorel Porciatti: op. cit., pag.58.

[19][19] Julius Evola: "Rivolta contro il mondo moderno"; Ed. Mediterranee, Roma, 1998, pag. 241

[20][20] Oswald Wirth: "La Massoneria l'Apprendista "; op.cit., pag. 88.

                         

   

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