La Figura Dello Straniero Nel Simbolismo Del 9°Gradodel Rito Scozzese Antico ed AccettatoJhaoben |
Nel Rituale di Iniziazione la figura dello "Straniero" ricorre due volte: «[…] dopo qualche tempo il Re Salomone si trovava nel suo palazzo intrattenendosi con più di novanta maestri, quando il Capitano delle Guardie gli annunciò che uno straniero domandava di potergli rilevare un segreto della più alta importanza. I Fratelli furono allarmati dalla facilità con la quale Salomone faceva avvicinare lo straniero; ma Salomone stesso, dopo un breve colloquio, venne ad assicurare Fratelli, comunicando loro che lo sconosciuto era a conoscenza del nascondiglio dove si rifugiava l'assassino del Maestro dei Maestri e che si offriva di condurVi quanti avessero desiderato accompagnarlo […]». Al suo arrivo lo Straniero, che chiede udienza a Salomone, viene accolto dallo stesso in un modo stranamente agevole, è strano infatti che un personaggio sconosciuto ai più e per di più estraneo all'Ordine Massonico, con tanta facilità riesca a farsi ricevere dal re, questo deve far pensare che Salomone in realtà sapesse chi fosse lo straniero o almeno avesse riconosciuto ciò che si nascondeva dietro tale figura. Il fatto che Salomone si accosti subito, e senza precauzioni, allo straniero che vuole conferire con lui, tanto che i Fratelli ne "furono allarmati", dimostra l'estrema saggezza del Grande Iniziato che intuendo l'esistenza di una Verità necessaria al rinnovamento della tecnica costruttiva (iniziatica) celata dietro la figura dello Straniero, gli concede udienza agevolmente, questo ci porta a pensare che per Salomone tale straniero possa risultare assai meno sconosciuto di quanto l'apparenza non ci mostri.
Ma proseguiamo nella lettura del rituale: «[…] Salomone ordinò (ai nove Cavalieri Eletti) di seguire lo sconosciuto e di portarsi alla Caverna che serviva da nascondiglio all'omicida Abiram. I nove Cavalieri Eletti si misero in marcia e camminarono per qualche tempo tutti insieme, ma poi uno di essi, chiamato Jahoben, più ardito degli altri, trovò la loro marcia troppo lenta non avendo più per guida che la volontà di vendicare il Maestro dei Maestri, lasciò indietro gli otto compagni ed arrivò solo alla Caverna dove si nascondeva l'assassino». Ecco un altro apparente fatto strano, Salomone nella sua immensa saggezza non solo si fa avvicinare dallo Straniero, ma addirittura gli assegna il compito più importante, la ricerca dall'assassino di Hiram affidandogli la vita anche di nove Cavalieri. Uno di questi cavalieri, Jhaoben, abbandonando la comitiva riesce a raggiungere per primo la caverna dove Abiram riposava, questo fa supporre che conoscesse la strada, ma se lo Straniero aveva già rivelato l'ubicazione della caverna a Salomone non ci sarebbe stato motivo di porlo a capo della spedizione, d'altro canto come sarebbe stato possibile che avesse rivelato la strada a Jhaoben senza prima informare Salomone stesso? Si può quindi ipotizzare una tesi estremamente suggestiva: lo Straniero, l'inaspettato portatore di rilevazioni non rivela in maniera tradizionale il luogo dove si nasconde l'assassino, ma si avvicina molto profondamente prima a Salomone, e poi a Jahoben determinando il risveglio in entrambi di un quid già perfettamente conosciuto nell'intimo e tuttavia non ancora connesso direttamente alla mente pensante o forse rimosso perché non ancora funzionale ad essere la vera guida del proprio cammino spirituale; ma non tutti coloro che vengono a contatto con lo Straniero ricevono lo stesso dono, infatti questo produce i suoi effetti soltanto su coloro che hanno in SÉ la Scintilla, il desiderio, la volontà di conoscere, di apprendere; la cui disposizione d'animo è tale che una grande parte del lavoro è già compiuto, anche se rimane latente dentro loro stessi, ovvero in coloro che con il costante lavoro iniziatico hanno ravvivato la scintilla divina che, seppur sopita, è dentro a tutti noi. Ma per poter a pieno risvegliare la Luce è sempre necessario un intervento esterno, infatti come non esistono le autoiniziazioni, così non è possibile proseguire da soli, senza una guida nell'irto cammino iniziatico pena pericolose deviazioni.
Passiamo ora al rituale di apertura dei Lavori della Camera del IX Grado, Salomone interroga Stolkin «D.: cosa significa questo straniero? R.: Il lavoro compiuto davanti a noi e dal quale dobbiamo trarre profitto». In base a questo brano del Rituale potremmo facilmente dedurre che lo Straniero rappresenta il futuro, ma come fa il lavoro compiuto ad essere davanti a noi e non dietro? Se infatti è già stato compiuto e rimane davanti a noi non può essere il nostro lavoro ma quello che qualcun altro ha compiuto prima di noi; rappresenta le tracce della Tradizione che il Massone deve seguire al fine di giungere alla meta. Ma per giungere alla caverna è necessario eliminare gli sterpi che ostruiscono l'antro, e questo è il principale compito del Cavaliere Eletto, eliminare gli ostacoli rappresentati dall'egoismo, dall'ignoranza, e questo compito è possibile compierlo da soli, se per giungere alla caverna è necessaria una guida sicura di un Maestro che ci guidi nel periglioso cammino iniziatico e ci indichi gli sterpi da scostare per trovare dentro di noi il nostro ego, il lavoro di ripulitura dell'anima può e deve essere compiuto da soli.
Una volta varcata la soglia della coscienza l'iniziato si trova di fronte all'assassino di Hiram, si trova solo davanti a se stesso, Jhoaben e Abiram sono in realtà la stessa persona, il primo è la nostra scintilla divina che alberga dentro di noi spesso sopita, ma che la vicinanza dello Straniero ha risvegliato, Abiram rappresenta il nostro Ego, le nostre passioni, quanto di più materiale ci lega al mondo, la ferrea catena che ci ancora alla materialità e che ci impedisce di progredire nell'ascesa iniziatica; affinché il risveglio sia completo è necessario liberarsi del peso della zavorra, uccidere le passioni, uccidere il nostro ego che come un macigno ci grava sul pneuma.
Jhaoben colpisce Abiram riconoscendolo come l'assassino di Hiram senza che nessuno lo avesse reso edotto sul suo aspetto o sulla sua presenza in quel luogo, con le sue stesse armi mentre questo giace addormentato, poi certo di aver compiuto il suo dovere si disseta alla fonte del Lete e sprofonda in un sonno purificatore dal quale viene risvegliato dallo straniero. Ecco nuovamente che Jhaoben fa ciò che deve essere fatto, e l'atteggiamento di Salomone al termine della leggenda suggerisce che il suo comportamento è stato corretto, senza che nessuno apparentemente gli abbia dato le informazioni sufficienti per compierlo. L'uccisione dell'Ego ed il reset della mente compiuto dal liquido letèo fa si che Jhaoben possa essere risvegliato dallo Straniero vero Deus ex machina dell'intero dramma esoterico. Ma solo Salomone con la sua immensa saggezza sarà in grado di sigillare e completare il risveglio avvenuto in Jhaoben, infatti solo quando il risvegliato verrà portato al cospetto di Salomone circondato dal disprezzo dei suoi compagni che ancora non avevano compreso a pieno la forza e l'importanza del gesto compiuto, il dramma si chiude. Salomone stesso riconosce il nuovo stato di risvegliato e blocca il braccio assassino di Stolkin con una parola estremamente significativa "Insensato", ovvero colui che è privo di senno.
Ricapitolando
· Salomone si fa avvicinare e mette alla guida della spedizione uno Straniero;
· La semplice vicinanza dello Straniero con coloro il cui cammino è già stato intrapreso, produce un profondo cambiamento nell'animo;
· Jhaoben compiuto il suo dovere viene risvegliato.
Il simbolismo dello Straniero del Nono Grado ci ribadisce che spesso l'aiuto nel cammino iniziatico arriva dal di fuori da colui che non conosciamo, ma che è in grado di risvegliare in noi la scintilla sopita, che non è possibile intraprendere da soli l'ardua strada, solo una guida sicura ci porterà alla meta, ma una volta giunti alla meta sarà compito nostro prendere in mano la situazione e compiere ciò che deve essere compiuto, infatti solo afferrando la situazione con coraggio e convinzione potremo abbattere quel muro che ci separa della Verità, anche se spesso questo compito ci può apparire infamante e può facilmente essere non compreso anche dai compagni di viaggio. Ma se siamo sicuri che ciò che facciamo è giusto dobbiamo compierlo senza indugio, certi che il Vero Iniziato, l'Adepto, Salomone saprà giustamente giudicarci e approvare il nostro operato. Un monito quindi al Giusto Pensare e Giusto Agire; l'azione dell'uomo giusto sarà sempre giusta anche se all'apparenza potrà sembrare iniqua, sicuramente, se la Giustizia ha armato la mano dell'iniziato, il colpo inferto porterà al suo accrescimento spirituale e al propagarsi della giustizia per la comunità.
Tutto il simbolismo del rituale del Nono Grado, ma in particolare il concetto di Straniero, presenta una fortissima connotazione Gnostica. Lo gnosticismo è una corrente religiosa-filosofica sorta nel primo secolo d.C. e che si è andata lentamente ad esaurirsi a partire dal IV secolo, improntata essenzialmente sul dualismo e su una dottrina salvifica. È ovviamente impossibile in questo momento delineare anche solo brevemente il pensiero gnostico, sarebbe come cercare di descrivere la dottrina cattolica in poche parole, in questa sede basta ricordare come per gli gnostici il mondo come noi lo conosciamo è stato creato da un Arconte o Demiurgo rappresentazione del male, ad immagine distorta del vero Dio o Pléroma. Il corpo dell'uomo rappresenterebbe solo una gabbia, una prigione il cosiddetto "immondo vestito di carne" dove delle scintille del Pléroma decadute sarebbero tenute imprigionate; solo la rivelazione e la conoscenza sarebbero in grado di far si che l'anima riconosca la sua vera natura e salga attraverso i cieli per ricongiungersi al Pléroma "gabbando" il Demiurgo, spesso identificato dallo gnostico con il Jehova ebraico. Tale conoscenza però non può essere insegnata, ma viene "donata" dal Vero Dio tramite una sorta di rivelazione.
Lo Gnosticismo, ovviamente, fu bollato come pensiero eretico dal III secolo e come tale denigrato e perseguitato dalla Chiesa Cattolica i cui seguaci fanatici sono arrivati addirittura a distruggere la più ricca biblioteca del mondo antico ricchissima di testi gnostici, il Serapeum di Alessandria, ma la gnosi è sopravvissuta nelle pieghe della storia ricomparendo ora qua ora là in varie religioni e filosofie, come un fiume carsico; squisitamente gnostici possono essere considerati i mandei, i bogomili, gli albigesi e i catari e, ma ancora oggi esiste un fiorente filone gnostico spesso stigmatizzato dal "braccio armato della Chiesa Cattolica" (vedi Massimo Introvigne: "Il cappello del Mago"; Sugarco Ed.,Varese, 1990. "Il ritorno dello gnosticismo"; Sugarco Ed.,Varese, 1993); spesso questo filone si è intrecciato con il Martinismo, il Rito di Memphis e Misraim ed infine anche la Massoneria. Infatti, come spesso è accaduto anche per altre filosofie reiette dalla cultura ufficiale, la Massoneria ha assorbito queste istanze gnostiche e le celate dietro a simboli ed allegorie al fine di preservarle dall'oblio, sta a noi ritrovarle e comprenderle per non venir meno all'importantissima funzione che la Massoneria con i suoi rituali svolge, ovvero quella di arca del pensiero, di traghettatrice della Tradizione. Per questo, a parer mio, modificare gli antichi rituali, come spesso alcune correnti della Massoneria tentano di fare, può rivelarsi estremamente dannoso, in quanto a volte è sufficiente cambiare una parola per stravolgere completamente il messaggio che il rituale cela, interrompendo in tal modo la trasmissione della Tradizione. I punti del rituale che ci possono apparire "oscuri" o anacronistici in realtà possono solo non essere compresi, forse un giorno uno più avanti di noi nel cammino iniziatico potrà interpretarli correttamente a patto però che conservino la loro integrità. Siamo come l'asino che trasporta gli oggetti sacri, a nostra insaputa svolgiamo un compito importantissimo, quello di traghettare oggetti sacri nell'oceano del tempo, spesso senza comprendere l'importanza del nostro gesto.
Ma torniamo al Rituale del IX Grado, i concetti che maggiormente richiamano alla gnosi sono il concetto di straniero e di risveglio. Abbiamo visto che il vero Dio, l'Unico, non fa parte di questo mondo, non ha minimamente partecipato alla sua creazione, solo l'ultima delle sue emanazioni, la più lontana dalla sorgente del tutto la Pìstis-Sophìa per superbia e stupida emulazione dell'Eterno ha creato da sola, "senza l'approvazione dello spirito, senza l'assenso e la cooperazione del suo compagno" un mostro di tenebre dal viso di leone, dal corpo di serpente, ignorante del mondo superiore perché mancante di pura Luce dal nome di Jaldabaoth; pentita e terrorizzata dall'aborto creato la Sophìa caccia il mostro orrendo dal Plèroma relegandolo nell'abisso di tenebre. Jaldabaoth trovatosi quindi solo e soprattutto ignorante di ciò che lo sovrasta e di chi l'ha creato si crede il Dio Supremo e si arroga il diritto di creare il mondo quale noi lo conosciamo a grottesca imitazione del Plèroma non perché riuscisse a vederlo attraverso il fitto velo che la Pìstis-Sophìa aveva steso per nasconderlo agli occhi dell'Eterno ma a motivo della forza inconsciamente ricevuta dalla madre; «non che egli avesse visto gli incorruttibili, ma fu la potenza che era in lui e che aveva ricevuto dalla madre, che produsse per mezzo suo l'immagine del bello ordinamento» (Apocrifo di Giovanni 13). In realtà l'Arconte non ha la capacità di creare la vita, i suoi omuncoli di fango restano tali fino a che, con l'inganno, riesce a far discendere dal Plèroma delle fiammelle di Luce e che riesce ad imprigionare nella materia donandole la vita. Questi frammenti rappresentano lo spirito presente nell'anima degli uomini (secondo la tripartizione ermetica di spirito e perispirito che formano l'anima, e corpo). Pertanto sia l'Altissimo che le sue fiammelle racchiuse nell'anima non fanno parte del mondo materiale ma sono ad esso estranee e pertanto straniere, e, come l'uomo in terra straniera, soffrono enormemente di nostalgia, si struggono nel ricordo della patria, del mondo perfetto che hanno abbandonato. Angoscia e nostalgia della patria sono il destino dello Straniero. La morte per lo gnostico non è una liberazione, in quanto gli Arconti dei sette cieli non faranno passare le anime non purificate dalla gnosi, queste anime saranno costrette a formare nuova materia per il ciclo delle reincarnazioni. Se infatti tutte le anime dei deceduti tornassero automaticamente al Plèroma, il Demiurgo non avrebbe più scintille vitali per far proseguire la vita sulla terra. Solo le anime degli uomini cha si saranno risvegliati nella gnosi conosceranno le giuste parole di passo che apriranno le porte dei sette cieli e potranno ricongiungersi al Plèroma. Questo in grandi linee il pensiero gnostico, vi sono comunque molte versioni sia della cosmogonia che della filosofia gnosticismo in quanto questa corrente religiosa manca totalmente di un'unità dottrinale rigorosa che accomuni le diverse sette gnostiche, numerosi sono i rivoli che si intrecciano e talvolta si contraddicono; probabilmente allo gnosticismo, per la sua clandestinità al quale è stato costretto, sono mancati gli equivalenti dei concili che hanno plasmato l'ortodossia cattolica rendendola un corpo unico e coerente. Proprio per questa mancanza di univocità per straniero possiamo intendere sia lo spirito dell'uomo sia Dio, la Vita, l'Imperscrutabile, sia, e questa forse è l'interpretazione che maggiormente si adatta al nostro caso, colui che viene inviato da Dio nel mondo per effettuare la "chiamata", ovvero il Cristo.
«A un certo momento della vita ogni uomo si pone qualche interrogativo sulla propria carriera, sulle proprie aspirazioni, su se stesso. A volte sono questi i momenti nei quali sente più marcatamente la propria estraneità all'ambiente nel quale vive e allo steso modo del quale è costretto a subire tutte le vicissitudini piegandole ad eventi personali; Non è necessario essere filosofi, si tratta di sensazioni comuni ed universali. Il quadro che si presenta può essere più o meno convincente, roseo o fosco, creando per lo più un diaframma tra noi e l'ambiente, tra noi e il "nostro" mondo» ("La Gnosi e il Mondo" a cura di Luigi Moraldi; TEA, Torino, 1982). Con queste poche parole Luigi Moraldi riesce a spiegare il sentimento dello straniero; per una persona sensibile e profonda tale scoramento è sicuramente un evento comune, basta guardarsi un attimo intorno, nessuna persona di buon senso si può riconoscere in una società come la nostra dove regna l'arroganza e l'imbroglio, dove sono completamente ribaltati i valori della vita, il materialismo impera a scapito dei una crescita spirituale, dove la guerra il terrorismo, l'ingiustizia, il fanatismo e la prevaricazione regnano indisturbate nel mondo. Ma ancor più doveva sentirsi straniero al mondo l'abitante della Palestina del I secolo dopo Cristo con la ribellione ebraica sempre pronta ad esplodere e l'oppressore romano sempre pronto a reprimere nel sangue ogni insubordinazione, o l'abitante della Lingua d'Oca del XI-XII secolo che viveva nel verminaio del mondo medioevale dove quella che avrebbe dovuto essere l'unica luce di guida spirituale, rappresentata dal papato e dei suoi vescovi, dava spettacolo invece di corruzione, di arroganza e di depravazione. Molto più semplicemente chi di noi non si è mai chiesto perché Dio Omnipotente ha mai potuto permettere le enormi atrocità commesse nei tempi più o meno recenti; se formuliamo questa domanda ad un religioso questo ci risponderà che la colpa di tutti gli orrori è degli uomini, ma se gli chiediamo perché Dio permette la morte di tanti bambini innocenti cha nascono con atroci deformità o che nei primi anni di vita contraggono malattie tremendamente invalidanti di fronte alle quali la scienza moderna è del tutto impotente, il solito religioso ci risponderà che le vie del signore sono imperscrutabili, e che probabilmente la sofferenza fisica serve a sublimare la spiritualità dell'anima. Queste risposte le possiamo benissimo accettare, ma ci pare forse più facile pensare che in realtà il mondo sia stato creato da un Demiurgo mostruoso che combatte sul suo terreno l'eterna lotta del bene contro il male, sul suo terreno, contro un Dio infinitamente buono, ma infinitamente lontano Vero Padre di tutti gli esseri imprigionati sulla terra. Lungi da me giudicare la correttezza o meno di un simile ragionamento, lo riporto esclusivamente con l'intento di far comprendere il perché dell'origine ed il successo dello gnosticismo.
Gli uomini che non hanno ancora compreso la gnosi vengono indicati come dormienti, «L'immagine di "sonno" è probabilmente quella di uso più costante e più ampia. L'Anima è assopita nella Materia. Adamo, il "capo" della razza e nello stesso tempo simbolo dell'umanità, giace in sonno profondo, di un genere molto diverso da quello dell'Adamo biblico: gli uomini in genere sono "addormentati" nel mondo. La metafora esprime il totale abbandono dell'uomo al mondo» (Hans Jonas: "Lo gnosticismo"; SEI, Torino, 1972) e come l'uomo addormentato non si accorge di quello che si svolge intorno a lui, così l'anima addormentata non riesce a comprendere la gnosi e la realtà del mondo. Ma l'uomo da solo non riesce a risvegliarsi, l'Anima da sola non è in grado di ritornare all'Eterno, per far ciò è necessario una chiamata, è necessario che Dio lo richiami alla Vita, lo scuota dal suo torpore, dalla sua ebbrezza, e per far ciò l'Altissimo invia sulla terra il Christos, lo Straniero colui che guiderà l'anima dormiente verso la gnosi tramite la chiamata.
Questo in poche parole i concetti gnostici che ci servono come una nuova chiave di lettura per interpretare il Rituale del IX Grado. Lo Straniero (il Christos) si offre a Salomone come guida per portare i Cavalieri Eletti alla rivelazione rappresentato dall'assassino di Hiram; la figura del Chistos, identificabile solo in apparenza con il Gesù cristiano, riesce a farsi ricevere facilmente da un Grande Iniziato quale Salomone in quanto quest'ultimo è in grado di riconoscere in lui l'Inviato, colui che porterà la gnosi, il richiamo. Lo Straniero è la guida che fornisce la parole chiave o di passo necessarie all'anima per superare i sette cieli custoditi dagli Arconti che hanno la funzione prevalente di tenere prigioniere le anime nel mondo. Ma prima di risvegliarsi Jhaoben deve superare delle prove, deve dimostrare di saper raggiungere da solo la meta, deve scostare gli sterpi dell'ignoranza, infine deve uccidere l'assassino, ovvero deve liberarsi dei legami terreni da quello che gli gnostici chiamano il "vestito di carne", solo allora potrà essere risvegliato. Non a caso a questo punto lo straniero scompare dal Rituale, scompare perché ormai ha terminato la sua opera di risveglio. Jhaoben, d'altra parte diventa straniero, diverso agli occhi dei compagni che non lo riconoscono e pertanto lo portano quasi "in ceppi" al cospetto di Salomone e addirittura ne sancirebbero la morte se Salomone non fermasse l'insensata mano di Stolkin. Questo è il destino del risvegliato, di colui che conosce la Gnosi, non essere capito, essere emarginato dalla società, accusato di una colpa inesistente e addirittura giustiziato se la mano della Giustizia Massonica non intervenisse prontamente a salvarlo.
Prima pubblicazione sulla rivista Abraxas numero 1, ( ABRAXAS numero 1 )