|
|
|
Cittadino di una eletta città,
ancor vivo, eressi questo monumento
per avere al momento supremo
un luogo di riposo per il mio corpo.
Di nome Abercio, sono discepolo
di un venerando pastore
che pascola i greggi di pecore
al monte ed al piano,
che spinge dovunque il suo sguardo potente;
questi mi insegnò le scritture fedeli.
Mi mandò a Roma a contemplare un regno
e a vedere una regina
dalle vesti d'oro e dai calzari d'oro.
Vidi anche un popolo
che aveva uno splendido segno.
Vidi la pianura di Siria
e tutte le città, e Nisibi,
passato l'Eufrate,
e dovunque trovavo dei confratelli.
...................................
La fede mi guidava dappertutto
e dovunque mi prqcurò per alimento
un pesce di acqua sorgiva,
immenso, puro,
che una santa vergine prese
e diede in cibo agli amici
avendo un vino prezioso
e dandolo commisto col pane.
Queste cose feci scrivere così
io, Abercio, all'età di settantadue anni.
Ognuno che intende queste cose
e condivide il mio sentire
preghi per Abercio.