Meister Eckhart |
Questa parola, che ho detta in latino, sta
nel santo Vangelo, e significa: "Salute, piena di grazia, il Signore è con te!".
Lo Spirito santo giungerà dall'alto, dal trono più alto, e verrà in te dalla
luce dell'eterno Padre.
Da qui sono da comprendere tre cose. In primo luogo: l'umiltà della natura
dell'angelo. In secondo luogo: che esso si riconosceva indegno di chiamare per
nome la madre di Dio. In terzo luogo: che egli rivolse la parola non solo a lei,
ma a una grande moltitudine: a ogni anima buona che desidera Dio.
Io dico: se Maria non avesse prima generato spiritualmente Dio, egli non sarebbe
mai nato corporalmente da lei. Una donna disse a nostro Signore: "Beato il corpo
che ti portò". Allora disse nostro Signore: "Non solo è beato il corpo che mi ha
portato; beati sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la conservano". È di
maggior valore, per Dio, essere generato spiritualmente da ogni vergine, ovvero
da ciascuna anima buona, che l'esser nato corporalmente da Maria.
Con ciò è da capire che noi dobbiamo essere un unico Figlio generato eternamente
dal Padre. Quando il Padre generò tutte le creature, mi generò, ed io fluii
all'esterno con tutte le creature, e tuttavia rimasi all'interno, nel Padre.
Proprio come la parola che ora parlo: sorge in me, poi indugio nella
rappresentazione, infine la pronuncio e voi tutti la ricevete; tuttavia, in
senso proprio, essa permane in me. Così io sono rimasto nel Padre. Nel Padre
sono le immagini originarie di tutte le creature. Questo legno qui ha una
immagine spirituale in Dio, ed essa non è solamente razionale, ma è pura
ragione.
Il più grande bene che Dio abbia concesso all'uomo, fu quello di incarnarsi.
Voglio ora raccontarvi una storia, che qui si addice molto bene. C'era una volta
un ricco signore ed una ricca signora. Accadde alla signora un incidente, per
cui perse un occhio; per questo era molto afflitta. Venne da lei l'uomo e disse:
"Signora, perché siete così afflitta? Non dovete amareggiarvi per aver perduto
l'occhio". Allora lei disse: "Signore, non mi affligge la perdita dell'occhio,
ma molto di più mi angustio perché penso che mi amerete di meno". Allora lui
disse: "Signora, io vi amo". Non molto tempo dopo egli stesso si cavò un occhio,
venne dalla donna e disse: "Signora, perché crediate che vi amo, mi sono fatto
simile a voi; anche io ora ho soltanto un occhio". Così è l'uomo: non poteva
credere che Dio tanto lo amasse, finché questi, infine, non si cavò un occhio,
ovvero assunse la natura umana.
Questo significa: "Divenuto carne". Nostra Signora disse: "Come può accadere
questo?". L'angelo rispose: "Lo Spirito santo verrà dall'alto in te, dal trono
più alto, dal Padre della luce eterna".
"In principio". "Un bambino ci è nato, un figlio ci è dato"; un bambino
secondo la piccolezza della natura, un figlio secondo l'eterna divinità. I
maestri dicono: tutte le creature operano per generare, esse vogliono divenire
uguali al padre. Un altro maestro dice: ogni causa operante opera per il suo
scopo finale, per trovare in esso riposo e pace. Un maestro dice: tutte le
creature operano secondo la loro prima purezza e secondo la loro più alta
perfezione. Il fuoco, in quanto fuoco, non infiamma; è così puro e sottile che
non brucia; piuttosto: la natura del fuoco infiamma e versa nel legno secco la
sua natura e la sua chiarezza, secondo la sua perfezione più alta. Lo stesso ha
fatto Dio. Egli ha creato l'anima secondo la sua più alta perfezione, ed ha
versato in essa tutta la sua chiarezza nella prima purezza, ed è tuttavia
rimasto senza commistione.
Ho detto di recente in qualche luogo: quando Dio fece tutte le creature, aveva
prima generato qualcosa di increato, che portava in sé le immagini originarie di
tutte le creature -e questa è la scintilla, come dissi nel convento dei Santi
Maccabei, se vi ricordate. Questa piccola scintilla è così affine a Dio, che è
un uno unico, senza distinzioni, che porta in sé le immagini originarie di tutte
le creature, immagini senza immagine e al di sopra dell'immagine.
Ieri fu posta nella scuola tra grossi teologi una questione. Io dissi: "Mi
meraviglio che la Scrittura sia tanto ricca di contenuto e che tuttavia nessuno
sia capace di penetrarne la più piccola parola". Se voi mi chiedete, dal momento
che sono figlio unigenito, eternamente generato dall'eterno Padre, se dunque io
sia stato eternamente Figlio in Dio, vi rispondo: sì e no. Sì, come Figlio
secondo il fatto che il Padre mi ha eternamente generato, ma non Figlio, in
quanto non generato.
"In principio". Con ciò ci è dato capire che noi siamo un unico Figlio, che il
Padre ha generato eternamente dalla nascosta oscurità dell'eterno nascondimento,
permanente tuttavia nel primo principio della prima purezza, che è pienezza di
ogni purezza. Qui ho eternamente riposato e dormito nella nascosta conoscenza
dell'eterno Padre, permanendo interiormente inespresso. Da questa purezza egli
mi ha eternamente generato come suo Figlio unigenito nell'immagine della sua
eterna paternità, perché io divenga Padre e generi colui dal quale sono
generato. Proprio come se uno stesse di fronte a un alto monte e gridasse: "Sei
tu là?", la risonanza e l'eco gli risponderebbero: "Sei tu là?", e se
gridasse: "Vieni fuori!" l'eco risponderebbe: "Vieni fuori!". Sì, se in questa
luce si vedesse un pezzo di legno, esso diverrebbe un angelo dotato di
intelligenza, e non solo dotato di intelligenza, ma diverrebbe puro intelletto
nella prima purezza, che è la pienezza di ogni purezza. Così fa Dio: egli genera
suo Figlio unigenito nella parte più alta dell'anima. Con lo stesso movimento
con cui egli genera in me il Figlio unigenito, io lo genero di ritorno nel
Padre. Questo non è diverso da quel che avvenne quando Dio generò l'angelo,
mentre egli era generato dalla Vergine.
Mi venne l'idea, alcuni anni or sono, che qualcuno poteva chiedermi una volta
perché ogni filo d'erba è diverso dall'altro, ed avvenne poi che mi fu chiesto
perché sono dissimili l'uno dall'altro. Allora dissi: è ancora più stupefacente
che tutti i fili d'erba si assomiglino tanto. Un maestro disse: che tutti i fili
d'erba siano cosi dissimili, deriva dalla sovrabbondanza della bontà divina, che
Dio riversa in tutte le creature con abbondanza, perché la sua gloria divenga
tanto più manifesta. Ma io allora dissi: è ancor più stupefacente che tutti i
fili d'erba siano così simili; come tutti gli angeli nella prima purezza sono un
solo angelo, proprio una sola cosa, cosi anche tutti i fili d'erba sono uno
nella prima purezza, e tutte le cose là sono Uno.
Mi veniva talora il pensiero, mentre venivo qui, che l'uomo nella temporalità
può giungere al punto di poter costringere Dio. Se io, stando qui sopra, dicessi
a uno: "Vieni su!", questo sarebbe difficile per lui. Ma se io dicessi:
"Siediti qui in basso!", questo sarebbe facile. Così fa Dio. Quando
l'uomo si umilia, Dio nella sua propria bontà non può trattenersi
dall'abbassarsi e dall'effondersi nell'uomo umile, ed al più piccolo si comunica
nel modo più grande, e si dona a lui completamente. Quel che Dio dà, è il suo
essere, e il suo essere è la sua bontà e la sua bontà è il suo amore. Dall'amore
vengono tutte le gioie e tutti i dolori. In cammino, mentre dovevo venire qui,
mi accadde di preferire non venirci, perché sarei stato bagnato di lacrime per
l'amore. Lasciamo stare qui la questione di quando voi siete stati bagnati di
lacrime per amore. Gioia e dolore vengono dall'amore. L'uomo non deve
temere Dio, perché chi lo teme lo fugge. Questo timore è un timore dannoso. È
giusto il timore, quando si teme di perdere Dio. L'uomo non deve temerlo, deve
amarlo, perché Dio ama l'uomo con tutta la sua più alta perfezione. I maestri
dicono che tutte le cose agiscono con la volontà di generare, e vogliono
divenire simili al padre, e dicono anche: la terra fugge il cielo; se fugge
verso il basso, giunge al cielo dal basso, se fugge verso l'alto, giunge alla
parte inferiore del cielo. La terra non può fuggire tanto verso il basso, che il
cielo non fluisca in essa ed imprima in essa la sua potenza e la renda feconda,
le piaccia o no. Così avviene anche all'uomo, che immagina di sfuggire a Dio, e
non può; tutti i luoghi lo manifestano. Si immagina di sfuggire a Dio, e corre
nel suo seno. Dio genera in te suo Figlio unigenito, ti piaccia o no, che tu
dorma o vegli; egli compie quel che gli è proprio. Ho detto di recente che, se
l'uomo non avverte ciò, la colpa è nel fatto che alla sua lingua è attaccato
dello sporco, ovvero le creature; proprio come accade a un uomo per il quale
tutti i cibi sono amari e non trova sapore in essi. Di che cosa è la colpa, se
un cibo non ci piace? La colpa è nel fatto che non vi abbiamo messo il sale. Il
sale è l'amore divino. Se avessimo l'amore divino, gusteremmo Dio e tutte le
opere compiute da lui, accoglieremmo da Dio tutte le cose ed opereremmo le
stesse opere che egli opera. In questa uguaglianza noi tutti siamo un unico
Figlio.
Quando Dio creò l'anima, la creò secondo la sua più alta perfezione, perché
fosse fidanzata col suo unigenito Figlio. In quanto egli lo sapeva bene, volle
uscire dalla sua segreta stanza del tesoro della eterna paternità, nella quale
aveva dormito eternamente, permanendo interiormente inespresso. In principio:
nel primo principio della purezza prima, là il Figlio ha aperto la tenda della
sua eterna gloria, ed è uscito dall'Altissimo, perché voleva portare in alto la
sua amica, cui il Padre lo aveva unito fin dall'eternità, in modo da ricondurla
nella suprema altezza, dalla quale era venuta. In un altro luogo sta scritto:
"Guarda, il tuo re viene da te". Perciò egli uscì, e venne saltando come un
capriolo, e patì per amore il suo tormento, e non uscì senza voler rientrare
nella stanza con la sua fidanzata. Questa stanza è la silenziosa oscurità della
nascosta paternità. Là, dove egli uscì dall'Altissimo voleva rientrare con la
fidanzata nella purezza suprema, e voleva mostrarle la nascosta intimità della
sua divinità nascosta, dove egli riposa con se stesso e con tutte le creature.
In principio, significa un inizio di tutto l'essere, come ho detto nella scuola.
Inoltre io dissi: è un termine di tutto l'essere, giacché il primo principio è
in vista dello scopo finale. Dio stesso non riposa là dove egli è il primo
inizio, ma riposa là dove egli è scopo finale e quiete di tutto l'essere; non
come se questo essere venisse annientato, perché là viene invece compiuto nel
suo scopo ultimo, secondo la sua più alta perfezione. Quale è lo scopo finale? È
la nascosta oscurità dell'eterna divinità, che è sconosciuta: mai fu conosciuta
né mai lo sarà. Dio permane là sconosciuto in se stesso, e la luce dell'eterno
Padre ha brillato là eternamente, ma le tenebre non comprendono la luce.
Che la verità, di cui ho parlato, ci aiuti a giungere a questa verità. Amen.