Iniziazione ed Apostolato Gnostico
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Ogni comunità gnostica ha sempre avuto la necessità di
affrontare un grave dilemma insito nella natura stessa del proprio fondamento:
la Gnosi. Essendo quest'ultima una conoscenza intuitiva, non razionale, non
dialettica, non comunicabile, e quindi intangibile e non soggetta a valutazione,
come è possibile per una comunità gnostica riconoscere e farsi riconoscere ?!
Come è possibile mantenere la propria identità, e al contempo non scomparire nel
giro di una generazione ?! Che rapporto deve esserci fra la conoscenza e la
divulgazione della stessa ?!
Lo gnostico è tale dalla nascita, in quanto entra nel mondo della materia e dei
fenomeni portando in se gli elementi stessi della proprio potenziale ritorno al
Pleroma, il mondo spirituale in cui risiede la radice prime del tutto. Lo
gnostico, che si riconosce come tale, coltivando la via della Luce, in
contrapposizione al mondo malato delle ombre, ha la possibilità di rettificare
se stesso, di spogliarsi di ogni struttura emotiva, sensibile e caduca. E'
altrettanto vero che tale progressione lo porta inevitabilmente ad essere
estraneo al mondo stesso, incapace di riconoscere in esso elementi sostanziali
di condivisione, di appartenenza. Una via quindi solitaria, di riconoscimento
interiore, e disconoscimento esteriore.
In tale visione del percorso la Conoscenza delle cose del mondo dello spirito e
della materia è veicolo e forma di redenzione, ma senza un nucleo docetico, una
scuola, che può fornire gli stimoli del risveglio la voce della gnosi è
destinata a spengersi, per consunzione, o ritorno, dei chiamati attorno al suo
focolare. Correndo quindi il rischio che solamente coloro in cui maggiore è
l'anelito al risveglio interiore, alla verità di conoscenza, abbiano la
possibilità di trovare l'anfratto psichico attraverso cui calarsi nelle
profondità della loro preesistenza. Escludendo così chi che per ventura, per
leggera debolezza, hanno si i requisiti ma risultano incapaci di sollecitarli
per propria sponte. Ecco quindi la scuola, la comunità, la fratellanza, come il
necessario innesco affinché si produca quella reazione necessaria al risveglio
interiore.
In quanto se è vero che si è gnostici per nascita, e se è vero che la via della
gnosi è via individuale,in quanto è sia difforme il livello dell'essere che il
grado di apprendimento dell'essere, è altrettanto vero che vi è la necessità
della comunità di eguali fra gli eguali, dove trovare accoglienza, e indicazione
dei primi passi da compiere.
Solo attraverso l'iniziale conforto e ristoro della comunità di fratelli,
impegnati lungo il cammino, e capaci di dare senza trattenere quelli che sono
gli strumenti e i rudimenti della ricerca, lo gnostico che anela alla via potrà
muovere in essa e per essa i primi passi. Ecco quindi le comunità gnostiche, e
la loro perseveranza nel tempo, come fari che richiamano a se i naufraghi
dispersi tra i flutti, ed erudendo sul governo degli stessi rompono il velo
della notte. Solo erudire, indicare e confortare, in quanto poi la marcia si
riproporrà sempre diversa, per ogni fratello. La linearità dell'insegnamento,
deve tramutarsi nella non linearità di un percorso che dall'esterno e
grossolano, porta a sfere interne sempre più sottili.
Si viene quindi a porre in essere un sottile equilibrio fra chiusura,e apertura,
segretezza e propaganda, iniziazione ed universalismo, ordine esoterico ed
essoterismo. Immaginando questo processo come l'aprirsi di un fiore a laboriose
api, che porteranno altrove i semi vitali. Semi che potranno andare in parte
dispersi, in parte cadere su terreni improduttivi, in parte essere cibo per
animali, ma in parte fruttificare a loro volta garantendo una nuova alba.
Tale situazione ha condotto gli gnostici ha prediligere di organizzarsi in
scuole di pensiero, in fratellanze, attraverso cui raccogliere circolarmente
attorno ad un'idea e prospettiva di vita quanti in essi si riconoscessero. Fino
al momento in cui che maturata la propria espressione di verità di conoscenza,
alcuni avevano volontà e capacità di formare delle proprie scuole.
Un dinamismo in se e per se inconcepibile per la nascente ortodossia cattolica,
così già ancorata a gesti, canoni, e riti. Individuando nella riproposizione
certa ed inamovibile degli stessi la salvezza stessa, e non un mero strumento
che poteva essere modificato o sacrificato al fine ultimo della conoscenza.
Ecco perchè gli eresiologhi definirono lo gnosticismo come un drago dalle cento
teste, ove ognuno dei discepoli divenuto a sua volta maestro offriva una propria
lettura di testi sacri e miti. Del resto era per loro assurda una tale varianza,
ricchezza e diversificazioni di messaggi, non comprendendo che per lo gnostico
non era la forma e la devozione ad essere veicolo di salvezza, ma bensì il
contenuto e la ricerca individuale.
Seppure esula dal presente contributo è interessante notare come l'ortodossia
cattolica sia in un certo modo nata e consolidata, proprio per la necessità
avvertita dai vescovi di escludere dal numero dei loro fedeli (ritenuti
autentici cristiani) questi gnostici che non riconoscevano il loro potere
pastorale.
Come sempre è interessante notare l'estrema vitalità che ha mostrato il
cristianesimo, da sempre luogo spirituale che nel momento in cui veniva tradotto
in lettera offre una moltitudine di letture e divisione. Verità questa
testimoniabile dall'eterogeneità di interpretazioni attorno al binomio
Gesù-Cristo, alle radici del cristianesimo, ai dogmi, al canone sacro, al
patrimonio sacramentale, al potere apostolico, all'autorità episcopale, e alla
pluralità di riti liturgici.
Testimonianza, indiretta, di come lo gnosticismo abbia poi fatto breccia fin nel
cuore dell'ortodossia costringendo la stessa ad una certa tolleranza, onde
evitare l'esplosione delle varie contraddizioni.