Iniziazione ed Apostolato Gnostico

Filippo Goti

 

 

Ogni comunità gnostica ha sempre avuto la necessità di affrontare un grave dilemma insito nella natura stessa del proprio fondamento: la Gnosi. Essendo quest'ultima una conoscenza intuitiva, non razionale, non dialettica, non comunicabile, e quindi intangibile e non soggetta a valutazione, come è possibile per una comunità gnostica riconoscere e farsi riconoscere ?! Come è possibile mantenere la propria identità, e al contempo non scomparire nel giro di una generazione ?! Che rapporto deve esserci fra la conoscenza e la divulgazione della stessa ?!
Lo gnostico è tale dalla nascita, in quanto entra nel mondo della materia e dei fenomeni portando in se gli elementi stessi della proprio potenziale ritorno al Pleroma, il mondo spirituale in cui risiede la radice prime del tutto. Lo gnostico, che si riconosce come tale, coltivando la via della Luce, in contrapposizione al mondo malato delle ombre, ha la possibilità di rettificare se stesso, di spogliarsi di ogni struttura emotiva, sensibile e caduca. E' altrettanto vero che tale progressione lo porta inevitabilmente ad essere estraneo al mondo stesso, incapace di riconoscere in esso elementi sostanziali di condivisione, di appartenenza. Una via quindi solitaria, di riconoscimento interiore, e disconoscimento esteriore.
In tale visione del percorso la Conoscenza delle cose del mondo dello spirito e della materia è veicolo e forma di redenzione, ma senza un nucleo docetico, una scuola, che può fornire gli stimoli del risveglio la voce della gnosi è destinata a spengersi, per consunzione, o ritorno, dei chiamati attorno al suo focolare. Correndo quindi il rischio che solamente coloro in cui maggiore è l'anelito al risveglio interiore, alla verità di conoscenza, abbiano la possibilità di trovare l'anfratto psichico attraverso cui calarsi nelle profondità della loro preesistenza. Escludendo così chi che per ventura, per leggera debolezza, hanno si i requisiti ma risultano incapaci di sollecitarli per propria sponte. Ecco quindi la scuola, la comunità, la fratellanza, come il necessario innesco affinché si produca quella reazione necessaria al risveglio interiore.
In quanto se è vero che si è gnostici per nascita, e se è vero che la via della gnosi è via individuale,in quanto è sia difforme il livello dell'essere che il grado di apprendimento dell'essere, è altrettanto vero che vi è la necessità della comunità di eguali fra gli eguali, dove trovare accoglienza, e indicazione dei primi passi da compiere.
Solo attraverso l'iniziale conforto e ristoro della comunità di fratelli, impegnati lungo il cammino, e capaci di dare senza trattenere quelli che sono gli strumenti e i rudimenti della ricerca, lo gnostico che anela alla via potrà muovere in essa e per essa i primi passi. Ecco quindi le comunità gnostiche, e la loro perseveranza nel tempo, come fari che richiamano a se i naufraghi dispersi tra i flutti, ed erudendo sul governo degli stessi rompono il velo della notte. Solo erudire, indicare e confortare, in quanto poi la marcia si riproporrà sempre diversa, per ogni fratello. La linearità dell'insegnamento, deve tramutarsi nella non linearità di un percorso che dall'esterno e grossolano, porta a sfere interne sempre più sottili.
Si viene quindi a porre in essere un sottile equilibrio fra chiusura,e apertura, segretezza e propaganda, iniziazione ed universalismo, ordine esoterico ed essoterismo. Immaginando questo processo come l'aprirsi di un fiore a laboriose api, che porteranno altrove i semi vitali. Semi che potranno andare in parte dispersi, in parte cadere su terreni improduttivi, in parte essere cibo per animali, ma in parte fruttificare a loro volta garantendo una nuova alba.
Tale situazione ha condotto gli gnostici ha prediligere di organizzarsi in scuole di pensiero, in fratellanze, attraverso cui raccogliere circolarmente attorno ad un'idea e prospettiva di vita quanti in essi si riconoscessero. Fino al momento in cui che maturata la propria espressione di verità di conoscenza, alcuni avevano volontà e capacità di formare delle proprie scuole.
Un dinamismo in se e per se inconcepibile per la nascente ortodossia cattolica, così già ancorata a gesti, canoni, e riti. Individuando nella riproposizione certa ed inamovibile degli stessi la salvezza stessa, e non un mero strumento che poteva essere modificato o sacrificato al fine ultimo della conoscenza.
Ecco perchè gli eresiologhi definirono lo gnosticismo come un drago dalle cento teste, ove ognuno dei discepoli divenuto a sua volta maestro offriva una propria lettura di testi sacri e miti. Del resto era per loro assurda una tale varianza, ricchezza e diversificazioni di messaggi, non comprendendo che per lo gnostico non era la forma e la devozione ad essere veicolo di salvezza, ma bensì il contenuto e la ricerca individuale.
Seppure esula dal presente contributo è interessante notare come l'ortodossia cattolica sia in un certo modo nata e consolidata, proprio per la necessità avvertita dai vescovi di escludere dal numero dei loro fedeli (ritenuti autentici cristiani) questi gnostici che non riconoscevano il loro potere pastorale.
Come sempre è interessante notare l'estrema vitalità che ha mostrato il cristianesimo, da sempre luogo spirituale che nel momento in cui veniva tradotto in lettera offre una moltitudine di letture e divisione. Verità questa testimoniabile dall'eterogeneità di interpretazioni attorno al binomio Gesù-Cristo, alle radici del cristianesimo, ai dogmi, al canone sacro, al patrimonio sacramentale, al potere apostolico, all'autorità episcopale, e alla pluralità di riti liturgici.
Testimonianza, indiretta, di come lo gnosticismo abbia poi fatto breccia fin nel cuore dell'ortodossia costringendo la stessa ad una certa tolleranza, onde evitare l'esplosione delle varie contraddizioni.

 

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