PROTOVANGELO DI GIACOMO
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[1.1] Secondo le storie delle dodici tribù di Israele c'era un certo
Gioacchino, uomo estremamente ricco. Le sue offerte le faceva doppie,
dicendo: "Quanto per me è superfluo, sarà per tutto il popolo, e quanto
è dovuto per la remissione dei miei peccati, sarà per il Signore, quale
espiazione in mio favore".
[1.2] Giunse il gran giorno del Signore e i figli di Israele offrivano
le loro offerte. Davanti a lui si presentò Ruben, affermando: "Non tocca
a te offrire per primo le tue offerte, poiché in Israele non hai avuto
alcuna discendenza".
[1.3] Gioacchino ne restò fortemente rattristato e andò ai registri
delle dodici tribù del popolo, dicendo: "Voglio consultare i registri
delle dodici tribù di Israele per vedere se sono io solo che non ho
avuto posterità in Israele". Cercò, e trovò che, in Israele, tutti i
giusti avevano avuto posterità. Si ricordò allora del patriarca Abramo
al quale, nell'ultimo suo giorno, Dio aveva dato un figlio, Isacco.
[1.4] Gioacchino ne restò assai rattristato e non si fece più vedere da
sua moglie. Si ritirò nel deserto, vi piantò la tenda e digiunò quaranta
giorni e quaranta notti, dicendo tra s‚: "Non scenderò n‚ per cibo, n‚
per bevanda, fino a quando il Signore non mi abbia visitato: la mia
preghiera sarà per me cibo e bevanda".
[2.1] Ma sua moglie innalzava due lamentazioni e si sfogava in due
pianti, dicendo: "Piangerò la mia vedovanza e piangerò la mia
sterilità".
[2.2] Venne il gran giorno del Signore, e Giuditta, sua serva le disse:
"Fino a quando avvilisci tu l'anima tua; Ecco, è giunto il gran giorno
del Signore e non ti è lecito essere in cordoglio. Prendi invece questa
fascia per il capo che mi ha dato la signora del lavoro: a me non è
lecito cingerla perché io sono serva e perché ha un'impronta regale".
[2.3] Ma Anna rispose: "Allontanati da me. Io non faccio queste cose.
Dio mi ha umiliata molto. Forse è un tristo che te l'ha data, e tu sei
venuta a farmi partecipare al tuo peccato". Replicò Giuditta: "Quale
imprecazione potrò mai mandarti affinché il Signore che ha chiuso il tuo
ventre, non ti dia frutto in Israele?". Anna si afflisse molto.
[2.4] Si spogliò delle sue vesti di lutto, si lavò il capo, indossò le
sue vesti di sposa e verso l'ora nona scese a passeggiare in giardino.
Vedendo un alloro, si sedette ai suoi piedi e supplicò il Padrone,
dicendo: "O Dio dei nostri padri, benedicimi e ascolta la mia preghiera,
come hai benedetto il ventre di Sara, dandole un figlio, Isacco".
[3.1] Guardando fisso verso il cielo, vide, nell'alloro, un nido di
passeri, e compose in se stessa una lamentazione, dicendo: "Ahimé! chi
mi ha generato? qual ventre mi ha partorito? Sono infatti diventata una
maledizione davanti ai figli di Israele, sono stata insultata e mi hanno
scacciata con scherno dal tempio del Signore.
[3.2] Ahimé! a chi somiglio io mai? Non somiglio agli uccelli del cielo,
poiché anche gli uccelli del cielo sono fecondi dinanzi a te, Signore.
Ahimé! a chi somiglio io mai? Non somiglio alle bestie della terra,
poiché anche le bestie della terra sono feconde dinanzi a te, Signore.
Ahimé! a chi somiglio io mai?
[3.3] Non somiglio a queste acque, poiché anche queste acque sono
feconde dinanzi a te, o Signore. Ahimé! a chi somiglio io mai? Non
somiglio certo a questa terra, poiché anche questa terra porta i suoi
frutti secondo le stagioni e ti benedice, o Signore".
[4.1] Ecco, un angelo del Signore le apparve, dicendole: "Anna, Anna! Il
Signore ha esaudito la tua preghiera; tu concepirai e partorirai. Si
parlerà in tutta la terra della tua discendenza". Anna rispose: "(Com'è
vero che) il Signore, mio Dio, vive, se io partorirò, si tratti di
maschio o di femmina, l'offrirò in voto al Signore mio Dio, e lo servirà
per tutti i giorni della sua vita".
[4.2] Ed ecco che vennero due angeli per dirle: "Tuo marito Gioacchino
sta tornando con i suoi armenti". Un angelo del Signore era infatti
disceso da lui per dirgli: "Gioacchino, Gioacchino! Il Signore ha
esaudito la tua insistente preghiera. Scendi di qui. Ecco, infatti, che
Anna, tua moglie, concepirà nel suo ventre".
[4.3] Gioacchino scese, e mandò a chiamare i suoi pastori, dicendo:
"Portatemi qui dieci agnelli senza macchia e senza difetto: saranno per
il Signore, mio Dio. Portatemi anche dodici vitelli teneri: saranno per
i sacerdoti e per il consiglio degli anziani; e anche cento capretti per
tutto il popolo".
[4.4] Ed ecco che Gioacchino giunse con i suoi armenti. Anna se ne stava
sulla porta, e vedendo venire Gioacchino, gli corse incontro e gli si
appese al collo, esclamando: "Ora so che il Signore Iddio mi ha
benedetta molto. Ecco, infatti, la vedova non più vedova, e la sterile
concepirà nel ventre". Il primo giorno Gioacchino si riposò in casa sua.
[5.1] Il giorno seguente presentò le sue offerte, dicendo tra s‚: "Se il
Signore Iddio mi è propizio, me lo indicherà la lamina del sacerdote".
Nel presentare le sue offerte, Gioacchino guardò la lamina del
sacerdote. Quando questi salì sull'altare del Signore, Gioacchino non
scorse in s‚ peccato alcuno, ed esclamò: "Ora so che il Signore mi è
propizio e mi ha rimesso tutti i peccati". Scese dunque dal tempio del
Signore giustificato, e tornò a casa sua.
[5.2] Si compirono intanto i mesi di lei. Nel nono mese Anna partorì e
domandò alla levatrice: "Che cosa ho partorito?". Questa rispose: "Una
bambina". "In questo giorno", disse Anna, "è stata magnificata l'anima
mia", e pose la bambina a giacere. Quando furono compiuti i giorni, Anna
si purificò, diede poi la poppa alla bambina e le impose il nome Maria.
[6.1] La bambina si fortificava di giorno in giorno e, quando raggiunse
l'età di sei mesi, sua madre la pose per terra per provare se stava
diritta. Ed essa, fatti sette passi, tornò in grembo a lei che la
riprese, dicendo: "(Com'è vero che) vive il Signore mio Dio, non
camminerai su questa terra fino a quando non ti condurrò nel tempio del
Signore". Così, nella camera sua fece un santuario e attraverso le sue
mani non lasciava passare nulla di profano e di impuro. A trastullarla
chiamò le figlie senza macchia degli Ebrei.
[6.2] Quando la bambina compì l'anno, Gioacchino fece un gran convito:
invitò i sacerdoti, gli scribi, il consiglio degli anziani e tutto il
popolo di Israele. Gioacchino presentò allora la bambina ai sacerdoti, i
quali la benedissero, dicendo: "O Dio dei nostri padri, benedici questa
bambina e dà a lei un nome rinomato in eterno in tutte le generazioni".
E tutto il popolo esclamò: "Così sia, così sia! Amen". La presentò anche
ai sommi sacerdoti, i quali la benedissero, dicendo: "O Dio delle
sublimità, guarda questa bambina e benedicila con l'ultima benedizione,
quella che non ha altre dopo di sé".
[6.3] Poi la madre la portò via nel santuario della sua camera, e le
diede la poppa. Anna innalzò quindi un cantico al Signore Iddio,
dicendo: "Canterò un cantico al Signore, Dio mio, poiché mi ha visitato
e ha tolto da me quello che per i miei nemici era un obbrobrio: il
Signore, infatti, mi ha dato un frutto di giustizia, unico e molteplice
dinanzi a lui. Chi mai annunzierà ai figli di Ruben che Anna allatta?
Ascoltate, ascoltate, voi, dodici tribù di Israele: Anna allatta!". La
pose a giacere nel santuario della sua camera e uscì per servire loro a
tavola. Terminato il banchetto, se ne partirono pieni di allegria,
glorificando il Dio di Israele.
[7.1] Per la bambina passavano intanto i mesi. Giunta che fu l'età di
due anni, Gioacchino disse a Anna: "Per mantenere la promessa fatta,
conduciamola al tempio del Signore, affinché il Padrone non mandi contro
di noi e la nostra offerta riesca sgradita". Anna rispose: "Aspettiamo
il terzo anno, affinché la bambina non cerchi poi il padre e la madre".
Gioacchino rispose: "Aspettiamo".
[7.2] Quando la bambina compì i tre anni, Gioacchino disse: "Chiamate le
figlie senza macchia degli Ebrei: ognuna prenda una fiaccola accesa e la
tenga accesa affinché la bambina non si volti indietro e il suo cuore
non sia attratto fuori del tempio del Signore". Quelle fecero così fino
a che furono salite nel tempio del Signore. Il sacerdote l'accolse e,
baciatala, la benedisse esclamando: "Il Signore ha magnificato il tuo
nome in tutte le generazioni. Nell'ultimo giorno, il Signore manifesterà
in te ai figli di Israele la sua redenzione".
[7.3] La fece poi sedere sul terzo gradino dell'altare, e il Signore
Iddio la rivestì di grazia; ed ella danzò con i suoi piedi e tutta la
casa di Israele prese a volerle bene.
[8.1] I suoi genitori scesero ammirati e lodarono il Padrone Iddio
perché la bambina non s'era voltata indietro. Maria era allevata nel
tempio del Signore come una colomba, e riceveva il vitto per mano di un
angelo.
[8.2] Quando compì dodici anni, si tenne un consiglio di sacerdoti;
dicevano: "Ecco che Maria è giunta all'età di dodici anni nel tempio del
Signore. Adesso che faremo di lei affinché non contamini il tempio del
Signore?". Dissero dunque al sommo sacerdote: "Tu stai presso l'altare
del Signore: entra e prega a suo riguardo. Faremo quello che il Signore
ti manifesterà"
[8.3] Indossato il manto dai dodici sonagli, il sommo sacerdote entrò
nel santo dei santi e pregò a riguardo di Maria. Ed ecco che gli apparve
un angelo del Signore, dicendogli: "Zaccaria, Zaccaria! Esci e raduna
tutti i vedovi del popolo. Ognuno porti un bastone: sarà la moglie di
colui che il Signore designerà per mezzo di un segno". Uscirono i
banditori per tutta la regione della Giudea, echeggiò la tromba del
Signore e tutti corsero.
[9.1] Gettata l'ascia, Giuseppe uscì per raggiungerli. Riunitisi,
andarono dal sommo sacerdote, portando i bastoni. Presi i bastoni di
tutti, entrò nel tempio a pregare. Finita la preghiera, prese i bastoni,
uscì e li restituì loro; ma in essi non v'era alcun segno. Giuseppe
prese l'ultimo bastone: ed ecco che una colomba uscì dal suo bastone e
volò sul capo di Giuseppe. Il sacerdote disse allora a Giuseppe: "Tu sei
stato eletto a ricevere in custodia la vergine del Signore".
[9.2] Ma Giuseppe si oppose, dicendo: "Ho figli e sono vecchio, mentre
lei è una ragazza. Non vorrei diventare oggetto di scherno per i figli
di Israele". Il sacerdote però rispose a Giuseppe: "Temi il Signore tuo
Dio, e ricorda che cosa ha fatto Dio a Datan, a Abiron e a Core, come si
sia spaccata la terra e siano stati inghiottiti a causa della loro
opposizione. Ora, temi, Giuseppe, che non debba accadere altrettanto in
casa tua".
[9.3] Giuseppe, intimorito, la ricevette in custodia. Giuseppe disse a
Maria: "Ti ho ricevuta dal tempio del Signore e ora ti lascio in casa
mia. Me ne vado a eseguire le mie costruzioni e dopo tornerò da te: il
Signore ti custodirà".
[10.1] Ci fu un consiglio dei sacerdoti, e dissero: "Facciamo una tenda
per il tempio del Signore". Il sacerdote disse: "Chiamatemi delle
vergini senza macchia della tribù di David". I ministri andarono,
cercarono, e trovarono sette vergini. Il sacerdote si ricordò della
fanciulla Maria, dato che era della tribù di David e senza macchia
davanti a Dio. I ministri andarono e la condussero.
[10.2] Le introdussero poi nel tempio del Signore, e il sacerdote disse:
"Su, tirate a sorte chi filerà l'oro, l'amianto, il bisso, la seta, il
giacinto, lo scarlatto e la porpora genuina". A Maria toccò la porpora
genuina e lo scarlatto: li prese e se ne ritornò a casa sua. In quel
tempo Zaccaria diventò muto: fino a quando Zaccaria riparlò, il suo
posto fu preso da Samuele. Maria, preso lo scarlatto, lo filava.
[11.1] Presa la brocca, uscì a attingere acqua. Ed ecco una voce che
diceva: "Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra
le donne". Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse
la voce. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la
porpora, si sedette sul suo scanno e filava.
[11.2] Ed ecco un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei, dicendo:
"Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti al Padrone di
tutte le cose, e concepirai per la sua parola". Ma essa, all'udire ciò
rimase perplessa, pensando: "Dovrò io concepire per opera del Signore
Iddio vivente, e partorire poi come ogni donna partorisce?".
[11.3] L'angelo del Signore, disse: "Non così, Maria! Ti coprirà,
infatti, con la sua ombra, la potenza del Signore. Perciò l'essere santo
che nascerà da te sarà chiamato Figlio dell'Altissimo. Gli imporrai il
nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati". Maria
rispose: "Ecco l'ancella del Signore davanti a lui. Mi avvenga secondo
la tua parola".
[12.1] Lavorò la porpora e lo scarlatto, e li portò al sacerdote. E il
sacerdote la benedisse, dicendo: "Il Signore Iddio ha magnificato il tuo
nome, Maria, e sarai benedetta in tutte le generazioni della terra".
[12.2] Maria si rallegrò e andò da Elisabetta sua parente: picchiò
all'uscio. Udito che ebbe, Elisabetta gettò via lo scarlatto, corse alla
porta e aprì: veduta Maria, la benedisse, dicendo: "Donde a me questo
dono, che venga da me la madre del mio Signore? Ecco, infatti, che colui
che è in me ha saltellato e ti ha benedetta".
[12.3] Ora Maria aveva dimenticato i misteri dei quali le aveva parlato
l'arcangelo Gabriele, e guardò fisso in cielo esclamando: "Chi sono io,
Signore, che tutte le generazioni della terra mi benedicano?". Passò tre
mesi presso Elisabetta, e di giorno in giorno il suo ventre ingrossava;
Maria, allora, impauritasi, tornò a casa sua e si nascose dai figli di
Israele. Quando avvennero questi misteri, lei aveva sedici anni.
[13.1] Quando giunse per lei il sesto mese, ecco che Giuseppe tornò
dalle sue costruzioni e, entrato in casa, la trovò incinta. Allora si
picchiò il viso, si gettò a terra sul sacco e pianse amaramente,
dicendo: "Con quale faccia guarderò il Signore, Dio mio? Che preghiera
innalzerò io per questa ragazza? L'ho infatti ricevuta vergine dal
tempio del Signore, e non l'ho custodita. Chi è che mi ha insidiato? Chi
ha commesso questa disonestà in casa mia, contaminando la vergine? Si è
forse ripetuta per me la storia di Adamo? Quando, infatti, Adamo era
nell'ora della dossologia, venne il serpente, trovò Eva da sola e la
sedusse: così è accaduto anche a me".
[13.2] Giuseppe si alzò dal sacco, chiamò Maria e le disse: "Prediletta
da Dio, perché hai fatto questo e ti sei dimenticata del Signore, tuo
Dio? Perché hai avvilito l'anima tua, tu che sei stata allevata nel
santo dei santi e ricevevi il cibo dalla mano d'un angelo?".
[13.3] Essa pianse amaramente, dicendo: "Io sono pura e non conosco
uomo". Giuseppe le domandò: "Donde viene dunque ciò che è nel tuo
ventre?". Essa rispose: "(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio,
questo che è in me non so d'onde sia".
[14.1] Giuseppe ebbe molta paura. Si appartò da lei riflettendo che cosa
dovesse farne di lei. Giuseppe pensava: "Se nasconderò il suo errore, mi
troverò a combattere con la legge del Signore; la denunzierei ai figli
di Israele, ma temo che quello che è in lei provenga da un angelo, e in
questo caso mi troverei a avere consegnato a giudizio di morte un sangue
innocente. Dunque, che farò di lei? La rimanderò via di nascosto". E
così lo sorprese la notte.
[14.2] Ed ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore, dicendo:
"Non temere per questa fanciulla. Quello, infatti, che è in lei proviene
dallo Spirito santo. Partorirà un figlio al quale imporrai il nome Gesù,
poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati". Giuseppe si levò dal
sonno, glorificò il Dio di Israele che gli aveva concesso questo
privilegio, e la custodì.
[15.1] Venne da lui lo scriba Annas e gli disse: "Perché non ti sei
fatto vedere nel nostro consiglio?". Giuseppe rispose: "Perché ero
stanco del viaggio, e il primo giorno mi sono riposato". E voltatosi,
quello vide Maria incinta.
[15.2] Se ne andò allora di corsa dal sacerdote e gli disse: "Giuseppe,
di cui tu sei garante, ha violato gravemente la legge". Gli rispose il
sacerdote: "Come sarebbe a dire?". "La vergine che ha preso dal tempio,
Ä rispose l'altro Ä l'ha contaminata. Ha carpito con frode le sue nozze,
e non l'ha fatto sapere ai figli di Israele". Rispose il sacerdote:
"Giuseppe ha fatto questo?". Disse lo scriba Annas: "Manda pure dei
ministri, e troverai che la vergine è incinta" I ministri andarono,
trovarono come egli aveva detto, e la condussero via al tribunale con
Giuseppe.
[15.3] Il sacerdote disse: "Perché hai fatto questo, Maria? Perché hai
avvilito la tua anima e ti sei dimenticata del Signore tuo Dio, tu che
sei stata allevata nel santo dei santi e ricevevi il cibo dalla mano di
un angelo, che hai udito gli inni sacri e hai danzato davanti a Lui?
Perché hai fatto questo?". Ma essa pianse amaramente, dicendo: "(Come è
vero che) vive il Signore, mio Dio, io sono pura dinanzi a lui e non
conosco uomo".
[15.4] A Giuseppe disse il sacerdote: "Perché hai fatto questo?".
Giuseppe rispose: "(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, io sono
puro a suo riguardo". Disse il sacerdote: "Non dire falsità, dì la
verità: hai carpito fraudolentemente le sue nozze e non l'hai fatto
sapere ai figli di Israele; non hai chinato il capo sotto la mano
potente affinché la tua discendenza fosse benedetta".
[16.1] Il sacerdote disse: "Restituisci la vergine che hai ricevuto dal
tempio del Signore". Giuseppe versò allora calde lacrime. Il sacerdote
proseguì: "Vi darò da bere l'acqua della prova del Signore che
manifesterà ai vostri occhi i vostri peccati".
[16.2] E presala, il sacerdote la fece bere a Giuseppe e lo mandò verso
la collina: e tornò poi sano e salvo. La fece bere anche a Maria e la
mandò verso la collina: e tornò sana e salva. E tutto il popolo si stupì
che non fosse apparso in loro alcun peccato.
[16.3] Disse allora il sacerdote: "Il Signore non ha manifestato i
vostri peccati. Neppure io vi giudico". E li rimandò. Giuseppe riprese
Maria e tornò pieno di gioia a casa sua glorificando il Dio di Israele.
[17.1] Venne un ordine dall'imperatore Augusto affinché si facesse il
censimento di tutti gli abitanti di Betlemme della Giudea. Giuseppe
pensò: "Io farò recensire tutti i miei figli; ma che farò con questa
fanciulla? Come farla recensire? Come mia moglie? Mi vergogno. Come mia
figlia? Ma, in Israele tutti sanno che non è mia figlia. Questo è il
giorno del Signore, e il Signore farà secondo il suo beneplacito".
[17.2] Sellò l'asino e vi fece sedere Maria: il figlio di lui tirava la
bestia e Giuseppe li accompagnava. Giunti a tre miglia, Giuseppe si
voltò e la vide triste; disse tra s‚: "Probabilmente quello che è in lei
la travaglia". Voltatosi nuovamente, vide che rideva. Allora le domandò:
"Che cosa hai, Maria, che vedo il tuo viso ora sorridente e ora
rattristato?". Maria rispose a Giuseppe: "É perché vedo, con i miei
occhi, due popoli: uno piange e fa cordoglio, l'altro è pieno di gioia e
esulta".
[17.3] Quando giunsero a metà strada, Maria gli disse: "Calami giù
dall'asino, perché quello che è in me ha fretta di venire fuori". La
calò giù dall'asino e le disse: "Dove posso condurti per mettere al
riparo il tuo pudore? Il luogo, infatti, è deserto".
[18.1] Trovò quivi una grotta: ve la condusse, lasciò presso di lei i
suoi figli e uscì a cercare una ostetrica ebrea nella regione di
Betlemme.
[18.2] Io, Giuseppe, camminavo e non camminavo. Guardai nell'aria e vidi
l'aria colpita da stupore; guardai verso la volta del cielo e la vidi
ferma, e immobili gli uccelli del cielo; guardai sulla terra e vidi un
vaso giacente e degli operai coricati con le mani nel vaso: ma quelli
che masticavano non masticavano, quelli che prendevano su il cibo non
l'alzavano dal vaso, quelli che lo stavano portando alla bocca non lo
portavano; i visi di tutti erano rivolti a guardare in alto.
[18.3] Ecco delle pecore spinte innanzi che invece stavano ferme: il
pastore alzò la mano per percuoterle, ma la sua mano restò per aria.
Guardai la corrente del fiume e vidi le bocche dei capretti poggiate
sull'acqua, ma non bevevano. Poi, in un istante, tutte le cose ripresero
il loro corso.
[19.1] Vidi una donna discendere dalla collina e mi disse: "Dove vai,
uomo?". Risposi: "Cerco una ostetrica ebrea". E lei: "Sei di Israele?".
"Sì" le risposi. E lei proseguì: "E chi è che partorisce nella grotta?".
"La mia promessa sposa" le risposi. Mi domandò: "Non è tua moglie?".
Risposi: "É Maria, allevata nel tempio del Signore. Io l'ebbi in sorte
per moglie, e non è mia moglie, bensì ha concepito per opera dello
Spirito santo". La ostetrica gli domandò: "É vero questo?". Giuseppe
rispose: "Vieni e vedi". E l'ostetrica andò con lui.
[19.2] Si fermarono al luogo della grotta ed ecco che una nube
splendente copriva la grotta. La ostetrica disse: "Oggi è stata
magnificata l'anima mia, perché i miei occhi hanno visto delle
meraviglie e perché è nata la salvezza per Israele". Subito dopo la nube
si ritrasse dalla grotta, e nella grotta apparve una gran luce che gli
occhi non potevano sopportare. Poco dopo quella luce andò dileguandosi
fino a che apparve il bambino: venne e prese la poppa di Maria, sua
madre. L'ostetrica esclamò: "Oggi è per me un gran giorno, perché ho
visto questo nuovo miracolo".
[19.3] Uscita dalla grotta l'ostetrica si incontrò con Salome, e le
disse: "Salome, Salome! Ho un miracolo inaudito da raccontarti: una
vergine ha partorito, ciò di cui non è capace la sua natura". Rispose
Salome: "(Come è vero che) vive il Signore, se non ci metto il dito e
non esamino la sua natura, non crederò mai che una vergine abbia
partorito".
[20.1] Entrò l'ostetrica e disse a Maria: "Mettiti bene. Attorno a te,
c'è, infatti, un non lieve contrasto". Salome mise il suo dito nella
natura di lei, e mandò un grido, dicendo: "Guai alla mia iniquità e alla
mia incredulità, perché ho tentato il Dio vivo ed ecco che ora la mia
mano si stacca da me, bruciata".
[20.2] E piegò le ginocchia davanti al Signore, dicendo: "Dio dei miei
padri, ricordati di me che sono stirpe di Abramo, di Isacco e di
Giacobbe. Non fare di me un esempio per i figli di Israele, ma rendimi
ai poveri. Tu, Padrone, sai, infatti, che nel tuo nome io compivo le mie
cure, e la mia ricompensa la ricevevo da te".
[20.3] Ed ecco apparirle un angelo del Signore, dicendole: "Salome,
Salome! Il Signore ti ha esaudito: accosta la tua mano al bambino e
prendilo su, e te ne verrà salute e gioia".
[20.4] Salome si avvicinò e lo prese su, dicendo: "L'adorerò perché a
Israele è nato un grande re". E subito Salome fu guarita e uscì dalla
grotta giustificata. Ed ecco una voce che diceva: "Salome, Salome! Non
propalare le cose meravigliose che hai visto, sino a quando il ragazzo
non sia entrato in Gerusalemme".
[21.1] Poi Giuseppe si preparò a partire per la Giudea. In Betlemme
della Giudea ci fu un grande trambusto, perché erano venuti dei magi che
dicevano: "Dov'è il nato re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella
nell'Oriente e siamo venuti ad adorarlo".
[21.2] Udendo questo, Erode fu turbato e inviò dei ministri ai magi;
mandò anche a chiamare i sommi sacerdoti e li interrogò, dicendo: "Come
sta scritto a proposito del Cristo, dove deve nascere?". Gli risposero:
"In Betlemme della Giudea, perché così sta scritto". E poi li rimandò.
Interrogò anche i magi, dicendo: "Quale segno avete visto a proposito
del re che è nato?". I magi gli risposero: "Abbiamo visto una stella
grandissima che splendeva tra queste stelle e le oscurava, tanto che le
stelle non apparivano più. É così che noi abbiamo conosciuto che era
nato un re a Israele, e siamo venuti per adorarlo". "Andate e cercate",
disse Erode "e se troverete fatemelo sapere affinché anch'io venga a
adorarlo". I magi poi se ne andarono.
[21.3] Ed ecco che la stella che avevano visto nell'oriente li precedeva
fino a che giunsero alla grotta, e si arrestò in cima alla grotta. I
magi, visto il bambino con Maria sua madre, trassero fuori dei doni
dalla loro bisaccia: oro, incenso e mirra.
[21.4] Essendo stati avvertiti da un angelo di non entrare nella Giudea,
se ne tornarono al loro paese per un'altra via.
[22.1] Accortosi di essere stato giocato dai magi, Erode si adirò e
mandò dei sicari, dicendo loro: "Ammazzate i bambini dai due anni in
giù".
[22.2] Maria, avendo sentito che si massacravano i bambini, prese il
bambino, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia di buoi.
[22.3] Anche Elisabetta, sentito che si cercava Giovanni, lo prese e
salì sulla montagna guardandosi attorno, ove nasconderlo; ma non c'era
alcun posto come nascondiglio. Elisabetta, allora, gemendo, disse a gran
voce: "Monte di Dio, accogli una madre con il suo figlio". Subito il
monte si spaccò e l'accolse. E apparve per loro una luce, perché un
angelo del Signore era con loro per custodirli.
[23.1] Erode, nel mentre, cercava Giovanni, e mandò dei ministri da
Zaccaria, dicendo: "Dove hai nascosto tuo figlio?". Rispose loro: "Io
sono un pubblico ufficiale di Dio e dimoro costantemente nel tempio del
Signore, non so dove sia mio figlio".
[23.2] I ministri se ne ritornarono per riferire tutto ciò a Erode.
Adiratosi, Erode disse loro: "É suo figlio colui che regnerà su
Israele!". Mandò, perciò, di nuovo da lui per dirgli: "Dì proprio la
verità: dov'è tuo figlio? Sai bene che il tuo sangue sta sotto la mia
mano".
[23.3] Zaccaria rispose: "Se tu spargerai il mio sangue, io sarò un
testimone di Dio. Il mio spirito sarà accolto dal Padrone, poiché tu
spargerai sangue innocente nel vestibolo del tempio del Signore". Allo
spuntare del giorno, Zaccaria fu ucciso. I figli di Israele non sapevano
che era stato ucciso.
[24.1] All'ora del saluto, i sacerdoti uscirono, ma Zaccaria non venne
loro incontro, come di solito, con la benedizione. I sacerdoti stettero
a aspettare Zaccaria per salutarlo nella preghiera e glorificare
l'Altissimo.
[24.2] Ma, dato che tardava, tutti si intimorirono. Uno di loro si fece
coraggio: entrò e vide presso l'altare del sangue coagulato e udì una
voce che diceva: "Zaccaria è stato ucciso! Il suo sangue non sarà
cancellato fino a quando non giungerà il suo vendicatore". All'udire
tali parole ebbe paura, e uscì per riferire ai sacerdoti.
[24.3] Questi si fecero coraggio, entrarono e videro quanto era
accaduto: gemette la travatura del tempio, ed essi si strapparono le
vesti dall'alto in basso. Non trovarono il suo corpo, trovarono invece
il suo sangue pietrificato. Pieni di timore, uscirono e annunziarono a
tutto il popolo che Zaccaria era stato ucciso. Lo vennero a sapere tutte
le tribù del popolo, che lo piansero e fecero cordoglio per tre giorni e
tre notti.
[24.4] Dopo i tre giorni, i sacerdoti deliberarono chi mettere al suo
posto, e la sorte cadde su Simeone. Questo, infatti, era colui che era
stato avvisato dallo Spirito santo che non avrebbe visto la morte fino a
quando non avesse visto il Cristo nella carne.
[25.1] Alla morte di Erode, essendo sorto a Gerusalemme un trambusto, io
Giacomo, che ho scritto questa storia, mi ritirai nel deserto, fino a
quando cessò il trambusto a Gerusalemme, glorificando il Padrone Dio che
mi ha concesso il dono e la saggezza per scrivere questa storia.
[25.2] La grazia sarà in coloro che temono il Signore nostro Gesù
Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.