La Missione del Cristo Filippo Goti |
Introduzione
Se ha tutto vi è ragione, in quanto è la ragione che giustifica il tutto, quale è la cagione della mistione del Cristo ? Molteplici sono le risposte possibili a questa domanda, l'uomo di Chiesa dirà che Gesù è il figlio di Dio, e che nella sua successione trova fondamento la Chiesa degli uomini, il fedele proclamerà che è il Salvatore, il Redentore, il teologo sosterrà che è grazie al suo sacrificio che l'uomo è stato riammesso nella piena figliolanza divina, alcuni sincretisti indicheranno nella sua figura colui che governa la Loggia Bianca, altri ancora professarono Gesù come il corrispettivo mediteranno del Buddha, l'alchimista lo vedrà come la fase ultima della Grande Opera, infine per lo gnostico moderno sarà il Maestro dei Maestri.
Che magnifico diamante, dalle mille sfaccettature, risulta questo enigma della storia.
Arricchiamo quindi il mosaico, dai molteplici cangianti colori, donando al lettore la visione gnostica cristiana attorno al perchè della missione del Cristo, attraverso l'esaminare l'ambiente religioso e iniziatico dove è cresciuto e ha professato il suo credo, della figura del Cristo Gesù, del suo apporto a livello tradizionale, cercando infine di trarre delle conclusioni.
La religione sacerdotale del popolo giudeo
I vangeli ci trasmettono l'immagine di un Gesù come uomo di religione, un rabbino, seppure di un piccolo centro, e quindi in un qualche modo elemento integrale al meccanismo sacerdotale, ma con tale affermazione si vuole in realtà veicolare il concetto che Gesù non apparteneva alla fazione predominante all'interno della classe sacerdotale giudea, ma ad una setta minoritaria, che in quel periodo abbondavano nella società giudea.
Ma qual'era la realtà religiosa del mondo giudeo del tempo ?
L'attenta lettura dell'Antico Testamento ci permette di definire la religione degli antichi ebrei, come una forma di monoteismo relativizzato. In quanto essi non disconoscevano le divinità degli altri popoli, che poi assumevano i connotati di demoni nel momento in cui entravano in conflitto con le popolazioni che le adoravano, ma bensì si "limitavano" a professarsi i soli "ELETTI" di JHWE, stabilendo un rapporto di esclusività fra la divinità e il popolo. Un binomio teso a legare in modo indissolubile le sorti della comunità e della divinità, sancendo una coincidenza totale fra i vari aspetti della società giudaica con l'attenersi, o il non attenersi, alla volontà del dio. E' interessante notare come una precisa componente dello gnosticismo storico ha avuto come tratto distintivo l'identificazione fra il dio degli ebrei e il demiurgo ( il dio minore e cieco ) proprio a sancire quella discontinuità intrinseca tra tale tradizione religiosa, e il messaggio portato dallo gnostico per eccellenza: Gesù in Cristo.
JHWE era, ed è, un dio-totem, un dio settario, in prima istanza all'interno della stesso popolo giudeo, e quindi divinità di una particolare comunità all'interno delle numerose tribù ebraiche, che poi successivamente, grazie al lavorio di una classe sacerdotale, è divenuta figura esclusiva dell'intera nazione.
Ma come "nasce" tale divinità, e il culto correlato ? E' bene ricordare che fino al VI secolo a.c. gli stessi giudei erano adoratori di altre divinità: Asherah ( manifestazione maschile ), Anath ( manifestazione femminile ), che assieme formano la Suprema Coppia, El e He, i figli la discendenza. Che tanto ricordano la teogonia egizia, cultura iniziatica dalle radici maggiormente radicate all'interno della Tradizione Universale e Perenne.
Geova (Jehovah) è un'antica traslitterazione di Yahvè, acronimo delle quattro primitive divinità, sopra indicate. El ed He si fusero dando origine a Geova, cioè al principio maschile, mentre Anath ed Asherah si fusero nella Shekinah ( Indica la costante presenza divina nella creazione, e controparte femminile, interessante notare come tale termine è una costante negli scritti dei cabalisti, quasi a volere ricollegarsi ad una tradizione occulta precedente alla religione ufficiale ) o Matronit, cui era addirittura dedicato il Sancta Sanctorm del tempio salomonico.
Attorno al VI sec. a.c la Shekinah fu riassorbita all'interno di Geova, al principio maschile, che divenne quindi Dio Unico.
La Santa Trinità, fondamentale rappresentazione ciclica della manifestazione creatrice divina (Padre, Madre, e Figlio ) viene quindi violentata, e imprigionata all'interno di un'unica figura dai caratteri profondamente patriarcali. La Grazia, e l'Equilibrio, la Sensibilità e il Sacrificio, la Madre e il Figlio, si disperdono disciolti nella Forza, nella Sapienza del Padre, che non più equilibrato dalla Madre, e non più superato e rigenerato dal Figlio. Torvandosi così padrone unico dei destini della manifestazione, e del popolo, impedendo di fatto qualsiasi sviluppo, essendo egli stesso cerchio, contenuto del cerchio e circonferenza del cerchio stesso: tutto si ferma, e la stasi è il crepuscolo della morte.
E' forse così che la classe sacerdotale e dirigente di un popolo errante, schiavo, volle riscattarlo per mezzo di un unico e indiscutibile Dio che lo poneva al centro dell'universo ? Un Dio spoglio della possibilità di essere Madre, e di divenire Figlio e quindi di rigenerarsi, e in prima e ultima analisi quindi statico, teso alla preservazione di un eterno presente ? Non è forse Dio degli eserciti l'appellativo che con maggiore ricorrenza identifica Geova?
Se con Totem andiamo ad indicare un'entità ultra, sovra, o extraumana, che è simbolo esclusivo di una tribù, di una comunità, di un gruppo, ed è delegata ad essere confine di permanenza dei tratti caratteristici di tale gruppo, allora Geova è sicuramente un Dio Totem, in quanto così è stato plasmato dai suoi sacerdoti, che si contrappone al Dio Universale del cristianesimo.
L'inclusione della religione giudaica nel novero delle religioni Totemiche non è arbitrario o frutto di pregiudizio, in quanto Geova è un dio esclusivo e peculiare. E' bene ricordare che attraverso l'aggettivo derivato "totemico" si indica un sistema sociale basato sul rapporto di discendenza da un antenato comune (totem), reale o immaginario.
E non è forse il Dio degli Ebrei il Dio esclusivo del popolo ebraico ? E il popolo ebraico il popolo eletto dal Dio dell'Antico Testamento ? Non è forse quel loro Dio, che attraverso proprie azioni, e azioni del suo popolo scelto, che si scontra contro altre divinità ? L'Antico Testamento non si nega l'esistenza di altre divinità, ma solo uno è il popolo eletto dal Dio degli eserciti, che giuda il suo popolo alla ricerca dello spazio vitale, a discapito dello spazio di altri popoli.
Geova è il fondamento su cui tutti i rapporti si sono formati sia all'interno, che all'esterno delle comunità, egli è ordine e principio, attraverso cui il popolo dei giudei ha lottato per millenni per mantenere la propria integrità razziale, culturale, e spirituale, fatto unico e rilevante a livello antropologico, dove un'istanza religiosa, è unico cemento di un popolo senza terra.
Come se questo totem avesse la funzione di mantenere intatta l'esogamia, difendendo così il patrimonio genetico, psicologico, culturale del gruppo, attraverso il continuo ripetersi del tributo di sangue, del rito, e dell'osservanza. Il Dio dell'Antico testamento è il Dio TOTEM dei giudei. Il loro Dio personale, e non universale, cresciuto e ben pasciuto, al solo scopo di preservare quel popolo, da ogni influenza esterna.
Se Freud sostiene: "Senza l'ipotesi di una psiche collettiva, di una continuità della vita emotiva degli uomini, che permetta di prescindere dall'interruzione degli atti psichici, dovuti alla transitorietà dell'esistenza degli uomini individuale, la psicologia dei popoli in generale non potrebbe sussistere. Se i processi psichici di una generazione non si prolungassero nella generazione successiva, ogni generazione dovrebbe acquisire ex novo il proprio atteggiamento verso l'esistenza e non vi sarebbe in questo campo nessun progresso e in sostanza nessuna evoluzione (in op.cit., vol.7, pp.160-161)".
Parafrasandolo possiamo dire: E' quindi il Dio Totem degli Ebrei quel catalizzatore archetipale, collettivo e inconscio a cui l'inconscio del singolo si conforma dando continuità e identità ad una teoria ininterrotta, se non più genetica, psicologica.
Tale stato di cose si era dispiegato in quella arida e lontana terra, e a tale stato di cose era giunto per porre soluzione, affinché il fiume tornasse a scorrere, vincendo il deserto, il Cristo.
La Figura Gnostica del Cristo
A Gesù Cristo, il ricercatore della gnosi indica il Perfetto Gnostico, come Gesù in Cristo. Tale differenza è solamente apparente, in quanto nasconde una verità sostanziale, sulla contemporanea duplicità della natura, e quindi delle qualità della figura.
In natura vi è Gesù e in Spirito vi è il Cristo. Come il primo si è fatto in carne, così il secondo è prima del tempo degli uomini. Come il primo è caduco, e transitorio come le cose tutte di questo mondo, così il secondo è imperituro e non corruttibile, come lo sono solamente i puri pensieri dell'Immanifesto. Tale stato di cose, tale inalienabile realtà, non ci deve far supporre che essa sia propria ed esclusiva di tale somma figura, ma è presente in ognuno di noi. In quanto in ogni uomo alberga questa duplicità frutto del connubio fra due poli dualistici apparenti. Cristo è il nome proprio, l'identità della particola pneumatica che arde nell'intimo, come Gesù è il nome proprio del transito terreno che ha assunto la forma esteriore.
Ne discende che la crocifissione, altro non è che l'atto ultimo attraverso cui questo dualismo dialettico, viene ricomposto nell'unicità fecondante, che essa sola garantisce il ritorno nel Mondo incorruttibile che sovrasta sia quello degli uomini, che delle idee da cui gli uomini traggono ispirazione e cagione stessa del fare che gli connatura.
Ma quale esempio mai avrebbe potuto essere Gesù in Cristo, se già alla nascita fosse stato un essere unico, mai conoscendo quindi la duplicità della natura di questo piano manifestativo ? Può mai essere un esempio di viatico verso la perfezione, visto che l'uomo è perfettibile, colui che già è perfetto ? Sicuramente no. Ed è per questa cagione che Gesù in Cristo si manifesta fra gli uomini, come figlio degli uomini, e solo successivamente nella pienezza del proprio essere intimo come figlio di Dio.
E' infatti l'uomo Gesù che incontra l'Eone Cristo in virtù dell'esperienza mistica del battesimo nel Giordano. Dove la colomba, simbolo di Coscienza libera e perfetta, entra in lui: acquisisce quindi consapevolezza di Se, e si manifesterà da quel momento in poi in modo immediato, e non più mediato, attraverso il corpo umano, vivificando così la carne: redimendola. al momento del battesimo. Questa è la reale natura dello Gnostico Perfetto.
Il fiume, il corso delle acque, il Sacerdote, Giovanni Battista, che ufficia l'iniziazione, e conferisce il sacramento di ammissione all'interno della comunità. Un'iniziazione fisica, ma che investe ciò che più vi è di sottile, predisponendolo alla venuta, alla manifestazione del Cristo. Dopo il miracolo dell'acqua tramutata in vino, la prima transunstazione, ecco la seconda dettata dall'acqua di fuoco che redime la carne con la venuta dello Spirito.
Ma sia ben chiaro che la carne è si redenta, ma non è a sua volta Spirito, in quanto il dolore, l'angoscia, la debolezza, ancora si manifesteranno, come dazio ineluttabile al viatico, che è testimonianza, di estrema congiunzione e di sacrificio che ancora attende il Perfetto. In quanto non vi sarebbe ragione, ne utilità alcuna, a operare per il bene degli uomini, attraverso strumenti agli uomini inaccessibili ed inconoscibili. Se carne, acqua, sangue, dolore, parola, e conoscenza è il cibo degli uomini, allora di questi ingredienti necessariamente deve essere l'alimento preparato da colui che è giunto per nutrire il popolo affamato.
Di ciò troviamo ampia conferma nei Vangeli gnostici, dove il dilemma fra uomo e Dio, fra ritorno e dannazione, fra questo mondo e l'altro mondo, viene riproposto e rivisitato continuamente, attraverso largo uso di simboli, miti, allegorie, che comunque indicano chiaramente nella ricomposizione dell'unicità perduta l'unico viatico possibile, per sfuggire a questa nostra manifestazione.
Tale è la simbologia legata alla camera nuziale celeste, dove si è vero che femminile rappresenta l'anima, e il maschile lo Spirito, ma è anche altresì incontestabile che la potenza immaginifica di quanto è celato attorno e dentro la parola del Cristo, attraverso la voce dell'uomo Gesù, è un cantico di fecondità e di riunificazione fra le due componenti scisse: in quanto la duplicità, seppur apparente, ma qui sostanziale, si ripercuote poi in ogni binomio maschile e femminile, e pertanto sempre e comunque necessità di riunificazione.
Riunificazione ultima che Gesù in Cristo vive durante la passione e morte, in virtù della crocifissione sul Golgota ( Teschio-Cranio ) dove il massimo dolore della carne urlante, se prima porta a smarrimento e di debolezza ( Matteo 27:46 Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». ), poi ne determina lo stesso superamento, e incontro definitivo nell'unicità dello Spirito, che lo riporta nel Regno divino. Consentendo attraverso il sangue e l'acqua che si riversano dal costato ( fra plesso solare e plesso cardiaco ) di rianimare la terra tutta, e di riammettere colui che conosce questo mistero nella figliolanza divina.
La Tradizione cristica
Ma quando Gesù in Cristo, rompe in modo palese con la religione e la sacralità, così come insegnate, e custodite, dalla classe sacerdotale predominante ?
Possiamo trovare risposta di ciò nei seguenti passi, commentati, del vangelo di Giovanni:
Giovanni 2:14 Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco.
Il termine Tempio si riferisce indubbiamente al lugo dove è custodito il Sacro ( ciò che è connesso alla presenza della divinità ), che si contrappone al profano ( ciò che è estraneo al sacro ). Tempio deriva dalla radice "tem" che significa dividere, è quindi nel tale luogo che viene separato ciò che è puro da ciò che non lo è. Ma tale separazione non è a cagione del Tempio ma insita nei fenomeni di questo mondo, è anzi il Tempio Terreste, specula dell'ordine e della misura che regolano il divino, soglia di accesso per il mondo superiore.
Giovanni ci narra come Gesù in Cristo trovi il Tempio invaso da commericanti e trafficanti, e mosso dall'ira e dal disprezzo li scaccia colpendo con una frustra.
Lo Gnostico Perfetto è giunto fra noi per farci dono della Tradizione, e abbattere la precedente religione, oramai corrosa dal mercanteggio fra le cose sacre e profane. I venditori, i cambiamonete, rappresentano i sacerdoti della vecchia parola, oramai corrotti, e incapaci di amministrare il Sacro, ed essere così i giusti interpreti del Divino. Gli animali venduti, le monete scambiate, rappresentano il degradare del Sacro, la sua corruzione e profanizzazione, verso elementi esteriori, e legati alle cose di questo mondo. Così sono i sacerdoti, così sono i fedeli, così il Tempio che ha perso la sua capacità di dividere, di essere bastione rivolto contro le impurità. Chi doveva preservarlo, chi doveva discriminare fra chi ammettere e chi non ammettere, è così corrotto da essere egli stesso fonte di corruzione, alimentando in tal modo la catena della contro tradizione.
Giovanni 2:15 Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi,
Gesù in Cristo con delle cordicelle annodate, inizia a sferzare i mercanti, scacciandoli dal luogo sacro. Il simbolismo della frusta è rappresentativo del cappio e dello scettro, esprime quindi il castigo che deriva dall'autorità reale: e si è Re per volontà divina. La frustra è arma tipica di alcune divinità egiziane ( Egitto elemento sempre presente e ricorrente nel viatico del Cristo ) è presente nel culto di Zeus, ma è anche associata alla flagellazione nei riti di fecondità. Gesù incarna il Re del Mondo, per volontà del Padre Divino, e attraverso l'autorità che gli è conferita, allontana e castiga i sacerdoti ( mercanti ) dal Tempio, portando la feconda Tradizione.
Giovanni 2:16 e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato».
E' interessante quest'ultimo passo, in quanto il simbolo della colomba è strettamente legato, come già visto in precedenza, all'immagine dello Spirito Santo, che discende nell'uomo, riammettendolo quindi alla discendenza divina. Il definire da parte del Salvatore come "cose" le colombe sta ad indicare chiaramente la loro perdita di quella funzione redentrice e sacra, dettata dall'incomprensione della casta sacerdotale del vero significato che si cela nel simbolo e nel rito. Non è forse il sacro che anima tutto ? E la defezione del sacro non porta forse al profano, alla qualunquizzazione, alla perdita di qualità di ogni cosa ? E' il contenuto che plasma la forma, che in sua assenza altro non sarebbe che pelle di serpente abbandonata dopo la muta, ai raggi del Sole.Giovanni 2:17 I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora.
La casa è il Tempio rappresentazione simbolica e rituale delle leggi, dei pesi, e delle misure che regolano e costituiscono, allo tesso tempo, il Cosmo, ma anche la soglia per essere oltre al Cosmo, e alla sua ciclicità temporale. Il tendere al Tempio, con tutte le forze fisiche, mentali e animiche, fino ad essere consunti, è riassumibile con il termine AMORE SACRO, e indica sia la giusta parossistica tensione verso il divino, sia anche la via per la realizzazione divorare noi stessi.Giovanni 2:18 Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».
Il popolo che non comprende, perchè ignorante, gli atti del Maestro, chiede un segno della sua autorità. Un segno e non un simbolo, in quanto necessità di una rappresentazione concreta e convenzionale della divina autorità per cui Gesù è Re.Giovanni 2:19 Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».Giovanni 2:20 Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?».Giovanni 2:21 Ma egli parlava del tempio del suo corpo.Giovanni 2:22 Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Ma è nel simbolo e nel rito, e non ne segno, che la Tradizione si esprime agli uomini, in quanto è necessario lo sforzo che porti alla completa comunione: alla Conoscenza che è veicolo e forma di redenzione. La risposta di Gesù risiede nella richiesta di distruzione del vecchio Tempio, e la promessa di riedificazione in tre giorni. I profani rimangono stupiti ed increduli, non comprendono come sia possibile, e il loro essere prigionieri delle convenzioni di questo mondo contrappone, e antepone, la materia allo Spirito, lo scetticismo profano alla immaginazione dell'iniziato. L'edificazione del tempio in tre giorni, si riferisce alla costruzione del Tempio Intimo: lo stesso iniziato. Questa la nuova tradizione: tu uomo sarai Tempio, Sacerdote e Dio.
Gesù si allontana, lasciando il vecchio tempio fisico abbandonato.Conclusioni: Il fiume che viene dall'Egitto
Risulterebbe sicuramente di facile effetto sostenere che Gesù in Cristo, sia il portatore di una Nuova Tradizione. Tale considerazione è relativamente valida se raffrontata alla religione giudaica, cosi' come interpretata e vissuta dalla classe sacerdotale, ma ovviamente non puo' avere valore di definizione assoluta, in quanto il termine nuovo male si accompagna alla Tradizione che se autentica è in se Universale e Perenne; e come un fiume carsico attraversa tutta la storia umana. Non è concepibile ne invenzione ne innovazione, ma solamente rivolgere il cuore e l'intelletto verso il punto dove il corso del fiume non ha subito ne interruzione, ne inquinamento, cio' che inevitabilmente accade quando l'uomo confonde la propria volontà con quella divina. Ed è quanto sicuramente accaduto nella terra di Palestina, dove per sei secoli una classe sacerdotale ha forgiato con abilità una divinità slegata completamente dalla trina manifestazione, che come in basso, cosi' in alto, è supremo regolo del movimento tutto. Disconoscendo la Madre, si è sicuramente tutto racchiuso nel Padre, mantenendo la potenza, ma essa è diventata inespressa e sterile, in quanto il Figlio non poteva più annunciare, con se stesso, il nuovo ciclo. E' utile osservare come in tutti gli scritti gnostici, legati al Nuovo Testamento, la Trinità è ristabilita nel suo giusto trono, quasi come a fare da contraltare al domino dispotico del solo Padre, cosi' come rappresentato dalla religione sacerdotale giudaica. Ecco quindi nel Gesù in Cristo, la salvezza, la redenzione, la nuova novella che necessariamente si incentra nella figura del figlio circondato da importanti figure femminili ( la Madre Maria, e la Sposa Maddalena ), e da una quasi assenza della figura paterna a livello terreno, quasi a sottolineare con maggiore incisività il vero raggio della trinità a cui si richiama, e a compensare il torto subito. Non possiamo esimerci dal ricordare che il vero Padre è già in seme nel figlio, e il figlio è egli stesso testimonianza della presenza del Padre.
A ulteriore sostegno di tale ipotesi, sovente nei vangeli, anche nel brano di Giovanni sopra esaminato, ci imbattiamo nel numero tre, che pare quasi contrapporsi all'eterna monade o al 10, tanto cari alla tradizione sacerdotale dei giudei. Il Tempio è stato edificato in 46 anni ( 4+6=10), e Gesù promette di costruirlo in tre giorni ( nel fisico, nella mente, e nell'anima). Come tre sono i giorni della resurrezione, e ancora il tre come somma cabalistica del numero degli apostoli (12: 1+2= 3 ), e infine come tre è l'ora in cui spira il corpo fisico di Gesù: nel tre moriamo come uomini e rinasciamo come figli di Dio.
Il Tre è l'Uno ( Padre ) che si specchia nella propria co-immagine il pensiero ( La Madre ), e unendosi a lei genera il figlio ( l'azione sacra, il veicolo sacro, il solo in grado di rappresentare e conoscere il Padre, essendo frutto del Padre, ma anche essere distinto dal Padre ).
Un rabbino, un uomo di scienza e conoscenza, che predica, dopo essere stato ammesso, tramite il battesimo nella comunità di Giovanni Battista, un'importante messaggio, dove l'uomo finalmente torna ad essere artefice del proprio destino, dove viene a lui ridonata la possibilità di una scelta, rendendolo finalmente arbitro del proprio rapporto con un Dio Trino che gli era stato mistificato e trafugato all'interno di un Tempio, custodito da sacerdoti tesi alla preservazione di un potere, e della forma apparente di un popolo. Difatto tesi a creare una diga lungo lo scorrere del fiume della Tradizione, senza accorgersi che il Sole avrebbe portato all'evaporazione di quanto raccolto nel bacino, e che gli scarti dell'uomo sarebbero stati causa di inquinamento. Ma ciò è stato impedito da Gesù in Cristo, che ha devasto la diga che ne impediva i deflusso dell'acqua, ed egli stesso è stato canale di diffusione, assieme ai suoi apostoli, verso l'irrigazione di nuovi campi, in modo che la vita della Tradizione ancora potesse generare raccolti abbondanti.
Questa è quindi la cagione della missione del Cristo: ristabilire una continuità, interrotta dalla classe sacerdotale del suo tempo, tradizionale della Santa Trinità, così come incarnata in ogni autentica cultura iniziatica. Resta adesso da chiedersi questo corso tradizionale dove affonda le proprie radici, quale insegnamento è stato snaturato dalla classe sacerdotale.
Leggiamo con attenzione questi passi del Vangelo secondo Matteo:
Matteo 2:13
Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».Matteo 2:14
Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto,Matteo 2:15
dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.
E' certo che Erode rappresenti lo strumento atto ad impedire l'enunciazione del messaggio cristico, uno strumento di quelle forze antitradizionali, che sempre saranno di ostacolo all'apostolato del Cristo e dei sui discepoli, incarnandosi successivamente in Pilato, Giuda, il Sinedrio, la Folla, ecc... La via indicata dall'Angelo conduce in Egitto, luogo di salvezza, di protezione dalla furia omicida di Erode.
Non è forse in Egitto che si manifestò con tutta la sua violenza la collera del Dio Geova, contro quel popolo che in potenza, cultura, ricchezza, sovrastava il suo popolo eletto ? Erano forse schiavi i giudei ? No, erano liberi fra il popolo egizio, essi rappresentavo architetti, operai specializzati, artigiani, godevano di case, di conforti, che spesso hanno rimpianto nel deserto. E molti di loro adoravano le divinità feconde e solari dell'Egitto, aperte ad ogni popolo, ad ogni uomo, e non esclusive di nessuno.
Osiride, Iside, Horus, quanta affinità in questo fecondo culto solare, con il messaggio, la testimonianza di Gesù in Cristo. Se nel primo il Sole regola la vita degli uomini e delle divinità, e attraverso Horus il ciclo ha nuovo inizio, non sono forse il vino e il pane ( frutti solari per eccellenza ) a rappresentare la novella cristiana ? Ecco quindi la continuità dettata dalla traslazione di Horus in Cristo, e di Geova in Seth, elementi che hanno nei millenni sempre cercato di impedire il regno del Figlio.
In conclusione estrema, è bene ricordare come il Maestro Valentino, il più fine fra i pensatori e iniziatori gnostici, trae le proprie mosse da Alessandria di Egitto: ecco quindi il cerchio chiudendosi, nuovamente aprirsi, la dove tutto era finito in virtù dell'ira di un Dio Totem, donandoci un Dio Universale dell'Amore e del Sacrificio da cui si genera la nuova vita.