Il Peccato Originale

Filippo Goti

 

" Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: "E' vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?". Rispose la donna al serpente: "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete". Ma il serpente disse alla donna: "Non morirete affatto! Anzi ... diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male". Allora la donna ... prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito..."(Genesi 3,1-6)...Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden...Scacciò l'uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all'albero della vita. (Genesi 3,23-24)

1. Introduzione

Questi sono alcuni passi del Libro della Genesi, a perenne memoria della causa della caduta dell'uomo, e della sua, conseguente, perdita dello stato divino. Tale rapporto di causa ed effetto, è mirabilmente consegnato alla memoria di noi tutti attraverso gli affreschi della volta della Cappella Sistina, ad opera di Michelangelo, il quale rappresenta congiuntamente il Peccato originale e la cacciata di Adamo ed Eva dall'Eden, simbolo di divinità preternaturale. Mentre nel racconto della Genesi, questi episodi sono divisi, Michelangelo ci offre immediato simbolo visivo del perchè dell'attuale umana condizione. Due momenti, in cui l'albero del bene e del male è impassibile testimone, e il serpente agente dinamico. Un'Eva che raccoglie l'invito del serpente, la più astuta delle creature, a cibarsi e a far cibare il suo compagno, con il frutto dell'albero proibito, e i nostri progenitori, in fuga dall'Eden ricurvi e timorosi della minaccia rappresentata dalla spada dell'Arcangelo.

La riflessione che porta al dogma del peccato originale, nasce dalla constatazione del male che ha dimora nel mondo, e che nella sua massima e conclusiva manifestazione assume le sembianze della morte. "Si deus est, unde malum?" (se c'è un Dio, da dove viene il male?), con queste parole Sant'Agostino si interrogava in merito al male.

2. Dottrina Cattolica del Peccato Originale.

La Dottrina della Chiesa Cattolica afferma che nell'uomo vi è la presenza di un peccato originale innato, e che esso è indipendente dalla volontà dell'uomo. Ciò significa che il peccato originale è una qualità di ogni uomo, e rappresenta una frattura, in se insanabile, fra lo stesso uomo e la comunione con Dio. Solo attraverso il battessimo, in virtù di un intervento divino, il Cristo, tale divisione viene sanata, ma non per moto esclusivo dell'uomo.

Il documento teologico della Chiesa Cattolica che riveste maggiore importanza attorno alla separazione fra uomo e Dio, è il "Decreto sul peccato originale", emanato dal Concilio di Trento (1546). Tale atto stabilisce che Adamo ed Eva, a causa della disubbidienza verso la volontà divina, hanno perduto la loro condizione originaria di divinità, e sono stati per questo espulsi dall'Eden, e condannati ad una vita che avrà come conclusione la morte. Il peccato originale è innato, e lo è in tutti gli uomini, anche se nati da genitori cristiani, solamente attraverso il battesimo, la frattura viene sanata e il peccato orginale rimesso. Ovviamente il Concilio di Trento si premunisce di classificare come mistero della fede, o eccezione, l'immacolatezza a tale marchio da parte della Vergine Maria.

Perchè esiste il male ? Può Dio essere la causa stessa del male ? la dottrina della Chiesa Cattolica risponde negativametne a questa domanda, attribuendo all'uomo adamo, il primo uomo, e alla sua disubbidienza verso Dio, la cagione del male. Male che risulta essere quindi, nelle sue varie manifestazioni, frutto del peccato originale, che come un seme è stato dall'uomo piantato nel grembo del mondo. Ancora il peccato originale è stato la causa dell'allontanamento dell'uomo dalla famiglia divina, e come effetto ha comportato la perdita dei doni preternaturali.

Sant'agostino ha sostenuto che l'uomo nasce irrimediabilmente corrotto, e che solamente grazie al sacrifico di Gesù l'uomo si redime attraverso l'immersione nell'acqua battesimale, con tale asserzione sant'agostino ha introddo la questione della presestinazione, cioè il disegno divino, imprescutabile, che permette ad alcuni uomini di rientrare nella figliolanza divina, e ne esclude altri.

3. Il Peccato Originale e il Calvinismo

Se la visione del teologo Sant'Agostino può sembrare marchiata da un profondo pessimismo di natura ontologica, Calvino riesce nell'improba impresa di condannare ancora a più densa disperazione l'uomo. L'uomo, a causa del peccato originale, è inconfutabilmente uno strumento del male, ed è incapace di fare il bene, solamente per mezzo del dono della Grazia divina, tale innato stato di cose può essere cambiato. Quindi ne consegue l'assoluta necessità dell'uomo di abbandonarsi completamente alla fede in un Dio sovrano di tutta l'agire della vita umana.La base monolitica della fede del cristiano è assicurata dalla predestinazione, in virtù della quale si raggiunge la certezza della salvezza poichè la Grazia, è assicurata dall'elezione, si è scelti già prima di nascere, la quale non può essere inficiata da nessun elemento. Segni della grazia sono una vita, dell'eletto, giusta e fortunata, e la volontà di partecipazione alla cena, unico sacramento che Calvino indica oltre al battesimo. La chiesa struttura, sotto la guida di un corpo di ministri è vista come una necessità finalizzata alla preservazione dell'insegnamento della scrittura.

4. Il Peccato Originale nello Gnosticismo

E' utile premessa dichiarare che il mito del peccato originale, nella visione gnostica non assume l'importanza riconosciuta all'interno della speculazione cattolica. Una rilevanza tale, quella cattolica, da giustificare con esso la venuta di Gesù Cristo, il Salvatore. Anzi è utile osservare come la dottrina del peccato originale, così come sopra espressa, di fatto riconduce il cristianesimo cattolico nell'alveo del giudaismo. Esssendo, tale dottrina, il vero fulcro che necessariamente giustifica il cristianesimo come continuazione e superamento del giudaismo, e il giudaismo come radice del cristianesimo: Il Cristo è giunto fra noi per ricondurci nella figliolanza divina.

Le scuole di pensiero gnostico, non avendo nessun pedaggio culturale, politico, e religioso da pagare verso il giudaismo, hanno più arditamente spostato l'attenzione sulla caduta adamitica nel suo complesso, e non centralizzando, in tale drammatico affresco, il peccato in quanto tale: riconducendolo, ad una sfera di concausa, o di effetto traslato di altro dramma precosmico.

Alla domanda del perchè del peccato in questo mondo. Gli gnostici, radicalizzando il problema, sostengono che tutto il mondo è malvagio, ed essendo il creato frutto di un potere creativo, anche esso deve essere comunque corrotto, e lo può essere solamente perchè l'agente che plasma il cosmo è ignorante. Ecco quindi il mito del Demiurgo, di un dio minore, cieco, malato e folle, che da vita alle cose tutte, e all'uomo stesso. Un Demiurgo che assume il nome di Jaldabaoth, dai lineamenti stravolti, frutto del mal riposto amore verso il Padre da parte dell'eone Sophia ( riconducendo così il problema all'interno del Pleroma ).

Adamo, come la creazione, è il figlio del ricordo di Jaldabaoth, di un mondo superiore in cui dimorava, quando ancora era "in parte Sophia". E' infatti bene sottolineare il carattere pneumatico degli attori superiori di questo dramma, e come Jaldabaoth, rappresenti una promanazione pneumatica di Sophia, come la stessa lo è del Padre del Silenzio e dell'Abisso. Promanazioni, che nel susseguirsi, che nel manifestarsi le une dalle altre, invariabilmente si corrompono, perdendo l'attinenza con l'Origine non manifesta.

Ma come ricondurre tale visione al mito dell'Eden ? L'Eden è la riproposizione parziale, del Pleroma, dove l'uomo è il corrispettivo dell'eone superiore, come il Demiurgo lo è del Padre del Silenzio e dell'Abisso. Il tutto assume quindi le sembianze di una recita teatrale, dove i personaggi sono parodie ed epigoni, di esseri dotati di una integratà pneumatica superiore. Fino a giungere alla liberazione da parte del serpente, che infrange il sogno crepuscolare, in cui l'uomo è illuso dagli Arconti ( le potenze dominatrici di questo piano della manifestazione ). Un completo rovesciamento dei ruoli, attraverso l'individuazione nel Dio dell'Antico Testamento, di Satana stesso, e nel serpente il principio di riflessione. Menzione merita anche il ruolo giocato dalla figura del Cristo nella visione gnostica. Che rappresenta un'entità perfettamente pneumatica non confondibile con Gesù di cui è l'essere intimo ( o meglio la cristificazione di Gesù ). Risulta quindi estraneo al marchio dal peccato originale, ponendolo automaticamente nella figliolanza divina, e non frutto del corrotto e malato mondo umano, e soggetto al potere della natura, dell'ignornaza, della materia: del Signore di questo mondo. Possiamo vedere in tale rappresentazione del Cristo l'incarnazione, nel mondo degli uomini, dell'Idea Pura platonica, che è il modello, il ponte teso fra questo mondo, Eden compreso, dove l'uomo è prigioniero, e il mondo divino.

5. Conclusioni

Abbiamo visto come nella teologia della Chiesa Cattolica il peccato originale, esprime l’innato stato di tutti gli esseri umani dalla Caduta in poi, ed è quindi qualità intrinseca dell'essere uomo. Tale rottura fra il Dio Creatore e gli uomini, è stata, potenzialmente sanata, attraverso il sacrificio di Gesù Cristo, in virtù della sua morte in Croce. Gesù nato da donna, è, nel simbolismo cattolico, rinnovato viatico che conduce i figli degli uomini al Padre Celeste.

Non mi dilungherò nella discussione su come il dogma del peccato originale, così forumulato dalla Chiesa Cattolica, di fatto crea l'esclusività dell'essere cristiano "battezzato" ( iniziazione fisica ) per l'ammessione alla reintegrazione nel Paradiso. E neppure sul valore "magico" di fatto riconosciuto all'acqua battesimale; che in virtù delle consacrazione subisce la transunstazione, come l'ostia e il vino, capace di mutare qualitativamente, il battezzato a posteriori. Ma non è questa la sede per tali interessanti approfondimenti, mentre vorrei concentrarmi sul racconto biblico.

Da esso emerge chiaramente che il peccato originale fu una disubbidienza di Adamo e di Eva, ad un precetto divino, ma che l'istigatore era già presente nell'Eden: questo è il serpente, la più astuta delle creature, e quindi anche dell'uomo stesso, che già dimorava in quel creato di perfezione. Quindi alla domanda di Sant'Agostino "Si deus est, unde malum?", non possiamo rispondere come Milton che il bene e il male sono stati portati dall'uomo nella creazione. In quanto essi, in seme, erano già espressi all'interno dell'Eden, l'Eden stesso è una creazione di una potenza superiore, alla stessa stregua di Adamo, Eva, e il serpente.

Quindi la cagione prima del Peccato Originale, è la causa prima di ogni cosa: Dio stesso. Poco importa l'atto finale dell'uomo, poco importa l'istigazione del serpente ( che è agente funzionale ad una rappresentazione già scritta in precedenza ), poco importa anche la presenza o meno di un Demiurgo. Il dramma stesso ha collocazione precedente all'Eden, in quanto è necessario discirminare fra causa ed effetto. Come il peccato originale è causa di caduta, esso è effetto della disubbidienza dell'uomo ad un preciso volere, che a sua volta è effetto di due concause l'istigazione del serpente, e la curiosità di Adamo ed Eva ( o forse sarebbe meglio dire la loro insoddisfazione ? ). Se tutto ciò è vero allora la causa prima va ricercata altrove, e senza mascherarci dietro il libero arbitrio dell'uomo, che in quanto tale è stato dimostrato solamente nell'atto di mangiare il frutto proibito, e che anzi così sostenendo è si caratterizzo come la scelta di disubbidire alle regole divine.

Per assurdo possiamo sostenere che per un uomo che si interroga sul divino, il peccato è la causa necessaria del massimo bene: la Conoscenza. In quanto è attraverso il peccare, e la riflessione che ad esso necessariamente deve seguire, che possiamo riconoscere Dio. Il peccato rompe una struttura statica, cristallizzata, determinando un caos che prevalentemente porta i molti a perdersi in una spirale discendente, ma anche alcuni, in grado di riflettere, di comprendere, di analizzare, a risalire verso una condizione spiritualmente più elevata della precedente. Se il peccare è il contravvenire alle regole cosmiche o divine, ogni gnostico è un Grande Peccatore. Pecchiamo quindi contro natura, disubbidento agli agiti psicologici e biologici che ci determinano. Un peccare il nostro che quindi deve essere non sul non fare, o sul fare, ma su come e il perchè fare o non fare.

Ne discende quindi che ll vero peccare è la volontà umana di testimoniare l'uomo stesso, in coformità alle regole/agiti della manifestazione che a sua volta è effetto di un ordine superiore, già in se corrotto, da cui immancabilmente ci allontaniamo per ogni atto, che non sia preceduto da consapevolezza intima. L'uomo percepisce la capacità creativa del divino, e la traduce nel fare. Ma il corrispondere del fare umano, al pensare umano, e all'essere manifesto divino è inficiato dall'immagine erronea che l'uomo stesso ha in realzione a tutti gli altri termini dell'insieme in oggetto, a cuasa della mancanza di una qualità omnicomprensiva della cognizione umana. Da cui discende l'errare, il peccare, la difformità volontaria o meno al fulcro Fondante della manifestazione: cacciando Adamo ed Eva dal paradiso terrestre Dio disse ad Eva "E tu genererai tra i tormenti". E solo superati i tormenti, l'uomo potrà così tendere al divino perduto, ma per ottenere ciò è necessario peccare contro l'Ideale Fondante dell'attuale manifestazione, frutto commisto di un incerto ordine divino e dell'umano agire, discendendo fino nel cuore nero di quel luogo chiamato Inferno, comprendendo così quanto caduco e illusorio è questo nostro mondo, oppure perdendosi per sempre.

"7)...la materia sarà distrutta, oppure no? Il Salvatore disse: “ Tutte le nature, tutte le formazioni, tutte le creazioni sussistono l’una nell’altra e l’una con l’altra, e saranno nuovamente dissolte nelle proprie radici. Poiché la natura della materia si dissolve soltanto nelle (radici) della sua natura. Chi ha orecchie da intendere, intenda ”. ( vangelo di Maria )

Bibliografia

Il Peccato Originale ( Antropologia Cristiana )

Decreto sul peccato originale (Concilio di Trento 1546)

Genesi

Iside Svelata ( edizioni Astrolabio )

La Gnosi e il Mondo ( edizioni Tea )

Gli Gnostici (edizioni Paoline )

Lo Gnosticismo ( edizioni Sei )

Il Vangelo di Maria

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