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L'Iniziazione Martinista e l'esperienza storica di Carlo Gentile tratto da " La Fenice" Anno I , Napoli Giugno 1949,Fasc. n.3 |
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Un particolare riflesso della iniziativa martinista consiste nell armonizzarsi delle varie possibili forme spirituali in una coesistenza di reciproca illuminante comprensione. Siffatta tendenza, rispondente al tono materno della iniziazione Jonica come dice il Gorel-Porciatti (« II 'Martinismo e la sua essenza ") si esplica in termini esteriori di definizione, quale formula di alleanza universale: socialità religiosa. politica, 'umanitaria dilatata al massimo ; conclusione della vita nella pace, insomma. A questa estrinsecazione exoterica si ricollega un problema delicatissimo, del rapporto cioè tra la esperienza storica e quella iniziatica. Una precisa distinzione a priori elimina qualsiasi interpretazione a rovescio che al programma martinista,in esame superficiale, il profano può attribuire. Infatti il mondo è assillato nei secoli dal desiderio di armonia. I sospiri delle generazioni racchiudono un desiderio sempre uguale: trovare la formula che rendavano l'urto delle mentalità, e chiarisca ogni problema in modo da convincere i viventi e quanti verranno. Eppure, paral lelamente a tale desiderio, si fa strada di continuo, il fallimento i di ogni unità filosofica, religiosa, politica; onde il ripresentarsi degli stessi problemi in veste di dilemmi sempre nuovi. E' una esperienza questa, essenziale per lo spirito di occidente il quale. ha perduto da molti secoli l'abito unitario su base giuridico sociale del mondo romano, e quello di natura religiosa tentato dalla Chiesa nel Medioevo. Nel quadro della consapevolezza storica attuale, una formula unica della vita si concepisce, o come aspirazione ad un vago eclettismo tratto dai dogmi e dai miti degli spiriti diversi, o come concezione nuova, superiore alle altre ed a queste capace di sostituirsi.
La fisionomia apparentemente antistorica del Martinismo risulta evidente alla mentalità profana, poiché il Martinismo, non contento di ripercorrere il motivo dell'associazione degli uomini dì buona volontà - (caratteristica ben nota delle fratellanze di ispirazione iniziatica) - postula una trasvalutazione dei sistemi e dei credi, per poterli avvicinare e congiungere, ed implica quindi in una adattazione di idee in seno alle coscienze dei suoi seguaci, uomini di tutte le fedi. Cerchiamo allora di ristabilire a posteriori il principio esoterico della solidarietà universale ; perché si veda che essa non è confondibile con alcuna generica aspirazione irenistica di natura utiopica,ma indica interno "nel riflesso interno" la consapevolezza di un'opera perennemente in atto. E partiamo dall'esperienza storica ch' è, malgrado le conclusioni di talune scuole filosofiche, essenzialmente relativistica, ossia « dissociativa». L idealismo, desideroso di raccogliere in una formula di necessità razionale e cosmica, le discordanze psicologiche degli uomini — dal panlogismo dello Hegel alla circolarltà dello spirito di Croce — esaurisce il mondo del reale e della storia nella scoperta di legami razionali tra le pagine di un libro scompaginato ab aeterno. Ma non dice perché quelle pagine contengano formulazioni cozzanti e destinate sempre a venire superate, senza che in una di esse ai possa scoprire una'idea conclusiva. Non dice perché la razionalità cosmica debba "farsi" nel dramma della contingenza e della empiria, per rivelarsi a se stessa. Perciò lo scetticismo vede a buon diritto nella storia, la ripetizione di determinati momenti psicologici. Ed infatti, l'uomo del secolo XX, posto dinanzi a certe situazioni ricorrenti nei tempi, rivela in se l'uomo dei millenni .trascorsi; onde si può dire che la barbarie è etema, e di essa si trasmutano soltanto le forme destinate a raccogliere volta per volta l'impeto 'biologico mascherato di ragione e di idealità. Si comprende allora l'origine psicologica di ogni pessimismoper l'umano progresso. La guerra, sanzione ricorrente della irazionalità primitiva, offre .la giu- stificazione sperimentale delle più amare meditazioni. Alla fine di ogni tempesta mondiale, lo storico — si veda ad esempio lo Epilogo, del Fisher (Storia di Europa. III) — potrebbe pronunziare lo stesso giudizio che suggella un libro veramente " vivo " della nostra epoca : " La sola cosa che conta è portare sempre più lon- tano un filo di paglia, sempre per respirare o per chiedersi il perché " (R. Gary, Formiche a Stalingrado, trad. ital. Mondadori). E' lò stesso pensiero ironizzante di Giuseppe Rensi : essere questo non il campo dell'umana "evoluzione, ma soltanto il mondo che sta. Naturalmente la certezza che una morale e un credo sono irraggiungibili, condiziona storicamente il naufragio "fisico"della coscienza individuale, ben più tremendo di quello teoretico di Hartmann: il suicidio ; dal greco Egesia a Carlo Michelstaedter, la cui morte apparve inserzione di un motivo drammatico nel mondo della placida cultura, come l'annunzio il Papini (24 cervelli). Per apprendere l'unità della vita bisogna .uscire dal "modo di interpretazione proprio delle ideologie e dei sistemi. E' indubbio che l`iniziazione occidentale abbia tratto dinanzi agli spiriti la convinzione di leggi di armonia.
Il Pitagorismo, con le sue analogie filosofiche di assonanze numeriche immanenti al mondo fisico ed al complesso dei principii costituenti la vita degli individili, ne è testimonianza ; ed in relazione a queste premesse si svolge la formula programmatica del Martinismo. Partecipi della continua vicenda umana che si articola attimo per attimo sotto i nostri occhi, in quanto inseriti nel piano fisico, " reale" come si dice, della esistenza, noi tutti sentiamo, perfino nel turbinio delle guerre e delle rivoluzioni, richiami continui all'amore universale ; alla conclusione definitiva di ogni problema. Nella politica in ispecie, l'a zione pratica si informa alla fede nella bontà delle formule, nella automatica aderenza fra un sistema e le contingenze della storia. II dogmatismo politico assume talvolta aspetti tipicamente antistorici nella pretesa di risolvere situazioni relative a determinati ambienti,in esclusiva funzione di stili di vita fucinati in luoghi ed in atmosfere psicologiche del tutto diverse. Basta pensare all'amara requisitoria di Vincenzo Cuoco sulla rivoluzione «passiva» del 1799. Ogni sistema di filosofia si pone come "la filosofia" ; ogni rivelazione religiosa vede in se stessa "la religione", ogni credo politico interpreta tutta la realtàdi una funzione di una ideologia. Ed i sistemi, le rivelazioni, le ideologie, hanno la loro visione armonica, pacifica, umanitaria delle cose- Le polemiche tra filosofi e filosofi, tra teologi e teologi, " tra politici e politici, svolgono frequentemente il te ma della malafede. Ma non è così. In sede di critica, non è il caso particolare -dell'uomo in malafede la determinante di un atteggiamento di pensiero. Tutti i credi, parlano di pace ed aspirano a conchiudere la lotta secolare per l'esistenza ed il dissidio delle umane ricerche. E man mano che questi credi, religiosi o politici che siano, si spiritualizzano, man mano cioè che si liberano dalla interpetazione più intollerante delle psicologie elementari, essi assurgono ad alta poesia e a commoventi sogni di universale amore. Perciò tutti ; i sistemi sembrano veri nelle loro formulazioni umanitarie, e da tal punto di vista ogni nuova idea accoglierà proseliti ; ed ugualmente ogni sistema apparirà fallace, quando altri pensatori saranno riusciti ad articolare in funzione dialettica degli errori del primo, un nuovo modo di intendere la vita. Questo circolo chiuso, che è fonte degli scetticismi e delle negazioni, si spiega nella sua necessità, solo impadronendosi delle ragioni inteme della vita, e quindi inziaticamente. Le considerazioni che abbiamo fatte fin qui servono ormai sufficientemente ad isolare in chiarezza un principio essenziale. L'essere non è comprensibile nella sua integrale unità da parte dell'uomo, dato che questi, riassumendo le forze del mondo inferiore ed aprendo la via alla manifestazione di una vita più alta, segna dinamicamente un momento della teofania. Pure, lo individuo ripete nel proprio consistere relativo le linee essenziali della vita intera ; la ricerca umana di una formula che riassorba la fluttuazione empirica dei movimenti irrazionali,si uniforma al lora ad un bisogno naturale di universalità. Questo ispira i voli dell'anima protesa alla esperienza mistica di «vivere di Dio», l'apostolato dei fondatori e dei riformatori delle religioni, inchiodati al tormento di scoprire la parola decisiva per la soddi- sfazione di ogni anima, gli slanci rivoluzionari degli innovatori sociali, e le meditazioni lucide ed aeree del pensiero filosofico. il tentativo di porre la nostra personalità ad immagine del mondo, di risolvere in noi gli in- terrogativi dei secoli, è un errore di prospettiva assurto a legge del moto psicologico nel tempo. Noi non siamo abitante parte del piano fisico. La verità essenziale dell`iniziazione è appunto il riconoscimento di un pluralismo immanente alla personalità. Esso è stato variamente interpretato da mistici e da filosofi, ed ha alimentato tutti i sistemi,dalle testimonianze dei santi, i quali in contraddizione all'empirismo moderno negatore di una sostanza spirituale. Sul pluralismo si impernia qualslasi morale, poiché la morale è sempre distinzione di essere e dover essere. Una traduzione in termini d'arte di questo principio che l'occultismo professò da secoli, è forse la concezione pirandelliana della psicologia, specie se si pensi al tormentato problema del Lazzaro. La coscienza viene meno nella morte apparente, ma l'oasi oscura non può essere soluzione di continuità nella vita, poiché chi è stato morto, continua a vivere. I! giovane .prete che al padre divenuto incredulo, dice : Hai vissuto in Dio , testimonia in fondo che questa coscienza non è se non una coscienza, cioè uno degli aloni di luce più o meno opachi. più o meno vividi, costituenti l'umano Sé. E` chiaro dunque che l'uomo partecipa a piani diversi ed è ri- sultante di principii diversi. Bisogna vivere nella Mente, dice in conclusione l`Ermetismo.Ma per giungere alla trasformazione urge rendersi conto che quella parte di spiritualità legata al piano fisico, alla « realtà » di tutti i giorni, è prigioniera della necessità. Perciò i suoi tentativi di mondo, avranno sempre bisogno di integrazione. Chi pretende estinguere la sete con l'acqua fisica, tornerà sempre a bere, spiega Gesù alla Samaritana. Occorre un'altra acqua che appaghi ogni desiderio. Ecco perche la spiritualità .martinista. parte dal fondamentale desiderio della reintegrazione dell'uomo nella sua divina essenza. Siffatta reintegrazione si mantiene immune dal cristallizzarsi del virtuosismo individuale che distingue la maggior parte dei sistemi della Yoga. a Tutte queste conoscenze tecniche — dice il Sedir — non commuovono il centro eterno del nostro esssere (Yoghe - trad. di M. Levi, pag. 98-Atanor).
La spiritualità martinista possiede l'universalità dell'amore, Ìn quanto si compie per l'umanità i presente e futura — (l'Evangelo a tutte le creature") — senza essere "di tutti.", (senza cioè esaurirsi — dimenticando il concetto ermetico del simbolo primordiale — nel modo antiiniziatìco usato dal Cristianesimo storico per interpretare ciò che Gesù vietò di dare ai non mondi). II mistero della vita è racchiuso nella filosofia dei tré punti sui quali si articola il pensiero di C. Saint Martin. Dio, l'Uomo e l'Universo, sono forme inscindibili, rivelantisi reciprocamente in organica sintesi. L'oggettività o la natura non si può concepire fuori della raffigurazione individuale: la coscienza dell'individuo, il pensiero definito nella relatività storica; è l'unica raffigurazione accessibile alla ricerca. Ma è pure chiaro che non è dato confondere l'Umanità '(l'Adamo celeste — II Figliuolo dell'uomo), con la umanità legata al piano fisico, quella che Platone indicava quale branco di schiavi incatenati nella caverna. Bisogna sciogliere l'uomo dalla servitù 'delle raffigurazioni, e dargli il possesso delle ragioni interne della vita. Il culto della Mente, la contemplazione delle Idee, la nascita del Cristo, rientrano in questa arte che è trasforrnazione, separazione, isolamento di sostanze, elevazione infine. In tal modo l'esperienza attiva della universalità, inconfondibile con tutte le contingenti aspirazioni all'universale, realizza l'eterna integrale consapevolezza di sè del Grande Architetto dell'Universo. Perciò il Martinismo richiede il culto dell'Amore come una condizione essenziale della rinascita del vero Io; onde l'affratel lamento dei suoi mèmbri nella catena occulta.
Per lo stesso motivo l'Iniziazione Martinista non è avulsa dalla dolorosa quotidiana realtà dell'esistenza terrena. Anche in relazione ad un aspetto inconfondibile della spiritualità latina e mediterranea, rivelata in pieno dalla Scuola Italica, il Martinismo non sovrappone, nello studio dei problemi religiosi e sociali, un sistema ad altri sistemi, ne vuole rinchiudersi nell'egoismo di un punto di vista già formulato, preponendolo ad altri. E' sintomatico il fatto che Pitagora rappresenti nella storia dei suoi tempi, non un determinato orientantamento politico, ma l'esigenza di perfezionare moralmente, di nutrire dì universalità insomma, nella sua scuola, quanti dovevano poi darsi alla vita sociale. In ogni ideologia,sistema, o credo, vi e un tentativo di adeguamento dell'anima individuale al mistero del tutto di tutti i paesi e di tutti i riti, trae la sua piccola verità, la sua delle ombre e dalla perenne traduzione luciferica del mito dell'universale. Contro la pretesa appesantisce di forze barontiche dell'io empirico (la cui volontà il moto celeste) ; ridurre il mondo sotto il proprio angolo visuale —si erige dal tempo,oltre il tempo pò, il monumento della spiritualità iniziatica. E poiché tutta la luce dev'essere riscattata, la Piramide confluenza di tutti i riti e di tutte le fedi. Nello stesso modo il sen- verse parti della esistenza de1 mondo, a vincere i settarismi, gli odi e le intolleranze. Come dal - basso le forze tendono a con- , chiuderai nella suprema chiarez za del Punto, così dalla fonte unica " della luce, la saggezza ovunque discende. Ogni pietra dell'edificio è, secondo l'espres sione biblica, « vivente », poiché si pone in rapporto di mutua comprensione spirituale con tutte le altre. Cosi nel suo aspetto prò vicino al piano delle ombre e delle luci, ove si susseguono i drammi del l'intolleranza e le di sfatte del materialismo, il Martinismo appare scuola di elevazione superiore del pensiero. Per esso, che da un lato è rivolto allo Impenetrabile Convento presie duto dal mistero della Morte e del Trionfo, e dall'altro, a tutte le manifestazioni iniziatiche costruttive, nelle loro ramificazioni e specializzazioni, è aperta una via all'avvenire del mondo.Il dramma della umanità terrena, incomprensibile affatto fino a quando l'egoismo ispira la ricer ca, diviene più chiaro, e si pro fila nella sua vera essenza di riflesso del dramma cosmico.Al lora l'uomo, divenuto Eletto Co hen, ossia ministro dell'Unico Vero, interpreta realmente, nella intimità animica, il dolore e l'amore di tutti i pensieri e di tutte- le. fedi. Egli è dunque partecipe di una vita che lo rende un Amico di Dio».
N.d.R. Per concessione dell' Autore, siamo lieti di pubblicare l'Articolo di cui sopra, tratto dal suo volume: "L'umanità, il divino ed il mondo"in corso di stampa (Ardenza - Napoli)