“
poiché l'Idea e lo Spirito che animano la Libera Muratoria sono
pervenuti a noi dalle Corporazioni Medioevali,le quali costituivano la continuazione di quelle Romane
che,a loro volta
sintetizzavano le tradizioni misteriosofiche della Grecia e
dell'Egitto, queste antiche tradizioni, evidentemente, hanno
avallato,-
concedendo credito di lievitazione indispensabile ed
insurrogabile-le fresche ed impetuose correnti di pensiero e di vita
che scaturivano dalle Associazioni Segrete di origine Gnostica,
Ermetica ed Esoterica.”........ ( brevi cenni storici sulla
libera muratoria – rituale ed istruzioni 1° Grado Simbolico )
La Massoneria,
così come è giunta fino ai nostri giorni, mutua la sua struttura
operativa e simbolica, dalle “corporazioni di mestiere”.Molta letteratura dedicata, ne
evoca un inizio che si perde nel mito e nella leggenda,
collegandola ad origini antidiluviane ed a civiltà scomparse
nonché a personaggi più o meno di fantasia.
Chiaro ne è il simbolismo pedagogico, che vuol situare l'origine
della Massoneria in quella sfera astratta ed indeterminata
dell'origine della storia dell'umanità, con collegamenti
mitologici, biblici e veterotestamentari.
La
capacità mitopoietica della Massoneria è nota. Le leggende ed i miti che la
caratterizzano, però, anziché essere interpretati in forma
simbolica,sono
stati trattati da alcuni autori, quasi come “verità”,creando qualchedisagio intellettuale e rendendo difficile un'analisi
oggettiva e coerente della storicità e dell'origine della
stessa. Tra le tante parole sparse a
piene mani, pochissime sono state spese per tentare di portare
sul tema del concreto e dell'obbiettività i punti di vista dei
vari autori, dando quindi dignità al principio che “la Storia
non si fa con le opinioni”.
È compito primario quindi,
fare un minimo di chiarezza sulle “poche” certezze a
disposizione dei ricercatori. La costruzione di dimore, Fortezze
e l'erezione delle Cattedrali, richiedeva l'uso di personale
specializzato e d'esperienza in quanto non esistevano scuole
tecniche o professionali adatte all'uopo, le maestranze venivano
quindi preparate presso le cosiddette “botteghe” artigiane dove
i Maestri d'Opera potevano trasferire il loro sapere.
Ovviamente, proprio per le caratteristiche intrinseche
specialistiche e tecnico-operative della loro attività, le i
“capo-cantieri” ricorrevano ad una selezione e ad una cernita
degli addetti che venivano accettati all'interno della
corporazione.
In considerazione del fatto che il
costruire era considerato non un'astrazione bensì un'arte
“reale”, ( dove la chiave “reale” qui è usata nell'accezione
di“realtà”, un arte concreta, pratica ed esecutiva), i Maestri
trasmettevano il loro saperesoltanto in forma chiusa ed a pochi scelti. La permanenza presso queste
“botteghe” era di decenni, e iniziava dallo svolgimento dei
lavori più umili per arrivare, dopo anni di pratica, ad
acquisire le informazioni fondamentali. Intorno al Maestro si
formavano così vere e proprie comunità di lavoranti, e più era
famoso il Maestro maggiore era la “scuola” che intorno si
sviluppava; si formava così spontaneamente, una gerarchia di
livelli di conoscenza e di responsabilità, legata all'effettivo
sapere, ed al saper fare.Per definizione quindi
l'esistenza di comunità di costruttori di tipo “esoterico” è da
considerarsi certa.Ricordo che il termine “esoterico”è un termine generico per indicare gli insegnamenti di
carattere segreto riservati agli “iniziati”, ai quali è data la
possibilità della rivelazione dellaverità occulta, del
significato nascosto delle cose e della realtà... nonché dei
segreti “dell'Arte”; deriva dal greco esoterikos (interno,
dentro) che nel linguaggio filosoficocaratterizza l'insegnamento
riservato ai soli discepoli definendo in senso stretto
“cerchia interna”.Difficile è una definizione sicura
delle loro strutture operative, una datazione delle loro origini
verificabile attraverso chiare testimonianze scritte .Poche certezze storiche.... in vero
poche...
Il manoscritto normativo più antico e “certo” di una
confraternita di costruttori di cui abbiamo conoscenza, èlo
«Statuta et ordinamenta societatis magistrorum muri et
lignamiis», meglio conosciuto come “ la carta di Bologna”,
datato 8 Agosto 1248, conservato presso l'Archivio di Stato di
Bologna, sfuggito spesso ai cultori della storia della
Massoneria. È il documento organico più antico sulla struttura di
un'associazione libero muratoria «operativa» medioevale;
antecedente quello che veniva considerato fino a qualche tempo
fa come il codice più antico della Massoneria, il cosiddetto
Poema Regius datato 1390, che riguarda le Costituzioni in vigore
nelle “Gilde” libero muratorie anglosassoni, le Craft. ( nel
Poema Regius si fa riferimento ad una antecedente
regolamentazione, non reperita, redatta sotto l'egida di Re
Atelstano (o Altestano) da alcuni indicato attorno al 970-1000
dc di cui però non si hanno evidenze).
La Carta di Bologna del 1248 rappresenta quindi il più antico
documento normativo reperito, fino ad ora nel mondo, sulla
libera muratoria operativa.
Infatti, come dicevamo, precede di ben 142 anni il Poema Regius
inglese (1390), di 182 (192) anni il Manoscritto di Cooke
(1430-40) nonché di 219 anni lo Statuto di Strasburgo
riconosciuto al Convegno di Ratisbona del 1459 e che poi venne
suffragato dall'Imperatore Massimiliano nel 1488 e di 59 anni il
Preambolo Veneziano dei Taiapiera (1307).
Lo studioso spagnolo José Antonio Ferrer Benimeli nel suo
commento sulla Carta di Bologna del 1248 afferma:”Tanto
per
l'aspetto giuridico, quanto per quello simbolico e
rappresentativo, lo statuto di Bologna del 1248, ed il suo
contorno, ci pone in contatto con una esperienza costruttiva che
non era stata conosciuta e che interessa la moderna storiografia
internazionale, soprattutto della Massoneria, perché lo situa,
per la sua cronologia ed importanza, prima d'ora non conosciuta,
all'altezza del manoscritto britannico Poema Regius, del quale è
di molto anteriore, che prima d'ora era considerata l'opera più
antica ed importante.
La Carta di Bologna ci appare inoltre importante perché da essa
si trae conferma su quanto asserito nel «Libro delle
costituzioni» del 1723 di Anderson, in cui nella relazione al
testo si precisa che esso fu redatto dopo «avere esaminato
diverse copie
avute dall'Italia, dalla Scozia e da diverse parti
dell'Inghilterra» di antichi statuti e regolamenti della
Massoneria operativa e l'esame dello stesso «contenuto» della
Carta di Bologna fa supporre che il suo testo abbia potuto
essere fra quelli consultati da Anderson”.
(tratto da Eugenio Bonvicini, Massoneria antica. Dalla «Carta di
Bologna» del 1248 agli «Antichi Doveri» del 1723, Roma, Atanor,
1989, pp.15-18).
Queste, le poche certezze pervenute e verificabili.
Ovviamente i “costruttori” e le loro confraternite esistevano ed
operavano anche senza statuti scritti.
Ovviamente le confraternite operavano ugualmente e con grande
maestria.
Per dare esempio, possiamo accennare, tra le maestranze più
conosciute, ai “Maestri Comacini”, che svolgevano la loro opera
in “Italia” prima, in tutta Europa poi, al servizio dei variRe, Papi o Signori...
Magister Comacini che nulla hanno lasciato per iscritto se non
il simbolismo delle loro meravigliose opere.Di loro sappiamo
più per l'Editto di Rotari del 22 novembre 643 che è il
primo documento che li cita come
Magister Commacinus;Oppure per l' Editto di Liutprando del 28 Ferbaio 713 che
riporta in appendice un
memoratorium de mercedibus commacinorum, un vero e proprio
tariffario tecnico, che per qualsivoglia testimonianza scritta
da loro lasciata.
Questa è l'oggettiva difficoltà di “tracciamento” delle origini
storiche, o perlomeno medievali della Massoneria,la mancanza di supporti scritti in grado di avallare
qualsivoglia ipotesi.
Riporto
un brano dell'articolo di Joaben “il problema delle origini” su
questo argomento, che ben specifica le motivazioni delle “così
poche tracce scritte” rinvenibili, il quale, a sua volta, citava
un brano del Vailant che commenta appunto la carenza di fonti
certe: «Ma debbo ancora prevenirvi contro i dubbi che la
mancanza di documenti scritti potrebbe far sorgere in voi, dubbi
che spariranno quando saprete che il divieto di scrivere sui
dogmi, sui riti, sulle cerimonie dei misteri fu rigorosamente
osservato dagli antichi, come lo provano le reticenze e le
ammissioni stesse degli scrittori da Erodoto fino a Dante. Di
conseguenza siamo obbligati, per non interrompere l'ordine dei
fatti, a prestar fede a frammenti, a confessioni incomplete, a
notizie forniteci sotto il velo ingegnoso della favola, il tutto
attinto da una infinità di autori, gli uni profani, gli altri
iniziati, alfine di risalire attraverso le tradizioni
religiosamente conservate dai poeti e dai filosofi fino alle
epoche eroiche e favolose o poco conosciute della vita dei
popoli. Ed è per la riunione di questi frammenti, sparsi in
tutti i paesi del mondo da più di cinquanta secoli, che noi
tentiamo di poter ricostruire col pensiero il meraviglioso
edificio della Libera Muratoria antica che i nostri maestri
hanno lasciato incompiuto, e la cui continuazione è stata
affidata al nostro zelo e alla nostra devozione»...
Se trovare tracce certe degli “statuti” delle corporazioni di
mestiere è cosa difficile, lo è ancora di più trovare tracce
delle ritualità e delle pratiche “iniziatiche” che in esse si
svolgevano.
Gli impegni solenni di segretezza, i giuramenti, il metodo di
trasferire le informazioni più delicate e sensibili
“bocca-orecchio” (ossia per tradizione orale e non scritta)
fanno annoverare la Massoneria “operativa” tra i sistemi
misterici, al pari di quelli tradizionalmente conosciuti (
Eleusini, Orfici, Cabiri, Serapidi, Mitraici ecc.); anche se
nello specifico massonico non compare alcun aspetto escatologico
e salvifico proprio delle componenti “religiose” mutuando da
queste, solo il “metodo formale”. L'etimologia
del vocabolo “misterico” risalirebbe ad una radice indoeuropea,
che aveva il significato di “chiudere la bocca”. Da questa
radice sarebbero derivati i termini greci μύω [myo]
(iniziare ai misteri), μύησις [myesis]
“iniziazione” e μύστης [mystes]
(iniziato). Una delle caratteristiche fondamentali, condivisa
dai culti misterici, consisteva nel fatto che l'insieme delle
credenze, delle pratiche religiose e la loro vera natura,
venivano rivelate esclusivamente agli iniziati,che avevano l'obbligo di non profanare né divulgare alcun
segreto appreso.
Indagare perciò sui rituali, sulle origini e sulla veridicità
storica della Massoneria anteriore alle costituzioni di Anderson
e della cosiddetta “Massoneria moderna” attraverso le fonti
storiografiche, è realisticamente complesso. Abbiamo però due
importanti “finestre” che ci permettono un idea più chiara:
l'opera stessa dei costruttori ed i rituali contemporanei che,
per quanto rimaneggiati, sicuramente contengono tracce rilevanti
di quelli antichi. Non si può negare
nel primo caso, che esista una continuità tecnica operativa nel
concepire e nel realizzare l'opera architettonica; così come non
si può nemmeno immaginare che la storia sia conchiusa in
comparti separati come le pagine di un libro nel quale, voltando
pagina, ci si trova in un altra epoca... Essa in realtà, la
storia architettonica, è un fluire continuo con interscambi e
contaminazioni culturali, in cui “gli specialisti” si
trasferivano informazioni vitali al fine di realizzare la
“fabbrica” che la committenza richiedeva. Ne andava certamente
della vita... oltre che dell'onore... per cui dalla “volta a
botte” romana, si poteva passare alla “volta ogivale” soltanto
attraverso nuovi saperi, magari acquisiti dalle maestranze al
seguito di truppe impegnate in “terre d'oltremare”, lavorando
fianco a fianco con costruttori arabi ad esempio, oppure
sperimentando “capriate” e carpenterie assimilate dai
costruttori navali del nord Europa...o l'uso dei “blocchi contrapposti” a secco delle
architetture egiziane... o dell'uso della “geometria sacra”
ellenica... in un sincretismo “reale” che permetteva
l'acquisizione di un sapere sempre più ampio e specialistico. Sempre
affascinante è scoprire poi l'immensa cultura mitologica e
biblica dei “tagliatori d'immagini”, che sui portali e sulle
facciate delle costruzioni sacre o nelle forme labirintiche
delle pavimentazioni abbaziali, ancorché nei capitelli colonnari
dei chiostri... erano in grado di trasferire conoscenze
straordinariamente dotte, attraverso complessi simbolismi e
codici comunicativi che diventeranno poi una delle
caratteristiche proprie del “metodo massonico”.
Geometria sacra e conoscenza dei rapporti armonici, numerici,
geometrici e musicali, uso del simbolismo come meta-linguaggio
universale, tecniche ingegneristiche ineguagliate, conoscenza
dell'astronomia e dell'astrologia, conoscenza della religioni e
delle ritualità, alchimia, proto-chimica e fisica dei materiali,
botanica, padronanza dei classici della letteratura ecc. ecc.
Questo è ciò che compare anche da una prima superficiale
osservazione delle opere dei costruttori.
Tale conoscenza doveva necessariamente essere patrimonio degli
operatori, in quanto la realizzazione dell'opera architettonica
non era un fatto individuale o personale, ma una sinfonica
convergenza di saperi che dovevano per forza essere compresi e
condivisi, il tutto sotto la gestione di maestranze qualificate
e d'esperienza riconosciuta.
Va
ricordato che “saper leggere e scrivere” è stato per lungo tempo
prerogativa di pochissimi, al massimo alcuni sapevano
“compitare”, ossia fare di conto... (per chi è massone questa
prima affermazione è indicativa del grado di Apprendista).
Essere “liberi”
era un altra prerogativa di quanti s'avviavano all'apprendistato
muratorio in quanto spesso al”opera” partecipavano anche “servi
della gleba” che i signori locali mettevano a disposizione; a
questi non veniva comunicato alcun sapere in quanto potevano
essere “ritirati” dal “proprietario” in qualsiasi momento e
comunque non potevano essere inviati in altre fabbriche a
volontà del Maestro. Essere “liberi” era anche da considerare in
senso “fisico”, senza menomazioni di sorta perché esisteva un
reale rischio nello svolgere lavori faticosi e difficoltosi,
come arrampicarsi su impalcature precarie, spostare carichi
instabili ecc.
oggettivamente i rischi erano elevati anche per chi non aveva
impedimenti... pertanto non venivano ammessi soggetti non
“liberi” fisicamente.
“Di buoni costumi” significava anche non avere pendenze di alcun
genere con la giustizia in quanto il “Maestro” era persona di
assoluta trasparenza morale ed etica, nonché garante presso il
committente, ed ogni ombra sulla sua onorabilità, anche di un
suo lavorante, avrebbe portato a grave nocumento per tutta
l'opera, per cui essere di “sani principi” era prerogativa
essenziale per essere ammessi all'addestramento.
Iniziamo così a vedere che all'interno dei rituali tuttora
vigenti nella Massoneria Azzurra, quella dei primi tre gradi, si
possono ritrovare informazioni proprio degli albori della
stessa.
Ma
l'analisi di ogni passo dei rituali al fine di rintracciarne
l'origine è cosa complessa ed esula da questa breve trattazione. Le cose
cambieranno sul piano culturale, alla fine del XI secolo con gli
influssi della “scuola di Chartres” fondata da Fulberto (
960-1028 ) e con l'accesso nelle Gilde muratorie dei cosiddetti
“speculativi”, apportatori di nuovo fervore ed ulteriori
conoscenze umanistiche e filosofiche in grado di dare “valore
aggiunto” all'operato delle maestranze “operative”. Questa nuova
visione del mondo, ampliò di fatto la capacità progettuale dei
Maestri Muratori con l'introduzione di una visione più ampia
dell'opera architettonica e, attraverso lo studio delle “arti
liberali”, acquisire carattere di “scuola di metodo” .
La “libera muratoria” ci appare allora, come un “contenitore”
sapienziale, nel quale sono confluiti tutti i saperi tecnico
operativi, nonché filosofico culturali dell'areale mediterraneo
e continentale, con tracce storiche scritte verificabili fino al
1248. Dal 1717, con le costituzioni di Anderson, prenderà le
caratteristiche della Massoneria così come giunta fino ai nostri
giorni, ma l'analisi di quello che avverrà nei secoli successivi
è argomento ampiamente trattato dalla storiografia Massonica ed
eventualmente da approfondire con studi dedicati.