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DOTTRINA GENERALE DI MARTINEZ DE
PASQUALLY Ambelain
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Come tutti gli esoterismi, la dottrina martinista, così come è stata
definita da Martinez de Pasqually nel suo “Trattato della
Reintegrazione degli Esseri”, fa necessariamente ricorso
all’essoterismo per esprimere delle verità metafisiche, poco
percepibili e poco esprimibili per loro natura. E’ così che è
integralmente legata alla Tradizione Occidentale, ed in particolare
giudeo-cristiana.
In quanto al problema della Causa Prima (Dio), il Martinismo fa sue
le conclusioni alle quali giungono i teologi cristiani ed i
cabalisti ebrei, quantomeno ai principi sui quali le diverse scuole
sono d’accordo da sempre: ternario divino, “persone” divine,
emanazione, ecc.. In quanto al resto, è più specificatamente
gnostico (pur presentando questa tesi sotto una forma diversa dalle
scuole collegate a questa parola), perchè pone in principio l’eguale
necessità della Conoscenza e della Fede, ed il fatto che la Grazia
debba, per incidere effettivamente, essere completata dall’azione,
intelligente, comprensiva e libera, dell’Uomo. E’ per questi diversi
motivi che Martinez de Pasqually ha presentato l’esoterismo della
sua scuola sotto l’aspetto della tradizione giudeo-cristiana. Questa
leggenda, che ha avuto certissimamente come autore il Maestro,
deriva da documenti tradizionali che sarebbero stati di proprietà
della sua famiglia da quando un antenato, membro del Tribunale
dell’Inquisizione, li avrebbe presi a degli eretici arabi o ebrei,
in Spagna. Questi documenti sarebbero costituiti da manoscritti
latini, copie degli originali arabi, a loro volta derivati da
clavicole ebraiche.
Comunque sia, ecco un riassunto del “Trattato della Reintegrazione
degli Esseri”, opera tanto rara quanto poco chiara per chi non sia
al corrente delle tradizioni generali che l’hanno ispirata.
Il Mondo, considerato come “sfera materiale”, sottoposto ai nostri
sensi, e “regioni spirituali” dell’Aldilà, non è l’opera di Dio
stesso, considerato in quanto Assoluto. E’ il Vangelo di San
Giovanni ad insegnarcelo:
“In principio (ossia quando debuttano “i tempi”, periodi in cui si
manifestano degli esseri relativi), era il Verbo” (il Logos, la
Parola Divina).
“Il Verbo era presso Dio...” (espressione letterale, esprimente il
testo greco meglio che “con Dio” delle normali versioni).
“Il Verbo era dio...” (e non Dio, maiuscolo. Il testo greco non ha
l’articolo; il Verbo è dunque uno degli “elohim” o figlio di Dio;
questa parola elohim significando, in ebraico, “Egli-gli dei”).
“Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lui, e nulla è stato fatto
senza di lui...”.
Questo Logos è quello che la Cabala chiama Adam Kadmon, colui che
(in tutte le tradizioni religiose antiche) crea gli esseri inferiori
attraverso la sua parola, chiamandoli (sottinteso “alla Vita reale,
manifestata”): “E Adamo diede dei nomi a tutti gli animali ed agli
uccelli dei Cieli, a tutti gli animali dei campi, ma per l’Uomo, non
trovò alcun aiuto simile a lui...”.
Questi “animali dei campi”, questi “uccelli dei Cieli”, non sono
gli esseri comuni a questo nome. Il senso esoterico designa le
creature inferiori all’Uomo-Archetipo, abitante i “piani” o mondi
dell’Aldilà, “regioni spirituali” a cui facevamo allusione poc’anzi.
Durante questa creazione, Dio si avvale dunque di un intermediario.
Cosa che viene confermata dal Capitolo 1 della Genesi (1-2,3): “La
Terra (la Materia primordiale, il Caos) era informe e vuota, e lo
Spirito di Dio aleggiava sulle Acque” (il nou egiziano, l’elemento
più sottile di questa Materia). Il termine “Spirito di Dio” porta la
maiuscola, designando così uno Spirito, distinto da Dio, e affatto
lo spirito di quest’ultimo; cosa che sarebbe un non senso, essendo
Dio necessariamente lo spirito di Se-stesso. E la Genesi non ci dice
che “Dio aleggiava sulle Acque”. Ecco perché poco oltre ci insegna:
“L’Eterno Dio prese dunque l’Uomo e lo mise nel Giardino dell’Eden,
per custodirlo e coltivarlo...” (Genesi 11,15).
Questo giardino è un simbolo, che significa la Conoscenza divina,
accessibile agli esseri relativi. In effetti, la Cabala, tradizione
segreta, è frequentemente designata come “Frutteto” mistico. In
ebraico, frutteto si dice ghineth, parola formata da tre lettere (ghimel,
noun, tau) iniziali delle tre scienze secondarie, chiavi della
Cabala: la Ghematria, il Notarikon, la Temurah.
L’Uomo primitivo di cui parla la Genesi, nel suo racconto puramente
simbolico, non è un essere di carne, di forma come noi ma uno
Spirito, emanato da Dio, composto di una “forma” (che la Genesi
chiama il corpo), analoga al “corpo glorioso” definito dai teologi,
creato dall’Eterno Dio, e da una scintilla animatrice che è
integralmente divina, poiché la Genesi ci dice che fu il “soffio”
stesso di Dio. Il nostro Uomo-Archetipo è dunque semi-divino. E’
sorto dalla Materia primordiale (dal Caos, composto di Terra ed
Acqua - simbolici), per la sua “forma”, ed è sorto da Dio per quel
soffio divino che l’anima, soffio sorto da Dio stesso.
Adamo ed il Verbo Creatore sono simili, poiché l’Uomo-Archetipo
continua, nel simbolico “giardino” dell’Eden, l’opera iniziata dallo
Spirito di Dio. Eppure, questo Verbo Creatore ed il Verbo Redentore
sono diversi.
Certo, è indiscutibile che il Cristo (che Martinez chiama il
Riparatore) è contemporaneamente dio (per la sua origine) e uomo
(per la sua incarnazione). La Teologia lo ha dimostrato. Ma, allo
stesso modo che un bambino di dieci anni ed il vecchio che sarà in
seguito sono un solo e stesso essere (sotto caratteristiche ed
aspetti diversi)! C’è tra loro continuità di coscienza assoluta, se
non c’è più somiglianza d’aspetto o di reazioni inferiori. Ad un
livello simile, l’anima che ha animato un corpo umano comune,
animandone poi un altro, venti secoli dopo, sarà sempre
identicamente se stessa nelle sue due diverse manifestazioni, benché
dette manifestazioni siano potute essere apparentemente
diametralmente opposte, per effetto del “ruolo” oscillatorio
definito con la nota espressione di “karma”.
Parallelamente all’Adam-Kadmon (l’Uomo-Archetipo o Cosmico),
esistevano altri Esseri, sorti da una Creazione anteriore, diversa
di natura e di “piano”, senza legami con quella che ci espone
dettagliatamente la Tradizione della Genesi. Questa creazione è
quella detta degli “Angeli”, che altre tradizioni ci riportano e che
tutte le teologie analizzano. Sono queste due diverse creazioni che
la Genesi sottintende nel suo primo versetto: “In principio, Dio
creò il Cielo e la Terra”. Subito, la Genesi tralascia la prima
Creazione (sulla quale pare che Mosé non possedesse alcuna
informazione) e passa alla seconda: “La Terra era informe e vuota,
le Tenebre aleggiavano sulla superficie dell’Abisso...” (Genesi 1
,2).
Altri elementi della Tradizione giudeo-cristiana ci insegnano che
gli esseri di quella Creazione primitiva (simboleggiata dal
“Cielo”), ossia gli Angeli, si scissero in due categorie, gli Angeli
fedeli e gli Angeli ribelli, in seguito ad una prova voluta da Dio.
Questo è stato capito male. Dio, principio di infinita perfezione,
non ha potuto tentare gli Angeli dopo la loro emanazione, né
espellerli, dopo la loro involuzione. Al contrario, certe entità,
giunte al termine della Missione per la quale Dio le aveva emanate
(ossia liberate, dotate così necessariamente del libero arbitrio),
si sono rifiutate di reintegrare l’Assoluto, il Piano Divino, fonte
del Sovrano Bene. Hanno allora preferito l’io, momentaneo, perituro,
illusorio, al Sé, eterno, reale, imperituro. Hanno preferito vivere
“al di fuori” di Dio, piuttosto che assorbirvisi, e beneficiare così
delle sue infinite perfezioni.
Sono dunque loro che si sono momentaneamente allontanati da Dio, con
un atto libero, per quanto sbagliato. Non è l’Assoluto che li ha
rigettati ingiustamente, né ad essere la causa del loro esilio. Di
conseguenza, il ritorno indietro, e la redenzione, rimangono
possibili, quando l’Entità celeste consentirà di riprendere la
strada del Divino.
Ma in attesa di questo ritorno verso la Luce e la Verità immanenti,
rimangono, con il loro atteggiamento egoico: ribelli (all’offerta
divina primitiva e permanente); smarriti, (poiché al di fuori del
loro legittimo destino); perversi, (poiché viventi “al di fuori” del
Sovrano Bene, e dunque “nel Male”).
Ebbene, ogni cosa corrotta tende, per sua natura, a corrompere ciò
che è sano. E nel campo degli esseri spirituali, ancor più che in
quello dei corpi materiali, in quanto vi si mescolano: l’invidia o
la gelosia (coscienza, malgrado tutto, di una inferiorità reale),
l’orgoglio (volontà di avere l’ultima parola!), e l’intelligenza
(rimasta la stessa, ma per la massima attivazione di questi
difetti).
Ecco perché la Tradizione ci dice che l’insieme degli Esseri
spirituali perversi (l’eggregore del Male), indicato con l’immagine
del Serpente, fu geloso di questo essere, superiore a loro, e
“immagine” del Dio al quale queste Entità decadute pretendevano di
sottrarsi.
Hanno dunque agito (senza dubbio telepaticamente), su Adam-Kadmon,
incitandolo a varcare i limiti delle sue possibilità naturali.
Essere misto per sua natura, a metà spirituale e a metà formale,
androgino dove la Forma e lo Spirito si compenetravano mutuamente,
l’Uomo-Archetipo doveva mantenere una certa armonia, un equilibrio
necessario, in quel Campo dove Dio lo aveva posto. Doveva vegliare
sulle sue disposizioni, operarvi, continuare il lavoro di quello
“Spirito di Dio” di cui era il riflesso, l’intendente, il celeste
“maitre-Jacques” immediato.... Era a questo ruolo di Architetto
dell’Universo che l’Adam-Kadmon era preposto, ma di un Universo più
sottile del nostro, il “Regno” che non è di questo mondo, di cui
parlano i Vangeli.
Sotto l’impulso delle entità metafisiche perverse, l’Uomo-Archetipo
si è mutato in Demiurgo indipendente. Rinnovando il suo errore, ha
modificato e perturbato le Leggi che aveva per compito di far
osservare. Ha tentato, audace e ribelle, di farsi creatore a sua
volta, e di eguagliare con le sue opere Dio stesso. Non è riuscito
che a modificare il suo primitivo Destino.
E’ quanto le due identiche leggende, quella di Lucifero, primo degli
Angeli, e quella di Adamo, primo degli Uomini, ci riportano nel loro
svolgimento parallelo. E’ forse da questa tradizione che deriva
l’uso di consacrare, agli dei o a Dio, le primizie del raccolto o il
primo nato del gregge. Sta di fatto che, nel simbolismo della storia
dell’umanità che ci racconta la Genesi, tutti i primogeniti: Caino,
Cam, lsraele, Esaù, ecc., sono misteriosamente segnati da un destino
avverso.
Ma mentre Dio, nelle sue infinite possibilità, può trarre qualcosa
dal Nulla, l’Uomo, creatura dalle possibilità limitate, non può che
modificare ciò che già c’è, senza nulla estrarre da quello stesso
Nulla.
L’Uomo-Archetipo, volendo creare degli esseri spirituali, come Dio
aveva creato gli Angeli, non ha fatto che oggettivare i propri
concetti. Desideroso di dar loro dei corpi, non ha potuto che
integrarli nella Materia più grossolana. Volendo animare il Caos (le
“Tenebre esterne”), come Dio aveva animato il Mondo metafisico che
gli era stato primitivamente affidato, non ha fatto che
impantanarsi.
Infatti, Dio “essendo”, nel senso più assoluto della parola (“lo
sono colui che è” dice a Mosé, sul Sinai), alcun Nulla preliminare
può esistere. Per creare la Materia primitiva, Dio ha semplicemente
contratto una parte delle sue infinite perfezioni di una porzione
della sua essenza infinita. Questa contrazione parziale della
Perfezione spirituale più assoluta è inevitabilmente sfociata nella
creazione dell’Imperfezione materiale relativa. Questo giustifica
che la Creazione, qualunque essa sia, non può mai essere perfetta.
E’ necessariamente imperfetta per il fatto che non è Dio!
Ad imitazione dell’Assoluto, Adam-Kadmon tenterà dunque di crearsi
una “materia prima”. Alchimista inesperto, sarà all’origine della
sua Caduta.
L’Uomo-Archetipo è un essere androgino. La Genesi (Cap. 1 27,28), ci
dice che: “Dio creò l’Uomo a sua immagine, maschio e femmina lo
creò....”. E’ questo elemento negativo, femminile, che Adamo
oggettiverà, fuori da se stesso. E’ questo “lato” sinistro,
femminile, passivo, lunare, tenebroso, materiale, che darà vita -
separandosi dal “lato” destro, maschile, attivo, solare, luminoso,
spirituale ad Eva. La Donna-Archetipo è dunque tratta da uno dei due
“lati” dell’Androgino, e non da una delle sue “costole” (Tutte le
religioni antiche hanno conosciuto un essere divino, originale, che
era contemporaneamente maschio e femmina).
La Genesi ce lo dice (Cap. II - 23,24):
“E Adamo disse: questa è ossa delle mie ossa, carne della mia carne
(lui, conserva quindi lo spirito, l’anima), sarà chiamata Donna - in
ebraico Isha -, in quanto è stata tratta dall’Uomo, - in ebraico Ish”.
E’ questa nuova Materia, l’Eva della Genesi, la Donna simbolica, che
Adamo “penetra” per crearvi la Vita. L’Uomo-Archetipo si è dunque
degradato tentando di eguagliarsi a Dio. Il suo nuovo campo è il
Mondo iliaco della Gnosi, il nostro Universo materiale, mondo pieno
di imperfezioni e di mali. Il poco bene che vi risiede, viene dalle
antiche perfezioni dell’Uomo-Archetipo. In quanto, scisse in due
esseri diversi, la somma di dette perfezioni originali non può
essere totale in ciascuno di loro.... Vi è dunque una caduta.
E’ anche per questo che la Natura era stata deificata dai culti
antichi. Era dunque proprio la Madre di tutto ciò che è, ma di ciò
che è “sotto i Cieli”, semplicemente... lside, Eva, Demetra, Rhea,
Cibele non sono che simboli della Natura materiale, emanata dall’Adam-Kadmon,
personificata dalle Vergini Nere, simboli della Prima Materia.
L’essenza superiore di Adam-Kadmon, integrata in seno alla Materia
nuova, è diventata lo Zolfo, espressione alchemica designante
l’anima del mondo. L’essenza seconda, il mediatore plastico, ciò che
costituiva la “forma” di Adamo, il suo doppio superiore, è diventato
il Mercurio, altra espressione alchemica designante l’Astrale degli
occultisti, il piano intermedio. La Materia sorta dal Caos secondo,
è il Sale alchemico, il supporto, il ricettacolo, la prigione.
Parallelamente possiamo dire che Adamo è diventato lo Zolfo, che Eva
ha dato il Sale, e che il Caino della Genesi è il Mercurio di questa
simbolica triade. Termini che l’Alchimia conosce anche sotto quelli
di Re, di Regina, e di Servitore dei saggi....
Si concepisce allora perché, in tutti i suoi gradi, la Materia
Universale sia vivente, come ammette l’antica alchimia e la moderna
chimica, e come, nelle sue manifestazioni, può essere più o meno
cosciente ed intelligente. Attraverso i quattro regni della Natura,
minerale, vegetale, animale, umano (tra i quali non c’è peraltro
alcuna soluzione di continuità), è l’Uomo-Archetipo, l’Adam-Kadmon,
l’Intelligenza demiurgica primitiva, che si manifesta, dispersa,
sparpagliata, imprigionata. E’ questo, quel rivestimento di “pelli
di animali” che ci racconta la Genesi: “E Dio fece all’Uomo e alla
Donna degli “abiti di pelle” e li rivestì...” (Cap. III, 21). Questo
Universo nuovo è anche diventato il rifugio delle entità decadute.
Vi si sono rifugiate per allontanarsi ancora di più dall’Assoluto,
nella chimerica speranza di sfuggire alle Leggi eterne, ovunque
presenti.
Gli Esseri malefici hanno dunque un interesse primordiale perché
l’Uomo, disperso ma ovunque presente in seno alla Materia
costituente l’Universo visibile, continui ad organizzare ed animare
questo ambito, ormai il loro.
Come l’anima dell’Uomo-Archetipo è prigioniero della Materia
universale, l’anima dell’uomo-individuo è prigioniera del suo corpo
materiale. E la morte fisica (il solo effetto significativo che vi
abbia guadagnato, ci dice la Genesi...) e le reincarnazioni che vi
susseguono, sono i mezzi attraverso cui le entità decadute
manifestano la loro influenza sull’Uomo. Si capisce allora meglio la
parola del Redentore, “sentita” dai Profeti, come lsaia: “O Morte,
dov’è la tua Vittoria? O Morte dov’è il tuo pungolo...” (il pungolo
dei sensi, che sollecitano l’anima separata a reincarnarsi in un
corpo materiale).
La Potestà, la Saggezza, la Bellezza che si manifestano ancora in
questo Universo materiale, sono questi gli sforzi
dell’Uomo-Archetipo per ridiventare ciò che era prima della sua
Caduta. Le qualità contrarie, sono le entità decadute che ve le
manifestano, al fine di conservarvi il “clima” che hanno sperato di
fargli creare, per sussistervi così come lo hanno voluto al tempo
che fu, quando hanno deliberatamente interrotto il loro ritorno
verso l’ Assoluto.
L’Uomo-Archetipo non riprenderà possesso del suo primitivo Splendore
e della sua Libertà, che separandosi da questa materia che lo
invischia da ogni parte. Per questo, occorre che tutte le cellule
che lo compongono (gli uomini-individui), possano dopo la loro morte
naturale, ricostituire l’Archetipo integrandovisi definitivamente,
sfuggendo così ai cicli delle reincarnazioni.
Allora, i microcosmi rifaranno il Macrocosmo. Gli uomini individui,
riflessi materiali dell’Archetipo, sono dunque anche (qualche
gradino al di sotto), dei riflessi divini. Come l’Archetipo è,
anch’esso, il riflesso di Dio, del primitivo Verbo Creatore o Logos,
dello Spirito di Dio di cui parla la Genesi.
E’ dunque proprio lui, il “Grande Architetto dell’Universo”.
Qualsiasi culto di adorazione reso a quest’ultimo è dunque un culto
satanico perché reso all’Uomo e non all’Assoluto. Ecco perché la
Massoneria lo INVOCA senza adorarlo.
Per sfuggire ai cicli delle reincarnazioni successive in questo
mondo infernale (inferno: luoghi bassi), occorre che
l’uomo-individuo si stacchi da tutto ciò che lo attrae verso la
Materia, e si liberi così dalla schiavitù delle sensazioni
materiali. Deve anche elevarsi moralmente. Contro questa tendenza
verso la Perfezione, le Entità decadute lottano senza tregua,
tentandolo in mille modi, al fine di attirarlo in seno al Mondo
invisibile, e conservare su di lui la loro influenza occulta.
Contro di loro, l’uomo-individuo deve lottare smascherandoli e
rigettandoli fuori dal suo campo. Vi perverrà, da una parte con
l’Iniziazione - che lo ricollega agli elementi dell’Archetipo già
riuniti e costituenti l’essoterica “Comunione dei Santi”, dall’altra
con la Conoscenza liberatrice che gli insegna i mezzi per
accelerare, per il resto dell’Umanità accecata, e attraverso il suo
lavoro personale, l’affrancamento definitivo.
In quest’ultime possibilità, entrano in particolare le grandi
Operazioni equinoziali che tendono a purificare l’Aura terrestre per
mezzo di esorcismi e di scongiuri, specifici dei riti di Alta Magia,
e che gli Eletti Cohen chiamavano i “Lavori” o il “Culto”.
Soltanto allora, da questa definitiva liberazione individuale,
sorgerà infine la grande liberazione collettiva, che sola permetterà
la ricostituzione dell’Archetipo, poi la sua reintegrazione nel
Divino che a suo tempo lo emanò. Abbandonato a se stesso dal suo
animatore, il Mondo di materia si dissolverà, non essendo più
vivificato, armonizzato, condotto, dall’Archetipo. Sotto l’impulso,
naturalmente anarchico, delle entità decadute, questa
disaggregazione delle parti del Tutto si accelererà. L’Universo
allora finirà e sarà la “fine del Mondo” annunciata dalle tradizioni
universali.
“Come un libro che si scorre, il Cielo e la Terra passeranno”!
L’Essenza Divina rioccuperà allora gradualmente quelle “regioni”
della sua essenza da cui si era primitivamente ritratta. Le
illusioni momentanee, battezzate col nome di creature, di esseri, di
mondi, scompariranno. In quanto Dio è Tutto, e Tutto è in Dio,
benché Tutto non sia Dio! L’Assoluto non ha tratto niente da un
Nulla illusorio, che non potrebbe esistere al di fuori di Lui, senza
essere Lui stesso.
Nient’altro che questa ritrazione della divina essenza, ha permesso
la Creazione dei Mondi, angelici, materiali, ecc. Come è anche la
ritrazione di quella stessa essenza che ha permesso l’emanazione
degli Esseri spirituali.
E così si effettuerà la simbolica “vittoria” del Bene sul Male,
della Luce sulle Tenebre, con un semplice ritorno delle cose nel
Divino, con una riassimilazione degli esseri, purificati e
rigenerati.
Tale è l’esoterico svolgimento della Grande Opera Universale.