Gnosticismo e Cristianesimo:

quali rapporti?

Lux Increata

 

Il ritrovamento di Nag Hammadi ha portato alla ribalta una questione prima trascurata, per scarsità di dati e tendenziosità degli stessi: le origini del cristianesimo e i rapporti di questo con lo gnosticismo, il primo sistema filosofico-teologico formatosi all’interno del cristianesimo.

Quella che era un tempo ritenuta solamente un’eresia dagli studiosi di storia del cristianesimo e dai teologi si rivela oggi essere una preziossima fonte di informazioni circa gli esordi della Chiesa e della religiosità cristiana.

Sull’anteriorità dello gnosticismo cristiano o sul suo parallelo sviluppo rispetto al cristianesimo il dibattito è ancora aperto ed ancora si è in attesa di dati che possano confermare l’una o l’altra teoria: questo è quanto asseriscono con prudenza gli studiosi, sebbene sia molto logico, a detta della scrivente, postulare che un movimento colto e variegato come lo gnosticismo abbia fatto da ponte ideale tra paganesimo e cristianesimo.

Si sa invece con certezza che il sistema gnostico, ritenuto dagli studiosi sincretistico perché prodotto dalla combinazione di giudaismo apocalittico, gnosi iranica, filosofia ellenistica ed ermetismo egizio, è preesistente rispetto al cristianesimo: il dubbio degli studiosi riguarda le modalità d’integrazione della dottrina cristiana in questi sistemi combinati di data più antica che contemplavano la Gnosi come colonna portante della loro spiritualità e dell’approccio al sacro.

A parere di storici e teologi, è indubbio che il cristianesimo, da un punto di vista teologico e metafisico, molto debba alle speculazioni degli gnostici cristiani.

Grant, nel suo “Gnosticismo e cristianesimo primitivo”, e Davies, in “Storia delle origini della chiesa”, chiariscono quanto Erma, Ireneo, Clemente Alessandrino, Ignazio di Antiochia e Ippolito debbano alle elaborazioni gnostiche sulla natura di Cristo, la Trinità, la comunità ecclesiale.

Premesso che l’argomento è molto complesso e questo articolo non si prefigura di essere esauriente, data la vastità della disquisizione, procederò ad una disamina delle motivazioni che hanno portato gli antichi gnostici ad accogliere il messaggio di Cristo e ad elaborarlo in un culto misterico, all’interno di un corpus dottrinario preesistente legato a tradizioni non cristiane. Per fare ciò, mi indirizzo alle fonti da cui gli gnostici trassero linfa per la realizzazione del proprio pensiero.


 

I VANGELI CANONICI DI MARCO, MATTEO E LUCA


 

Nel Nuovo Testamento, quello ufficiale adottato dalla chiesa ecumenica, vi è un detto di Gesù attribuitogli sia dall’evangelista Luca che da Matteo che per le comunità gnostiche rappresentava l’avvallo per un insegnamento mistico ed iniziatico, per sua natura interiore, segreto od ermetico: si tratta di Mt. 11, 25-27 e Lc 10, 21-22:

“ Io ti rendo lode, Padre, Signore del Cielo e della Terra, perché hai nascosto queste cose ai savi e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre perché ti è piaciuto così. Ogni cosa cmi è stata data dal Padre mio e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo.”

Questo passo presenta il Figlio come l’unica fonte di rivelazione, e per di più diretta. Questo passo, che ricorda Gv 3, 35 (“Il Padre ama il Figlio e gli ha dato ogni cosa in mano”) e il più noto 14, 6 (“Nessuno viene al Padre se non per mezzo mio”) propende per un’escatologia mistica che non ha nulla di apocalittico, non insiste su un Regno di Dio imminente.

Luca scrive anche che “il Regno di Dio è dentro di Voi” (17,21) e questo portò le comunità gnostiche sulla strada di una interpretazione fortemente psicologica e mistica di questo versetto: se il Regno era all’interno dell’uomo, significava che era all’interno della propria psiche, e che in essa dimorava lo Spirito.

Tuttavia i versetti su cui la propaganda gnostica batteva particolarmente onde ottenere credibilità pubblica, erano i seguenti: (Matteo 13, 1-52) : Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: "Perché parli loro in parabole?".

Egli rispose: "Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato, e “E con molte di tali parabole esponeva loro la parola, secondo che potevano intendere. E non parlava loro senza similitudine; ma in disparte egli dichiarava ogni cosa ai suoi discepoli (Mc 4,33-34, Lc 8,10).

Con questi versetti si legittima una trasmissione di segreti iniziatici riservata ad alcuni; questo aristocratismo, di cui gli gnostici si vantavano, fu inteso in malo modo dai cristiani, che tacciarono gli gnostici di snobismo.

Secondo Annie Besant ed Eliphas Levi i Misteri erano conosciuti agli iniziati del cristianesimo primitivo; la trasmissione orale di questi andò persa per mancanza di discepoli adeguati, e per la progressiva diffusione di interessi politici ed utilitaristici tra le caste esoteriche, che si piegarono al delirio del potere temporale.S.Clemente d’Alessandria così scriveva negli Stremata:

Il Signore... ci permise di far parte di quei divini Misteri e di quella santa luce a quelli che son capaci di riceverla. Certamente Egli non rivelò ai molti ciò che ai molti non apparteneva, ma ai pochi a cui Egli sapeva che essi (i Misteri) appartenevano ed i quali erano capaci di riceverli e di esser formati a seconda di essi. Ma le cose segrete sono confidate alla parola, non alla Scrittura siccome è il caso con Dio.


 

GIOVANNI


 

Risulta tuttora difficile riconoscere quanto e in cosa sia debitore Giovanni allo gnosticismo.

E’ certo che la visione di Gesù Cristo proposta dal quarto evangelista (che non fu il compilatore dell’Apocalisse) è molto più teologica e profonda di quella della tradizione sinottica: Giovanni oppone tutti i Giudei a Gesù, rende Gesù preesistente alla Creazione, lo inquadra come Figlio di Dio, mette in rilievo contrasti tra Figli della Luce e Figli delle Tenebre, sottolinea una trionfalità insita nella incarnazione di Gesù che negli altri evangelisti manca.

Giovanni fu l’autore evangelico più usato sia dalla comunità di Qumran che dalle comunità gnostiche in seno alle quali maturarono testi come il Vangelo di Verità; anche qui come in altri casi, è difficile indagare quanto Giovanni fosse vicino all’una o all’altra corrente.

Il prologo di Giovanni fu certo il passo del suo Vangelo che più dovette attirare l’attenzione degli gnostici, in particolare per il riferimento esplicito al Logos.

Cosa intendeva Giovanni per Logos? Parola, materia, pensiero, ragione? Quello che l’autore dice del Logos è simile a quanto viene riferito della Sapienza celeste nella speculazione tardo giudaica ma fa anche il verso, per certi aspetti, all’incipit di Genesi individuando nella Parola creatrice che animò la Creazione la Vita e la Luce e persino lo stesso Nome di Dio. Ora, questo tipo di speculazione teologica è sulla linea dello gnosticismo e presenta molte affinità con le Odi di Salomone e il Vangelo di Verità, presumbilmente valentiniane.

Anche il simbolismo della croce è certo importante: non più ostacolo, impaccio, vergogna come per gli altri evangelisti, ma oggetto di salvezza: Gesù infatti viene innalzato sulla croce, che è la via della vita. E ‘ la croce che fa di Gesù Cristo il Figlio di Dio, “la via,la verità, la vita” (Gv 14, 6)


 

PAOLO


 

L’apostolo di Tarso era molto amato nelle comunità gnostiche ed i suoi scritti erano letti con grande attenzione, in particolare alcuni, in cui l’escatologia apocalittica non compariva con forza e slancio, ma si negava in favore di una salvezza già ottenuta tramite il sacrificio e l’opera di Gesù Cristo.

La nebulosa figura di Paolo di Tarso si ammantava di alcune idee gnostiche nelle Lettere ai Galati, ai Corinti in particolare modo.

L’escatologia di questi scritti non è riconducibile e riducibile ad un tempo storico, ad un giorno che deve venire, ed accenna a potenze arcontiche, ad una salvezza che si è già realizzata tramite il Cristo, ad un uomo nuovo che ha spodestato un tipo d’uomo vecchio, consunto, empio, sorpassato : Paolo in queste due Lettere scrive che Cristo ha sottratto l’umanità dall’adorazione di “spiriti planetari”, stoicheia, che ci ha salvato dal “secolo malvagio”, dal dio di questo secolo, che la nostra vita è nascosta, nascosta con Cristo in Dio, che il mondo è stato crocifisso in Lui e il mondo in Lui…

Il materiale su cui gli gnostici potevano argomentare e trovare terreno per una visione dualistica ed escatologica realizzata era davvero molto, tant’è che lo stesso Grant scrive che un autore ecclesiastico ha corretto il punto di vista paolino nelle Lettere pastorali ai Timotei e a Tito, in cui si attacca apertamente la Gnosi: forse un tentativo di maneggiare l’oscuro linguaggio di Paolo?

Stante la confusione sull’autenticità delle lettere di Paolo e sulla difficile interpretazione del suo pensiero, risulta alquanto difficile decretare in che misura l’apostolo Paolo fosse “gnosticheggiante”; risulta a giudizio della scrivente molto interessante che proprio un difensore dell’ortodossia quale Paolo sia stato da comunità “eretiche” così stimato.


 

IGNAZIO


 

Ignazio d’Antiochia, vescovo, è certo colui che più di altri elabora una visione teologica simile allo gnosticismo, di cui adotta la terminologia: ricorrono parole come “arconti”, “angeli”, “eoni”,” cose celesti”, e parla di un mondo dominato da un arconte malvagio.

Tuttavia Ignazio rifiuta una dottrina fondamentale dello gnosticismo, o di certi ambienti gnostici per essere precisi: la sofferenza apparente di Gesù Cristo.

Allo stesso tempo, scrive però, allineandosi con il famoso detto nonché verso evangelico “non date le perle ai porci affinché non le calpestino”:

Non potrei io scrivervi cose più piene di Mistero? Ma io temo di farlo, ond’io non faccia del male a voi che altro non siete che fanciulli. Perdonatemi in questo riguardo onde voi non essendo atti a riceverne il peso, non siate da questo soffocati. Poiché io stesso, nonostante sia vincolato (per Cristo) e sia capace d’intendere le cose celesti, gli ordini angelici e le diverse specie di angeli, la differenza tra i poteri e le dominazioni e la diversità dei troni e delle autorità, la potenza degli eoni e la preminenza dei cherubini e dei serafini, la sublimità dello Spirito, il regno del Signore, e soprattutto l’incomparabile maestà dell’Onnipotente Iddio, benché io conosca tutte queste cose, pure non sono, per questo, in alcun modo perfetto, né sono io un discepolo come Paolo e Pietro


 

CONCLUSIONI


 

Quella compiuta or ora è solo una ricognizione in un territorio misconosciuto, che sarebbe bene affrontare dal punto di vista esoterico: quello del cristianesimo primitivo e delle sue relazioni con lo gnosticismo.

Non ci si può aspettare di giungere al nocciolo della questione se non si indagano questi rapporti e se non si scrutano con attenzione le fonti a disposizione, senza preconcetti di sorta.

Nel mare magnum delle fonti patristiche e del primo cristianesimo, risulta comunque sempre più cristallina un’influenza gnostica che non può essere trascurata, e che potrebbe dare nuovo lustro a questa Cristianità smarrita.


 


 

Bibliografia: J.Davies, Storia della Chiesa, M.Grant, Gnosticismo e Cristianesimo Primitivo, Epistola d’Ignazio ai Tralliani, cap. v.

 

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