Genesi dello gnosticismo cristiano: la più antica forma del cristianesimo primitivo Sabato Scala |
E’ possibile che attribuire che i fondamenti della gnosi cristiana siano attribuibili direttamente alla predicazione di Gesù?
Le numerose scoperte di testi gnostici avvenute sin dalla fine dell’800 e culminate con quella fondamentale dei 52 testi di Nag Hammadi ma non ancora esauritesi, come mostra la recente riapparizione dello scomparso “Vangelo di Giuda Iscariota” , rendono questa domanda storicamente più che legittima.
Una risposta ad essa deve necessariamente tener conto dei fenomeni contemporanei prodottisi nelle medesime regioni in cui ha operato Gesù e che, con certezza, hanno influenzato e condizionato la nascita della teologia gnostico-cristiana: ci riferiamo in particolare alla predicazione di Simon Mago e Dositeo.
Su Simon Mago così si esprime Hans Jhonas nel suo capolavoro "Lo gnosticismo" (ed.: per l'Italia da SEI) <<I Padri della chiesa consideravano Simon Mago come il padre di tutte le eresie.. Quando l'apostolo Filippo giunse la(in Samaria) a predicare il Vangelo trovo il movimento di Simone in pieno rigoglio>> anche se sottolinea come, a suo avviso, a partire dalla affermazione che troviamo negli Atti cioè che egli era "la Potenza di Dio quella che era chiamata la Grande" é possibile desumere che Simone <<riteneva se stesso un messia>> e quindi <<la storia della sua conversione, sebbene non necessariamente quella del battesimo, deve essere falsa,se in realtà il Simone degli Atti e l'eresiarca dei Padri, sono la stessa persona perché in nessun resoconto eresiologico dell'insegnamento simoniano dal I I al III secolo si trova alcun indizio che la posizione di Gesù fosse riconosciuta dalla setta, tranne il ritenere che Gesù era stato una precedente incarnazione di Simone stesso>>.
La identificazione tra Simone degli Atti e quello citato dai padri della chiesa viene considerata più che naturale da Jhonas poichè <<anche se facciamo una astrazione diversa>> del resoconto degli Atti in quanto possa riferirsi ad una persona diversa << resta il fatto che da tutti i resoconti a partire da quello dello stesso Celso, egli viene riferito come un "pseudo-messia" riferendo in un suo sermone "Io sono Dio">>.
Tale identificazione emerge, comunque, unanimemente da quanto su Simon Mago affermano Giustino, Ireneo, Ippolito.
Soffermiamoci, quindi, su Simon Mago.
Afferma Jhonas traendo l’informativa da Ireneo: <<Un tratto caratteristico ... fu il prendere con se una donna chiamata Elena...che egli aveva trovato in un bordello a Tiro...>>
Jhonas, quindi, intraprende una vasta analisi sul personaggio a partire da quanto si evince dalle Pseudo-Clementine, un antico scritto pseudo-epigrafico.
Dice Jhonas, citando proprio le pseudo-clementine, che al termine della sua storia ultraterrena, la EPinoia, ovvero la parte femminile di Dio <<fu rinchiusa in carne umana e migrò per secolo di vaso in vaso in differenti corpi femminili...così essa fu quell'Elena per la quale si combatté la guerra troiana...migrando di corpo in corpo soffrendo ingiuria in ciascuno ella, alla fine,divenne una donna di malaffare in un bordello questa é rimasta la “pecora perduta”>>>
L’ Esegesi dell'Anima , uno tra i più interessanti e probabilmente antichi scritti gnostici, ritrovato tra i manoscritti di Nag Hammadi, si sofferma proprio sul parallelo tra l’Anima con la scintilla divina in essa contenuta, caduta in disgrazia, ed Elena di Troia.
Il contenuto esegetico del testo appare identico alla teologia simoniaca, sia nella forma esteriore sia nella sostanza delle metafore, sia nella semplicità della struttura che denuncia una elaborazione teologica di tipo gnosticoo cristiano, assai primitiva e ancora poco evoluta.
Di conseguenza, dando per scontato, come fa Jhonas, che Simon Mago é il medesimo personaggio degli Atti, appare, a nostro avviso, probabile che la “Esegesi dell'Anima” possa essere collocata tra gli scritti influenzati direttamente dalla teologia simoniana.
Simon Mago, infatti, fece talmente propria questa teologia e la connessa metafora Omerica da realizzarla nella sua stessa vita poiché scelse, quale compagna, una prostituta di nome Elena .
Jhonas continuando a citare la patristica, afferma inoltre " <<egli (Simone) venne per prima cosa per risvegliare lei (l'epinoia manifestatasi in Elena del bordello di Tiro) e liberarla dai suoi legami e poi per portare la salvezza a tutti gli uomini per mezzo della conoscenza di lui (Simone)....egli apparve come un uomo tra gli uomini sebbene non fosse uno di essi e si pensò che avesse patito in
Giudea (Gesù incarnazione di Simone) sebbene non abbia patito>>"
Nelle note Jhonas aggiunge, in relazione alla possibilità di identificare il personaggio che ha patito in Giudea con Gesù: <<(Il riferimento a GEsù é più chiaramente specificato quando Simone
asserisce che egli, la Potenza Suprema, é apparso in Giudea come Figlio, in Samaria come Padre e in altre nazioni come Spirito Santo>>.
Ricapitoliamo, quindi, quanto è possibile desumere da ciò che si è detto:
1) L’ Esegesi dell'Anima espone gli elementi primordiali della concezione dualistica gnostica e della teologia del Femminino Sacro. La mitologia e teologia in esso contenute, che sono alla base di tutto il pensiero gnostico cristiano, erano pienamente elaborate già nel I secolo e di conseguenza la gnosi cristiana nasce nel I secolo e non oltre esso
2) Il pensiero gnostico é sicuramente presente in tutte le sue componenti principali, nella figura di Simon Mago ed è, quindi, contemporaneo alla predicazione degli apostoli,. Le stesse pseudo-clementine riferiscono dello scontro tra Pietro, il primo degli apostoli, e Simon Mago.
Possiamo, quindi, affermare con certezza che la teologia della gnosi cristiana e' un fenomeno contemporaneo alla predicazione degli apostoli e quindi precede la formazione della teologia cristiana avvenuta con Paolo di Tarso essa e' attribuibile a Simon Mago ed e' un fenomeno nato in Giudea ed associato fin dalle sue origini a Gesu'.
A questo proposito è, però, anche d’obbligo sottolineare quanto che le pseudo-clemenine affermano riportando le parole di Simon Mago rivolte a Pietro "Tu, in verità, come uno che sia continuamente stupefatto, per così dire, chiudi le orecchie perchè non possano continuamente essere contaminate dalla bestemmia e corri via non trovando niente da replicare; e il popolo incapace di pensare acconsente e ti approva come uno che insegna ciò che é noto a loro: invece essi esecrano me come uno che professa una novità mai udita".
Ciò farebbe pensare alla possibilità che, in realtà, le tematiche gnostiche erano ignote a Pietro e che, quindi: o non appartessero al pensiero di Gesù oppure, come sostengono gli scritti gnostici, facevano parte di un insegnamento iniziatico nel quale il primo degli apostoli, a differenza di Filippo,Tommaso e la Maddalena, non era stato coinvolto.
Le pseudo-clementine fanno propendere per la estraneità totale o parziale, di Gesù alla gnosi quando affermano che Simone professa "una Potenza di incomprensibile ed ineffabile luce, la quale potenza é sconosciuta persino al creatore di questo mondo, al legislatore Mosè e al vostro Maestro Gesù", brano questo, che sottolinea l'antigudaicità di Simone non dissimile da quella di Paolo tanto che in molti ambienti della critica storica, si é associato lo stesso il Simone delle pseudo-clementine è associato allo stesso Paolo.
Quanto detto farebbe di Simone il padre unico del pensiero gnostico, in linea con quanto i padri della Chiesa affermavano.
Personalemnte, a differenza di Jhonas e tenendo conto dell'ampia biblioteca di NAg Hammadi, che Jhonas in gran parte non conosceva quanto scrisse la sua opera, e a partire dal Vangelo di Tommaso, sarei molto più cauto nell'attribuire le parole citate a Simone.
Va infatti, tenuto conto che il testo in analisi proviene dalla critica a Simone proveniente da un ambienti giudaico-cristiani e , quindi, tutto il pezzo analizzato potrebbe essere frutto del tentativo proprio di separare l'insegnamento di Gesù da quello di Simone e dalla gnosi.
In pratica, se prendessimo per buone le pseudo-clementine in merito all'ortodossia ebraica di Pietro e indirettamente di Gesù che ritroviamo spesso anche negli scritti canonici (vedi Galati e Corinti), dovremmo accettare la stessa distanza tra l'insegnamento di Paolo e quello originario di Gesù, di cui Pietro era espressione diretta.
Se invece optassimo per la interpretazione tradizionale e cattolica dell'insegnamento di Paolo e quindi con il suo essere in linea con il pensiero di Gesù, sarebbe difficile accettare la posizione giudaico-cristiana di Pietro e Giacomo come espressione diretta del suo insegnamento, ma sarebbe anche difficile capire come tale posizione possa essersi formata a partire da una così scarsa ortodossia del Gesù testimoniato dai Vangeli .
Si riaffaccia, quindi, la ipotesi del doppio canale seguito da Gesù per la istruzione degli apostoli: ortodosso con gli ortodossi Pietro e Giacomo, limitato ai meri insegnamenti morali ed alla rivisitazione e re-interpretazione della Legge, mentre iniziatico, gnostico e segreto, come affermato unanimemente dagli scritti gnostici, verso Tommaso, Filippo, Giuda e la Maddalena.
Accettando questa posizione riferita alla unanimità dai tasti gnostici, e quindi la separazione del insegnamento e della corrente ebreo ortodossa da quella iniziatica (la prima faceva capo a Giacomo "per cui furono fatti il cielo e la terra (Demiurgici)" come si legge nel Vangelo di Tommaso, la seconda riservata agli iniziati il Mondo Superiore e spirituale del Padre), si spregerebbero le anomalie della coesistenza di pensieri così distanti come la gnosi di Simone, Tommaso e della Maddalena, la pseudo-gnosi di Paolo ed il giudeo-cristianesimo di Giacomo e Pietro.
Ricapitoliamo.
Premesso, quindi, che non vi può essere dubbio, non solo sulla precocità del pensiero gnostico nella forma della Esegesi dell'Anima, ma addirittura della sua precocità o al più contemporaneità rispetto alla formazione del pensiero Paolino e quindi della sua precedenza cronologica sulla teologia cristiana, altro punto di estremo interesse è la anomala e non convenzionale esegesi bibblica di Gesù assai distante non solo dalla cultura ebraica ma dalla stessa cultura essena.
Gesù interpreta, infatti, assai liberamente, la Legge mosaica leggendola in maniera assai diversa da un ebreo della Giudea del tempo e molto più vicina alla esegesi biblica di ebrei ellenizzati come Dositeo e Simon Mago.
Stando anche alle sole fonti canoniche, la formazione infantile e giovanile di Gesù, e quindi quella fondamentale per un uomo, avvenne fuori dalla Giudea e probabilmente per lo più Egitto ove Gesù trascorse di certo la sua infanzia e forse gran parte del periodo che precedette il suo ritorno in Giudea.
Lo stesso Giovanni che predicava in quelle terre, appare non conoscere Gesù nonostante i legami tra di parentela che emergono dai Vangeli e la conoscenza delle rispettive madri.
Tra gli ebrei ellenizzati, come dimostrano ampiamente le testimonianze che abbiamo dalle comunità esterne alla giudea prima e dopo Cristo, molte delle norme di purità tipiche dell'ebraismo vengono emendate o assai attentate a causa delle difficoltà di applicazione pratica determinate dalla applicazione delle stesse in ambiti che prevedevano il contatto con comunità .
E’ solo inquadrando Gesù come un ebreo ellenizzato che si spiegano molte sue azioni che, agli occhi dei giudei, appaiono rivoluzionarie o addirittura blasfeme, specie quelle condotte nelle ultime ore prima della crocifissione.
Lo stesso personale sacrificio di sangue, coinvolgendo sangue umano, era del tutto escluso dall'ebraismo del tempo. L'uso di sangue umano per un sacrificio pasquale è, infatti, blasfemo come blasfema è la metafora della antropofagia dell’Ultima Cena.
La violazione palese della Pasqua ebraica che Gesù, anche ritenendolo un esseno, opera uscendo insieme ai discepoli, dopo aver mangiato la pasqua è evidente: egli esce di casa quando ciò era perentoriamente proibito nella sera pasquale sia in ambito farisaico che esseno.
Di violazioni continue della legge, sono, comunque pieni i Vangeli e non sono spiegabili in nessuna ottica se non nella visione assai flessibile della Legge in uso presso gli ebrei ellenizzati.
Di conseguenza sfaterei una volta per tutte il mito di Gesù Ebreo osservante poiché del tutto smentito da ogni sua singola azione: al più parlerei di un ebreo rivoluzionario ellenizzato abituato a dare un senso teologico ad uno stile di vita non ebraico cui, evidentemente, era abituato già in precedenza.
A testimonianza di ciò intervengono anche le rilevanze archeologiche che hanno infatti, ampiamente testimoniato degli adeguamenti e gli emendamenti necessari alle tradizioni ebraiche praticati dalle comunità ebree ellenizzate.
Basti pensare, ad esempio, alla necessità di mantenere purezza nei luoghi sacri tenendo la cosa più impura, il corpo umano morto, lontano da essi.
Mentre, infatti, a Qumran e a Gerusalemme si tenevano i cimiteri e le latrine fuori dalla città, non é affatto così per le comunità ebraiche fuori Giudea.
Si pensi al caso italico della sinagoga Bova Marina, ove un intero cimitero era posizionato dietro la piccola sinagoga separato solo da 7 metri di strada, poiché lo spazio sacro a disposizione della comunità era assai limitato.
Si pensi, ancora, al caso della anomala sinagoga di Dura Europos, con le sue, fino ad oggi, inspiegabili ed inaccettabili (secondo la legge ebraica) rappresentazioni umane nella sala più sacra, quella ove veniva ospitata l'Arca ed il Sophar (il leggio per i rotoli della Torah).
In quest'ultima, oltre che la rappresentazione umana, vi é la raffigurazione di Mosè durante la fuga dall'Egitto e addirittura della mano di Dio che indica a questi la strada.
Siamo di fronte a scoperte che richiederebbero un globale ripensamento nello studio dell'ebraismo antico e delle testimonianze cristiane che ancora manca.
Approfondiamo, a questo punto, le notizie che ci vengono su Simon Mago, dalla patristica.
Da Giustino sappiamo la terra natia di Simon Mago: Gitton in Samaria.
Da Giustino sempre, con conferma inferma di Ireneo, conosciamo il periodo di inizio attività: sotto l'Imperatore Claudio ed, inoltre, che egli fu ammirato dallo stesso Claudio il quale gli eresse una statua sull'isola Tiberina.
Da Ireneo e soprattutto da Ippolito sappiamo che Simone faceva largo uso del Vecchio testamento, in particolare della Genesi, del Levitico e del Deuteronomio, interpretalo con una notevole capacità oltre che fantasia esegetica.
Ireneo riporta anche una interpretazione simoniana delle parole di Gesù quali quelle riportate Matteo e Luca 3,9 relativamente "alla scure posta alla radice degli alberi", ma su questo particolare aspetto siamo molto più cauti ritenendo possa trattarsi di una interpolazione dello stesso Ireneo.
Sia Ireneo che Ippolito ritengono che é proprio da Simone si originano i tutti i principali temi della gnosi Valentiniana poi ripresi dal discepolo Menandro, quindi da Saturnino e poi da Basilide.
Simone è, quindi. un ebreo colto (vedi esegesi e nascita), noto in ambienti romani, che inizia a predicare tra il 41 ed il 54 d.C. e di conseguenza la gnosi cristiana nasce non oltre l'anno prima del primo timido barlume di esegesi cristiana che troviamo nella prima delle lettere di Paolo, quella Tessalonicesi collocabile tra il 50 ed il 52.
Tutti i principali temi della gnosi sono già presenti in Simon Mago.
Ciò spiega la maggiore solidità e coerenza della costruzione teologica gnostica rispetto a quella cristiana fondata su Paolo.
A questo punto è importante sottolineare alcune illuminanti coincidenze spesso trascurate o ritenute frutto di notizie non veritiere, che legano Simone alla presenza precocissima di cristiani a Roma sotto il regno di Claudio.
La prima è legata al personaggio che nelle Omelie Clementine narra la storia di Simone: Aquila, ebreo romano che dagli Atti risulta essere tra coloro che furono cacciati da Roma proprio sotto il regno dell'imperatore Claudio.
Da questi sappiamo che:
- Simon Mago nasce a Gitta in Samaria da Antonio e Rachele
- Si istruì ed eccelse ad Alessandria d'Egitto ove imparò le arti magiche
- Fu il primo di 30 discepoli del Battista (tanti quanti i giorni del mese lunar,e mentre gli
apostoli di Gesù erano 12 come i mesi solari, sempre come riferito da Aquila nelle Omelie)
- Tra i discepoli c'era anche Elena la futura compagna di Simone
- Era in Egitto (ad Alessandria) per istruirsi, quando Giovanni fu ucciso ed il posto che sarebbe toccato a Simone, passò a Dositeo
- Si faceva chiamare il Cristo ed l'"Uno che si Solleva" per la sua eternità e la incorruttibilità del suo corpo
Passiamo alla seconda coincidenza.
Secondo Giustino ed Ireneo, egli visse sotto il regno di Claudio e quindi tra il 41 ed il 54, predicò a Roma e ove gli fu eretta una statua sull'isola Tiberina. Negli Atti, invece, appare predicare in Samaria, probabilmente prima del suo trasferimento a Roma.
Veniamo, quindi, alla importante coincidenza: la presenza di cristiani a Roma sotto il regno di Claudio riportata da Svetonio correlata alla presenza di Claudio nella capitale dell’Impero.
Tale testimonianza è assai importante anche perchè esterna ad ambienti cristiani e quindi tendenzialmente non influenzata da essi
Secondo Svetonio sotto il regno di Claudio << un certo Crestus istigava continuamente i giudei>>i e ciò causò la cacciata di questi da Roma, proprio quella riferita dagli Atti e che porta Aquila ad Efeso.
E qui siamo alla terza singolare coincidenza riferita da Paolo nella prima lettera ai Corinti .
Paolo, nella lettera, narra dell’arrivo di un personaggio di nome Apollo, nella comunità di Efeso, che non aveva sentito parlare di Gesù e che “conosceva solo il battesimo di Giovanni”.
Ora, sebbene con riferimento all’arrivo di Apollo e non a quello di Prisca ed Aquila, da Paolo sappiamo che ad Efeso esisteva una comunità giovannita, questa potrebbe essere nata proprio grazie alla emigrazione forzata di ebrei da Roma evangelizzati in senso gnostico simoniaco.
Il fatto ricollega, quindi, la presenza a Roma, mai compresa e mai storicamente ben accetta, di cristiani in un periodo assai precoce, con quella di Simone e con la successiva cacciata degli ebrei, l'arrivo di Aquila ad Efeso descritto in Atti e ripreso dalle Omelie e la presenza di giovanniti ad Efeso riferita da Paolo in Corinti 1.
Tale presenza è stata spiegata con un improbabile viaggio di Pietro nella capitale di cui non v’è alcuna testimonianza.
E’, però, singolare notare che Svetonio lega la descrizione di Claudio a qualcuno che si faceva chiamare Cristo.
Se questi fosse Simone, e se egli era il primo dei discepoli del Battista la sua predicazione e, forse, la sua autoassociazione a Cristo potrebbe precedere quella di Gesù e collocare Simone tra i tanti Messia che apparvero in Giudea e nell’Impero.
Ricordiamo, inoltre, il dubbio di Giovanni sulla funzione cristologica di Gesù ed il fatto che dopo la morte di Giovanni esistevano ancora suoi discepoli che, evidentemente, non si aggregarono a quelli di Gesù: se Dositeo e Simon mago erano davvero discepoli di Gesù e se Dositeo divenne il nuovo riferimento di questa comunità non unendosi ai discepoli di Gesù, è evidente che i due gruppi non condivisero la medesima sorte e probabilmente la medesima teologia.
Se, a questo punto, Simone era in Egitto, probabilmente ad Alessandria, durante i tre anni di vita pubblica di Gesù, non ebbe la possibilità di conoscerlo ed é per questo che ne ha notizia solo dopo la sua morte, quando, rientrato in Giudea, trova il posto che sarebbe dovuto toccargli dopo la morte del Battista, saldamente nelle mani di Dositeo, altro gnostico.
Il fatto che ad Efeso, come riportato da Paolo, esistono ancora giovanniti che non sanno nulla di Gesù e che seguono ancora gli insegnamenti del Battista, non fa che confermare una netta distinzione tra i due apostolati che permane, evidentemente, dopo la morte dei due maestri: Giovanni e Gesù.
Nelle parole di Gesù, Simone dovette, comunque, riscontrare una qualche affinità con la sua educazione e la sua cultura e non dovette essere difficile per lui vedere in quelle parole conferma della educazione ermetica che dovette ricevere ad Alessandria ove di certo circolavano già gli scritti attribuiti ad Ermete Trismegisto poi riscoperti nel Rinascimento da Ficino.
Giovanni viene oggi, da più riconosciuto come un esseno, ciò rende assai interessante la singolare coincidenza tra questi viaggi di iniziazione in Egitto e quello riportato negli Inni di Qumran svolto dal fondatore della comunità
Quella in Egitto sembra, quindi, essere stata una tappa formativa fondamentale per tutti coloro che raggiungevano vette elevate nell’ambito delle gerarchie delle diverse forme di apostolato.
Non si potrebbe spiegare altrimenti la già così evoluta forma di analisi esegetica che riscontriamo in Simone ed una teologia che appare già così avanzata e coerente.
E', quindi, storicamente assai probabile che il Craestus di Svetonio sia Simone e che Simone sia, come giustamente ricordato dalla patristica, non solo il padre delle eresie ma anche il principale sviluppatore della visione gnostica del pensiero di Gesù, anche se riteniamo probabile che tale pensiero non dovesse volare tanto lontano dalla gnosi se lo stesso Simone si identifica con Gesù.
E', a questo punto, difficile da spiegare, però, come lo stesso Simone giustificava a se stesso e agli altri il fatto che era in Giudea quando contemporaneamente si trovava in Egitto a studiare arti magiche e ermetismo.
Esistono altri elementi che, però, appaiono non collimare.
La, infatti, patristica che afferma che Simone visse sotto Claudio, mentre le Omelie lo inquadrano come discepolo del Battista, che, però, muore sotto il regno di Tiberio e quindi subito prima del regno di Claudio.
Se supponiamo di porci nell’ottica Essena considerando Giovanni tale, per occupare cariche di rilievo si doveva raggiungere i 30 anni e ciò indicherebbe che solo al suo ritorno dall'Egitto, dopo il 31-33 (dopo la morte di Gesù) Simone doveva avere proprio quella età.
Ciò porta a supporre che egli sia partito per l'Egitto sicuramente prima dei 27 anni, avviando la predicazione nella sua terra, la Samaria, non molti anni dopo (come si evince dalle Omelie) tra il 31-33 d.C. e, recandosi, probabilmente, intorno al 42 (sotto il regno di Claudio) a Roma
Egli quindi, dovette incominciare la sua predicazione non oltre i 39 anni e non essendovi testimonianze che lo riguardano sotto il regno di Nerone probabilmente morì non molto dopo, intorno al 54 ad una età di 50 anni circa.
Ciò, altra singolarissima coincidenza, concorda con quanto Ireneo afferma di Gesù: che, cioè, egli morì crocifisso all’età di 50 anni.
Per comprendere, però, appieno il substrato gnostico-ebraico che precede la formazione della gnosi cristiana, è essenziale l’analisi di un altro importante personaggio contemporaneo di Simone e Gesù: Dositeo.
Abbiamo detto che se Simone, dalle Omelie, risulta essere il primo discepolo del del Battista e, il secondo per importanza di quel gruppo, è Dositeo che sostituì il Battista alla morte di questi usurpando il posto di Simone.
Dositeo é un'altro dei grandi padri del pensiero gnostico che, grazie a Nag Hammadi, possiamo conoscere e legare alla corrente dei Sethiani ovvero dei seguaci di quel filone dello gnosticismo di matrice ebraico-cristiana che si ritenevano figli della stirpe generata dal leggendario Seth, a sua volta figlio di Adamo.
Dei sethiani abbiamo informazioni dalla patristica, ma oggi ancor di più da due importanti documenti di Nag Hammadi: le tre stele di Seth ed il cosiddetto Vangelo degli Egiziani (che nulla ha a che vedere, nonostante il titolo, con quello noto alla patristica).
Mi rifarò all'analisi proposta da Moraldi nel suo introvabile “Testi Gnostici” edito dalla UTET.
L'autore delle “Tre steli di Seth” dice d'essere lo stesso Dositeo. Moradli sottolinea del testo, alcuni elementi importanti:
1) Sia Dositeo che Simon mago erano di origina Samaritana, ebrei, ed entrambe estremamente colti ed abili nella esegesi biblica
2) entrambe si proclamavano Messia ed eterni
3) Sia che l'autore delle “Tre steli di Seth” sia Dositeo, come riportato, sia che non lo sia, il documento, ed il legame storico con Simone e soprattutto con Giovanni ripropone <<il problema della eventuale relazione tra i Samaritani (Simon Mago e Dositeo) e gli Esseni>>. A questo proposito va segnalata, a puro titolo di curiosità, la presenza del nome “Dositeo” in un frammento manoscritto (Mur 30) ritrovato da Milik nelle grotte di Muraba'at ovvero quelle dove fu trovata anche una lettera del rivoluzionario Bar Kochba. Il manoscritto é stato pubblicato in P. Benoit, J.J. Milik, e R. de Vaux [eds] in"Les Grottes de Muraba'at".Il. Il testo del frammento recita: "e Salomnè, moglie di Dositeo, sorella di Honi figlio di Gionata..."
4) il tema delle tre steli di Seth, figlio di Adamo, è noto anche da Flavio ove le stele divengono 2 ma tale tema è comune anche all'ermetismo egizio i cui testi parlano di steli di pietra contenenti la sapienza prediluviana salvata in previsione della catastrofe é legata, inoltre, anche mito di Hermes, di Enoc
5) I temi cristiani, sia nella Steli che nello stesso Vangelo degli Egiziani, suggeriscono il fatto che laddove elementi cristiani vi sono (Vangelo degli Egiziani), oltre che essere rari fanno parte...leggo testualmente da Moraldi <<di una" cristiaznizzazione dell'opera" tanto che la figura di Gesù,incarnazione di Seth, appare secondaria rispetto a questi>>
6) Esistono elementi, sebbene labili, che fanno pensare ad un stretta relazione, nella mente dell'autore e del filone esegetico da cui proviene, tra il Seth biblico ed il Seth dio dell'Antico Egitto.
7) il dio Seth egizio era terribile, ma nella visione fatta di contrapposizioni e negazioni gnostiche, egli può benissimo venire rappresentato positivamente come nemico del falso Dio: il Demiurgo
Non voglio entrare ulteriormente nella complessa cosmogonia del Vangelo degli Egiziani, che riprende e precisa la cosmologia gnostica, ne mi voglio addentrare nella tematica complessa della esegesi dei Sethiani e dei Naasseni, (rimando a Simonetti, Moraldi e Jhonas), ma é certo che siamo di fronte ad un problema che è sintetizzabile come segue.
ESISTE UNA CORRENTE DEL PENSIERO GNOSTICO CHE CI PORTA AD UNA SERIE DI
OSSERVAZIONI:
- NASCE IN AMBIENTE EBRAICO
- APARE GIA' COLLOCABILE A CAVALLO E PIU' PROBABILMENTE PRIMA DELLA VITA PUBBLICA DI GESU'
- SEMBRA ESSERSI SVILUPPATA IN SAMARIA
- SI ISPIRA A COMPONENTI DELLA FILOSOFIA GRECA
- SI ISPIRA AMPIAMENTE ALL'ERMETISMO EGIZIO
- PRECORRE ED ESPONE I PRINCIPALI TEMI DELLO GNSOTICISMO CRISTIANO
- E' COLLEGATA A SIMONE E DOSITEO ENTRAMBE CONNESSI DALLA PATRISTICA A GIOVANNI IL BATTISTA
- GIOVANNI IL BATTISTA E' QUASI UNIVERSALMENTE COLLEGATO AL MONDO ESSENO
- ESISTE UN ACCESO DIBATTITO SULLA CONNESSIONE TRA QUESTA CORRENTE, GLI ESSENI ED I TERAPEUTI
- SI ISPIRA AMPIAMENTE ALLA ESEGESI BIBLICA (CHE RITROVIAMO ANCHE A QUMRAN)
- LO GNOSTICISMO CRISTIANO SEMBRA AVER RIPRESO E CRISTIANIZZATO GLI ELEMENTI DELLA ESEGESI SETHIANA
Orbene, desunta la priorità del pensiero o al più contemporaneità del pensiero gnostico originario rispetto a quello cristiano ed in particolare rispetto a quello di Gesù, ci pare evidente che le scoperte archeologiche che confermano i resoconti della patristica impongono la necessità di considerare, oltre la recente componente essena nella nascita del cristianesimo, anche la influenza del protognosticismo nella formazione del pensiero di Gesù.
Infatti la vastità della documentazione in nostro possesso, che denuncia una matrice gnostica nel pensiero originario di Gesù, non può più essere storicamente liquidata come inattendibile poiché, nella regione ove agiva Gesù erano già presenti elementi del pensiero che gli verranno, poi, attribuiti in abito gnostico.
Tali elementi culturali erano, con estrema probabilità, noti a Gesù e di conseguenza potrebbero aver influito nella formazione del suo pensiero al pari delle componenti Essene specie se si considera che esiste un dibattito sulla influenza degli elementi protognostici samaritani sullo stesso essenismo qumramiano.
Teniamo, inoltre, conto della centralità che nei Vangeli viene data al Battesimo di Giovanni. Se la relazione tra Simone, Dositeo e Giovanni il Battista, riferita dalle Omelie fosse attendibile, il problema della correlazione protognosti – Gesù sarebbe serissimo.
Non dimentichiamoci, infine, i contrasti tra i Giovanni e Gesù che riecheggiano già nei Vangeli, che proseguono nelle lettere di Paolo e che lasciano una eco assai singolare e direi unica nel suo genere, nella formazione del pensiero dei Mandei.Che tipo di contrasti erano? Quale ne era il fondamento teologico?Ma la risposta a queste domande, semmai fosse possibile averla, ci porterebbe assai lontano dal tema di questa disamina.
Prima pubblicazione sulla rivista Abraxas numero 1, ( ABRAXAS numero 1 )