Cohen e Martinisti
 

Francesco Brunelli

 

 

Debbo premettere che controvoglia mi accingo a scrivere questa replica all’articolo di Aldebaran S.I.I. pubblicato nel n. 6 di Conoscenza del 1971 per un motivo assai evidente, determinato dalla diffidenza — direi così — di chiarire in un giornale (che per quanto diffuso in cerchi ristretti è pur sempre un giornale «profano») dei fatti estremamente riservati quali quelli iniziatici.
Tuttavia poiché Aldebaran non è in grado di discernere ciò che è dovuto a Dio e ciò che è dovuto a Cesare, cercherò di dire (... senza dire) le cose che debbono esser dette, ben conscio che non io ho scelto questo piano che una certa riservatezza ed un certo buon gusto avrebbero fatto escludere a priori.
Aldebaran parte da un articolo pubblicato da F.B. sulla Rivista Massonica del mese di settembre 1971, e non avendo capito il perché quell’articolo fu pubblicato in quella forma (e nessuno del resto lo autorizzava a capire) lo critica facendo una lezione su come si deve scrivere la storia. Nessuno ovviamente gli contrasta la «cattedra» di storico che si è autoappioppato (ognuno si può ritenere ciò che desidera, purché non danneggi la collettività in cui vive) tuttavia è bene precisare che la storia e la ricerca storica del mondo profano differiscono alquanto dalla storia e dalla ricerca del mondo iniziatico. Vorrei aggiungere per gli eventuali sprovveduti lettori, che esiste qualche differenza sostanziale tra i due mondi per cui se le tecniche e la prassi del mondo profano possono essere adottate ed applicate nel mondo iniziatico esse sono valide sino ad un certo punto e cioè sino alle frange profane di quell’altro mondo. E se è vero il contrario, come Aldebaran sembra credere, allora i due mondi sono eguali e lui stesso, che non trascura di titolarsi da iniziato, in sostanza ne è fuori.
Che sia fuori dalle cose di cui vuol discutere, questo è chiaro, Aldebaran non è mai stato un Cohen, né lo è, né lo sarà mai. Tuttavia con la sua mentalità profana, possedendo dei documenti (che poi sono sparsi nella letteratura iniziatica ed accessibile quindi a tutti) ha la pretesa di discutere su un Ordine cui non appartiene, non solo, ma ha la pretesa di correggere e di insegnare agli altri partendo da documenti di cui non conosce né le motivazioni che li hanno causati, né gli effetti ch’essi hanno determinato. Potremmo commentare il suo scritto con le sue stesse parole: «Si tratta di semplice nozionismo esatto (per la parte che un profano al di fuori dell’Ordine può conoscere), ma assolutamente bastante per dare un’idea generale».
E se il possesso di quattro cartoni (che come lui scrive mi sono stati dati in copia fotostatica) che nulla hanno a che vedere con la ritualità Cohen (e questo lo posso attestare io e non lui — che non è Cohen —) gli danno la possibilità di autoconferirsi il diritto di giudicare di fatti ed eventi che esulano dal suo campo e dal suo mondo, sia ben chiaro che si tratta di un autoconferimento che non dovrebbe debordare nel mondo profano a meno che questo debordamento non sia artatamente condotto per intorbidare delle acque a scopi particolari su cui non desidero indagare, tanto questi scopi e questi metodi sono lontani dalla prassi iniziatica.
Ci sono tuttavia delle cose da dover puntualizzare perché altri «storici» non ricadano in errori, ricalcando gli orrori scritti da Aldebaran nell’articolo citato. Ovviamente, e per quanto premesso, e per non occupare tutto lo spazio della rivista che mi ospita, debbo limitarmi alle cose fondamentali.
Dall’articolo si trae l’impressione che gli Eletti Cohen in Italia vivessero da lungo tempo coperti dal manto della cosiddetta Grande Montagna veneziana. (Qui uno «storico» direbbe che non è documentata l’esistenza di una montagna nella laguna veneta!).
In effetti a Venezia non esisteva niente di Cohen e quando dico niente intendo proprio ciò che la parola significa. Su cosa si basa Aldebaran per scrivere (pag. 29) e far capire che Ambelain avrebbe dovuto andare a cercare lumi a Venezia quando scrive «da chi fu concessa l’autorizzazione di scegliere i Cohen tra i Martinisti?»... «Ma quest’Ordine (quello Martinista di Venezia) non fu interpellato anche se aveva dichiarato, sulla base delle sue sperimentazioni, di avere pretese (nientemeno!) sulla filiazione massonica Cohen». Su cosa si basa Aldebaran quando rimprovera ad Ambelain (sempre pag. 29 di Conoscenza) il diritto di veicolare i Cohen sul Martinismo?
Semplicemente sul fatto che (anche se carnevale è passato, i lettori possono egualmente ridere... o piangere se credono) sulla carta intestata dell’Ordine Martinista (di Venezia) era scritto «ORDINE MARTINISTA O (che a casa mia significa oppure) DEGLI ELETTI COHEN»!
L’enormità della cosa balza anche agli occhi profani. I predecessori di Aldebaran, in base alla propria conoscenza (!?!?!) dei fatti iniziatici, avevano fatto stampare una carta intestata simile, che è stata utilizzata sino al Convento di Ancona del 1962 ove io stesso imposi la cessazione di un simile scempio. Per loro il Martinismo e la tradizione Martinista (fatta rivivere da Papus che è il creatore del Martinismo contemporaneo) si poteva confondere, oppure era la stessa cosa del Martinezismo della dottrina cioè e della teurgia di Martinez de Pasqually, il creatore degli Eletti Cohen!
Ed è bene che altro non precisiamo, perché come scrive lo stesso Aldebaran, «siamo Martinisti e come tali legati alla Tolleranza». Ma se altro dovremmo precisare è che nella trasmissione iniziatica in uso a Venezia NULLA c’è di Martinezismo, anzi esiste la repulsione per il Martinezismo e la Teurgia. (E ciò è ampiamente documentabile).
E su queste basi: a) quattro cartoni che non si riferiscono alla teurgia Cohen, ma ad operazioni di magia «classica»; b) carta intestata sbagliata; il nostro Amico, basa le sue pretese e si erige a giudice di uno dei miei Maestri, Robert Ambelain! Che il lettore — anche se profano — giudichi.

La seconda puntualizzazione concerne il Convento di Ancona.
Esso era stato preceduto da numerosi tentativi eseguiti da me per dar forza e vigore al Martinismo in Italia. Debbo confessare che solo una forza d’animo particolare mi aveva animato in quegli anni. L’esoterismo in Italia, come ebbe a dirmi il De Conca, nell’immediato dopoguerra e per molti anni ancora, assomigliava ad un carnevale.... Il De Conca si era tratto in disparte ed in disparte rimase sino alla sua dipartita nelle Valli Celesti, ma era allora, più di me, in grado di giudicare.
Dopo una serie di approcci, dopo incontri con personalità interessanti più la psicopatologia che la iniziazione, giunsi a riprendere dei contatti con Venezia da cui sembrava provenire un’alta spiritualità. (E lo spirito c’era, ma mi sia concesso di non dire «quale» spirito).
Bene dopo lunghe trattative si giunse a stampare un invito per un Convento ove si sarebbero incontrati i Martinisti italiani per giungere ad una fusione. Il testo dell’invito a stampa lo riproduco di seguito.
L’invito si noti bene era fatto a nome dell’Ordine Martinista degli Eletti Cohen.

«In una riunione del Gran Collegio dei Superiori Incogniti dell’Ordine Martinista degli Eletti Cohen in Italia, avvenuta nel mese di marzo 1962 allo scopo di esaminare i rapporti intercorrenti tra i Martinisti Italiani ed i passi compiuti per addivenire ad una unificazione è stato formulato il seguente ordine del giorno: “Il Gran Collegio dei SS.II. d’Italia, preso atto dei favorevoli sviluppi del processo di unificazione del Martinismo anche in Italia, propone la organizzazione di un CONVENTO da tenersi in una città italiana nel periodo della luna piena del Sagittario (10, 11, 12 dicembre 1962) allo scopo di addivenire ad una fusione di tutti i gruppi italiani in una unica famiglia e pone all’ordine del giorno i seguenti argomenti:
Parte I omissis
Parte II omissis
Parte III (riservata ai soli SS.II.)
a) rafforzamento della catena del Nostro Ordine allo Eggregoro tradizionale per mezzo di un unico rituale operativo, simbolico, liturgico, teurgico da stabilirsi dopo lo studio dei rituali in uso presso i vari Ordini;
b) nomina di una o più commissioni per la attuazione del postulato del comma a), parte III.
Parte IV Nomina del Gran Maestro del Martinismo (unificato) e sua istallazione.
Seguono disposizioni organizzative ecc... ”».
 
È ben evidente che l’Ordine Martinista (Venezia) o degli Eletti Cohen come si chiamava e l’Ordine Martinista degli Eletti Cohen si presentarono ad Ancona in piena parità. I Martinisti degli Eletti Cohen, per i soli gradi della tradizione papusiana diedero il riconoscimento ai martinisti di Venezia di essere l’unico ramo italiano sopravvissuto agli eventi bellici e quindi (per i soli gradi papusiani) venne stabilito di creare un solo Ordine Martinista (un nuovo Ordine Martinista che cambiava denominazione, costituzioni e rituali mediante una unificazione delle vesti della unica essenza tradizionale, sia ben chiaro) in cui non vi fossero discriminazioni di sorta. Ed invece Artephius firmò nel modo detto da Aldebaran. Bene... che cosa si sarebbe dovuto fare? Aldebaran successivamente, con il pretesto di regolarizzare i documenti degli Iniziatori provenienti non da Venezia, sostituì tali documenti... e via di seguito sino ad accampare l’assurda pretesa di governare l’Ordine da Sovrano munito di poteri personali ed assoluti. (Bologna, luglio 1971).
Per tale ragione i membri del disciolto Gran Collegio dei SS.II. dell’Ordine Martinista degli Eletti Cohen, riunitisi a Perugia il 15-9-1971, stabilivano quanto segue:

«Il Gran Collegio dei SS.II. d’Italia, sotto la presidenza del F:: NEBO Gran Maestro dell’Ordine Interiore e Gran Maestro Sostituto dell’Ordine (atto n. 14/62 del 4-11-1962 del S.C. dei SS.II.) su unanime richiesta dei SS.II. italiani si è risvegliato pro tempore (nota bene), onde esaminare la situazione attuale del Martinismo in Italia.
«Considerati i risultati della riunione del G.C. dei SS.II. del 18-7-1971 tenutasi nella città di Bologna ove è emersa la volontà di imprimere un orientamento antitradizionale al Martinismo Italiano attraverso modifiche sostanziali dei Regolamenti e delle Costituzioni quali furono approvati dal compianto Gran Maestro Artephius in applicazione al protocollo di unificazione degli Ordini Martinisti stipulato in Ancona nel 1962, la cui osservanza dallo stesso fu raccomandata in un punto di morte;
«Considerati gli atti, le ingiunzioni ed il contenuto di lettere pervenute ai SS.II.II. tendenti alla instaurazione di forme e di metodiche lesive dei poteri dei SS.II. stessi ed aventi come effetto lo sfaldamento rapido del Martinismo in Italia (come si sta verificando — nota —);
«Considerato altresì lo stato generale di disorientamento e di disagio emergente da nove anni di convivenza in un Ordine che non aveva conseguito lo scopo fondamentale di raggiungere una reale unione nelle opere e negli intenti;
«Udita l’unanime richiesta dei SS.II.II. presenti alla riunione informativa tenutasi a Roma il 12-9-1971 (e che ha determinato il risveglio di questo Collegio), constatato altresì il contenuto delle deleghe e delle richieste pressanti e delle indicazioni emergenti dalla corrispondenza recentemente intercorsa tra i membri di questo Collegio ed i SS.II.II. italiani forzatamente assenti alla riunione di Roma;
stabilisce quanto segue:
1) Il protocollo di unificazione degli Ordini Martinisti Italiani firmato ad Ancona l’11-12-1962, viene denunciato con effetto immediato.
2) In forza di tale denuncia l’O.M. degli E.C. viene risvegliato in Italia, tale risveglio è limitato al circolo esterno comprendenti i gradi dall’1 al 4.
3 ) omissis
4 ) omissis
5 ) omissis
6) Stabilisce di convocare al più presto il Gran Consiglio dei SS.II.II. sotto forma di Convento onde:
a] valutare globalmente gli effetti derivanti dalla denuncia del protocollo di unificazione degli Ordini Martinisti in Italia;
b} procedere al reinserimento dell’Ordine nell’ambito del Martinismo mondiale dal quale ne era avulso;
e) procedere al rinnovo delle cariche dell’Ordine che all’atto della convocazione del Congresso si presenteranno dimissionarie;
d) provvedere ad ogni altra decisione in merito agli statuti, ai regolamenti e ad ogni altro problema che si dovesse presentare.
fir.to:
Nebo REAU †, S.I.I. Gran Maestro
Sirius S.I.I., Gran Cancelliere
Lucius REAU †, S.I.I. Gran Segretario».

Convocato il Convento, il Gran Collegio dei SS.II. dell’Ordine Martinista degli Eletti Cohen emanava la seguente dichiarazione il 31-X-1971 da Roma.

«Il Gran Collegio dei SS.II. d’Italia, sotto la presidenza del G.M. Nebo REAU †; considerato che il risveglio dell’Ordine avvenne pro tempore a far data dal 15-9-1971 con il limitato scopo della denuncia del protocollo di Ancona dell’11-12-1962 e della convocazione dei SS.II.II. della propria filiazione affinché insieme ad altri di altre filiazioni si riunissero in Convento per decidere sul futuro del Martinismo italiano, ritiene esaurito il proprio scopo con la odierna tornata a Roma ove i SS.II.II. ricostituiranno l’Ordine Martinista secondo l’antica tradizione.
Il Gran Collegio dei SS.II.II. d’Italia dell’O.M. degli E.C. riprenderà la propria attività nel seno dell’Ordine Martinista e con le funzioni che il Convento assegnerà ai suoi componenti, tuttavia prima di porre in sonno nuovamente questo G. Collegio, essi riconfermano di fronte ai Martinisti italiani il loro impegno e la loro vocazione di salvaguardia e di difesa della tradizione e della iniziazione contro ogni tentativo presente o futuro di prevaricazione, di degenerazione, di disgregamento sempre proveniente dalle forze mai sopite della controiniziazione. E ciò a gloria di IOD HE SCHIN VAU HE, Grande Architetto dell’Universo ed in unione con i Maestri Passati». ― Seguono le firme ed i sigilli personali dei membri del Gran Collegio dei SS.II.II..

Il convento riunitosi lo stesso giorno a Roma, sotto la presidenza del Fratello Melchior S.I.I. decano dei Martinisti italiani, provvedeva alla ricostituzione dell’Ordine Martinista in Italia, al ripristino delle tradizioni Martiniste ed alla nomina del nuovo Gran Maestro con funzioni di Presidente, nella persona del Fratello ALOYSIUS. Nello stesso giorno le organizzazioni iniziatiche occidentali di tradizione, la ROSA+CROCE KABBALISTICA e la ECCLESIA GNOSTICA APOSTOLICA UNIVERSALE, facevano pervenire le loro felicitazioni ed il loro augurio. Il giorno successivo venivano riorganizzati i CAVALIERI DEL TEMPIO, C.B.C.S. a difesa del TEMPIO DELLA INIZIAZIONE!
Concludo, che una conclusione si impone poiché lo spazio di già occupato non mi consente di abusare della Rivista «Conoscenza», con la sola puntualizzazione di tre punti che ritengo fondamentali per chiarire alcune affermazioni del nostro Aldebaran pubblicate nel n. 6-1971 di questa Rivista. Agli altri punti, se vi saranno interrogativi personali, potrò rispondere privatamente.
In primo luogo contesto ad Aldebaran la facoltà di erigersi a «storico» dei Cohen sulla base di una documentazione del tutto insufficiente e di «pezze» giustificative che nulla giustificano se non la sua presunzione di parlare iniziaticamente pur essendo fuori del mondo iniziatico di cui vuol scrivere.
In secondo luogo contesto ad Aldebaran la facoltà ed il potere di giudicare l’opera di Ambelain nella sua qualità di Sovrano Gran Maestro degli Eletti Cohen dell’Universo e di accaparrarsi titoli in questo campo basandosi sul possesso di una carta intestata in modo errato.
In terzo luogo contesto ad Aldebaran di occuparsi del Martinismo in Italia se non per la limitata porzione che gli compete (e di cui sia io che i miei Fratelli gli abbiamo attribuito potestà al momento della imposizione su di lui delle nostre mani) e ciò in virtù dei poteri in possesso di qualsiasi S.I.I. secondo la tradizione secolare. E sempre invocando tali poteri, gli contesto la facoltà di giudicare la prassi seguita per la denuncia del patto di Ancona ed il ristabilimento del Martinismo di tradizione nel paese che temporaneamente ci ospita.
Ciò sia sufficiente. Chi sa avrà tutto compreso, chi non sa avrà compreso quanto è sufficiente per lui.
 

   


 

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