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Il segreto meraviglioso
del Santo Rosario
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INTRODUZIONE
ROSA BIANCA
AI SACERDOTI
[1] Ministri dell'Altissimo, predicatori della verità, araldi del Vangelo,
permettete che vi presenti la rosa bianca di questo piccolo libro per mettervi
nel cuore e sulle labbra le verità in esso esposte con semplicità e senza
pretese. Nel cuore, affinché voi stessi intraprendiate la pia pratica del
Rosario e ne gustiate i frutti. Sulle labbra, perché comunichiate agli altri la
sua eccellenza e con tale mezzo li possiate convertire.
Guardatevi, ve ne prego, dal considerare questa santa pratica piccola e di poca
importanza, come sogliono fare gli ignoranti e molti dotti orgogliosi; essa è
veramente grande, sublime, divina. Il cielo stesso ce l'ha data, e l'ha data
proprio per convertire i peccatori più induriti e gli eretici più ostinati. Dio
le ha annesso la grazia in questa vita e la gloria nell'altra. I santi l'hanno
messa in atto ed i sommi Pontefici l'hanno autorizzata.
Felice il sacerdote e direttore d'anime al quale lo Spirito Santo ha rivelato
questo segreto che la maggior parte degli uomini non conosce o conosce molto
superficialmente! Se egli ne avrà una concreta conoscenza lo reciterà ogni
giorno e lo farà recitare agli altri. Dio e la sua santa Madre gli verseranno
nell'anima grazie in abbondanza per far di lui strumento della loro gloria; con
la sua parola, sia pure disadorna, otterrà più frutto in un mese che gli altri
predicando in parecchi anni.
[2] Cari confratelli, non contentiamoci dunque di consigliarlo agli altri;
dobbiamo recitarlo noi stessi. Se, pur convinti in teoria dell'eccellenza del
santo Rosario, non lo recitiamo noi per primi, gli altri daranno ben poca
importanza a quanto consiglieremo perché nessuno può dare ciò che non ha. Gesù
fece ed insegnò (At 1 1): imitiamo Cristo Gesù che prima fece e poi insegnò.
Imitiamo l'Apostolo che conosceva e predicava soltanto Gesù, il Cristo
Crocifisso. Noi lo faremo predicando il santo Rosario che, come vedrete in
seguito, non è una serie di Pater e di Ave ma un compendio divino dei misteri
della vita, della passione, della morte e della gloria di Gesù e di Maria.
Se sapessi che l'esperienza personale concessami dal Signore circa l'efficacia
della predicazione del Rosario per convertire le anime, potesse persuadervi a
divenirne apostoli, nonostante la tendenza contraria dei predicatori, vi
racconterei le conversioni meravigliose che ho ottenuto predicando il Rosario;
ma mi limito a riferirvi, in questo compendio, qualche fatto antico e ben
provato. Solo ho inserito, per vostra utilità, parecchi testi latini, presi da
buoni autori, che comprovano ciò che spiego al popolo in lingua Volgare.
ROSA ROSSA
AI PECCATORI
[3] A voi, peccatori e peccatrici, uno più peccatore di voi offre questa, rosa,
arrossata dal Sangue di Gesù Cristo per ornarvene e salvarvi.
Empi e peccatori impenitenti gridano continua-mente: Coroniamoci di rose (Sap
2,8). Anche noi cantiamo: coroniamoci con le rose del santo Rosario.
Ma quanto sono diverse le loro rose dalle nostre, Le loro sono i piaceri
carnali, i vani onori, le ricchezze caduche che presto saranno appassite è
corrotte; le nostre, invece, sono i Pater e Ave recitati bene e accompagnati da
buone opere di penitenza, e non appassiranno né mai s'infradiceranno. Tra cento,
mille anni la loro bellezza splenderà come oggi.
Le loro tanto decantate rose hanno solo l'apparenza di rose: in realtà sono
spine che pungono con il rimorso durante la vita, che trafiggono col pentimento
all'ora della morte, che bruciano per tutta l'eternità nell'ira e nella
disperazione. Se le nostre rose hanno spine, queste sono spine di Gesù che egli
tramuta in rose. Se le nostre rose pungono, esse pungono solo per qualche
istante, unicamente per guarirci dal peccato e per salvarci.
[4] Facciamo a gara per coronarci con queste rose del paradiso, recitando ogni
giorno un Rosario, cioè tre corone di cinque decine ciascuna: 1) per onorare le
tre corone di Gesù e di Maria: la corona di grazia di Gesù nell'incarnazione, la
sua corona di spine nella passione, la sua corona di gloria in cielo, e la
triplice corona che Maria ha ricevuto in cielo dalla SS. Trinità; 2) per
ricevere da Gesù e da Maria tre corone: la corona di meriti in questa vita, la
corona di pace in morte, la corona di gloria in paradiso.
Se sarete fedeli a recitarlo devotamente fino alla morte, nonostante l'enormità
delle vostre colpe, credetemi: riceverete la corona di gloria che non appassisce
(1 Pt 5,4). Anche se vi trovate sull'orlo dell'abisso, o con un piede
nell'inferno, se avete perfino venduto l'anima al diavolo come uno stregone, o
siete un eretico indurito e ostinato come un demonio, presto o tardi vi
convertirete e vi salverete purché - lo ripeto e notate bene i termini del mio
consiglio - diciate devotamente ogni giorno fino alla morte il santo Rosario,
per conoscere la verità ed ottenere la contrizione ed il perdono dei vostri
peccati. Troverete in questo libro parecchi esempi di grandi peccatori
convertiti per virtù del santo Rosario. Leggeteli e meditateli.
Dio solo.
ROSETO MISTICO
ALLE ANIME PIE
[5] Anime devote ed illuminate dallo Spirito Santo, non vi dispiaccia ch'io vi
offra un piccolo rosaio mistico, venuto dal cielo, perché lo trapiantiate nel
giardino della vostra anima; esso non nuocerà ai fiori odorosi delle vostre
contemplazioni. E', molto profumato e tutto divino: non guasterà affatto
l'ordine delle vostre aiuole: purissimo e ben ordinato esso porta tutto
all'ordine e alla purezza. Se ogni giorno lo si innaffia e lo si coltiva a
dovere, cresce ad altezza prodigiosa e si estende tanto che non solo non
ostacola tutte le altre devozioni, ma le conserva e le perfeziona. Voi che siete
spirituali mi capite! Questo rosaio è Gesù e Maria nella vita, nella morte,
nell'eternità.
[6] Le verdi foglie di questo rosaio esprimono i misteri gaudiosi di Gesù e di
Maria; le spine, i dolorosi; e i fiori, quelli gloriosi. Le rose in bocciolo
ricordano l'infanzia di Gesù e di Maria, le rose sbocciate rappresentano Gesù e
Maria nella sofferenza, le rose completamente schiuse mostrano Gesù e Maria
nella gloria e nel loro trionfo. La rosa rallegra con la sua bellezza: ecco Gesù
e Maria nei misteri gaudiosi; punge con le sue spine: eccoli nei misteri
dolorosi; dà gioia con la soavità del profumo: eccoli infine nei misteri
gloriosi.
Non disprezzate, dunque, la mia pianticella rigogliosa e divina; piantatela voi
stessi nella vostra anima prendendo la risoluzione di recitare il Rosario;
coltivatela ed innaffiatela recitandolo fedelmente ogni giorno, accompagnandolo
con opere buone. Vi accorgerete che questo seme, ora all'apparenza tanto
piccolo, diventerà col tempo un grande albero, dove gli uccelli del cielo, cioè
le anime predestinate e di alta contemplazione, faranno il loro nido e la loro
dimora. Sotto la sua ombra saranno protette dagli ardori del sole, sulle sue
cime troveranno difesa dalle bestie feroci della terra e scopriranno un delicato
nutrimento nel suo frutto, l'adorabile Gesù al quale sia ogni onore e gloria nei
secoli dei secoli. Amen. Così sia.
Dio solo.
BOCCIOLO DI ROSA
AI BAMBINI
[7] A voi bambini, offro un bel bocciolo di rosa. E', uno dei piccoli grani
della vostra corona che a voi sembra una cosa da poco. E invece quant'è prezioso
questo grano! quanto è ammirabile questo bocciolo! e come si aprirà interamente
se recitate con devozione l'Ave Maria! Consigliarvi di recitare un rosario tutti
i giorni sarebbe domandarvi l'impossibile; ma almeno dite con molta attenzione e
ogni giorno la corona di cinque decine che e come una ghirlanda di rose che
ponete in capo a Gesù e a Maria. Datemi retta. Ed ora ascoltate questa bella
storia e non dimenticatela.
[8] Due sorelline stavano sull'uscio di casa a recitare devotamente il rosario,
quando apparve una bella Signora che avvicinatasi alla più piccola, di circa
sette anni, la prese per mano e la condusse con sé. La sorella maggiore,
meravigliata, ne va alla ricerca, non la trova e rientra piangente in casa per
avvertire che hanno rapito la sorella. Il papà e la mamma la cercano inutilmente
per tre giorni, fin che alla sera del terzo giorno la trovano sulla soglia di
casa. Era lieta in volto e festosa. Le chiedono da dove venga ed ella risponde
che la Signora, alla quale diceva il suo Rosario, l'aveva condotta in un bel
luogo, le aveva dato cose buone da mangiare e le aveva deposto sulle braccia un
grazioso bambino, al quale lei aveva dato tanti baci. I genitori, da poco
convertiti alla fede, chiamano il padre gesuita che li aveva istruiti nella fede
e nella devozione al Rosario e gli raccontano l'accaduto. Da lui stesso abbiamo
appreso questo fatto avvenuto nel Paraguay (ANTOINE BOISSIEU, S.J., Le chrétien
prédestiné par la dévotion à la Ste Vierge, p. 752; QN, pp. 189-190).
Bambini, imitate le due sorelline; come loro recitate ogni giorno il Rosario e
meriterete di andare in paradiso, di vedere Gesù e Maria, se non proprio in
questa vita, certo dopo la morte per tutta l'eternità. Così sia.
Che i sapienti e gli ignoranti, i giusti e i peccatori, i grandi e i piccoli
lodino, dunque, e salutino giorno e notte Gesù e Maria col santo Rosario.
“Salutate Maria che ha faticato molto per voi”(Cf Rm 16,6).
PRIMA DECINA
L'ECCELLENZA DEL SANTO ROSARIO NELL'ORIGINE E NEL NOME
ROSA PRIMA
[9] Il Rosario contiene due elementi: l'orazione mentale e l'orazione vocale. La
mentale consiste nella meditazione dei principali misteri della vita, della
morte e della gloria di Gesù Cristo e della sua santissima Madre. La vocale
consiste nel dire quindici decine di Ave Maria, ognuna preceduta da un Pater,
meditando e contemplando in pari tempo le quindici principali virtù praticate da
Gesù e da Maria nei quindici misteri del santo Rosario.
Nella prima parte di cinque decine, si onorano e si considerano i cinque misteri
gaudiosi; nella seconda i cinque misteri dolorosi; nella terza i cinque misteri
gloriosi. In questo modo il Rosario risulta composto da preghiere vocali e da
meditazione per onorare e imitare i misteri e le virtù della vita, della
passione e morte e della gloria di Gesù Cristo e di Maria.
ROSA SECONDA
[10] Il santo Rosario, essendo sostanzialmente composto della preghiera di
Cristo Gesù e della salutazione angelica - il Pater e l'Ave - e della
meditazione dei misteri di Gesù e di Maria, è senza dubbio la prima e la
principale devozione in uso presso i fedeli, dal tempo degli Apostoli e dei
primi discepoli, dì secolo in secolo giunta fino a noi.
[11] Tuttavia, nella forma e nel metodo in cui è recitato attualmente, fu
ispirato alla Chiesa e suggerito dalla Vergine a san Domenico per convertire gli
Albigesi e i peccatori, soltanto nel 1214, nel modo che sto per dire, così come
lo riferisce il beato Alano della Rupe nel suo celebre libro De Dignitate
psalterii.
San Domenico, constatando che i peccati degli uomini erano di ostacolo alla
conversione degli Albigesi, si ritirò in una foresta presso Tolosa e vi restò
tre giorni e tre notti in continua preghiera e penitenza. E tali furono i suoi
gemiti e i suoi pianti, le sue penitenze a colpi di disciplina per placare la
collera di Dio che cadde svenuto. La Vergine santa, allora gli apparve
accompagnata da tre principesse del cielo e gli disse: “Sai tu, caro Domenico,
di quale arma si servì la SS. Trinità per riformare il mondo?” - “Signora mia -
le rispose - voi lo sapete meglio di me: dopo il figliolo vostro Gesù voi foste
lo strumento principale della nostra salvezza”. Ella soggiunse: “Sappi che
l'arma più efficace è stato il Salterio angelico, che è il fondamento della
Nuova Alleanza; perciò se tu vuoi conquistare a Dio quei cuori induriti, predica
il mio salterio”.
Il Santo si ritrovò consolato e ardente di zelo per la salvezza di quelle
popolazioni, andò nella cattedrale di Tolosa. Immediatamente le campane, mosse
dagli angeli, suonarono a distesa per radunare gli abitanti. All'inizio della
sua predica si scatenò un furioso temporale; il suolo sussultò, il sole si
oscurò, tuoni e lampi continui fecero impallidire e tremare tutto l'uditorio. Il
loro spavento crebbe quando videro una effige della Vergine, esposta in luogo
ben visibile, alzare per tre volte le braccia al cielo e chiedere la vendetta di
Dio su di loro qualora non si convertissero e non ricorressero alla protezione
della santa Madre di Dio. Questo prodigio del cielo infuse la più alta stima per
la nuova devozione del Rosario e ne estese la conoscenza.
Il temporale finalmente cessò per le preghiere di san Domenico, che proseguì il
discorso spiegando l'eccellenza del santo Rosario con tanto fervore ed efficacia
da indurre quasi tutti gli abitanti di Tolosa ad abbracciarne la pratica e a
rinunciare ai propri errori. In breve tempo si notò nella città un grande
cambiamento di costumi e di vita.
ROSA TERZA
[12] Questo prodigioso stabilirsi del santo Rosario, che ricorda un poco. il
modo con cui Dio promulgo la Legge sul Sinai, mostra con chiarezza l'eccellenza
di questa sublime pratica. San Domenico, ispirato dallo Spirito Santo, istruito
dalla Vergine e dalla sua personale esperienza, fin che visse predicò il Rosario
con l'esempio e con la parola, nelle città e nelle campagne, ai grandi e ai
piccoli, ai sapienti ed agli ignoranti ai cattolici ed agli eretici. Il santo
Rosario, ch'egli recitava ogni giorno, era la sua preparazione alla predica e il
suo appuntamento dopo la predicazione.
[13] Un giorno - ricorreva la festa di san Giovanni Evangelista - il Santo stava
in una cappella dietro l'altare maggiore della cattedrale di Notre-Dame a Parigi
e recitava il santo Rosario per prepararsi a predicare. La Vergine gli apparve e
disse: “Domenico, la predica che, hai preparato è buona, ma molto migliore è
questa che ti pre-sento”. San Domenico riceve dalle mani di lei il libro in cui
è scritto il discorso, lo legge, lo gusta, lo fa suo e ringrazia la Vergine
santa. All'ora della predica sale sul pulpito e, dopo aver detto in lode di san
Giovanni Evangelista soltanto ch'egli aveva meritato di essere il custode della
Regina del cielo, dichiara all'illustre uditorio dei grandi e dei dottori
abituati a discorsi singolari e forbiti, che avrebbe continuato non con le dotte
parole della sapienza umana, ma con la semplicità e la forza dello Spirito
Santo. E li intrattenne sul Rosario, spiegando loro, parola per parola come
avrebbe fatto parlando a fanciulli, il Saluto angelico, servendosi dei pensieri
e degli argomenti molto semplici letti sul foglio che gli era stato consegnato
dalla Madonna.
[14] Il fatto è stato tolto, almeno in parte, dal libro del beato Alano della
Rupe: De Dignitate Psalterii, e così riferito dal Cartagena: Il beato Alano
afferma che san Domenico gli disse un giorno in una rivelazione: “Figlio mio, tu
predichi, e sta, bene; ma perché tu non abbia a ricercare la lode umana più che
la salvezza delle anime, ascolta quanto mi accadde a Parigi. Dovevo predicare
nella grande chiesa dedicata alla beata Vergine Maria e volevo parlare in modo
ingegnoso, non per orgoglio ma per riguardo alla qualità elettissirna degli
uditori. Mentre pregavo, come ero solito per un'ora circa prima del discorso,
recitando il Rosario, fui rapito in estasi: vidi la divina Madre, mia amica,
porgermi - un libretto e dirmi: "Domenico, per quanto sia ben fatto il discorso
che conti di tenere, io te ne porto uno molto migliore". Tutto lieto prendo, il
libro, me lo leggo per intero e, come ella aveva detto, vi trovo ciò che
bisognava predicare. La ringraziai di cuore. Venuta l'ora di predicare, avevo
davanti l'intera Università di Parigi ed un gran numero di signori, informati o
testimoni essi pure, delle meraviglie operate dal Signore per mio mezzo. Salgo
all'ambone. Era la festività di san Giovanni evangelista, ma dell'apostolo io mi
limito a dire che meritò di essere prescelto come custode della Regina del
cielo. Poi passai a dire così all'uditorio: "Signori e Maestri illustri; voi
siete abituati ad ascoltare discorsi eleganti ed elevati, però oggi non voglio
rivolgervi le dotte parole della sapienza umana, ma rivelarvi lo Spirito di Dio
e la sua forza"”. E allora, nota Cartagena insieme al beato Alano, S. Domenico,
spiegò, con paragoni e similitudini familiari, la salutazione angelica.
[15] Lo stesso beato Alano della Rupe, come riferisce ancora il Cartagena,
racconta di parecchie altre apparizioni di Nostro Signore e della Vergine Santa
a san Domenico per stimolarlo ed infervorarlo sempre più a predicare il santo
Rosario perché il peccato sia distrutto e i peccatori e gli eretici si
convertano. Ad un certo punto il Cartagena scrive: “Il Beato Alano racconta che
la Madonna gli rivelò come suo Figlio Gesù Cristo era apparso a san Domenico, e
gli aveva detto: “Domenico, io mi compiaccio nel constatare che non ti appoggi
sulla tua personale sapienza, che lavori con umiltà alla salvezza delle anime e
non cerchi di piacere agli uomini vani. Molti predicatori, invece, usano fin dal
principio tuonare contro i peccati più gravi, ignorando che prima di
somministrare un rimedio disgustoso bisogna disporre il malato a riceverlo e a
profittarne. Per questo devono innanzitutto esortare gli uditori ad amare la
preghiera e specialmente il salterio angelico. Se tutti incominceranno a pregare
così, senza dubbio la divina clemenza sarà propizia a quanti persevereranno.
Predica dunque il mio Rosario”.
[16] Ed altrove dice: “Tutti i predicatori, all'inizio del discorso, fanno
recitare ai fedeli la salutazione angelica per ottenere il favore divino. Questa
usanza proviene da una rivelazione. fatta dalla Vergine a san Domenico: "Figlio
mio - gli disse - non meravigliarti se non riesci nella tua predicazione: tu
lavori su un terreno non ancora irrigato dalla pioggia. Sappi che quando Dio
volle rinnovare il mondo mandò prima la pioggia, cioè la salutazione angelica:
in tal modo il mondo fu riformato. Nelle tue prediche esorta dunque a recitare
il Rosario e raccoglierai grandi frutti per le anime”. Così fece sempre san
Domenico e ciò spiega il pieno successo della sua predicazione".
[17] Mi sono permesso di riferire parola per parola questi passi (tradotti dal
latino) di buoni autori per comodità dei predicatori e delle persone istruite
che potrebbero mettere in dubbio la meravigliosa efficacia del santo Rosario.
Finché, sull'esempio di san Domenico, i predicatori propagarono la devozione al
Rosario, la pietà ed il fervore fiorirono negli ordini religiosi fedeli a questa
pratica e nel mondo cristiano. Ma da quando si incominciò a trascurare questo
dono venuto dal cielo, si constatò dovunque peccato e disordine.
ROSA QUARTA
[18] Siccome ogni cosa, anche la più santa, quando dipende soprattutto dalla
volontà degli uomini, è soggetta a mutamento, non bisogna meravigliarsi se la
Confraternita del santo Rosario perseverò nel fervore primitivo solo per lo
spazio di circa cento anni dalla sua istituzione; in seguito essa fu quasi
sepolta nell'oblio. All'abbandono del santo Rosario, contribuirono senza dubbio
la malizia e l'invidia del demonio che volle arrestare il corso delle grazie di
Dio attirate sul mondo da tale devozione.
Infatti la giustizia divina colpì tutti i, regni d'Europa, nel 1349, con la più
orribile peste che fosse mai venuta; partita dal Levante si diffuse in Italia,
in Germania, in Francia, in Polonia, in Ungheria; quasi tutti questi paesi
furono devastati talmente che di cento uomini appena uno sopravvisse. Nei tre
anni che durò il contagio, le città, le borgate, i villaggi, i monasteri furono
quasi completamente spopolati. A questo flagello di Dio seguirono altri due:
l'eresia dei Flagellanti ed il funesto scisma del 1376.
[19] Quando finalmente, per divina misericordia, queste calamità cessarono, la
Vergine Santa ordinò al Beato Alano della Rupe, illustre dottore e predicatore
di fama dell'Ordine di S. Domenico del convento di Dinan, in Bretagna, di
rinnovare l'antica Confraternita del santo Rosario; così, per disposizione della
Vergine, l'onore di ristabilire la nota Confraternita, toccò a un religioso
della stessa provincia dove essa era nata.
Per compiere quest'opera il beato Alano incominciò a lavorare nel 1460,
specialmente dopo che Nostro Signore - come egli stesso riferisce - gli disse,
dall'Ostia Santa mentre celebrava la Messa, per deciderlo a predicare il
Rosario: “Ma come, di nuovo tu mi metti in croce?”.
“Che dite mai Signore?”, rispose il beato Alano, spaventato.
“Sì, sono i tuoi peccati che mi crocifiggono - soggiunse Gesù - e preferirei
venire crocefisso un'al tra volta piuttosto che vedere il Padre mio nuovamente
offeso dai peccati che hai commesso in passato. E anche adesso tu mi crocifiggi
poiché possiedi la scienza e quanto occorre per predicare il Rosario della mia
Madre e con questo mezzo istruire, tenere lontane dal peccato tante anime in
modo da salvarle ed impedire molti altri mali, ma tu non lo fai e così sei
colpevole dei peccati che si commettono”. Questi tremendi rimproveri decisero il
beato Alano a predicare senza posa il Rosario.
[20] Anche, la Vergine santa, gli disse un giorno per animarlo sempre più a
predicare il Rosario: “Tu sei stato un grande peccatore in gioventù, ma io
ottenni da mio Figlio la tua conversione, ho pregato per te ed avrei perfino
desiderato, se ciò fosse stato possibile, di soffrire ogni sorta di pene per
salvarti, perché i peccatori convertiti sono la mia gloria e per renderti degno
di predicare dovunque il mio Rosario”.
S. Domenico svelandogli i grandi frutti ottenuti da lui nelle popolazioni per
mezzo di questa bella devozione gli disse: “Vedi il frutto che ho colto
predicando il Rosario? Fatelo anche voi, tu e tutti quanti amate la Madonna, se
volete attirare tutti i popoli alla vera scienza delle virtù per mezzo di questo
eccellente esercizio del Rosario”.
Ecco, in breve, quanto. la storia ci insegna riguardo alla istituzione del santo
Rosario per mezzo di S. Domenico. e al suo ristabilimento per opera del beato
Alano della Rupe.
ROSA QUINTA
[21] Strettamente parlando c'è un solo tipo di confraternita del Rosario di 150
Ave Maria. Ma se si considera il fervore delle differenti persone che praticano
questa devozione, ve ne sono di tre specie: quella del Rosario comune o
ordinario, quella del Rosario perpetuo, e quella del Rosario quotidiano.
La Confraternita del Rosario ordinario ne esige la recita una volta alla
settimana; quella del Rosario perpetuo, una sola volta all'anno, quella del
Rosario quotidiano chiede che lo si reciti ogni giorno e per intero, cioè di 150
Ave Maria.
L'omissione di uno di questi Rosari non comporta peccato, neppure veniale,
poiché l'impegno è assolutamente volontario e in sovrappiù; però non deve
iscriversi nella confraternita chi non sia risoluto a recitarlo come è
prescritto dagli statuti, senza peraltro venire meno agli obblighi del proprio
stato. Perciò, quando un'azione imposta dal dovere di stato coincide o contrasta
con la recita del Rosario, deve essere preferita anche se è meno santa del
Rosario. Quando, in caso di malattia non lo si possa recitare né intero, né in
parte senza aggravare il male, non vi è obbligo di recitarlo. Quando, per
obbedienza legittima, o per dimenticanza involontaria, o per urgenza, non è
stato possibile recitarlo non v'è peccato, neppure veniale; in tal caso non è
mancata nemmeno la partecipazione alle grazie ed ai meriti dei confratelli e
delle consorelle che, nel mondo, recitano il Rosario.
Cristiano, se per pura negligenza, tu non lo reciti, purché non vi sia formale
disprezzo, non pecchi, assolutamente parlando; ma perdi la partecipazione alle
preghiere, alle buone opere, ai meriti della confraternita. Inoltre a causa
delle tue infedeltà nelle cose piccole e di libera scelta, cadrai
insensibilmente nell'infedeltà alle cose grandi e di stretto obbligo perché “chi
disprezza il poco cadrà presto” (Sir 19,1).
ROSA SESTA
[22] Da quando san Domenico istituì questa devozione e sino al 1460, anno in cui
il beato Alano della Rupe la rinnovò per ordine del cielo essa è detta Salterio
di Gesù e di Maria, sia perché contiene tante salutazioni angeliche quanti salmi
ha il salterio di Davide, sia perché i semplici e gli ignoranti che non possono
recitare il Salterio di Davide, ricavano dalla recita del Rosario lo stesso
frutto che si ottiene con la recita dei salmi. Anzi un frutto più abbondante:
1) perché il salterio angelico produsse un frutto più nobile, cioè il Verbo
Incarnato, mentre il salterio davidico lo annunziò solamente;
2) come la realtà supera la figura e il corpo l'ombra, così il salterio della
Vergine supera quello di Davide che ne fu solo l'ombra e la figura.
3) perché fu la SS. Trinità stessa a comporre il salterio della Vergine ossia il
Rosario composto dal Pater e dall'Ave.
Ecco quanto riferisce a questo proposito il dotto Cartagena: “L'illustrissimo
scrittore d'Aix-La-Chapelle (J. Beyssel) dice nel suo libro La corona di rose
dedicato all'imperatore Massimiliano: Non si può sostenere che il saluto mariano
sia di recente invenzione, ma sorse e si diffuse con la Chiesa stessa. Infatti
alle prime origini della Chiesa i fedeli più istruiti celebravano le lodi divine
con la triplice cinquantina dei salmi di David. Tra i semplici, che trovavano
parecchie difficoltà nel servizio divino, nacque una santa emulazione... Essi
pensarono, e giustamente, che nel celeste elogio (del Rosario) sono inclusi
tutti i misteri divini dei salmi; soprattutto perché i salmi cantavano Colui che
doveva venire mentre questa formula di preghiera si rivolge a Lui già venuto.
Per questo incominciarono a chiamare Salterio di Maria le tre cinquantine di
Salutazioni, premettendo ad ogni decina l'orazione. domenicale come avevano
visto fare da chi recitava i salmi”
[23] Il Salterio o Rosario della Vergine si compone di tre corone ognuna
composta di cinque decine, allo scopo:
1) di onorare le Tre Persone della SS. Trinità;
2) di onorare la vita, la morte e la gloria di Gesù Cristo;
3) di imitare la Chiesa trionfante, di aiutare la Chiesa militante, di dare
sollievo alla Chiesa purgante;
4) di modellarsi sulle tre parti del salterio, di cui la prima riguarda la vita
purgativa, la seconda la vita illuminativa e la terza la vita unitiva;
5) di colmarci di grazie in questa vita, di pace alla' morte e di gloria nella
eternità.
ROSA SETTIMA
[24] Da quando il beato Alano della Rupe rinnovò questa devozione, la voce del
popolo, che è voce di Dio, la chiamò “Rosario”, cioè corona di rose; e ciò per
significare che ogni qual volta si recita devotamente il Rosario si pone in capo
a Gesù e a Maria una corona di 153 rose bianche e di 16 rosse del paradiso, che
non perderanno mai la loro bellezza e il loro splendore.
La Vergine approvò e confermò questo nome di Rosario rivelando a parecchi che
con le Ave Maria recitate in suo onore, le si fa dono di altrettante gradite
rose; e di tante corone di rose quanti sono i Rosari recitati.
[25] Il fratello Alfonso Rodriguez della Compagnia di Gesù, recitava il Rosario
con tale ardore che vedeva non di rado uscire dalla sua bocca ad ogni Pater una
rosa vermiglia e ad ogni Ave Maria una rosa bianca, uguale in bellezza e
fragranza, diversa solo nel colore.
Le cronache di S. Francesco raccontano che un giovane religioso aveva la
lodevole abitudine di recitare ogni giorno prima del pasto la corona della
Vergine santa.
Un giorno, non si sa per qual motivo, la omise. Quando suonò l'ora del pranzo,
egli pregò il superiore di permettergli di recitarla prima di sedersi a tavola e
col suo permesso si ritirò in cella. Tardando di molto a ripresentarsi, il
superiore mandò un religioso a chiamarlo. Il confratello lo trovò risplendente
di luce celeste; la Vergine e due angeli erano accanto a lui. Ad ogni Ave Maria
usciva dalla sua bocca una bella rosa: gli, Angeli raccoglievano le rose, una
dopo l'altra e le ponevano sul capo della Madonna che se ne dimostrava
visibilmente soddisfatta.
Altri due religiosi, mandati a vedere quale fosse la causa di tanto ritardo,
poterono anch'essi ammirare il sorprendente spettacolo, poiché la Vergine
disparve solo quando la recita dell'intera corona ebbe termine.
Il Rosario è dunque. una grande corona di rose; una parte del Rosario é come un
piccolo serto di pic-coli fiori o piccola corona di rose celesti che si mette in
capo a Gesù e a Maria.
Come la rosa è la regina dei fiori, così il Rosario è la rosa e la prima fra, le
devozioni.
ROSA OTTAVA
[26] Non è possibile dire quanto la Vergine santa stimi il Rosario più di tutte
le devozioni, quanto sia magnanima nel ricompensare chi lo predica, lo
stabilisce e lo recita e, al contrario, quanto sia terribile contro chi lo
avversa.
S. Domenico nulla ebbe tanto a cuore durante la sua vita quanto il lodare la
Vergine, predicare la sua grandezza, animare tutti a onorarla col Rosario. A sua
volta, la potente Regina del cielo non cessò mai di versare benedizioni a piene
mani su questo santo; ne coronò le fatiche con mille prodigi e miracoli, gli
ottenne sempre da Dio ciò che egli chiedeva per intercessione di lei; come sommo
favore lo rese vittorioso sull'eresia degli Albigesi e lo fece patriarca di un
grande Ordine.
[27] E che dirò del beato Alano della Rupe, restauratore di questa devozione? La
Vergine santa l'onorò più volte di sue visite per istruirlo sui mezzi di
assicurarsi la propria salvezza, di diventare un buon sacerdote, religioso
perfetto ed imitatore di Gesù Cristo. Nelle tentazioni e orribili persecuzioni
dei demoni che lo riducevano ad una estrema tristezza, quasi alla disperazione,
ella lo consolava, dissipando, con la sua soave presenza, nubi e tenebre. Fu lei
che gli insegnò il metodo per dire il Rosario, l'istruì sulla eccellenza e sui
frutti; lo insignì del glorioso titolo di suo novello sposo, e come pegno del
suo casto affetto gli mise al dito un anello, al collo una collana fatta dei
suoi capelli e gli diede una corona.
L'abate Triteme, il dotto Cartagena, il sapiente Martino Navarra ed altri
parlano di lui con grandi lodi. Dopo aver attirato alla Confraternita del
Rosario più di centomila persone, morì a Zwolle, nelle Fiandre, l'8 settembre
1475.
[28] Il demonio, geloso dei grandi frutti che il beato Tommaso di San Giovanni,
esimio predicatore del Rosario, otteneva con questa pratica, gli causò con i
maltrattamenti una lunga e noiosa malattia dichiarata dai medici senza speranza
di guarigione. Una notte credette di morire quando il demonio gli apparve sotto
orride sembianze. Egli alzò lo sguardo verso un'immagine della Vergine posta a
capo del letto, e gridò con tutte le forze: “Aiutami, soccorrimi, o mia
dolcissima Madre”.
Aveva appena pronunciato queste parole quando la Vergine, dalla sacra immagine,
tese la mano e stringendogli un braccio disse: “Non temere, Tommaso, figlio mio,
eccomi in tuo aiuto; alzati e continua a predicare la devozione al mio Rosario,
come hai incominciato. Io ti difenderò da tutti i tuoi nemici”. Alle parole
della Vergine il demonio fuggì, il malato si alzò, perfettamente guarito,
ringraziò la Madonna versando copiose lacrime e continuò a predicare il Rosario
con meraviglioso successo.
[29] La Vergine santa non favorisce solo i predicatori del Rosario: ella
ricompensa con magnificenza anche chi, con l'esempio, attira gli altri a questa
devozione.
Alfonso, re di Léon e di Galizia, desiderando che i suoi domestici onorassero la
Vergine santa col Rosario, pensò bene di portare al fianco una grossa corona per
incitarli con il suo esempio, senza ch'egli, tuttavia, si obbligasse a
recitarlo; in tal modo indusse tutti i componenti la corte a recitarlo
devotamente. Il re si ammalò e giunse agli estremi. Lo si credeva già morto, ed
invece era semplicemente rapito in estasi e portato davanti al tribunale di Gesù
Cristo. Vide i demoni che l'accusavano di tutti i delitti che aveva commesso; il
divin Giudice era già sul punto di condannarlo alla pena eterna, quando la
Vergine intervenne presso il Figlio per intercedere in favore del re. Si prese
allora una bilancia, si buttarono su un piatto tutti i peccati del re; la
Madonna gettò sull'altro piatto il grosso Rosario che Alfonso aveva portato per
onorarla, vi aggiunse i Rosari che, dietro il suo esempio, aveva fatto recitare.
Tutto questo pesò più dei peccati; ed allora la Vergine gli disse guardandolo
benignamente: “Per ricompensarti del piccolo servizio che mi hai reso portando
la corona, ti ho ottenuto da mio Figlio di vivere ancora per alcuni anni,
Impiegali bene e fai penitenza”.
Ritornato in sé il re esclamò: “O benedetto Rosario della Vergine, al quale devo
di essere sfuggito dalla dannazione eterna!”. E dopo aver riacquistato la
salute, fu sempre devoto del Rosario che recitò ogni giorno.
Che i devoti della Vergine santa si studino di at-tirare il maggior numero
possibile di fedeli nella con-fraternita del santo Rosario, ad esempio di questi
san-ti e di questo re; godranno dei suoi favori quaggiù e la vita eterna. Chi mi
mette in luce avrà la vita eterna (Sir 24,31).
ROSA NONA
[30] Vediamo ora che ingiustizia sia di impedire il progresso della
Confraternita del Rosario e con quali castighi Dio ha punito gli infelici che
hanno disprezzato e voluto distruggerla. Benché la devozione al Rosario sia
stata autorizzata dal cielo con molti prodigi e sia stata approvata dalla Chiesa
con bolle pontificie, non mancano neppur oggi libertini, empi e spiriti forti
che si adoperano a screditare la Confraternita del Rosario o almeno ad
allontanarne i fedeli. E' -facile constatare che le loro lingue sono infette di
veleno infernale e che essi sono mossi dallo spirito maligno; nessuno infatti,
potrebbe disapprovare il Rosario senza condannare quanto la religione cristiana
ha di più pio, cioè l'orazione domenicale, la salutazione angelica, i misteri
della vita, della morte e della gloria di Cristo Gesù e della santa sua Madre.
Questi spiriti orgogliosi che non possono soffrire la recita del santo Rosario,
cadono, spesso senza avvedersi, nello spirito riprovevole degli eretici che
detestano la corona e il Rosario. Avere in orrore la Confraternita è
allontanarsi da Dio e dalla vera pietà, dal momento che Gesù Cristo ci assicura
di trovarsi in mezzo a coloro che si riuniscono nel suo nome. Neppure è da buon
cattolico trascurare le tante e grandi indulgenze che la Chiesa accorda alla
Confraternita. Ed infine è agire da nemico della salvezza delle anime il
distogliere i fedeli dalla Confraternita del Rosario poiché con questo mezzo
essi lasciano il peccato e si danno alla pietà.
San Bonaventura disse, con ragione, che chi trascura la devozione alla Madonna
morirà nel peccato e si dannerà (S. BONAVENTURA, Psalterium, lect. 4). Quali
castighi non devono attendersi, allora, coloro che distolgono gli altri
dall'esserle devoti!.
[31] Mentre San Domenico predicava questa devozione in Carcassona, un eretico
metteva in ridicolo i miracoli e i quindici misteri del Rosario: ciò impediva la
conversione degli eretici. In punizione Dio permise a quindicimila demoni di
possederlo. I suoi genitori, allora, lo condussero dal Santo affinché lo
liberasse dagli spiriti maligni. Egli si mise in preghiera ed esortò la folla a
recitare con lui ad alta voce il Rosario. Ed ecco che ad ogni Ave Maria la
Vergine scacciava dal corpo dell'eretico cento demoni sotto forma di carboni
ardenti. Completamente liberato quell'infelice abiurò i suoi errori, si convertì
e volle iscriversi nella Confraternita del Rosario, seguito da molti
correligionari, scossi dal castigo e dalla forza del Rosario.
[321 Il dotto Cartagena, dell'Ordine di san Francesco, riferisce con molti altri
autori, che nel 1482, quando il venerabile Padre Giacomo Sprenger ed i suoi
religiosi lavoravano con grande zelo per ristabilite la devozione e la
Confraternita del Rosario a Colonia, due celebri predicatori, gelosi dei grandi
frutti che quelli traevano da questa pratica, presero a screditarla nei propri
discorsi, e poiché erano di grande talento e godevano larga stima, distoglievano
molti dall'entrare nella Confraternita. Uno dei due, anzi, per meglio riuscire
nel perverso intento, compose un appropriato discorso da tenere in domenica.
Venuta l'ora della predica egli non comparve; lo si attese, lo si cercò e fu
trovato morto senza che nessuno l'avesse potuto assistere.
L'altro predicatore, persuase che l'accaduto fosse dipeso solo da cause
naturali, decise di supplirlo nella triste impresa di far abolire la
Contraternita. Ma all'ora. della predica Dio lo colpì di paralisi che gli tolse
il movimento e la parola. Riconoscendo allora la propria colpevolezza e quella
del collega, ricorse in cuor suo alla Vergine santa, promettendole di predicare
ovunque il Rosario con lo stesso zelo con cui l'aveva combattuto; la supplicò di
rendergli a tale scopo le forze e la parola. La Vergine santa l'esaudì; ed egli
guarito improvvisamente, si alzò come un novello Saul cambiato da persecutore in
apostolo del Rosario. Fece riparazione pubblica della sua colpa e predicò in
seguito con zelo ed eloquenza l'eccellenza del santo Rosario.
ROSA DECIMA
[33] Sono certo che gli spiriti forti e critici del nostro tempo, leggendo
questi racconti, ne metteranno in dubbio l'autenticità, come sempre usano fare.
Eppure io altro non ho fatto che trascriverli da buoni autori contemporanei e in
parte da un recente libro del padre domenicano Antonino Thomas, intitolato Il
Roseto mistico. Tutti sanno, del resto, che esistono tre specie di fede da
prestate ai vari racconti. Agli avvenimenti narrati dalla Sacra Scrittura
dobbiamo una fede divina; ai racconti profani che non ripugnano alla ragione e
che sono scritti da seri autori, una fede umana, ai racconti pii riferiti da
autori ponderati, non contrari alla ragione né alla fede o alla morale, anche se
talvolta sono straordinari, dobbiamo una fede pia.
Convengo che non bisogna essere troppo creduli, ma neppure troppo critici e in
tutto occorre tenere il giusto mezzo se si vuole scoprire dove sia la verità e
la virtù. E sono anche convinto che come la carità crede facilmente tutto ciò
che non è contrario alla fede e ai buoni costumi: la carità tutto crede (1Cor
13,7), così l'orgoglio induce a negare quasi tutti i fatti soprannaturali, anche
se accertati, col pretesto che non si trovano nelle Sacre Scritture.
E questo è il tranello teso dal demonio nel quale sono caduti gli eretici che
negano la Tradizione e in cui cadono senza accorgersene i critici odierni, che
non credono ciò che non capiscono o che non conviene loro, a motivo del loro
orgoglio e della pretesa sufficienza del loro spirito.
SECONDA DECINA
ECCELLENZA DEL ROSARIO
NELLE PREGHIERE CHE LO COMPONGONO
ROSA UNDECIMA
[34] Il Credo o Simbolo degli Apostoli, recitato sul Crocifisso della corona,
essendo il compendio delle verità cristiane, è preghiera molto meritoria perché
la fede è base, fondamento e principio di tutte le virtù cristiane, di tutte le
verità eterne e di tutte le preghiere gradite a Dio.
Chi s'accosta a Dio deve credere (Eb 11,6): chi si accosta a Dio con la
preghiera deve incominciare con un atto di fede; più avrà fede e più la sua
preghiera sarà efficace e meritoria per lui e gloriosa per Dio.
Non mi dilungherò in spiegazioni sulle formule del Simbolo Apostolico; non
posso, tuttavia, far a meno di affermare che le prime tre parole: Credo in Dio -
le quali contengono gli atti di tre virtù teologali, fede, speranza e carità -
hanno una meravigliosa efficacia per santificare le anime e vincere il demonio.
Quanti Santi con questa professione di fede hanno vinto le tentazioni,
specialmente quelle contro quelle virtù, sia in vita sia nell'ora della morte!
Esse sono le ultime parole che san Pietro martire tracciò come meglio poteva col
dito sulla sabbia quando, colpito al capo dalla sciabola di un eretico, stava
per spirare.
[35] Le fede è l'unica chiave che ci apre la comprensione dei misteri di Gesù e
di Maria espressi dal santo Rosario; perciò all'inizio occorre recitare il Credo
con grande attenzione e devozione, poiché - lo ripeto - più viva e forte è la
nostra fede e più il Rosario sarà valido. E questa fede deve essere ardita ed
animata dalla carità: in altre parole, per ben recitare il Rosario bisogna
essere in grazia di Dio o per lo meno decisi di riacquistarla; deve essere una
fede robusta e costante e cioè: nel Rosario non dobbiamo ricercare il nostro
gusto sensibile, la nostra spirituale consolazione, disposti ad abbandonarlo
quando fossimo molestati da tante. distrazioni involontarie o da uno strano
disgusto nell'anima o da opprimente noia o torpore prolungato nel corpo. Nella
recita del Rosario non c'è alcuna necessità, di gusti o di consolazioni, di
slanci o sospiri, di lacrime; neppure si richiede una continua applicazione
dell'immaginazione: bastano la fede pura e la retta intenzione. E' sufficiente
la sola fede! (Inno Pange lingua).
ROSA DODICESIMA
[36] Il Pater o orazione domenicale trae tutta la sua eccellenza dall'autore che
non è un qualunque uomo non è un angelo, ma è il Re degli Angeli e degli uomini,
Cristo Gesù. “Era necessario - dice san Cipriano - che chi veniva come Salvatore
a darci la vita della grazia, ci insegnasse anche come celeste Maestro il modo
di pregare” (S. CIPRIANO, De oratione dominica, n. 1-2, PL 4, 537). La sapienza
del divino Maestro appare luminosa nell'ordine, nella forza e nella chiarezza di
questa divina preghiera, che è breve, ma ricca di insegnamenti, è accessibile ai
semplici mentre è colma di mistero per i dotti.
Il Pater contiene tutti i nostri doveri verso Dio, gli atti di tutte le virtù e
la richiesta per ogni nostro bisogno spirituale e materiale. “E' 'il compendio
dei
Vangeli”, dice Tertulliano (TERTULLIANO, Liber de Oratione “Evangelii Breviarium”,
c. 1, PL 1, 1255). “Supera tutti i de-sideri dei santi” - dice Tommaso da Kempis
(TOMMASO DA KEMPIS, Enchiridion Monachorum, e. 3) - contiene in breve tutte le
soavi aspirazioni dei Salmi
e dei cantici; chiede tutto ciò che è necessario a noi, loda Dio in modo
eccellente ed eleva l'anima dalla terra al cielo e l'unisce strettamente a Dio.
[37] San Giovanni Crisostomo (S. GIOVANNI CRISOSTOMO, Homilia XIX in Mattb_ e.
6, PG 57, 278) dice che chi non prega come ha pregato ed insegnato il Maestro,
non è suo discepolo. Dio Padre gradisce di essere invocato più che con preghiere
formulate dalla sapienza umana, con quella insegnataci da suo Figlio.
Dobbiamo recitare l'orazione domenicale con la certezza che l'eterno Padre la
esaudirà perché è la preghiera del Figlio che sempre Egli esaudisce e del quale
noi siamo membra. Potrebbe, infatti, un Padre buono rifiutare una richiesta bene
concepita e appoggiata sui meriti e sulla presentazione di un così degno Figlio?
Sant'Agostino (S. AGOSTINO, Sermo 182 De tempore; o meglio: De Civitate Dei, L.
21, e. 27, PL 41, 748) assicura che il Pater recitato bene cancella le colpe
veniali. Il giusto cade sette volte al giorno, ma con le sette domande contenute
nell'Orazione domenicale egli può rialzarsi dalle sue cadute e fortificarsi
contro i suoi nemici.
Questa preghiera è anche breve e facile affinché, fragili e soggetti come siamo
a tanti guai, ci sia possibile recitarla più spesso e con più devozione e quindi
ricevere più presto l'aiuto desiderato.
[38] Disingannatevi, dunque, anime devote che trascurate l'orazione composta dal
Figlio di Dio e da Lui ordinata a tutti i fedeli; voi che stimate solo le
preghiere composte dagli uomini, come se l'uomo, anche il più illuminato,
sapesse meglio di Gesù come dobbiamo pregare; che cercate nei libri degli uomini
il modo di lodare e di pregare Dio quasi vi vergognaste di usare il metodo
prescrittoci dallo stesso suo Figlio voi che siete persuasi che le preghiere
contenute nei libri sono per i sapienti mentre il Rosario è buono soltanto per
le donne, i bambini e la gente del popolo, come se le preghiere che leggete
fossero più belle e più gradite a Dio di quelle contenute nell'orazione
domenicale! Lasciar da parte la preghiera raccomandata da Cristo Gesù per
servirsi di preghiere composte dagli uomini è pericolosa tentazione!
Non disapproviamo le preghiere composte dai Santi per eccitarci a lodare Dio, ma
non possiamo ammettere che siano preferite a quella uscita dalla bocca della
Sapienza incarnata, che si lasci la sorgente per mettersi in cerca di ruscelli,
che si sdegni l'acqua limpida per bere quella torbida. Sì, perché insomma il
Rosario, che si compone della preghiera domenicale e del saluto angelico, è
quest'acqua limpida e perenne che sgorga dalla sorgente della Grazia, mentre le
altre preghiere cercate qua e là nei libri, sono i rivoli che da essa
scaturiscono.
[39] Felice chi recita la preghiera insegnata dal Signore; meditando
attentamente ogni parola, vi troverà tutto ciò di cui ha bisogno e tutto quanto
può desiderare. Con quest'ammirabile preghiera prima di tutto ci cattiviamo il
cuore di Dio invocandolo col dolce nome di Padre.
Padre nostro: il più tenero dei padri, onnipotente nella creazione, ammirabile
nel conservarla, sommamente amabile nella sua Provvidenza e infinitamente buono
nell'opera della Redenzione. Dio è nostro Padre! ma allora noi siamo tutti
fratelli, il cielo è nostra patria e nostra eredità. Non basta, forse, questo
per ispirarci l'amore di Dio, l'amore per il prossimo, il distacco da tutte le
cose della terra?
Amiamo, dunque, un tale padre e ripetiamogli mille volte: Padre nostro che sei
nei cieli: tu che riempi la terra e il cielo con l'immensità della tua essenza e
dappertutto sei presente; tu che sei nei Santi con la tua gloria, nei dannati
con la tua giustizia, nei giusti con la tua grazia, nei peccatori con la tua
pazienza sopportatrice, fa' che ci ricordiamo sempre della nostra celeste
origine, che viviamo come veri tuoi figli e che tendiamo sempre verso Te solo
con tutto l'ardore dei nostri desideri.
Sia santificato il tuo nome! Il nome del Signore è santo e terribile - dice il
re-profeta - ed il cielo risuona delle lodi incessanti dei serafini alla santità
del Signore Dio degli eserciti - esclama Isaia. Con queste parole chiediamo che
tutta la terra conosca e adori gli attributi di Dio tanto grande e santo; che
Egli sia conosciuto, amato, adorato dai pagani, dai turchi, dagli ebrei, dai
barbari e da tutti gli infedeli; che tutti gli uomini lo servano e lo
glorifichino con fede viva. con ferma speranza, con ardente carità, rinunciando
ad ogni errore: in una parola, che tutti gli uomini siano santi perché Santo è
Egli medesimo.
Venga il tuo regno. Regna, cioè, o Signore, nelle nostre anime con la tua grazia
in questa vita affinché meritiamo di regnare con Te dopo la morte, nel tuo regno
che è la suprema felicità che noi crediamo, speriamo ed attendiamo, felicità che
la bontà del Padre ci ha promesso, che i meriti del Figlio ci hanno acquistato e
che i lumi dello Spirito Santo ci rivelano.
La tua volontà sia fatta sulla terra come in cielo. Nulla certamente sfugge alle
disposizioni della divina Provvidenza che ha tutto previsto e tutto disposto
ancor prima che qualcosa accada. Nessun ostacolo può deviarla dal fine che si è
prefisso; e perciò, quando chiediamo a Dio che si compia la sua volontà non
temiamo - dice Tertulliano - che qualcuno possa efficacemente opporsi
all'attuazione dei suoi disegni, ma acconsentiamo umilmente a tutto quanto gli è
piaciuto di ordinare a nostro riguardo e ci dichiariamo disposti a compiere
sempre e in ogni cosa la sua santissima volontà, a noi nota nei comandamenti,
con la stessa prontezza, amore e costanza con cui gli Angeli e i Santi
obbediscono in cielo.
[40] Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Il Signore Gesù ci insegna a chiedere
a Dio il necessario alla vita del corpo e dell'anima; con queste parole
confessiamo umilmente la nostra miseria e rendiamo omaggio alla Provvidenza
dichiarando che aspettiamo dalla sua bontà tutti i beni temporali. Con la parola
“pane” chiediamo a Dio lo stretto necessario per la vita; il superfluo ne è
escluso. Questo pane lo chiediamo per oggi, cioè limitiamo al giorno presente
ogni nostra sollecitudine fiduciosi nella Provvidenza per l'indomani. Ancora:
chiedendo il pane di ogni giorno ammettiamo che i nostri bisogni rinascono
continuamente e proclamiamo il nostro incessante bisogno della protezione e del
soccorso di Dio.
Perdona a noi le offese come noi le perdoniamo a chi ci ha offesi. I nostri
peccati - dicono sant'Agostino e Tertulliano - sono debiti contratti con Dio,
debiti dei quali la sua giustizia esige il saldo sino all'ultimo centesimo. E
noi tutti abbiamo di questi tristi debiti! Però, nonostante le numerose nostre
colpe, accostiamoci a lui con fiducia e diciamogli con sincero pentimento: Padre
nostro che sei nei cieli, perdona i peccati del nostro cuore e della nostra
bocca, i peccati di azione e di omissione che ci rendono assai colpevoli agli
occhi della tua giustizia; sì, perdonali perché anche noi, figli di un Padre
clemente e misericordioso, perdoniamo per obbedienza e per carità a coloro che
ci hanno offeso.
E non permettere che per la nostra infedeltà alle tue grazie noi soccombiamo
alle tentazioni del mondo e della carne, ma liberaci dal male che è il peccato,
dal male della pena temporale e della pena eterna da noi meritata.
Amen! Espressione molto consolante - dice san Girolamo -; è come il sigillo
posto da Dio alla conclusione delle nostre domande per assicurarci che ci ha
esauditi; sì, l'avete ottenuto. E' il senso della parola Amen.
ROSA TREDICESIMA
[41] Ogni parola dell'orazione domenicale onora le perfezioni di Dio. Onoriamo
la sua fecondità chiamandolo Padre: Padre che generi da tutta l'eternità un
Figlio che è Dio come te, eterno, consustanziale, che è una stessa essenza, una
stessa potenza, una stessa bontà, una stessa sapienza con te: Padre e Figlio che
amandovi producete lo Spirito Santo che è Dio come voi, tre adorabili Persone
che siete un solo Dio.
Padre nostro! cioè Padre degli uomini per mezzo della creazione, della
conservazione, della redenzione, Padre misericordioso dei peccatori, Padre amico
dei giusti, Padre magnifico dei beati.
Che sei. Con queste parole ammiriamo l'infinità, la grandezza e la pienezza
dell'essenza di Dio che con tutta verità si chiama Colui che è, cioè colui che
esiste essenzialmente, necessariamente ed eternamente; che è l'Essere degli
esseri, la causa di tutti gli esseri, che contiene in modo eminente in se stesso
le perfezioni di tutti gli altri esseri; che è in tutti con la sua essenza, con
la sua presenza, con la sua potenza senza esservi racchiuso. Onoriamo la sua
sublimità, la sua gloria e la sua maestà con le parole: che sei nei cieli, cioè
come assiso sul trono intento a esercitare la tua giustizia su tutti gli uomini.
Desiderando che il suo nome sia santificato, adoriamo la sua santità; ne
riconosciamo la sovranità e la giustizia delle sue leggi auspicando che il suo
regno arrivi e desiderando che gli uomini gli obbediscano qui in terra come gli
angeli gli obbediscono in cielo. Pregandolo di darci il pane di ogni giorno,
crediamo alla sua Provvidenza; chiedendogli la remissione dei nostri peccati,
invochiamo la sua clemenza; scongiurandolo di non lasciarci soccombere alla
tentazione, ricorriamo alla sua potenza e sperando che ci libererà dal male ci
affidiamo alla sua bontà.
Il Figlio di Dio ha sempre glorificato il Padre con le opere; è venuto nel mondo
per farlo glorificare dagli uomini; ha insegnato loro il modo di onorarlo con
questa preghiera che si compiacque Egli stesso di dettare. Dobbiamo perciò
recitarla spesso, con at-tenzione e nel medesimo spirito con cui Egli la
com-pose.
ROSA QUATTORDICESIMA
[42] Recitando devotamente questa divina preghiera noi compiamo tanti atti delle
più nobili virtù cristiane quante sono le parole che pronunciamo.
Alle parole: Padre nostro che sei nei cieli, facciamo atti di fede, di
adorazione, di umiltà. Desiderando che il suo nome sia santificato e
glorificato, manifestiamo zelo ardente per la sua gloria. Chiedendogli il
possesso del suo regno, facciamo un atto di speranza. Desiderando che il suo
volere si compia sulla terra come in cielo, riveliamo uno spirito di perfetta
obbedienza. Chiedendogli il pane di ogni giorno, pratichiamo la povertà di
spirito ed il distacco dai beni della terra. Pregandolo di perdonare i nostri
peccati, facciamo un atto di contrizione. Perdonando a coloro che ci hanno
offeso, esercitiamo la misericordia nella più alta perfezione. Implorando
l'aiuto nelle tenta-zioni, facciamo atti di umiltà, di prudenza e di for-tezza.
Aspettando che ci liberi dal male, pratichiamo la pazienza. Finalmente
domandando tutte queste co-se non soltanto per noi ma anche per il prossimo e
per tutti i membri della Chiesa ci comportiamo da veri figli di Dio, lo imitiamo
nella sua carità che abbraccia tutti gli uomini ed adempiamo al comanda-mento di
amare il prossimo.
[43] Detestiamo, poi, tutti i peccati e obbediamo a tutti i comandamenti di Dio,
quando, nel recitare questa preghiera il cuore e la lingua sono concordi, e le
nostre intenzioni rispondono al senso delle parole che andiamo ripetendo. Quando
riflettiamo che Dio è in cielo, cioè infinitamente al di sopra di noi per la
grandezza della sua maestà, proviamo sentimenti di profondo rispetto per la
divina presenza e, presi da giusto timore, respingiamo l'orgoglio e ci
abbassiamo fino al nulla.
Quando pronunciamo il nome del Padre, ci ricordiamo d'aver ricevuto da Dio la
nostra esistenza per mezzo dei genitori e l'istruzione per mezzo dei maestri i
quali tutti - genitori e maestri - quaggiù fanno le veci di Dio e di Lui sono
immagini viventi; allora sentiamo anche l'obbligo di onorarli, o per meglio
dire, di onorare Dio nelle loro persone e ci guardiamo bene dal disprezzarli e
dal contristarli.
Ancora: quando desideriamo che il nome santo di Dio sia glorificato, siamo ben
lontani dal profanarlo; quando consideriamo il Regno di Dio come nostra eredità,
rinunciamo ad ogni attacco ai beni di questo mondo; quando chiediamo
sinceramente per il prossimo gli stessi beni che desideriamo per noi stessi,
rinunciamo all'odio, alle discordie e all'invidia. E quando domandiamo a Dio il
pane quotidiano, detestiamo la golosità, la voluttà che si nutrono di
abbondanza; quando imploriamo con sincerità il perdono di Dio così come noi
perdoniamo a chi ci ha offesi, reprimiamo la nostra collera. le nostre vendette,
rendiamo bene per male ed amiamo i nostri nemici; quando supplichiamo Dio di non
lasciarci cadere nel peccato al momento della tentazione, diamo prova di fuggire
la pigrizia, di cercare i mezzi per combattere i vizi e per salvarci. Infine,
quando preghiamo Dio di liberarci dal male, temiamo la sua giustizia e siamo
beati perché il timore di Dio è il principio della sapienza: il timore di Dio fa
evitare il peccato.
ROSA QUINDICESIMA
[44] Il saluto angelico è tanto sublime e nobile che il beato Alano della Rupe
giudicò che nessuna creatura può capirlo: “Solo Gesù Cristo - asseriva - nato
dalla Vergine Maria, é in grado di spiegarlo”.
Esso trae la sua eccellenza principalmente dalla Vergine santa alla quale fu
rivolto, dallo scopo dell'Incarnazione del Verbo in vista della quale fu portato
dal Cielo e dall'arcangelo Gabriele che primo lo pronunciò.
Il saluto angelico riassume nel modo più conciso tutta la teologia cristiana
sulla Vergine santa. Ci sono una lode ed un'invocazione. La lode racchiude tutto
ciò che costituisce la vera grandezza di Maria e l'invocazione tutto ciò che le
dobbiamo chiedere e possiamo attendere dalla sua bontà a nostro riguardo.
La SS. Trinità ne rivelò la prima parte; santa Elisabetta, illuminata dallo
Spirito Santo, vi aggiunse la seconda, e la Chiesa, nel primo Concilio di Efeso
(a. 431) ne suggerì la conclusione dopo aver condannato l'errore di Nestorio e
definito che la Vergine è vera Madre di Dio. Il Concilio stabilì che la Madonna
venisse invocata sotto quel glorioso titolo con le parole: “Santa Maria, Madre
di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte”.
[45] La Vergine Maria è l'avventurata persona alla quale fu rivolto questo
divino saluto per concludere l'affare più importante e più grande del mondo:
l'Incarnazione del Verbo eterno, la pace fra Dio e gli uomini e la redenzione
del genere umano. Ambasciatore di questo annuncio fu l'angelo Gabriele, uno dei
più alti principi della corte celeste.
Il saluto angelico contiene la fede e la speranza dei patriarchi, dei profeti e
degli apostoli. E' la costanza e la forza dei martiri, la scienza dei dottori,
la perseveranza dei confessori e la vita dei religiosi (Beato Alano). E' il
cantico nuovo della legge di grazia, la gioia degli angeli e degli uomini, il
terrore e la confusione dei demoni.
Grazie al saluto angelico, Dio si fece uomo, una vergine divenne Madre di Dio,
le anime dei giusti furono liberate dal limbo, le rovine del cielo vennero
riparate ed i troni vuoti riempiti; il peccato fu perdonato, la grazia ci fu
data, i malati sono guariti, i morti risuscitati, gli esiliati richiamati, la
Trinità Santa fu placata e gli uomini ottennero la vita eterna. Insomma, il
saluto angelico è l'arcobaleno, il segno della clemenza e della grazia da Dio
concesse al mondo (B. Alano).
ROSA SEDICESIMA
[46] Quantunque nulla vi sia di più grande della Maestà di Dio, nulla di più
abietto dell'uomo se considerato come peccatore, questa Suprema Maestà non
disdegna i nostri omaggi e si tiene onorata quando noi cantiamo le sue lodi. E
il saluto dell'Angelo è uno dei cantici più belli con cui noi possiamo
glorificare l'Altissimo: “Ti canterò un canto nuovo”.
Questo canto nuovo che Davide predisse sarebbe stato cantato alla venuta del
Messia, è appunto il saluto angelico.
C'è un cantico antico e c'è un cantico nuovo.
Il cantico antico è quello che gli Israeliti cantavano in riconoscenza per la
creazione, per la conservazione, per la liberazione dalla schiavitù, per il
passaggio del Mar Rosso, per la manna e per tutti gli altri favori del cielo.
Il cantico nuovo è quello che i cristiani cantano in ringraziamento per
l'Incarnazione e per la Redenzione. Ora questi prodigi si compirono per mezzo
del Saluto angelico; perciò noi ripetiamo questo medesimo saluto per ringraziare
la SS. Trinità dei tanti e inestimabili suoi benefici. Lodiamo Dio Padre perché
amò talmente il mondo da dargli il suo unico Figlio per salvarlo. Benediciamo
Dio Figlio perché discese dal cielo sulla terra, si fece uomo e ci redense.
Glorifichiamo Dio Spirito Santo perché formò nel seno della Vergine SS. quel
corpo purissimo che fu la vittima dei nostri peccati. E' con tali sentimenti di
riconoscenza che dobbiamo recitare il saluto angelico, facendo, cioè, atti di
fede, di speranza, di amore, di ringraziamento per il beneficio della nostra
salvezza.
[47] E' vero che questo nuovo cantico si rivolge direttamente alla Madre di Dio
e contiene elogi per lei, tuttavia esso è molto glorioso per la SS. Trinità,
perché tutto l'onore che rendiamo alla Vergine ritorna a, Dio, causa di tutte le
perfezioni e virtù di Lei. Dio Padre è glorificato perché onoriamo la più
perfetta delle sue creature; Dio Figlio è glorificato perché lodiamo la
purissima sua Madre; Dio Spirito Santo è glorificato perché ammiriamo le grazie
di cui ha colmato la sua Sposa. Come un giorno la Santa Vergine, col suo bel
cantico, il Magnificat, rimandò a Dio le lodi e le benedizioni datele dalla
cugina Elisabetta per la sua eminente dignità di Madre del Signore, così oggi,
ella rimanda prontamente al Signore gli elogi e le benedizioni che noi le diamo
con il saluto angelico.
[48] Se il saluto angelico dà gloria alla SS. Trinità, esso è anche la lode più
perfetta che noi possiamo rivolgere a Maria. Santa Matilde desiderava conoscere
il modo migliore per testimoniare la tenerezza della sua devozione alla Madre di
Dio. Un giorno, rapita in estasi vide la Vergine santissima che portava sul
petto a caratteri d'oro le parole del saluto angelico. E le disse: “Sappi,
figlia mia, che nessuno può onorarmi con un saluto più gradito di quello che
l'adorabile Trinità mi rivolse per mezzo dell'Angelo e col quale mi elevò alla
dignità di Madre di Dio. Con la parola Ave, che è il nome di Eva, appresi come
Dio con la sua onnipotenza mi avesse preservata da ogni macchia di peccato e
dalle miserie alle quali andò soggetta la prima donna. Il nome Maria, che
significa Signora della luce, fa capire che Dio mi riempì di sapienza e di luce
perché illuminassi, come astro lucente, il cielo e la terra. Le parole piena di
grazia mi ricordano che lo Spirito Santo mi ricolmò talmente di grazie da poter
renderne partecipi in abbondanza quanti le domandano per mia intercessione.
Dicendomi: Il Signore è con te, si rinnova nel mio cuore l'ineffabile gioia che
provai quando il Verbo eterno si incarnò nel mio seno. Quando odo le parole: tu
sei benedetta fra tutte le donne, lodo la misericordia di Dio che mi elevò a
così alto grado di felicità. Infine, alle parole: e benedetto il frutto del tuo
seno, Gesù, tutto il cielo si rallegra con me di vedere mio figlio Gesù adorato
e glorificato per aver salvato A mondo”.
ROSA DICIASETTESIMA
[49] Fra le mirabili cose rivelate dalla Vergine Santa al beato Alano della Rupe
- e noi sappiamo che questo grande devoto di Maria confermò sotto giuramento le
rivelazioni avute - tre sono di maggior rilievo: la prima, che è segno probabile
e prossimo di riprovazione eterna la negligenza, la tiepidezza e l'avversione
per il saluto angelico che ha restaurato il mondo; la seconda, che i devoti di
tale saluto divino dispongono di un grandissimo pegno di predestinazione; la
terza che quanti hanno ricevuto da Dio la grazia di amare la Vergine Santa e di
servirla con affetto, devono essere estremamente solleciti a continuare ad
amarla e servirla finché suo Figlio per mezzo di Lei non li abbia fatti
cittadini del cielo, nel grado di gloria proporzionato ai loro meriti.
[50] Gli eretici, figli tutti del demonio che portano segni evidenti della loro
riprovazione, hanno in orrore l'Ave Maria. Imparano, magari, il Pater, ma l'Ave
Maria no: preferirebbero portare sopra di sé un serpe piuttosto che la corona o
un rosario. Anche fra i cattolici coloro che purtroppo recano il marchio della
riprovazione non si curano della corona e del Rosario, ne trascurano la recita
oppure lo dicono con tiepidezza e in fretta.
Quand'anche non prestassi fede alcuna alle rivelazioni fatte al beato Alano,
basterebbe la mia personale esperienza per convincermi di questa terribile e pur
consolante verità. lo non so, e nemmeno vedo chiaramente come avvenga, che una
devozione di così poco valore in apparenza, possa essere segno infallibile di
eterna salvezza e il non averla sia segno di riprovazione. Tuttavia, nulla di
più vero: vediamo, invero, i seguaci delle nuove dottrine condannate nel nostri
tempi dalla Chiesa, trascurare assai, nonostante l'apparente loro grande pietà,
la devozione al Rosario e adoperarsi con i più speciosi pretesti a levarla dalla
mente e dal cuore delle persone che li avvicinano. Certo, essi si guardano bene
dal condannare apertamente, come usano i Calvinisti, la corona, il Rosario, lo
scapolare, ma il loro modo di procedere per riuscire nell'intento è tanto più
dannoso quanto è più scaltro. Ne parleremo in seguito.
[51] La mia Ave Maria, il mio Rosario o la mia corona è la mia preghiera
preferita, è la mia pietra di paragone sicura per distinguere quelli che sono
condotti dallo spirito di Dio da quelli che sono nell'illusione dello spirito
maligno. Ho conosciuto anime che sembrava volassero come aquile fino alle nubi
con la loro sublime contemplazione, ed erano, invece, disgraziatamente ingannate
dal demonio; ed ho potuto scoprire la loro illusione soltanto con l'Ave Maria ed
il Rosario ch'essi rigettavano come non meritevoli della loro stima.
L'Ave Maria è una rugiada celeste e divina che cadendo nell'anima di un
predestinato, le comunica una fecondità meravigliosa per produrre ogni sorta di
virtù. E più l'anima è irrigata da questa preghiera, più diviene illuminata
nello spirito, infiammata nel cuore e fortificata contro ogni suo nemico.
L'Ave Maria è una freccia penetrante ed infocata: se un predicatore la fa
precedere alla parola di Dio che annuncia, acquista la forza di trafiggere,
commuovere e convertire i cuori più induriti, anche se egli non sia dotato di
molti talenti naturali per la predicazione. Fu questa la saetta segreta che la
Vergine santa - come ho già detto - suggerì a san Domenico e al beato Alano come
la più efficace per convertire gli eretici e i peccatori. Da qui è nata
l'abitudine di chi predica - l'afferma sant'Antonio - di recitare un'Ave Maria
all'inizio del discorso.
ROSA DICIOTTESIMA
[52] Questo divino saluto attira su di noi una copiosa benedizione di Gesù e di
Maria: è infallibilmente certo, infatti, che Gesù e Maria ricompensano in modo
magnifico chi li glorifica; essi ricambiano al centuplo le benedizioni ricevute.
“Io amo coloro che mi amano... per dotare di beni quanti mi amano e riempire i
loro forzieri”. E' quanto ci dicono apertamente Gesù e Maria: “Amiamo quelli che
ci amano, li arricchiamo e colmiamo i loro scrigni”. “Chi Semina con larghezza,
con larghezza raccoglierà”
Orbene, recitare devotamente il Saluto angelico non è forse amare, benedire e
glorificare Gesù e Maria?
In ogni Ave Maria rivolgiamo una benedizione a Gesù e una a Maria: “Tu sei
benedetta fra tutte le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù!”
Inoltre con ogni Ave Maria rendiamo a Maria lo stesso onore che Dio le rese
salutandola per bocca dell'Arcangelo. Ora, chi potrebbe pensare che Gesù e Maria,
i quali tante volte fanno del bene a chi li maledice, rispondano con maledizioni
a quelli e quelle che li benedicono ed onorano con l'Ave Maria? Sarebbe, forse,
la Regina del cielo - si chiedono san Bernardo e san Bonaventura - meno
riconoscente, meno giusta delle persone autorevoli ed educate di questo mondo?
Tutt'altro: ella le supera anzi in questa virtù come in tutte le altre
perfezioni; perciò non consentirà mai che noi l'onoriamo con rispetto e che ella
non ci renda in centuplo. “Maria - soggiunge san Bonaventura - ci saluta con la
grazia se noi la salutiamo con l'Ave Maria” (Psalterium, Lect. 4).
Ed allora, chi mai potrà farsi un'idea delle gra-zie e benedizioni che il saluto
e lo sguardo benigno di Maria attirano su di noi?
Nel momento stesso in cui intese il saluto rivoltole dalla Madre di Dio, santa
Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo ed il bambino che portava in seno trasalì
di gioia. Se ci rendiamo degni del saluto e delle benedizioni scambievoli della
Vergine Santa, noi pure, senza dubbio saremo riempiti di grazia e un torrente di
consolazioni spirituali si riverserà nell'anima nostra.
ROSA DICIANNOVESIMA
[53] Sta scritto: “Date e vi sarà dato” (L, 6,38). Prendiamo il paragone del
beato Alano: “Se io ti dessi ogni giorno centocinquanta diamanti, quand'anche tu
fossi un mio nemico non mi perdoneresti? e come amico non mi faresti ogni favore
possibile? Se vuoi arricchirti dei beni della grazia e della gloria, saluta la
Vergine Santa, onora la tua buona Madre!” Chi riverisce la madre è come chi
accumula tesori.
Presentale ogni giorno almeno cinquanta Ave Maria; ciascuna contiene quindici
pietre preziose, a Lei più gradite di tutte le ricchezze della terra. Che cosa
non potrai allora aspettarti dalla sua liberalità? Ella è nostra madre, nostra
amica; è l'imperatrice dell'universo e ci ama più di quanto tutte insieme le
madri e le regine abbiano mai amato un uomo mortale, poiché - dice sant'Agostino
- la carità della Vergine SS. sorpassa tutto l'amore naturale di tutti gli
uomini e di tutti gli angeli.
[54] Un giorno Nostro Signore apparve a santa Geltrude. Vedendolo contare monete
d'oro, la santa osò chiedergli che stesse conteggiando: “Conto - rispose Gesù -
le tue Ave Maria; è questa la moneta con cui si acquista il mio paradiso”.
Il pio e dotto Suarez, della Compagnia di Gesù, stimava talmente il saluto
angelico che soleva dire: “Darci volentieri tutta la mia scienza per il valore
di un'Ave Maria ben detta”
[55] Il beato Alano così si rivolge alla Vergine: “Colui che ti ama, o divina
Maria, ascolti e si rallegri: il cielo è nell'esultanza, la terra
nell'ammirazione ogni volta che io dico: Ave Maria; ho in orrore il mondo,
l'amore di Dio regna nel mio cuore quando io dico: Ave Maria; i miei timori
svaniscono, le mie passioni si spengono quando dico: Ave Maria; cresco nella
devozione, trovo la compunzione quando dico: Ave Maria; si conferma la mia
speranza, la mia consolazione aumenta quando dico: Ave Maria; si allieta il mio
spirito, scompare la mia tristezza quando dico: Ave Maria. E' tanto grande la
dolcezza di questo amabile saluto, che parola d'uomo non riesce ad esprimerla, e
dopo averne detto meraviglie, essa rimane così nascosta e impenetrabile che
sfugge ad ogni indagine. E' breve nelle parole ma grande nei misteri! E', più
dolce del miele, più preziosa dell'oro. Bisogna averla di continuo nel cuore per
meditarla, in bocca per dirla e ripeterla devotamente”.
Lo stesso beato Alano della Rupe riferisce, nel capitolo 690 del suo Salterio,
che una religiosa devotissima del Rosario apparve dopo morte a una consorella e
le disse: “Se potessi tornare in vita per dire una sola Ave Maria, anche senza
molto fervore, soffrirei volentieri di nuovo tutti i violenti dolori sofferti
prima di morire, pur di avere il merito di questa preghiera!”. Si noti ch'ella
aveva sofferto atrocemente per anni e anni.
[56] Michele de Lisle, vescovo di Saluzzo, discepolo e collega del beato Alano
della Rupe nel ripristinare la pratica del santo Rosario, afferma che il Saluto
angelico, devotamente recitato in onore della Vergine Santa, è il rimedio di
ogni male che ci potrebbe affliggere.
ROSA VENTESIMA
Breve spiegazione dell'Ave Maria
[57] Ti trovi nell'infelice condizione di chi è in peccato? Invoca la divina
Maria; dille: Ave, che vuol dire: io ti saluto con profondissimo rispetto, o tu
che sei senza peccato e senza miserie! Ella ti libererà dalla disgrazia dei tuoi
peccati.
Sei nelle tenebre dell'ignoranza o dell'errore? Rivolgiti a Maria e dille: Ave
Maria, che vuol dire: illuminata dai raggi del sole di giustizia. Ella ti farà
partecipe dei suoi lumi.
Sei smarrito? fuori della via del cielo? Ricorri a Maria che vuol dire: Stella
del mare, stella polare, guida della nostra navigazione in questo mondo ed Ella
ti condurrà al porto dell'eterna salvezza.
Sei nell'afflizione? Supplica Maria. Maria vuol dire: mare amaro, colmo di
amarezza quand'era in questo mondo e che attualmente, in cielo, è diventato mare
di pura dolcezza. Ella convertirà la tua tristezza in gioia e le tue afflizioni
in consolazioni.
Hai forse perduto la grazia? Onora l'abbondanza delle grazie di cui Dio riempì
la Vergine Santa e di' a Maria: Piena di grazia! e dei doni tutti dello Spirito
Santo. Ed Ella te ne farà parte.
Ti senti solo, come abbandonato da Dio? Rivolgiti a Maria e dille: Il Signore è
con Te più degnamente e più intimamente che nei giusti e nei santi, poiché tu
sei quasi una cosa sola con Lui. Egli, infatti, è tuo Figlio, la sua carne è
carne tua. E poiché gli sei Madre, tu hai una perfetta rassomiglianza col
Signore ed un reciproco amore. Dille ancora: La SS. Trinità è tutta con te,
essendone Tu il tempio prezioso. Ella ti rimetterà sotto la protezione e la
custodia del Signore.
Sei forse diventato l'oggetto delle divine maledizioni? Di' a Maria: Benedetta
sei tu più di tutte le donne e da tutte le nazioni a causa della tua purezza e
fecondità: grazie a Te la maledizione divina fu cambiata in benedizione. Ed Ella
ti benedirà.
Hai, forse, fame del pane di grazia, del pane della vita? Avvicinati a Lei che
portò il pane vivo disceso dal Cielo; e dille: Benedetto il frutto del tuo seno,
Gesù, che tu concepisti restando Vergine, portasti senza fatica e desti alla
luce senza alcun dolore. Benedetto Gesù che riscattò il mondo schiavo, guarì il
mondo ammalato, risuscitò l'uomo morto, ricondusse in patria l'uomo esiliato,
giustificò l'uomo colpevole, salvò l'uomo perduto. Senza dubbio l'anima tua sarà
saziata del pane della grazia in questa vita e della gloria eterna nell'altra.
Amen.
[58] Concludi la tua preghiera con la Chiesa dicendo: Santa Maria, santa nel
corpo e nell'anima, santa per la tua singolare ed eterna dedizione al servizio
di Dio, santa perché Madre di Dio che ti dotò di una santità eminente quale
conviene a tale infinita dignità.
Madre di Dio, che sei anche Madre nostra e nostra Avvocata e Mediatrice,
Tesoriera e Dispensatrice delle grazie di Dio, procuraci prontamente il perdono
dei nostri peccati e la riconciliazione con la Divina Maestà.
Prega per noi, peccatori, tu che hai tanta compassione per i miseri, tu che non
disprezzi né respingi i peccatori, senza dei quali tu non saresti la Madre del
Salvatore! Prega per noi, ora, durante questa breve, caduca e misera vita;
adesso, perché di sicuro abbiamo solo il momento presente; adesso, perché giorno
e notte siamo attorniati e assaliti da nemici potenti e crudeli.
E nell'ora della nostra morte, così terribile e pericolosa, quando le nostre
forze saranno esaurite, quando il nostro spirito e il corpo saranno affranti dal
dolore e dal timore; nell'ora della nostra morte, quando Satana raddoppierà gli
sforzi a fine di rovinarci per sempre; l'ora in cui si deciderà la nostra sorte
per tutta l'eternità, felice o infelice. Oh, vieni allora in aiuto ai tuoi
poveri figli, Madre pietosa, avvocata e rifugio dei peccatori. Allontana da noi,
in quell'ora, i demoni, nostri accusatori e nostri nemici, il cui aspetto
terribile ci incuterà spavento; vieni ad illuminarci nelle tenebre della morte.
Guidaci al tribunale del nostro Giudice che è anche tuo Figlio, e intercedi per
noi affinché ci perdoni e ci accolga fra i suoi eletti nel soggiorno della
gloria eterna. Amen. Così sia.
[59] Chi non ammirerà l'eccellenza del Rosario composto di queste due parti:
l'Orazione domenicale ed il Saluto angelico? Esiste, forse, preghiera più
gradita a Dio e alla Vergine santa? più facile, più soave, più salutare per gli
uomini? Teniamo continuamente nel cuore e sulle labbra quelle preghiere per
onorare la SS. Trinità, Cristo Gesù nostro Salvatore e la santissima sua Madre.
Al termine di ogni posta sarà bene aggiungere il Gloria al Padre e al Figlio e
allo Spirito Santo, come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei
secoli. Amen.
TERZA DECINA
ECCELLENZA DEL SANTO ROSARIO
NELLA MEDITAZIONE DELLA VITA E
DELLA PASSIONE DI N.S. GESÙ CRISTO
ROSA VENTUNESIMA
I quindici misteri del Rosario
[60] Cosa sacra che difficilmente si può comprendere è un mistero. Le opere di
Cristo Gesù sono tutte sacre e divine, perché Egli è uomo e Dio insieme; quelle
della Vergine sono santissime, perché ella è la più perfetta fra tutte le pure
creature. Ben a ragione le opere di Gesù e della sua santa Madre sono dette
“misteri” perché sono ricolme delle innumerevoli meraviglie, perfezioni, delle
sublimi e profonde istruzioni che lo Spirito Santo rivela agli umili ed ai
semplici che le apprezzano.
Queste opere di Gesù e di Maria possono essere chiamate fiori stupendi, il
profumo e la bellezza dei quali sono noti soltanto a coloro che si avvicinano ad
essi, ne aspirano la fragranza e ne aprono la corolla con una attenta e seria
meditazione.
[61] San Domenico distribuì la vita di Nostro Signore e della Vergine santa in
quindici misteri che ci presentano le loro virtù e le principali azioni; sono
quindici quadri, le cui scene ci devono servire di regola e di guida nel nostro
modo di vivere; quindici fiaccole per far luce ai nostri passi in questo mondo;
quindici specchi luminosi adatti per conoscere Gesù e Maria, per conoscere noi
stessi e per accendere nel nostro cuore il fuoco del loro amore; quindici
fornaci per consumarci totalmente nelle loro celesti fiamme.
Fu la Madonna ad insegnare a san Domenico questo eccellente modo di pregare
quando gli ordinò di predicarlo per risvegliare la pietà dei cristiani e per far
rivivere nei cuori l'amore per Gesù Cristo. L'insegnò anche al beato Alano della
Rupe: “La recita di centocinquanta Ave Maria è una preghiera molto utile - gli
aveva detto - ed è un omaggio che gradisco immensamente. E questa recita del
saluto angelico mi piace ancor di più se coloro che la praticano vi uniranno la
meditazione della vita, della passione e della gloria di Gesù Cristo, poiché
tale meditazione è l'anima di questa preghiera”. Infatti, senza la meditazione
dei sacri misteri della nostra redenzione, il Rosario sarebbe quasi come un
corpo senz'anima, una materia eccellente priva di forma, poiché è proprio la
meditazione che distingue il Rosario dalle altre devozioni.
[62] La prima parte del Rosario contiene cinque misteri: il primo è
l'Annunciazione dell'Arcangelo Gabriele alla Vergine, il secondo è la
Visitazione di Maria a santa Elisabetta, il terzo è la Nascita di Gesù Cristo,
il quarto è la Presentazione del bambino Gesù al tempio e la Purificazione della
santa Vergine, il quinto, il Ritrovamento di Gesù nel tempio fra i dottori. Si
chiamano gaudiosi questi misteri a causa della gioia che recarono all'universo
intero: la Vergine santa e gli Angeli furono inondati di gioia nel felice
istante in cui il Figlio di Dio si incarnò; santa Elisabetta e san Giovanni
Battista furono ripieni di gioia per la visita di Gesù e di Maria; il cielo e la
terra si rallegrarono alla nascita del Salvatore; Simeone fu consolato e ripieno
di letizia quando ricevette Gesù fra le braccia; i dottori erano rapiti di
ammirazione nell'ascoltare le risposte di Gesù. E chi saprà esprimere la gioia
di Maria e di Giuseppe nel ritrovare Gesù dopo tre giorni di assenza?
[63] La seconda parte del Rosario si compone anch'essa di cinque misteri, detti
Misteri dolorosi perché ci presentano Gesù oppresso dalla tristezza, coperto di
piaghe, carico di obbrobri, di dolori e di tormenti. Il primo di tali misteri è
la preghiera di Gesù e la sua Agonia nel giardino degli Ulivi; il secondo, la
sua Flagellazione; il terzo, la sua Incoronazione dì spine; lì quarto, la salita
di Gesù al Calvario, carico della croce; il quinto, la sua crocifissione e morte
sul Calvario.
[64] La terza parte del Rosario contiene cinque altri misteri detti gloriosi
perché in essi contempliamo Gesù e Maria nel trionfo e nella gloria. Il primo è
la Risurrezione di Cristo Gesù il secondo, la sua Ascensione al cielo; il terzo,
la Discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli; il quarto, l'Assunzione della
gloriosa Vergine Maria; il quinto, la sua Incoronazione.
Sono questi i quindici fiori profumati del Roseto mistico sui quali le anime pie
amano soffermarsi come api sagge per coglierne il succo mirabile e come porre il
miele di una solida devozione.
ROSA VENTIDUESIMA
La meditazione dei misteri ci rende conformi a Gesù
[65] Precipua cura dell'anima cristiana è di tendere alla perfeziono: Fatevi,
dunque, imitatori di Dio quali figli carissimi (Ef 5,1), ci dice il grande
Apostolo.
E' un obbligo, questo, contenuto nell'eterno decreto della nostra
predestinazione, essendo l'unico mezzo ordinato per giungere alla gloria eterna.
San Gregorio Nisseno dice graziosamente che noi siamo dei pittori: l'anima
nostra è la tela preparata su cui passano i pennelli; le virtù sono i colori che
servono per dar risalto alla bellezza dell'originale da riprodurre: Gesù Cristo,
immagine viva e rappresentazione perfetta dell'eterno Padre. Come, dunque, un
pittore per eseguire il ritratto dal vero si pone davanti all'originale e ad
ogni pennellata lo osserva, così il cristiano deve sempre tenere presente la
vita e le virtù di Gesù Cristo per dire, pensare e fare soltanto ciò che è
conforme ad esse.
[66] Per aiutarci nell'importante opera della nostra predestinazione, la Vergine
santa ordinò a san Domenico di esporre ai devoti del Rosario i sacri misteri
della vita di Gesù Cristo non soltanto perché adorino e glorifichino Nostro
Signore, ma soprattutto perché regolino la loro vita sulle opere e virtù di Lui.
Come i bambini, infatti, imitano i loro genitori osservandoli e conversando con
loro e ne imparano il modo di esprimersi ascoltandoli parlare; come un
apprendista impara l'arte guardando lavorare il maestro, così i fedeli
confratelli del Rosario, meditando devotamente le virtù di Gesù Cristo nei
quindici misteri della sua vita, diventano somiglianti al divino Maestro con
l'aiuto della sua grazia e per l'intercessione della Vergine santa.
[67] Se Mosè ordinò al popolo ebreo da parte di Dio stesso di non dimenticare
mai i benefici di cui l'aveva colmato, con maggior ragione il Figlio di Dio può
comandarci di imprimere nel nostro cuore e di avere costantemente davanti agli
occhi i misteri della sua vita, passione e gloria, poiché questi sono
altrettanti benefici dei quali ci favorì e con i quali ci mostrò l'eccesso del
suo amore per la nostra salvezza.
“Voi tutti che passate per la via - ci dice - considerate e osservate se ci sono
dolori simili ai dolori ch'io ho sofferto per amor vostro. Ricordatevi della mia
povertà e del mio annientamento, pensate all'assenzio e al fiele che presi per
voi nella mia passione” (Cfr. Lam 1,12; 3,19). Queste parole e molte altre che
si potrebbero ricordare, convincono abbastanza dell'obbligo che abbiamo di non
contentarci di recitare vocalmente il Rosario in onore di Cristo Gesù e della
Vergine santa, ma di recitarlo meditandone i sacri misteri.
ROSA VENTITREESIMA
Il Rosario, memoriale della vita e della morte di Gesù
[68] Gesù, il divino sposo dell'anima nostra, l'amico dolcissimo, desidera che
ricordiamo i suoi benefici e li stimiamo sopra ogni cosa. Egli prova una gioia
sovrabbondante, come la Vergine e tutti i Santi del Paradiso, quando noi
meditiamo devotamente e con affetto i misteri del Rosario che sono gli effetti
più evidenti del suo amore per noi e i doni più ricchi ch'egli potesse farei,
poiché è proprio per tali doni che la Vergine stessa e tutti i Santi godono
della gloria eterna.
La beata Angela da Foligno un giorno pregò Nostro Signore che le insegnasse con
quale esercizio avrebbe potuto onorarlo meglio. E Gesù le apparve appeso alla
croce e le disse: “Figlia mia, osserva le mie piaghe”. E così ella apprese
dall'amabilissimo Salvatore che nulla gli era più gradito quanto la meditazione
sulle sue sofferenze. Poi Gesù le mostrò le ferite del capo, le rivelò parecchi
particolari dei tormenti patiti, e soggiunse: “Tutto questo ho sofferto per la
tua salvezza; che cosa puoi fare tu che uguagli il mio amore per te?”.
[69] Il santo Sacrificio della Messa onora infinitamente la Santissima Trinità
perché è rappresentazione della Passione di Gesù Cristo ed è offerta da parte
nostra dei meriti della sua obbedienza, delle sofferenze e del sangue suo.
L'intera Corte celeste ne riceve, anch'essa, sovrabbondanza di gloria; parecchi
autori, con san Tommaso, ci parlano, per lo stesso motivo, della gioia degli
Angeli nel vedere i fedeli accostarsi alla comunione sia perché il SS.
Sacramento è il memoriale della Passione e della Morte di Cristo Gesù, sia
perché con tale mezzo gli uomini partecipano ai frutti della redenzione e
assicurano la propria salvezza.
Ora, il santo Rosario, recitato con la meditazione dei misteri, è un sacrificio
di lode a Dio per il beneficio della nostra Redenzione; è un devoto ricordo
della sofferenza, della morte e della gloria di Gesù Cristo. E' vero, perciò,
che il Rosario dà gloria e gioia di sovrabbondanza a Gesù Cristo, alla Vergine
santa e a tutti i beati poiché essi nulla desiderano di più importante, per la
nostra felicità eterna, che vederci impegnati in un esercizio tanto glorioso per
il nostro Salvatore e tanto salutare per noi.
[70] Il Vangelo ci assicura che un peccatore che si converte e fa penitenza
procura gioia a tutti gli Angeli. Se per rallegrare gli Angeli basta che un
peccatore lasci le vie del peccato e ne faccia penitenza, quale gioia, quale
giubilo sarà per l'intera Corte celeste, quale gloria per Gesù stesso vederci
qui in terra meditare devotamente e con amore le sue umiliazioni, i suoi
tormenti, la sua morte crudele e ignominiosa? Vi può essere, forse, qualcosa di
più efficace per commuoverci e indurci a sincera penitenza?
Il cristiano che non medita sui misteri del Rosario dà prova di molta
ingratitudine verso Cristo Gesù e rivela d'avere poca stima per quanto il divino
Salvatore ha sofferto per la salvezza del mondo. Il suo contegno sembra dire
ch'egli ignora la vita di Gesù, che si preoccupa ben poco di sapere ciò che Gesù
fece e sofferse per redimerci. Un tale cristiano deve temere assai che, non
avendo conosciuto Gesù Cristo o avendolo dimenticato, Egli lo respinga nel
giorno del giudizio con quel rimprovero: “In verità ti dico, non ti conosco” (Mt
25,12).
Meditiamo, dunque, la vita e le sofferenze del Salvatore nel santo Rosario,
impariamo a conoscerlo bene, a riconoscere i suoi benefici affinché Egli ci
riconosca per suoi figli e amici nel giorno del giudizio.
ROSA VENTIQUATTRESIMA
La meditazione dei misteri del Rosario, grande mezzo di perfezione
[71] I santi facevano oggetto principale di studio la vita di Gesù Cristo e ne
meditavano le virtù e patimenti: è così che giunsero alla perfezione cristiana.
San Bernardo incominciò da tale esercizio e vi perseverò sempre e fedelmente:
“Dall'inizio della mia conversione - egli dice - io feci un mazzetto di mirra,
composto dei dolori del mio Salvatore e me lo posi sul cuore pensando ai
flagelli, alle spine e ai chiodi della passione e impegnandomi con tutto l'animo
a meditare ogni giorno su questi misteri”.
Questo era anche l'esercizio dei Martiri: noi ammiriamo il modo con cui seppero
trionfare dei più crudeli tormenti. Ma “donde poteva venire - osserva san
Bernardo - la mirabile costanza dei martiri se non dalle piaghe di Gesù Cristo,
sulle quali essi frequentemente meditavano? Dov'era l'anima di questi generosi
atleti, quando il loro sangue colava e i loro corpi erano straziati dai
supplizi, se non nelle piaghe di Gesù Cristo? E quelle piaghe li rese
invincibili”.
[72] Anche la santissima Madre del Salvatore meditò durante tutta la sua vita,
sulle virtù e le sofferenze del Figlio. Quando, alla nascita di Lui, udì gli
Angeli cantare l'inno di gioia, quando vide i pastori adorarlo nella stalla, la
sua anima, rapita di ammirazione, meditava su tutte quelle meraviglie: ella
paragonava le grandezze del Verbo incarnato al suo profondo abbassamento; la
paglia e la mangiatoia col trono e il seno del Padre; la potenza di Dio con la
debolezza di un bambino, la sapienza di lui con la semplicità.
La Vergine disse un giorno a santa Brigida: “Quando contemplavo la bellezza, la
modestia e la sapienza di mio Figlio, l'anima mia era fuori di sé per la gioia,
e quando consideravo che le sue mani e i suoi piedi sarebbero stati trafitti dai
chiodi, versavo copiose lacrime e il cuore mi si spezzava per la tristezza e il
dolore”.
[73] Dopo l'Ascensione di Gesù, la Madonna trascorse il resto della vita nel
visitare i luoghi santificati dal Salvatore con la sua presenza e i suoi
tormenti. E ivi meditava sull'eccesso della sua carità e sui rigori della
passione. Lo stesso esercizio fece santa Maria Maddalena nei trent'anni che
visse solitaria nella grotta della “Sainte-Baume”. San Girolamo dice che questa
era anche la devozione dei primi fedeli: “da tutti i paesi del mondo - egli
scrive - venivano in Terra santa per imprimersi più profondamente nel cuore
l'amore e il ricordo del Salvatore degli uomini, alla vista degli oggetti e dei
luoghi consacrati dalla nascita, dalle fatiche, dalle sofferenze e dalla morte
di Lui”.
[74] Tutti i cristiani hanno una sola fede, adorano un solo Dio, sperano la
stessa felicità nel cielo; tutti conoscono un solo Mediatore, Gesù Cristo;
tutti, dunque, devono imitare questo divino modello e perciò considerare i
misteri della sua vita, delle virtù e della sua gloria.
E' un errore credere che la meditazione delle verità della fede e dei misteri
della vita di Gesù sia solo per i sacerdoti, i religiosi e per coloro che si
sono ritirati dai fastidi del mondo. Se i religiosi e gli ecclesiastici hanno
l'obbligo di meditare sulle grandi verità della nostra santa religione perché
rispondano degnamente alla loro vocazione, i secolari vi sono altrettanto
obbligati a causa dei pericoli di perdersi nei quali si trovano ogni giorno.
Devono, perciò, armarsi del ricordo assiduo della vita, delle virtù e delle
sofferenze del Salvatore che i quindici misteri dei Rosario presentano.
ROSA VENTICINQUESIMA
Tesori di santificazione racchiusi nelle preghiere e nelle meditazioni del
Rosario
[75] Nessuno mai potrà comprendere i tesori mirabili di santificazione contenuti
nelle preghiere e nei misteri del Rosario. La meditazione dei misteri della vita
e della morte di Nostro Signore Gesù Cristo è sorgente dei più meravigliosi
frutti per chi vi si applica. Oggi si vogliono cose che colpiscano, che
com-muovano, che producano nell'animo impressioni profonde. Ma esiste mai al
mondo una storia più commovente di quella stupenda del Redentore che si dispiega
al nostro sguardo in quindici quadri che ricordano le grandi scene della vita,
morte, gloria del Salvatore del mondo? Quali preghiere sono più eccellenti e più
sublimi dell'orazione domenicale e dell'Ave dell'Angelo? In esse sono racchiusi
tutti i nostri desideri, tutti i nostri bisogni.
[76] La meditazione dei misteri e delle preghiere del Rosario è la più facile
fra tutte le orazioni poiché la varietà delle virtù e degli stati di Gesù su cui
a mano a mano si riflette, ricrea e fortifica in modo ineffabile lo spirito e
impedisce le distrazioni. I sapienti trovano in queste formule la dottrina più
elevata, i semplici le istruzioni più familiari.
Prima di elevarsi al grado più sublime della contemplazione bisogna passare per
questa facile meditazione. Tale è il pensiero di san Tommaso d'Aquino (S. Th,
IIa IIae p. 182, art. 3); è il consiglio ch'egli suggerisce quando dice che
bisogna prima allenarsi come in -un campo di battaglia con l'acquisto di tutte
le virtù di cui abbiamo il modello perfetto nei misteri del santo Rosario. E',
infatti, proprio in quella meditazione - dice il dotto Cajetano -che otterremo
l'intima unione con Dio, senza la quale la contemplazione è soltanto
un'illusione capace di sedurre le anime.
[77] Se i falsi illuminati dei nostri giorni, i quietisti, avessero seguito
questo consiglio, non avrebbero subìto tante vergognose cadute né causato tanti
scandali. E' singolare illusione del demonio credere che esistano preghiere più
sublimi del Pater e dell'Ave, e abbandonare queste preghiere divine che sono
sostegno, forza e custodia dell'anima.
Convengo che non, sempre è necessario recitarle vocalmente e che la preghiera
interiore è, in certo senso, più perfetta della vocale: ma vi assicuro che è
molto pericoloso, per non dire dannoso, abbandonare di propria iniziativa la
recita del Rosario col pretesto di una più perfetta unione con Dio. L'anima
sottilmente orgogliosa, ingannata dal demonio meridiano, si sforza quanto le è
possibile per elevarsi interiormente al grado sublime dell'orazione dei Santi,
disprezza e trascura, perciò, i tradizionali metodi di preghiera che giudica
buoni solo per le anime ordinarie; chiude da sé medesima l'orecchio al saluto di
un Angelo e perfino alla preghiera composta da Dio e da Lui praticata e
comandata: Voi pregherete così: Padre nostro (Mt 6,9. 53 Il Montfort pone in
nota il testo seguente di S. CATERINA DA SIENA, Rivelazioni: “ Chiunque, giusto
o peccatore, ricorre a Lei con devoto rispetto non sarà mai né deluso né
divorato dal demonio dell'inferno”). E in tal modo cade da illusione in
illusione, da precipizio in precipizio.
[78] Credimi, caro confratello del Rosario, vuoi tu arrivare ad un alto grado di
orazione, senza affettazioni e senza i pericoli di cadere nelle illusioni del
demonio, tanto comuni nelle persone pie, recita tutti i giorni, se puoi, il
Rosario intero o almeno una parte. Può darsi che, per grazia di Dio, ci sei già
arrivato: allora, se vuoi restarci e progredire nell'umiltà, conserva la pratica
del santo Rosario; una anima fedele alla recita quotidiana del Rosario, infatti,
non sarà mai formalmente eretica né potrà essere ingannata dal demonio: è,
questa, un'affermazione che sottoscriverei con il mio sangue.
Se, poi, Dio, per sua misericordia, ti attira a sé mentre dici il Rosario, tanto
potentemente come fece con alcuni Santi, lasciati pure attirare, abbandonati a
Lui, lascia che Egli operi e preghi in te, e a modo suo reciti in te il Rosario;
e questo ti sarà sufficien-te e per la giornata. Se invece sei solamente nella
con-templazione attiva o orazione ordinaria di quiete, di presenza di Dio e di
affetto, allora hai ancor meno motivo di tralasciare il Rosario poiché, ben
lontano dal farti retrocedere nell'orazione e nella virtù, esso ti sarà di
meraviglioso aiuto, vera scala di Giacobbe dai quindici gradini per i quali
salirai di virtù in vir-tù, di chiarezza in chiarezza e giungerai facilmente,
senza illusioni, fino alla pienezza dell'età di Gesù Cristo.
[79] Guardati bene dall'imitare l'ostinazione di quella pia persona di Roma di
cui si parla in Le Meraviglie del Rosario. Era costei tanto devota e tanto
fervorosa da confondere con la sua santa vita i religiosi più austeri della
Chiesa di Dio. Un giorno, volle consultare san Domenico ed essendosi, perciò,
confessata da lui, questi le impose come penitenza la recita di un solo Rosario
e la consigliò anche di recitarlo ogni giorno. Immediatamente lei prese a
scusarsi: aveva i suoi esercizi, tutti ben regolati, acquistava ogni giorno
l'indulgenza delle Stazioni di Roma, portava sempre il cilicio, si dava la
disciplina più volte nella settimana, faceva tanti digiuni ed altre penitenze.
San Domenico la esortò con insistenza a seguire il suo consiglio, ma lei non ne
volle sapere; uscì dal confessionale quasi scandalizzata dal modo di procedere
di quel nuovo direttore che la voleva persuadere ad accettare una devozione
contraria al suo gusto.
Qualche tempo dopo, stando in preghiera e rapita in estasi, ella vede la sua
anima obbligata a comparire davanti al Supremo Giudice. San Michele mette su un
piatto della bilancia tutte le sue penitenze e preghiere e sull'altro i suoi
peccati e le sue imperfezioni, poi alza la bilancia ed ecco: il piatto delle
buone opere sale, sale, e non può fare da contrappeso al piatto dei peccati e
delle imperfezioni. Angosciata, ella implora misericordia e si rivolge alla
Vergine Santa, sua Avvocata, la quale lascia cadere sul piatto delle buone opere
l'unico Rosario che aveva recitato per penitenza. Questo è tanto pesante da
stabilire l'equilibrio tra i peccati e le buone opere. In pari tempo la Vergine
la rimprovera per essersi rifiutata di seguire il consiglio del suo servo
Domenico di recitare ogni giorno il santo Rosario. Ritornata in sé la pia donna
andò a gettarsi ai piedi di san Domenico e, raccontato quanto le era accaduto,
gli chiese perdono per l'incredulità e promise di recitare il Rosario tutti i
giorni. Giunse, così, alla perfezione cristiana ed alla gloria eterna.
O anime d'orazione, imparate da questo fatto quanto sia efficace, preziosa e
importante la pratica del santo Rosario con la meditazione dei misteri.
[80] Chi fu più elevata nell'orazione di santa Maddalena che sette volte al
giorno era trasportata dagli Angeli al di sopra del Saint-Pillon e che era stata
alla scuola di Gesù e della santa sua Madre? Eppure un giorno ella chiese a Dio
un mezzo efficace per avanzare nell'amore per Lui e giungere alla più alta
perfezione. L'arcangelo san Michele le disse da parte di Dio di non conoscerne
altro che quello di considerare i misteri dolorosi ch'ella aveva già visto
svolgersi sotto i propri occhi, ai piedi della croce ch'egli Aveva piantato
davanti alla grotta dove lei era rifugiata.
L'esempio di san Francesco di Sales, il grande direttore di anime spirituali del
suo tempo, possa risolvervi a far parte della confraternita così santa del
Rosario! Santo come era, egli si obbligò con voto a recitarlo per intero ogni
giorno della sua vita. Anche san Carlo Borromeo lo recitava tutti i giorni e lo
raccomandava con insistenza ai suoi sacerdoti, ai chierici del seminario e a
tutto il popolo.
Il beato Pio V, uno dei più grandi Pontefici che governarono la Chiesa, recitava
ogni giorno il Rosario. San Tommaso da Villanova, arcivescovo di Valenza, sant'Ignazio,
san Francesco Saverio, san Francesco Borgia, santa Teresa, san Filippo Neri e
molti altri illustri personaggi che non nomino, si distinsero in questa
devozione. Seguitene l'esempio: i vostri direttori spirituali saranno
soddisfatti e se li informerete dei frutti che ne avrete ricavato, saranno essi
stessi i primi a consigliarvelo.
ROSA VENTISETTESIMA
[81] Per invogliarti ancor più ad abbracciare questa devozione delle anime
grandi, aggiungo che il Rosario recitato con la meditazione dei misteri:
1) ci eleva insensibilmente alla perfetta conoscenza di Gesù Cristo;
2) purifica le anime nostre dal peccato;
3) ci rende vittoriosi su tutti i nostri nemici;
4) ci facilita la pratica delle virtù;
5) ci infiamma d'amore per Gesù;
6) ci arricchisce di grazie e di meriti;
7) ci fornisce i mezzi per pagare a Dio e agli uomini tutti i nostri debiti e
infine ci ottiene ogni sorta di grazie.
[82] La conoscenza di Gesù Cristo è la scienza dei cristiani, la scienza della
salvezza; supera in eccellenza e in pregio -dice san Paolo - tutte le scienze
umane: 1) per la dignità dell'oggetto, un Dio-uomo, al cospetto del Quale
l'universo intero non è che una stilla di rugiada o un granello di sabbia; 2)
per l'utilità poiché le scienze umane ci riempiono solo di vanità e del fumo
d'orgoglio; 3) per la sua necessità poiché non è possibile salvarsi senza la
conoscenza di Gesù Cristo, mentre chi ignora tutte le altre scienze ma è
istruito nella scienza di Cristo Gesù, sarà salvo.
Benedetto Rosario, che ci dai questa scienza e conoscenza di Gesù facendocene
meditare la vita, la morte, la passione e la gloria! La regina di Saba, ammirata
per la saggezza di Salomone, esclamò: Beati i tuoi uomini, beati questi tuoi
ministri che stanno sempre davanti a te e ascoltano la tua saggezza! (1 Re 10,8.
Cfr. Gv 17,3). Ma più felici sono i fedeli che meditano attentamente la vita, le
virtù, le sofferenze e la gloria del Salvatore, perché acquistano con tale
mezzo, la perfetta conoscenza di Lui nella quale consiste la vita eterna.
[83] La Vergine santa rivelò al beato Alano che non appena san Domenico prese a
predicare il Rosario, i peccatori più induriti si commossero e piansero
amaramente le loro colpe. Perfino i giovanetti fecero delle incredibili
penitenze; ovunque predicava il Rosario il fervore era tanto grande che i
peccatori cambiarono vita, edificando tutti con le penitenze e l'emendamento
della loro vita.
Se quindi ti senti la coscienza gravata di colpe, prendi la corona e recita una
parte del Rosario in onore di qualche mistero della vita, della passione o della
gloria di Gesù. E sii convinto che mentre mediterai ed onorerai quei misteri
Egli mostrerà al Padre celeste le sue sacre Piaghe, intercederà per te e ti
otterrà la contrizione ed il perdono dei peccati.
Disse un giorno Nostro Signore al beato Alano: “Se questi poveri peccatori
recitassero spesso il mio Rosario parteciperebbero ai meriti della mia passione,
ed io come loro avvocato, placherei la divina giustizia”.
[84] La vita dell'uomo è una guerra ed una tentazione continua; noi dobbiamo
lottare non con nemici di carne e di sangue ma contro le potenze stesse
dell'inferno (Cfr. Ef 6, 12. Ef 6,1 1). Quali armi migliori impugneremo noi
allora se non la preghiera insegnataci dal nostro grande Capitano e il saluto
angelico che scacciò i demoni, distrusse il peccato e rinnovò il mondo? Se non
la meditazione della vita, della passione di Cristo Gesù, del pensiero della
quale ci dobbiamo armare come ordina san Pietro - per difenderci dagli stessi
nemici che Egli vinse e che ci assalgono ogni giorno?
“Da quando il demonio fu vinto dall'umiltà e dalla passione di Gesù Cristo -
scrive il card. Hugues - non può quasi più attaccare un'anima che sia armata
della meditazione di questi misteri. E se l'attacca, ne è ignominiosamente
vinto”. Rivestitevi, dunque, dell'armatura di Dio.
[85] Impugnate quest'arma di Dio, il santo Rosario, e schiaccerete il capo al
demonio, resisterete a tutte le tentazioni. Certamente è per questo motivo che
anche la semplice corona materiale fa tanta paura al diavolo e i Santi se ne
sono spesso serviti per incatenarlo e scacciarlo dal corpo degli ossessi, come
attestano molti fatti.
[86] Un tale - narra il beato Alano - avendo tentato inutilmente ogni pratica
devota per essere liberato dallo spirito maligno che lo possedeva, pensò di
mettersi al collo la corona del Rosario; ne ebbe sollievo. Constatando poi, che
quando se la toglieva il demonio riprendeva a tormentarlo crudelmente, decise di
portarla al collo giorno e notte: in tal modo gli riuscì di scacciare per sempre
il diavolo che non poteva sopportare quella orribile catena. Il beato Alano
assicura inoltre, di aver egli stesso liberato molti ossessi ponendo loro al
collo la corona.
[87] Il Padre Giovanni Amát, domenicano, predicava il quaresimale in una
contrada del regno d'Aragona. Un giorno gli fu presentata una giovanetta
posseduta dal demonio. Egli tentò più volte di esorcizzarla, ma non ottenendo
alcun risultato le pose al collo la propria corona del Rosario. Immediatamente
la fanciulla dette in smanie e in urla spaventose: “Via, via questi grani -
gridava - che mi tormentano; toglietemeli”. Per compassione verso la povera
figliola il Padre gliela tolse. La notte seguente mentre questi riposava, gli
stessi demoni che possedevano la giovane s'avventarono rabbiosamente su di lui
per impadronirsi della sua persona; egli, però, con la corona che teneva stretta
in mano, nonostante gli sforzi che quelli facevano per strappargliela, li
flagellò con energia e li mise in fuga con la ripetuta invocazione: “Santa Maria,
nostra Signora del Rosario, aiutami”.
L'indomani, mentre si recava in chiesa, s'imbatté con l'infelice giovanetta
tuttora posseduta dai demoni; uno di questi gli disse burlandosi di lui: Frate,
se tu non avessi avuto la corona ti avremmo conciato per le feste. Il Padre
allora gettò di nuovo la corona al collo della giovanetta dicendo: “Per i
sacratissimi nomi di Gesù e di Maria sua Madre e per la virtù del Santo Rosario,
io vi comando, o maligni spiriti, di uscire subito da questo corpo”. I diavoli
furono costretti ad obbedire all'istante e la ragazza fu liberata.
Questi fatti dimostrano quanta sia la forza del santo Rosario per vincere ogni
tentazione del demonio ed ogni pericolo di peccato perché i grani benedetti
della corona lo mettono in fuga.
ROSA VENTOTTESIMA
[88] Sant'Agostino assicura che non vi è esercizio tanto fruttuoso e utile per
la salvezza quanto il pensare di frequente alle sofferenze di Nostro Signore (S.
Agostino, Sermo 23 ad fratres in eremo PL 40, 1273-1274). Il beato Alberto
Magno, maestro di san Tommaso, seppe per rivelazione che il semplice ricordo
ossia la meditazione della passione di Gesù è più meritoria per il cristiano che
digiunare a pane ed acqua ogni venerdì per un intero anno o disciplinarsi a
sangue ogni settimana o recitare ogni giorno il Salterio. Quale sarà, dunque, il
merito del Rosario che ci ricorda tutta la vita e la passione di Nostro Signore?
La Madonna rivelò un giorno al beato Alano de la Rupe che dopo il santo
sacrificio della Messa, la prima e più viva commemorazione della Passione di
Nostro Signore, non vi è devozione più eccellente e più meritoria del Rosario il
quale è come un secondo memoriale e una rappresentazione della vita e della
passione di Gesù.
[89] Il padre Dorland riferisce che la Vergine santa disse un giorno al
venerabile Domenico, certosino, devotissimo del Rosario, residente a Treviri nel
1481. “ogni volta che un fedele recita in stato di grazia il Rosario meditando i
misteri della vita e della passione di Gesù, ottiene piena e totale remissione
dei suoi peccati”. Anche al beato Alano Ella disse: “Sappi che sebbene siano già
numerose le indulgenze concesse al mio Rosario, io ne aggiungerò molte altre per
ogni cinquanta Ave Maria in favore di quanti le reciteranno in stato di grazia e
devotamente in ginocchio. A chi avrà perseverato nella recita del Rosario in
quelle condizioni e meditandone i quindici misteri, otterrò al termine della sua
vita, come ricompensa del buon servizio, che gli siano pienamente rimesse e la
colpa e la pena di tutte le sue manchevolezze. Tutto ciò non ti sembri
incredibile poiché è facile per me che sono la madre del Re dei cieli, di Colui
che mi chiama la Piena di grazia; se, infatti, ne sono ricolma, posso
distribuirne con abbondanza ai miei cari figli”.
[90] San Domenico era tanto convinto dell'efficacia e del merito del Rosario che
non imponeva quasi mai altra penitenza a chi si confessava da lui se non quella
di recitarlo, come abbiamo visto più sopra quando riferimmo di quella donna
romana alla quale diede per penitenza un solo Rosario.
I confessori, anch'essi, se vogliono seguire l'esempio del grande Santo,
dovrebbero imporre ai loro penitenti il Rosario con la meditazione dei misteri,
invece di altre penitenze che non sono così meritorie né così gradite a Dio e
neppure tanto profittevoli alle anime per farle avanzare in virtù o tanto
efficaci per impedire loro di ricadere nel peccato. Senza dire, poi, che
recitando il Rosario si lucrano numerose indulgenze non annesse a molte altre
devozioni.
[91] Dice l'abate Blosio: “Sicuramente il Rosario con la meditazione della vita
e della passione di Nostro Signore è graditissimo a Gesù e alla Vergine ed è
molto efficace per ottenere ogni grazia; perciò lo possiamo, recitare per noi
stessi o per coloro che a noi si raccomandano o anche per tutta la Chiesa.
Ricorriamo, dunque, alla devozione del Rosario in ogni nostra necessità ed
otterremo senza dubbio quanto avremo chiesto a Dio in ordine alla nostra
salvezza”.
ROSA VENTINOVESIMA
[92] Secondo san Dionigi nulla di più divino, di più nobile, di più gradito a
Dio quanto il cooperare alla salvezza delle anime e rovesciare i perfidi piani
del demonio che tutto mette in opera per perderle. Questo fu il motivo per cui
il Figlio di Dio scese sulla terra: Egli, fondando la Chiesa, aveva distrutto il
dominio di Satana. Purtroppo questo tiranno aveva ripreso forza esercitando
crudele violenza sulle anime, come si vide per esempio nel secolo XI quando
sorse l'eresia degli Albigesi, con tutti gli odi, le contese, i vizi più
abominevoli che, gli riuscì di far regnare nel mondo.
Quale il rimedio a questi grandi disordini? come abbattere la forza di Satana?
La Madonna, protettrice della Chiesa, per calmare la collera del Figlio, per
estirpare l'eresia e riformare i costumi dei cristiani, offerse come il mezzo
più efficace la confraternita del Rosario e i fatti lo provarono: la carità si
ravvivò, la frequenza ai sacramenti ritornò come nei primi secoli d'oro della
Chiesa ed i costumi dei cristiani si riformarono.
[93] Dice papa Leone X nella sua Bolla (4 ottobre 1520), che questa
confraternita fu fondata ad onore di Dio e di Maria come un baluardo per
stornare le sciagure che stavano per abbattersi sulla Chiesa. E Gregorio XIII
afferma che il Rosario fu dato dal Cielo come un mezzo per calmare la collera
divina ed implorare l'intercessione della Vergine santa. Giulio III aggiunge che
il Rosario fu ispirato per aprirci più facilmente il cielo, grazie alla
intercessione della Madonna. Paolo III e il beato Pio V dichiarano che il
Rosario fu stabilito e dato ai fedeli perché potessero procurarsi in modo più
efficiente il riposo, e la consolazione spirituale. Chi, dunque, potrà
trascurare di iscriversi ad una confraternita istituita per così nobili intenti?
[94] Un giorno Padre Domenico, certosino, molto devoto del Rosario, vide il
cielo aperto e tutta la corte celeste disposta in mirabile ordine; e udì cantare
con dolcissima melodia il Rosario mentre si onorava ad ogni decina un mistero
della vita, della passione e della gloria di Gesù e della Madonna. Egli notò che
al santo nome di Maria tutti i beati inchinavano il capo e a quello di Gesù
genuflettevano e ringraziavano Dio per i grandi benefici elargiti in cielo e in
terra in virtù del Rosario. Vide pure la Vergine e i Santi presentare a Dio i
Rosari che i confratelli recitavano sulla terra e pregavano per tutti quelli che
praticano questa devozione; vide ancora innumerevoli corone di splendidi e
profumati fiori preparate per chi recita con devozione il Rosario, le corone che
essi medesimi stanno intessendo per esserne adorni in cielo.
La visione del pio certosino ricorda la visione del Discepolo prediletto che
vide una moltitudine stragrande di angeli e di santi intenti a lodare e a
benedire Nostro Signore per quanto aveva fatto e sofferto per la nostra
salvezza. Ebbene, non è questo che fanno anche i confratelli del Rosario?
[95] Non è da credere che il Rosario sia buono soltanto per le donne, per i
piccoli e gli ignoranti; esso è buono altresì per gli uomini e tra essi per i
più ragguardevoli. Non appena san Domenico ebbe riferito a Papa Innocenzo III
l'ordine ricevuto dal cielo di istituire questa Confraternita, il Pontefice
approvò ed esortò il Santo a predicarla; anzi volle farne parte egli stesso, e
con lui diedero il proprio nome entusiasticamente gli stessi cardinali, tanto
che Lopez non esitò a dire: “Nessun sesso, nessuna età, nessuna condizione
sociale si è potuta sottrarre alla devozione del Rosario”.
Sono, infatti, iscritti in questa Confraternita persone di ogni categoria:
duchi, principi, re, prelati, cardinali, sommi Pontefici. Troppo lungo sarebbe
enumerarli. Perciò, caro lettore, se entrerai in questa confraternita
parteciperai alla loro devozione, alle loro grazie qui in terra e alla loro
gloria in cielo: associato con loro nella devozione, avrai in comune anche la
dignità.
ROSA TRENTESIMA
[96] Se i privilegi, i favori e le indulgenze rendono raccomandabile una
Confraternita, si deve dire che quella del Rosario è la più raccomandabile nella
Chiesa perché è la meglio dotata di indulgenze. Dalla sua istituzione in poi
quasi tutti i Papi hanno fatto prelievi dal tesoro della Chiesa per arricchirla.
E poiché l'esempio persuade più delle parole e degli stessi favori, essi
testimoniarono la stima in cui tenevano la Confraternita, dando ad essa il
proprio nome.
Ecco un breve compendio delle indulgenze accordate dai Sommi Pontefici alla
Confraternita; indulgenze confermate nuovamente dal Santo Padre Innocenzo XI il
31 luglio 1679 e comunicate, col permesso di pubblicarle, all'arcivescovo di
Parigi il 25 settembre dello stesso anno:
1) indulgenza plenaria nel giorno dell'iscrizione; 2) indulgenza plenaria in
punto di morte; 3) indulgenza parziale di 10 anni e 10 quarantene per ciascuna
delle tre corone; 4) indulgenza parziale di 7 giorni ogni volta che gli
associati pronunceranno devotamente il nome di Gesù e di Maria; 5) indulgenza
parziale di 7 anni e 7 quarantene a coloro che assisteranno con pietà alla
processione del Rosario; 6) indulgenza plenaria nella prima domenica del mese e
nelle feste di Nostro Signore e della Madonna a quanti veramente pentiti e
confessati visiteranno la cappella del Rosario nella chiesa sede della
confraternita; 7) indulgenza parziale di 100 giorni ai presenti al canto della
Salve Regina; 8) indulgenza parziale di 100 giorni a coloro che con devozione e
allo scopo di darne l'esempio, portano visibilmente la corona; 9) indulgenza
plenaria nei giorni indicati per lucrarla ai confratelli ammalati o impediti di
recarsi in chiesa, che confessati e comunicati reciteranno in giornata il
Rosario o almeno una parte. 10) Per un insigne e speciale favore verso i
confratelli del Rosario, i Sommi Pontefici danno loro possibilità di lucrare le
indulgenze delle chiese stazionali di Roma, con la semplice visita a cinque
altari recitando davanti a ciascuno di essi cinque Pater e cinque Ave per il
bene della Chiesa. Qualora nella chiesa sede della Confraternita vi fossero solo
uno o due altari, potranno recitare i 25 Pater e Ave davanti a quelli.
[97] Gran favore, quest'ultimo, per i confratelli poiché nelle chiese stazionali
di Roma si lucrano indulgenze plenarie in suffragio delle anime del purgatorio e
si ottengono tante remissioni che essi possono acquistare senza fatica, senza
spese e senza neppure uscire dal proprio paese! Che se la Confraternita non
esistesse là dove essi dimorano, potrebbero egualmente acquistare le predette
indulgenze, stando alla concessione di Leone X, con la visita a cinque altari in
qualsiasi chiesa.
I giorni stabiliti e determinati per coloro che risiedono fuori Roma nei quali i
confratelli possono lucrare queste indulgenze - secondo il decreto della Sacra
Congregazione per le indulgenze, approvato dal santo Padre il 7 marzo 1678,
purché le condizioni siano esattamente osservate - sono: tutte le domeniche di
Avvento; i tre giorni delle Quattro Tempora di Avvento; la vigilia di Natale,
alla Messa della notte, dell'aurora e del giorno di Natale; la festività di
santo Stefano, di san Giovanni evangelista, dei santi Innocenti, della
Circoncisione e dell'Epifania; le tre domeniche prima della Quaresima; dal
giorno delle Ceneri alla domenica in Albis inclusa; i tre giorni delle
Rogazioni; il giorno del]'Ascensione; la vigilia di Pentecoste e tutti i giorni
dell'ottava; i tre giorni delle Quattro Tempora di settembre.
Caro confratello del Rosario, vi sono altre innumerevoli indulgenze; se le vuoi
conoscere leggi il Sommario delle indulgenze accordate ai confratelli, dove
troverai pure i nomi dei Papi che le elargirono, l'anno della concessione e
diversi particolari che non è possibile qui riferire in compendio.
QUARTA DECINA
ECCELLENZA DEL SANTO ROSARIO
NELLE MERAVIGLIE DA DIO OPERATE
IN SUO FAVORE
ROSA TRENTUNESIMA
[98] In una visita a Bianca, regina di Francia, che dopo dodici anni di
matrimonio non aveva ancora figli ed era perciò molto afflitta, san Domenico le
consigliò di recitare ogni giorno il Rosario per ottenere dal cielo tale grazia.
Ella così fece e nel 1213 diede alla luce il primogenito che chiamò Filippo. Ma
la morte glielo rapì ch'era ancora in fasce e allora la pia regina ricorse più
che mai a Maria, facendo anche distribuire gran numero di corone del Rosario a
tutta la corte e in parecchie città del regno perché Dio le concedesse intero il
sospirato favore. E fu esaudita poiché nel 1215 le nacque Luigi, la gloria di
Francia ed il modello dei re cristiani.
[99] Alfonso VIII re d'Aragona e di Castiglia, punito da Dio in diversi modi per
i suoi peccati, fu costretto a ritirarsi nella città di un suo alleato. Avvenne
che in quella città il giorno di Natale san Domenico predicasse come sempre sul
Rosario e sulle grazie che con esso si ottengono da Dio. Tra l'altro disse che
coloro che lo recitano devotamente riportano vittoria sui nemici e ritrovano
ogni cosa perduta. Colpito da tali parole il re fece ricercare san Domenico e
gli chiese se fosse vero quanto aveva detto circa il Rosario. Il Santo rispose
che non doveva dubitarne e l'assicurò che ne avrebbe sperimentato gli effetti se
avesse praticato la devozione al Rosario e si fosse iscritto nella
Confraternita. Il re, allora, decise di recitare ogni giorno il Rosario e fu
fedele. Dopo un anno, esattamente nel medesimo giorno di Natale, dopo ch'egli
terminò di dire il Rosario, la Madonna gli apparve e gli disse: “Alfonso, da un
anno in qua tu mi onori recitando devotamente il mio Rosario; ebbene, vengo per
darti la ricompensa: sappi che ti ho ottenuto da mio Figlio il perdono di tutti
i peccati. Eccoti, ora, una corona del Rosario; portala indosso e nessuno dei
tuoi nemici potrà ucciderti”.
La Madonna disparve lasciando il re grandemente consolato e fiducioso. Egli
tornò a casa con la corona in mano e, pieno di gioia, raccontò alla regina del
favore ricevuto dalla Vergine, indi con la preziosa corona toccò gli occhi della
regina da gran tempo cieca, ed ella riacquistò immediatamente la vista perduta.
Qualche tempo dopo re Alfonso raccolse un esercito, strinse accordi con gli
alleati e attaccò arditamente i suoi nemici; li sconfisse e li obbligò a
restituirgli le terre e a risarcire ogni danno. Inoltre divenne tanto abile in
guerra che da ogni parte i soldati mercenari venivano ad arruolarsi sotto le sue
insegne, fatti sicuri che la vittoria arrideva sempre alle sue armi. E di ciò
nessuna meraviglia: egli non attaccava mai battaglia senza prima aver recitato
in ginocchio il Rosario; anzi, aveva fatto iscrivere nella confraternita tutta
la sua corte ed esortava gli ufficiali e i familiari ad esserne membri
esemplari. La regina stessa vi si era iscritta e ambedue perseveravano nel
servizio a Maria con edificante pietà.
ROSA TRENTADUESIMA
[100] San Domenico aveva un cugino di nome don Perez o Pedro, che conduceva una
vita molto dissoluta. Costui un giorno, avendo sentito dire che il santo stava
predicando sulle meraviglie del Rosario e che per tale mezzo molti si
convertivano e cambiavano condotta, si disse: “Avevo perduto ogni speranza di
salvarmi, ma ora riprendo fiducia; bisogna che anch'io vada ad ascoltare questo
uomo di Dio”. E andò alla predica di san Domenico. Questi, non appena lo vide,
pregò in cuor suo il Signore perché aprisse gli occhi al cugino, e si rendesse
conto dello stato miserando della propria anima; raddoppiò di energia nel
tuonare contro i vizi. Don Perez ne fu alquanto scosso ma non tanto da
risolversi a cambiare vita. Tornò, tuttavia, alla predica seguente.
Allorché il Santo lo vide, convinto che quel cuore indurito si sarebbe ravveduto
solo per un colpo straordinario della grazia, esclamò a voce alta: “Signore Gesù,
fate vedere a quanti sono qui radunati in quale stato si trova colui che è
entrato or ora nella tua casa!”. E tutta l'assemblea poté vedere don Perez
circondato da un'orda di demoni in forma di bestie orribili che lo tenevano
legato con catene di ferro: presi dallo spavento fuggirono chi qua chi là, con
immensa confusione di don Perez, egli pure spaventato e vergognoso d'essere
oggetto di orrore a tutti. San Domenico, però, fece fermare la gente e rivolto
al cugino disse: “Riconosci, infelice, lo stato deplorevole della tua anima e
gettati ai piedi della Madonna! Su, prendi questa corona del Rosario, recitalo
con devozione, pentiti dei tuoi peccati e risolvi di cambiar vita!”. Don Perez
obbedì e in ginocchio recitò il Rosario; subito dopo si sentì ispirato a
confessarsi e lo fece con estrema contrizione. Il Santo gli ordinò allora di
recitare ogni giorno il Rosario ed egli non solo promise, ma scrisse egli stesso
il proprio nome nel registro della confraternita. Quando uscì dalla chiesa il
suo volto che poco prima aveva fatto inorridire gli astanti, appariva splendente
come il volto di un angelo. Si seppe in seguito che perseverando nella recita
del Rosario, egli aveva condotto vita molto regolata ed era morto serenamente.
ROSA TRENTATREESIMA
[101] Mentre predicava il Rosario nelle vicinanze di Carcassona, a san Domenico,
fu presentato un eretico albigese posseduto dal demonio. Il Santo, davanti a una
folla che si ritiene composta di oltre dodicimila persone, lo esorcizzò, e i
demoni che tenevano in dominio quel miserabile, furono costretti, loro malgrado,
a rispondere alle domande dell'esorcista. E confessarono 1) che nel corpo di
costui erano in quindicimila perché egli aveva osato combattere i quindici
misteri del Rosario; 2) che san Domenico col suo Rosario terrorizzava tutto
l'inferno e che essi stessi odiavano lui più di qualsiasi altra persona perché
con questa devozione del Rosario strappava loro le anime; 3) rivelarono inoltre
parecchi altri particolari.
San Domenico allora gettò la sua corona al collo dell'ossesso e chiese ai demoni
chi mai fra tutti i Santi del cielo essi temessero di più e chi, a parere loro,
meritasse più amore e onore da parte degli uomini. A tale domanda gli spiriti
infernali levarono alte grida sì che la maggior parte dei presenti stramazzarono
a terra per lo spavento. Poi quei maligni, per non rispondere direttamente alla
domanda, cominciarono a piangere e a lamentarsi in modo così pietoso e
commovente che parecchi fra gli astanti furono presi da una naturale pietà. Per
bocca dell'ossesso e con voce piagnucolosa così dicevano: “Domenico, Domenico,
abbi pietà di noi e promettiamo di non nuocerti mai. Tu che tanta compassione
hai per i peccatori e per i miserabili, abbi pietà di noi meschini. Ahinoi!,
soffriamo già tanto: perché ti compiaci di aumentare le nostre pene? Contentati
di quelle che ci tormentano! Misericordia, misericordia misericordia!”.
[102] Impassibile davanti ai piagnistei di quegli spiriti, il Santo rispose che
non avrebbe desistito dal tormentarli se prima non avessero essi stessi risposto
alla sua domanda. Ed essi replicarono che avrebbero dato, la risposta, ma in
segreto, all'orecchio e non di fronte a tutti. Domenico tenne duro e comandò che
parlassero ad alta voce; ma ogni sua insistenza fu inutile e i demoni si
chiusero nel silenzio. Allora il Santo si pose in ginocchio e pregò la Madonna:
“Vergine potentissima, Maria, in virtù del tuo Rosario comanda, a questi nemici
del genere umano di rispondere alla mia domanda”. Immediatamente dopo questa
invocazione, una fiamma ardente uscì dalle orecchie, dalle narici e dalla bocca
dell'ossesso; i presenti tremarono dalla paura ma nessuno ne subì danno. E si
udirono le grida di quegli spiriti: “Domenico, noi ti preghiamo per la passione
di Cristo e per i meriti della sua santa Madre e dei Santi: permettici di uscire
da questo corpo senza dir nulla. Gli Angeli, quando tu vorrai, te lo
riveleranno. Del resto, perché vuoi tu credere a noi? non siamo forse dei
bugiardi? Non tormentarci oltre, abbi pietà di noi ”.
“Disgraziati, siete indegni di pietà!” riprese san Domenico, e sempre in
ginocchio pregò di nuovo la Vergine Santa: “O degnissima Madre della Sapienza,
ti supplico per il popolo qui presente che ha già appreso a recitare come si
deve il Saluto angelico, obbliga questi tuoi nemici a proclamare in pubblico la
verità piena e chiara sul Rosario”.
Finita la preghiera vide accanto a sé la Vergine Maria, circondata da una
moltitudine di angeli, che con una verga d'oro colpiva l'ossesso e gli diceva:
“Rispondi al mio servo Domenico conforme alla sua richiesta”. Da notare che
nessuno udiva né vedeva la Madonna all'infuori di san Domenico.
[103] A tale comando i demoni presero a urlare:
“O inimica nostra, o nostra damnatrix, o nostra inimica, o nostra damnatrix, o
confusio nostra, quare de coelo descendisti ut nos hic ita torqueres? Per te
quae infernum evacuas et pro peccatoribus tanquam potens advocata exoras; o Via
coeli certissima et securissima, cogimur sine mora et intermissione ulla, nobis
quamvis invitis, et contra nitentibus, totam rei prolerre veritatem. Nunc
declarandum nobis est simulque publicandum ipsum medium et modus quo ipsimet
conjundamur, unde vae et maledíctio in aeternum nostris tenebrarum principibus.
Audite igitur vos, christiani. Haec Christi Mater potentissima est in
praeservandis suis servis quonimus praecipites ruant in baratrum nostrum
inferni. Illa est quae dissipat et enervat, ut sol, tenebras omnium machinarum
et astutiarum nostrarum, detegit omnes fallacias nostras et ad nihilum redigit
omnes nostras tentationes. Coactique fatemur neminem nobiscum damnari qui ejus
sancto cultui et pio obsequio devotus perseverat. Unicum ipsius suspirium, ab
ipsa et per ipsam sanctissimae
Trinitati oblatum, superat et excedit omnium sanctoruin preces, atque pium et
sanctum eorum votum et desiderium, Magisque eum formidamus quam omnes paradisi
sancios; nec contra fideles ejus famulos quidquam praevalere possumus.
Notum sit etiam vobis plurimos christianos in hora mortis ipsam invocantes
contra nostra jura salvari, et nisi Marietta illa obstitisset nostrosque conatus
repressisset, a longo iam tempore totam Ecclesiam exterminassemus, nam
saepissime universos Ecclesiae status et ordines a fide deficere fecissemus. Imo
planius et plenius vi et necessitate compulsi, adhuc vobis dicimus, nullum in
exercitio Rosarii sive psalterii eius perseverantem aeternos inferni subire
cruciatus. Ipsa enim devotis servis suis veram impetrat contritionem qua fit ut
peccata sua confiteantur, et eorum indulgentiam a Deo consequantur”.
[104] “O nostra nemica, nostra rovina e nostra confusione! perché sei tu scesa
dal cielo apposta per farci tanto soffrire? O avvocata dei peccatori che ritrai
dall'inferno, o via sicurissima del Paradiso, siamo noi proprio obbligati, a
nostro dispetto, a dire tutta la verità? Dobbiamo proprio confessare davanti a
tutti ciò che ci coprirà di vergogna e sarà causa della nostra rovina? Guai a
noi! e maledizione eterna ai nostri principi delle tenebre! Ebbene, udite voi
cristiani: questa Madre di Cristo è onnipotente e può impedire che i suoi servi
cadano nell'inferno. E' lei che, come un sole, dissipa le tenebre dei nostri
intrighi e astuzie; è lei che sventa le nostre mene, disfa i nostri tranelli e
rende vani e inefficaci tutte le nostre tentazioni.
Siamo costretti a confessarvi che nessuno di quanti perseverano nel suo servizio
è dannato con noi. Uno solo dei sospiri ch'ella offra alla SS. Trinità vale più
di tutte le preghiere, i voti, i desideri dei Santi.
Noi la temiamo più di tutti i beati insieme e nulla possiamo contro i suoi
fedeli servitori. Anzi, avviene che molti cristiani i quali secondo le leggi
ordinarie andrebbero dannati, invocandola in punto di morte riescono a salvarsi
per l'intercessione di lei. Ah, se questa Marietta - così la chiamavano per
rabbia - non si fosse opposta ai nostri progetti e ai nostri sforzi, già da
molto tempo noi avremmo rovesciato e distrutto la Chiesa e fatto cadere
nell'errore e nell'infedeltà tutte le sue gerarchie! Proclamiamo, inoltre,
costretti dalla violenza che ci viene usata, che nessuno di quanti perseverano
nella recita del Rosario, va dannato perché ella ottiene ai suo fedeli servi una
sincera contrizione dei loro peccati e ricevono perdono e indulgenza”.
Ottenuta questa confessione san Domenico fece recitare il Rosario dagli astanti,
adagio e con devozione. Ed ecco la cosa sorprendente: ad ogni Ave Maria recitata
dal Santo e dal popolo usciva dal corpo di quell'ossesso una moltitudine di
demoni in forma di carboni ardenti. Quando l'infelice ne fu completamente
libero, la Vergine Santa, sempre non vista, benedisse il popolo e tutti
avvertirono una sensibile e vivissima gioia. Questo miracolo fu causa di
conversione per molti eretici che entrarono perfino nella confraternita del
Rosario.
ROSA TRENTAQUATTRESIMA
[105] Come si potrà degnamente narrare le vittorie riportate da Simone, conte di
Montfort, sugli Albigesi, con l'aiuto e la protezione della Madonna del Rosario?
Furono talmente famose che il mondo non ne conobbe mai di simili.
Una volta con 500 uomini egli sfidò diecimila eretici e vinse; un'altra volta
con trenta ne abbatté tremila; un'altra volta ancora con ottocento cavalieri e
mille fanti sbaragliò l'armata del re d'Aragona, forte di centomila uomini,
perdendo egli solo un cavaliere e otto soldati.
[106] E da quali pericoli la Vergine non liberò Alano de l'Anvallay, cavaliere
bretone intrepido combattente per la fede contro gli Albigesi! Un giorno, mentre
i nemici l'avevano circondato da ogni parte, la Madonna scagliò contro essi
centocinquanta pietre e lo liberò dalle loro mani. In altra circostanza, mentre
il suo vascello che faceva acqua stava per affondare, la divina Madre fece
emergere dalle acque centocinquanta scogli, valicando i quali egli poté salvarsi
e rientrare in Bretagna. A perpetuo ricordo di questi miracoli ottenuti dalla
Vergine grazie al Rosario che recitava ogni giorno egli fece edificare un
convento in Dinan per i religiosi del nuovo Ordine di san Domenico; in seguito
si fece religioso e morì santamente ad Orléans.
[107] Otero, anch'egli soldato bretone di Vaucouleurs, mise più volte in fuga
intere compagnie di eretici e di ladri semplicemente col tenere appesa al
braccio o all'elsa della spada il rosario. I suoi stessi nemici, dopo le
sconfitte subite, gli confessavano d'aver visto la sua spada splendere di viva
luce; anzi una volta videro lo stesso Otero ben protetto da uno scudo sul quale
risaltavano le immagini di Gesù, della Madonna e di Santi e che lo rendeva
invisibile e gli dava forza nel combattimento. Un giorno, con dieci compagnie
fece fronte a ventimila eretici senza che alcuno dei suoi soldati andasse perso.
E tale fatto impressionò assai il comandante dell'armata eretica tanto che si
recò a far visita a Otero, abiurò l'eresia e dichiarò che nella mischia l'aveva
visto coperto d'armatura di fuoco.
ROSA TRENTACINQUESIMA
[108] Il beato Alano riferisce che un cardinale di nome Pietro, del titolo di
santa Maria in Trastevere, iniziato alla pratica del Rosario da san Domenico,
suo intimo amico, coltivò questa devozione e ne divenne acceso apostolo. Inviato
come delegato in Terra Santa presso i crociati allora in guerra contro i
Saraceni, egli parlò loro dell'efficacia, del Rosario e tutti ne furono
convinti. Lo recitarono per implorare l'aiuto del cielo in un imminente
combattimento; trionfarono sui nemici pur essendo tremila contro centomila.
Abbiamo già visto come i demoni temono in modo incredibile il Rosario. San
Bernardo afferma che il saluto angelico dà loro la caccia e per esso tutto
l'inferno freme. Il beato Alano assicura d'aver incontrato parecchie persone
che, essendosi date al demonio corpo e anima, rinunciando al battesimo e a Gesù
Cristo, furono poi liberate dalla infernale tirannia dopo aver accettato la
pratica del santo Rosario.
ROSA TRENTASEIESIMA
[109] Nel 1578 una donna di Anversa si era venduta al demonio con regolare
contratto firmato col proprio sangue. Qualche tempo dopo ne sentì acuto rimorso
e, desiderando riparare al male commesso, cercò un confessore prudente e
caritatevole per sapere in qual modo avrebbe potuto affrancarsi dalla schiavitù
di satana; trovò un sacerdote saggio e pio che le consigliò di recarsi da un
certo padre Enrico, del Convento di san Domenico, direttore della confraternita
del Rosario.
Ella vi andò ma, purtroppo, invece del padre Enrico trovò il demonio travestito
da frate, il quale naturalmente la rimbrottò acerbamente e le significò che per
lei non c'era più alcuna speranza di ottenere grazia da Dio né possibilità di
revocare l'atto di vendita firmato. Desolata ma sempre fiduciosa nella
misericordia divina, la povera donna ritornò dal padre ma vi trovò nuovamente il
diavolo che la respinse come la prima volta. Persistendo nei buoni propositi,
ella si presentò al Convento una terza volta e finalmente, per volere di Dio,
poté incontrarsi col vero padre Enrico che l'accolse con carità, la esortò a
confidare nella bontà del Signore e la invitò a fare una buone confessione. Le
ordinò poi di recitare con molta frequenza il santo Rosario e la iscrisse nella
confraternita. Ella fece quanto le era stato prescritto, ed ecco che una
mattina, mentre il padre Enrico celebrava la Messa per lei, la Vergine obbligò
il demonio a restituire alla donna la famigerata carta e d'un tratto essa si
trovò libera dal maligno per l'autorità di Maria e grazie alla pratica del
Rosario.
ROSA TRENTASETTESIMA
[110] Un nobiluomo, padre di numerosa famiglia, aveva collocato una sua figlia
in un monastero totalmente rilassato: le religiose aspiravano solo a vanità e a
piaceri. Il confessore della Casa religiosa, uomo di Dio e fervente devoto del
Rosario, desiderando guidare sulla via della perfezione almeno questa giovane
religiosa, le consigliò di recitare ogni giorno il Rosario in onore della
Madonna, meditando la vita, la passione e la gloria di Cristo Gesù. La religiosa
gradì assai il consiglio e l'accettò; a poco a poco si nauseò della vita
disordinata delle consorelle, prese ad amare il silenzio e la preghiera, senza
curarsi delle canzonature e del disprezzo di chi la circondava, né si curava
d'essere tacciata di bigotta.
In quel tempo un venerabile abate si recò in visita al monastero e mentre
pregava ebbe una singolare visione: gli parve di vedere una religiosa in
preghiera nella propria cella davanti ad una Signora di sorprendente bellezza,
accompagnata da uno stuolo di angeli i quali con frecce infuocate tenevano a
bada una moltitudine di demoni che tentavano di entrare nella cella. Gli parve,
inoltre, di vedere questi maligni spiriti sotto forma di immondi animali
rifugiarsi nelle celle delle altre religiose ed eccitarle al peccato, al quale
parecchie infelici acconsentivano.
Per tale visione l'abate comprese la deplorevole condizione del monastero e
credette morirne di tristezza. Fece venire a sé la giovane religiosa e
l'incoraggiò a perseverare; riflettendo, poi, sull'eccellenza del Rosario decise
di riformare il monastero con questa devozione. Acquistò un buon numero di
corone, le distribuì a tutte le religiose consigliandole a recitare il Rosario
ogni giorno promettendo loro, se avessero accettato il consiglio, di non
costringerle a riformarsi. Gradirono le corone del Rosario e promisero, a quella
condizione, di recitarlo. Ebbene!, cosa ammirabile: a poco a poco tutte le
religiose rinunciarono alle vanità, rientrarono nel silenzio e nel raccoglimento
e dopo nemmeno un anno esse stesse chiesero la riforma. Il Rosario aveva operato
sui loro cuori più di quanto avrebbe potuto ottenere l'abate con le esortazioni
e l'autorità.
ROSA TRENTOTTESIMA
[111] Una contessa di Spagna, istruita da san Domenico sulla pratica del
Rosario, lo diceva ogni giorno e faceva progressi mirabili nella virtù. Nulla
più desiderava se non vivere per la perfezione; chiese, perciò, ad un alto
prelato, celebre predicatore, in qual modo avrebbe potuto raggiungerla. Costui
le disse che era necessario prima fargli conoscere lo stato della sua anima e
quali fossero i suoi esercizi di pietà. Ella rispose che il principale tra
questi era il Rosario che soleva recitare tutti i giorni meditandone i misteri
con grande profitto spirituale. Il vescovo, lietissimo d'udire quanto fossero
preziosi gli insegnamenti racchiusi nei misteri, le rispose: “Da vent'anni sono
dottore in teologia, ho avuto modo di conoscere tante e tante pratiche di
devozione, ma non ne vedo una che sia più fruttuosa e più conforme al
cristianesimo di questa. Voglio imitarvi, non solo, ma predicherò il Rosario”.
Lo fece difatti con tanto successo da notare in poco tempo un grande cambiamento
di costumi nella sua diocesi: conversioni, restituzioni, riconciliazioni,
cessazioni delle dissolutezze, del gioco, del lusso e rifiorimento nelle
famiglie della pace, del rispetto, della carità. Un cambiamento che parve tanto
più mirabile quanto più quel presule aveva lavorato in precedenza per riformare
la sua diocesi e sempre con scarsissimo risultato. Per invogliare maggiormente i
suoi fedeli alla devozione del Rosario egli portava al fianco una corona di
buona fattura che mostrava agli uditori dicendo: “Sappiate, fratelli, che il
Rosario della Vergine è di tale eccellenza che io, vostro vescovo, dottore in
teologia, dottore in diritto civile e canonico, mi glorio di portarlo sempre su
di me come il distintivo più onorifico del mio episcopato e dottorato”.
ROSA TRENTANOVESIMA
[112] Il rettore di una parrocchia in Danimarca raccontava spesso, alla maggior
gloria di Dio e per la gioia della sua anima, d'aver sperimentato nella propria
parrocchia gli stessi frutti della devozione del Rosario ottenuti da quel
vescovo nella sua diocesi.
“Avevo - diceva - predicato su tutti i temi più urgenti e più utili, ma senza
alcun profitto. Non vedevo nessun miglioramento nella mia parrocchia e allora mi
risolsi di predicare il Rosario: ne spiegavo l'eccellenza e la pratica. Eb-bene:
posso dichiarare che dopo aver fatto gustare questa devozione ai miei
parrocchiani, in sei mesi ho visto un visibilissimo cambiamento. Veramente,
questa preghiera è efficace e di unzione divina per toccare i cuori e per
ispirare l'orrore al peccato e l'amore alla virtù”.
Disse un giorno la Madonna al beato Alano: “Come Dio scelse il saluto angelico
per operare l'Incarnazione del suo Verbo e la Redenzione degli uomini, così
coloro che desiderano riformare i costumi e rigenerare i popoli in Cristo Gesù
mi devono onorare ed ossequiare con lo stesso saluto. Sono io la via scelta da
Dio per venire agli uomini; perciò, dopo che a Gesù, a me devono essi ricorrere
per avere la grazia e le virtù”.
[113] Quanto a me che scrivo, ho constatato personalmente l'efficacia di questa
preghiera per convertire i cuori più induriti. Ho trovato persone che, per nulla
scosse dalla predicazione delle più tremende verità, durante una missione,
avevano accolto il mio consiglio di recitare il Rosario tutti i giorni e si
convertirono dandosi interamente a Dio. Ed ho anche costatato una enorme
diversità di costumi fra le popo-lazioni delle parrocchie dove avevo predicato
la missione: le une, avendo abbandonato la pratica del Rosario, erano ricadute
nel peccato; le altre, per averla conservata, si sono mantenute in grazia di Dio
e crescono ogni giorno nella virtù.
ROSA QUARANTESIMA
[114] Il beato Alano de la Rupe, i Padri Giovanni Dumont e Thomas, le Cronache
di san Domenico e altri autori che spesso furono testimoni oculari, riportano
gran numero di conversioni eccezionali ottenute per mezzo di questa mirabile
devozione del Rosario: conversioni di peccatori e peccatrici ritornati sulla via
del bene dopo venti, trenta e anche quarant'anni di vita disordinata, nulla mai
d'altro essendo valso a farli ravvedere. Non le riferisco per non dilungarmi
troppo così come non posso rivelare quelle che io ho visto con i miei occhi;
taccio per motivi facilmente intuibili.
Caro lettore, per tua esperienza personale, se tu pratichi e predichi questa
devozione ne saprai più che dalla lettura di qualsiasi libro che tratta
dell'argomento, e costaterai felicemente tu stesso l'effetto delle promesse che
la Madonna fece a san Domenico, al beato Alano e a quanti si adoperarono per far
fiorire questa devozione a Lei tanto gradita poiché istruisce i cristiani sulle
virtù di suo Figlio e sulle sue, dispone all'orazione mentale, all'imitazione di
Cristo, alla frequenza dei sacramenti, alla soda pratica delle virtù e delle
opere buone, ed inoltre fa acquistare tante preziose indulgenze che la gente
ignora solo perché i predicatori non ne parlano quasi mai, limitandosi tutt'al
più ad un discorsetto alla moda sul Rosario. Discorsi che suscitano alle volte
ammirazione, ma non istruiscono affatto.
[115] Per farla breve mi accontento di dirti, col beato Alano, che il Rosario è
una sorgente e uno scrigno d'ogni sorta di beni. Grazie al Rosario:
1) i peccatori ottengono il perdono; 2) gli assetati di perfezione crescono in
grazia; 3) i prigionieri vedono infrante le loro catene; 4) coloro che piangono
trovano sollievo; 5) coloro che sono tentati trovano pace; 6) i bisognosi
ricevono aiuto; 7) i religiosi si riformano; 8) gli ignoranti si istruiscono; 9)
i vivi trionfano sulle vanità; 10) ai defunti giunge sotto forma di suffragio
l'attesa misericordia.
“Voglio - disse un giorno la Vergine al beato Alano - che i devoti del mio
Rosario ottengano grazia e siano benedetti da mio Figlio in vita, in morte e
dopo la morte. Voglio che, liberati da ogni sorta di schiavitù, siano dei veri
re, con la corona in capo e lo scettro in mano, nella gloria eterna. Amen”.
QUINTA DECINA
MODO DI RECITARE SANTAMENTE IL ROSARIO
ROSA QUARANTUNESIMA
[116] Non proprio la lunghezza ma il fervore della preghiera: ecco ciò che piace
a Dio e ne attira la benevolenza. Una sola Ave Maria detta bene è più meritoria
di centocinquanta dette male. Quasi tutti i cattolici recitano il Rosario o una
parte o almeno qualche decina di Ave; perché allora sono tanto pochi quelli che
si correggono dei loro difetti e avanzano nella virtù, se non perché non
recitano queste preghiere come si deve?
[117] Vediamo dunque, in qual modo occorra recitarle per piacere a Dio e farci
più santi.
Anzitutto chi recita il Rosario deve essere in grazia di Dio o almeno risoluto
ad uscire dallo stato di colpa poiché la teologia insegna che le buone opere e
le preghiere fatte in peccato mortale, sono opere morte, non gradite a Dio e
senza alcun merito per la vita eterna. Così deve intendersi quel che sta
scritto: “La sua lode non s'addice alla bocca del peccatore” (Sir 15,9. 67 Mc
7,6). La lode e il saluto angelico e la stessa orazione domenicale non possono
piacere a Dio quando sono pronunciate da un peccatore impenitente: “Questo
popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”. Le persone che
si iscrivono nelle mie confraternite - dice Gesù - e recitano ogni giorno il
Rosario intero o una parte senza nessuna contrizione dei propri peccati “mi
onorano, sì, con le labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me”.
2) Ho detto “... o almeno risoluto ad uscire dallo stato di colpa”:
I: perché se fosse assolutamente necessario essere in grazia di Dio per fare
delle preghiere che Gli siano gradite, ne seguirebbe che quanti sono in peccato
mortale non dovrebbero mai pregare, mentre proprio loro hanno più bisogno di
pregare che non i giusti. Questo è un errore condannato dalla Chiesa e se ne
comprende il motivo: se così fosse non si dovrebbe mai consigliare ad un
peccatore di recitare il Rosario poiché gli sarebbe inutile! II: Se con la
volontà di restare in peccato e senza alcuna intenzione di uscirne, ci si
iscrivesse in una confraternita della Madonna o si recitasse il Rosario o altra
preghiera, saremmo del numero dei falsi devoti di Maria, di quei devoti
presuntuosi ed impenitenti, che sotto il manto di Lei, con lo scapolare sul
petto o la corona in mano vanno gridando: “Vergine santa, o Vergine buona, io ti
saluto, o Maria” e intanto crocifiggono e feriscono crudelmente Gesù con i loro
peccati, e precipitano così dalla sede delle più sante confraternite di Maria
nelle fiamme dell'inferno.
[118] Consigliamo il Rosario a tutti: ai giusti perché perseverino e crescano in
grazia di Dio; ai peccatori perché lascino le vie del peccato. Ma non sia mai
che noi esortiamo un peccatore a farsi del manto di protezione di Maria, un
manto di dannazione, nascondendo sotto di esso le proprie colpe, e a convertire
il Rosario, che è rimedio ad ogni male, in un veleno funesto e mortale. Non c'è
peggiore corruzione di quella in cui cade chi prima era eccellente.
Il dotto cardinal Hugues dice: “bisogna essere angeli di purezza per accostarsi
alla Vergine santa e rivolgerle il saluto angelico”. La Madonna stessa un giorno
fece vedere ad un impudico che recitava quotidianamente il Rosario, bellissimi
frutti su un lurido vassoio. Egli ne ebbe ribrezzo e la Vergine gli disse: “Ecco
come mi servi; tu mi presenti, sì, delle belle rose ma in un vassoio sporco e
contaminato: giudica tu stesso se io lo posso gradire!”.
ROSA QUARANTADUESIMA
Recita attenta
[119] Per pregare bene non basta esporre le nostre domande con la più bella fra
le preghiere quale è il Rosario; occorre anche una grande attenzione perché Dio
ascolta la voce del cuore più che la voce orale. Pregare Dio con distrazioni
volontarie è una grande irriverenza che rende infruttuosi i nostri Rosari e ci
riempie di peccati. Possiamo noi pretendere che Dio ci ascolti se noi stessi non
ci ascoltiamo? se mentre preghiamo la Maestà tremenda di Dio, che guarda la
terra e la fa trepidare, ci divertiamo volontariamente a rincorrere una
farfalla? Ciò significherebbe voler allontanare da noi la benedizione di quel
gran Signore e rischiare di riceverne piuttosto le maledizioni che Egli lancia
contro chi adempie con negligenza l'opera di Dio: “Maledetto chi compie
fiaccamente l'opera del Signore” (Ger 48,10).
[120] Certo, non ti è possibile recitare il Rosario senza qualche distrazione
involontaria; anzi è difficile assai dire anche solo un Ave Maria senza che la
fantasia, sempre irrequieta, non ti tolga un pizzico della tua attenzione; ma
puoi recitarla senza distrazioni volontarie e devi, quindi, prendere ogni
precauzione per tenere ferma l'attenzione e diminuire le distrazioni
involontarie. A tal fine mettiti alla presenza di Dio: pensa che Dio e la sua
santa Madre ti guardano, che l'Angelo custode posto alla tua destra coglie le
tue Ave Maria se dette bene, come altrettante rose per farne una corona a Gesù e
a Maria; pensa che, invece, alla sinistra il demonio ti gira attorno per
divorare le tue Ave Maria e segnarle sul libro della morte se dette senza
attenzione, devozione e modestia. Soprattutto, poi, non dimenticare di offrire
le varie decine in onore dei misteri e di rappresentarti nella contemplazione
Nostro Signore e la sua santa Madre nel mistero che vuoi onorare.
[121] Si legge nella vita del beato Ermanno dei Premostratensi che quando egli
recitava il Rosario con devota attenzione, meditandone i misteri, la Madonna gli
appariva splendente di luce e di maestosa quanto incantevole bellezza. In
seguito la sua devozione s'era intepidita, il Rosario era detto frettolosamente
e senza attenzione; allora la Vergine gli si presentò col volto rugoso, triste,
corrucciato. Ermanno si meravigliò per tale mutamento, ma la Madre di Dio gli
disse: “Mi faccio vedere così come sono attualmente nella tua anima, perché da
tempo tu mi tratti da persona vile e spregevole. Dov'è il tempo in cui mi
salutavi con rispettoso riguardo nella considerazione dei misteri e delle mie
grandezze?”.
ROSA QUARANTATREESIMA
Combattere con energia le distrazioni
[122] Nessuna preghiera è più meritoria per l'anima e più gloriosa per Gesù e
Maria quanto il Rosario ben recitato; ma è pure difficile il recitarlo come si
deve e costa molta fatica il perseverarvi a causa delle distrazioni particolari
che sorgono quasi naturalmente dalla continua ripetizione della medesima
preghiera. Quando si recita l'Ufficio della Madonna o i sette Salmi o altre
preghiere la varietà dei termini e la diversità delle parole frenano
l'immaginazione e ricreano la mente: aiutano, perciò, l'anima a ben recitarle.
Ma nel Rosario, composto essenzialmente dalla monotona ripetizione di Pater e
Ave Maria e di un metodo sempre uguale, è assai difficile non annoiarsi o
addirittura addormentarsi; motivo, questo, che induce nella tentazione di
abbandonarlo per scegliere preci più dilettevoli e meno noiose. Occorre,
pertanto, per recitare il Rosario con perseveranza, una devozione
incomparabilmente più profonda di quella richiesta da qualsiasi altra preghiera,
fosse pure il Salterio davidico.
[123] Ad aumentare le difficoltà contribuiscono sia la nostra fantasia tanto
volubile da non stare un attimo, quasi, tranquilla, sia la malizia del demonio
instancabile nel distrarci e impedirci di pregare. Che cosa non fa il maligno
contro di noi vedendoci intenti a recitare il Rosario proprio per sventare le
sue insidie? Accresce il nostro naturale languore e la nostra negligenza prima
ancora che iniziamo la preghiera; aumenta la nostra noia e le distrazioni, la
nostra stanchezza nel corso della preghiera: insomma, ci assale da ogni parte
per potere. poi, quando con molti sforzi e distrazioni l'abbiamo recitato,
burlarsi di noi e dirci: “Tu non hai detto nulla che valga: il tuo Rosario non
ha alcun valore; avresti fatto meglio lavorare, attendere ai tuoi affari; non ti
accorgi che perdi il tuo tempo a biascicare tante preghiere vocali senza
attenzione, mentre una mezz'ora di meditazione o una buona lettura ti sarebbe di
maggior vantaggio? Domani, quando sarai meno assonnato, pregherai con più
attenzione: rimanda a domani il resto del tuo Rosario!”.
In tal modo il demonio riesce con le sue astuzie a fartelo spesso tralasciare in
tutto o in parte, o almeno a farti differirne la recita.
[124] Non dargli ascolto, caro confratello del Rosario, e non perderti d'animo
quand'anche, durante il Rosario, la tua fantasia fosse stata piena di
distrazioni e di pensieri stravaganti che tu hai cercato di scacciare come ti
era possibile non appena te ne accorgevi; il tuo Rosario è tanto migliore quanto
più è meritorio, è tanto più meritorio quanto più è difficile, e tanto più
difficile quanto meno naturalmente piacevole all'anima e più disturbato da
noiosi moscerini e formiche, che vagando qua e là, tuo malgrado,
nell'immaginazione, non lasciano il tempo allo spirito di gustare ciò che dici e
di ristorarsi nella pace.
[125] Anche se tu dovessi combattere durante l'intero Rosario contro le
distrazioni, combatti pure coraggiosamente con le armi in pugno cioè continua a
recitarlo, quantunque senza alcun gusto e consolazione sensibile. Sarà una lotta
terribile ma tanto salutare all'anima fedele. Diversamente, se deponi le armi,
cioè se tralasci il Rosario, sarai un vinto, e allora il demonio, che ha
trionfato sulla tua volontà, ti lascerà in pace ma nel giorno del giudizio non
mancherà di rinfacciarti la tua pusillanimità e infedeltà: “Chi è fedele nel
poco, è anche fedele nel molto”(Lc 16,10): chi è fedele nel respingere le
piccole distrazioni durante una brevissima preghiera, sarà fedele anche
nell'allontanare le più grandi. Nulla di più certo: sono parole dello Spirito
Santo!
Coraggio, dunque, servi buoni e fedeli serve di Gesù e della sua Santa Madre,
che avete preso la decisione di dire ogni giorno il Rosario! Le molte mosche -
chiamo così le distrazioni che vi molestano quando pregate - non riescano mai a
farvi lasciare vilmente la compagnia di Gesù e di Maria, in cui siete mentre
dite il Rosario. Più oltre vi suggerirò alcuni mezzi per diminuire le
distrazioni.
ROSA QUARANTAQUATTRESIMA
Come recitare il Rosario
[126] Dopo aver invocato lo Spirito Santo, se vuoi recitare bene il Rosario,
raccogliti un istante alla presenza di Dio ed offri le varie decine così come ti
insegnerò più avanti.
Prima, però, di iniziare la decina fermati qualche attimo, più o meno a seconda
del tempo disponibile, a configurare il mistero che stai per considerare e
chiedi sempre, per tale mistero e per l'intercessione della Vergine Santa, una
delle virtù che più risaltano nel mistero e della quale hai maggior bisogno.
Vigila soprattutto su due difetti, comuni a quasi tutti coloro che recitano il
Rosario: il primo è di non formulare nessuna intenzione prima di iniziarlo; se
tu Chiedi loro perché lo recitano, non sanno che rispondere. Perciò abbi sempre
di mira qualche grazia da chiedere, una virtù da imitare o una colpa da evitare.
Il secondo difetto, ancor più frequente, è di pensare, all'inizio della
preghiera, solo a terminarla al più presto. Ciò avviene perché si considera il
Rosario come una pratica onerosa che grava enormemente finché non si è recitato,
soprattutto se ce ne siamo fatti un obbligo di coscienza o ci è stato imposto
come penitenza, nostro malgrado.
[127] Fa pietà vedere come dai più si recita il Rosario. Lo dicono con una
precipitazione incredibile, perfino ne mangiano le parole!,.. E dire che non si
vorrebbe fare un complimento in modo tanto ridicolo all'ultimo degli uomini! e
intanto si pensa che Gesù e Maria ne sono onorati!... Ed allora, perché
meravigliarsi se le preghiere più sante della religione cristiana restano quasi
senza frutto e se, dopo aver recitato mille o diecimila Rosari non si è più
santi di prima?
Frena, ti prego, caro confratello, la tua abituale precipitazione nel dire il
Rosario; fai qualche pausa a metà del Pater e dell'Ave e fanne una più breve
dopo le parole che qui sotto contrassegno con una crocetta:
Padre nostro che sei nei cieli + sia santificato il tuo nome + venga il tuo
regno + sia fatta la tua volontà + come in cielo così in terra +. Dacci oggi +
il nostro pane quotidiano + rimetti a noi i nostri debiti + come noi li
rimettiamo ai nostri debitori + e non ci indurre in tentazione + ma liberaci dal
male. Amen +.
Ave Maria, piena di grazia + il Signore è con te + tu sei benedetta fra tutte le
donne + e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù + Santa Maria, Madre di Dio +
prega per noi peccatori adesso + e nell'ora della nostra morte. Amen +.
A causa della cattiva abitudine di pregare in fretta, da principio forse
proverai difficoltà a seguire queste pause, ma una decina recitata così, con
calma, ti sarà più fruttuosa di mille Rosari detti in fretta senza riflessione e
senza pause.
[128] Il beato Alano de la Rupe ed altri autori, fra i quali il Bellarmino,
riferiscono la storia di quel buon sacerdote che aveva consigliato a tre
sorelle, sue penitenti, di recitare devotamente il Rosario tutti i giorni per un
amo intero, al fine di confezionare un bel vestito di gloria alla Vergine Maria:
si tratta - egli diceva - di un segreto ricevuto dal cielo. Docili, le tre
sorelle eseguirono puntualmente per un anno il consiglio. Ed ecco che la sera
del giorno della Purificazione, quando esse erano già a letto, la Madonna,
accompagnata dalle sante Caterina e Agnese, entrò nella loro camera. Era
rivestita di un abito splendente di luce; in lettere d'oro vi erano scritte le
parole del saluto: Ave, Maria, piena di grazia. La celeste Regina si avvicinò al
letto della sorella maggiore e le disse: “Ti saluto, figlia mia!; tu mi hai
salutato tanto spesso e così bene: ora vengo per ringraziarti del magnifico
abito che mi hai confezionato”. Anche le due Sante accompagnatrici ringraziarono
la giovane, poi tutte e tre scomparvero.
Un'ora dopo, la Vergine santissima ritornò, sempre accompagnata dalle due Sante;
vestiva, questa volta, un abito verde, senza ricami in oro e senza alcuno
splendore. Si avvicinò al letto della seconda sorella e la ringraziò per l'abito
che le aveva fatto con la recita del Rosario. Nella prima apparizione costei
aveva notato che l'abito della Madonna era molto più ricco, e chiese il motivo
della differenza. “Perché - rispose Maria - la tua sorella maggiore mi ha fatto
un abito assai più bello, recitando meglio di te il Rosario”. E scomparve.
Circa un'ora dopo, la Madonna riapparve, vestita di cenci laceri e sporchi;
s'accostò alla sorella minore e le disse: “Figlia mia, così tu mi hai vestita;
ti ringrazio!”. Piena di confusione, la giovinetta esclamò: “Possibile, Signora
mia? io vi ho vestita così male? Perdonatemi e concedetemi un altro po' di tempo
perché possa farvi un abito più bello recitando meglio il Rosario!”.
Cessata la visione, la povera giovane afflittissima andò dal confessore per
raccontargli quanto le era accaduto. L'esimio sacerdote esortò lei e le altre
sorelle a recitare il Rosario per un altro anno, con più impegno e devozione;
così fecero. Trascorso l'anno, sempre nel medesimo giorno della Purificazione,
sull'imbrunire, la Madonna riapparve alle tre sorelle. Era accompagnata come la
prima volta, dalle sante Caterina e Agnese e vestiva un abito veramente
magnifico. Disse loro: “Siate certe, figlie mie: verrete in Paradiso; domani
stesso vi entrerete e grande sarà la vostra gioia”. Unanimi le sorelle
risposero: “Il nostro cuore è pronto, nostra amata Signora; altro non
desideriamo”.
Quella stessa sera le sorelle, colte da malore, mandarono a chiamare il loro
confessore, ricevettero da lui gli ultimi sacramenti e lo ringraziarono di aver
insegnato loro quella santa pratica. La dolce attesa si protrasse fino all'ora
della Compieta quando la Madonna ricomparve, preceduta da un folto stuolo di
vergini che rivestirono di candide tuniche le sorelle. Così agghindate le tre
fortunate si avviarono verso la celeste patria, mentre un coro d'Angeli cantava:
“Venite, spose di Cristo, ricevete la corona che vi siete preparata voi stesse
per l'eternità”.
Da questa leggenda cogli parecchi insegnamenti: 1) quanto è importante avere
buoni direttori che consigliano sante pratiche di pietà e specialmente il
Rosario; 2) quanto è utile recitare il Rosario con attenzione e devozione; 3)
quanto è benigna e misericordiosa la Madonna con chi si pente e propone di far
meglio nell'avvenire; 4) quanto Ella è generosa nel ricompensare in vita, in
morte e nell'eternità, i piccoli servizi che a, lei rendiamo fedelmente.
ROSA QUARANTACINQUESIMA
Recitare il Rosario con modestia
[129] Aggiungo che bisogna recitare il Rosario con modestia, cioè, per quanto è
possibile, in ginocchio, con le mani giunte e la corona fra le dita. Tuttavia
chi fosse malato lo dica stando a letto, chi è in viaggio lo reciti camminando,
chi per infermità non può mettersi in ginocchio, lo dica seduto o in piedi. E'
bene recitarlo anche attendendo alle proprie occupazioni quando non sia
possibile interromperle perché così esigono gli obblighi del proprio impiego; il
lavoro manuale non impedisce la preghiera vocale. E' vero che l'anima nostra,
essendo limitata nell'esercizio delle proprie facoltà, quando è tutta presa dal
lavoro manuale è meno attenta alle operazioni dello spirito, qual è per esempio
la preghiera; in caso di necessità, tuttavia, questa preghiera ha il suo valore
agli occhi della Madonna che ricompensa più la buona volontà che l'azione
esteriore.
[130] Ti consiglio di dividere la recita dell'intero Rosario in tre parti o in
tre tempi della giornata; è meglio che recitarlo tutto di seguito con le sue
quindici poste. Se non trovi tempo sufficiente per dirne una terza parte tutta
insieme, recita ora una posta e ora un'altra; ti riuscirà in tal modo a recitare
l'intero Rosario prima di andare al riposo, nonostante le tue occupazioni.
Imita in questo la fedeltà di san Francesco di Sales. Una volta, essendo egli
molto stanco per le visite della giornata, verso mezzanotte si ricordò che gli
rimanevano ancora alcune decine di Rosario da recitare: si inginocchiò e le
disse prima di mettersi a letto, sebbene il suo confessore che lo vedeva
affaticato, cercasse di convincerlo a rimandare la recita all'indomani. Imita
anche la fedeltà, la modestia e la devozione di quel santo religioso citato
dalle cronache di san Francesco, il quale prima di pranzo soleva recitare un
Rosario in tali disposizioni. Ne ho parlato più sopra.
ROSA QUARANTASEIESIMA
Il Rosario in comune e a due cori
[131] Fra tanti metodi di recitare il Rosario il più glorioso per Dio, il più
salutare per l'anima ed il più temuto dal demonio è quello di salmodiarlo, ossia
di recitarlo in pubblico a due cori.
Dio ama le assemblee. In cielo, riuniti insieme, gli angeli e i beati cantano
incessantemente le sue lodi; in terra, insieme uniti nelle loro comunità, i
giusti pregano notte e giorno in comune. Nostro Signore consigliò espressamente
agli Apostoli ed ai discepoli la preghiera comunitaria quando promise che tutte
le volte due o tre persone si trovassero riunite nel suo Nome per fare la stessa
preghiera Egli sarebbe stato in mezzo a loro. Quale gioia avere Gesù in nostra
compagnia! Per conseguirla basta unirsi a recitare il Rosario. Così facevano
spesso i cristiani dei primi tempi, nonostante le proibizioni persecutorie degli
imperatori: le assemblee preferivano esporsi alla morte piuttosto che rinunciare
a trovarsi insieme e a godere della compagnia di Cristo Gesù.
[132] La preghiera in comune è più salutare per l'anima:
1) perché d'ordinario la mente è più attenta nella preghiera pubblica che in
quella privata;
2) perché quando sono in comune le preghiere dei singoli diventano preghiera
collettiva dell'intera assemblea, cioè formano tutte insieme una medesima
preghiera. Perciò se uno non prega abbastanza bene, un altro della comunità che
prega meglio, supplisce alla sua manchevolezza. Il forte sostiene il debole, il
fervoroso infiamma il tiepido, il ricco dona al povero, il cattivo rientra fra i
buoni. Come si vende una misura di loglio? Basta mescolarlo con quattro o cinque
staia di buon grano e tutto è venduto!;
3) chi recita il Rosario da solo ha il merito di un Rosario, ma se lo dice con
trenta persone, avrà il merito di trenta rosari. tali sono le leggi della
preghiera in comune. Grande vantaggio! e che guadagno!;
4) Urbano VIII, soddisfatto della devozione del Rosario recitato a due cori in
molti luoghi di Roma, specialmente nel Convento della Minerva accordò cento
giorni di indulgenza ogni volta che si dice il Rosario in coro, toties quoties
(Breve Ad perpetuam rei memoriam del 1626);
5) la preghiera pubblica è più efficace di quella individuale per placare la
collera di Dio e attirare la sua misericordia; la Chiesa, guidata dallo Spirito
Santo, l'ha sempre promossa nei tempi di calamità e di generale disagio. Papa
Gregorio XIII in una Bolla dichiara doversi piamente ritenere che le preghiere
pubbliche e le processioni dei confratelli del Rosario contribuirono assai ad
ottenere da Dio la grande vittoria riportata dai cristiani nel golfo di Lepanto
sulla flotta turca, la prima domenica di ottobre 1571.
[133] Luigi il Buono, di felice memoria, nell'assedio di La Rochelle, dove gli
eretici rivoltosi avevano la propria roccaforte, scrisse alla regina-madre di
ordinare preghiere pubbliche per conseguire la vittoria La regina dispose che
fosse recitato il Rosario da tutto il popolo nella chiesa dei Domenicani del
sobborgo di Sant'Onorato a Parigi: l'arcivescovo sollecitò tale disposizione e
la pia pratica ebbe inizio il 20 maggio 1628. Vi parteciparono la regina-madre e
la regina regnante, il duca d'Orleans, i cardinali di La Rochefoucault e De
Berulle, parecchi prelati, tutta la corte ed una folla imponente di popolo.
L'Arcivescovo leggeva ad alta voce le meditazioni sui misteri del Rosario;
seguiva la recita del Pater e dell'Ave di ogni posta, alternata fra il presule
stesso e i religiosi con tutti i presenti; al termine della preghiera mariana si
portava processionalmente l'immagine della Madonna al canto delle litanie. La
cerimonia si ripeté ogni sabato con fervore mirabile e la benedizione del cielo
fu visibilissima: il re trionfò sugli inglesi nell'isola di Re ed entrò più
tardi vittorioso in La Rochelle il giorno di Ognissanti di quel medesimo anno.
Ciò dimostra con evidenza la forza della preghiera pubblica.
[134] Infine, il Rosario detto in comune è molto più temibile dal demonio perché
con tale mezzo si costituisce un'armata per combatterlo. Talvolta egli trionfa
con facilità sulla preghiera del singolo, ma vi riesce assai difficilmente
quando la preghiera è fatta con altri. E' facile spezzare una verga sola, ma se
unita a parecchie altre in un fascio, non si rompe più: l'unione fa la forza. I
soldati si riuniscono in corpo d'armata per battere il nemico; i malvagi si
uniscono spesso per le loro dissolutezze e danze; i demoni stessi si uniscono
per rovinarci: e non si riunirebbero i cristiani per godere della presenza di
Gesù, per calmare la collera di Dio, per attirare la sua grazia e la
misericordia, ed infine, per vincere ed abbattere con più forza i demoni?
Caro confratello del Rosario, sia che tu abiti in città o in campagna, sia
vicino alla parrocchia o ad una chiesina, recati là almeno ogni sera e col
permesso del rettore della chiesa, in compagnia di quanti vorranno venire,
recita il Rosario in comune; se, invece, non hai la comodità di andare in
chiesa, fai, altrettanto in casa tua o in quella di altra persona del paese.
[135] Dio, per sua misericordia, ha sempre benedetto questa pratica nei luoghi
dove io l'ho stabilita per conservare i frutti della missione da me predicata e
per impedire il peccato. In certi borghi e paesi, prima che stabilissi la
pratica del Rosario, si vedevano solo balli, immodestie, stravizi, litigi e
divisioni; si udivano giuramenti falsi, canzoni immorali e oscenità. Ora vi si
odono solo cantici e salmodie spirituali, vi sono persino edificanti gruppi di
venti, trenta, cento e più persone che, a un'ora convenuta si incontrano per
cantare le lodi al Signore, come fanno i religiosi. In alcune parti si usa
recitare il Rosario in comune ogni giorno, in tre distinti momenti della
giornata.
Purtroppo, come dappertutto, vi sono i riprovati anche là dove abitate. Siatene
certi: anche da voi non mancheranno i perversi che trascureranno di venire al
Rosario, che fors'anche ne rideranno e faranno il possibile, con maligne
insinuazioni e cattivo esempio, per impedirvi di perseverare nella pia pratica.
Ma non cedete; e non meravigliatevi del loro modo di agire: un giorno questi
infelici saranno per sempre separati da Dio e esclusi dal paradiso come quaggiù
essi si separano dalla compagnia di Gesù e dei suoi fedeli servi e serve.
ROSA QUARANTASETTESIMA
Recitare il Rosario con fede, umiltà...
[136] O anime fedeli, membri del Corpo di Cristo, popolo di Dio, separatevi dai
malvagi, sottraetevi da coloro che rischiano di dannarsi a causa della loro
empietà, mancanza di devozione e accidia; non perdete tempo a decidervi di
recitare il Rosario con fede, con umiltà, fiducia e perseveranza. Chi pensa
seriamente al comando di Gesù di pregare sempre, e considera l'esempio ch'Egli
stesso ce ne diede e il bisogno estremo che abbiamo della preghiera a motivo
delle nostre tenebre, ignoranze e debolezze, a causa dei nostri nemici
spirituali, costui, certo, non si accontenterà di recitare il Rosario una volta
all'anno, come esige la confraternita del Rosario perpetuo, o una volta alla
settimana come prescrive quella del Rosario ordinario, ma lo reciterà ogni
giorno, puntualmente, come prescrive la confraternita del Rosario quotidiano, la
quale ricorda l'esigenza di provvedere alla propria salvezza.
[137] E' necessario pregare sempre, senza stancarsi (Lc 18,1): sono parole
eterne di Gesù che bisogna credere e mettere in pratica se non si vuol essere
dannati. Spiegatele come volete, purché non interpretiate alla moda, con
l'intenzione di viverle solo “alla moda”. La vera spiegazione, del resto, è
quella data da Nostro Signore stesso con i suoi luminosi esempi: “Vi ho dato
l'esempio affinché anche voi facciate come ho fatto io a voi" (Gv 13,15). “Si
recò sul monte a pregare e trascorse tutta la notte in orazione” (Lc 6,12). Come
se il giorno non gli bastasse, egli impiegava anche la notte a pregare.
Gesù soleva ripetere agli apostoli anche queste altre: “Vegliate e pregate” (Mt
26,41). L'animo è debole, la tentazione è sempre insidiosa e continua; senza la
preghiera costante la caduta è inevitabile. Gli apostoli pensarono che l'invito
del Salvatore fosse soltanto un consiglio, interpretarono erroneamente la sua
parola e caddero nella tentazione e perfino nel peccato, pur essendo della
compagnia di Cristo Gesù.
[138] Caro confratello, se tu credi bene vivere secondo l'andazzo dei tempi -
“alla moda”, come ho detto poco prima - cioè indulgere di quando in quando a
qualche peccato mortale, pronto poi a confessartene quanto prima, oppure evitare
solo le colpe più grossolane e scandalose, preoccupato di salvare le apparenze
dell'onestà, non è, certo, necessario far tante preghiere o dire tanti Rosari:
ti basterebbe una preghierina affrettata al mattino e alla sera, qualche Rosario
imposto per penitenza, alcune dozzine di Ave Maria biascicate sbadatamente
quando ti prendesse l'estro. Ce n'hai d'avanzo per vivere da cristiano
formalista; facendo di meno ti avvieresti al libertinaggio, facendo di più
cadresti nella singolarità, nel bigottismo,
[139] Se tu, invece, da vero buon cristiano, sinceramente risoluto a salvare
l'anima e a camminare sulle orme dei Santi, vuoi evitare il peccato, rompere
ogni laccio del demonio e spegnere il fuoco delle passioni, allora prega, prega
sempre come insegnò e ordinò Nostro Signore. Ti occorre, dunque, per lo meno
recitare ogni giorno il Rosario o altra preghiera equivalente. Ho detto: “per lo
meno”, poiché col Rosario quotidiano otterrai quanto è necessario per tenerti
lontano dal peccato mortale, per vincere ogni tentazione in mezzo alle iniquità
del mondo che travolgono spesso anche i più forti, in mezzo alle fitte tenebre
che possono oscurare anche i più illuminati e in mezzo agli spiriti maligni più
che mai sperimentati, i quali, sapendo; d'aver poco tempo per indurre al male,
usano ogni astuzia e, purtroppo, ottengono successo. Non ti sembra già una
grazia insigne quella che ti offre il Rosario se riesci a sfuggire da tutte le
insidie e a salvarti?
[140] Se non vuoi credere a quanto ti dico io, credi almeno alla tua personale
esperienza! Io ti domando: quando tu facevi quel poco di preghiera e nel modo
che usa il cristiano mediocre, forse che eri capace di evitare certe gravi colpe
che allora alla tua tiepidezza parevano leggere? Apri, dunque, gli occhi e se
vuoi vivere e morire da santo, senza peccati almeno mortali, prega sempre:
recita ogni giorno il Rosario come già facevano i confratelli agli inizi della
Confraternita (vedi più sotto la prova di quanto dico). Quando la Madonna lo
consegnò a san Domenico, gli ordinò di recitarlo e farlo recitare ogni giorno;
perciò il Santo non riceveva nella Confraternita alcuno che non fosse deciso
alla recita quotidiana.
Attualmente nella Confraternita del Rosario ordinario si domanda solo la recita
settimanale, ma ciò è da attribuire al rallentare del fervore ed al
raffreddamento della carità. Non si può pretendere di più da chi prega quasi
controvoglia: ma all'inizio non era così (Mi 19,8).
[141] Altre tre cose da notare:
1) se vuoi entrare nella Confraternita del Rosario quotidiano e partecipare alle
preghiere ed ai meriti degli associati non basta essere già iscritti nell'altra
Confraternita, detta ordinaria, o fare unicamente la promessa di recitare il
Rosario ogni giorno, ma devi dare il tuo nome a chi ha la facoltà di accettare
l'iscrizione in quella Confraternita (e sarà bene che ti confessi e comunichi in
tale circostanza), perché il Rosario ordinario non contiene quello quotidiano,
come, viceversa, il quotidiano contiene quello ordinario;
2) rigorosamente parlando non v'è alcuna mancanza, neppure veniale, se si omette
la recita del Rosario quotidiano, settimanale o annuale;
3) quando una malattia, una legittima obbedienza o necessità o dimenticanza
involontaria causano l'omissione del Rosario, allora non solo ne hai egualmente
il merito ma pure partecipi al merito dei Rosari che recitano gli altri
confratelli; non è, quindi, assolutamente necessario che l'indomani tu dica due
Rosari per supplire a quello non recitato senza tua colpa. Se la malattia ti
permette di recitare anche solo una parte del Rosario, tu lo devi fare.
Signore Gesù, beati i confratelli del Rosario quotidiano che ogni giorno ti sono
accanto, nella casetta di Nazareth o sul Calvario presso la tua croce o vicini
al tuo trono in cielo, intenti a contemplare i tuoi misteri gaudiosi, dolorosi e
gloriosi. Quanto sono felici qui in terra per le grazie particolari che prodighi
loro e quanto saranno felici in cielo dove ti loderanno più particolarmente nei
secoli eterni (1Re, 10,8; Sal 84,5).
[142] Bisogna recitare il Rosario con fede, ricordando le parole di Gesù: “Tutto
quello che domandate, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato” (Mc
11,24). Egli ti dirà: “Va, e sia fatto secondo la tua fede” (Mt 8,13). “ Se
qualcuno di voi manca di sapienza la domandi a Dio... La domandi però con fede,
senza esitare” (Gc 1,6), recitando il Rosario, e gli sarà concessa.
[143] Occorre, inoltre, pregare con umiltà come il pubblicano. Egli stava
genuflesso, a terra e non con un ginocchio levato, non sul banco come fanno più
o meno gli orgogliosi. Se ne stava in fondo al tempio, non nel santuario come il
fariseo; teneva gli occhi verso terra, non osando neppure guardare verso il
cielo; non teneva la testa alta né osservava qua e là come il fariseo. Si
batteva il petto, confessandosi peccatore e chiedendo perdono: O Dio, abbi pietà
di me peccatore (Mc 18,13); e non come il fariseo che vantava le sue buone opere
e disprezzava gli altri.
Guardati, dunque, dall'imitare l'insolente preghiera del fariseo che lo rese
ancor più indurito e maledetto; imita invece l'umile contegno del pubblicano che
gli ottenne il perdono dei peccati.
Ancora: rifuggi da quanto sa di straordinario e non desiderare né chiedere di
avere singolari rivela-zioni o grazie eccezionali che Dio talvolta comunica ad
alcuni Santi, fedeli al Rosario; ti basti la fede, ora che il Vangelo e tutte le
devozioni sono stabilite a sufficienza.
Nei periodi di aridità, di disgusto o di afflizione interiore non omettere mai
una sia pure minima parte del Rosario: daresti prova di orgoglio e di infedeltà.
Invece, da bravo campione di Gesù e di Maria, recita il Pater e l'Ave anche se
ti senti povero di cuore e di mente, cioè anche se non vedi né gusti nulla di
confortevole, sforzandoti di riflettere come puoi sui misteri. Non desiderare il
pane quotidiano accompagnato dal dolce o dal confetto come pretende il bambino;
ad imitazione più perfetta di Gesù agonizzante, proprio quando avverti le
maggiori difficoltà nel recitare il Rosario, prolungane la recita; si dovrà dire
di te ciò che è detto di Gesù: “In preda all'agonia, pregava più intensamente"
(Lc 22,43).
[144 ] Da ultimo: prega con ogni fiducia, fondata sulla bontà e la liberalità
infinita, di Dio e sulle promesse di Gesù. Dio è, la sorgente di acqua viva che
si riversa incessantemente nel cuore di chi prega; Gesù è il depositario della
grazia e della verità divina. Ora il desiderio più ardente del Padre nei nostri
riguardi è di comunicarci queste acque salutari di grazia e misericordia; ci
dice Egli infatti: “Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che
cercate il Signore, venite all'acqua” (Is 51,1) nella preghiera. E se non lo
preghiamo, dolcemente Egli si lamenta di essere lasciato da parte: “Essi hanno
abbandonato me, sorgente di acqua viva” (Ger 2,13).
Chiedere grazie a Nostro Signore è fargli piacere, più gradito a Lui del piacere
che prova la mamma quando il bambino si nutre del suo latte. La preghiera è il
canale della grazia di Dio: attingiamola, quindi, da Gesù che ne è il
fiduciario. Se a Lui non si ricorre con la preghiera, come è doveroso per tutti
i figli di Dio, Egli se ne lamenta amorevolmente: “Finora non avete chiesto
nulla: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”
(Mt 7,7). E per ispirarci la massima fiducia nella preghiera si è impegnato Egli
stesso assicurandoci che il Padre ci largirà quanto chiederemo nel suo Nome.
ROSA QUARANTOTTESIMA
Perseveranza nella devozione al Rosario
[145] Alla fiducia dobbiamo unire la perseveranza: soltanto chi persevera nella
domanda riceverà, nella ricerca troverà, nel bussare gli sarà aperto. Non basta
pregare per un mese, un anno, dieci o vent'anni per chiedere al Signore una
grazia: occorre tenere duro, chiedere sino alla morte - se è il caso - decisi ad
ottenere quel che gli si chiede per la propria salvezza o a morire. Sì, anche a
morire: questa disposizione d'animo deve anzi accompagnare la nostra
perseveranza nella preghiera e la nostra confidenza in Dio, fino a ripetere con
Giobbe: “Mi uccida pure, non me ne dolgo” (Gb 13,15), e da lui aspetterò quanto
gli domando.
[146] La liberalità dei grandi e dei ricchi del mondo si manifesta nel prevenire
con favori le persone bisognose prima ancora che chiedano; Dio, invece, mostra
la sua munificenza nel lasciar chiedere e cercare per molto tempo le grazie che
vuole concedere; anzi, quanto più la grazia da accordare è preziosa, tanto più a
lungo la fa attendere. Il motivo? 1) perché la grazia sia più abbondante; 2)
perché chi la riceve ne abbia maggiore stima e 3) perché si badi a non perderla
dopo averla ricevuta: non si apprezza molto ciò che si ottiene troppo presto e
con facilità.
Caro confratello del Rosario, sii dunque perseverante nel chiedere a Dio col
Rosario le grazie spirituali e materiali che ti abbisognano, in particolare la
grazia della divina Sapienza che è un tesoro inesauribile (Sap 7,14), e non
dubitare: presto o tardi l'otterrai purché non tralasci il Rosario e non ti
scoraggi a mezzo cammino: “Lunga è la strada che ti resta ancora da percorrere”
(1Re 19,7), molte le avversità da affrontare, le difficoltà da superare, i
nemici da vincere prima d'aver accumulato abbastanza tesori per l'eternità;
molti i Pater e Ave che ti occorrono per guadagnarti il Paradiso e la bella
corona che attende ogni fedele confratello del Rosario.
“Tieni saldo quello che hai perché nessuno ti tolga la corona” (Ap 3,11). Stai
attento a che un altro più fedele di te a dire il Rosario non porti via la tua
corona. La tua corona: essa era tua, Dio te l'aveva preparata, te l'eri già
meritata à metà con i tuoi Rosari ben recitati; ma poi ti sei fermato per
strada, la buona strada in cui correvi tanto bene (Cfr. Gal 5,7), e così un
altro ti è passato innanzi, è arrivato prima; più diligente e più fedele di te
egli con i Rosari e le sue opere buone ha acquistato e pagato l'occorrente per
avere quella tua corona. “Chi mai li ha tagliato la strada” (Gal 5,7) per
conquistarla tu la corona? Ahimè, i nemici del Rosario che sono numerosi!
[147] Credimi, solo “i violenti se ne impadroniscono” (Mt 11,12). Tali corone
non sono per i timidi che paventano i motteggi e le minacce del mondo; non sono
neppure per quei pigri e accidiosi che recitano il Rosario con negligenza o in
fretta o per abitudine, o solo di quando in quando, secondo il capriccio; non
sono neppure per quegli indolenti che si scoraggiano e disarmano non appena
vedono l'inferno scatenarsi contro il loro Rosario. Se tu, caro confratello,
pensi di metterti al servizio di Gesù e Maria col dire ogni giorno il Rosario,
preparati alla tentazione: “Figlio, se ti presenti per servire il Signore,
preparati alla tentazione” (Sir 2,1). Non illuderti: gli eretici, i libertini, i
frivoli, i mezzo-devoti, i falsi profeti, tutti d'accordo con la tua natura
contaminata e con le potenze infernali, ti muoveranno nefanda crociata per farti
abbandonare questa pratica.
[148] Per premunirti contro gli attacchi, non dico degli eretici e dei
dissoluti, ma dei così detti onesti del mondo e perfino delle persone devote
alle quali il Rosario non garba, eccoti alcuni saggi del loro modo di pensare e
di parlarne:
- “Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?” (At 17,18).
- “Venite, tendiamo insidie al giusto perché ci è di imbarazzo ed è contrario
alle nostre azioni” (Sap 2,12).
- Che mai va biascicando questo cicalone di corone e di Rosari? che cosa va
borbottando di continuo?
- Che fannullone! altro non fa che recitare Rosari... farebbe assai meglio a
lavorare invece di perdersi in simili beghinerie!
- Eh sì, basta dire il Rosario e le allodole cadranno belle arrostite dal cielo;
il Rosario ci procurerà il pranzo!...
- Dice il Signore: aiutati che io ti aiuterò... perché, allora, impastoiarsi con
preghiere?... Una preghiera breve penetra in cielo, un Pater ed un'Ave recitati
bene sono più che sufficienti; Dio non ha comandato il Rosario, cosa buona anzi
ottima se c'è tempo per recitarlo, ma non è per tale devozione che saremo più
sicuri di salvarci. Quanti Santi non l'hanno mai recitato!
- C'è gente che giudica tutto secondo la propria misura; indiscreti che spingono
ogni cosa all'esagerazione, scrupolosi che vedono il peccato dove non c'è e
dicono che andranno all'inferno quanti non recitano il Rosario.
- Dire il Rosario va bene per le donnette ignoranti che non sanno leggere.
Perché dire il Rosario? non è forse meglio l'Ufficio della Madonna o i Sette
Salmi? Esiste forse una preghiera più efficace dei Salmi dettati dallo Spirito
Santo?
- Tu proponi di dire il Rosario ogni giorno? la tua risoluzione è un fuoco di
paglia e non durerà a lungo. Ed allora, non è meglio impegnarsi in meno pratiche
ed essere fedeli solo ad alcune?
- Andiamo, amico, credi a me: recita bene la preghiera del mattino e della sera
e lavora per il Signore nel corso della giornata; Dio non ti chiede di più. Se
tu non dovessi - come devi! - guadagnarti di che vivere, allora potresti anche
impegnarti a recitare il Rosario. Recitalo, dunque, la domenica e nei giorni
festivi, a tuo agio, ma non nei giorni feriali quando è tempo di lavorare.
- Come? vuoi tenere in mano una corona così lunga, proprio da donnetta? Macché,
io ne ho viste di una sola decina che valgono quanto quelle di quindici decine.
- Vuoi portare la corona alla cintura? Ma è una affettazione di santità;
mettitela al collo piuttosto, come usano gli spagnoli, memorandi ruminatori di
Rosari che incontri con una grande corona in mano, pronti a colpire a tradimento
con il pugnale che stringono nell'altra mano. Lascia, lascia da parte queste
devozioni esteriori; vera devozione è quella del cuore, ecc.
[149] Persone di talento, grandi dottori ma poveri di spirito ed orgogliosi non
ti consiglieranno mai il Rosario; tenteranno piuttosto di convincerti a recitare
i Sette Salmi penitenziali o qualche altra preghiera. E così, se un buon
confessore ti ha imposto per penitenza di dire un Rosario per quindici giorni o
per un mese, basterà che tu vada a confessarti da uno di questi signori perché
tale penitenza ti venga commutata in altre preghiere o in digiuni o messe o
elemosine.
Ti accadrà pure di consultare qualche pio contemplativo - e ve ne sono nel mondo
- il quale non conoscendo per diretta esperienza l'importanza del Rosario,
invece di consigliartelo te ne allontanerà per avviarti piuttosto alla
contemplazione, come se Rosario e contemplazione fossero incompatibili fra loro,
come se i tanti Santi devoti del Rosario non siano stati grandi contemplativi!
Né mancheranno perfino i tuoi nemici... di casa che ti attaccheranno e tanto più
crudelmente per il fatto che sei a loro intimamente unito. Intendo parlare delle
potenze dell'anima e dei sensi del corpo, delle distrazioni della mente, le
aridità del cuore, gli abbattimenti morali e le malattie. Tutti questi
avversari, in combutta con gli spiriti maligni che si immischieranno, ti
strilleranno: ma lascia il Rosario! è il Rosario che ti dà il mal di capo;
lascialo, dunque; tanto, non è d'obbligo in coscienza. Tutt'al più recitane solo
una parte; i tuoi disturbi sono una prova che Dio non vuole che tu lo dica;
meglio ancora, rimandalo a domani, quando starai in salute, ecc.
[150] Insomma, caro confratello, il Rosario quotidiano ha tanti nemici che io
considero come uno dei più segnalati favori del cielo la grazia di perseverarvi
fino alla morte. Sii perseverante, quindi, e non dubitare che in cielo avrai una
splendida corona, preparata in premio alla tua fedeltà: “Sii fedele fino alla
morte e ti darò la corona della vita” (Ap 2,10).
ROSA QUARANTANOVESIMA
A proposito delle indulgenze
[151] Perché possiate lucrare le indulgenze concesse ai confratelli del Rosario,
sono opportune alcune osservazioni.
L'indulgenza, in generale, è la remissione piena o in parte della pena temporale
dovuta per i peccati attuali già perdonati: remissione possibile grazie
al-l'applicazione, delle soddisfazioni sovrabbondanti di Cristo Gesù, della
Madonna e dei Santi, contenute nel tesoro della Chiesa.
L'indulgenza plenaria è la remissione totale della pena dovuta al peccato; la
parziale, invece, (per esem-pio di cento o mille anni) è la remissione di quella
pena che nei primi tempi della Chiesa sarebbe stata condonata dopo una,
penitenza sostenuta per un tanto di tempo e imposta dagli antichi canoni della
Chiesa, secondo la qualità delle colpe. Faccio un esempio: se quei canoni
prescrivevano per un solo peccato mortale sette anni di penitenza (talvolta
anche dieci o quindici anni!) il reo di venti peccati mortali avrebbe dovuto
fare per lo meno sette volte vent'anni di penitenza. Questo in teoria; in
concreto erano previste altre disposizioni.
[ 152] Le condizioni per l'acquisto delle indulgenze annesse al Rosario sono
tre: 1) essere veramente pentiti, confessati e comunicati, come è prescritto
dalle Bolle delle Indulgenze; 2) non conservare il minimo affetto a nessun
peccato veniale, se si tratta di indulgenze plenarie; persistendo, infatti, un
tale affetto rimane la colpa, rimanendo la colpa non è rimessa la pena dovuta;
3) recitare preghiere e compiere le buone opere prescritte dalle Bolle.
Secondo la mente dei Pontefici, si possono acquistare le indulgenze parziali,
pur non lucrando la plenaria; in tal caso non sarà sempre necessario essere
confessati e comunicati. E questo vale per le indulgenze annesse alla recita del
Rosario, alle processioni, alle corone benedette, ecc. Tutte occasioni da non
trascurare.
[153] Il Flammin e numerosi autori riferiscono che una donzella di distinta
famiglia, una certa Alessandra, miracolosamente convertita e iscritta nella
Confraternita del Rosario da san Domenico, dopo la morte apparve al Santo per
dirgli che era condannata a rimanere settecento anni in purgatorio a causa di
colpe commesse e fatte commettere ad altri con le sue vanità mondane, e lo pregò
di venirle in aiuto chiedendo ai confratelli del Rosario di suffragare la sua
anima: ciò che san Domenico, fece.
Quindici giorni dopo ella riapparve splendente più del sole, ringraziò il Santo
di essere tanto sollecitamente liberata dal Purgatorio per le preghiere dei
confratelli ed informò il Santo d'essere venuta anche per supplicarlo, da parte
delle anime in stato di purificazione, di continuare a predicare il Rosario e a
sollecitare i loro parenti a renderle partecipi del merito dei propri Rosari.
Esse, poi, li avrebbero ricompensati largamente non appena fossero giunte in
paradiso.
[154] Per agevolarvi l'esercizio del Rosario ecco alcuni metodi di recitarlo
santamente con la meditazione dei misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi di Gesù
e di Maria. Adottate quello che sarà più di vostro gusto; anzi, voi stessi
potrete comporne un altro, come già fecero non pochi Santi.
Il manoscritto non porta la 50a Rosa, che forse nell'intenzione dell'autore è
costituita dai metodi per recitare il S. Rosario. Questi sono pubblicati a parte
(n. 1-6) insieme ad altri che non figurano nel manoscritto del SMR.
PRESENTAZIONE
Oltre a predicare il Rosario nelle missioni popolari e a descriverne i valori
nel Segreto meraviglioso del santo Rosario, il Montfort ha proposto cinque
metodi o sussidi pratici per recitarlo. Vengono qui raccolti attingendo da
diversi suoi scritti: il primo e il secondo costituiscono la parte finale del
suddetto SMR, il terzo, che li riassume, è tratto da un antico libro (1761) di
istruzioni e preghiere ad uso delle Figlie della Sapienza, gli ultimi due si
trovano nel Libro delle Prediche compilato da Montfort. Attraerso l'uso dei
metodi del Montfort il Rosario diverrà un mezzo di cristianizzazione
dell'esistenza, poiché realizza un efficace movimento di immersione nei misteri
di Cristo Salvatore e di attualizzazione della loro grazia nella vita spirituale
dei cristiani.
METODI SANTI PER RECITARE
ILSANTO ROSARIO E ATTIRARE SU DI SE'
LA GRAZIA DEI MISTERI DELLA VITA,
DELLA PASSIONE E DELLA GLORIA
DI GESU' E DI MARIA
Primo metodo
Vieni, Santo Spirito...
Introduzione: offerta generale del Rosario:
[1] Io mi unisco a tutti i santi che sono nel cielo, a tutti i giusti che sono
sulla terra; mi unisco a te, Signore Gesù, per lodare degnamente la tua santa
Madre e lodare te in lei e per mezzo di lei. Rinuncio a tutte le distrazioni che
possono venirmi durante questo rosario. Vergine Santa, ti offriamo questo Credo
per onorare la tua fede sulla terra e chiederti di renderci partecipi di questa
tua stessa fede. Ti offriamo questo "Padre nostro", o Signore, per adorarti
nella tua Unità e riconoscere che tu sei il primo principio e il fine ultimo di
ogni realtà. Trinità santissima, ti offriamo queste tre Ave Maria per
ringraziarti di tutti i doni da te concessi a Maria e di quelli che hai elargito
a noi per sua intercessione. 1 Padre nostro, 3 Ave Maria, Gloria al Padre...
OFFERTE PARTICOLARI PER OGNI DECINA
Misteri Gaudiosi
[2] 1a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo primo mistero per onorare la tua
Incarnazione. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua
santa Madre, una profonda umiltà di cuore.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero dell'Incarnazione discenda nella mia anima e la renda
veramente umile.
2a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo secondo mistero per onorare la
visita della tua santa Madre alla sua parente santa Elisabetta. Ti chiediamo per
questo mistero e per l'intercessione di Maria, un perfetto amore verso il nostro
prossimo.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero della Visitazione discenda nella mia anima e la renda
veramente piena d'amore.
3a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo terzo mistero per onorare la tua
santa Nascita. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua
santa Madre, il distacco dai beni del mondo, l'amore per la povertà e per i
poveri.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero della Nascita di Gesù discenda nella mia anima e la
renda evangelicamente povera.
4a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo quarto mistero per onorare la tua
Presentazione al tempio per le mani di Maria. Ti chiediamo per questo mistero e
per l'intercessione della tua santa Madre, il dono della sapienza e la purezza
dell'anima e del corpo.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero della Presentazione discenda nella mia anima e la renda
veramente saggia e pura.
5 a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo quinto mistero per onorare il tuo
Ritrovamento fra i dottori da parte di Maria che ti aveva smarrito. Ti chiediamo
per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre la conversione
nostra e di quanti si trovano in stato di peccato, eresia, scisma e idolatria
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero del Ritrovamento di Gesù al tempio discenda nella mia
anima e la converta veramente.
Misteri Dolorosi
[3] 6a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo sesto mistero per onorare la tua
mortale Agonia nel giardino degli Ulivi. Ti chiediamo per questo mistero e per
l'intercessione della tua santa Madre, un sincero pentimento dei nostri peccati
e una piena adesione alla tua volontà.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia dell'Agonia di Gesù discenda nella mia anima e la renda veramente
pentita e conforme alla volontà di Dio.
7a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo settimo mistero per onorare la tua
sanguinosa Flagellazione. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione
della tua santa Madre, la perfetta vigilanza sui nostri sensi.
-Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
-La grazia della Flagellazione di Gesù discenda nella mia anima e la renda
veramente vigilante.
8a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo ottavo mistero per onorare la tua
atroce Incoronazione di spine. Ti chiediamo per questo mistero e per
l'intercessione della tua santa Madre, un grande distacco dallo spirito del
mondo.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero dell'Incoronazione di spine di Gesù discenda nella mia
anima e la renda veramente distaccata dallo spirito del mondo.
9a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo nono mistero per onorare il tuo
viaggio al Calvario sotto il peso della croce. Ti chiediamo per questo mistero e
per l'intercessione della tua santa Madre, una grande costanza nel seguirti,
portando la croce ogni giorno della nostra vita.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero di Gesù carico della croce discenda nella mia anima e la
renda veramente costante nel portare la croce.
10a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo decimo mistero per onorare la tua
Crocifissione sul Calvario. Ti chiediamo per questo mistero e per
l'intercessione della tua santa Madre, una viva avversione per il peccato,
l'amore alla Croce e una morte santa per noi e per quanti agonizzano m questo
momento.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero della Passione e Morte di Gesù Cristo discenda nella mia
anima e la renda veramente santa.
Misteri Gloriosi
[4] 11a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo undicesimo mistero per onorare
la tua trionfale Risurrezione. Ti chiediamo per questo mistero e per
l'intercessione della tua santa Madre, una fede viva.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero della Risurrezione discenda nella mia anima e la renda
davvero credente.
12a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo dodicesimo mistero per onorare la
tua gloriosa Ascensione. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione
della tua santa Madre, una ferma speranza e un vivo desiderio del paradiso.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero dell'Ascensione di Gesù Cristo discenda nella mia anima
e la renda veramente degna del cielo.
13a DECINA. Spirito Santo, ti offriamo questo tredicesimo mistero per onorare la
Pentecoste. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua
fedele Sposa Maria, la divina Sapienza per conoscere, gustare e vivere la verità
e comunicarla agli altri.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia del mistero della Pentecoste discenda nella mia anima e la renda
veramente sapiente secondo Dio.
14a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo quattordicesimo mistero in onore
dell'immacolata Concezione e dell'Assunzione in corpo ed anima della tua santa
Madre in cielo. Ti chiediamo per questi misteri e per la sua intercessione, una
vera devozione verso di lei per ben vivere e ben morire.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
- La grazia dei misteri dell'immacolata Concezione e dell'Assunzione discenda
nella mia anima e la renda veramente devota di Maria.
15a DECINA. Signore Gesù, ti offriamo questo quindicesimo e ultimo mistero in
onore della gloriosa Incoronazione della tua santa Madre in cielo. Ti chiediamo
per questo mistero e l'intercessione di lei, la perseveranza e il progresso
nella virtù fino alla morte e la corona eterna per noi preparata. Ti chiediamo
la stessa grazia per tutti i fedeli e per quanti ci hanno fatto del bene.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria al Padre... (O Gesù, perdona...)
[5] Signore Gesù, per questi misteri della tua Vita, Passione, Morte e Gloria e
per i meriti della tua santa Madre, ti preghiamo: converti i peccatori, aiuta i
morenti, libera le anime del purgatorio. Concedi a tutti noi la tua grazia per
ben vivere e ben morire, e la tua gloria per contemplare il tuo volto e amarti
per l'eternità. Amen.
METODI SANTI PER RECITARE
ILSANTO ROSARIO E ATTIRARE SU DI SE'
LA GRAZIA DEI MISTERI DELLA VITA,
DELLA PASSIONE E DELLA GLORIA
DI GESU' E DI MARIA
Secondo metodo
IL METODO PIÙ BREVE
per celebrare la vita, la morte e la gloria di Cristo e di Maria nella recita
del santo Rosario e per diminuire le distrazioni.
[6] Ad ogni Ave Maria delle varie decine bisogna aggiungere una clausola che
richiama il mistero celebrato. La clausola si aggiunge dopo la parola Gesù, a
metà dell'Ave Maria.
1 a decina: .... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù Incarnato.
2a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù che santifica.
3a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù che nasce povero.
4a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù offerto per noi.
5 a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù, il Santo dei Santi.
6a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù agonizzante.
7a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù flagellato.
8a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù coronato di spine.
9a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù carico della croce.
10a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù crocifisso.
11 a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù risorto.
12a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù asceso al cielo.
13a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù che ti colma di Spirito
Santo.
14a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù che ti libera dalla
morte.
15 a decina: ... e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù che t'incorona di
gloria.
Al termine della prima corona del rosario si dice: Le grazie dei misteri
gaudiosi discendano nelle nostre anime e le rendano veramente sante.
Alla fine della seconda corona: Le grazie dei misteri dolorosi discendano nelle
nostre anime e le rendano veramente costanti nelle prove.
E terminata la terza corona: Le grazie dei misteri gloriosi discendano nelle
nostre anime e le rendano beate per l'eternità.
METODI SANTI PER RECITARE
ILSANTO ROSARIO E ATTIRARE SU DI SE'
LA GRAZIA DEI MISTERI DELLA VITA,
DELLA PASSIONE E DELLA GLORIA
DI GESU' E DI MARIA
III. TERZO METODO
ad uso delle Figlie della Sapienza
per recitare fruttuosamente il santo Rosario
[ 7] Mi unisco a tutti i Santi che sono nel cielo, a tutti i giusti che sono
sulla terra, e a tutti i fedeli che sOno in
questo luogo. Mi unisco a te, Signore Gesù, per lodate degnamente la tua santa
Madre e lodare te in lei e con
lei. Rinunzio alle distrazioni che mi verranno durante questo rosario, che
intendo recitare con raccoglimento,
attènzione e fervore, come se fosse l'ultimo di mia vita. R/Amen.
Signore Gesù, ti offriamo il Credo per onorare tutti i misteri della fede; il
Padre nostro e tre Ave Maria per
onorare Dio nell'Unità della natura e nella Trinità delle persone. Ti chiediamo
un fede viva, una ferma speranza e
un'ardente carità. R/Amen.
Ad ogni mistero, dopo le parole: Benedetto il frutto del tuo seno, Gesù, si
aggiunge una clausola per richiamare e
onorare quel particolare Mistero. Per esempio: Gesù incamato, Gesù che
santifica. . . , come è indìcato ad ogni decina.
1a corona del rosario:
MISTERI GAUDIOSI
L 'INCARNAZIONE
[8] Signore Gesù, ti offriamo questo primo mistero per onorare la tua
Incarnazione nel seno di Maria. Ti chiediamo per questo mistero e per
l'intercessione di lei, una profonda umiltà. R/ Amen.
- Padre nostro, 10 Ave Maria, con I' aggiunta: Gesù incarnato.
- Le grazie del mistero dell'Incarnazione discendano nelle nostre anime. R/
Amen.
LA VISITAZIONE
Signore Gesù, ti offriamo questo secondo mistero per onorare la visita della tua
santa Madre alla sua parente santa Elisabetta e la santificazione di san
Giovanni Battista. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione di lei,
la carità verso il nostro prossimo. R/Amen.
- Padre nostro, l0 Ave Maria... Gesù che santifica.
- Le grazie del mistero della Visitazione discendano nelle nostre anime. R/
Amen.
LA NASCITA DI GESU'
Signore Gesù, ti offriamo questo terzo mistero per onorare la tua Nascita nella
stalla di Betlemme. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della
tua santa Madre, il distacco dai beni del mondo, la disistima delle ricchezze e
l'amore della povertà. R/ Amen.
Padre nostro, 10 Ave Maria... Gesù nato da te.
Le grazie del mistero della Nascita di Gesù discendano nelle nostre anime. R/
Amen
LA PRESENTAZIONE AL TEMPIO
Signore Gesù, ti offriamo questo mistero per onorare la tua Presentazione al
tempio e la Purificazione di Ma-
ria. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione di lei, una grande
purezza nel corpo e nello spirito. R/ Amen.
- Padre nostro, 10 Ave Maria... Gesù offerto in sacrificio.
- Le grazie del mistero della Presentazione discendano nelle nostre anime. R/
Amen
IL RITROVAMENTO DI GESU'
Signore Gesù, ti offriamo questo quinto mistero per onorare il tuo Ritrovamento
da parte di Maria. Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione di lei,
la vera sapienza. R/ Amen.
- Padre nostro, 10 Ave Maria. . . Gesù, il Santo dei Santi .
- Le grazie del mistero del Ritrovamento di Gesù discendano nelle nostre anime.
R/ Amen.
AI telmine di questa prima corona del rosario si recita il Magnificat.
2a corona del rosario
MISTERI DOLOROSI
L'AGONIA
[9] Signore Gesù, ti offriamo questo sesto mistero per onorare la tua mortale
Agonia nel giardino degli Ulivi. Ti
chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della a santa Madre, il
pentimento dei nostri peccati. R/ Amen.
- Padre nostro, 10 Ave Maria... Gesù agonizzante.
- Le grazie del mistero dell'Agonia di Gesù discendano nelle nostre anime. R/
Amen.
LA FLAGELLAZIONE
Signore Gesù, ti offriamo questo settimo mistero per onorare la tua sanguinosa
Flagellazione. Ti chiediamo per
lesto mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, la vigilanza sui
nostri sensi. R/ Amen.
- Padre nostro, 10 Ave Maria... Gesù flagellato.
- Le grazie del mistero della Flagellazione di Gesù discendano nelle nostre
anime. R/ Amen.
L 'INCORONAZIONE DI SPINE
Signore Gesù, ti offriamo questo ottavo mistero per onorare la tua Incoronazione
di spine.
Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, il
distacco dallo spirito del mondo. R/ Amen.
- Padrenostro, 10 Ave Maria... Gesù incoronato di spine.
- Le grazie del mistero dell'Incoronazione di spine discendano nelle nostre
anime. R/ Amen.
LA VIA DELLA CROCE
Signore Gesù, ti offriamo questo nono mistero per onorare il tuo viaggio al
Calvario sotto il peso della croce.
Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, la
costanza nel portare la nostra croce.
R/ Amen.
- Padre nostro, 10 Ave Maria... Gesù che porta la croce.
- Le grazie del mistero del viaggio di Gesù al Calvario discendano nelle nostre
anime. R/ Amen.
LA CROCIFISSIONE
Signore Gesù, ti offriamo questo decimo mistero per onorare la tua Crocifissione
e atroce Morte sul Calvario.
Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, la
conversione dei peccatori, la perseveranza dei giusti e il riposo delle anime
del Purgatorio.
R/ Amen.
Padre nostro, 10 Ave Maria... Gesù crocifisso.
[ 10] In questa decina del rosario, prima di ogni Ave Maria, si chiedono a Dio,
per l'intercessione dei nove cori degli angeli, le grazie di cui si ha bisogno:
Santi Serafini, chiedete a Dio... Ave, Maria...
Santi Cherubini, chiedete a Dio... Ave, Maria...
Santi Troni, chiedete a Dio... Ave, Maria...
Sante Dominazioni, chiedete a Dio... Ave, Maria...
Sante Virtù, chiedete a Dio... Ave, Maria...
Sante Potenze, chiedete a Dio... Ave, Maria...
Santi Principati, chiedete a Dio... Ave, Maria...
Santi Arcangeli, chiedete a Dio... Ave, Maria...
Santi Angeli, chiedete a Dio... Ave, Maria
Santi e Sante del Paradiso, chiedete a Dio... Ave, Maria...
Gloria al Padre.
- Le grazie del mistero della Crocifissione di Gesù discendano nelle nostre
anime. R/ Amen.
[11] Al termine di questa seconda corona del rosario si recitano in ginocchio le
seguenti preghiere:
PREGHIERA
composta dal Santo di Montfort per chiedere ed ottenere da Dio la divina
Sapienza
Dio dei Padri,
Signore misericordioso,
Spirito di verità!
Io, povera creatura,
prostrata dinanzi alla tua divina Maestà,
sono consapevole di trovarmi in estremo bisogno
della tua divina Sapienza,
che ho perduto con i miei peccati.
Fiducioso che manterrai fedelmente
la promessa di dare la Sapienza
a quanti te la domanderanno
senza esitare,
te la chiedo oggi
con viva insistenza e profonda umiltà.
Manda a noi, Signore, questa Sapienza
che è sempre presente dinanzi al tuo trono
e racchiude tutti i tuoi beni.
Essa sostenga la nostra debolezza,
illumini le nostre menti,
infiammi i nos,tri cuori,
ci insegni a parlare ed agire,
a lavorare e soffrire con te.
Diriga i nostri passi e colmi le nostre anime
delle virtù di Gesù Cristo
e dei doni dello Spirito Santo.
Padre misericordioso,
Dio di ogni consolazione !
Per la bontà materna di Maria,
per il sangue prezioso del tuo diletto Figlio,
per il tuo immenso desiderio
di comunicare i tuoi beni alle creature,
ti chiediamo il tesoro infinito
della tua Sapienza.
Ascolta ed esaudisci questa mia preghiera.
Amen.
[ 12] Preghiera a san Giuseppe
Ave, Giuseppe, uomo giusto, la Sapienza è con te. Tu
sei benedetto fra tutti gli uomini e benedetto è il frutto
di Maria tua Sposa fedele, Gesù.
San Giuseppe, degno padre putativo di Gesù, prega per
noi peccatori e ottienici la divina Sapienza, adesso e nel-
l'ora della nostra morte. R/ Amen.
Questa preghiera si recita tre volte
3a corona del rosario:
MISTERI GLORIOSI
LA RISURREZIONE
[ 13] Signore Gesù, ti offriamo questo undicesimo mistero per onorare la tua
gloriosa Risurrezione. Ti chiedia-
mo per questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, l'amore di
Dio e una gioiosa fedeltà al tuo ser-
vizio. R/ Amen.
- Padre nostro, 10 Ave Maria... Gesù risorto.
- Le grazie del mistero della Risurrezione discendano nelle nostre anime. R/
Amen.
L'ASCENSIONE
Signore Gesù, ti offriamo questo dodicesimo mistero per onorare la tua trionfale
Ascensione. Ti chiediamo per
questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, un ardente desiderio
del cielo nostra patria. R/ Amen.
- Padre nostro, lO Ave Maria... Gesù asceso al cielo.
- Le grazie del mistero dell' Ascensione discendano nel-
le nostre anime. R/ Amen.
LA PENTECOSTE
Signore Gesù, ti offriamo questo tredicesimo mistero per onorare il mistero
della Pentecoste. Ti chiediamo per
questo mistero e per l'intercessione della tua santa Madre, la venuta dello
Spirito Santo nelle nostre anime. R/ Amen.
- Padre nostro, 10 ave Maria... Gesù che ti colma di spirito Santo
Le grazie del mistero della Pentecoste discendano nelle nostre anime.
R/ Amen
L'ASSUNZIONE DI MARIA
Signore Gesù, ti offriamo questo quattordicesimo mistero per onorare la
Risurrezione e trionfale Assunzione in cielo della tua santa Madre.
Ti chiediamo per questo mistero e per l'intercessione di lei, l'affetto filiale
per una Madre così buona. R/ Amen.
- Padre nostro, 10 Ave Maria... Gesù che ti fa vincere la morte.
Le grazie del mistero dell'Assunzione di Maria discendano nelle nostre anime. R/
Amen
L'INCORONAZIONE DI MARIA
Signore Gesù, ti offriamo questo quindicesimo ed ultimo mistero per onorare
l'Incoronazione della tua santa Madre. Ti chiediamo per questo mistero e per
l'intercessione di lei, la perseveranza nella grazia e la corona della gloria.
R/ Amen.
- Padre nostro, 10 Ave Maria... Gesù che ti incorona di gloria.
[ 14] Prima di ogni Ave Maria di questa decina, si chiedono a Dio le grazie di
cui si ha bisogno, per l' intercessione di tutti i Santi:
San Michele arcangelo e voi tutti angeli santi, chiedete a Dio... Ave, Maria
Sant' Abramo e voi tutti Patriarchi, chiedete a Dio...Ave, Maria .
San Giovanni Battista e voi tutti santi Profeti, chiedete a Dio... Ave, Maria.
San Pietro e san Paolo e voi tutti santi Apostoli, chiedete a Dio... Ave, Maria.
Santo Stefano, san Lorenzo e voi tutti santi Martiri, chiedete a Dio... Ave,
Maria.
Sant'Ilario e voi tutti santi vescovi, chiedete a Dio. . . Ave, Maria.
San Giuseppe e voi tutti santi Testimoni di Cristo, chiedete a Dio... Ave,
Maria.
Santa Caterina, santa Teresa e voi tutte sante Vergini, chiedete a Dio... Ave,
Maria.
Sant' Anna e voi tutte sante Donne, chiedete a Dio... Ave, Maria
Gloria al Padre...
- Le grazie del mistero dell'Incoronazione di discendano nelle nostre anime.
R/Amen
[ 15] Alla fine della terza corona del rosario si preghiera seguente:
PREGHIERA ALLA VERGINE SANTA
Ti saluto, Maria,
Figlia prediletta dell'eterno Padre, Madre ammirabile del Figlio,
Sposa fedele dello Spirito Santo,
Tempio vivo della santissima Trinità
Ti saluto, regale Signora!
A te tutto è sottomesso
in cielo e sulla terra.
Ti saluto, sicuro rifugio dei peccatori
e misericordiosa Regina!
Tu non respingi mai nessuno.
Per quanto peccatore mi getto ai tuoi piedi
e ti prego di ottenermi dal tuo amato Figlio Gesù
il pentimento e il perdono di ogni mio peccato
e insieme la divina Sapienza.
Mi dono totalmente a te con quanto possiedo
e ti scelgo oggi quale mia Madre e Regina.
Trattami dunque come l'ultimo dei tuoi figli
e il più umile dei tuoi servi.
Ascolta, o mia Sovrana, i sospiri di un cuore
che desidera amarti e servirti fedelmente.
Non si dica che fra quanti a te ricorsero,
io sia il primo a non essere esaudito!
O mia speranza! O mia vita!
O fedele e immacolata Vergine Maria
Esaudiscimi, difendimi, nutrimi,
istruiscimi, salvami.
R/ Amen
Sia lodato, adorato e amato
Gesù nel santissimo Sacramento dell'altare.
R/Ora e sempre
O Gesù, amabile Gesù!
O Maria, Madre di Gesù e Madre nostra!
Dateci per grazia la santa benedizione.
R/ Amen.
Sopportateci nelle nostre debolezze,
ascoltateci nelle nostre preghiere
e difendeteci dal mondo e dal demonio
R/ Amen.
Nos cum prole pia benedicat Virgo Maria.
R/ Amen.
METODI SANTI PER RECITARE
ILSANTO ROSARIO E ATTIRARE SU DI SE'
LA GRAZIA DEI MISTERI DELLA VITA,
DELLA PASSIONE E DELLA GLORIA
DI GESU' E DI MARIA
IV. QUARTO METODO
Sintesi della vita, morte, passione e gloria di Gesù e di Maria nel santo
Rosario
[ 16] Credo 1. fede nella presenza di Dio. 2. fede nel Vangelo. 3. fede e
obbedienza al papa come vicario di Cristo.
Padre nostro; unità di un solo Dio vivo e vero.
1a Ave: per onorare l'eterno Padre che genera il Figlio nel contemplare se
stesso.
2a Ave: per onorare il Verbo eterno eguale al Padre, dal cui vicendevole amore,
come da un solo principio, procede lo Spirito Santo.
3a Ave; per onorare lo .Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio per via
d'amore.
L 'INCARNAZIONE
[ 17] Padre nostro; l'immensa carità di Dio.
1 a Ave: per deplorare lo stato infelice di Adamo disobbediente, la sua giusta
condanna e quella dei suoi discendenti.
2 a Ave: per onorare i desideri dei Patriarchi e dei Profeti, che imploravano il
Messia.
3 a Ave: per onorare i desideri e le preghiere elevate dalla Vergine Santa per
affrettare la venuta del Messia,
e il suo matrimonio con san Giuseppe.
4 a Ave: la carità dell'eterno Padre che ha dato a noi proprio Figlio.
5 a Ave: l'amore del Figlio che si è dato per noi.
6 a Ave: l'invio ed il saluto dell'angelo Gabriele.
7 a Ave: il timore verginale di Maria.
8 a Ave: la fede e il consenso della Vergine Santa.
9 a Ave; la creazione dell'anima e del corpo di Gesù Cristo nel seno di Maria ad
opera dello Spirito Santo.
10 a Ave: l'adorazione degli angeli al Verbo Incarnato nel seno di Maria.
LA VISITAZIONE
[ 18] Padre nostro: l' adorabilissima Maestà di Dio.
1a Ave: per onorare la gioia del cuore di Maria nell'Incarnazione e la dimora di
nove mesi del Verbo Incarnato nel suo seno.
2 a Ave: l' offerta sacrificale che Gesù Cristo fece di se stesso al Padre
venendo nel mondo.
3 a Ave; le compiacenze di Gesù Cristo nell'umile e verginale seno di Maria, e
quelle di Maria nel godimento del suo Dio.
4 a Ave: le perplessità di san Giuseppe circa la gravidanza di Maria.
5 a Ave: la scelta degli eletti concordata da Gesù e da Maria nel seno verginale
di lei.
6 a Ave: la sollecitudine di Maria nella visita ad Elisabetta.
7 a Ave: il saluto di Maria e la santificazione di Giovanni Battista e di sua
madre Elisabetta.
8 a Ave: la gratitudine di Maria nei confronti Magnificat.
9 a Ave: la sua carità ed umiltà nel servire la parente.
10 a Ave: la vicendevole dipendenza di Gesù e di Maria, e la nostra nei loro
confronti.
LA NASCITA DI GESÙ CRISTO
[ 19] Padre nostro: le infinite ricchezze di Dio.
1 a Ave: per onorare il rifiuto e le umiliazioni ricevute da Maria e da Giuseppe
a Betlemme.
2 a Ave: la povertà della stalla in cui Dio venne al mondo.
3 a Ave: l'alta contemplazione e l'immenso amore di Maria al momento di dare
alla luce il Figlio.
4 a Ave: la nascita verginale del Verbo eterno.
5 a Ave: le adorazioni e i cantici degli angeli alla nascita di Gesù.
6 a Ave: la bellezza incantevole della sua divina infanzia.
7 a Ave: la venuta dei pastori nella stalla con i loro piccoli doni.
8 a Ave: la circoncisione di Gesù Cristo e quanto ha sofferto per amore.
9 a Ave: l'imposizione del nome di Gesù e le sue grandezze.
10 a Ave: l'adorazione dei Magi e i loro doni
LA PURIFICAZIONE
[20] Padre nostro: l'eterna Sapienza di Dio.
1 a Ave: per onorare l'obbedienza di Gesù e di Maria alla Legge
2 a Ave: il sacrificio che Gesù offrì della sua umanità in questo mistero.
3 a Ave: il sacrificio che la Vergine Santa offrì della propria reputazione.
4 a Ave: la gioia e i cantici di Simeone e di Anna la profetessa.
5 a Ave: il riscatto di Gesù con l'offerta di due tortore.
6 a Ave: la strage dei Santi Innocenti a causa della crudeltà di Erode.
7 a Ave: la fuga di Gesù in Egitto ad opera di Giuseppe obbediente alla parola
dell'angelo.
8 a Ave: la sua misteriosa permanenza in Egitto
9 a Ave: il ritorno di Gesù a Nazareth.
10 a Ave: la sua crescita in età e in sapienza.
IL RITROVAMENTO DI GESÙ AL TEMPIO
[21] Padre nostro: l'incomprensibile santità di Dio.
1 a Ave: per onorare la vita nascosta, laboriosa e obbediente di Gesù nella casa
di Nazareth.
2 a Ave: la sua predicazione e il suo ritrovamento nel tempio fra i dottori.
3 a Ave: il digiuno e la tentazione nel deserto.
4 a Ave: il suo battesimo per le mani di san Giovanni Battista.
5 a Ave: la sua mirabile predicazione
6 a Ave: i suoi stupendi miracoli.
7 a Ave: la scelta dei Dodici Apostoli e poteri loro concessi.
8 a Ave: la sua meravigliosa Trasfigurazione.
9 a Ave: la lavanda dei piedi ai suoi Apostoli
10 a Ave: l'istituzione dell'Eucarestia.
L'AGONIA DI GESÙ CRISTO
[22] Padre nostro: l'intima felicità di Dio.
1 a Ave: per onorare i momenti contemplativi di Gesù durante la sua vita e
principalmente nel giardino degli Ulivi.
2 a Ave: le sue umili e ferventi preghiere durante la vita e alla vigilia della
Passione.
3 a Ave: la sua pazienza e dolcezza verso gli Apostoli durante la vita e
specialmente nel giardino degli Ulivi.
4 a Ave: le amarezze che provò nell'anima durante tutta la vita e soprattutto
nel giardino degli Ulivi.
5 a Ave: i rivoli di sangue in cui il dolore lo immerse.
6 a Ave: il conforto che si compiacque ricevere da un angelo.
7 a Ave: la conformità della sua volontà a quella del Padre nonostante le
riluttanze della natura.
8 a Ave: il coraggio con cui si fece innanzi ai suoi carnefici e la forza della
parola con cui li prostrò a terra e li risollevò.
9 a Ave: il tradimento di Giuda e la cattura da parte dei giudei.
10 a Ave: l'abbandono da parte degli Apostoli
LA FLAGELLAZIONE
[23] Padre nostro: l'ammirevole pazienza di Dio.
1 a Ave: per onorare le catene e le funi con cui Gesù fu legato.
2 a Ave: lo schiaffo che ricevette in casa di Caifa.
3 a Ave: il triplice rinnegamento di Pietro.
4 a Ave: le umiliazioni ricevute da Gesù presso Erode quando fu rivestito di una
tunica bianca.
5 a Ave: Gesù spogliato delle sue vesti
6 a Ave: i disprezzi e gli insulti ricevuti dai carnefici a motivo della sua
nudità.
7 a Ave: le verghe pungenti e i crudeli fu percosso e straziato.
8 a Ave: la colonna alla quale fu legato
9 a Ave: il sangue sparso e le piaghe ricevute nelle sue carni
10 a Ave: la caduta nel proprio sangue per indebolimento
L 'INCORONAZIONE DI SPINE
[24] Padre nostro: l'ineffabile bellezza di Dio.
1 a Ave: per onorare Gesù spogliato per la terza volta
2 a Ave: la corona di spine.
3 a Ave: il velo con cui gli vennero bendati gli occhi.
4 a Ave: gli schiaffi ricevuti e gli sputi di cui fu coperto suo volto.
5 a Ave: il vecchio manto che gli fu posto sulle spalle
6 a Ave: la canna che gli misero in mano.
7 a Ave: la pietra aguzza sulla quale fu posto a sedere
8 a Ave: gli oltraggi e insulti cui fu fatto segno.
9 a Ave: il sangue grondante dal suo capo adorabile.
10 a Ave: i capelli e la barba che gli strapparono
IL CAMMINO DELLA CROCE
[25] Padre nostro: l'infinita potenza di Dio.
1 a Ave: per onorare la presentazione di nostro Signore al popolo con le parole:
"Ecco l'Uomo".
2 a Ave: la preferenza data a Barabba.
3 a Ave: le false testimonianze deposte contro di lui
4 a Ave: la condanna a morte.
5 a Ave: l'amore con cui Gesù abbracciò e baciò la croce. 6 a Ave: le pene
spaventose che soffrì nel portarla.
7 a Ave: le cadute cui Gesù reso debole sotto il peso della croce.
8 a Ave: l'incontro doloroso con la sua santa Madre.
9 a Ave: il velo della Veronica su cui si impresse il suo volto.
10 a Ave: le lacrime di Gesù, quelle di sua Madre e delle pie donne che lo
seguivano al Calvario.
LA CROCIFISSIONE DI GESÙ CRISTO
[26] Padre nostro: la temibile giustizia di Dio.
1 a Ave: per onorare le cinque piaghe di Gesù Cristo e sangue che versò sulla
croce.
2 a Ave: il suo cuore trafitto e la croce su cui venne inchiodato.
3 a Ave: i chiodi e la lancia che lo trafissero, la spugna con il fiele e
l'aceto che gli porsero da bere.
4 a Ave: la vergogna e l'infamia che soffrì per essere crocifisso nudo fra due
ladroni.
5 a Ave: la compassione della sua santa Madre.
6 a Ave: le sue ultime sette parole.
7 a Ave: il suo sentirsi abbandonato e il suo silenzio
8 a Ave: l'afflizione di tutto l'universo.
9 a Ave: la sua morte crudele e infamante.
10 a Ave: la deposizione dalla croce e la sepoltura.
LA RISURREZIONE
[27] Padre nostro: la perenne eternità di Dio
1 a Ave: per onorare la discesa dell'anima di nostro Signore agli inferi.
2 a Ave: la gioia degli antichi Padri e la loro uscita dal Limbo.
3 a Ave: la riunione dell'anima e del corpo di Gesù nel sepolcro.
4 a Ave: la sua miracolosa uscita dal sepolcro.
5 a Ave: la sua vittoria sulla morte, il peccato, il mondo e il demonio.
6 a Ave: le quattro qualità del suo corpo glorioso.
7 a Ave: il potere ricevuto dal Padre in cielo e in terra.
8 a Ave: le apparizioni di cui onorò la sua santa Madre, gli Apostoli e i
discepoli.
9 a Ave: le sue celesti conversazioni e il cibo preso con gli Apostoli.
10 a Ave: la pace, l'autorità e la missione che diede agli Apostoli di andare in
tutto il mondo.
L'ASCENSIONE
[28] Padre nostro: l'illimitata immensità di Dio.
1 a Ave: per onorare la promessa di Gesù agli Apostoli di inviare loro lo
Spirito Santo, e l'ordine di prepararsi a riceverlo.
2 a Ave: la riunione e l'assemblea di tutti i suoi discepoli sul Monte degli
Ulivi.
3 a Ave: la benedizione impartita loro da Gesù mentre si elevava dalla terra al
cielo.
4 a Ave: la gloriosa e incantevole Ascensione per virtù propria fino al Cielo
empireo.
5 a Ave: l'accoglienza e il divino trionfo con cui fu ricevuto dal Padre e da
tutta l'assemblea celeste.
6 a Ave.: il potere vittorioso con cui Gesù dischiuse le porte del Cielo, ove
non era entrato nessun mortale.
7 a Ave: l'intronizzazione di Gesù alla destra del Padre quale Figlio diletto, a
Lui eguale.
8 a Ave: il potere che ricevette di giudicare i vivi e i morti.
9 a Ave: la sua ultima venuta sulla terra, dove appariranno in tutto il loro
splendore la sua potenza e la sua Maestà.
10 a Ave: la giustizia che eserciterà nel Giudizio universale, ricompensando i
buoni e punendo i cattivi per tutta l'eternità.
LA PENTECOSTE
[29] Padre nostro: l'universale provvidenza di Dio.
1 a Ave: per onorare la verità di Dio Spirito Santo, che procede dal Padre e dal
Figlio ed è il cuore della divinità.
2 a Ave: l'invio dello Spirito Santo da parte del Padre e del Figlio sugli
Apostoli.
3 a Ave: il fragore con cui discese, segno della sua forza e potenza.
4 a Ave: le lingue di fuoco inviate sugli Apostoli per dare loro l'intelligenza
delle Scritture e l'amore di Dio e del prossimo.
5 a Ave: la pienezza di grazia di cui privilegiò il cuore di Maria, sua Sposa
fedele.
6 a Ave: la sua mirabile azione su tutti i Santi e sulla persona di Gesù Cristo,
che Egli guidò durante tutta la vita.
7 a Ave: i dodici frutti dello Spirito Santo.
9 a Ave: per chiedere in particolare il dono della Sapienza e la venuta del suo
Regno nei cuori.
10 a Ave: per ottenere la vittoria sui tre cattivi spiriti a lui opposti: lo
spirito della carne, del mondo e del demonio.
L'ASSUNZIONE DI MARIA
[30] Padre nostro: l'indicibile munificenza di Dio.
1 a Ave: per onorare l'eterna predestinazione di Maria ad essere il capolavoro
delle mani di Dio.
2 a Ave: la sua immacolata Concezione e la sua pienezza di grazia e di
intelligenza fin dal seno di sua madre sant'Anna.
3 a Ave: la sua nascita che rallegrò il mondo intero.
4 a Ave: la sua presentazione e dimora al tempio.
5 a Ave: la sua vita mirabile ed esente da qualsiasi colpa.
6 a Ave: la pienezza delle sue singolari virtù.
7 a Ave: la sua verginità feconda e il suo parto indolore.
8 a Ave: la sua maternità divina e la sua alleanza con la Santa Trinità.
9 a Ave: la sua preziosa morte per amore.
10 a Ave: la sua trionfale risurrezione ed assunzione.
L 'INCORONAZIONE DI MARIA
[ 31] Padre nostro: l'inaccessibile gloria di Dio.
1 a Ave: per onorare la triplice corona di cui Maria fu insignita dalla Santa
Trinità.
2 a Ave: l'aumento di gioia e di gloria apportata al Cielo dal suo trionfo.
3 a Ave: per riconoscerla Regina del Cielo e della terra, degli angeli e degli
uomini.
4 a Ave: tesoriera e dispensatrice delle grazie di Dio, dei meriti di Gesù
Cristo e dei doni dello Spirito Santo
5 a Ave: mediatrice e avvocata degli uomini.
6 a Ave: sterminio e rovina del demonio e delle eresie.
7 a Ave: sicuro rifugio dei peccatori.
8 a Ave: madre e nutrice dei cristiani.
9 a Ave: gioia e dolcezza dei giusti.
10 a Ave: universale rifugio dei vivi e onnipotente conforto degli afflitti, dei
morenti e delle anime del Purgatorio.
DIO SOLO
METODI SANTI PER RECITARE
ILSANTO ROSARIO E ATTIRARE SU DI SE'
LA GRAZIA DEI MISTERI DELLA VITA,
DELLA PASSIONE E DELLA GLORIA
DI GESU' E DI MARIA
V. QUINTO METODO
150 motivi che ci inducono a recitare il santo Rosario
[ 32] Credo: definizione ed essenza del santo Rosario
1° Padre nostro: distinzione del santo Rosario
1a Ave: Rosario quotidiano.
2 a Ave: Rosario ordinario.
3 a Ave: Rosario perpetuo
[ 33] 2° Padre nostro: eccellenza del santo Rosario nelle figure dell'Antico
Testamento e nelle parabole del Nuovo.
1 a Ave: la sua potenza contro il mondo nella figura della piccola pietra che
senza intervento umano cadde sulla statua di Nabucodonosor e la mandò in
frantumi.
2 a Ave: la sua efficacia contro il demonio nella figura della fionda con cui
Davide vinse Golia.
3 a Ave: la sua forza contro ogni sorta di nemici della salvezza nella figura
della torre di Davide, dove c'erano mille armi di offesa e di difesa.
4 a Ave: i suoi prodigi prefigurati dalla verga di Mosè che fece scaturire
l'acqua dalla roccia, rese dolci le acque, divise i mari e fece moltissimi altri
prodigi.
5 a Ave: la sua santità nella figura dell'Arca dell'Alleanza che racchiudeva la
Legge, la manna e la verga, e nel Salterio di Davide che ne è la figura.
6 a Ave: la sua luce nella colonna di fuoco durante la notte e nella nube
luminosa durante il giorno mentre guidava gli Ebrei.
7 a Ave: la sua dolcezza nel miele trovato nella gola d'un leone.
8 a Ave: la sua fecondità nella rete che san Pietro gettò in acqua per ordine
del Signore e che non si ruppe sotto il peso di 153 pesci.
9 a Ave: i suoi frutti meravigliosi nella parabola del granello di senapa che,
piccolo in apparenza, diventa un grande albero su cui gli uccelli del cielo
fanno il loro nido.
10 a Ave: le sue ricchezze nella parabola del tesoro nascosto nel campo e che un
uomo sapiente vuole acquistare con ogni suo bene.
[34] 3° Padre nostro: è un dono venuto dal cielo e un grande regalo che Dio fa
ai suoi servi più fedeli2.
1 a Ave: Dio è l'autore delle preghiere di cui è composto e dei misteri che
contiene.
2 a Ave: la Vergine Santa è l'autrice della forma del Rosario
3 a Ave: san Domenico predicatore e, benche fosse un santo, non riusciva a
convertire quasi nessun peccatore.
4 a Ave: era accompagnato da parecchi santi vescovi nelle sue missioni, ma le
sue fatiche restavano infruttuose.
5 a Ave: nella foresta di Tolosa egli ottenne, dopo molte preghiere e penitenze,
il dono del Rosario.
6 a Ave: entrò in Tolosa, vi predicò il Rosario, conseguì strepitose e grandi
benedizioni.
7 a Ave: continuò a predicarlo durante tutta la vita con immenso frutto.
8 a Ave: effetti meravigliosi che il Rosario produceva ovunque venia predicato.
9 a Ave: la decadenza del Rosario.
10 a Ave: il suo rifiorire ad opera del Beato Alano della Rupe.
[ 35] 4° Padre nostro: il Rosario è la triplice corona che viene posta sul capo
di Gesù e di Maria, e con la quale è incoronato chi lo recita ogni giorno.
1 a Ave: vi sono tre specie di corone della Vergine Santa. ,
2 a Ave: il Rosario quotidiano è la grande corona.
3 a Ave: i reprobi si coronano di rose già appassite.
4 a Ave: i predestinati incoronano Gesù e Maria con rose perenni.
5 a Ave: gli ebrei incoronano Gesù con spine pungenti.
6 a Ave: i veri cristiani lo incoronano con rose fragranti.
7 a Ave: con la prima parte del Rosario si pone sul capo di Maria la prima
corona, quella di sposa, o corona d'eccellenza.
8 a Ave: con la seconda parte la seconda corona, quella di conquistatrice o
corona di potenza.
9 a Ave: con la terza parte la terza corona, quella di sovrana, o corona di
bontà.
10 a Ave: vi sono tre corone per chi recita il Rosario tutti i giorni: corona di
grazie, corona di pace, corona di gloria in questa vita, in morte e
nell'eternità.
[36] 5° Padre nostro: il Rosario è sintesi misteriosa delle più belle preghiere
della Chiesa.
1 a Ave: il Credo è la sintesi del Vangelo.
2 a Ave: è la preghiera dei fedeli.
3 a Ave: è lo scudo dei soldati di Gesù Cristo.
4 a Ave: il Padre nostro è la preghiera che ha per autore Gesù Cristo
5 a Ave: è la preghiera con cui egli si rivolgeva a ottenendo quanto voleva.
6 a Ave: è la preghiera che racchiude altrettanti misteri quante sono le parole.
7 a Ave: è la preghiera che contiene tutti i nostri doveri verso Dio.
8 a Ave: è la preghiera che sintetizza tutto ciò che dobbiamo chiedere a Dio.
9 a Ave: è la preghiera sconosciuta e recitata molto male dalla maggior parte
dei cristiani.
10 a Ave: parafrasi del Padre nostro
[ 37] 6° Padre nostro: il Rosario contiene il saluto angelico, cioè la preghiera
più gradita che si possa rivolgere alla Vergine santa.
1 a Ave: l'Ave è il complimento divino che conquista il cuore di Maria.
2 a Ave: è il cantico nuovo del Nuovo Testamento che fedeli cantano uscendo
dalla schiavitù del demonio;
3 a Ave: è il cantico degli angeli e dei santi in cielo.
4 a Ave: è la preghiera dei predestinati e dei cattolici.
5 a Ave: è una rosa misteriosa che rallegra la Vergine l'anima.
6 a Ave: è una pietra preziosa che adorna e santifica
7 a Ave: è una moneta di valore che compra il cielo.
8 a Ave: è la preghiera che distingue i salvati dai dannati.
9 a Ave: è il terrore del demonio, il pugno che l'opprime, il chiodo di Sisara
che gli trafigge il capo
10 a Ave: parafrasi dell'Ave Maria.
[ 38] 7° Padre nostro: il Rosario è la sintesi divina dei misteri di Gesù e di
Maria; in essi si fa memoria della loro vita, passione e gloria.
1 a Ave: i mali e la rovina degli uomini provengono dall'ignoranza e
dimenticanza dei misteri di Gesù Cristo.
2 a Ave: il Rosario ci consente di conoscere e ricordare i misteri di Gesù e di
Maria, per poterli vivere.
3 a Ave: il desiderio più vivo di Gesù Cristo è stato ed è che ci ricordiamo di
lui; a tale scopo ha istituito l'Eucarestia.
4 a Ave: dopo la santa Messa, il Rosario è la preghiera e l'azione più santa che
si possa compiere, essendo memoriale e celebrazione di quanto Gesù Cristo ha
operato e sofferto per noi.
5 a Ave: il Rosario è la preghiera degli angeli e dei santi in cielo: essi
celebrano incessantemente la vita, la morte e la gloria di Gesù Cristo.
6 a Ave: recitando il Rosario si celebrano in un giorno o in una settimana tutti
i divini misteri che la Chiesa celebra durante l'anno per la santificazione dei
suoi fedeli.
7 a Ave: chi recita ogni giorno il Rosario partecipa a ciò che i santi compiono
in cielo come se fossero ancora sulla terra capaci di meritare, perché i fedeli
fanno sulla terra quanto i santi fanno nel cielo.
8 a Ave: i misteri del santo Rosario sono specchi in cui i predestinati vedono i
loro difetti, e fiaccole che li guidano su questa terra avvolta di tenebre.
9 a Ave: sono fontane di acqua viva del Salvatore, dove attingono con gioia le
acque salutari della grazia.
10 a Ave: sono i quindici gradini del tempio di Salomone e i quindici gradini
della scala di Giacobbe sui quali gli angeli scendono verso i predestinati e con
loro salgono al cielo.
[39] 8° Padre nostro: il Rosario è l'albero della vita che porta frutti
abbondanti tutto l'anno.
1 a Ave: il Rosario illuminai peccatori ciechi e induriti.
2 a Ave: converte gli eretici ostinati.
3 a Ave: libera i prigionieri.
4 a Ave: sana i malati.
5 a Ave: arricchisce i poveri.
6 a Ave: sostiene i deboli.
7 a Ave: conforta gli afflitti e i morenti.
8 a Ave: riforma gli istituti religiosi rilassati.
9 a Ave: arresta i flagelli della collera divina.
10 a Ave: rende perfetti i giusti.
[ 40] 9° Padre nostro: il Rosario è una preghiera autorizzata da Dio con
innumerevoli miracoli:
1 a Ave: miracoli per la conversione dei peccatori.
2 a Ave: per la conversione degli eretici.
3 a Ave: per la guarigione d'ogni sorta d'infermità.
4 a Ave: per i confratelli morenti.
5 a Ave: per la santificazione delle persone devote.
6 a Ave: per la liberazione delle anime del purgatorio.
7 a Ave: per l'accettazione nella confraternita.
8 a Ave: per la processione del Rosario e per l'olio della lampada del Rosario.
9 a Ave: per la sua recita devota.
10 a Ave: per portarlo su di sé con devozione.
[41] 10° Padre nostro: il Rosario è eccellente perché è stato istituito per
nobili fini, che danno molta gloria a Dio e sono molto salutari alle anime.
1 a Ave: ci si iscrive a questa confraternita per fortificarsi in modo mirabile,
poiché così si è uniti a molti fratelli e sorelle.
2 a Ave: per ricordarsi continuamente dei misteri del Signore e di Maria.
3 a Ave: per lodare Dio in ogni momento del giorno e della notte, e in ogni
luogo del mondo, ciò che non è attuabile quando si è soli.
4 a Ave: per ringraziare nostro Signore di tutte le grazie che ci concede ad
ogni istante.
5 a Ave: per chiedergli continuamente perdono dei peccati quotidiani.
6 a Ave: per rendere la propria preghiera più efficace, essendo uniti agli
altri.
7 a Ave: per aiutarsi a vicenda nell'ora della morte, che è tanto pericolosa,
difficile e decisiva.
8 a Ave: per essere sorretti nell'ora del giudizio da altrettanti avvocati
quanti sono i con fratelli del Rosario.
9 a Ave: per essere, dopo la morte, sollevati e presto liberati dalle pene del
purgatorio con le Messe e le preghiere offerte per loro.
10 a Ave: per formare un'armata schierata in battaglia al fine di distruggere il
regno del demonio e stabilire quello di Gesù Cristo.
[ 42] 11° Padre nostro: il Rosario è il grande tesoro di indulgenze concesse a
gara dai Papi.
1 a Ave: indulgenza plenaria delle stazioni quaresimali di Roma e di
Gerusalemme, ricevendo la comunione in determinati giorni.
2 a Ave: indulgenza plenaria nel giorno d'iscrizione nella Confraternita.
3 a Ave: indulgenza plenaria in punto di morte
4 a Ave: indulgenza per la recita del Rosario.
5 a Ave: indulgenza per coloro che fanno recitare il Rosario
6 a Ave: indulgenza plenaria per chi si comunica nella chiesa del Rosario la
prima domenica del mese.
7 a Ave: indulgenza per la processione.
8 a Ave: indulgenza per chi fa celebrare la Messa del Rosario.
9 a Ave: indulgenza per alcune opere di pietà.
10 a Ave: indulgenza per chi non può visitare la chiesa del Rosario, né fare la
comunione, né assistere alla processione
[43] 12° Padre nostro: il Rosario è avvalorato dall'esempio dei santi.
1 a Ave: san Domenico, suo autore.
2 a Ave: il beato Alano della Rupe, suo riformatore.
3 a Ave: i Santi domenicani, suoi propagatori.
4 a Ave: tra i Papi: Pio V, Innocenzo III, Bonifacio VIII che lo fece ricamare
su raso.
5 a Ave: tra i cardinali: san Carlo Borromeo.
6 a Ave: tra i vescovi, san Francesco di Sales.
7 a Ave: tra i religiosi: sant'Ignazio, san Filippo Neri, san Felice da
Cantalice.
8 a Ave: tra i re e le regine: san Luigi, Filippo I re di Spagna, la regina
Bianca di Castiglia.
9 a Ave: tra gli studiosi: Alberto Magno, Navarro, ecc.
10 a Ave: tra i più devoti: suor Maria dell'Incarnazione, celebre pia donna di
Roma.
[ 44] 13 ° Padre nostro: i nemici del Rosario sconfitti ce ne mostrano la
gloria.
1 a Ave: coloro che lo trascurano
2 a Ave: coloro che lo recitano con tiepidezza e distrazione
3 a Ave: coloro che lo dicono in fretta e per abitudine
4 a Ave: coloro che lo dicono in peccato mortale senza pentirsi.
5 a Ave : coloro che lo dicono per ipocrisia, senza alcuna devozione
8 a Ave: i vili che, dopo averlo abbracciato, lo abbandonano.
9 a Ave: gli eretici che lo attaccano e lo calunniano.
10 a Ave: i demoni che lo odiano e lo distruggono con mille astuzie
[45] 14° Padre nostro: soluzione delle difficoltà che eretici, libertini,
negligenti ed ignoranti avanzano per distruggerlo o per non recitarlo.
1 a Ave: il Rosario - si obietta - è una pratica nuova.
2a Ave: è un'invenzione di religiosi per avere del denaro.
3 a Ave: è una devozione da donnicciole che non sanno leggere.
4a Ave: è una superstizione perché si basa sulla ripetizione delle preghiere.
5 a Ave: è meglio recitare i Salmi penitenziali.
6 a Ave: è meglio fare la meditazione che recitare il Rosario.
7a Ave: il Rosario è preghiera troppo lunga e noiosa
8a Ave: possiamo salvarci senza dire il Rosario.
9Ave: tralasciandolo - vien fatto credere - si fa peccato
10 Ave: è un'azione buona, ma non ho tempo per recitarlo
[46] 15° Padre nostro: metodo per ben recitare il rosario
1 a Ave: bisogna dirlo con retta intenzione e con distacco dal peccato.
2 a Ave: santamente senza seconde intenzioni
3 a Ave: attentamente, senza distrazioni volontarie.
4 a Ave: lentamente è dignitosamente, facendo delle pause.
5 a Ave: devotamente, meditando i misteri.
6 a Ave: con compostezza, in ginocchio o in piedi.
7 a Ave: interamente, senza frammentarlo, e tutti i giorni.
8 a Ave: a bassa voce, quando lo si recita da soli
9 a Ave: pubblicamente e a due cori.
10 a Ave: sempre, fino alla morte.
[47] 16° Padre nostro: vari metodi per recitare il Rosario
1 a Ave: può essere recitato pensando ai misteri mentre si dicono semplicemente
i Padre nostro e le Ave Maria.
2 a Ave: si può, in ogni mistero, aggiungere una parola alle 10 Ave.
3 a Ave: per ogni decina si può fare una breve offerta.
4 a Ave: si può farne una più lunga.
5 a Ave: in ogni Ave si può avere un'intenzione particolare
6 a Ave: può essere recitato interiormente senza pronunciare le parole
7 a Ave: ad ogni Ave si può fare una genuflessione
8 a Ave: si può aggiungere una prostrazione.
9 a Ave: si può aggiungere una penitenza.
10 a Ave: in ogni decina si può fare memoria dei santi e, secondo l'ispirazione
dello Spirito Santo, si possono unire alcuni metodi precedentemente riferiti.
APPENDICI
LE PRINCIPALI REGOLE DEL SANTO ROSARIO
[ 48] 1) Iscriversi nel registro della Confraternita e, potendolo, confessarsi,
comunicarsi e recitare il Rosario in quello stesso giorno.
2) Avere un Rosario o corona benedetta.
3) Recitare il Rosario ogni giorno o almeno ogni settimana.
4) Confessarsi e comunicarsi, quando è possibile, nella prima domenica del mese
e partecipare alle processioni del santo Rosario.
Sia chiaro tuttavia che nessuna di queste regole obbliga sotto pena di peccato.
DELLA VIRTU' E DELLA DIGNITA' DEL ROSARIO
[ 49] Per mezzo del Rosario molti grandi peccatori e peccatrici si convertivano
ben presto a una vita santa, gemevano e piangevano immensamente; persino i
bambini si sottoponevano a incredibili penitenze. In tal modo la devozione verso
mio Figlio e verso di me fiorì talmente da pensare che gli angeli fossero scesi
sulla terra. Cresceva anche la fede, al punto che molti desideravano
ardentemente morire per la religione e combattere contro gli eretici.
50] E così ad opera della preghiera di Domenico, a me carissimo, e della potenza
di questo Salterio, i paesi dominati dall'eresia si sottomisero alla Chiesa. In
virtù di questo Salterio si .elargivano abbondami elemosine, si costruivano, si
edificavano ospedali, si conduceva una vita onesta e casta, si compivano
meraviglie. Fiorivano pure una esimia santità e il disprezzo del mondo, l'onore
della Chiesa, la giustizia dei governami, la pace dei cittadini, l'onestà delle
comunità e delle famiglie.
C'è di più: gli operai si mettevano al lavoro solo dopo avermi salutata con il
mio Salterio e non prendevano il riposo se prima non mi avevano devotamente
pregato in ginocchio con esso. Se nella notte si fossero ricordati di aver
omesso il mio Salterio, immediatamente si alzavano dal letto e mi salutavano con
maggior rispetto misto a pentimento. Tanta era poi la stima per il Rosario che i
suoi devoti erano subito considerati come membri di questa confraternita. Di un
peccatore pubblico o di un bestemmiatore si diceva quasi come un proverbio:
"costui non è frate domenicano ". . .
Non posso tacere i tanti segni e prodigi che per mezzo di questo Salterio ho
compiuto in diverse regioni del mondo: ho fermato la peste generale, ho placato
guerre atroci, ho del tutto impedito il versamento di sangue, ho allontanato il
pericolo delle febbri e di ogni male nocivo al corpo. Allora veramente il mondo
godeva i miei doni, gli angeli si rallegravano per i vostri Salteri, la Trinità
se ne compiaceva, mio Figlio si allietava di questa grande gioia, e io
sperimentavo in esso una felicità inimmaginabile.
[ 51] Dopo la Messa, direi che il Rosario è la cosa più gradita tra le opere
della Chiesa".
Questo disse in un'apparizione al beato Alano la Vergine Maria (Libro IX, De
dignitate psalterii...).
In seguito alle esortazioni del beato Domenico, tutti i fratelli e le sorelle
del suo Ordine servivano mio Figlio e me con somma e indicibile devozione,
recitando continuamente questo Salterio della Trinità. Ognuno recitava almeno un
Salterio di 15 decine al giorno; consideravano perduta la giornata in cui
avessero mancato a questo impegno.
Era tale la stima per questo Salterio, che i frati di san Domenico andavano più
volentieri in chiesa o al coro. E se qualcuno di loro mostrava segni di pigrizia
nel proprio lavoro, gli si diceva in tono confidenziale: "Caro fratello, tu non
reciti più il Salterio di Maria, o lo dici senza devozione.
DIGNITÀ DEL SALUTO ANGELICO
[ 52] " Gli angeli in cielo rivolgono alla beata Vergine Maria questo saluto:
Ave, non a voce ma nella mente. Essi infatti sanno che per mezzo di tale saluto
la rovina degli angeli è stata riparata, Dio si è fatto uomo e il mondo è stato
rinnovato" (B. Alano, De origine et progressu fratemitatis, c. VII) .
"lo stesso, conoscendo la forza dell'annuncio del Signore, recitavo questo
saluto con molto fervore. E, in verità, nel mio essere naturale umano io pregavo
Maria nel suo essere soprannaturale divino di grazia e di gloria " (beato
Alano).
"La beatissima Vergine appare di notte ad una consorella della confraternita di
S. Maria mentre riposava nel suo giaciglio e le disse: Non aver paura, figlia
mia, della tua tenera Madre alla quale ogni giorno rendi pii servizi, ma ti
raccomando di perseverare. Sappi infatti, che al saluto angelico io provo tale
gioia che nessuno mai può spiegare" (Guillaume Pepin, Rosario aureo, sermone
47).
[ 53] Ciò è confermato da una visione di santa Gertrude. Nelle sue Rivelazioni,
libro IV, c. XI, si legge: "Al mattino di una festa dell 'Annunciazione della
beata Vergine Maria, mentre nel monastero dove ella risiedeva si cantava l' Ave
Maria, santa Gertrude vide abbondanti rivoli che partendo dal Padre, dal Figlio
e dallo Spirito Santo in soavissimo émpito nel cuore della Vergine Madre, e dal
cuore di lei ritornavano impetuosi verso la propria sorgente. Da questo flusso
della Trinità scaturiva per Maria il dono di essere la più potente dopo il
Padre, la più sapiente dopo il Figlio e la più amorevole dopo lo Spirito Santo.
In quell'occasione la santa apprese anche che ogni qualvolta i fedeli recitano
il saluto angelico, i tre ruscelli misteriosi circondano con maggiore
impetuosità e abbondanza la beatissima Vergine, si precipitano nel santissimo
cuore di lei, e dopo averla inondata di dolcezza ritornano in seno a Dio. Così
essi rifluiscono con mirabile gaudio verso la loro sorgente, e da questo fluire
si diffondono vene di gioia e di salvezza eterna su ciascuna persona degli
angeli e dei santi e su quanti in terra ricordano lo stesso saluto, da cui si
rinnova ogni bene in tutti coloro che sono raggiunti dalla salvifica
incarnazione del Figlio di Dio " .
[54] Ed ecco le parole che la beata Vergine disse in una visione a santa
Matilde: "Nessuno giunge mai a scoprire cosa più grande di questo saluto. Ed è
impossibile salutarmi in modo più dolce che con le stesse parole piene di
rispetto con le quali Dio Padre mi ha salutata".
Il beato Dionigi il Certosino così racconta a proposito dell'apparizione della
beata Vergine ad un suo devoto: "Ecco, scritte su questo manto, tutte le Ave
Maria che mi hai rivolto. Quando quest'altro lembo del manto sarà pieno di Ave
Maria io ti porterò nel regno del mio dilettissimo Figlio ".
Riccardo di san Lorenzo dice: " Salutiamo Maria con il cuore, la bocca e le
opere, perché ella non abbia a dire a buon diritto: 'questo popolo mi onora con
le labbra, ma il suo cuore è lontano da me' " (De laudibus Virginis, 1.III).
[55] "Motivi per cui all'inizio delle prediche si recita l' Ave Maria:
1. L'esempio dell'angelo. La Chiesa militante imita in quanto è possibile la
condotta dell'angelo Gabriele, il quale prima di dare a Maria l'annuncio della
buona Notizia con le parole: "Ecco, concepirai nel grembo e darai alla luce un
bambino", la salutò rispettosamente con l' Ave . Così la Chiesa, prima di
annunciare il Vangelo, saluta Maria. Perché dall'ascolto di questo saluto, gli
uditori della parola di Dio traggano più frutto.
2. I predicatori fanno le veci dell'angelo. Affinché gli uditori generino il
Cristo con la fede, occorre che essi ottengano questa grazia dalla beata
Vergine, la quale per prima lo generò. E così essi stessi diverranno Madri del
Verbo di Dio. Senza Maria essi non possono generare il Cristo.
3. Per ottenere l'aiuto della beata Vergine. Risulta infatti dal Vangelo quanto
sia efficace il saluto angelico.
4. Per evitare i grandi pericoli della predicazione: Maria, l'illuminatrice,
illumina i predicatori.
5. Perché gli uditori, sull'esempio di Maria, ascoltino più attentamente e
conservino con maggior cura la parola di Dio.
6. Perché il demonio, nemico del genere umano e tremendo avversario del Vangelo
sia cacciato lontano: " Poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro
cuori, perché non credano e si salvino "5.
[ 56] Clemente Losow nel suo primo discorso sul Rosario racconta: "Morto san
Domenico e accolto in cielo, la devozione del Rosario s'era affievolita e quasi
spenta. Fu allora che una spaventosa epidemia cominciò a devastare varie
regioni. Gli abitanti, non sapendo che cosa fare, si recarono da un santo
eremita che con grande austerità viveva nella solitudine, e lo supplicarono di
raccomandarli a Dio nelle sue preghiere. Il santo uomo implorò con maggior
fervore la Madre di Dio perché si degnasse di soccorrerli quale avvocata dei
peccatori. La Vergine apparve e gli disse: "Essi hanno abbandonato le mie lodi,
perciò sono stati colpiti da questi mali. Riprendano la devozione che avevano
nel tempo passato e sperimenteranno il mio patrocinio. Allontanerò da loro la
peste, provvederò alla loro salvezza purché mi onorino 50 volte con l'angelico
saluto, aggiungendo un Padre nostro ogni l0 Ave, e così via. Gradisco molto
questo genere di salmodia.
Quelli accolsero il comando della Vergine, annodarono ramoscelli e bastoncini
facendone grani del Rosario e pregarono così con tutto il cuore".
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