Meister Eckhart In omnibus requiem quaesivi
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Queste parole stanno scritte nel Libro della
Sapienza. Stavolta le vogliamo spiegare come se la sapienza eterna tenesse un
dialogo con l'anima, e dicesse: "Ho cercato la quiete in tutte le cose", e
l'anima rispondesse: "Chi mi ha creato, ha riposato nella mia tenda". In terzo
luogo la sapienza eterna dice: "La mia pace è nella città santa".
Se mi si chiedesse di dire in breve quale era lo scopo del creatore quando ha
creato tutte le creature, direi: la quiete. Se mi si chiedesse in secondo luogo
cosa cerca assolutamente la santa Trinità in ogni sua operazione, risponderei:
la quiete. Se, in terzo luogo, mi si chiedesse cosa cerca l'anima in tutti i
suoi movimenti, direi: la quiete. Se mi si domandasse, in quarto luogo, cosa
cercano tutte le creature in ogni loro naturale tendenza e movimento,
risponderei: la quiete.
In primo luogo dobbiamo constatare e riconoscere che il volto divino della
divina natura rende folle e insensato il desiderio che ogni anima ha di lui, per
poterlo attrarre fino a sé. Infatti Dio gusta tanto la natura divina, che è la
quiete, ed essa gli piace tanto, che egli l'ha portata fuori di sé per stimolare
il desiderio naturale di tutte le creature ed attirarle a sé. Il creatore non
cerca soltanto la sua propria quiete nel fatto di averla portata fuori di sé e
impressa in tutte le creature, ma cerca anche di riportare con sé tutte le
creature nella loro prima origine, che è la quiete. Inoltre, Dio ama anche se
stesso in tutte le creature. Nello stesso modo in cui egli cerca l'amore per se
stesso in tutte le creature, cerca anche in esse la sua propria quiete.
In secondo luogo, cerca quiete la santa Trinità. Il Padre cerca quiete nel
Figlio, nel fatto di avere effuso e formato in lui tutte le creature, ed
entrambi cercano quiete nello Spirito santo, nel fatto che esso è uscito da
entrambi, come eterno incommensurabile amore.
In terzo luogo cerca quiete l'anima in ogni sua potenza e movimento, che l'uomo
lo sappia o no. L'uomo non apre o chiude gli occhi una sola volta, senza cercare
in ciò la quiete; o vuole allontanare da sé qualcosa che lo ostacola, o trarre a
sé qualcosa ove trovare la quiete. L'uomo compie tutte le sue opere per questi
due motivi. Ho già detto spesso che l'uomo non potrebbe trovare gioia o piacere
in alcuna creatura, se non vi fosse in essa somiglianza con Dio. Quello che amo
è ciò in cui trovo maggior somiglianza con Dio. Ma nessuna creatura è così
somigliante a Dio come la quiete. In terzo luogo dobbiamo sapere come deve
essere l'anima in cui Dio vuole trovare pace. Deve essere pura. Come diviene
pura l'anima? Tenendosi alle cose spirituali. In tal modo viene elevata. Quanto
più viene elevata, tanto più pura diviene nella sua devozione, e quanto più pura
diviene nella sua devozione, tanto più forti divengono le sue opere. Un maestro
dice a proposito delle stelle: quanto più esse brillano vicino alla terra, tanto
più deboli sono nelle loro operazioni, giacché non si trovano alla giusta
distanza. Quando invece giungono alla giusta distanza, stanno al punto più alto,
non si possono vedere dalla terra, ma tuttavia la loro azione sulla terra è più
forte che mai. Sant'Anselmo dice all'anima: allontanati un poco dalla
inquietudine delle opere esteriori. In secondo luogo: fuggi e nasconditi dal
tumulto dei pensieri interiori, che portano ugualmente l'anima in grande
inquietudine. In terzo luogo: l'uomo non può offrire a Dio niente di meglio
della quiete. Dio non tiene in conto le veglie, i digiuni, le preghiere e le
mortificazioni, e non ne ha bisogno, al contrario della quiete. Dio non ha
bisogno di altro se non che gli si offra un cuore tranquillo: allora egli opera
tali segrete e divine opere nell'anima, che nessuna creatura può servire in ciò
e neppure vederle; neppure l'anima di nostro Signor Gesù Cristo può gettarvi uno
sguardo. La sapienza eterna è di una talmente fine delicatezza e così vereconda,
da non sopportare che, là dove Dio solo opera nell'anima, vi sia mescolanza di
qualche creatura. perciò l'eterna sapienza non può sopportare che là stia a
guardare qualche creatura. Perciò il Signore dice: "Porterò la mia fidanzata nel
deserto, e là parlerò al suo cuore"; cioè nella solitudine, lontano da tutte le
creature.
In quarto luogo egli dice che l'anima deve trovare quiete in Dio. L'opera divina
nell'anima, Dio non puo compierla, perché tutto quello che giunge nell'anima
viene compreso dalla misura. La misura è ciò che include in sé qualcosa e
qualcosa esclude. Ma così non avviene per le opere divine: esse sono senza
limiti e concluse in maniera non conclusa nella divina manifestazione. Perciò
dice David: "Dio siede sopra i cherubini". Non dice che siede sopra i serafini.
I cherubini indicano la saggezza, cioè la conoscenza: è questa che porta Dio
nell'anima, e conduce l'anima verso Dio. In Dio, però, non può portare.
Perciò Dio opera le sue divine opere non nella conoscenza, giacché essa
nell'anima viene avvolta dalla misura; le opera piuttosto in quanto Dio e
divinamente. Allora viene avanti la potenza più alta, che è l'amore, ed irrompe
in Dio, e conduce l'anima, con la conoscenza e con tutte le altre potenze in
Dio, e la unisce a Dio. Allora Dio opera al di sopra della potenza dell'anima,
non come nell'anima, ma come divino in Dio. Là l'anima è immersa in Dio, e nella
natura divina viene battezzata, e riceve con ciò la vita divina e l'ordine
divino, in modo da essere ordinata secondo Dio.
Lo si può comprendere da un paragone con quello che scrivono i maestri di
scienza della natura: quando il bambino è accolto nel corpo della madre, ha un
aspetto ed una divisione delle membra. Ma quando l'anima viene infusa nel corpo,
scompaiono l'aspetto e la forma che egli aveva dapprima e diventa qualcosa di
unitario: questo grazie alla potenza dell'anima, e dall'anima riceve un'altra
forma, ed un altro aspetto, conforme alla vita dell'anima. Così avviene per
l'anima: quando essa è completamente unita a Dio e battezzata nella natura
divina, perde tutti gli ostacoli, la debolezza e l'incostanza; viene
completamente rinnovata in una vita divina ed ordinata in tutti i suoi costumi e
le virtù, come si può comprendere dalla luce: più la fiamma brucia vicino al
lucignolo, e più è nera e grossolana; più si eleva lontano dal lucignolo, più è
chiara. E così l'anima, più è elevata al di sopra di se stessa, più è pura e
chiara, e più Dio può operare compiutamente in essa la sua divina opera, nella
sua propria rassomiglianza. Se un monte si elevasse due miglia sopra la terra, e
vi si scrivessero sopra delle lettere nella polvere o nella sabbia, esse
rimarrebbero completamente, non eliminate dalla pioggia né dal vento. Così
dovrebbe un uomo veramente spirituale essere elevato in una effettiva pace,
immutabile nelle opere divine. Un uomo spirituale dovrebbe vergognarsi di essere
così facilmente mutato dalla afflizione, dall'ira e dal dispiacere. Un tale uomo
non è mai stato davvero spirituale.
In quarto luogo, tutte le creature cercano la quiete per loro naturale tendenza,
lo sappiano o no; lo testimoniano con le loro azioni. Alla pietra non viene
tolto l'impulso a muoversi sempre verso il suolo, finché non giace sul suolo
stesso. Similmente fa il fuoco: esso tende verso l'alto, ed ogni creatura cerca
il proprio luogo naturale. Così le creature rivelano la somiglianza con la
quiete divina, che Dio in tutte ha gettato.
Ci aiuti Dio a cercare e a trovare in lui la divina somiglianza alla divina
quiete. Amen.