Le Donne nel Martinismo
 

Francesco Brunelli

 

 


 

Scrisse il Ragon a proposito del problema delle donne e la Massoneria che «se nostro padre Adamo aprì una Loggia questo lo poté fare soltanto con la sua donna. E dei massoni sottili, non hanno mancato di aggiungere che essendosi il serpente della Genesi rivolto dapprima ad Eva per farle gustare i frutti dell’albero della scienza, evidentemente la donna fu la prima ad essere iniziata ed è lei che inizia Adamo, l’uomo».
E ciò — battuta a parte — deve farci veramente soppesare quanto noi stiamo dicendo in questo congresso, congresso che vorrebbe esaminare sotto tutti i punti di vista il problema della donna nella iniziazione Martinista. In questo intervento l’argomento è limitato alle figure storiche femminili nel Martinismo delle origini.
È ben noto che il primo iniziatore del movimento fu Martinez de Pasqually che fondò l’Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen tra le cui fila militarono G. B. Willermotz che trasformò il movimento originario in quello che venne poi chiamato willermozismo e Louis Claude de Saint Martin che diede vita al Martinismo.
Attraverso trasmissioni individuali da L. C. de S. Martin si originò il movimento Martinista attuale che fu fondato a Parigi in seguito all’incontro tra Papus e Chaboseau, i due portatori di due linee tradizionali derivanti da quella che fu chiamata la scuola Martinista. Non ci dilungheremo oltre in questo accenno, perché il resto è da tutti voi ben conosciuto.
Esso tuttavia si è reso necessario per suddividere, didatticamente, in tre fasi o in tre periodi la nostra storia e collocare quindi in questi periodi le figure femminili che vogliamo qui ricordare.
All’epoca della fioritura Martinezista non si ebbe una sola donna, la sorella di Willermotz, iniziata nell’Ordine degli Eletti Cohen di Martinez de Pasqually, ma anche altre e ciò con il pieno consenso ed appoggio di Saint Martin la cui posizione è netta e precisa. Egli infatti ha scritto: «L’anima femminile non esce forse dalla stessa sorgente da cui proviene quella rivestita di un corpo maschile? Non ha lo stesso lavoro da compiere, lo stesso spirito da combattere, gli stessi frutti da sperare?».
E diamo ora i nomi delle donne iniziate ai gradi Cohen nell’ordine ed ai tempi di Martinez de Pasqually (donne che per accedere a tali gradi avevano dovuto necessariamente ricevere i tre primi gradi della Massoneria secondo l’uso d’allora).

Scrive il Le Forestier che intorno al 1770 l’Ordine degli Eletti Cohen sul problema dell’ammissione delle donne fu costretto a prendere posizione (come del resto avveniva nelle altre organizzazioni iniziatiche) con una soluzione non netta. Pasqually aveva un suo motivo, negava alle donne il potere di comandare agli spiriti, tuttavia un articolo degli Statuti dell’Ordine permetteva di ricevere le donne a condizione che vi fosse l’assenso «diretto e fisico della Chose» cioè di un «passo» osservato nel corso di una operazione eseguita a questa intenzione.
Le sorelle iniziate — come risultano dalla letteratura in nostro possesso — furono poche. Matter e Joly, citano la principessa de Lusignan, la signorina Chevrier (una delle allieve preferite di Martinez), la signora de Brancas. Tali iniziazioni erano tuttavia molto discusse, anche delle riserve furono poste per l’iniziazione della signora Provenzal, sorella di Willermotz, ben nota con il nome di «piccola madre» così come usava chiamarla Saint Martin che le era devoto. Claudina Teresa Willermotz fu una delle figure femminili più importanti nell’Ordine degli Eletti Cohen.
Essa venne iniziata dallo stesso fratello Willermotz dopo uno scambio di lettere e richieste durato dal 1771 al 1773 tra lui ed il suo Maestro Pasqually, tramite Saint Martin allora suo segretario. Ma lei stessa e le altre consorelle, non sembra che oltrepassassero il grado di Maestro Eletto Cohen.
Nell’elenco citato dal Van Rejnberk figurano: a Parigi, la signora de Lusignan; a Lione la signora Provenzal, la signorina de Brancas e la signora di Coalin; a Bordeaux la signora Delobaret (vedova di Martinez). Questa lista è del 1781, e probabilmente qualche altra donna fu ammessa all’Ordine; così discussa è l’appartenenza della marchesa de la Croix perché pare che il Gran Maestro de Caignet rifiutò il suo ingresso mentre Matter afferma ch’essa fu reclutata da Martinez durante uno dei suoi viaggi a Parigi, sicuramente fu tra i suoi discepoli. Da notare che in un altro elenco dei membri dell’Ordine dato da Papus, la signora Provenzal figura come avente raggiunto il massimo grado, quello di REAU+Croix nel 1774.
Abbiamo già detto della sua parentela con Willermotz e dell’affetto di cui essa era circondata dai martinezisti della prima epoca. Diciamo su di lei qualche cosa di più!
Rimasta vedova nel 1769, con un figlio da allevare, tornò presso il fratello G. B. Willermotz ed il padre, dopo la morte del quale, costituì il punto centrale intorno a cui ruotava la famiglia. E lì restò per tutta la sua vita, fortemente unita al fratello sotto tutti gli aspetti. Tutti quelli che la conobbero ricevettero da lei «sostegno, esempio e consolazione». Tutti coloro che su di lei hanno lasciato una testimonianza ne parlano con grande attaccamento e con rispetto affettuoso. Saint Martin, che soggiornò presso di loro e vi scrisse il suo primo volume «Degli errori e della verità», la chiama «la sua buona madre»: non ha segreti per lei e le dedica una invocazione composta a suo uso; Antoine Point, l’erede spirituale di Willermotz, scriveva in una lettera del 1832 che aveva scoperto in lei una vera guida spirituale. «... Ero giovane, fu nel 1793, e la mia amica che oserei chiamare mia madre, desiderò che divenissi l’intimo di suo fratello. Mi invitò a chiedere l’iniziazione massonica... ecc.».
Morì nel 1810 dopo una broncopolmonite, ai primi giorni di maggio.
Delle donne martineziste dovremmo dilungarci veramente in misura maggiore per scoprire il loro ruolo in un organismo «operativo» e «teurgico» quale quello dei Cohen. Possiamo per ora affermare ch’esse ebbero la funzione di ispiratrici, di stimolo, di consolazione, qualità queste tutte femminili.
Dicemmo sopra della marchesa de la Croix e della sua dubbia appartenenza all’Ordine, ma della indubbia istruzione esoterica ricevuta da Martinez de Pasqually. Il Le Forestier le dedica un intero paragrafo, la Yoly la cita e così Matter soprattutto per i suoi rapporti con Louis Claude de Saint Martin.
Questa donna pare abbia avuto una gioventù veramente poco edificante, nipote del vescovo di Orleans, moglie del marchese de la Croix generale al servizio del re di Spagna, visse presso il vice legato di Avignone, il Cardinale Acquaviva, perdutamente innamorato di lei. Rimasta vedova, di passaggio a Lione avendo letto il libro «Degli Errori e della Verità» passò dalla incredulità più vieta ai misticismo più marcato. Ospitò Saint Martin, lo introdusse nella società parigina, e presso di lei egli scrisse il suo libro capitale «Tableau Naturel». Si trasformò in veicolo di potenze spirituali, divenendo una guaritrice eccezionale mediante la imposizione delle mani e la recita di preghiere. Possedeva anche il dono della visione. Saint Martin scrisse ch’essa aveva «un’anima ripiena di un vero desiderio» e testimonia delle «sue sensibili manifestazioni».
Involontariamente siamo giunti alla seconda epoca martinista, quella successiva alla morte di Pasqually, epoca in cui i due maggiori discepoli ne divulgheranno le dottrine pur tradendone le tecniche.
Saint Martin, ebbe un notevole successo presso la società di quel tempo ed ebbe numerose amicizie femminili. Furono queste donne iniziate? Gli studiosi — ed Amadou lo prova nel suo volume dedicato a Saint Martin — affermano che «le iniziazioni individuali di S. M. sono una realtà». Nel suo legame — di natura spirituale — egli fu tuttavia condotto sempre da questa regola: «io rimango fermo nella opinione che le donne debbono essere in piccolo numero tra di noi e soprattutto scrupolosamente esaminate». E la ragione? Amadou ce la pone in evidenza: «La donna mi è apparsa migliore dell’uomo, ma l’uomo più vero di una donna».
E il carosello di donne potrebbe cominciare se volessimo elencarle tutte.
Presso Willermotz, con l’assistenza di Claudina Teresa (e quella del Fratello), scrive «Degli Errori e della Verità», presso de La Croix e presso la de Lusignan scrive il «Tableau Naturel», le due sue maggiori opere, all’intenzione de la Bourbon scrive l’«Ecce Homo». La signora de Boecklin lo ispira e provoca in lui quella rivoluzione filosofica che sorge dopo la conoscenza delle opere di Boehme ed il suo soggiorno a Strasburgo.
Non possiamo soffermarci oltre. Saint Martin ebbe dalle numerose donne che ha spiritualmente conosciuto ed a cui si è fraternamente legato tutto quell’aiuto e quelle ispirazioni che lo hanno formato maturato e sostenuto in tutta la sua vita. Ne abbiamo nominate alcune, le più note, ad esse dovremmo dedicare pagine e pagine intiere per rievocarle... non lo possiamo fare in questa breve comunicazione. Né forse potremmo mai farlo, ma vorremmo che qualche nostra sorella dedicasse — traendone sicuro giovamento — molto tempo in queste ricerche sì da avere dei profili fortemente rivelatori.
Tra le amicizie di Saint Martin ricorderemo la più importante, quella con la duchessa di Bourbon, sorella del duca di Chartres, Gran Maestra delle logge femminili della Massoneria francese. Importante dal punto di vista del censo, importante perché qui forse Saint Martin non ha ricevuto nessuna ispirazione se non quella di scrivere per la duchessa il volume ricordato in cui si demitizzano chiaroveggenti, magnetizzatori ed apparizioni astrali.
Ricorderemo che anche l’altro discepolo, Willermotz, fu per qualche tempo occupato con rivelazioni provenienti da un «Agente Incognito» tramite una donna, Maria Luisa de Monspey signora di Valliere, Canonichessa del Capitolo di Remiremont. La «chose» evocata nelle operazioni aveva trovato un mezzo femminile per manifestazioni? Gli studi in corso ce lo diranno perché troppo facilmente si possono trarre illazioni troppo affrettate e troppo partigiane.
E dopo questo excursus il periodo intermedio sino a Papus. Le trasmissioni avvengono da uomo a uomo, forse senza cerimonie, forse con un simbolismo limitato, sempre con l’imposizione delle mani.
E la catena iniziatica di Chaboseau, passa per una donna, senza di essa, nulla si sarebbe potuto più trasmettere. Il suo nome Amelia de Boisse-Mortemart.
Il ricordo di questa donna viene da una lettera indirizzata da Jean Chaboseau, figlio di Augustin, a Papus. Poiché essa è il solo documento in nostro possesso, la traduciamo.
«Mio padre aveva solo 18 anni ed era solo a Parigi, mio nonno in quell’epoca era di guarnigione a Tarbes, poi a Mans. Mio padre aveva qualche indirizzo di corrispondenti della famiglia, tra questi quello di una anziana signora morta tra il 1928 ed il 1938. Non ho potuto sapere la data esatta dal suo nipote Jean perché è letteralmente terrorizzato quando gli si parla della nonna come avente degli interessi al di fuori del catechismo o della iniziazione di Cristo (questo nipote è un religioso).
«Va dunque a trovare questa signora e, musicista coltivato, amava trascorrere i giovedì sera presso di lei. Questa signora si mise in testa di completare la cultura del giovane che per i suoi gusti trovava troppo universitario. Gli fece scoprire per esempio Balzac... e gli fece aprire gli occhi su alcuni filosofi che mio padre teneva in disparte, sino a che poco a poco lo condusse a conoscere gli «illuminati» ed i teosofi della fine del XVII e dei primi del XIX secolo, in particolare Ballanche. Naturalmente gli lesse molti testi di Louis Claude de Saint Martin. Tutto ciò lo ho sentito raccontare spesso da mio padre, ed in modo particolare lo narrò per esteso in una riunione Martinista presso Canudo, riunione protrattasi molto tardi perché gli ascoltatori rimasero incantati dai ricordi evocati a mezza voce in quella atmosfera che tu puoi conoscere e rivivere.
«Un giorno Amelia disse a quest’uomo che esisteva «qualche cosa», una tradizione si era perpetuata individualmente, segretamente o quanto meno discretamente. Successivamente gliene parlò con precisione e lo ricevette nella catena dei Superiori Incogniti.
«Il seguito lo conosci, mio padre studiava medicina, parallelamente all’induismo. Fu all’ospedale parigino della Carità che conobbe Papus...».
Questa iniziazione è di estrema importanza perché come tutti sapete fu dall’incontro tra Chaboseau e Papus che nasce il Martinismo contemporaneo formato dapprima dai soli ricordi di questi due iniziati. Ed è una donna, per mezzo di una femmina, che una tra le più segrete e le più antiche iniziazioni venne trasmessa e — il che è importantissimo — conservata. A questa donna oggi è intitolata una delle più fiorenti logge martiniste.
Non aggiungerò altro, né altri nomi seguiranno a questo elenco, è bene infatti che se le memorie vengano trasmesse, le donne che lavorano oggi tra di noi e quelle che hanno lavorato recentemente siano ricordate da chi ci seguirà... ma questi pochi, pochissimi nomi, queste poche figure che ho evocato per voi tutti sono il simbolo di quante tra le file del Martinismo e delle società esoteriche, fianco a fianco con gli uomini sorreggendoli, stimolandoli, ispirandoli... hanno contribuito a perpetuare i nostri segreti, i segreti dell’uomo e della donna reintegrati o «riconciliati». A loro tutte vada quindi il nostro saluto ed il nostro omaggio riconoscente.
   

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