Antonio D'Alonzo Il Cielo Stellato |
Il Cielo Stellato è simbolo della Trascendenza, della
Potenza, dell’Eternità, della Sacralità. Il Cielo rappresenta l’Assoluto, la
pienezza della ricerca, il regno della perfezione. Così la riflessione di Kant:
«Il Cielo Stellato sopra di me, la Legge
Morale dentro di me». Si deve osservare come il pensiero contemporaneo neghi
l’esistenza di una morale naturale, preferendo sostenere il relativismo
culturale dei valori. Tuttavia, se consideriamo l’ethos[1]
nel suo rapporto con l’esistenza di una Verità Trascendente, ne risulterà non
tanto un atto di fede religiosa, quanto un essere in cammino verso una meta
superiore. L’ethos diventa, quindi, non tanto una rivendicazione di valori non
negoziabili, quanto una ricerca interiore, introspettiva. Dal Cielo Stellato
deve partire il cammino del V.I.T.R.I.O.L. (Visita
Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem: Visita l’interno della
terra e rettificando troverai la pietra celata): non semplicemente per
fondare una morale religiosa su di una verità rivelata, quanto per ricercare la
propria personale Pietra Occulta.
Il Cielo è universalmente il simbolo delle potenze
superiori all’uomo, benevole o temibili. La presenza o assenza delle Stelle
serve appunto a definire il «carattere» del Cielo, del Numinoso. In presenza di
Stelle il responso divino è benevolo, al contrario un Cielo tempestoso rivela la
collera divina. Tuttavia, il fulmine simboleggia la Rivelazione, il lampo della
Conoscenza, la gnosi. Il carattere cinese (T’ien) del Cielo rappresenta tutto
ciò che sovrasta l’uomo, l’insondabile immensità, la sfera dei ritmi universali.
Tutti gli esseri sono prodotti dall’unione «coniugale» del Cielo con la Terra,
del Padre Celeste con la Madre Terra. In Egitto, però, curiosamente le polarità
s’invertono. La dea Nut è celeste, il dio Geb terrestre: dalla loro unione nasce
Râ, il Sole. Nell’Apocalisse il Cielo è la dimora di Dio; al contrario, i Celti
non pongono in Cielo la residenza degli dei. Nella cosmologia dei popoli
uralo-altaici vi sono nove cieli, raffigurati attraverso tacche incise
sull’Albero del Mondo, la Betulla. Per gli Algonchini americani i cieli sono
dodici; mentre gli Aztechi parlavano di tredici cieli e nove mondi inferiori.
L’espressione «Figlio del Cielo e della Terra» appartiene sia ai Misteri Orfici,
sia al Taoismo. Il Figlio del Cielo e della Terra è l’Imperatore (Wang) come
archetipo del Vero Uomo, dell’Iniziato. La Tavola Smeraldina, testo fondamentale
della Tradizione Ermetica, così recita:
«Ciò che è in Alto è come ciò che è in Basso, ciò che è in Basso è come ciò che
è in Alto <…> Egli sale dalla Terra al Cielo e ridiscende dal Cielo alla Terra».
L’Iniziato che percorre la Via Iniziatica è in grado di ascendere al Cielo. Non
si tratta di ottenere la Salvezza con la fede, quanto di ascendere al Cielo,
diventando Dio.
[1]
L’ethos greco designa le leggi comunitarie della
Città-Stato interiorizzate dalla coscienza
soggettiva.