VANGELO DI VERITA'
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1. Il Vangelo della Verità è gioia per coloro che hanno ricevuto dal
Padre della Verità la grazia di conoscere Lui per mezzo della potenza
del Logos, uscito dal Pleroma e immanente nel Pensiero e nella mente del
Padre. Questi è colui che è chiamato "il Salvatore", perché tale è il
nome dell'opera che egli deve compiere per la salvezza di coloro che non
hanno conosciuto il Padre. Perciò il termine "vangelo" è rivelazione di
speranza: esso è una scoperta per coloro che cercano Lui.
2. Il Tutto si è dato alla ricerca di Lui, dal quale è uscito. Il Tutto
si trovava dentro di Lui, l'inafferrabile, l'impensabile, al di sopra di
ogni concetto. E l'ignoranza a proposito del Padre produsse angoscia e
terrore. L'angoscia divenne densa come nebbia, tanto che nessuno poteva
vedere. Per questo motivo l'Errore divenne potente: plasmò la sua
sostanza con il vuoto, ignorando la verità, e prese dimora in una
finzione, creando con bell'artificio qualcosa che sostituisse la verità.
3. Questo non ha comportato un'umiliazione per Lui, l'inafferrabile,
l'impensabile, perché l'angoscia, l'oblio e la finzione dell'Errore non
erano nulla, mentre la Verità è salda, inalterabile, e non suscettibile
di bellezza. Disprezzate pertanto l'Errore. Così è di esso: non avendo
radice, si è trovato immerso in una nebbia, a proposito del Padre,
dedicandosi a preparare opere, oblii e terrori per fuorviare quelli del
mezzo e farli prigionieri. Ma l'oblio che è proprio dell'Errore non era
manifesto: l'oblio non è entrato nell'esistenza per mezzo del Padre,
benché sia stato generato a causa di lui. Invece, ciò che è entrato
nell'esistenza per mezzo del Padre è la conoscenza, la quale fu
manifestata perché l'oblio scomparisse ed essi potessero conoscere il
Padre. L'oblio infatti esisteva perché essi non conoscevano il Padre. Ma
appena il Padre sarà conosciuto, immediatamente l'oblio non esisterà
più.
4. E questo è il Vangelo di colui che è cercato; Vangelo che Gesù Cristo
ha rivelato ai perfetti, mistero nascosto, per la misericordia del
Padre. Per mezzo di esso, egli ha illuminato coloro che erano nelle
tenebre a causa dell'oblio. Li ha illuminati e ha mostrato loro la Via.
E la Via è la verità che egli ha insegnato loro. Per questo motivo
l'Errore si è irritato con lui, l'ha perseguitato, l'ha oppresso e l'ha
annientato. Egli è stato inchiodato ad un legno ed è divenuto frutto
della conoscenza del Padre, senza causare rovina per il fatto che se ne
è mangiato. Anzi, chi ne ha mangiato lo ha fatto gioire per la scoperta.
5. Egli ha trovato loro in se stesso, ed essi hanno trovato in sé Lui,
l'inafferrabile, l'impensabile, il Padre. Questi è la perfezione: è
quello che ha prodotto il Tutto, in cui il Tutto si trova e di cui il
Tutto ha bisogno, poiché egli ne ha tenuto in se stesso la perfezione,
quella che non ha concesso al Tutto. Non che il Padre fosse geloso:
quale gelosia ci può mai essere tra Lui e le sue membra? Ma se l'eone
presente avesse ricevuto la loro perfezione, esse non si rivolgerebbero
al Padre, il quale conserva in se stesso la loro perfezione e la concede
loro perché ritornino a lui e lo conoscano con una conoscenza unica in
perfezione. Egli è colui che ha prodotto il Tutto, in cui il Tutto
esiste e di cui il Tutto ha bisogno.
6. Come accade di qualcuno, che se altri non lo conoscono, egli suole
desiderare che lo conoscano e lo amino, per la stessa ragione - e di che
cosa il Tutto aveva bisogno se non della conoscenza del Padre? - egli si
è fatto guida sollecita e sicura. Egli si è presentato in mezzo ai
luoghi di istruzione, e ha insegnato la Parola come Maestro. Là si sono
avvicinati a lui coloro che erano sapienti secondo la propria opinione,
mettendolo alla prova, ma egli li ha confusi, perché essi erano
sciocchi. Essi lo hanno odiato, perché non erano davvero assennati. Dopo
costoro, si sono avvicinati a lui i piccoli, ai quali appartiene la
conoscenza del Padre. Ammaestrati, essi appresero gli aspetti della
faccia del Padre. Conobbero e furono conosciuti, glorificarono e furono
glorificati.
7. Si è rivelato nel loro cuore il Libro della vita dei vivi, che è
scritto nel Pensiero e nella Mente del Padre e che, ancor prima della
fondazione del Tutto, era nella parte di lui che è incomprensibile, e
che nessuno aveva possibilità di prendere, poiché era decretato che chi
lo avrebbe preso sarebbe stato immolato. Nessuno poteva essere
manifestato, di coloro che credevano nella salvezza, finché quel libro
non avesse fatto la sua apparizione. Per questo motivo il misericordioso
e fedele Gesù ebbe compassione e accettò le sofferenze, perché sapeva
che la sua morte era vita per molti.
8. Allo stesso modo che, fin quando un testamento non è ancora stato
aperto, i beni del padrone rimangono nascosti, così era nascosto il
Tutto, mentre era invisibile il Padre del Tutto, l'unico, l'esistente di
per se stesso, colui dal quale procedono tutti gli spazi. Perciò è
apparso Gesù e ha preso su di sé quel libro. Egli è stato inchiodato ad
un legno, ha affisso alla croce l'editto del Padre. Oh, quale grande
insegnamento! Egli si è abbassato fino alla morte, sebbene rivestito di
vita immortale. Spogliatosi di questi cenci corruttibili, si è rivestito
di incorruttibilità, che nessuno ha la possibilità di levargli.
Penetrato nei luoghi vuoti a causa del terrore e passato attraverso
quelli spogli a causa dell'oblio, è divenuto conoscenza e perfezione,
proclamando ciò che era nel cuore del Padre, per istruire che era privo
di insegnamento.
9. Quelli che ricevono l'insegnamento sono i vivi, iscritti nel libro
dei vivi. Essi ricevono l'insegnamento per se stessi e sono ricevuti dal
Padre quando nuovamente si rivolgono a Lui. Infatti la perfezione del
Tutto si trova nel Padre ed è necessario che il Tutto risalga a lui.
Pertanto, se uno riceve la gnosi, riceve ciò che gli è proprio e
l'attira in se stesso. Invece chi è ignorante è privo, ed è una cosa
importante che gli manca: gli manca infatti ciò che può farlo perfetto.
10. Poiché la perfezione del Tutto è nel Padre ed è necessario che il
Tutto risalga a lui e che ognuno riceva ciò che gli è proprio, Egli li
ha registrati in anticipo, avendoli preparati per essere uniti a quelli
che sono usciti da lui. Coloro i cui nomi Egli ha conosciuto in anticipo
alla fine vengono chiamati: e così, chi conosce è colui del quale il
Padre ha pronunciato il nome. Invece colui il cui nome non è stato
pronunciato è l'ignorante. E, infatti, come potrebbe uno udire, se il
suo nome non è stato pronunciato? Chi rimane ignorante fino alla fine è
una creatura dell'oblio e sarà distrutto con esso. Altrimenti, per quale
ragione questi miserabili non ricevono alcun nome, non sentono
l'appello?
11. Dunque, se uno possiede la gnosi, è un essere dall'alto. Se è
chiamato, ode, risponde e si volge verso chi lo chiama, per risalire a
lui, poiché sa per quale scopo è chiamato. Poiché possiede la gnosi,
egli compie la volontà di colui che lo ha chiamato. Desidera piacergli e
riceve il Riposo. Egli può conoscere il nome di ogni cosa. Chi possiede
così la gnosi sa di dove viene e dove va. Egli sa, allo stesso modo di
uno che essendo stato ubriaco si è liberato dell'ubriachezza ed essendo
tornato in sé mette in ordine le cose che gli appartengono.
12. Molti sono stati fatti uscire dall'errore, sono stati preceduti fino
ai luoghi a loro propri, da cui si erano allontanati e ricevendo
l'errore a causa della profondità di Colui che circonda ogni luogo,
senza che cosa alcuna lo circondi. Gran meraviglia che essi fossero nel
Padre senza conoscerlo e che abbiano avuto la possibilità di uscire
fuori da soli, non potendo comprendere e conoscere Colui nel quale si
trovavano! Così era, perché la sua volontà non si era ancora rivelata
fuori di lui. Egli l'ha manifestata a favore di una conoscenza in cui
convengono tutte le sue emanazioni.
13. Essa è la conoscenza del libro vivo, che egli alla fine ha rivelato
agli eoni. Non sono lettere e segni tali che, leggendoli, uno possa
pensare a qualcosa di vano, ma sono le lettere della Verità: chi le
pronuncia riconosce se stesso. Ciascuna lettera è verità assoluta, ed è
un libro perfetto, poiché si tratta di segni scritti dall'Uno. Li ha
scritti il Padre, affinché gli eoni, per mezzo di queste sue lettere,
conoscessero il Padre.
14. La sua Sapienza ha meditato il Verbo. La sua Dottrina lo ha
preferito. La sua Conoscenza lo ha rivelato. La sua compiacenza si è
posata su di lui come corona. La sua gioia si è unita a lui. La sua
gloria lo ha esaltato. La sua somiglianza lo ha reso noto. Il suo Riposo
lo ha ricevuto in sé. Il suo amore si è incarnato in lui. La sua fiducia
lo ha circondato. Così il Verbo del Padre procede dentro il Tutto,
frutto del suo cuore ed espressione della sua volontà. Ed egli sostiene
il Tutto, lo sceglie, ed anzi rende l'immagine del Tutto, purificandolo
e promuovendone i ritorno al Padre e alla Madre, egli, Gesù
dall'infinita dolcezza. Il Padre mostra il suo seno, e il suo seno è lo
Spirito Santo. Egli rivela ciò che di se stesso era nascosto - ciò che
di Lui era nascosto è suo Figlio - di modo che, grazie alla sua
misericordia, gli eoni possono conoscerlo e cessare di tormentarsi nella
ricerca del Padre, trovando riposo il Lui, sapendo che Egli è il Riposo.
15. Colmando la deficienza Egli ne ha abolito la figura. La figura di
questa è il mondo, che ad essa era soggetto. Infatti, nel luogo in cui
c'è invidia e disaccordo, là c'è deficienza; mentre nel luogo in cui c'è
unità, là c'è perfezione. Siccome la deficienza è venuta nell'esistenza
perché non si conosceva il Padre, così, appena si conoscerà il Padre,
all'istante la deficienza scomparirà. Proprio come nel caso
dell'ignoranza di uno: appena egli viene a conoscenza, la sua ignoranza
si disperde da sola, come si dissipano le tenebre quando appare la luce:
così anche la deficienza viene meno a causa della perfezione. Di
conseguenza, dunque, la figura non si mostrerà più, ma sparirà nella
fusione dell'unità. Pertanto le loro azioni si presentano simili l'una
all'altra. Ciò accadrà nel momento in cui l'unità perfezionerà il
luoghi. Per mezzo dell'unità ognuno ritroverà se stesso. Per mezzo della
gnosi ciascuno purificherà se stesso dalla diversità all'unità,
consumando la materia dentro se stesso, come un fuoco: le tenebre per
mezzo della luce, la morte per mezzo della vita.
16. Se dunque queste cose sono successe a ciascuno di noi, è necessario
che noi provvediamo prima di tutto che la casa sia santificata e
silenziosa per l'unità. Come di persone che hanno lasciato un luogo dove
possedevano, in qualche angolo, vasi che non erano buoni, e questi sono
stati spaccati, tuttavia il padrone di casa non soffre per la perdita
anzi ne è lieto: invece di quei brutti vasi, vi sono quelli pieni che
divengono perfetti. Tale è il giudizio che viene dall'alto e che ha
giudicato ognuno: una spada sguainata, a doppio taglio, che recide da
una parte e dall'altra. Quando è apparso il Verbo, che è nel cuore di
coloro che lo hanno scelto, e non era soltanto un suono, ma aveva preso
un corpo, una grande confusione avvenne tra i vasi: alcuni erano stati
svuotati, altri riempiti, perché, ecco: alcuni erano lì pronti, altri
rovesciati; alcuni furono purificati, altri fatti a pezzi. Tutti i
luoghi furono scossi e sconvolti e non ebbero né consistenza né
saldezza. L'Errore ne è turbato e non sa che cosa dovrà fare.
Affliggendosi e lamentandosi, egli si lacera, perché non capisce niente.
Dopo che la conoscenza, che è la rovina sua e delle sue emanazioni, gli
si è avvicinata, esso è vuoto. D'altronde nell'Errore non c'è nulla.
17. La Verità si è fatta avanti. Tutte le emanazioni la hanno
conosciuta. Esse hanno veracemente salutato il Padre, con una potenza
perfetta che le unisce a Lui. Ognuno infatti ama la verità, perché la
verità è la bocca del Padre e la sua lingua è lo Spirito Santo, il quale
congiunge ciascuno alla Verità, unendolo alla bocca del Padre per mezzo
della sua lingua, quando riceve lo Spirito Santo.
18. Questa è la manifestazione e la rivelazione del Padre ai suoi eoni:
Egli ha rivelato ciò che di sé era nascosto e l'ha spiegato. Chi è
infatti colui che esiste, se non il Padre solo? Tutti i luoghi sono sue
emanazioni. Essi hanno conosciuto che sono usciti da Lui. Prima essi lo
conoscevano come figli in un uomo perfetto, perché non avevano ancora
ricevuto una forma né avevano ancora ricevuto un nome, che il Padre
produce per ciascuno. Lo conoscono allorché ricevono una forma dalla
gnosi. In realtà, benché siano in Lui, non lo conoscono. Invece il Padre
è perfetto e conosce ogni cosa che è in se. Egli, se vuole, manifesta
chi vuole, dandogli una forma e dandogli un nome. Egli dà un nome e fa'
entrare nell'esistenza coloro che prima dell'esistenza erano ignoranti
di chi li aveva prodotti. Certamente non dico che siano un niente coloro
che ancora non sono entrati nella esistenza: essi si trovano in Colui
che vorrà che esistano, quando vorrà, cioè in un tempo futuro. Prima che
ogni cosa sia manifestata, Egli conosce ciò che produrrà; ma il frutto
che ancora non si è manifestato, non sa niente e neppure opera in
qualche modo. Così, ogni cosa, che pure è nel Padre, proviene da Lui che
esiste e che l'ha fatta esistere dal nulla. Chi non ha radici non ha
nemmeno frutto, e se dovesse pensare a proprio riguardo: - Io sono stato
fatto... - scomparirebbe per se stesso. Pertanto, ciò che non esiste per
nulla non esisterà mai.
19. Che cosa dunque vuole il Padre che si pensi di se stessi? Questo:
"Io sono diventato come le ombre e i fantasmi della notte". Quando la
luce illumina il terrore che lo ha colpito, quel tale capisce che esso
non è niente. Così essi ignoravano il Padre: Egli è ciò che essi non
vedevano. Poiché questo significava spavento, confusione, instabilità,
dubbio e incertezza, esistevano molti inganni, attivi per le cause
suddette, e vuote finzioni, come se la gente si fosse abbandonata al
sonno e si trovasse in preda a sogni agitati: o si presenta loro un
luogo in cui essi trovano scampo o si sentono senza forze, dopo essere
stati inseguiti da qualcuno; o sono coinvolti in risse o stanno essi
stessi ricevendo colpi; o stanno cadendo da grandi alture o volano per
aria, sebbene non abbiano ali. Altre volte ancora è come se qualcuno
tentasse di ucciderli, anche se nessuno li insegue, o essi stessi stanno
uccidendo i loro vicini, perché sono imbrattati del loro sangue. Fino al
momento in cui non si ridesta, colui che passa attraverso queste cose,
immerso in tutte queste confusioni, non si accorge che esse non
significano nulla. Così è per coloro che hanno allontanato da sé
l'ignoranza, come un sonno cui essi non danno alcun valore. Ugualmente
non danno alcun valore alle sue opere, ma le abbandonano, al pari di un
sogno nella notte, e considerano la conoscenza del Padre come la luce.
20. È così che ognuno ha agito, da addormentato, nel tempo della sua
ignoranza, ed è così che conosce, come se si ridestasse. Felice l'uomo
che torna in sé e si ridesta, e beato chi ha aperto gli occhi dei
ciechi! Lo Spirito è corso rapidamente su di lui; quando l'ha fatto
risorgere: ha steso la mano a chi giaceva per terra ed ha rimesso sui
suoi piedi quello che ancora non si era rialzato. A costoro ha dato la
possibilità di apprendere la conoscenza del Padre e la rivelazione del
Figlio. Perché quando essi hanno veduto e udito costui, il Padre ha
permesso loro di gustare se stesso, di sentirne il profumo, di toccare
il Figlio diletto.
21. Dopo che egli fu apparso, istruendoli circa il Padre,
l'incomprensibile, dopo che ebbe soffiato in loro ciò che è nel
Pensiero, eseguendone il volere, dopo che molti ebbero ricevuto la luce,
alcuni si rivolsero contro di lui, perché erano estranei e non vedevano
la sua immagine. Gli uomini ilici non avevano capito che egli si era
presentato sotto una somiglianza di carne, a cui nessuno poteva impedire
il cammino, essendo dotata di incorruttibilità e incoercibilità.
22. Insegnando dunque cose nuove, col proferire ciò che è nel cuore del
Padre, egli ha pronunciato la parola senza imperfezioni. Dalla sua bocca
ha parlato la Luce e la sua voce ha generato la vita. Egli ha dato loro
pensiero e intelletto, misericordia e salvezza, e il potere di uno
spirito proveniente dall'infinità e bontà del Padre. Ha fatto cessare
punizioni e tormenti - perché erano questi che distoglievano da Lui
molti, bisognosi di misericordia, verso l'errore e le catene - e con
potenza li ha debellati e li ha coperti di vergogna per mezzo della
conoscenza. Egli è diventato la via per quelli che erravano, conoscenza
per quelli che ignoravano, scoperta per quelli che cercavano, sostegno
per quelli che vacillavano, purezza per quelli che erano contaminati.
23. Egli è il pastore che ha lasciato le novantanove pecore che non si
erano sviate ed è andato alla ricerca di quella che si era smarrita. E
quando l'ha trovata ne ha gioito; perché il novantanove è un numero
contenuto nella mano sinistra, che lo conteggia, ma appena è stato
trovato l'uno, l'intero numero passa alla destra. Perché questa attira
ciò che è mancante: lo prende dalla sinistra e lo passa alla destra, e
in questo modo diventa cento.
24. Con il suono della loro voce esse indicano il Padre. Egli ha
lavorato anche di sabato per la pecorella che ha trovato caduta nella
fossa. Egli ha salvato la pecora viva, riportandola fuori della fossa,
affinché voi poteste capire - voi, figli della gnosi - qual'è il sabato
in cui non bisogna che l'opera di redenzione rimanga inattiva, e
affinché possiate parlare del giorno che è di sopra, in cui non c'è
notte, e della luce che non tramonta mai, perché è perfetta.
25. Parlate dunque, dal vostro cuore, perché siete voi questo giorno
perfetto e in voi dimora la luce che non ha fine. Parlate della verità a
quelli che la cercano e della conoscenza a quelli che nel loro errore
hanno peccato. Consolidate il piede di coloro che hanno incespicato e
imponete le vostre mani ai malati. Nutrite gli affamati e date pace ai
sofferenti. Rialzate quelli che vogliono levarsi e ridestate coloro che
dormono. Voi siete la saggezza che viene brandita. Se la potenza si
comporta in questo modo, essa diviene ancora più potente. Abbiate cura
di voi stessi. Non vi preoccupate di ciò che resta, che avete gettato
via: non fate ritorno a ciò che avete vomitato, per riprenderlo. Non
fatevi rodere dalla tarma o dal verme: vi siete già liberati da questa
condizione. Non diventate un luogo per il diavolo: l'avete già
annientato. Non consolidate i vostri ostacoli: essi crollano, perché
sono macerie. Ciò che è senza una legge non è nulla, tanto da poter
reprimere più della legge. Esso compie le sue opere da solo, perché è
ingiusto. Invece chi è giusto compie le sue opere in mezzo agli altri.
Voi, dunque, fate la volontà del Padre: gli appartenete. Il Padre è
amorevole e ciò che procede dalla sua volontà è buono. Egli ha
conosciuto ciò che è vostro, affinché là voi troviate la vostra Quiete.
Dai frutti si conosce ciò che vi appartiene.
26. I figli del Padre, sono essi la sua fragranza, e la manifesta in
ogni luogo. Se essa si mescola con la materia, Egli affida la propria
fragranza alla luce e la fa sollevare nel suo Silenzio, al di sopra di
ogni forma e di ogni rumore. Perché non sono le orecchie che fiutano
l'odore, ma è lo Spirito che può odorarlo, e lo attira in se stesso e lo
immerge nella fragranza del Padre. Lo riconduce dunque in porto, lo
rimena al luogo di dove è uscito, alla nostra fragranza originale, che
ora è fredda. Essa è una sostanza psichica; è come acqua fredda che si è
condensata su un suolo non liscio e a proposito della quale chi la vede
pensa: - è solo terra -. In seguito essa esala di nuovo: se lo Spirito
l'attira, essa diviene calda. Gli odori freddi provengono dunque dalla
separazione.
27. Per questo è venuta la Fede. Abolita la separazione, essa ha portato
la calda pienezza dell'amore perché non esista più il freddo, ma l'unità
del pensiero perfetto. E questa è la parola della buona novella, che
riguarda la venuta della pienezza per coloro che aspettano la salvezza
che viene dall'alto. Intanto la loro speranza è in attesa: verso di essa
sono rivolti coloro la cui immagine è la luce in cui non c'è ombra.
28. Se in quel momento sopraggiunge la pienezza, la deficienza della
materia non proviene dall'infinità del Padre, che arriva al tempo della
deficienza (benché nessuno possa dire che l'incorruttibile giunga in
quel modo): infatti la profondità del Padre si è estesa e con Lui non
c'era il pensiero dell'errore. La deficienza è una cosa debole, una cosa
nell'inerzia, che si leva quando trova ciò che è giunto da Colui che
vuole ripristinare nello stato precedente. Questo ripristino, infatti,
si chiama conversione. Perciò l'incorruttibilità è emanata fuori. Essa
ha seguito colui che aveva peccato, perché egli possa trovare la Quiete.
Il perdono è appunto ciò che rimane per la luce, nella deficienza: è la
parola della pienezza.
29. Il medico accorre nel luogo dove c'è un malato, perché quello è il
desiderio che è in lui. Allora colui che soffre di qualche deficienza
non lo nasconde, perché quegli ha ciò che a lui manca. Così la pienezza,
che non manca di nulla, completa la deficienza: la pienezza, che Egli ha
dato di se stesso per completare chi ne ha bisogno, in modo che possa
ricevere la grazia. Infatti, dal momento in cui egli fu mancante, non
possedeva la grazia. Per questo, nel luogo in cui non c'era la grazia,
c'era deficienza. Appena viene ricevuto ciò di cui egli era privo, ciò
di cui aveva deficienza, il Padre lo ha manifestato come pienezza:
questo significa la scoperta della luce della verità che l'ha
illuminato, perché essa è immutabile. Questo è il motivo per cui in
mezzo a loro è stata assegnata a Cristo la parola: perché quelli che
erano fuorviati ritrovino il ritorno ed egli li unga con il crisma.
30. Il crisma è la misericordia del Padre, il quale avrà misericordia
per loro, perché coloro che Egli ha unto sono quelli che sono divenuti
perfetti. Sono i vasi pieni quelli che si è soliti ungere. Quando però
l'unzione di uno scompare, esso si svuota. La causa che lo fa' divenire
mancante sta nel fatto che la sua unzione scompare da lui. In quel
momento un solo soffio lo può attirare, secondo la forza di ciò che lo
emette. Nel caso invece di chi è mancante, nessun sigillo gli è tolto e
nulla viene svuotato. Se c'è però qualcosa di cui egli è mancante, il
Padre, perfetto, suole di nuovo colmarlo con essa. Egli è buono, conosce
la sua semenza, perché egli stesso, l'ha seminata nel suo Paradiso. Ora,
il Paradiso è il Luogo del Riposo.
31. Questa è la perfezione che procede dalla Mente del Padre e quelle
sono le parole della sua meditazione. Ciascuna delle sue parole è
espressione della sua indeclinabile volontà, nella rivelazione del
Logos, uscito fuori per primo, le rese manifeste, e la Mente parlante
(il Logos di per sé è in una grazia silenziosa) fu detta il pensiero.
Era qui, infatti, il luogo dove esse esistevano prima che fossero
manifestate.
32. È accaduto dunque che egli è proceduto per primo nel momento che è
piaciuto alla volontà di chi l'ha voluto. Ora, la volontà è ciò in cui
il Padre si riposa e di cui si compiace. Nulla può succedere senza di
Lui e nessuna cosa accade senza la volontà del Padre. Essa però è
inconoscibile. La volontà è l'orma di Lui, ma nessuno può conoscerla né
è possibile alla gente stare in agguato per afferrarla. Ma ciò che vuole
è nel momento che lo vuole, anche se il suo mostrarsi non è affatto di
loro gradimento. La volontà è in Dio.
33. Il Padre conosce così l'inizio di tutti loro, come la loro fine.
Quando questa giungerà, li interrogherà su quello che hanno fatto. Ora
la fine consiste nel prendere conoscenza di chi è nascosto. E questi è
il Padre: Colui dal quale è uscito l'inizio e al quale ritorneranno
tutti quelli che sono usciti da Lui, perché essi sono stati manifestati
per la gloria e la gioia del suo nome.
34. Ora, il nome del Padre è il Figlio. È lui che all'inizio ha dato
nome a quello che è uscito da Lui, e che era Egli stesso, e che Egli ha
generato come Figlio. Egli gli ha dato il suo nome, che apparteneva a
Lui, poiché è Lui, il Padre, colui al quale appartengono tutte le cose
che sono con Lui. Egli possiede il nome, egli possiede il Figlio: questo
è possibile che sia visto, il nome invece è invisibile, poiché esso solo
è il mistero dell'invisibile, il quale giunge a orecchi che sono tutti
pieni di lui.
35. Il nome del Padre, invero, non si può pronunciare, ma Egli si è
rivelato per mezzo del Figlio. Così grande è dunque il nome! Chi,
pertanto, sarà in grado di pronunciare il nome di Lui, il grande nome,
se non Egli solo, al quale appartiene il nome, e i figli del nome,
quelli su cui si è riposato il nome del Padre e che, a loro volta, si
sono essi pure riposati nel suo nome?
36. Poiché il Padre non è venuto nell'esistenza, ma di sé ha generato
lui solo come nome, prima di produrre gli eoni, affinché a loro capo
quale signore, vi fosse il nome del Padre, cioè il nome vero, saldo
nella sua autorità e nella sua perfetta potenza. Questo nome non si
trova tra i vocaboli, né il suo nome compare tra gli appellativi. Esso è
invisibile.
37. Egli ha dato un nome a se stesso, perché vede se stesso ed Egli solo
è in grado di darsi un nome. Colui che non esiste non ha un nome. Quale
nome si può dare a colui che non esiste? Invece chi esiste, esiste pure
il suo nome e conosce se stesso. Dare un nome a se stesso significa
essere il Padre. Il suo nome è il Figlio. Egli non l'ha dunque nascosto
nell'agire: ma il nome esisteva, ed Egli lo dava al Figlio, a lui solo.
Il nome, quindi, è quello del Padre, così come il nome del Padre è il
Figlio, sua misericordia. Costui, infatti, dove troverebbe un nome,
fuori del Padre?
38. Ma certamente qualcuno potrebbe dire al suo vicino: - Chi può dare
un nome a chi preesisteva prima di lui? Come se, a dire il vero, i
bambini non ricevessero un nome da chi li ha generati. La prima cosa da
fare, allora, è riflettere su questo punto: "Che cos'è il nome?" Poiché
esso è il nome autentico, è senza dubbio il nome che proviene dal Padre,
perché è Lui il signore del nome. Non è uno pseudonimo, che egli abbia
ricevuto, come altri, secondo la maniera in cui ciascuno ne viene
fornito. Ma è Lui il signore del nome. Non c'è nessun altro a cui Egli
lo abbia concesso, ed Egli stesso è stato innominabile ed ineffabile
fino al momento in cui Egli stesso, che è perfetto, lo ha pronunciato,
ed è Lui che ha il potere di pronunciare il suo nome e di vederlo.
39. Quando dunque gli piacque che il suo Figlio diletto divenisse il suo
nome, Egli gli diede il suo nome. Uscito dalla profondità, questi ha
parlato dei segreti di Lui, sapendo che il Padre è bontà assoluta.
Proprio per questo motivo, Egli lo ha mandato: perché potesse parlare
del Luogo e del luogo del Riposo, da cui egli era uscito, e glorificare
il Pleroma e la grandezza del Suo nome e la dolcezza del Padre. Ed egli
parlerà del Luogo da cui ciascuno è venuto, e ciascuno si affretterà a
tornare di nuovo alla religione dalla quale ha derivato la sua vera
condizione e a liberarsi da quel luogo in cui si è trovato da quando ha
gustato quel Luogo e ne ha ricevuto nutrimento e crescita. Il luogo suo
proprio di riposo è la sua pienezza.
40. Tutte le emanazioni del Padre sono pienezze e tutte le sue
emanazioni hanno la propria radice il Lui, il quale le ha fatte sorgere
tutte da se stesso e ha assegnato loro il proprio destino. Ciascuno,
pertanto, è stato manifestato affinché per mezzo del proprio pensiero...
. Il Luogo a cui essi rivolgono il proprio pensiero, quel luogo è la
loro radice, che li solleva in alto, a tutte le altezze, presso il
Padre. Essi raggiungono il suo capo, che è per loro la Quiete. È loro
dato accesso in avanti e vengono a trovarsi tanto vicini da poter dire
che sono stati messi in comunione con il volto di Lui, per mezzo dei
baci.
41. Forse che essere simili non sono stati manifestati perché non sono
usciti fuori di se stessi e perché non hanno menomato la gloria del
Padre e non hanno pensato che Egli fosse piccolo o che fosse aspro o che
fosse irascibile, ma che Egli è assolutamente buono, incrollabile,
dolce, che conosce tutti gli spazi prima che essi entrino
nell'esistenza, e che non ha bisogno di istruzione?
42. Questa è la condizione di coloro che posseggono qualche cosa
dall'alto, grazie a quella incommensurabile grandezza, in cui essi si
trovano, stretti insieme a quell'Uno, unico e perfetto, che è là per
loro. Costoro non discendono nell'Ade; essi non hanno né invidia né
lamenti; non c'è più in mezzo a loro la morte, ma riposano in Colui che
riposa. Essi non penano, né sono preoccupati nella ricerca della verità,
perché essi stessi sono la verità. Il Padre è in loro ed essi sono nel
Padre, perfetti e inseparabili da quell'autenticamente Buono. Essi non
sono causa di alcun danno, anzi largiscono benessere. Ventilati dallo
Spirito, essi si accorgeranno della loro radice, e quelli in cui Egli
avrà trovato la sua radice, saranno oggetto di particolare
sollecitudine, ed Egli eviterà ogni danno alle loro anime. Questo è il
Luogo dei beati, questo è il loro luogo.
43. Quanto agli altri sappiano essi, nei luoghi in cui si trovano, che
non è conveniente per me, dopo che sono stato nel Luogo del riposo,
parlare di altre cose. Ma là io dimorerò e dedicherò me stesso, in ogni
momento, al Padre del Tutto e ai veri fratelli, sui quali si riversa
l'amore di Lui e in mezzo ai quali nulla di Lui fa difetto. Sono essi,
che sono manifestati nella verità, poiché essi sono in quella vita vera
ed eterna e parlano della Luce perfetta, ripiena del seme del Padre, e
che è nel suo cuore e nel Pleroma, mentre il Suo Spirito gioisce in Lui
e glorifica Lui, nel quale esso esisteva, perché Egli è buono e i suoi
figli sono perfetti e degni del suo nome. Sono proprio figli di questo
genere che Egli, il Padre, ama.