Padre Nostro e Centri Sottili

Giovanni Battista


 

Tradizione e rinnovamento sono, in apparenza, termini antitetici. La tradizione, intesa come memoria di fatti o cose antiche tramandata oralmente, non può essere rinnovata. È immutata e immutabile nei secoli, perché sacra. Ma il latino traditio e il francese tradition indicano anche l’azione del trasmettere, dunque il metodo. E il metodo sì che può essere cambiato, anzi: deve, talvolta, essere cambiato. Un esempio banale: rendere in italiano moderno le traduzioni dal Vecchio Testamento, in particolare dei Salmi di David. Come si fa oggi a recitare un verso tipo: tu mi guarderai da distretta? In casi come questi non è logico né opportuno ostinarsi a seguire quella che viene considerata la tradizione, e che invece è semplicemente una interpretazione della parola sacra, che non ha niente di sacro in se stessa, ma risente del periodo storico-letterario e della cultura personale del traduttore, e pertanto è doveroso provvedere a cambiarla se non è al passo con i tempi.

Metodo vuol dire anche scelta di quanto la memoria ci tramanda. Una scelta divenuta a sua volta tradizione, ma si tratta pur sempre di una tradizione limitata nel tempo, quindi suscettibile di modifiche, da non intendere come stravolgimenti, ma solo come piccoli correttivi, al solo scopo di apportare miglioramenti. Personalmente rilevo nel rituale quotidiano la quasi totale assenza di Cristo. C’è solo la schin che ci ricorda Cristo, inserita nel mezzo del tetragrammaton, che altrimenti potrebbe essere letto come Jahvé, Geova. Il Dio della razza, della separazione. Da più di duemila anni abbiamo il dio dell’amore, dell’unione, della comprensione universale. E il Filosofo Incognito, al cui insegnamento il nostro Ordine si rifà, è considerato un mistico cristiano. Perché allora c’è spazio per la parola sacra di David, e non per quella altrettanto sacra e a noi più vicina, e forse più cara, del Cristo? Gesù non soltanto è un diretto discendente di re David, ma, come sostengono insigni scienziati dello spirito, è la reincarnazione di Salomone. Ed è inutile sottolineare quanto il nostro Ordine sia legato alla figura di Salomone. Rivolgo pertanto un appello al Gran Maestro, al Collegio dei Superiori Incogniti Iniziatori, a tutti i Fratelli e le Sorelle perché vengano inseriti nel rituale, accanto ai tre salmi di David, testi altrettanto sacri tratti dal Nuovo Testamento. Non credo ci sia niente di più sacro dei primi versi del Vangelo di Giovanni e del Padre Nostro. So che c’è piena libertà di introdurre nel rituale preghiere e versetti oltre ai tre salmi. Vorrei, però, che questa scelta non venisse lasciata all’iniziativa dei singoli, ma fosse codificato almeno l’inserimento del Padre Nostro all’interno del rituale, non importa in quale posizione, se all’inizio, durante o alla fine. In questo modo si metterebbe in pratica il tema di questo convegno: da una parte continuare la tradizione, dall’altra operare un rinnovamento, rimanendo comunque nella tradizione.

Il Padre Nostro, e qui mi riallaccio alla seconda parte del tema, non è solo una preghiera: è lo strumento operativo che il Cristo Gesù ha voluto trasmettere per accelerare lo sviluppo spirituale. Preghiera, dalla radice perk o prek, significa soprattutto cercare di ottenere. È pertanto una richiesta che, con una sintesi prodigiosa, si rivolge a tutti e sette i corpi che compongono ogni essere umano, vale a dire, partendo dall’alto, i tre Spiriti, Umano, Vitale e Divino, e i quattro Corpi, fisico, eterico, astrale e mentale. La terminologia può variare da una filosofia all’altra, ma si tratta sempre e comunque dei sette veicoli che l’uomo possiede per elevarsi fino a Dio. Lo scopo del Padre Nostro è proprio questo: innalzare l’uomo al livello della divinità e dargli la consapevolezza che può arrivare, che deve arrivare a essere come dio, a essere dio. Come dice Sai Baba ai suoi visitatori: la sola differenza che c’è fra me e voi è che io so di essere dio, voi ancora no.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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P

Il Padre Nostro è un’operazione a un tempo mistica, magica e meditativa. È uno strumento completo: apre la via del cuore, ma anche della mente, perché deve essere compreso in ogni sua parte mentre viene recitato. Si rivolge, uno ad uno, ai sette veicoli dell’uomo, dunque alla sua totalità. Il vocativo iniziale, Padre Nostro, è, come dire, il mittente della lettera-preghiera-invocazione. Che sei nei cieli è l’indirizzo. In coelis, non in coelo, per puntualizzare che per Padre s’intende l’Essere Supremo, che presiede tutti i cieli, la terra, i pianeti, gli altri sistemi solari, ed è pertanto, comunque lo si chiami, il Padre di tutti. La prima formula magica, Sia santificato il tuo nome, è per lo Spirito Umano, che è in correlazione con la terza persona della Trinità, lo Spirito Santo, e presiede al funzionamento del corpo astrale, la cui sede è il fegato. Il suo cómpito è di rendere sacra la parola, che si forma nel calice della laringe, il Santo Graal occulto all’interno del corpo umano, che non può essere sporco per poter emettere l’invocazione necessaria alla discesa sulla testa degli Adepti, gli Apostoli attuali, della fiamma viva della Pentecoste, la Gnosi, la Conoscenza Totale. Venga il tuo regno è l’invito allo Spirito Vitale, correlato alla seconda persona della Trinità, il Figlio, che vigila sul corpo eterico, il cui centro è la milza. Si realizzi finalmente il regno dell’Amore, che ponga fine ai disequilibri, fisici e psichici, e salvi la Terra e l’Umanità dalla catastrofe finale. Sia fatta la tua volontà è l’omaggio alla prima persona della Trinità, il Padre, che protegge il corpo fisico irradiando la sua energia dal centro della fronte, dove ha sede il sancta santorum (come in cielo), e dalla laringe (così in terra). È Kether, la corona che si accende dei colori dell’oro quando l’uomo riceve l’illuminazione, quando la kundalìni sale lungo i chakra della colonna vertebrale e accende la fiamma della Conoscenza Assoluta, quando Beatrice, cinta del triplice colore delle virtù teologali, rivive in noi, divenuti puri spiriti.

Questo è il Triangolo Superiore, che forma l’Io Superiore. Assolto l’obbligo di venerare il triplice Spirito, la preghiera rivela le sue richieste che puntano all’integrità fisica, mentale e spirituale del corpo umano. Dacci oggi il nostro pane quotidiano è l’appello per salvaguardare il corpo fisico. È la preghiera che l’Io del corpo fisico, situato nel plesso solare, rivolge direttamente al Padre. Se il fisico non sta bene, tutto il processo di avanzamento spirituale si blocca. Sappiamo bene quanto è difficile fare anche il rituale quotidiano se non siamo in salute o se abbiamo una forte preoccupazione materiale. E malesseri e problemi sono all’ordine del giorno e vanno affrontati. I discepoli hanno l’obbligo morale di affrontarli. E allora che il Padre ci conceda la salute per poterli affrontare con l’energia e la lucidità necessarie. Perdonaci per i nostri errori, come noi perdoniamo chi è in errore con noi, è suddiviso, non a caso, in due parti, contemporanee e conseguenti: la prima è per il corpo eterico, la seconda riguarda la sfera della volontà e del desiderio, quindi è per il corpo astrale. È l’Io del corpo vitale, situato nella milza, che si rivolge allo Spirito Vitale, il Cristo. Perdona i nostri errori, Cristo, tu che sei il Dio dell’Amore, e noi, con il nostro fluido eterico riequilibrato, perdoniamo chi è caduto in errore nei nostri confronti. Ce la facciamo, se tu ci aiuti. È una parte magnifica della preghiera perché non è solo una supplica, una richiesta, ma presuppone anche un impegno diretto, un’assunzione di responsabilità da parte dell’orante. Le ultime due invocazioni sono per rinforzare e purificare il corpo più giovane dell’uomo, il mentale, che è per questo più incline a sbagliare. Non ci indurre in tentazione è per il pensiero concreto o mentale inferiore, che è localizzato nell’epifisi o ghiandola pineale. Salvaci dalla tentazione di trasgredire l’ordine naturale delle cose per smania di potere, di gloria, di ricchezze, di onori. Preservaci dalla superbia, il peggiore dei peccati, che ha causato la caduta, prima degli dèi e poi dell’umanità. Liberaci dal male è per il pensiero astratto o mentale superiore, la cui sede è l’ipofisi o corpo pituitario. È la richiesta finale perché venga salvaguardata la mente, l’anello di congiunzione fra l’Io Superiore e l’Io Inferiore, che non riesce a stare ferma un attimo, che impedisce la meditazione, che ci induce in errori continui di valutazione, che ci attraversa il cervello con pensieri nefasti, negativi. La mente, la grande nemica, colei che può essere la sede, il veicolo del male. Non a caso Lucifero instilla dall’interno dell’orecchio di Eva il germe della superbia, della ribellione, la scintilla che conduce, nel bene e nel male, al libero arbitrio, alla possibilità di scelta. Ma se l’Io Superiore imbriglia la mente suggerendo pensieri positivi, d’amore, la mente diventa la nostra migliore alleata. Avere una mente equilibrata, integra, reattiva è il presupposto indispensabile per conquistare la Saggezza, la Gnosi, la Conoscenza Assoluta.

Per alcuni veggenti, le frasi Perdonaci per i nostri errori come noi perdoniamo chi è in errore con noi riguardano il solo corpo eterico, mentre Non ci indurre in tentazione è per il corpo astrale e Liberaci dal male è per la mente. Non sono differenze da poco: vanno a influire sulla visualizzazione delle singole invocazioni. Ma comunque si esegua questo rito giornaliero, quest’atto mistico, questo mantra occidentale, l’importante è non perdere di vista lo scopo finale della preghiera, che è strumento di meditazione, di concentrazione, di adorazione della divinità e dell’Io Superiore, e di accrescimento animico dell’Io Inferiore.

Ma vediamo nella pratica come si dovrebbe recitare il Padre Nostro. Per la prima invocazione, Sia santificato il tuo nome, può essere visualizzato il fegato, centro da cui si irradia il corpo del desiderio o astrale e da dove lo Spirito Umano vigila su quest’uovo di energia luminosa e colorata che circonda il corpo fisico. Per la seconda formula, Venga il tuo regno, può essere immaginata la milza, come un lago di energia rosa, sede del corpo eterico o vitale, oppure il cuore eterico, emblema del Figlio, che si trova accanto al cuore fisico. Sia fatta la tua volontà interessa il centro della fronte, dov’è situato il sancta santorum, sede dell’Ego (come in cielo), ma anche la ghiandola timo, a forma di piramide tronca, e la laringe, che ha l’aspetto di un calice (come in terra). Una volta purificata, la laringe diviene la coppa del Santo Graal, da cui scaturisce la parola creatrice dell’uomo divenuto Dio, o meglio: tornato Dio, ma, a differenza di Adamo, consapevole di esserlo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano riguarda il corpo fisico, che deve essere visualizzato pieno di luce bianca abbagliante che lo compenetra. Recitando Perdonaci per i nostri errori, se pensiamo al corpo eterico si deve immaginare il contorno del corpo fisico fasciato da una banda di luce bianca pulsante. Quando visualizziamo il corpo astrale, allora si vedrà come un mantello luminosissimo e dai colori pastello che avvolge tutto quanto il corpo fisico e sprizza energia viva che si propaga in vortici con movimento rotatorio da sinistra verso destra. Si possono individuare anche i centri interni di energia, che corrispondono ai chakra e turbinano in modo evidente soprattutto nella testa, al centro della gola, sulle capsule surrenali, negli organi sessuali, nelle ginocchia e negli arti, assumendo la figura luminosa dell’Albero della Vita. E arriviamo finalmente alle ultime due invocazioni o suppliche. Accettando la prima versione, cioè che riguardino entrambe il mentale, con Non ci indurre in tentazione visualizziamo la zona posteriore della testa dove è posizionata l’epifisi, che ha la forma di un trono. Al momento di Lìberaci dal male, che è la sintesi suprema di tutte le precedenti formule, noi visualizzeremo l’antico terzo occhio, all’interno del cranio, nella sella turgica, dove risiede l’ipofisi, che ha l’aspetto di una corona. Quando il Re, l’Io Superiore che dimora nella piramide tronca della ghiandola timo, si pone in testa la corona e si siede sul trono, l’ipofisi e l’epifisi entrano in contatto e scocca la scintilla dell’illuminazione: la testa viene circondata di luce intensa, l’aureola dei santi, con la corona dell’ipofisi che s’illumina emettendo fiamme vive, come il bruciatore di una stufa a gas, e il supplicante ottiene il massimo dei doni: la Conoscenza senza limiti di tempo e di spazio. Un traguardo che può essere momentaneo o duraturo o anche definitivo: dipende dall’intensità con cui l’officiante cerca e vuole l’avanzamento spirituale. E soprattutto dipende dalla consapevolezza, difficile da acquisire, che non ci rivolgiamo a Divinità esterne, ma a noi stessi, al nostro Io Inferiore perché fortifichi i suoi quattro Corpi per elevarsi al cielo, e all’Io Superiore perché faciliti, mediante i suoi tre Spiriti, questo arduo, difficile ma non impossibile cómpito.

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