Martinez

su gentile concessione di www.martinismo.it

 


Aveva 47 anni Martinez de Pasqually quando la morte lo colse nell'isola di Santo Domingo. Moriva lasciandosi alle spalle, al di là dell'Atlantico, nella vecchia Europa, una robusta eredità spirituale che, nella sua sostanza, è giunta integra nella sua poliedricità fino ai nostri giorni. Tale eredità spirituale è il Martinismo. Di lui, di Jacques de Livron Joachin de la Tour de la Case Martinez de Pasqually, poco si sa e parte di quel poco è circonfuso di un alone leggendario. Vediamo. Nato a Grenoble nel 1727 era un massone del quale si ignora la data di affiliazione. Di certo si sa che era in possesso di una patente massonica ereditaria che era stata concessa al padre da Carlo Edoardo Stuart nel 1738. Il documento autorizzava l'intestatario e i suoi legittimi discendenti ad iniziare profani alla massoneria e ad aprire templi. Per quanto più specificamente riguarda il Martinismo, si ignora se egli fu il reale fondatore dell'Ordine che propagandava o se agiva per conto di qualche suo maestro rimasto sconosciuto. Martinez parla, sì, di alcuni suoi maestri, ma tende a lasciare tutto nel vago. Comunque sia, per quanto ci è dato di sapere, l'Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell'Universo (questa è la dizione integrale della creatura di Martinez) prosperò grazie all'infaticabile attività del suo fondatore. Ispirato dalla Cabala ebraica, il pensiero di Martinez propugna per l'uomo, decaduto dall'originario stato di grazia, la necessità della pratica assidua e meticolosa di culti e riti particolari al fine di potersi reintegrare nelle sue "qualità, virtù e potestà spirituali" e, nel reintegrare se stesso, contribuire attivamente al riscatto dell'universo intero. Nel suo Trattato sulla reintegrazione degli esseri, di schietta derivazione cabalistica, Martinez de Pasqually tenta un commentario esoterico dei primi libri della Bibbia: secondo Martinez, Dio emana, in primis, un gruppo di esseri spirituali che, desiderosi di diventare a loro volta creatori, si ribellano e precipitano nell'universo materiale creato per diventare la loro prigione. In seguito, Dio emana l'uomo originario, cui affida la missione di regnare sugli spiriti decaduti nella materia e su tutto l'universo. Ma l'uomo, credendosi a sua volta capace di creare, ripete il peccato degli angeli: Adamo perde così la sua forma gloriosa e precipita sulla terra, soggetto alla corruzione e alla morte. Adamo, tuttavia, si pente e Dio gli prospetta un cammino di "reintegrazione" attraverso una faticosa ascesi che permette di conseguire un "sacerdozio Coen" in cui si va a ricostituire l'Adamo originario. Una serie di giusti, da Abele a Mosè, a Salomone, hanno già raggiunto in passato lo stato di "Eletto Coen", rappresentato nella sua forma più perfetta da Gesù Cristo. Nel cammino della reintegrazione l'uomo impara a dominare gli spiriti negativi e a comunicare con quella parte degli spiriti che non si sono ribellati a Dio, gli angeli (le cui caratteristiche sono derivate dalla Cabala), nonché con i santi e con lo stesso Spirito Santo.

   

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