La Fuga in Egitto e le Origini del Cristianesimo

Fulvio Mocco

 

La Sacra famiglia fuggì dalla strage d’Erode rifugiandosi in Egitto. Si soffermò per un mese in un villaggio del Vecchio Cairo (Al-Matariyah), nel cui giardino esisteva qualche tempo fa una fontana d'acqua dolce che sarebbe stata fatta sgorgare miracolosamente da Gesù. Le altre fontane erano salmastre.

Esiste ancora un sicomoro, ripiantato nei 1672 e poi nel 1906, discendente da quello originale. Questa pianta balsamica era “casualmente” sacra ad Hathor (Venere) e alla favolosa Fenice, che si rigenerava dalle proprie ceneri proprio dai suoi rami. E' curioso notare che in origine questi sicomori o "balsamine" furono fatti piantare da Cleopatra e curati da giardinieri d'Israele...

Il miracolo della fonte è descritto nell'apocrifo “Vangelo Arabo  dell'infanzia  del  Salvatore”  (cap. 24):  "Gesù  fece scaturire una sorgente a Matarea, nella quale la signora Maria lavò la sua camicia.... Indi discesero a Misr.  Visto il Faraone rimasero tre anni in Egitto". Misr e probabilmente Misr Al-Atiqa, il Vecchio Cairo, o secondo  altri Menfi (Luxor).

Lo stesso miracolo o uno analogo è descritto anche nello apocrifo  Vangelo dello  Pseudo-Matteo  (cap. 21),  dove  il sicomoro e ancora una volta sostituito dalla palma, nel deserto: "Gesù allora disse: Palma, alzati, prendi forza e sii compagna dei miei alberi che sono nel paradiso di mio padre. Aprì con le tue radici la vena d'acqua che si e nascosta nella terra, affinché da essa fluiscono acque a nostra sazietà - Subito si eresse, e dalla sua radice cominciò a scaturire una fonte di acque limpidissime oltremodo fredde e chiare” (“Apocrifi del Nuovo Testamento”, TEA, Firenze,1990).

Per la cronaca, il luogo sarebbe stato Ghizah, vicino alla Grande Piramide. La fonte richiama l'antica Dea delle acque di vita primordiali, riaffiorante a Lourdes o altri luoghi consimili. La palma è oggi per gli Islamici, soprattutto sciiti, il simbolo della Terra Celeste. Un ramo di questa palma sarà trasportato in paradiso da un angelo, per nutrire i futuri beati coi suoi frutti.

 

Fuga in Egitto.jpgLa fuga in Egitto è descritta, nei testi canonici, solo da Matteo (II, 13); non vi accenna nemmeno Luca, che pure dovrebbe aver ricevuto notizie dirette da Maria; ma forse preferì il silenzio. Come spiegare con parole ragionevoli ciò che e irrazionale e metafisico? Ed era prudente farlo? Luca se la cavò col "Magnificat", e con i1 delicato rilievo accordato a11e figure femminili (caso unico nei sinottici).

Gesù era bambino, ma già invaso dalla "Luce che viene nel mondo". Myriam aveva solo sedici anni ma era già "piena di grazia", e capace forse di consacrare il figlio come un’autentica regina egizia, se non ci facciamo troppo trasportare dalla fantasia. Del resto, in quel tempo l'Egitto non aveva l'impatto suggestivo d'oggi; andarvi poteva non essere cosa tanto degna di menzione.

Comunque sia, è una strana coincidenza che proprio dai luoghi frequentati dalla Sacra Famiglia siano giunte a Roma le prime testimonianze cristiane.   Esistono  infatti indizi da cui presumere che il Cristianesimo trovò fertile terreno originario in Egitto.

 

I primi frammenti papiracei, con testi evangelici apocrifi o canonici, provenivano da Ossirinco (l'attuale Al-Bahnasa) e da Crocodilopolis (Medinet Al-Faiyoum), in cui si veneravano gli dei Set e Sobek, che devono essere serviti da veicolo provvisorio per il nuovo culto.

Set, un dio dalla testa di animale ignoto, asino, lontra o
formichiere, rimandava ad un periodo in cui il potere iniziatico delle regine era ancora forte, ed il concetto magico era vivo e concreto. Si trovano raffigurazioni protocristiane, in catacombe, di un Cristo a testa d'asino o di un Cristo serpente, altro animale sethiano (o tifoniano, per dirlo alla greca). In seguito, gli Ebrei proiettarono la divinità in un luogo celeste esiliato dalla dimensione umana, rifiutando il concetto di uomo-dio (Cristo e Anticristo, Horo e Set). Così il futuro Cristianesimo ereditò una piega più dogmatica ma anche più popolare, specialmente grazie a S. Paolo (in Tomaso e Giovanni si rinvengono tracce più "originali"). 

 

Sembra che i primi battesimi di massa siano stati fatti proprio in chiese egizie, e che molti testi sacri siano giunti  a Roma dopo essere stati scoperti nel Faiyoum in mummie di coccodrillo (il dio Sobek). Anche il pesce, simbolo cristiano per eccellenza, deriva dal Sacro Ossirinco (il pesce gigante del  Nilo, sempre Setiano, che nel mito ingoiò il fallo mutilato di Osiride, poi rimpiazzato magicamente dalla maga Iside). Proprio dalla città di Ossirinco provengono i famosi papiri omonimi, alcuni dei quali risalgono al secondo secolo d.C. Leggiamone un frammento  (Ox. Pap. n. 840), in cui Gesù e i discepoli nel tempio sono accusati dal sommo sacerdote di essere entrati senza essersi prima lavati almeno i piedi, così come invece aveva fatto lui nello stagno di David, dopo avere indossato vesti bianche e pure:  "Guai a voi ciechi che non vedete! Tu hai fatto l'abluzione in quelle acque di scolo in cui cani e porci si gettano notte e giorno, e hai bagnato e ripulito la pelle esterna, come fanno le prostitute e le flautiste, che si profumano, si lavano, si puliscono e si fanno belle per il desiderio degli uomini, ma dentro sono piene di scorpioni e di ogni malignità. Io e i miei discepoli che tu accusi di non esserci bagnati, ci siamo lavati in acque di vita eterna che discendono da Dio, dal cielo".

Come si può notare, la qualità del contenuto non è inferiore o diversa da quella dei sinottici. Anche nel  Vangelo gnostico di Tomaso vi sono tracce di concetti singolari se non paradossali: "I morti non sono vivi, ma i vivi non moriranno. Nei giorni in cui mangiavate ciò che e morto voi lo rendevate vivo" (log. 11), e anche: "Beato il leone che, mangiato da un uomo, diverrà uomo; abominevole l'uomo che mangiato da un leone diventerà leone" (log. 7).

 

Forse questi paradossi danno una vaga idea di quali concetti gli Ebrei ripudiarono col loro Esodo, ed anche cosa doveva essere il singolare Cristianesimo delle origini, che da Kemit, il paese della ‘terra nera’, del loto e del papiro, dell’avvoltoio e del cobra, prese sicuramente slancio ideologico per i1 suo sviluppo.

Si può ancora aggiungere, sempre a proposito della fuga in Egitto da parte della Sacra famiglia, che le leggende hanno codificato il cammino percorso, e fatto sorgere dei monasteri nelle varie "stazioni". Secondo la tradizione copta, infatti, la sacra famiglia avrebbe percorso certe tappe ben precise: Al-Arish, Famra, Bastah, Belbeis, Samanud, Sakha, Wadi al-Natrun, Matariyah, Haret Zuwaila, Babylon, Ma’adi, poi in barca lungo il Nilo fino a Gebel al-Tair,  Al-Ashmunain, Dair Al-Muharraq, Assiut (l’antica Lycopolis), ed infine l’Isola di Elefantina.

La sacra famiglia sarebbe discesa quindi nell'Alto Egitto risalendo la corrente del Nilo su un'imbarcazione, e il viaggio sarebbe proseguito fino all’isola di Elefantina, dopo un passaggio a Hermopolis Magna (cfr. Pseudo Matteo). I Copti, tuttavia, limitano l’ultima stazione all’attuale Dair Al-Muharraq, dove si trova ora una chiesa del dodicesimo o tredicesimo secolo costruita sul primo tempio cristiano in terra egizia, dopo l’arrivo di S. Marco nel 60 d.C.

 

Una tradizione orale sostiene che la Sacra Famiglia sarebbe ancora discesa per altri dieci chilometri oltre Lycopolis (attualmente Assiut), dove si trova una necropoli montana utilizzata da dinastie comprese tra la IX e la XII (presso Al-Adhra). Poi ci sarebbe stato i1 rientro a Dair Al-Muharraq, dove un angelo avrebbe avvertito Giuseppe che era finalmente possibile tornare in Palestina (Matt. 2, 20). Il ritorno sarebbe avvenuto per gli stessi luoghi dell’andata. Nel Vecchio Cairo (l'antica Babilonia egizia), la famiglia si sarebbe fermata non a Matarea, ma in una cripta che ora è posta sotto la chiesa di S. Sergio (Abu Sarga), e che dovrebbe risalire al 505-516 d.C., durante il patriarcato di Giovanni. In questo recesso si trova un profondo pozzo in cui un tempo entrava acqua proveniente da rami sotterranei dei Nilo, e in cui i primi cristiani furono certamente battezzati. Del resto, la cripta, che è dotata d'un altare, e stata usata dai Francescani per celebrare la messa fino al diciottesimo secolo.

Un tempo il pozzo era invaso dalle acque durante le inondazioni del fiume; allora, per circa due mesi la cripta era impraticabile. Al momento, essa è ormai  perpetuamente sommersa dai Nilo, e dal suo ingresso si possono veder affiorare malinconicamnte le banconote gettate ritualmente dai turisti, simili a folli ninfee.

Secondo un’altra più discutibile leggenda, da questo posto si sarebbe dipartita una galleria segreta che comunicava coi sotterranei della Grande Piramide, segreto luogo di iniziazione…


Per tornare al tragitto di ritorno, poi Maria, Giuseppe e i1 Bambino, avrebbero attinto acqua da un pozzo ad Al-Mahammah (chiesa di Musturud), oggi luogo di pellegrinaggio. Avrebbero in seguito toccato Leontopolis (Tel Al-Yehudiyah, tempio di Ohias), Bilbais (Wadi Tumilat, istmo di Al-Qantara), e infine Nazareth.

 

Dunque Gesù e la sacra famiglia percorsero idealmente a ritroso l’itinerario dell’esodo biblico. Non è un caso tale ritorno alla terra di Osiride, futura culla del Cristianesimo, come non è causale che  Mosé sia stato allevato da una regina egizia, dopo il suo “abbandono” sulle acque del fiume sacro. Ancora più significativa, volendo, la citata “coincidenza” che vuole si concluda il viaggio della Sacra Famiglia proprio all’isola di Elefantina, dove gli Egizi individuavano le sorgenti del Nilo celeste, o meglio, il punto in cui il Nilo terrestre e quello celeste si compenetrano. In questo luogo doveva concludersi qualunque viaggio iniziatico avente per scopo di risalire le sacre correnti fino al Principio di tutte le cose. Il mitico paese di Punt ne costituiva una variante per gli Egizi (vedi il famoso viaggio iniziatico della regina Hascepsut verso la mitica Arabia Felix). Anche le leggende relative a viaggi di Gesù e Maria in Tibet o in Kashmir non fanno che spostare immaginalmente quel centro o ombelico del mondo, che talvolta corrisponde a un Santo Sepolcro da ricercare con una laboriosa cerca interiore.

Presumendo che la strage degli innocenti, storicamente non  dimostrata, sia avvenuta, la fuga in Egitto ha dunque una sua valenza simbolica, indicando nell’Egitto una sorta di patria ideale delle idee cristiane. Che il profeta del cristianesimo sia stato crocefisso come bestemmiatore, indica che le radici cristiane non coincidevano con quelle ebraiche, sebbene all’inizio, i proto-cristiani siano stati considerati dai Romani solo una delle tante fastidiose e sovversive sette provenienti dalla Galilea.

Erode il Grande, uomo di vasta cultura profana ed esoterica, nutriva una maniacale avversione per la profetizzata segreta congiura che avrebbe voluto riportare sul trono un re sconosciuto. Erode sapeva anche che la congiura poteva servirsi come strumento della sua stessa moglie, e materializzarsi attraverso uno dei suoi figli, minacciando proprio il suo trono. Ossessionato da questo timore, fece assassinare i due figli Alessandro e Aristobulo, la moglie Mariamne con la relativa madre e un suo avo, che sospettava corresponsabili all’interno di quella che gli appariva come la più pericolosa delle sette del suo tempo. Poi sposò quella che fu chiamata la seconda Mariamne, anch’essa figlia del sommo sacerdote, e dalla quale nacque quell’ Erode II che sposò Erodiade, la nipote della prima Mariamne, che sembra essere una cosa sola con la figlia Salomé.

L'ossessione di Erode il Grande forse derivava da un'effettiva conoscenza della riemersione di un mondo invisibile, demonizzato ed escluso, ma destinato a riemergere malgrado le sue spietate precauzioni, compresa la citata, leggendaria strage degli innocenti.

Così, attraverso Erodiade-Salomé, si intuisce un Gesù in un diverso rapporto col femminile, una figura lontana da quella descritta poi dal cattolicesimo. La vicenda di Giuseppe d' Arimatea, membro del Sinedrio, a cui furono associati la Sindone, la leggenda del Graal, nonché quella della Cavalleria di Re Artù, ne rappresentano insieme una confusa conferma e una logica proiezione nel tempo...Se, come sosteneva persino Sigmund Freud, Mosè era un egiziano seguace di Akhenaton e del suo monoteismo, lui sarebbe stato il cavallo di Troia nell’ambito dell’esodo ebraico dall’Egitto, capace di esportare (inconsapevolmente?) il seme del culto osiriaco, un culto afro-asiatico di resurrezione, estraneo al mondo ebraico e anche a quello pagano, almeno prima dell’ingresso della dea Cibele. Anche  la proibizione di Geova a Mosè di entrare nella Terra Promessa sembra indicare un’oscura “colpa” ai suoi occhi. 

Il substrato del cristianesimo sembra nascere dunque in Egitto, con un ripristino, consapevole o meno, di antichi culti anteriori a quelli di Akhenaton e Nefertiti. Osiride è il sole di mezzanotte che scende agli Inferi per rinascere nel figlio Horus grazie alla magia di Iside. 

Gli indizi sono molti, per esempio il ritrovamento dei primi scritti cristiani nel Faiyum dentro coccodrilli e pesci mummificati. Il simbolo cristiano del pesce, a parte gli ovvii riferimenti al segno zodiacale omonimo nell’ambito della precessione degli equinozi, sembra derivare dal citato sacro Ossirinco; il pesce gigante del Nilo che inghiottì il fallo mutilato di Osiride.

Come l'Islam, dove  una delle mogli di Maometto era ebrea, anche il Cristianesimo sembra nascere dal Giudaismo, ma come lo sbocciare di un fiore selvatico e sconosciuto. Lo stesso Cristianesimo ha poi dato il colpo di grazia alla Roma pagana, pur ereditandone il ‘diritto romano’ e in modo molto confuso alcune tradizioni iperboree.

Per veder chiaro questo punto, bisognerebbe fare a priori una distinzione fra cultura e civiltà e fra tradizione e religione. Può darsi che oggi il Cristianesimo e la sua liturgia siano l'unica cosa molto vagamente occidentale, soprattutto se riferito al Medio Evo, ma non lo erano all'origine, ed è sintomatico che nelle librerie il reparto Tradizione Occidentale ospiti oggi solo i Celti, anche se, paradossalmente, il druidismo del popolo dei tumuli era già anch'esso d'importazione asiatica e legato al culto della Grande Madre.



Articolo pubblicato nella rivista LexAurea36, si prega di contattare la redazione per ogni utilizzo.

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