Resurrezione di Lazzaro

Filippo Goti

 

Quale interpretazione dare alla resurrezione di Lazzaro, all'interno di un paradigma gnostico ?

Indubbiamente possiamo osservare tale accadimento attraverso due ottiche diverse, una profana e una simbolica.

La prima prevede che Gesù Cristo effettivamente, attraverso la volontà del Padre, ha riportato alla vita carnale e mentale Lazzaro, ma è ovvio che questa non può essere una lettura esoterica, ne tanto meno gnostica, di tale evento. Invero personalmente dubito di tale fatto, in quanto come potrebbero gli altri evangelisti non menzionarlo nei loro scritti ? Se effettivamente Gesù ha resuscitato Lazzaro, non sarebbe stato questo un episodio miracoloso tale da fugare ogni sospetto in merito alla discendenza divina di Cristo, e costituire un indubbio vantaggio per la nascente Chiesa ? Ricordiamoci che hai tempi della stesura dei vangeli, il cristianesimo ( movimento magmatico e variegato ) altro non era che una delle tante confessioni misteriche presenti nell'Impero di Roma, e come tale in continua contessa con le altre per trovare nuovi adepti, e quindi linfa vitale, e non come oggi che gode di dubbia posizione egemone e quindi autoreferenziale.

In chiave esoterica inoltre la resurrezione fisica di Lazzaro si scontra con il messaggio di Gesù, una novella protesa a ricordare che esiste un Regno che non è di questo mondo, che trascende la mente e la carne, e che è comprensibile solamente attraverso il cuore.

Giovanni 18:36 Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».

Chiara l'immagine, e quanto trasmette. Dall'alto il messaggio di vita discende sulla terra, in modo tale che le anime elette, e ricettive potranno scorgere il faro che le guiderà alla risalita, al ritorno al Padre.

Può colui che parla di immortalità dell'anima, legarsi al ricordo di una prodigio volto al perpetuare la carne ?

Matteo 22:21 Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

La carne, la mente, tutto ciò che trova radici in questo mondo è di Cesare ( il Re del Mondo ) in opposizione al Regno del Padre Divino. Un Regno dove i patemi della vita terrena, dell'eterno ciclo vizioso del desiderio sono sconfitti e di cui non vi è neppure lontana memoria: dove tutto sussiste e niente insiste.

Allora se non è percorribile questa soluzione, in quanto contraria al messaggio cristico che si desume da una lettura di fondo di tutti i vangeli, e proponibile l'ipotesi che il Maestro doni la luce della nuova vita al fratello Lazzaro ?

In chiave gnostica assolutamente no. La gnosi è Conoscenza ( del Se e del Divino, in quanto il Se è propaggine di Dio ), tale "realtà" ultramondana è acquisibile attraverso il ciclo degli accadimenti, sottoposti all'assimilamento di una Coscienza Sensibile e Ultrasensibile, in virtù dell'Intelletto ( la capacità di comprendere il Divino, concessa all'Uomo di Luce da Dio ), in un processo di continuo rapporto di interazione. Quindi discende che in gnosi la Conoscenza non è solo salvezza ( dall'Illusione/Ignoranza, generata dalla mancanza di Conoscenza ), ma anche trasmutazione fisica/mentale/animica dello gnostico. Tale processo non può essere indotto o diretto da altri che non il singolo, che è attore della propria risalita al divino. Infatti lo gnosticismo si contrappone al messaggio di tutte le Chiese Struttura in virtù della sua individualità e reattività, che pone il rapporto uomo/Dio all'interno del primo e rivelabile solamente attraverso una chiara opera di comunione, e non in virtù di una passiva e universale salvificazione ad opera di un Dio posto oltre l'uomo, e che viene amministrato da una casta sacerdotale.

Ogni gnostico è al contempo fedele, sacerdote, e Dio in divenire verso Dio.

Tornando al racconto simbolico di Giovanni mi accingo all'enucleazione di alcuni elementi, e al commento di alcuni passi.

Gesù Cristo rappresenta il Cristo. L'aspetto dinamico del Logos Divino e quindi in ultima istanza l'Intelletto, quale strumento di comprensione e di svelamento del Mistero Divino, capace di portare a nuova vita, alla resurrezione psicologica, in virtù dell'abbattimento e sdradicamento dell'ego ( arconti-demoni rossi di Seth - diavoli - nigro - ecc..). La cristificazione è uno stato dell'essere, e rappresenta l'AMORE di REDENZIONE che brucia la materia e porta nuova vita nella natura.

Gloria di Dio. La Gloria di Dio, è l'acclamazione il trionfo di Dio attraverso l'opera dell'Uomo. E' l'Uomo Gnostico che glorifica Dio attraverso l'opera continua nel tendere verso il divino, e quindi nella edificazione del TEMPIO.

La Caverna/Sepolcro. Immagine tesa a rappresentare l'impedimento verso la LUCE divina, la CONOSCENZA, da parte del potere di Illusione dell'Ignoranza. Che separa sia attraverso una contro opera attiva ( dinamica ) che di ostacolo ( passiva ), il lavoro di colui che vuole tornare alla luce.

Maria e Marta. Maria e Marta rappresentano due aspetti difformi della Madre Divina che alberga in ogni uomo, e che è particola della Madre Divina Celeste. La prima è il fuoco igneo, la seconda l'aspetto compassionevole che intercede con il figlio di Dio, con il venuto dal Cielo, e che invoca il suo intervento. Tutti questi aspetti, è bene precisare non sono svincolati, avulsi, o esogeni, alla dinamica animica dell'adepto ma rappresentano componenti a lui intrinseche: potenze con cui interagire

Giovanni 11:4 All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato».

Esistono due morti in esoterismo in chiave gnostica. La morte dell'anima e la morte psicologica. La prima si verifica quando i "veleni" di questo mondo dissolvono completamente, corrompendolo o deprivandolo energeticamente, il nostro veicolo di congiunzione con lo Spirito: l'anima. Infatti l'uomo non nasce con l'anima già formata, ma deve essere in grado di costruirla mattone dopo mattone, in virtù di un nutrimento supersostanziale. Ma come vi è cibo di vita, vi è anche cibo di morte. La seconda è la morte che precede la rinascita. Essa è la morte dell'iniziato, quando questo dismette la veste psicologica mondana e assume la veste di luce, con cui presentarsi ( navigando sulle acque della vita e della morte ) al cospetto del Gran Tribunale. Il Cristo espone ai suoi fratelli che tale morte, di Lazzaro, non è per il trionfo del Signore di questo Mondo, ma per la Gloria di Dio. Notiamo come quindi Lazzaro è artefice della Gloria Divina attraverso la morte della struttura egoica e la rinascita nella luce splendente. Dio ha bisogno dell'uomo, l'uomo necessita di tornare a Dio.

Giovanni 11:9 Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo;

Giovanni 11:10 ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce».

Giovanni 11:11 Così parlò e poi soggiunse loro: «Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo».

Quando lu Luce è presente le tenebre arretrano, ma quando la Luce si mischia alle tenebre allora si genera una "realtà" dove non vi è Luce vera ne tenebre vere. In questo nostro mondo, dominato dalla figlia degl'Ignoranza ( l'Illusione ) tutto quanto è palese è erroneo, caduco, e fallace, ma attorno a noi esistono delle soglie, che ci permettono di trovare la Luce del Padre. Gesù ci ricorda con questi mirabili passi, che è necessario camminare durante le ore di luce affinchè le tenebre non ci inducano in errore. Il Cristo, sollecitato, dall'aspetto compassionevole della Madre Divina, va a svegliare Lazzaro.

Giovanni 11:16 Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

Tommaso DIDIMO ( Deriva dal greco dídymos 'gemello' ). Tommaso rappresenta il gemello animico di Gesù, il suo discepolo prediletto, colui, assieme a Giovanni, ci ha lasciato l'autentica novella di colui che si è Cristificato manifestandosi al mondo. Andiamo a morire con lui. Moriamo come figli degli uomini e rinasciamo come figli di Dio

Giovanni 11:25 Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;

Giovanni 11:26 chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?».

Giovanni 11:27 Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo».

E' interessante notare come Marta, sorella di Maria, e di Lazzaro non risponde, come sarebbe logico attendersi: Il Figlio di Dio venuto nel mondo. Ma che deve venire. Essa quindi pone una differenza sostanziale di forma e di contenuto fra Gesù e il Cristo. Gesù è manifestazione terrena di colui che si è Cristificato, che è già figlio di Dio. Il Figlio di Dio che deve venire è la Cristificazione individuale che noi tutti dobbiamo raggiungere. Infatti e' lei che deve credere al Cristo intimo, e chi si congiunge al Cristo troverà la vita eterna oltre questo mondo, che per opposizione implicita non può esserne dispensatore

Giovanni 11:40 Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?».

Ancora si rimarca che solamente un atto di volontà del singolo, nella giusta direzione, sarà manifestazione della Gloria di Dio. Dio che si glorifica attraverso l'opera dell'uomo, che con tale atto "comunica" con Dio.

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