Sophia Gnostica
di Lux Increata |
L’IMMAGINE DELLA SAPIENZA NEL
VICINO ORIENTE ANTICO, NELLA TEOLOGIA BIBLICA E NELL'ESOTERISMO MODERNO E
CONTEMPORANEO
Si
potrebbe falsamente credere che
Nei racconti teogonici e cosmogonici dell'antico gnosticismo cristiano,
Sophia è un Ente o un Eone che concorre sia alla formazione del malvagio
mondo materiale sia al futuro recupero delle anime nella perfezione
pleromatica che circonda il Padre del Tutto.
Nei racconti meno elaborati, Sophia (Sapienza) è l'ultimo degli Eoni che,
non vedendo
La figura della Sophia gnostica riemerge in contesti moderni e contemporanei
con attributi similari a quelli dei primi secoli dell’era cristiana:
conserva, in modo particolare, una funzione creatrice, organizzatrice e
redentrice in sistemi di pensiero cristiani.
Il testo contenuto nella Sacra Scrittura è un insieme composito delle
tradizioni sapienziali dell’antico vicino oriente: in particolare, sembra
che l’opera abbia un forte debito stilistico e contenustico nei confronti
del libro egizio conosciuto come “
In Egitto, impersonificazione della saggezza costruttrice di mondi e
salvatrice era la dea Maat, che presiedeva anche la giustizia e che donava
vita, consiglio, misericordia. Ma, soprattutto, la dea Maat insegnava
Tutto il libro di Siracide, della Sapienza e interi passi dei Proverbi sono
probabilmente ispirati a Iside, Sapienza incarnata, Regina del Cielo e della
Terra, reggente del regno d’Egitto e garante del potere faraonico, su cui
vigilava.
Da un punto di vista filosofico e teologico, essa cerca, prova e trova i
giusti, che colma per poterli illuminare; guida il genere umano all’armonia,
all’ordine e imponendo la giustizia e
Nel libro di Tobia, (1, 21 – 22; 14, 10) il riferimento al romanzo “
Moltissimi sono i testi egizi e sumeri che si potrebbero riportare a
sostegno di questa immagine della Sapienza: “Satira dei mestieri” in cui
Khety fa al proprio figlio Pepy l’elogio del mestiere di scriba. (cf. Sir
38, 24-39, 11) , “Istruzioni dello scriba Amenemope al figlio” (1000-
Proverbi, (Pro), Siracide o Ecclesiastico, (Sir, Eccli), Giobbe, (Gb),
Qoelet o Ecclesiaste (Qo, Eccle), Sapienza, (Sap) e Cantico dei Cantici,
(Ct) a motivo, oltre che del loro contenuto, anche di una forma
letteraria propria, sono da considerare vera letteratura sapienziale. Solo
questi libri ubbidiscono a specifiche esigenze stilistiche: l’uso del
proverbio popolare, della comparazione, dell’enigma, della favola,
dell’inno, della forma didascalica e autobiografica, del dialogo..
Nell’ Antico Testamento, le astratte tradizioni sapienziali dei paesi che
confinavano con Israele e Palestina assumono anche toni quotidiani, come nei
Proverbi e in Siracide, mentre in Qoelet e Giobbe rispondono a quesiti più
esistenziali, in linea con gli insegnamenti egizi e sumeri. La finitezza
dell’essere umano, il riconoscimento della propria imperfezione, la
necessità dell’autoconoscenza, sono le condizioni necessarie per conquistare
l’ambita Sapienza, che in questi testi non è solo intuizione filosofica, ma
un faticoso percorso ascetico.
In numerosi passi dei libri sapienziali citati,
Difatti occorre spiegare che, come
Nelle successive elaborazioni teologiche,
E’ in questo aspetto che
L’Eone gnostico, tuttavia, subisce il dramma cosmico del pentimento di un
mondo che non riconosce perfetto, ma che cercherà di salvare, tramite
l’insufflazione dello Spirito nella materia eo
la collaborazione con l’Eone del Cristo.
Difficile stabilire come, da quando e perché, nella speculazione gnostica,
Nel Vecchio Testamento,
La critica di questi protognostici, forse, è volta all’inaridimento della
tradizione sapienziale ebraica, che in questo modo ha prodotto l’immagine di
un Creatore ingiusto:questa potrebbe essere una valida spiegazione del mito
teogonico e cosmogonico di queste correnti di pensiero giudaiche eterodosse.
La generazione gnostica successiva, stavolta sulle orme del Cristo, non
poteva che accentuare la sua ostilità alla Legge e al cieco Demiurgo figlio
di Sophia che ha disseminato il creato di errori: ecco allora che
MARIA, SEDE DELLA SAPIENZA
Se in alcuni testi gnostici valentiniani più tardi rispetto a quelli
barbelotiani, ofiti e sethiani cui si accennava sopra, tra cui il Vangelo di
Maria e quello di Filippo, è Maria Maddalena, come discepolo perfetto,
apostola degli apostoli, a incarnare una Sophia superiore, finalmente
salvata e ammaestrata dal suo Salvatore, fin dai primordi la teologia
cristiana cattolica e ortodossa ha identificato in Gesù e Maria
Soprattutto in quest’ultima, esclusa dalla Trinità, ma proclamata Madre di
Dio, si è inteso, tradizionalmente, indicare anche la sede della Sapienza.
Prima collaboratrice del piano divino di salvezza ordito dal Padre e voluto
dal Cristo, prima Madre di Dio e del Cristo, prima discepola di Gesù,
spiritualmente figlia del suo Figlio Divino, sposa dello Spirito Santo,
Maria offrì il suo corpo verginale e la sua anima pura alla manifestazione e
glorificazione della Sapienza incarnata storicamente in suo Figlio,
diventando l’emblema della figura della Sapienza e suo tempio.
L’eco ancora vivo della clemente figura della Sophia gnostica, eone o
discepola prediletta, l’ essere femminile dei Libri Sacri sapienziali
biblici, il ricordo di Iside
Specie nel Medioevo, le Maestà in trono, le Madonne nere, le “Nostra
Signora” francesi, le Madri incoronate con il Bambino in atteggiamento
serafico reggenti il globo terrestre, alludevano con stupefacente precisione
alla Persona della Sapienza narrata dalla Bibbia.
Sostanza prima dell’universo per gli alchimisti, Madre del genere umano nel
solco della tradizione della Grande Madre mediterranea di secoli prima,
Maria non è lo Spirito creatore della Genesi, ma espleta una funzione
redentrice come l’antica Sophia gnostica e, come
Rispetto all’Eone gnostico, perde la capacità creatrice cosmica, pur
potendosi fregiare comunque di essere Madre di Dio e di impetrare grazie per
i fedeli, facendosi avvocata degli umani, modello perfetto di discepola e
madre, e conservando pienamente facoltà redentrici.
Maria è, così, colei che conosce il Cristo, Sapienza increata e immagine del
Padre invisibile: naturale, in questo modo, diventare il simbolo di una
Sapienza terrena creata e visibile.
Non solo: per effetto del dogma dell’Immacolata Concezione, è sicuramente
stata la prima figlia di Adamo e Eva, concepita in tempi edenici,
preesistente da sempre ai tempi storici dell’Incarnazione del Verbo.
Momentaneamente dimenticata dai cattolici moderni e
attuali, che pure in Maria continuano a presentirla occultata tramite
un immaginario pieno di atteggiamenti, rappresentazioni e culti
ieratici e profetici,
Già i Padri del deserto, i Padri greci e il monachesimo ortodosso gettarono
le basi della sofiologia, ramo teologico che si occupa della Sapienza.
Nell’Ottocento, da un punto di vista filosofico,
Bohme, mistico ispiratore diretto del filosofo ed esoterista Saint-Martin,
dedicò un’opera alla Sofia perfettamente in sintonia con le tesi
sofiologiche ortodosse e influenzò tutto il pensiero filosofico tedesco, che
spesso fu anche anti-sofianico (Fiche, Husserl)
Nella cabala e nel sufismo è l’aspetto femminile del Divino,
Tommaso Palamidessi, archeosofo, ha approfondito il tema della Sapienza
proponendo una “cardiognosi”, un metodo di conoscenza e ascesi, basato
sull’invocazione sofianica.
Difatti ha scritto, in uno dei suoi libri: “Dalle profezie e prefigurazioni
delle Sacre Scritture risulta evidente che Iddio, nella sua infinita
sapienza e bontà, ha preposto alla custodia della Creazione il demiurgo
cosniogonico, al quale
Senza saperlo, nella Sapienza rivive l’antico anelito gnostico a conoscere
il Tutto come via di redenzione: la forza e la persistenza dell’archetipo
sofianico impressionano il moderno.
Concludiamo, lasciandolo alle vostre riflessioni, con questo passo tratto
dal libro biblico che le è dedicato:
“Dall’eternità sono stata costituita, fin dal principio dagli inizi della
terra.
Quando ancora non esistevano gli abissi, io fui generata;
quando non vi erano le sorgenti cariche d’acqua,
quando fissava i cieli io ero là; quando stabiliva al mare i suoi limiti
allora io ero con lui come architetto, ed ero la sua delizia ogni giorno.
Ora figli ascoltatemi:
beati quelli che seguono le mie vie! ascoltate l’esortazione e siate saggi,
non trascuratela! Beato l’uomo che mi ascolta,
vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire attentamente la soglia.
Infatti chi trova me trova la vita, e ottiene favore dal Signore;
ma chi pecca contro di me danneggia se stesso;
quanti mi odiano, amano la morte.»
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