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L'influenza
Alchemico-Michelita Jhaoben |
Ancora oggi quando parliamo di Medio Evo, utilizziamo definizioni quali
"secoli bui", "notte dell'umanit", "oscuramento della ragione", ovvero
consideriamo un periodo storico di circa 800 anni completamente
negativo, assolutamente inutile e addirittura da dimenticare ai fini
della storia dell'Europa. Solo la moderna storiografia sta lentamente
rivalutando e riscoprendo quest'epoca cos remota e distante dalla nostra
cultura. comunque necessaria una ulteriore maturazione culturale e
storiografica per poter appieno valutare e comprendere le conoscenze e
la cultura sviluppatesi nei "secoli bui". La nostra cultura ufficiale,
infatti, si rif direttamente alla cultura greca e latina, bypassando
completamente la cultura barbarica medioevale, le nostre leggi sono
infatti ricalcate sul diritto romano, la nostra filosofia e la nostra
retorica presentano numerosissimi richiami con le analoghe scienze
romane e greche. La cultura e le credenze dell'epoca medievale, vengono
invece relegate come cultura di serie B e troppo spesso etichettate con
il nome di occultismo; in realt durante le invasioni barbariche abbiamo
una importantissima fusione della cultura romana, da sempre
razionalista, con svariate culture pagane (gotica, ostrogotica,
longobarda) nettamente pi primitive, ma certamente pi spontanee, pi
vive, pi naturaliste, pi vicine all'uomo, con il conseguente continuo
scatenarsi di tensioni religiose, culturali ed etniche. Il medioevo deve
quindi essere visto come un atanr alchemico dove, mediante la
putrefazione e la commistione dei vari elementi, prende vita la grande
opera, ovvero, in questo caso, il nostro bagaglio culturale collettivo,
dal quale, con sapiente opera di setaccio e di ricerca, dovremo trovare
il Vero, la strada che lentamente ci condurr verso la Luce. Solo quindi
con una continua azione critica di ricerca nei meandri del nostro sapere
potremo ritrovare quel barlume di luce, quella scheggia luminosa che,
unita alle altre, illuminer il nostro arduo cammino. Ed proprio in
questo processo di ricerca che scaturita in me la scintilla del
ritrovamento di centri o collegia iniziatici, celatisi sotto i pi vari
aspetti onde salvarsi dalla scomunica, o addirittura dal supplizio con
il quale troppo spesso venivano trattati i "diversi", e i cui ideali si
sublimeranno la notte di Natale dell'800 d.C. nell'utopia, aihm di breve
durata, della fusione latino-germanica. Lasciamo quindi agli storici
miopi che vedono tale epoca come un calderone nel quale si pu ritrovare
solo l'aspetto pi negativo della storia dell'uomo, l'exoterismo
medioevale, e riprendiamoci quello che ci appartiene, ovvero
l'esoterismo; proprio in questo periodo, infatti, che sotto la cenere i
vari cenacoli iniziatici possono lavorare arricchiti dalle esperienze
celtiche, orientali, barbariche, portate alla deriva in Italia al
seguito delle ondate di conquistatori; se cos non fosse, da dove
sarebbero scaturite le forze rigeneratrici, le forze riformatrici che
hanno permesso la rinascita di tutta l'umanit nella luminosit del
Rinascimento e nello splendore dell'Umanesimo? Di queste forze
sotterranee a noi sono pervenute solamente leggende, che, se sapute
leggere, ci permettono comunque di formarci una pallida idea della
situazione.
Il caso di San Galgano appare particolarmente illuminante per quanto
riguarda la ricerca di una cultura sommersa del medioevo. Ben poco oggi
sappiamo di questo Santo, e ancor meno del suo pensiero: Galgano
Guidotti nasce a Chiusdino nel 1148, conduce una vita dissoluta durante
la quale si guadagna le poco edificanti attribuzioni affibbiategli da
frate Rollando Pisano: "Era divenuto odioso ai potenti, mal visto ai
genitori, "infame" a coloro che gli stavano vicino,[], mal visto dai
ricchi, nemico dei virtuosi e vicino ai disonesti". Poco altro sappiamo
di lui, come se un velo pietoso fosse stato posto a celare i trascorsi
del Santo, fino a che, in seguito ad una apparizione in sogno di San
Michele arcangelo, Galgano intraprender la via della cavalleria errante.
All'et di 33 anni, dopo una nuova apparizione di San Michele, Galgano
Guidotti si ritira su Montesiepi ed inizia a costruirsi una capanna in
corrispondenza dell'eremo preesistente raccogliendo intorno a se
numerosi seguaci, aspiranti eremiti, che si disperderanno dopo la sua
morte, avvenuta l'anno seguente.
La conversione di San Galgano appare alquanto particolare, si articola
in due fasi, da prima San Michele lo sprona ad abbandonare la sua vita
dissoluta per una vita da cavaliere errante con l'avvio di una cerca
Graalica tanto cara alla cultura medioevale, e solo in un secondo
momento, dopo una seconda apparizione, il Beato infigger la sua spada
sull'apice di Montesiepi, come ad indicare il termine di un compito
assegnatoli, per abbandonare la violenza e dedicarsi completamente alla
vita ascetica. Una conversione sui generis in quanto, generalmente,
nella storia dei Santi (vedi San Francesco), sufficiente un unica
folgorante apparizione per sconvolgere la vita del futuro Santo, per
indurre un improvviso e repentino mutamento di vita. Inoltre che senso
ha diventare cavaliere errante, monaco-cavaliere in Italia (San Bernardo
e i Templari ci illuminano su tale concetto) nel 1100 quando la Terra
Santa aveva bisogno di uomini per la difesa del Santo Sepolcro? Questa
doppia conversione pu essere letta in linguaggio ermetico come un
cammino iniziatico, come dei percorsi necessari per giungere alla Vera
Luce (Gnosi?) il cavaliere che combatte una guerra interiore ricorda
infatti molto gli atteggiamenti magico-rituali indispensabili per il
controllo dell'energia endogena Kundalinica necessaria per la ricerca
del Graal, o come estenuante combattimento contro le forze della
dissoluzione interiore; ovviamente tutto questo contrasta enormemente
con il concetto di beatitudine imperante nel Duecento. Ma che tipo di
Santo sia Galgano avremo modo di vederlo oltre.
Veniamo quindi ad analizzare il momento della prima conversione di
Galgano Guidotti giovane rampollo di una delle famiglie pi importanti di
Siena con addirittura colori regali: durante il sogno rivelatore, San
Michele accompagna il giovane Galgano in una caverna situata sull'apice
di Montesiepi, dove incontra 12 saggi seduti attorno ad una tavola
rotonda che gli consegnano un libro che per il giovane non riesce a
leggere. Tale sogno offre due interpretazioni, l'interpretazione
exoterica ci permettere di vedere in Montesiepi Avallon e le Montagna di
vetro, nonch i cavalieri della tavola rotonda, se a questo si aggiunge
la spada che San Galgano infigge nella roccia e le notevoli somiglianze
fra il Santo e Parsifal (entrambi definiti figli della vedova come pi
volte viene ricordato nella storiografia approposito di Galgano), le
analogie con la leggende di re Art e del ciclo del Graal comparse in
Europa del nord dopo il mille appaiono sconcertanti tanto da chiedersi
se tali leggende non siano una semplice trasposizione di un "mito"
toscano. Molto pi interessante invece l'interpretazione
esoterico-ermetica; il viaggio all'interno di una montagna cava ovvero
nelle viscere della terra alla ricerca di un qualcosa (la pietra
filosofale?) pu essere facilmente interpretato come un percorso
intracranico-cerebrale, un viaggio interiore per meglio conoscere se
stessi (V.I.T.R.I.O.L.); ma la caverna richiama anche il ben noto mito
di Platone sul quale inutile soffermarci in questa sede, ma dalla quale
deriva gran parte della cultura medioevale non ufficiale; la consegna da
parte di 12 saggi riuniti attorno ad un tavolo circolare, che sta ad
indicare l'assoluta uguaglianza fra gli iniziati, di un libro di fronte
al quale Galgano si dimostra analfabeta, sta ad indicare come il neofita
sia del tutto allo scuro delle verit iniziatiche che gli vengono
rivelate, e come non sia ancora in grado di conoscere la verit. La piena
maturit iniziatica di Galgano, che consiste nella possibilit di leggere
il libro, viene raggiunta solamente nel 33 anno (o Grado?), momento che
culmina nell'infissione della spada nella roccia, ovvero
nell'allontanamento dai metalli. Il fatto stesso che nella storiografia
si insista pi volte sul fatto che il Santo sia "figlio della Vedova" fa
supporre che tale stato rappresenti un condizione particolare necessaria
per intraprendere il cammino iniziatico.
Con tale interpretazione del sogno di Galgano appare pi che evidente
l'esistenza, nella Siena del XII secolo, di circoli alchemico-iniziatici
a cui il giovane Guidotti viene iniziato e di cui, poi, diventer una
luce ispiratrice.
Un Santo quindi in odor di eresia, un Santo molto vicino ai Catari, i
quali praticavano delle iniziazioni molto simili a quelle induiste
derivate, a loro volta dagli Gnostici, e quindi ricche di quel
simbolismo esoterico-iniziatico che giunto fino a noi; accompagnate,
probabilmente da digiuni prolungati in grado di provocare stati
allucinatori al fine di aprire certi gradi di illuminazione spirituale.
Non a caso Galgano, come forma di rinuncia, applica una dieta
prevalentemente vegetariana a base di latte, come del resto anche gli
Abigesi e i Valdesi, che evitavano accuratamente la carne, considerata
impura, a favore del latte e dei suoi derivati, tanto che, in epoche
successive, i loro discendenti diverranno famosi per l'arte della
produzione del formaggio.
Analizziamo a questo punto i fatti che ci fanno supporre la presenza
della venatura eretica che sottilmente pervade il pensiero di San
Galgano. Sappiamo che il Beato tenta di fondare un ordine monastico, ma
per far ci necessario stilare una regola, questa regola pu essere stata
scritta fra il Natale 1180, data della sua seconda conversione, e il
novembre 1181, data della sua morte, ma di tale testo non rimasta alcuna
traccia, eppure, quando il Beato Guidotti si reca da papa Alessandro III
per perorare inutilmente la sua causa, qualche prova tangibile dei suoi
intenti deve pur essere stata stilata, e se cos perch tale manoscritto
non stato allegato agli atti del processo di santificazione che avvenuto
dopo soli 4 anni dalla morte del Santo e che si basato solamente sulla
testimonianza, certo di parte, della madre? La scomparsa del libro
appare molto probabilmente come una mossa dei Cistercensi, che tra le
altre cosa hanno costruito una delle abazie pi importanti in Italia
proprio ai piedi dell'eremo e che porta il nome manco a dirlo del Beato
Guidotti, per inglobare, per strumentalizzare il mito del Santo a loro
favore; la figura del Santo Cavaliere di ventura deve essere parsa
estremamente allettante per i Cistercensi genitori, non dimentichiamolo,
dei monaci-cavalieri per antonomasia, ovvero i Templari, e intrisi,
anche loro, di Catarismo e di Gnosi. Ovviamente per poter eliminare ogni
sospetto della presenza del tarlo cataro nel pensiero galganiano, qual
mossa migliore se non quella di beatificarlo? Come possibile accusare un
Santo di eresia? Ovviamente per far ci necessario eliminare ogni prova,
bruciare ogni documento compromettente, e in questo i Cistercensi sono
sempre stati maestri, basta vedere la "terra bruciata" che sono stati in
grado di creare dopo il processo ai Templari.
Anche la fretta con cui si svolto il processo di beatificazione conferma
tali sospetti, il papa Lucio III, guarda caso cistercense pure lui, ha
condotto tale processo con una velocit sconcertante (solo tre giorni),
valutando solamente pochissimi anni del Santo e ancor meno miracoli
(solo 19 realmente attestati contro i 301 di San Nicola da Tolentino) ed
ascoltando un solo testimone, la madre, in modo tale de evitare che
affiorassero fatti o problemi incresciosi che avrebbero rappresentato
una spina nel fianco delle istituzioni dottrinali ecclesiastiche. Lo
scopo abbastanza chiaro, eclissare il filone eretico inglobandolo nella
"setta" cistercense.
Nei primi anni del mille infatti la Chiesa si trova davanti ad una
eresia ben pi grave di quella rappresentata dal culto di Giove, Minerva
o Venere contro la quale aveva dovuto combattere durante i suoi primi
anni; i movimenti di Hss, Dulcino e Valdo rappresentano terribili
correnti endogene della stessa struttura ecumenica e come tali
estremamente pericolose tutte tese ad una corsa all'ascesi, ad una
martorizzazione del corpo, all'anacoretismo, all'eremitismo. Per
impedire il pericoloso dilagare di queste forme di scissionismo
ecumenico la Chiesa fino al 1400 ha sempre cercato di non beatificare i
principali esponenti del romitaggio naturalistico in modo da non
spingere ulteriori conversioni ed ad isolare il fenomeno; l'eccezione
clamorosa rappresentata da San Galgano, e quale altro motivo potrebbe
spiegare questa devianza nella politica papale se non il tentativo di
nascondere ed addomesticare un culto divenuto troppo pericoloso? Anzi la
fine dell'ordine di San Galgano potrebbe essere iniziato il giorno in
cui papa Alessandro III ha potuto leggere la regola proposta dal Beato
Guidotti, e considerarla intrisa di eretismo. Ed in questo la politica
papale riuscita pienamente dal momento che i seguaci del Santo, privi di
un nome e di una regola che li unisse, poco dopo la sua morte si
dispersero rientrando in ordini monastici pi ortodossi e controllabili.
Appare infatti anche molto strano come sia stato concesso a pochi anni e
chilometri di distanza dai fatti di Montesiepi a San Francesco di creare
il suo ordine viste le notevole analogie non solo fra i due Santi, ma
anche fra i due ordini. Per questo papa Lucio, a cui si deve il primo
"vademecum" della caccia all'eretico, al fine di allontanare il rischio
scismatico, senza per questo irritare i suoi fratelli cistercensi, n
tanto meno i seguaci di Galgano, che gi al tempo sono un numero
cospicuo, lo assurge a Santo rendendolo intoccabile da ogni accusa e
distruggendo ogni prova compromettente.
Di estrema importanza ci appare la scomparsa intorno al XIV secolo del
corpo del Santo dalla cappella e la trasformazione del culto della
stessa a favore di San Michele. Tale repentina trasformazione e la
trasposizione delle reliquie di San Galgano in una chiesa di periferia
di Siena detta chiesa del Santuccio, sono certamente contrari all'allora
cultura popolare che teneva in gran conto il Beato Guidotti; l'uscita di
Galgano a favore di Michele deve quindi essere vista come un ulteriore
tentativo di ridimenzionare un culto divenuto troppo scomodo in un epoca
in cui ancora non si erano spenti gli echi della crociata contro gli
Albigesi, e l'olocausto Templare, entrambe mosse al fine di sradicare la
cultura catara dall'Europa. Gli uomini possono essere uccisi o
torturati, ma i miti, i culti locali, per essere eliminati devono essere
sostituiti, spostati in luoghi dove l'oblio li possa accogliere, e
allora quale migliore mossa per far dimenticare alla plebe San Galgano
che quella di sostituirlo con il culto dell'Arcangelo Michele?
D'altronde l'influenza michelita pervade tutto il culto di San Galgano,
e pertanto la trasposizione avvenuta senza eccessive scosse, ma con un
grandissimo risultato, nascondere un Santo in odor di eresia agli occhi
del volgo. Di questo periodo sembra sia anche la costruzione della
cappella quadrata annessa all'eremo detta cappella di San Michele molto
simile alla stanza quadrata di Mercurio del mito greco-latino, annessa
ad ogni tempio. Non a caso le analogie fra San Michele e Mercurio sono
enormi dal momento che entrambi sono psicopompi, entrambi sono
annunciatori, e pi volte San Michele viene raffigurato con le ali ai
piedi come del resto Mercurio; un culto, quindi, quello di San Michele
originato direttamente dalla figura pagana del messaggero degli Dei.
La comparsa di Mercurio, o meglio del mercurio, ovvero un elemento
achemico di primissimo piano, in un eremo che deve cambiare "padrone di
casa" perch il legittimo proprietario sospettato di eresia, di
catarismo, di appartenere a cenacoli alchemici fa cadere dalla padella
nella proverbiale brace. Tutto ci fa quindi sospettare un particolare
interesse rivolto verso il Beato e Montesiepi da parte di cenacoli
alchemici della Siena medioevale, il tutto con la convivenza del
Cistercensi, che con occhio benevolo controllano gli avvenimenti che
orbitano intorno all'eremo dalla loro potentissima abazia. Un San
Galgano michelita, dunque, se non addirittura una fusione delle due
figure, come il Lorenzetti cerca forse di farci intuire nei suoi
affreschi che tutt'oggi ornano l'eremo, e che dimostrano delle
incongruenze, degli errori forse voluti dallo stesso artista, dei
ripensamenti forse imposti dal committente; un modo per far riflettere
sulla figura del Santo senza per questo irritare le autorit.
Abbiamo gi analizzato l'infissione della spada nella roccia come un
gesto di allontanamento da metalli, ma tale situazione pu essere vista
non come azione, ma come una situazione di stato, ovvero non bisogna
considerare l'azione che porta all'infissione della spada nella roccia,
ma i rapporti che intercorrono fra la roccia e la spada. Dal punto di
vista esoterico la roccia pu essere considerata alla stregua di una
pietra, e quindi come sede del sacro, elemento femminile generante,
principio attivo, simbolo di vitalit (pietra filosofale, occultum
lapidem veram medicinam, pietra angolare), il fatto stesso che la roccia
non sia altro che un colle cavo, o presunto tale, ci richiama
immediatamente alla mente l'atanr, dove avvenne la generazione, e la
spada di ferro, elemento inerte, ma dotato di poteri di mediatore, di
conduttanza, potrebbe essere visto come un tentativo di unire la cavit
uteromorfica, all'ambiente esterno, un tentativo di mettere in
comunicazioni due mondi uno nascosto, sotterraneo, generante, ed uno
esteriore, ben visibile, accettante, una comunicazione fra Agartha,
dominio sotterraneo del Re del mondo, e il cielo. E potremo
ulteriormente sbizzarrirci in tentativi di interpretazione dei segni e
dei simboli che numerosissimi ritroviamo nella leggenda di San Galgano,
dal repentino allontanamento dalla fidanzata Polissena (polis Siena),
all'avversione della madre verso la scelta anacoretica di Galgano,
avventurandoci in un campo forse anche troppo intricato e spinoso.
Una leggenda, quella di San Galgano, ricchissima di simboli alchemici e
medioevali, e quindi, come ogni simbolo che si rispetti, mostra
numerosissime chiavi di lettura, con estrema facilit sufficiente dare un
significato diverso, non necessariamente pi giusto o pi sbagliato, solo
diverso ad un determinato simbolo, per far cadere tutto il castello di
carte costruito sulla figura del Santo. Certamente mi appare di estrema
importanza avere ritrovato nella storia di Galgano uno spiraglio di
quella lotta nascosta che sempre ha pervaso il Medio Evo fra religione,
cultura ufficiale e i vari circoli iniziatici, culminati nei
numerosissimi processi alle streghe ed agli eretici che tanto hanno
insanguinato l'Europa.