Jhaoben Le Due Colonne |
[13]Salomone
fece venire da Tiro Hiram, [14]figlio di una vedova della tribù di
Nèftali; suo padre era di Tiro e lavorava il bronzo. Era dotato di grande
capacità tecnica, di intelligenza e di talento, esperto in ogni genere di lavoro
in bronzo. Egli si recò dal re ed eseguì le sue commissioni.
[15]Fuse
due colonne di bronzo, ognuna alta diciotto cubiti e dodici di circonferenza.
[16]Fece due capitelli, fusi in bronzo, da collocarsi sulla cima delle
colonne; l'uno e l'altro erano alti cinque cubiti.
[17]Fece
due reticolati per coprire i capitelli che erano sopra le colonne, un reticolato
per un capitello e un reticolato per l'altro capitello. [18]Fece
melagrane su due file intorno al reticolato per coprire i capitelli sopra le
colonne; allo stesso modo fece per il secondo capitello. [19]I capitelli
sopra le colonne erano a forma di giglio. [20]C'erano capitelli sopra le
colonne, applicati alla sporgenza che era al di là del reticolato; essi
contenevano duecento melagrane in fila intorno a ogni capitello. [21]Eresse
le colonne nel vestibolo del tempio. Eresse la colonna di destra, che chiamò
Jachin ed eresse la colonna di sinistra, che chiamò Boaz. [22]Così fu
terminato il lavoro delle colonne.
(I Re, VII, 13-22).
[15]Di
fronte al tempio eresse due colonne, alte trentacinque cubiti; il capitello
sulla cima di ciascuna era di cinque cubiti. [16]Fece ghirlande e le pose
sulla cima delle colonne. Fece anche cento melagrane e le collocò fra le
ghirlande. [17]Eresse le colonne di fronte alla navata, una a destra e una a
sinistra; quella a destra la chiamò Iachin e quella a sinistra Boaz.
(Conache II Libro, III, 15-17)
I Templi Massonici sono ornati da due colonne poste una a destra ed una a
sinistra della porta di ingresso; la Colonna di sinistra (Nord) presenta un
capitello dorico, è sormontata da un globo terracqueo, simbolo dell'universalità
della Massoneria; è la colonna degli Apprendisti, quella dove gli operai
insigniti di tale Grado ricevevano il salario e l'insegnamento che compete loro.
Questa colonna prende il nome di Boaz, parola ebraica che può essere tradotta
con "Forza, Fermezza, nella Forza". La Colonna di destra (Sud) presenta un
capitello jonico, è sormontata da tre melagrane semi-aperte, simbolo della
famiglia massonica, i cui membri come i chicchi sono armoniosamente uniti dallo
spirito di fratellanza; ivi ricevono il loro insegnamento i Compagni, questa
colonna prende il nome di Jackin, parola ebraica che può essere tradotta con
"Stabilità, che Dio l'ha fermata". Le due parole riunite significano: Dio
stabilirà nella forza e nel tempo (e per estrapolazione) la sua religione.
Inizialmente le due colonne erano cave per contenere il salario degli operai,
gli attrezzi propri del Grado, il tesoro ed i gioielli di Loggia; erano in
bronzo perché il bronzo resiste a tutte le intemperie per indicare che i
principi della Massoneria sono immortali e devono essere trasmessi immutabili.
In letteratura esiste una notevole confusione nell'attribuzione dei caratteri
alle due colonne, infatti mentre nella Massoneria di origine Inglese e quindi
nel Rito Scozzese A.˙. A.˙. di cui facciamo parte, si prevede che la Colonna
B.˙. sia di pertinenza degli Apprendisti, e la colonna J.˙. dei Compagni, nella
Massoneria Francese le due colonne sono invertite, la Colonna B.˙. è riservata
ai Compagni, e la colonna J.˙. agli Apprendisti, come sono invertite le parole
di passo. Il motivo di tale diversità è da ricercarsi nella storia della
Massoneria Speculativa dei primi del '700, la cui trattazione ci porterebbe però
fuori tema. Questa inversione delle parole di passo e di conseguenza delle
colonne, spiega perché il Boucher, in perfetto accordo con il Wirth, entrambi di
scuola francese, afferma: «Non ci fu mai contestazione sul sesso simbolico di
queste due colonne, la prima essendo sufficientemente caratterizzata come
maschile dallo Jod iniziale che comunemente la designa. Questo carattere ebraico
corrisponde infatti alla mascolinità per eccellenza. Beth, la seconda lettera
dell'alfabeto ebraico, è considerata, d'altra parte, come essenzialmente
femminile poiché il suo nome significa casa, abitazione, da cui l'idea di
ricettacolo, di caverna, di utero. La colonna J.˙. dunque è maschile-attiva e la
colonna B.˙. femminile passiva»[1][1].
La scuola francese non solo inverte la posizione delle due colonne ponendo la
B.˙. a destra e la J.˙. a sinistra, ma inverte anche la posizione dei
Sorveglianti. Se questa disposizione è confortata dalle iniziali delle parole
ebraiche, è però confutata da quanto riportato nella Bibbia (I Re, VII, 21; II
Cronache, III, 17)[2][2],
dall'albero sephirotico in quanto il Primo Sorvegliante corrisponde alla
Sephirah Netzah (forza, energia simboleggiata dalla statua di Ercole) che
nell'albero della vita è posta a sinistra, mentre il Secondo corrisponde alla
Sephirah Hod (splendore, gloria, bellezza simboleggiata dalla statua di Venere)
posta a destra, nonché dai gioielli dei due Sorveglianti; infatti la livella,
strumento orizzontale — è il gioiello del Primo Sorvegliante, mentre il filo a
piombo, strumento verticale | è il gioiello del Secondo Sorvegliante, «Ricordando
l'uomo in piedi, risvegliato, vivente, attivo, un semplice tratto verticale
| ha sempre espresso genericamente l'idea di attività [maschile];
mentre il tratto orizzontale — non ha potuto suggerire che una nozione di
riposo, di sonno e di morte, cioè di passività [femminile]»[3][3]
e qui il Wirth si contraddice con quanto afferma nel volume del Compagno dove
troviamo «la Livella e la Perpendicolare che decorano questi Ufficiali si
riferiscono allo Zolfo (J.˙. attivo-maschile) e al mercurio (B.˙.
passivo-femminile)»[4][4].
Il Reghini[5][5]
nelle sue corrispondenze, cerca di riunificare le due letture assegnando alla
colonna B.˙. lo Jodh ebraico e alla colonna J.˙. la Beth:
Colonna |
Bohaz |
Jackin |
Significato |
Attività Virtus |
Passività, Patientia |
Corispondenza cabalistica |
Jodh |
Beth |
Simbolismo ideografico |
verticale |
orizzontale |
Simbolismo massonico |
la perpendicolare |
la livella |
Simbolismo del tarocco |
bastoni |
coppe |
Corrispondenza fallica |
falloz |
kteiz |
Corrispondenza astrologica |
Sole |
Luna |
Corrispondenza alchemica |
oro |
argento |
Corrispondenza cosmogonia |
fuoco |
acqua |
Corrispondenza spirituale |
vita |
mortificazione |
Anche se il problema appare tuttora irrisolto, nel Rito Scozzese A.˙. A.˙. la
colonna B.˙. è posta a sinistra, corrisponde agli Apprendisti ed è attiva,
maschile; la colonna J.˙. è posta a destra, corrisponde ai Compagni ed è
passiva, femminile.
Secondo il Wirth «Delle due colonne, una è rossa (J.˙.) e l'altra è bianca
(B.˙.). […] Le colonne simboliche ricordano gli obelischi coperti di geroglifici
che si innalzano dinanzi ai templi egizi. Si ritrovano nelle due torri del
portale delle cattedrali gotiche. Sono le colonne d'Ercole che segnano i limiti
oltre i quali muore lo spirito umano»[6][6];
anche i colori delle colonne hanno una valenza simbolica, il bianco corrisponde
al sole e quindi ha una valenza attiva (B.˙.), mentre il rosso ha una
corrispondenza lunare e quindi passiva (J.˙.).
Cooke (1400), riportando alcune antiche leggende risalenti a Giuseppe Flavo,
afferma che le due colonne del tempio di Salomone rappresentano le due colonne
antidiluviane che avevano avuto il compito di salvare la conoscenza dal diluvio
universale; una colonna era di marmo, resistente al fuoco, ed una di mattoni
d'argilla (anche se è più probabile di legno, il termie Laterus potrebbe
essere una corruzione di Lacerus, acero), resistente all'acqua, entrambe
erano state costruite dai figli di Lamech; è difficile dire con quale metodica
potessero svolgere la loro funzione, ma il fatto che fossero cave fa sospettare
che contenessero vari scritti[7][7].
Secondo la tradizione le colonne sarebbero state ritrovate da Hermes e da
Pitagora. Il Guénon mette in evidenza la somiglianza fra il nome di Hermes e di
Hiram (HRM), se quindi Hiram fosse stato un Hermes questo potrebbe spiegare come
mai le due colonne fossero state da lui poste a decorare il Tempio di Salomone.
La comparsa delle colonne nei Templi massonici, secondo Luigi Sessa[8][8],
è un evento relativamente recente, intorno ai primi del XIX secolo. Prima si
parlava di Pilastri, ma con tale termine si intendeva indicare i due
Sorveglianti, i pilastri erano strettamente correlati con la funzione dei due
Ufficili, tanto è vero che ancora oggi in alcune Obbedienze i due Sorveglianti
hanno sul loro scranno una colonna, durante i Lavori in primo Grado la colonna
del II Sorvegliante è in posizione eretta, e quella del Primo coricata. Solo ai
primi dell'800, secondo il modello tramandato da alcuni grembiuli della fine del
secolo precedente derivanti a loro volta da Quadri di Loggia settecenteschi, le
due colonne compaiono nei Templi nella forma che noi attualmente conosciamo, e
per la prima volta appaiono disgiunte dalla funzione dei Sorveglianti.
Come possiamo facilmente vedere le due colonne dei nostri Templi sono diverse
fra loro, mentre quelle del Tempio di Salomone erano identiche. Questo non può
essere un caso, in quanto il Tempio biblico rappresenta l'archetipo del Tempio
Massonico; la diversità di stile delle due colonne sta a rafforzare i caratteri
delle due colonne stesse, in particolare la colonna B.˙. con il suo capitello
dorico semplice ma robusto simboleggia la forza e la ragione, il lato attivo e
fattivo, «è Agni dell'antichissimo culto Vedico, l'Eterno Mascolino,
l'Intelletto creatore, lo spirito puro»9;
la colonna J.˙. con il suo capitello ionico elegante e fantasioso simboleggia la
stabilità e l'immaginazione, il lato passivo e ricettivo, «è Soma, l'Eterno
Femmineo, l'Anima del mondo o sostanza eterea, matrice di tutti i mondi visibili
ed invisibili ad occhio umano, natura o materia sottile nelle sue infinite
trasformazioni»[9][9].
Già questa differenza ci deve far riflettere sul simbolo nella sua interezza;
dice il Porciatti: «Questo binario fondamentale rappresenta il duplice
aspetto del principio animatore di tutte le cose: il Fuoco che si accende in
tutti gli esseri e ne assicura la crescenza, lo sviluppo, la potenza, ed è
raffigurato dalla colonna Bohaz; il Vento, cioè l'Aria che tutto avvolge, e
tutto circonda e tutto riceve nel suo seno, che dà la possibilità della vita
universale, è raffigurata dalla colonna Jakin»[10][10]
la colonna di fuoco che guidava la marcia del popolo israelitico nel deserto, la
colonna d'aria o di fumo che li nascondeva. Il Porciatti ci introduce quindi il
simbolo fondamentale delle Colonne: il binario, la duplicità. Il mondo profano,
e a maggior ragione quello iniziatico è stracolmo di simboli binari
Soggetto
Oggetto
Forza
Stabilità
Morte
Vita
Distruzione
Creazione
Tenebre
Luce
Agente
Paziente
Attivo
Passivo
Positivo
Negativo
Maschio
Femmina
Padre
Madre
Dare
Ricevere
Agire
Sentire
Ragione
Immaginazione
Comandare
Obbedire
Spirito
Materia
Idea
Forma
«L'idea o lo spirito agisce in quanto generatore astratto: è il padre della
collettività, la cui madre è rappresentata dal principio plastico che le da
forma. Questi elementi di generazione e di organizzazione sono rappresentati in
Massoneria da due colonne di cui la prima (maschile-attiva) allude a ciò che
stabilisce e fonda, mentre la seconda (femminile-passiva) si riferisce a ciò che
consolida e mantiene»[11][11].
Questo concetto di duplicità è presente fin dagli albori del pensiero
filosofico, già era presente presso i pitagorici, non dimentichiamo che Pitagora
secondo la tradizione è colui che ha ritrovato, insieme ad Hermes, le due
colonne primordiali, i suoi dieci principi antitetici fondamentali disposti in
colonne sono riportai da Aristotele nella Metafisica (I, 5):
·
Il limite e il non limitato
·
Il dispari ed il pari
·
L'uno e il multiplo
·
Il dritto ed il sinistro
·
Il maschio e la femmina
·
Il riposarsi ed il muoversi
·
La linea retta e la curva
·
La luce e le tenebre
·
Il bene ed il male
·
Il quadrato e il quadrilungo
La coppia, o meglio, il due è sempre considerato un numero imperfetto, fonte di
divisione e di discordia, perché esprime le due forze antagoniste del Bene e del
Male, dell'Ombra e della Luce. I primi cristiani definivano il due "numerus
immundus" (il numero impuro), perché era quello che cominciava ad allontanarsi
dalla divina unità, e perché evocava l'idea dell'accoppiamento e, di
conseguenza, del peccato. Forse anche per questo le due entità spesso vengono
rappresentate, secondo la consuetudine profana, antagoniste l'una all'altra: il
vero ed il falso, il giusto e l'errore, in realtà le due entità non sono altro
che i due estremi della realtà, entrambi irraggiungibili, non a caso l'iniziato
che entra nel tempio resta "fra le Colonne", ovvero equidistante da entrambe, e
quindi in continuo e perfetto equilibrio fra i due estremi, "in medio stat
virtus".
Pertanto «Ambedue le colonne simboleggiano gli opposti complementari,
l'equilibrio delle forze fisiche (fisiche e psichiche) a cui devono tendere i
Fratelli che nella Loggia siedono nel lato dell'una e dell'altra colonna»[12][12].
Ecco un concento importante "gli opposti complementari", nella tradizione,
infatti, i due opposti si attraggo nella formazione dell'uno quell'Uno da cui
tutto diparte e a cui tutto ritorna «è di regola che il binario sia
ricondotto all'unità mediante il ternario»[13][13].
Ha scritto infatti Papus nella sua "Scienza dei Numeri": «Tutti i numeri sono
un'emanazione del numero uno. L'origine di questa emanazione è nella Luce
spirituale. Quanto più il numero si allontana dal numero uno, tanto più affonda
nella Materia, quanto più se ne avvicina tanto più risale verso lo Spirito e la
Luce». Senza addentrarci in disquisizioni troppo complesse per il Primo
Grado, è sufficiente qui ricordare l'unione intima dei due contrari, l'attivo e
il passivo, il maschile ed il femminile, lo Yang e la Yin che si uniscono nella
formazione dell'unità, concetto mirabilmente espresso nell'androgino, nell'uomo
primordiale, nell'Adam Kadmon, l'archetipo divino di uomo e donna; in esso
infatti coesistono in perfetta armonia e equilibrio le forze maschili e
femminili. L'Adam Kadmon, l'immagine primordiale di Ein-sof[14][14],
a somiglianza del quale noi siamo stati creati, presenta come corrispettivo
antropologico l'Adamo del giardino dell'Eden, ma al contrario di quest'ultimo
non è mai disceso dalla perfezione celeste. «Le due colonne J e B, ci
suggeriscono i due aspetti di cui è generalmente dotata la realtà, le due
strade, i due metodi che si possono seguire, le due forze che si possono
impiegare. Sono uno diverso dall'altro, ma divengono utili, vantaggiosi e
potenti se si sa unirli, conciliarli e giudiziosamente dirigerli. Nel lavoro
massonico ricordano i binomi imprescindibili: Istruzione ed Educazione,
Conoscenza ed Esperienza, Parola ed Esempio. Binomi i cui termini, se
armonicamente e sapientemente uniti, possono dare risultati eccellenti e fecondi»[15][15]
infatti «l'equilibrio umano ha bisogno di due piedi, i mondi gravitano su due
forze, la generazione esige due sessi. Tale è il significato dell'Arcano di
Salomone, figurato nelle due colonne del tempio» (Eliphas
Levi). Anche il simbolismo alchemico ci viene incontro nel palesare
l'importanza dell'unione dei due contrari nella formazione dell'Uno: «Lo
Zolfo corrisponde all'energia espansiva che parte dal centro d'ogni essere
(Colonna J.˙.). La sua azione si oppone a quella del Mercurio, che penetra ogni
cosa con l'influenza proveniente dall'esterno (Colonna B.˙..). Queste due forze
antagoniste si equilibrano nel Sale, principio di cristallizzazione, che
rappresenta la parte solida dell'essere»[16][16].
Come tutti noi sappiamo il sale, rappresentato graficamente con un cerchio
barrato, simboleggia quel quid che conferisce importanza alla vita, la
conoscenza, la Verità e quindi l'Uno.
Ma le colonne hanno anche un altro significato, sono poste all'ingresso del
Tempio e separano due ambienti, il Tempio vero e proprio dalla sala dei passi
perduti, ovvero separano il sacro dal profano (po-fanum fuori dal luogo sacro),
rappresentano quindi un vero e proprio baluardo di separazione. «La
cattedrale di Wurtzburg in Baviera possiede una magnifica sala dei morti; i lati
delle porte di accesso sono ornati di gruppi di colonne; sul capitello del
gruppo di destra si legge in tutte lettere l'iscrizione simbolica J.˙. e su
quello del gruppo di sinistra l'iscrizione B.˙.; questi nomi sono gli stessi che
designano le colonne dei nostri templi massonici. E se si osserva che le porte
di questi templi non si aprono ai profani che con l'iniziazione, e che
iniziazione significa morte o rinascere a un'altra vita, si comprenderà
facilmente perché i Liberi Muratori costruttori di Wurtzburg abbiano apposto le
iscrizioni J.˙. e B.˙. sulle colonne del vestibolo conducente al Tempio dei
Morti, cioè al tempio degli iniziati a un'altra vita»[17][17].
Secondo Vaillant, quindi le due colonne separano il mondo della vita dal mondo
della morte, il mondo delle cause, dal mondo degli effetti; solo l'iniziato,
colui che già ha conosciuto la morte e la rinascita potrà superare il guardiano
della soglia.
Nell'antichità i Fenici eressero in onore del loro dio Ons'oos due colonne sulle
due rive dello stretto di Gibilterra, conosciute «col nome di Colonne di
Melquart o di Ercole, quale limite oltre il quale muore lo spirito umano,
simbolo che ritroviamo nei due obelischi egizi posti all'ingresso dei Templi e
delle tombe o nelle due torri della facciata delle cattedrali Gotiche»[18][18]
e aggiungo io le due, ormai tristemente note, torri gemelle del World Trade
Center denominate torre sud e torre nord che accoglievano i viaggiatori che
giungevano per mare a New York. L'attentato a questo simbolo, oltre alla
tragicità della morte di migliaia di persone, assume un significato simbolico
formidabile, il tentativo di distruggere la porta che separa il sacro dal
profano.
E qui si giunge però ad un apparente controsenso, infatti Odisseo nella sua
ricerca della verità supererà le colonne d'Ercole per non far più ritorno,
Gilgamesh nella sua ricerca dell'immortalità seguirà la via occidentale per
raggiungere Utnapishtim, unico supersite del diluvio, colui che conosce il
segreto dell'immortalità e che abita oltre il fiume Oceano, ma fallirà l'ultima
prova; al di là delle colonne è situato il giardino «delle Esperidi che per
taluno furono appunto le figlie di Atlante, il re dell'isola occidentale»[19][19]
luogo di eterna bellezza e serenità, ma oltre le colonne si trova anche la
mitica Avalon in cui riposa re Artù in attesa di essere richiamato per la
salvezza della sua terra, luogo che Parsifal non riuscirà a raggiungere avendo
fallito la prova del Graal.
«Il
pensiero umano comincia col cadere d'errore in errore. Sono altrettante trappole
ed imboscate di cui l'intelligenza deve saper liberarsi. La lotta è lunga e
penosa. Conduce il Recipiendario all'oriente (domino dell'astrazione, la realtà
soggettiva, il mondo intelligibile). Nozioni razionali e sintetiche sembrano
render conto dei fatti. Ne derivano delle deduzioni, cioè un ritorno verso
Occidente (i fenomeni sensibili) per la via di Mezzogiorno»[20][20].
Le colonne quindi separano il sacro dal profano, ma una volta completata
l'iniziazione, la nostra ricerca deve seguire Odiesso, lo stesso Dante ci
ammonisce nell'Inferno di non accontentarci delle conoscenze che ci vengono
proposte su di un vassoio d'argento, ma è necessario superare i confini della
banalità per giungere nelle mitiche terre d'occidente gelose custodi della Gnosi
e, come ci ricorda Evola, patria della razza iperborea. Ma questo cammino non è
facile e necessita per la riuscita l'applicazione sul piano pratico della nostre
conoscenze, è infatti inutile conoscere se non si opera, leggere un libro sul
nuoto non vuol dire saper nuotare!. La via non è facile, eroi come Gilgamesh,
come Ulisse, come Parsifal già hanno fallito prima di noi e questo ci serva da
monito, l'impresa riuscirà solo a colui che nella sicurezza del Tempio ha
compito la sua palingenesi, solo allora potremo cimentarci nell'impresa, anche
se il nostro compito è più facile, non dobbiamo riuscire, dobbiamo solo
provarci.
Bibliografia
Eugenio Bonvicini:
"Massoneria Moderna"; Bastogi, Foggia, 1997.
Jules Boucher:
"La Simbologia Massonica"; Atanor, Roma, 1988.
Julius Evola:
"Rivolta contro il mondo moderno"; Ed. Mediterranee, Roma, 1998
Patrick Geay:
"Tradizione e Massoneria"; Atanor, Roma, 1997.
Umberto Gorel Porciatti:
"Simbologia Massonica - Massoneria Azzurra"; Ed. Atanor Roma, 1990.
Arturo Reghini:
"Le Parole Sacre e di Passo dei primi tre Gradi ed il massimo Mistero
Massonico"; Atanor, Roma.
Angelo Sebastiani:
"La Luce Massonica vol.2° l'Arte Operativa nell'Ordine"; Hermes Ed.,
Roma, 1990.
Eduard Schuré:
"I Grandi Iniziati"; BUR, Milano, 1991.
Luigi Sessa:
"I Simboli Massonici"; Bastogi, Foggia, 2000.
Luigi Troisi:
"L'Apprendista Libero Muratore" Ed. Bastogi, Foggia, 1998.
Adolfo Vaillant:
"I tre Gradi della Libera Muratoria"; Bastogi, Foggia, 1959.
Oswald Wirth:
"La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti: I l'Apprendista"; ed.
Atanor, Roma, 1990.
Oswald Wirth:
"La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti: II il Compagno"; ed.
Atanor, Roma, 1990
[1][1] Jules Boucher: "La Simbologia Massonica"; Atanor, Roma, 1988, pag.141; Oswald Wirth: "La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti: II il Compagno"; ed. Atanor, Roma, 1990, pag. 122.
[2][2] I brani sono riportati in neretto all'inizio della Tavola.
[3][3] Oswald Wirth: "I Misteri dell'Arte Reale"; Atanor, Roma, 1997, pag. 148.
[4][4] Oswald Wirth: "La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti: II il Compagno"; ed. Atanor, Roma, 1990, pag. 122.
[5][5] Arturo Reghini: "Le Parole Sacre e di Passo dei primi tre Gradi ed il massimo Mistero Massonico"; Atanor, Roma.
[6][6] Oswald Wirth: "La Massoneria resa comprensibile ai suoi adepti: I l'Apprendista"; ed. Atanor, Roma, 1990, pag. 133
[7][7] In "La Franc-Maçonerie: documents fondateurs"; L'Herne, n.68, 1992.
[8][8] Luigi Sessa: "I Simboli Massonici"; Bastogi, Foggia, 2000.
[9][9] Eduard Schuré: "I Grandi Iniziati"; BUR, Milano, 1991.
[10][10] Umberto Gorel Porciatti: "Simbologia Massonica - Massoneria Azzurra"; Ed. Atanor Roma, 1990, pag. 58.
[11][11] Oswald Wirth: "I Misteri…" op.cit. pag. 10.
[12][12] Eugenio Bonvicini: "Massoneria Moderna"; Bastogi, Foggia, 1997, pag.221.
[13][13] Oswald Wirth: "I Misteri …" op.cit., pag.147.
[14][14] Nella Cabala il termine Ein-sof, letteralmente infinito, viene utilizzato per indicare Dio, e soprattutto per mettere in evidenza le sue caratteristiche di incomprensibilità, di inconoscibilità di insondabilità da parte della mente umana
[15][15] Angelo Sebastiani: "La Luce Massonica vol.2° l'Arte Operativa nell'Ordine"; Hermes Ed., Roma, 1990 pag.41.
[16][16] Oswald Wirth: "La Massoneria… l'Apprendista "; op.cit. pag. 83
[17][17] Adolfo Vaillant: "I tre Gradi della Libera Muratoria"; Bastogi, Foggia, 1959, pag.12.
[18][18] Umberto Gorel Porciatti: op. cit., pag.58.
[19][19] Julius Evola: "Rivolta contro il mondo moderno"; Ed. Mediterranee, Roma, 1998, pag. 241
[20][20] Oswald Wirth: "La Massoneria… l'Apprendista "; op.cit., pag. 88.