Appunti sulla Storia del Misticismo Occidentale
Dalla Grecità al periodo rinascimentale
Erica Tiozzo
Alla luce di quanto esposto nell'articolo "Introduzione al Misticismo" comparso in uno dei precedenti numeri di Lex Aurea, proviamo a delineare una succinta storia del misticismo dai tempi dell'antica Grecia alla contemporaneità.
Vedremo, infatti, come determinate idee fluiscano e rifluiscano dall'antichità per lambire gran parte della progenie filosofica e mistica del Novecento, condizionandone le menti e le attività. E' fuori discussione che grandi mistici medievali abbiano attinto a larghe mani dai pensatori greci e che le loro idee siano state trasmesse fino al nostro presente.
Per praticità, qui tratteremo il periodo che va dalla Grecia classica alla fine dell'epoca rinascimentale; nella seconda parte, che ci riserveremo di pubblicare nel prossimo numero, partiremo dall'era controriformistica per giungere al Novecento inoltrato.
Prima di cominciare questa cronaca di storia della mistica, vale la pena chiarire come esistano, a detta di seri studiosi, due tipologie di misticismo: una sentimentale, che mette al primo posto gli affetti, e che non si libera della contrapposizione oggetto-soggetto; una di tipo speculativo, che mira a superare ogni alterità tra elementi diversi, per costruire l'unità. In questo articolo, la seconda è certamente guardata con un occhio di favore.
Inoltre, si ricorda che secondo trattati di teologia mistica ed ascetica, è necessario che l'anima segua tre diverse vie per giungere alla mistica unione con il Divino: purgativa (di purificazione), illuminativa (di contemplazione) e infine, unitiva (il cosiddetto matrimonio spirituale, le nozze dell'anima).
I FILOSOFI GRECI: PLATONE, PLOTINO, PROCLO E PORFIRIO. GLI STOICI ROMANI, I MISTERI E GLI GNOSTICI
Gli antichi Greci sono i primi, in Occidente, a lasciare voluminosi trattati sulle loro esperienze mistiche e a cercare di mettere nero su bianco l'ascesa dell'anima verso il Divino. Sono i primi argonauti dello spirito di cui abbiamo larghe testimonianze scritte e sono i primi, se si vuole, teologi del Vecchio Continente.
Si tratta, perlopiù, di filosofi; la loro religiosità non è popolare ma dotta, e certo rappresentativa solo di una parte della Grecia classica.
Nella speculazione metafisica della Grecia classica, il mondo si presenta sotto le spoglie dell'ingannevole molteplice che conserva ritmi circolari nella propria manifestazione spazio-temporale: il tempo e gli accadimenti, ad esempio, sono ciclici. Il mondo imperfetto è ipostasi di un mondo superiore e, almeno secondo Platone, è opera di un Demiurgo. Un ente primordiale denominato l'Uno Metafisico è la Causa Prima dell'universo e della vita.
Nella creazione peritura, l'ipostasi dello Spirito-Uno, detto l'Intelletto-Nous, è trascendente e immanente e i pensatori greci seguaci di Plotino (205-270) aspirano all'esperienza dell' Uno, l'ente indivisibile da cui tutto si creò e a cui tutte le creature faranno ritorno. Il mezzo di salvezza per l'uomo è rappresentato dal principio del Logos, il Verbo Divino. La via proposta per il raggiungimento di questa meta spirituale è la via del distacco dalle passioni; arte, dialettica, amore disinteressato possono essere, secondo alcuni di questi filosofi, ottimi metodi di contemplazione, mentre altri, al pari di monaci medievali, propongono una vita di restrizioni e rinunce da condurre in preghiera.
Tra questi ultimi figurano certamente gli stoici, filosofi di derivazione ellenica, nel periodo imperiale cospicuamente presenti a Roma, in possesso di una teologia al negativo del Divino, che, tuttavia, è diffuso nella creazione grazie al primordiale Fuoco Divino, l'elemento più importante nel Creato. Dio pervade il mondo tramite il Logos universale e umano, ma solo l'esperienza del distacco può condurre all'unione con l'Uno. Lo stoico è, come si dice, non a caso imperturbabile di fronte agli eventi; furono stoici imperatori come Marco Aurelio.
E' degno di nota come alcuni degli stoici si aspettassero la possibilità di una incarnazione umana del Logos Divino: per questo, molti aderirono con entusiasmo al nascente cristianesimo.
Anche i misteri praticati a Roma, venuti dall'Oriente, come il culto di Iside, di Mitra, di Cibele, nella tarda antichità molto popolari, cercavano l'annullamento delle categorie di oggetto e soggetto. La letteratura pervenutaci, purtroppo, su questi argomenti non è molta; sappiamo però che i misteri avevano come fulcro la vita, passione, morte e resurrezione di una divinità con la quale l'iniziato doveva identificarsi.
Gli gnostici, in varie e composite scuole, arrivarono anch'essi a Roma: alcuni, veri asceti, altri, maghi ma ugualmente convinti di un Logos interiore e universale. Gli gnostici infatti, per la maggior parte, adottarono il quadro emanazionistico plotiniano come sistema base per i loro complessi miti e liturgie e il Pleroma tanto vagheggiato non è che una sorta di Uno metafisico.
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I PRIMI TEOLOGI CRISTIANI
I primi padri e dottori della Chiesa risentirono profondamente del clima neoplatonico in cui vissero e la grandezza di Clemente Alessandrino (150-215), di Origene Adamantio (185-254) e altri risiede nell'avere conservato un impianto metafisico basato sull'Uno plotiniano.
Il sistema neoplatonico infatti, contemplando la possibilità dell'esperienza unitiva con l'Uno, supera l'imbarazzante concetto di Alterità con il Dio-Padre biblico e non fomenta scomodi dualismi metafisici, come invece avverrà in seguito nel corso della storia della teologia ortodossa.Nell'Uno, che è il Tutto (o il Nulla, se si preferisce) è infatti possibile fondersi, perdersi, identificarsi.
Origene, Clemente Alessandrino, Gregorio di Nissa (335-395), San Massimo il Confessore (580-662) e Giovanni Scoto più tardi (810-880) nei primi secoli del cristianesimo condivisero le categorie dell'Uno e del Logos, che applicarono al cristianesimo. Spesso provenienti da ambienti pagani, con una formazione culturale molto ampia, essi non esitarono ad accogliere elementi non cristiani nei loro sistemi di pensiero, in cui il cristianesimo è la somma e la sintesi ideale della sapienza divina.
Identificando il Logos con il Cristo, un Cristo sia storico che cosmico, essi propongono una via purgativa e di distacco per il raggiungimento dell'unione con il Divino. Origene introduce la celebre dottrina dei sensi spirituali, che solo nella vita contemplativa si risvegliano, e propone una lettura della Bibbia allegorica, immaginifica, in cui il matrimonio mistico dell'anima con Dio si esperisce tramite l'intelligenza. Per Origene, tutta la creazione sarà riassorbita in sè stessa tramite il processo salvifico dell'apocatastasi: uomini, angeli e demoni saranno redenti e torneranno alla Presenza Divina.
Per questi grandi filosofi, mistici e retorici il Logos è universale e umano e si genera nel cuore dell'uomo. Secondo Clemente Alessandrino, per cui il cristianesimo era sostanzialmente religione misterica, l'anima è divina emanazione. Per Giovanni Scoto e Massimo il Confessore, la generazione intima del Logos è l'anticamera della deificazione.
Massimo il Confessore (santo di origini samaritane, perseguitato perchè rifiutava la dottrina dl monotelismo) riconosce due movimenti del Divino: uno verso il basso, cioè il mondo terreno, detto katabasis e uno di risalita redentrice, detto anabasis, entrambi presenti nella cristiana storia della salvezza, che si concluderà con l'apocatastasi. Anzichè nell'Uno generante, Massimo il Confessore crede in successive generazioni eoniche in cui divide la storia della razza umana e il Cristo stesso è un eone.
Per questa illuminata generazione di teologi e filosofi, intelligenza e amore sono i due sensi su cui fare affidamento per realizzare l'unione con il Divino; Origene in particolare assegna il primato all'intelligenza (la volontà) e al distacco.
LO PSEUDO DIONIGI E AGOSTINO: DUE PENSIERI CONTRAPPOSTI
Nei periodi storici successivi, all'inizio del Medioevo, si procederà, seppure gradualmente, all'abbandono del sistema neoplatonico cristiano.
Lo Pseudo Dionigi, i cui scritti sono da collocarsi attorno al III-IV secolo, infatti sarà uno degli ultimi nostalgici del platonismo:i suoi trattati sono mistica speculativa pura, con pochissimi elementi cristiani, una teologia negativa che ancora oggi ha fortuna presso gli ambienti misticheggianti esoterici; una mistica in cui la scintilla della volontà, detta sinderesi, diretta emanazione divina, conduce al bene, ed è riconducibile alla parte verginale dell'anima.
Al contrario, Agostino di Ippona, Padre della Chiesa, pur accettando l'idea dell'esistenza di un Uomo Interiore e facendo propri i passi più illuminati di Paolo di Tarso sulla generazione del Verbo nel proprio intimo, inaugura una teologia della Grazia in cui la percezione dell'Alterità di Dio è fin troppo evidente. Per S.Agostino, che accentua il ruolo dell'amore e si sofferma maggiormente su un Cristo più umano che divino, Dio-Padre è sensibilmente Altro, e senza la Grazia l'uomo non può sperimentare frutti spirituali.
Vi è, in Agostino, una forte demarcazione tra uomo e Dio, il quale, assiso in trono tra nuvole e canti di cherubini, è del tutto estraneo alla Creazione: all'uomo spetta il compito della purificazione, della contemplazione, ma solo Dio, quale Ente a sè stante, può decidere il destino dell'individuo. Tale teoria ha aperto le porte, nei secoli successivi, alla credenza nella predestinazione, poi respinta dalla Chiesa. Inoltre, è utile sottolineare che S.Agostino, ex manicheo, vede nella Creazione l'ombra del Male: il suo sistema è dualistico e avrà, teologicamente parlando, molto seguito nella Chiesa medievale, ossessionata da penitenze, digiuni, disprezzo del corpo.
S. BERNARDO DI CHIARAVALLE E IL MISTICISMO MEDIEVALE DOMENICANO E FRANCESCANO
S.Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) anima colta, è il fondatore dei Cistercensi e dell'Ordine dei Templari, nonchè l'ispiratore delle prime Crociate.
S.Bernardo viene ricordato per la grande devozione a Maria, all'umanità del Figlio di Dio e per una agile schematizzazione delle tappe dell'anima che ascende all'amore di Dio.
Per S. Bernardo, l'anima attraversa tre stadi, prima di giungere all'unitas spiritu:
- uno stadio purgativo, in cui l'anima si purifica disprezzando il mondo;
- illuminativo, in cui l'anima si apre al Divino e viene inondata di Luce;
- il matrimonio spirituale che realizza definitivamente l'Unione con il Divino, in cui Dio è l'Amato Bene.
Per S. Bernardo, lo Spirito è intelligenza e amore e solo la sperimentazione dell'Unità con esso (unitas spiritu) può ricondurre a Dio, che è esperienza non identitaria come per Massimo il Confessore, ma al massimo, per l'appunto, di unione in cui l'individualità è conservata.
Dio rimane quindi Altro da Sè e le pratiche devozionali, di umiliazione corporale, di carità servono principalmente ad una contemplazione dai forti accenti affettivi, in cui la sofferenza è esaltata e il modello del Cristo crocifisso è egemonico.
La via del distacco, pur essendo apparentemente caldeggiata, è sostituita da un ideale di rinuncia e rimpiazzata da una ripetitiva devozione in cui la mediazione sacerdotale è fondamentale: il Logos, qui, inteso plotinianamente, quasi non esiste più.
Francescani e Domenicani, come altri ordini medievali, pur nella grandezza dei fondatori, (ricordiamo che S. Francesco (1182-1226) si poneva certo in un'ottica non dualistica) rispecchiano gli stessi ideali di umiltà e devozione, in cui il dolore, la carità, l'abnegazione, lo sprezzo del corpo sono le chiavi per entrare nel Regno di Dio.
Nonostante questi presupposti, non mettiamo certo in dubbio che vi siano stati appartenenti a questi Ordini che abbiano trovato dentro di sè il Regno dei Cieli, anzichè nel cilicio o negli inginocchiatoi, e molti santi medievali tuttora popolari arrivarono di sicuro a questi risultati, come il Poverello d'Assisi, per cui il Logos pervade tutto il Creato.
Non si nega infatti che, nonostante le premesse teologiche, singoli individui abbiano potuto arrivare allo stato di unità con il Divino.
Ciò nonostante, la deriva verso il sistema scolastico-aristotelico, dopo gli scritti del teologo e padre della Chiesa Tommaso D'Aquino (1224-1274) è inevitabile.
L'ALTRO MEDIOEVO: LA MISTICA RENANO-FIAMMINGA
Mentre nella cattolicità le gerarchie ecclesiastiche hanno cercato di comprimere la spinta alla speculazione metafisica e controllare i fenomeni mistici per ricondurli il più possibile nell'alveo ortodosso della Chiesa, per qualche secolo in più i paesi germanici, Olanda e Belgio conserveranno maggiore libertà religiosa.
Qui infatti opereranno grandi mistici come Meister Ekhart (1260-1328) Suso (1300-1361), Taulero (1300-1361) , l'Anonimo di Francoforte e, molto più tardi, Silesius (1624-1677) vocati alla mistica speculativa, il cui pensiero ricalca quello dei grandi pensatori greci e cristiani di stampo neoplatonico, pur a distanza di centinaia di anni.
Probabilmente tutti o quasi lettori e seguaci del famoso "Specchio delle anime semplici" di Margherita Porete, eretica francese medievale morta sul rogo, e da questo strettamente influenzati, questo manipolo di pensatori presenta un forte senso dell'incarnazione e dell'identità nel Cristo metafisico.
Ognuno di noi è Cristo, e noi stessi siamo Dio: questo è l'estremo massimo del pensiero eckhartiano che, naturalmente, non poteva non essere giudicato eretico. Per il maestro domenicano, il distacco deve essere diretto a rimuovere persino ogni idea personale del Divino, che è ostacolo sulla via della conoscenza e dell'amore di Cristo.
Ekhart respinge il dualismo del Creatore e della Creatura, per abbracciare un "nulla sapere, nulla volere, nulla avere" poretano, facendo un vuoto interiore totale in cui il Verbo si genererà spontaneamente. La teologia negativa del Maestro, tuttavia, ammette che è necessario conoscere il Dio-Padre che è Altro, per raggiungere il Figlio, che è il Verbo e la Conoscenza.
Lo Spirito e il Figlio sono una cosa sola e chi sperimenta l'unitas spiritu possiede il Figlio.
I sermoni eckartiani, simili ad una sorta di zen occidentale, sono tuttora molto amati in certi ambienti e sono veri e propri piccoli capolavori di dialettica ed essenzialità, studiati anche in numerose facoltà di psicologia per l'acutezza dell'introspezione e la conoscenza della psiche umana.
Suso, allievo di Ekhart, sempre domenicano, pur preferendo una via devozionale e clericale quale quella tratteggiata dall'"Imitazione di Cristo", sottolinea l'esigenza del distacco per permettere la rigenerazione del Verbo: è solo nel vuoto assoluto di Sè, che il Divino può colmare l'anima spogliata di tutto.
Più vicino agli insegnamenti del Meister, si colloca invece Taulero, che indica una sorta di tripartizione dell'uomo, riconoscendovi una parte animale, psichica-razionale e spirituale.
Taulero è il primo a parlare di "Notte dello Spirito", per indicare il momento in cui il vuoto di Sè è totale e il Verbo si genera nell'anima.
Ecco quindi che il concetto di generazione del Logos nel proprio cuore, e il Dio-Uno cui tutto ritorna, una volta svuotatisi di ogni cosa, ritorna a distanza di secoli sullo scenario della mistica occidentale.
Niccolò Cusano, oramai nel pieno del Rinascimento (1401-1464), sempre tedesco, addirittura cardinale, poi vicario dello Stato Pontificio, autore della "Dotta Ignoranza", è un continuatore delle idee della mistica renano-fiamminga e si impossessa del concetto dell'Uno platonico, in cui tutte le contraddizioni svaniscono, perchè, se si supera la finitezza e ci si apre alla logica dell'infinito, Dio diventa un Non-Altro.
L'ultimo ma non meno importante protagonista del mondo mistico renano-fiammingo, anche se non ne condivide tutte le premesse, è Jacob Bohme (1575-1624) il Ciabattino di Gorlitz.
Detto anche Philosophus Teotonicus, di umili origini, influenzato da Weigel, un pensatore protestante che credeva nel Cristo interiore, postula un'origine, un "fondo dell'anima" quale quello teorizzato da Ekhart, pretrinitario e primordiale. La Trinità, nel sistema metafisico del ciabattino, è saldata al Logos giovanneo: la Scrittura deve essere interiore e non mero esercizio di lettura e applicazione esteriore. Il Male è preesistente e proprio nella creaturalità si esplica con maggior forza: uomo e natura sono il luogo di conciliazione di un dramma cosmico già insito nella Divinità e solo l'apocatastasi consentirà la restaurazione delle condizioni precedenti la Caduta. Spirito e materia non sono separati, ma uniti nel Tutto.
Bohme, oggetto di intolleranza religiosa protestante, miscelerà alle sue intuizioni metafisiche anche alchimia, cabala, matematica e mitologia, costruendo un sistema complesso e affascinante. Nel Settecento, molti, tra cui L.C. de Saint Martin, si rifaranno al suo pensiero.
Silesius, l'Angelo della Slesia (1624-1677) polemista cattolico, medico, maresciallo e prete, chiude la fila dei mistici renano-fiamminghi con il suo famoso scritto "Il Pellegrino Cherubico", in cui si continua a propugnare la via del distacco e a sottolineare come amore e intelligenza siano i due occhi dell'anima, come affermava Margherita Porete. I versi di Silesius, persino più intransigenti, per certi aspetti, di quelli di Ekhart, nel farsi nulla e nel cercare l'unità dello spirito tramite l'identificazione uomo-Dio, lottano ad ogni sillaba contro il concetto dell'alterità Creatore-Creatura: il conoscente deve diventare il conosciuto, Dio è un unico Uno, che senza l'uomo non può un istante vivere.
L'INGHILTERRA E GLI ALTRI MOVIMENTI ERETICI IN EUROPA
In Inghilterra non mancarono esempi, seppur sporadici, di misticismo speculativo: basti pensare all'opera "La nube dell'ignoranza", anonima, o alla "Scala della perfezione" di Hilton.
Tuttavia, anche nel Regno Unito sarà la mistica affettiva e sentimentale a farla da padrona, con i suoi corollari di ordini monastici penitenti modellati sulla Passione del Cristo.
Nel medioevo europeo molti sono i movimenti eretici in cui sono rintracciabili tendenze alla mistica dell'Essenza, almeno in seme, e che combinano vita attiva e vita passiva grazie a insegnamenti ascetico-morali: Catari, Patarini, Beghine, Fratelli del Libero Spirito, tanto per citarne alcuni.
Nessuno di questi, però, sembra però portare la speculazione al punto raggiunto dalla mistica renano-fiamminga, tranne, come si scriveva poc'anzi, la misteriosa Margherita Porete, beghina autrice dello "Specchio delle anime semplici".
L'ESICASMO
In area greco-ortodossa, è il movimento esicasta, tutto monastico, ad imporsi con forza nei tempi medievali.
L'esicasmo, che si basa sulla ripetizione di brevi preghiere dirette a Gesù Cristo, fondato da Evagrio nel III-IV secolo, privilegia l'elemento spirituale su quello umano, che sottrae teologicamente facendo procedere lo Spirito solo dal Padre (non attraversa, cioè, il Figlio come nel dogma cattolico) postulando un Dio piuttosto lontano. Per Evagrio, infatti, non vi deve essere alcuna immagine divina, la preghiera deve essere pura.
Nel Medioevo, l'esicasmo assiste ad una nuova fioritura grazie all'opera di raffinati teologi.
L'orazione ininterrotta del cuore a Gesù Cristo può affinare i sensi spirituali nella contemplazione (cioè hesychia) secondo lo Pseudo Macario e Diadoco di Fotice insiste sull'ininterrotto ricordo di Dio e l'esistenza del cosiddetto "fondo dell'anima" preesistente alla Creazione. Il Cristo interiore, il Logos, in questo sistema è dunque un mediatore, ma è subordinato all'azione dello Spirito, che viene dal Padre, e che è Altro.
Infatti Simeone il Teologo inventa tecniche psicofisiche ascetiche per raggiungere il grande obbiettivo della deificazione dell'anima e del corpo (theosis) grazie alla discesa della Grazia santificante e, successivamente, Niceforo Atonita abbinerà un metodo di respirazione alle preghiere.
Gregorio Palamas, infine, al limitare del 1400, ribadisce che lo Spirito procede solo dal Padre, che è un Ente determinato: la via dell'alterità Creatore-Creatura è definitivamente imboccata.
IL RINASCIMENTO
Durante questo periodo, grazie agli studi classici, al mecenatismo delle corti umanistiche e a sovrani illuminati, riaffiora il substrato mistico neoplatonico: è il tempo di grandi filosofi come Giordano Bruno (1548-1600), Niccolò Cusano, Marsilio Ficino (1433-1499), Pico della Mirandola, (1463-1494) che recuperano il concetto dell'Uno neoplatonico e dell'Anima Mundi.
Il Cosmo è buono, è ipostasi divina ed è la parte "visibile" dello Spirito; si riscoprono ermetismo, cabala, alchimia e il cristianesimo diventa ancora una volta, con il suo Cristo, l'incarnazione perfetta del Logos. Anche dottrine orfiche, pitagoriche, magiche vengono recuperate grazie al ritrovamento e studio di antichi testi.
L'antico passato pagano viene definitivamente rivalutato, e passato e presente cercano una nuova sintesi.
I valori della ricerca dell'amore, del bello, della verità si muovono in antitesi con l'aristotelismo rigido della scolastica: le arti e le lettere fioriscono e gli studi scientifici rinvigoriscono. Inutile snocciolare i nomi dei grandi artisti, filosofi e scienziati che hanno calcato la scena dell'Italia rinascimentale, culla dell'umanesimo.
Cusano, come già anticipato, si manifestò quale il naturale erede della mistica renano-fiamminga e diffuse ideali di conoscenza e pace.
Ficino invece concepì il platonismo come una vera e propria preparazione alla fede, intitolando la sua opera più celebre Theologia platonica. Il tema dell'amore è un motivo filosofico centrale: il sentimento è il dilatarsi stesso di Dio nel mondo, la causa per cui Dio "si riversa" nel mondo, e per cui produce negli uomini il desiderio di ritornare a Lui. Al centro di questo processo circolare c'è dunque l'uomo, e come in Cusano è specchio di quell'Uno (inteso plotinianamente) dal quale proviene tutta la realtà. L 'amore è per Ficino anzitutto attributo di Dio, movimento di Dio che scende verso il mondo, verso la sua creatura
Cosimo de' edici (1389-1464) con la fondazione della sua Accademia di Studi neoplatonici, riunì attorno a sè un cenacolo di filosofi, artisti e letterati fiorentini tra i quali spiccano certamente Pico della Mirandola, che tentò di conciliare aristotelismo e neoplatonismo tramite nozioni cabalistiche, e Tommaso Campanella (1568-1639) con le sue utopie sociali dal sapore magico-alchemico.
I tempi della libertà religiosa e filosofica, purtroppo, subiscono un brusco arresto con la minaccia luterana e la dura repressione della Controriforma.
Bibliografia:
M. Vannini, "Il volto del Dio nascosto", Milano, 1999, Mondadori.
Wikipedia, alle voci "Massimo il Confessore", "Filosofi rinascimentali"
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