L'Errore del Demiurgo
Lux Increata |
"L'errore ha elaborato la sua materia propria nel vuoto, senza conoscere la Verità. Esso si è applicato a modellare una forma, cercando di produrre in bellezza un sostituto della verità........ Non avendo alcuna radice, esso rimase immerso nella nebulosità, rigurado al Padre mentre era occupato a preparare Opere, Dimenticanze e Terrori per attirare con il loro aiuto quelli del Mezzo ed imprigionarli.. "
Il passo, tratto da uno degli Apocrifi di Giovanni, tratta della creazione della materia da parte dell' Errore, senza avere conoscenza del Padre, al fine di intrappolare la generazione gnostica.
Per "Errore" si potrebbe intendere sia il Demiurgo stesso, scaturito dalla precipitazione dell'ultimo Eone Sophia, che il suo Pensiero.
Negli ambienti barbelotiani, in cui sicuramente prende forma questo mito della creazione, il Demiurgo, che coincide con il Dio del Vecchio Testamento, è il prodotto della passione di Sophia, l'Eone più lontano dal Padre (o Metropator)..Il figlio di Sophia viene allontanato dalla madre stessa dal mondo del Pleroma, e cacciato verso il basso; Sophia, dopo lunga pena, ritorna al suo posto.
Va qui ricordato che il sistema barbelotiano, come nella maggior parte dei testi gnostici, prevede una cosmogenesi accaduta per sbaglio, per opera dell'emotività o della lussuria dell'ultimo Eone, che è femminile, Sophia. Anche Barbelo, che è il Pensiero del Padre, la Pronoia, è femminile; la redenzione, parimenti, sarà causata da un soggetto femminile. (a seconda dei manoscritti, la stessa Sophia o Barbelo o Norea o Zoe)
Vale la pena di fare una piccola digressione, spiegando com'era composto il mondo dello spirito secondo questa scuola di pensiero gnostica. Il Padre e la Barbelo, cioè l'Ente e il suo Pensiero, sono una sorta di monade, i progenitori del Tutto e i reggenti del Mondo della Luce, in cui esistono eternamente assieme ad una moltitudine di emanazioni, che sono detti "Eoni", che personificano qualità divine. Barbelo è una co-immagine del Divino e lo manifesta, cioè lo rende reale. Dal Padre e dalla Barbelo nasce il Cristo, che è il Figlio, da cui scaturisce l'Uomo Perfetto, Adamas.
Il Demiurgo, che possiede la potenza creativa della madre Sophia, crea un mondo inferiore, materico, terreno, ad imitazione di quanto ha visto durante la nascita, prima di essere cacciato.
Dunque, il figlio di Sophia crea la dimensione spazio-temporale.
Egli ignora la Perfezione, ignora lo Spirito Invisibile del Padre ("non ha radice", dice il passo summenzionato) ; il mondo delle Tenebre è dunque uno scimmiottamento imperfetto di forme ( "si applica a modellare una forma cercando di produrre un sostituto della Verità") e non poteva essere altrimenti, dato che esso stesso ignora la Verità (il mondo dello Spirito)
In questo passo, infatti, si accenna alla sua ignoranza per mezzo della metafora delle nuvole, in cui Jaldabaoth è avvolto, come il Dio degli Ebrei in molte visioni riportate nell'Antico Testamento.
Il Demiurgo crea numerosi firmamenti e potenze su cui signoreggia e prepara "Opere, Dimenticanze e Terrori", per le generazioni umane. Egli, infatti, con l'aiuto dei suoi Arconti, riesce a far precipitare Adamas, l'uomo celeste, e lo rende schiavo del mondo della materia. Egli cerca di corrompere tutti gli umani tramite i sensi, l'oblio, la paura, le passioni.
In questo testo, si mette in luce l'azione continua di distrazione e corruzione del Demiurgo; tuttavia, "la generazione che non vacilla", "quelli di Mezzo", cioè gli gnostici, saranno gli unici umani ad essere redenti e a fare ritorno al mondo del Pleroma.
Il messaggio è chiaro: il mondo materiale è dolore ed errore, mentre il mondo divino, perfetto, popolato di Idee ed Archetipi spirituali, è ben diverso.
Chi non sarà corrotto ritornerà al Padre, che non è descrivibile in alcun modo, essendo oltre la sfera delle percezioni; la Legge mosaica, il mondo terreno, le passioni, non rappresentano la Verità, non sono la Realtà Ultima. Questo mondo, in sostanza, è illusorio.
L'uomo, secondo il testo, viene da altri spazi, ed ha altri destini: il ritorno al Padre.
Prima pubblicazione sulla rivista Abraxas numero 1, ( ABRAXAS numero 1 )