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L.C. de Sanit-Martin su gentile concessione di www.martinismo.it
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È difficile, se
non rarissimo, che nei testi di storia della filosofia relativi al XVIII
secolo si trovi una sia pur labile traccia di Louis Claude de
Saint-Martin, noto con l'appellativo di "Filosofo Incognito" ai suoi
pochi posteri non dimentichi. Ed è strano, perché il Nostro si inserì
attivamente e a pieno titolo in quella corrente di idee che, prendendo
le mosse dall'Encyclopédie di Diderot e d'Alambert e passando per
Voltaire, fu la feconda matrice dei princìpi di libertà, uguaglianza e
fratellanza, i quali, nel bene e nel male, ispirarono la Rivoluzione e
contribuirono non poco a consolidare e tramandare l'immagine, concisa e
pertinente, di "secolo dei Lumi", quale, per l'appunto, oggi si suole
attribuire al Settecento. È strano questo silenzio del mondo accademico
su una delle più interessanti figure della cultura moderna, ma esso si
può forse spiegare con la matrice squisitamente esoterica che
caratterizzò la vasta opera letteraria e filosofica di Saint-Martin
rendendola sospetta, se non addirittura invisa, ai tanti, troppi, che
non sanno, o non osano, o non vogliono, o non possono andare oltre
l'immediatezza dei messaggi che passano attraverso i sensi. Vediamo,
dunque, la vita, le opere principali e il pensiero. Louis Claude de
Saint-Martin nasce ad Amboise il 18 gennaio 1743, quarto figlio del
nobile Claude-François. Rimasto orfano della madre a poco più di tre
anni viene allevato dalla seconda moglie del padre. Studia al collegio
di Point-Levoy, dedicandosi a letture di carattere meditativo e
successivamente, per obbedire al padre, frequenta la facoltà di
giurisprudenza di Parigi. Diventa avvocato, ma dopo sei soli mesi
rinuncia alla professione per dedicarsi alla carriera militare come
ufficiale nel reggimento di Foix di stanza a Bordeaux. Qui, nel 1769,
conosce il suo maestro e iniziatore, Martinez de Pasqually, che aveva
già dato vita al martinezismo. L'incontro con Martinez de Pasqually fu
fondamentale per il giovane Saint-Martin. Nonostante le differenze
profonde nell'approccio al sovrasensibile (Saint-Martin era e resterà
sempre un mistico, decisamente orientato verso le pratiche devozionali,
piuttosto che verso la magia cerimoniale e la teurgia codificate da
Martinez) il Filosofo Incognito venerò Martinez come suo maestro e, in
seguito, ne divenne il segretario. È anche attraverso il sodalizio con
Martinez che si delinea nelle sue direttrici essenziali la filosofia di
Saint-Martin : "Degli errori e della verità", pubblicato nel 1775, è il
primo testo organico nel quale Saint-Martin pone i presupposti di una
sua personale dottrina : secondo il Filosofo Incognito, dunque, nella
natura dell'uomo risiede la conoscenza sensibile di una causa attiva e
intelligente, sorgente di allegorie, misteri, istituzioni e leggi.
Saint-Martin combatte l'ateismo filosofico, allo stesso modo che in
futuro condannerà il materialismo rivoluzionario, confutando gli errori
che la scienza profana, sin da allora, andava accumulando nel vano
intento di dare risposte agli infiniti interrogativi che da sempre il
mondo sensibile pone all'uomo. Nel 1789 dà alle stampe il suo "Ritratto
storico e filosofico" che rappresenta una guida illuminante alla
conoscenza del suo mondo spirituale e intellettuale. In quello stesso
anno esplode la Rivoluzione Francese che il Nostro definisce
"un'immagine in miniatura del giudizio universale". Sospettato per la
sua corrispondenza con il colonnello Kirchberger del consiglio sovrano
di Berna è colpito da mandato di cattura e costretto a fuggire da
Parigi. Continua intanto la revisione de "L'uomo di desiderio", la sua
opera capitale, la cui prima stesura risale al 1780 e la veste
definitiva al 1802. "L'uomo di desiderio", un'opera strutturata in
trecentouno "cantici" che nella forma riecheggiano i Salmi , ad una
prima lettura appare ostica e di difficile discernimento ; se però il
lettore non superficiale si impegna ad approfondirne i significati
emerge in tutta la sua vasta complessità l'originalità di pensiero del
Filosofo Incognito. Egli sottolinea l'intenso desiderio di rigenerazione
che da sempre anima l'uomo, da così lungo tempo decaduto dal primitivo
stato di grazia. La reintegrazione è possibile solo grazie ad una
intensificazione della spiritualità : "dal momento in cui - scrive
Saint-Martin - la vita spirituale ha inizio nell'uomo, tutta la sua
esistenza si trasforma in un susseguirsi di azioni vive e
consequenziali". Per raggiungere questo obiettivo, l'uomo ha bisogno
dell'aiuto divino perché è continuamente esposto alle sollecitazioni più
pericolose : "l'uomo - dice ancora il Filosofo Incognito - è un universo
compiuto, in cui tutte le forze di tutti i mondi agiscono per ottenere
la realizzazione della loro specifica legge". Ancora : "lo spirito deve
discendere nell'uomo come un torrente facendogli violenza per
purificarlo da tutto ciò che ne ostacola la rigenerazione". E lo
strumento fondamentale della rigenerazione è la preghiera interiore
unita a quella esteriore che si realizza con una serie di atti
giornalieri indirizzati verso il mondo metafisico. "Nuota costantemente
nella preghiera - dice Saint-Martin - come in un vasto oceano in cui non
riesci ad individuare né la riva né il fondo e un cui l'infinita
immensità delle acque ti consenta in ogni istante un'evoluzione libera e
priva di turbamenti". Il filo rosso della reintegrazione corre anche
all'interno de "Il coccodrillo, ovvero la guerra del bene contro il
male", un poema epico-magico in centodue canti in prosa e in versi. La
tesi sostenuta è che l'Adamo primordiale, essenza divina universale,
rifletteva tutte le proprietà del Principio Primo, ma, a causa della
caduta dello spirito, perdette la possibilità di una diretta
comunicazione con Dio, al punto che l'uomo decaduto è ormai costretto a
decifrare la verità attraverso ciò che lo circonda. Riprendere il
contatto con il Principio Primo è possibile soltanto attraverso la
reintegrazione : questo bisogno di unità si manifesta soprattutto per
mezzo del desiderio e della vivificazione della volontà, i quali - ed è
qui la novità rivoluzionaria della concezione saintmartiniana - possono
portare l'uomo ad un ordine intellettuale superiore a quello che
propriamente egli possiede per la sua origine. Il desiderio dunque è
l'elemento che dà ali all'anima : del resto non aveva già scritto sant'Agostino
che chi cerca il Signore lo ha già trovato ? Conoscere l'Altro, per
Saint-Martin, non è un'intuizione intellettuale o metafisica, ma un
mescolare la propria sostanza con quella dell'Oggetto desiderato. Louis
Claude de Saint-Martin morì ad Aunay, presso Sceaux, il 13 ottobre 1803.