Il Demiurgo Gnostico
di Filippo Goti |
26 Ottobre 2009, questo mio scritto rettifica, integra, e ammenda ogni mio
scritto precedente.
E' giunto il momento di affrontare una questione nodale del pensiero
gnostico antico, spesso fonte di confusione e d’indebite commistioni fra
questo e altre forme filosofiche. Parleremo della figura del Demiurgo, ed
incidentalmente della prospettiva gnostica nei confronti del mondo
fenomenico, e di come questa imponga una radicale scelta morale e filosofica
che è andata completamente perduta nelle moderne espressioni neognostiche.
Seppur il Demiurgo trovi perno anche nella filosofia platonica e
neoplatonica, con identica funzione formatrice rispetto allo gnosticismo, si
distacca da quest'ultimo per l'ispirazione che anima tale funzione.
Il filosofo metafisico Platone nel Timeo trova la necessità di eliminare la
separazione fra il mondo superiore delle Idee, e il mondo delle forme o
della realtà sensibile, e quindi dell'uomo. Tale compito è svolto dal
Demiurgo, dall'artigiano divino, che riconduce ad unità le precedenti
categorie concettuali, altrimenti assestanti la prima nella sua
immutevolezza, la seconda nella sua mutevolezza.
Il Demiurgo platonico è il mediatore, il formatore, l'abile artigiano che
plasma la materia madre o vergine, dando forma al mondo delle idee, mosso
quindi da ispirazione superiore. Esso si pone al centro del fluire del tempo
e dello spazio, precedendo il tempo e lo spazio. Il Demiurgo traduce nel
divenire e nella forma, animato e guidato dall'idea del Bene e del Bello, il
mondo delle idee nel mondo delle forme, la sua creazione non è ex nihilo, ma
in realtà trattasi di una traduzione in altro di ciò che è preesistente,
trasmettendo la forma ideale ad una materia pre-esistente. Inevitabilmente
tale opera è condizionata dalla subordinazione ontologica del mondo
sensibile, al mondo delle idee, riducendo quindi l'opera ad un'inevitabile
approssimazione comunque benevola e coerente.
Se quanto sopra è sommariamente il ruolo e la figura del Demiurgo platonico,
andiamo adesso a trattare del Demiurgo gnostico e delle differenze fra i
due.
Una trattazione completa ed avvincente di questo la troviamo dell'apocrifo
di Giovanni, scuola barbelotiana anche se una similare configurazione la
ritroviamo nel Rex Mundi cataro, inserito nella raccolta edizioni Tea LA
GNOSI e il Mondo. Troviamo il Demiurgo o primo Arconte Jaldabaoth impegnato
a formare il cielo e la terra, e a plasmare, con l'ausilio di angeli e
demoni, l'uomo. Un'opera questa, frutto del suo ricordo del mondo eonico,
che giammai ha conosciuto, se non per una sorta di reminescenza spirituale
ricevuta dalla Madre Sophia, la quale per errore ha dato movenza alla caduta
pneumatica.
E'
interessante poi come in Basilide come il Demiurgo o Primo Arconte, che si
manifesta come il Dio dell'Antico Testamento, sia redento dalla discesa
dell'Eone Cristo, nella sua opera di rettificazione della varie creazioni.
E' utile ricordare che la cosmogonia gnostica, malgrado abbia in comune
nelle varie scuole e formazioni la presenza di due principi ontologici
avversi, è oltremodo varia. Mentre in alcune scuole abbiamo un radicale
dualismo ontologico fra bene e male, dove il bene è la Conoscenza e il male
è l'Ignoranza, in altre abbiamo una creazione ipostatica, nel cui procedere
si è insinuato l'errore e la divergenza.
Ecco quindi che in ambito dello gnostico la figura del Demiurgo oscilla fra
il Creatore Diabolico ed imperfetto di questo mondo, e una potenza inferiore
da redimere. Gli Arconti, i suoi figli, come oppositori, governatori delle
sfere astrali, o dei pianeti, o dei cieli, che attraverso opportune parole
di passo (così come nell'Antico Egitto) dobbiamo superare per accedere al
Pleroma. Lo gnosticismo risolve in modo radicale il problema del "Perchè del
Male", sostenendo che esso è intrinsecamente presente nella creazione, a
causa di un errore della stessa dettato da un ente inferiore. L'ebraismo (da
Mosè ed Aronne in poi) e le religioni di derivazione cristiana, inseriscono
la questione del male all'interno di un problema di libera scelta dell'uomo.
Satana (l'avversario), in queste religioni, è un elemento interno alla
creazione e la sua azione è permessa proprio in accordo alla libertà di
arbitrio dell'uomo. Il Dio degli Ebrei, il quale fattivamente crea questo
mondo, lo plasma, relegando l'uomo stesso ad una vita di travaglio e di
sofferenza, è soggetto ad una rivisitazione, ad una rilettura allegorica
capovolgendone gli attributi, ed individuando in esso una volontà di
contraffazione. Che si esplica nel suo desiderio di ricalcare nella materia
il mondo superiore che a lui stesso è negato. Ricco è nell'immaginario
gnostico il simbolismo legato alla figura del serpente, che spesso
identificata con il salvatore, con il portatore di Luce che permette
all'uomo di prendere coscienza della propria condizione di servitore del
Demiurgo.
Nel momento in cui intendiamo astrarci da un piano religioso, da una serie
di convenzioni simboliche e dialettiche, assume rilevanza non solo la
griglia religiosa che intendiamo studiare o leggere, ma anche la prospettiva
che anima la nostra lettura. Nelle religioni di derivazione abramatica
Satana è un Angelo caduto, che opera nel tempo e nello spazio limitatamente
al potere concessogli dal Creatore. Satana diviene una sorta di ostacolo
utile, che impone uno sforzo alla creatura, la rinuncia, per ricongiungersi
al proprio creatore. Nello gnosticismo è la creazione tutta che risulta
essere falsata, contraffatta dal Demiurgo. Il quale in una lettura
alternativa della Bibbia risulta coincidere con il Dio dell’antico
testamento. Un elemento necessario per gli gnostici che non accettano il Dio
Buono e Giusto, espediente di San Paolo per colmare le evidenti discrepanze
spirituali fra il dio dell'antico e del nuovo testamento, così come proposto
dalla nascente Grande Chiesa che iniziava a muoversi verso l'ortodossia, e
l'obbligo storico e teologico di non rinunciare all'ebraismo. Il Dio
dell'Antico Testamento è il Demiurgo, Cristo è il Logos incarnato, così come
enunciato da San Giovanni, venuto per portare la novella del vero Dio posto
oltre la manifestazione stessa.
Non molti però si interrogano attorno alla reale portata dei miti e della
cosmogonia gnostica, se essa rappresenti veramente un universo animato da
lotta pneumatica fra due principi contrapposti, oppure che altro non sia un
espediente per ridurre all'essenzialità il rapporto fra uomo e spirito. In
una sorta di analisi interiore, che non vuole fornire nessun supporto,
nessuna sicumera, o consolatoria risposta; bensì depurando l'uomo stesso da
ogni attesa di clemenza e provvidenza esterna e superiore.
Nella mia ricerca personale, pur consapevole che ogni uomo è il demiurgo di
se stesso, leggo lo gnosticismo antico come un momento di sincerità e verità
per l'uomo dall'uomo. Poiché liberandoci da ogni speranzosa attesa di
intercessioni superiori, ci pone drammaticamente artefici del nostro
destino.
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