L'Albero Sephirotico
di Giuseppe Citarda
Con lo studio cabalistico e la relativa meditazione, intendiamo, quindi, porre
le basi per “svelare” Dio attraverso le Sue manifestazioni e suoi Nomi;
intendiamo cioè comprendere le
relazioni e le influenze tra Dio, il cosmo, e l’essere umano, sin dalla
creazione ad oggi. Vi è poi
l’aspetto non minimale della cabala operativa che si sviluppa nella Teurgia,
cioè tutto quel complesso di operazioni “magico-spirituali”, aventi come fine la
propria ascesa e il bene dell’umanità e la gloria di Dio.
Oggi la psicologia transpersonale con i suoi assunti (Assagioli, Ferrucci,
Wilber), con i suoi esercizi meditativi (dall’Io sono, fino all’esercizio della
rosa), può considerarsi un ottimo
ausilio per la scoperta del Sé transpersonale ovvero dello Spirito (“ruah”, qui
inteso quale prima Manifestazione divina nell’uomo, la più pura, e che l’uomo
può non solo comprendere ma con cui può anche relazionarsi); in ultima analisi
la psicologia transpersonale, può considerarsi un ottimo ausilio per comprendere
sé stesso e il rapporto con il Cosmo, aumentando la propria consapevolezza e
strutturare il proprio Io.
Un minimo di storia
Il termine “qabbalah” significa
innanzitutto “tradizione che si riceve”; solo nel medioevo passò ad indicare una
tendenza speculativa che divenne prassi di vita in seno all’ebraismo, per
rappresentare la tradizione più antica e più segreta o, iniziatica.
La cabbala classica, si è diffusa nel 1300, a partire dalla Spagna
settentrionale, grazie alle opere di Joseph Abraham Gikatilla (v. cabbala
profetica) e agli scritti di Mosheh ben Samuel de Léon, inizialmente seguace di
Maimonide ma ben presto divenuto il più influente rappresentante della corrente
teosofica (sefirot-teologica).
Il contenuto delle dottrine cabaliste non ebbe uno sviluppo lineare ed unitario
e, contrariamente a quanto si voleva far intendere, non era affatto antico ma si
basava su di una visione del mondo tipica della tarda antichità e del medioevo,
pur avendo come elemento centrale la Torah con il suo simbolismo della lingua,
delle lettere e dei numeri; tali dottrine furono un insieme della concezione
neoplatonica del mondo, unite a elementi stoici, pitagorici e a concezioni
tradizionali tipicamente ebraici, oltre a scritti espressi in lingua ebraica
della letteratura tradizionale e, in diversi casi, in aramaico, lingua questa
tradizionalmente rabbinica.. Questo fu il fondamento che permise agli ebrei, nel
tempo, di non avvertire come “estranee” le espressioni formulate in un
linguaggio chiaramente filosofico e di percepirle, come formulazioni provenienti
dalle proprie concezioni di fondo.
Ancora, la concezione secondo cui la struttura del corpo umano (microcosmo)
corrisponda alla struttura del macrocosmo, presuppone normalmente l’analogia
(come in alto così in basso) fra le realtà terrene e le realtà cosmico-astrali,
compresa l’idea di reciproche influenze fra i due ambiti. Nel pensiero
filosofico il termine “microcosmo”, in relazione all’uomo, fu introdotto da
Aristotele, mentre l’idea di “macrocosmo”, come immagine/copia di Dio,
fu introdotta da Platone. Questi due presupposti, unitamente alla
concezione platonica e neoplatonica dell’anima, diedero ai cabalisti dell’epoca,
lo spunto per dimostrare la relazione tra Dio, l’uomo e il cosmo e,
successivamente, rafforzò il ricorso alla correlazione Dio-cosmo-Torah-uomo
(israelita!) per illustrare la destinazione e la realizzazione personale
dell’individuo, in un “progetto divino”. Progetto, il cui fine non è,
ovviamente, la corporeità bensì l’essere in quanto “Spirito”, ove l’anima funge
da unione tra lo Spirito e il corpo; sotto questo profilo, la conoscenza di sé
diventa il compendio della conoscenza del cosmo e, in definitiva, della radice
spirituale del tutto, e quindi di Dio.
Per inciso si rammenta che per gli ebrei il concetto di anima è da intendersi
nei suoi tre livelli: nefesh che è la forza vitale, fa respirare il corpo e la
sua sede è il fegato; ruah,
localizzata nel cuore, è la capacità di sentire e di amare ma senza
consapevolezza; mentre neshamah è l’anima spirituale, intellettiva, ed è ubicata
nella mente; permette la consapevolezza del divino. Questi i tre livelli che
bisogna compenetrare.
Le sephirot, modalità operative della divinità
a)
Nome e significato
Il termine ebraico sephirah (plurale sephiroth) significa semplicemente
“enumerazione”, “sequenza numerica”, con riferimento molto concreto alle dieci
dita delle mani. In seguito, già con il primo uso specifico del termine Sefer
jesirah (libro della formazione, Palestina VI e VII secolo d. C.), si è tradotto
sephirah, con sfera o, in termini più recenti, con mondo.
Altro termine usato, per indicare le sephiroth, era middah, che significa
“misura, proprietà, modalità operativa”. Si ricorse anche al termine “nomi”,
inteso quali Nomi di Dio e, ancora, al termine raggi o lumi; questi ultimi
termini derivano ancora dal simbolismo dell’emanazione della luce nel
neoplatonismo, nel senso di una autorivelazione della divinità trascendente pur
rimanendo essenzialmente nascosta, del che, anche le sephiroth, vengono chiamate
“emanazioni”. Infatti, per i cabalisti, le sephiroth, sono al tempo stesso anche
un processo di emanazione da Sopra a Sotto, dall’Uno al molteplice.
Ora premesso che le sephiroth, sono dieci, collegati da canali su cui fluiscono
le “influenze” divine, ciò che interessava soprattutto i cabalisti, non era
tanto la sephira nel senso di sequenza, quanto piuttosto, la gerarchia di queste
dieci potenze operative, il tipo della loro associazione e, non da ultimo, il
loro funzionamento globale, nel quale ogni sephirah può influenzare l’altra.
L’interesse dei cabalisti si concentrava sul tipo di queste loro operazioni da
Sopra a Sotto e sulle possibilità di esercitare un’influenza su di Esse a
partire dal Basso(Sotto). Ma la questione fondamentale era il fatto di
riconoscere dietro la molteplicità di queste potenze operative, ognuna delle
quali poteva presentare a sua volta diversi aspetti, l’unità nascosta
dell’Essenza divina, della stessa divinità assolutamente trascendente,
attraverso l’esercizio di un’influenza, mediante la quale si concorre a
realizzare l’unione delle stesse potenze operative, cioè quella che oggi si
chiama “teurgia” cabalistica.
b)
la configurazione delle sephiroth
La costruzione della struttura delle sephiroth esprime anzitutto la loro
gerarchia, il loro ordinamento nel senso della corrente emanazionistica da Sopra
a Sotto (dalla più elevata, in senso vibratorio, alla meno vibrante), ricordando
sempre che ogni sephirah è un’espressione di Dio e, quindi, Dio stesso. Nella
cabbala classica le sephiroth, in numero di dieci, sono state disposte
orizzontalmente e allineate in tre colonne o pilastri: quello di sinistra, per
chi guarda il glifo, così detto della severità, della giustizia; quello di
destra, detto della misericordia e quello centrale, la così detta via
iniziatica, con funzione compensatrice, di bilanciamento, di mediazione tra i
primi due pilastri, non solo perché compensa gli opposti ma anche perché unisce
le forze delle sephiroth Sopra e Sotto.
L’analogia che, secondo me, qui si può fare è quella della consacrazione del
pane e del vino secondo il rito di Mechitzedek, ove il sale, è l’elemento
catalizzatore o elemento compensatore oppure, su di un piano in un certo modo
più vicino al mondo fisico, quello delle due colonne poste all’ingresso del
tempio, ove l’elemento catalizzatore è l’arco-baleno o l’uomo (pentalfa)
nella sua posizione eretta( hestòs) e secondo le sue virtù prime: Uomo
rivestito di corpo di gloria (vedi M. De Pasqually, trattato della
reintegrazione degli esser, ed. Amenonthes).
Le dieci potenze, o Forze operative della divinità, individuate nell’albero,
agiscono nel quadro di una struttura dinamica, in cui le singole potenze si
influenzano a vicenda e ognuna delle quali, grazie alle altre, può agire anche
verso l’esterno.
Oggi potremmo dire, in certa misura, che il glifo è un sistema olistico, dove il
superiore ingloba l’inferiore e, l’intero, è un tutto superiore rispetto alla
somma delle sue parti prese autonomamente. Occorre dire anche che le influenze
reciproche delle sephirot sono spesso descritte in modo da far pensare a vasi
comunicanti: ciò che avviene in una sephira si ripercuote anche nelle altre e
quindi in tutto il sistema. Una conseguenza di quest’influenzamento reciproco è
data dal fatto che una sephirah può essere presente in un’altra e rappresentare
un aspetto al suo interno sia a livello di influsso sia a livello di azione. Di
conseguenza, la sephirah ricevente assume anche il nome della sephirah che viene
ad abitarla, per cui in questo caso, il cabalista parla di sephirah superiore e
sephirah inferiore. Pertanto anche i termini Sopra e Sotto, possono indicare non
solo una relazione all’interno delle sephirot, ma anche una relazione fra il
gradino di essere delle sephiroth in quanto tali, e i gradini di essere
subordinati (V. Scala di Giacobbe).
Analizziamo la configurazione dell’albero, dall’alto verso il basso e in una
strutturazione orizzontale: in esso vi sono dieci sephiroth:
-
dalla 1 alla 3, troviamo le sephiroth superne, corrispondono al mondo
dell’emanazione;
-
dalla 4 alla 6, corrispondono al mondo della creazione;
-
dalla 7 alla 9, corrispondono al mondo della formazione;
-
la 10^ sephirah, corrisponde al mondo dell’esecuzione.
Sotto tale glifo, si suole individuare anche il Mondo dei gradi spirituali
intermedi/Merkavah/angelo; quindi, ancora più sotto, si individua il Mondo
materiale o della divisione.
Per quanto attiene i tre livelli dell’essere umano,
secondo ‘Azriel, cabalista di Gerona, abbiamo:
-
Forza del mondo e del corpo modellato: sephiroth da 10 a 7;
-
Forza del mondo dell’anima: da 6 a 4;
-
Forza del mondo dell’intelletto “compreso”: da 3 a 1.
Volendo penetrare nei misteri dell’albero sephirotico (PORTAE LUCIS),
l’operatività va dalla decima sephirah (Malkuth) e, salendo, via, via verso
l’alto, fino a Kether, la prima sephirah; ricordando sempre che tutte le
sephiroth superiori agiscono ed emanano sull’ultima, cioè Malkuth e, attraverso
di essa, possono essere così presenti con i loro diversi aspetti tutte le
sephiroth dell’albero; bisogna
inoltre ricordare che occorre unificare l’aspetto dualistico delle sephiroth
opposte, in relazione allo “stato” vibratorio del momento (soggettivo) ed
oggettivo. Altro elemento da ricordare è che occorre, per così dire, salire
sull’albero così che la colonna di sinistra, guardando il glifo, corrisponde
alla parte destra dell’uomo e la colonna di destra, corrisponde al lato
sinistro.
Un’avvertenza è d’obbligo prima di ogni percorso cabalistico: l’obiettivo da
raggiungere deve essere chiaro in noi; questo deve avere come scopo il bene
dell’umanità e il desiderio di conoscere la Fonte del Bene Supremo.
Prima di relazionare l’albero sephirotico secondo la configurazione astrale e
rapportata al microcosmo, diamo alcuni dei possibili significati per ogni
sephirah; significati che andranno
approfonditi e meditati singolarmente e nei loro significati compositi. Le
sephiroth, vengono riportate secondo la struttura gerarchica dello ZOHAR (sepher
ha-zohar, libro dello splendore) e, ovviamente, in un percorso che va dal basso
verso l’alto anche se la numerazione è espressa dall’alto verso il basso e da
destra verso sinistra, nel senso della direzione della scrittura ebraica.
I Nomi divini, quanto di più sacro possa esistere per un ebreo e a maggior
ragione per un cabalista, sono traslitterati dall’ebraico al latino.
-
Sephirah 10: Malkuth: Regno; Shekinah/femminile/gestazione; comunità
d’Israele (nello stato d'attenzione e in piena coscienza: “Ascolta Israele...”);
Torah orale; pietra angolare, femore di Giacobbe, Casa di “Dio” (=Tetragramma);
Totalità; Tribunale Inferiore. Nome divino: ‘DNJ;
-
Sephirah 9: Jesod:
Fondamento; Giusto, maschile/generativo; Grande Pietra; Totalità; “Zero”
rivelato; Sion. Nome divino: ‘EL HAJ;
-
Sephirah 8:
Hod: Maestà; la colonna <B>
del ns. tempio. Nome divino: ‘ELOHE
SEVA’OT;
-
Sephirah 7:
NESAH (NETZAH): Vittoria; la colonna <J> del ns. tempio. Nome divino:
JHW”H SEVA’OT;
-
Sephirah 6:
Tiphereth: Bellezza/Misericordia; Torah scritta; (il Cristo/Messia;)
Giacobbe. Nome divino: JHW”H;
-
Sephirah 5: GEBURAH:
Forza; Tribunale Superiore; Terrore;
Isacco. Nome divino: ‘ELOHIM;
-
Sephirah
4: HESED (CHESED): Grazia; Abramo; Liberazione. Nome divino: ‘EL;
- Sephirah
3: BINAH: Intelletto; Vita. Nome divino:
‘ELOHIM;
-
Sephirah
2: HOKMAH (CHOKMAH): Sapienza; Eden Superiore. Nome divino:
JH;
-
Sephirah
1: KETHER, CORONA. Nome divino:
‘HJH (IO SONO/SARO')
Al di sopra di questa sephirah, troviamo ‘EN SOF-infinito; tale sephirah non è
scrutabile dall’uomo. Al di sopra di tale livello i cabalisti ammettono un
ulteriore livello ancora più indecifrabile e misterioso.
Altra sephirah che si ritrova nel glifo, anche se materialmente non è
rappresentata, è Da’ath; Essa è posta tra la terna superiore (1- KETHER, 2-
HOKMAH, 3- BINAH) e quella centrale (4-CHESED, 5-GEBURAH, 6-TIPHERETH), ove ha
sede “l’Abisso”; svelarla, equivale a possedere la “Conoscenza”. Il suo mistero
è “jesh/essere presente; è la linea mediana che divide e riunisce allo stesso
tempo destra e sinistra, Sopra e Sotto. Da questa sephira, secondo me, scorrono
quelli che Jung chiama “archetipi”, perchè il “cervello del padre”,
da Binah, scorre in Daath e da qui lungo la conduttura della colonna
vertebrale, giunge fino a Malkuth, per risalire in Jesod.
Albero sephirotico e corrispondenze che intercorrono tra l’universo e l’uomo
Gli antichi ebrei, ritenevano che le forze del mondo agissero sull’uomo da ogni
parte e, quindi, da ogni direzione.
Per inciso, si rammenta che alle quattro direzioni canoniche (Nord, Sud, Est,
Ovest), bisogna aggiungere altre due direzioni: l’Alto e il Basso (Sopra e
Sotto); ciò dà veramente l’idea di un essere umano al centro della spazialità e
forse… della sua propria spazialità.
La figura <1> è la rappresentazione maggiormente ricorrente nell’uso da parte
dei cabalisti; la <2> indica le relazioni fra le sephiroth e le varie parti del
corpo umano, o meglio le tre parti: testa, petto, basso ventre.
Dai disegni emerge in modo chiaro che vi sono dieci forze che agiscono sull’uomo
da direzioni diverse, identificabili nei vari pianeti (fig. 1).
Le prime tre sephiroth (Kether, Chokmah, Binah) costituenti il triangolo
superiore con il vertice verso l’alto, sono le forze che agiscono sulla testa.
Qui si rammenta che il Sé, lo Spirito, l’Io sono, è individuato al di sopra
della testa, in direzione della “fontanella”.
La 4^, la 5^ e la 6^ sfera, costituiscono il triangolo centrale con il vertice
verso il basso; queste sono le forze che provengono rispettivamente da Giove, da
Marte e dal Sole; agiscono sul petto e cioè sulla zona cardiaca e, quindi, sui
polmoni e sulla circolazione del sangue.
Vi è, poi, il triangolo inferiore, anch’esso con il vertice verso il basso,
costituito dalle forze provenienti da Venere, Mercurio e Luna e che agiscono
sulle gambe, sui reni e sugli organi genitali; quindi, infine, proveniente dal
basso, sotto i piedi, vi è la forza proveniente dalla Terra (MALKUTH).
E’ bene precisare che quando si parla di Malkuth, la Terra, non si intende il
quaternario, il nostro pianeta, seppure vi è una certa attinenza; Esso
rappresenta la condizione dell’Uomo,
Adam-Cadmon, nel paradiso
terrestre.
Kether era per gli antichi l’incarnazione di tutto ciò che doveva discendere
negli uomini dal mondo spirituale in quanto sovrumanità e il cui potere, molto
spesso, gli uomini, seppur iniziati, hanno usato a discapito dei propri simili.
Questo potere, comunque ha bisogno di altre due forze: la prima, la saggezza o
piano dell’intuizione, proveniente da destra (Hokmah, fig. 2), la seconda
(Binah) intelligenza o piano della razionalità.
Vengono poi le altre tre forze (4-Chesed, 5-Geburah, 6-Tiphereth) che
riguardano, come già detto, la zona mediana del corpo umano: il petto. Esse
provengono da zone dell’universo meno alte, ma che comunque circondano l’uomo.
In armonia con Chesed (4^ sephirah, l’Amore), che influisce da una parte del
corpo, si sviluppa dalla parte opposta Geburah (5^ sephirah), come di una Forza,
o soffio di vita, che corre verso il cuore (plesso solare) entrando così
nell’uomo dal di fuori non solo come forza fisica, ma anche come forza
spirituale, andando, unitamente a Chesed e a Tiphereth (la Bellezza), a
costituire la zona cardiaca.
Per maggior chiarezza possiamo dire che tutto ciò avviene con la respirazione.
Infatti con essa noi non inglobiamo solo ossigeno, ma trasciniamo anche quello
che gli orientali chiamano prana (“pra”: fuori, “an”: respiro) o energia vitale;
il prana non è altro che il respiro del Creatore, il soffio di vita che animò
Adamo ed alimenta anche noi o meglio, la nostra anima. Anima che è collegata al
corpo e allo Spirito per doppia polarizzazione (V. Eliphas Levi, Papus,
Kremmerz).
E’ in pratica il simbolo del triangolo equilatero con al centro l’occhio: la
presenza di Dio attorno a noi e, in forza del respiro, dentro di noi.
L’uomo, però, è un essere dotato non solo di moto interiore ma anche di moto
esteriore, infatti può cambiare di posto nello spazio. Questa facoltà, si attua
con gli arti inferiori; ciò sta ad indicare una vittoria sullo stato solido
della Terra: ecco Netzah, appunto Vittoria o Superamento. Vittoria o Superamento
che unitamente alla forza agente sui reni (Hod: Gloria) porta a ciò che agisce
maggiormente sul centro dell’uomo e cioè a Jesod (Fondamento) che accorda la
conservazione della specie attraverso la riproduzione sessuale. Riproduzione che
per il cabalista non può che avvenire nel talamo o letto coniugale. Istinto
riproduttivo o conservazione della specie, che permette all’uomo di sentirsi
legato alla terra e di tenersi ancorato su di essa.
Infine è dalla Terra stessa che proviene la decima forza agente sull’uomo:
Malkuth: il Regno, il Campo; cioè il mondo minerale che con le sue energie
penetra nel suo corpo attraverso le ossa cave a forma tubolare degli arti
inferiori.
Fra le dieci sephiroth, questa è l’unica a non provenire dallo spazio e ciò a
sottolineare come l’uomo, con il suo corpo fisico, faccia parte del mondo
minerale e perciò della materia, mentre le altre nove, stanno a sottolineare lo
stretto legame dell’uomo con il mondo superiore e pertanto, la sua natura
spirituale. Tutto ciò, naturalmente, dopo essere approdati su Malkuth (sala dei
passi perdutiàgabinetto di riflessioneà iniziazione), continuando con la terna
inferiore (Netzah, Hod, Jesod) per proseguire con la terna mediana (Chesed,
Geburah, Tiphereth) e terminando con la terna superiore, con le forze più nobili
che agiscono sulla testa (Kether, Chokmah, Binah).
Ancora, le dieci sephiroth, erano per gli ebrei ciò che per noi rappresentano
oggi le lettere dell’alfabeto che se opportunamente disposte, danno un preciso
significato; ciò tenendo anche conto del fatto che nel disegno <1>, vi sono
ventidue linee dette canali o sentieri che collegano fra di loro le “sfere” e
che corrispondono alle 22 lettere dell’alfabeto ebraico (Aleph-Beit;
Aleph-Beth). Questi “segni” o alfabeto, avevano un significato proprio; infatti
se per noi lettere come A, B, C… prese singolarmente non significano nulla, sono
astratte, la lettera Aleph, Alfa per i greci, sta ad indicare ciò che si muove
spiritualmente nell’uomo; la parola Beth, invece, indica una casa, qualcosa che
circoscrive, per cui, quando noi diciamo alfabeto, in realtà diciamo ciò che per
gli ebrei (e per i greci) significava:
l’uomo nella sua casa, ovvero nel suo corpo o involucro.
Le dieci Sephiroth corrispondono invece ad un alfabeto spirituale, per conoscere
le relazioni tra mondo fisico e mondo metafisico (v. anche tavola Smeraldina).
L’energia racchiusa nelle lettere, che trascende i limiti della conoscenza
razionale, è, quindi, il legame nascosto della molteplicità dell’esistere e la
ragione ultima del divenire. La dottrina ebraica dell’alfabeto rappresenta,
dunque, un vero e proprio progetto di conoscenza dinamica del fluire
dell’esperienza e dell’infinito comporsi e scomporsi delle realtà individuali.
Essa, la lettera ebraica, può assurgere alla funzione di icona di meditazione
che con la sua pronuncia e/o la sua visualizzazione, mette in moto uno stato
vibratorio, divenendo lo spunto per intense esperienze estatiche. Infatti
le lettere sono dei segni che rappresentano dei suoni, questi a loro
volta, sono Esseri sacri, rappresentano la manifestazione del Verbo Creatore per
cui possiamo anche dire e
comprendere l’assunto: 1+2=4.
In definitiva attraverso lo studio dello Zohar concretizziamo le lettere sotto
forma di esseri animati e intelligenti; così che ogni parola, composta di
lettere, e quindi di una valenza o numero, è un Essere vivente, a cui
corrisponde una forma o “un’immagine”
con la quale si può interloquire, in quanto presenza intelligente che si
manifesta sul nostro piano fisico.
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Bibliografia:
- Johann MAIER, la Cabbala:
introduzione, testi classici, spiegazione,
ed. EDB
- Ovidio LA PERA, Ars Regia, rivista bimestrale di studi e ricerche sulla
tradizione iniziatica
occidentale ed orientale,
Anno II n° IV
Gennaio-Febbraio 1992
- Giulio BUSI ed Elena LOEWENTHAL, Mistica Ebraica; ed. EINAUDI
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Indicazioni per un percorso di studio:
-
Eliphas LEVI, Storia della magia; ed. Mediterranee
-
Israel REGARDIE, Il giardino dei melograni, dalla cabala alla magia; ed.
Mediterranee
-
Dion FORTUNE, la cabala mistica; ed. Astrolabio
-
Gershom SCHOLEM, la cabala; ed. Mediterranee
-
Johann MAIER, la Cabbala:
introduzione, testi classici, spiegazione;
ed. EDB
-
Giulio BUSI ed Elena LOEWENTHAL, Mistica Ebraica; ed. EINAUDI
Articolo pubblicato nella rivista
LexAurea43,
si prega di contattare la
redazione
per ogni utilizzo.
www.fuocosacro.com