IL CRISTO DI BOURGES
Antares666 |
Nelle
sue cronache dell'anno 591, il Vescovo Gregorio di Tours ha riportato un
fatto singolare e sommamente degno di nota. Erano brutti tempi per le Gallie,
divorate dalla peste bubbonica e da un'ininterrotta serie di carestie e di
torbidi. Un abitante della città di Bourges (l'antica capitale del popolo
celtico dei Bituriges), si perse in una foresta mentre andava a far legna e
fu assalito all'improvviso da immensi sciami di vespe. Intossicato dal
veleno di centinaia di insetti, egli cadde in uno stato confusionale ed
estatico. Si deve notare come un episodio di questo genere è riportato
secoli dopo anche per il Protocataro Leotardo di Vertus, di cui abbiamo già
diffusamente parlato in relazione alla comparsa dei primi predicatori
Bogomili attestati in Occidente. Va detto che in ogni caso aggressioni di
inaudita violenza da parte di sciami di vespe dovevano essere molto comuni
nell'antica società agricola. Mentre Leotardo ruppe un nido di vespe
terranee (Vespula germanica) durante l'aratura di un campo, è più probabile
che il biturige sia stato assalito da colonie di calabroni (Vespa crabro),
imenotteri particolarmente temuti e aggressivi. Nonostante le rassicurazioni
di alcuni animalisti, questi insetti possono uccidere un uomo e persino un
grosso animale, tanto che in toscano sono chiamati "ammazzacavalli". L'uomo
di Bourges rimase traumatizzato a tal punto che sopravvisse in uno stato di
shock senza recuperare il senno per due anni interi, camminando e nutrendosi
quasi per automatismo come un morto vivente privo di volontà. Alla fine,
dopo un simile orrido vagabondare, raggiunse la regione di Arles (l'antica
Arelate). Si vestita di pelli di animali, come un selvaggio, e passava tutto
il suo tempo immerso in preghiera. Alla fine di questo periodo di ascesi,
egli si rivelò alle genti dichiarando di aver ricevuto dal Cielo i doni
soprannaturali della guarigione e della profezia. Continuò a lungo a
percorrere foreste e zone impervie, attraverso la catena montuosa delle
Cevenne e la regione che appartenne al popolo dei Gabali, l'attuale Gevaudan.
Dovunque egli andasse, affermava di essere Cristo reincarnato. Torme di
diseredati e di afflitti lo interrogavano sul proprio futuro: a molti diceva
che sarebbero caduti in preda a gravi malattie, altri che sarebbero stati
divorati da terribili afflizioni, soltanto a pochi prevedeva buona fortuna.
Incontrò una donna che egli disse essere propria sorella, riconoscendovi la
Madre di Dio. La chiamò Maria e le consacrava le terre in cui si recava.
Il cronista Gregorio aveva una spiegazione naturale per ridurre alla ragione
questi fatti portentosi: il Cristo di Bourges doveva essere nient'altro che
un folle posseduto dai Demoni, che gli conferivano il potere di profetare e
di risanare gli ammalati. A causa di queste doti, il Messia dei boschi
riuscì a raccogliere intorno a sé un gran numero di accoliti che lo
adoravano e lo seguivano dovunque. Già a quell'epoca la Chiesa di Roma era
sommamente corrotta, concubinaria, simoniaca e rapace. Si tenga presente che
non stiamo parlando del XI secolo, eppure lo scenario sembra incredibilmente
simile a quello che vide la formazione dei primi predicatori itineranti in
lotta contro lo strapotere del Papato. Stiamo trattando del tardo VI secolo.
In quei selvosi distretti dovevano sopravvivere popolazioni di lingua
gallica e superficialmente cristianizzate, memori del movimento dei Bagaudi,
i ribelli celtici che come antichi Robin Hood assaltavano le proprietà dei
ricchi per dare ai poveri le ricchezze razziate. Non stiamo parlando del
villaggio di Asterix, come qualcuno con ironia potrebbe essere portato a
pensare. Un documento conosciuto come Glossario di Vienne e l'esplicita
testimonianza di Gregorio di Tours ci dimostrano che una forma di neogallico
era ancora parlata nel VI secolo, sotto il Regno dei Franchi.
Come un capo dei Bagaudi, il Cristo di Bourges guidava l'assalto delle
chiese e dei monasteri, spogliando preti, monaci e possidenti di oro, denaro
e vestiario. Molti chierici furono massacrati dagli insorti, ma non va
taciuto che altri si spogliavano volontariamente delle loro vesti e delle
loro cariche per seguire il Messia silvestre. Inorridito e terrorizzato da
questi eventi portentosi, il Vescovo di Le Puy, un certo Aurelio, inviò un
ambasciatore ai dissidenti religiosi simulando una richiesta di trattative.
Questo legato era però un sicario, esperto nell'omicidio, ed aveva ricevuto
dall'ecclesiastico un compito ben preciso: uccidere quello che le masse
ritenevano il novello Cristo. Così accadde, che a tradimento il vile
assassino finse di genuflettersi davanti all'uomo e lo trafisse con una
spada che teneva nascosta, sventrandolo. Il caos si scatenò e i partigiani
del movimento messianico furono debellati. La donna chiamata Maria fu
torturata e costretta ad ammettere che il Cristo di Bourges era un
necromante in grado di soggiogare le anime semplici servendosi delle arti
magiche. Sotto il supplizio, rivelò anche i trucchi e gli stratagemmi di cui
l'uomo si serviva per irretire la gente, ma molti di coloro che lo avevano
seguito continuarono a professare che egli era Cristo. Il movimento non si
estinse e mise radici in molte parti della Gallia. Lo stesso Gregorio di
Tours testimonia di aver personalmente conosciuto alcuni di questi insorti,
che come i Mormoni secoli dopo si facevano chiamare i Santi degli Ultimi
Giorni - a dimostrazione che si era trattato di una rivolta importante e non
di semplici tafferugli. L'autore cattolico riconosceva la pericolosità di
questi ribelli, in quanto insinuavano la speranza di riscossa in gente
miserabile e vessata da una vita di penuria e di soprusi. Per quanto sia
evidente a tutti che l'uomo di Bourges era uno Pseudo-Cristo ed era
completamente privo di spessore dottrinale, la sua figura merita di essere
ricordata per la sete di giustizia e per la strenua opposizione al potere
della Chiesa Romana.
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