Antonio D'Alonzo Acacia |
Per le sue radici affondate nel
suolo ed i suoi rami che s’innalzano al Cielo, l’Albero è universalmente
ritenuto un simbolo dei rapporti
tra Cielo e Terra, tra lo Spirito e il Regno della Quantità, ossia la Materia.
L’Albero è il simbolo della perpetua rigenerazione, della vita nel suo senso
dinamico. È carico di forze sacre perché è verticale, fiorisce, perde e ritrova
le sue foglie e perciò si rigenera: muore e rinasce innumerevoli volte. L’Albero
è anche considerato un simbolo d’unione tra il continuo ed il discontinuo: è
simbolo dell’Unità tra il Mondo Manifestato ed il Centro Spirituale, Metafisico.
Nella Tradizione Indiana, l’Albero è spesso rappresentato rovesciato: affonda le
sue radici in Cielo ed i suoi rami s’estendono a Terra. La priorità non può che
essere data da ciò che sta in alto, ecco perché le radici- il Cuore dell’Albero-
sono collocate in Cielo. Nella Tradizione Massonica, l’Acacia è un pegno
d’immortalità. Lo stesso significato simbolico è assicurato dal Salice nelle
società segrete simboliche. L’esoterismo cristiano assicura che la corona di
spine del Cristo fosse di spine di Acacia. In questo caso, la corona di spine,
rinviando ai raggi solari, sarebbe segno di Conoscenza regale piuttosto che
lugubre cimelio di scherno. L’Arca dell’Alleanza viene fatta con il legno
d’Acacia rivestito d’oro: «Becaleel
costruì l’arca in legno di Acacia. Era lunga due braccia e mezzo, larga una e
mezzo e alta una e mezzo. La rivestì d’oro puro, all’interno ed
all’esterno» (Es. 37, 1-4). In Cina,
l’Acacia è l’albero invernale del nord, che viene piantato sull’altare del
Suolo, corrispondente all’Oriente. Nei Veda- testi sacri della tradizione indù-
si raccomanda di fare un foro in un disco di Acacia e con un bastone di legno di
fico, velocemente agitato all’interno, si produce il fuoco sacro del sacrificio.
L’Acacia rappresenta il principio femminile, il bastone quello maschile: il
sacrificio garantisce la rinascita attraverso la ripetizione dell’archetipo del
dio-che-muore-e-risorge. In India la tazza sacrificale (sruk) attribuita a
Brahma è in legno di Acacia. Ovunque, l’Acacia, un legno duro, dai fiori
profumati e dalle spine pericolose è legata ai valori religiosi, è un supporto
al divino. Come legno immarcescibile, di colore dorato, l’Acacia evoca anche il
sole ed il ramo d’oro. Come mimosa del deserto, l’Acacia resiste al
disseccamento: la sua verzura persistente manifesta una vita che rifiuta di
estinguersi. Nel mito di Hiram, questa pianta permette la scoperta della tomba
dell’architetto del Tempio, detentore della Parola Perduta (ossia la
Tradizione). L’Acacia corrisponde al Ramo d’Oro delle tradizioni antiche, di cui
parla l’antropologo scozzese J. G. Frazer, nel suo libro più famoso, intitolato
appunto Il Ramo d’Oro. Chi possiede
l’Acacia possiede le nozioni iniziatiche che consentono il possesso delle chiavi
del dominio sulla Natura: la pianta ha quindi soprattutto una funzione magica.
Per assimilare il Segreto, l’Adepto deve far rivivere in sé la Saggezza Perduta.
Secondo la Tradizione, un ramo d’Acacia è stato piantato sulla tomba di Hiram:
tale presenza ricorda le virtù del Maestro Architetto ed i doveri rappresentati
dall’Albero di Acacia: innocenza, incorruttibilità, calore e luce solare.
L’Acacia rende immortale colui che ha acquisito queste virtù.