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Nel Libro dello Splendore, lo “Zohar”,
leggiamo che lo “Ain”(Luce) diviene “Ain Soph”(Infinito o Luce
Infinita) e ulteriormente “Ain Soph Aur”(Luce Assoluta non
Manifesta) per rendere Sé comprensibile a se stesso, che poi per
autoconcentrazione (Tzim-Tzum, termine Zoharico) si concentra in un
unico Punto centrale e privo di dimensioni: Kether, la Corona, la prima
Sephirah dell’Albero della Vita. E ancora nello Zohar, leggiamo:
“Prima di aver creato ogni forma nel mondo, prima di aver generato una
qualsiasi apparenza, Egli era solo, informe, non somigliante ad alcunchè.
Chi potrebbe comprenderLo, come era allora, giacchè era privo di
forma?”. L’ Ain, quindi è, per noi, il non-essere, è il Nulla, lo
Zero Assoluto. Tutto quello che è incomprensibile, ignoto e
inconoscibile, non esiste; o almeno non esiste in rapporto alla nostra
coscienza. La mente umana non conosce altra maniera di esistenza diversa
da quella della forma e dell’attività, quindi trova immensa difficoltà
a immaginare uno stato senza forma e senza attività che non sia il
non-essere. La Blavatsky definisce questa realtà primordiale come un
principio onnipresente, eterno e illimitato e che trascende talmente
ogni facoltà umana di concezione e riflessione da rendere
insignificante qualsiasi similitudine. Questa concezione cabalistica
dello “Zero Assoluto” si affianca a quella del Tao cinese “Adombra
la vacuità dello spazio.....non ha Padre ; è al di là del
concepibile, Superiore al Sommo”. Si affianca a quella dello
gnosticismo di Herbert Spencer che parla dell’Ain come dell’
”Assoluto e dell’ Inconoscibile” e a quella della casta
sacerdotale egizia che lo definisce l’ ”Oscurità tre volte
grande”. Un altro simbolo della cultura indù per rappresentare questo
Zero, fu il serpente Ananta, che racchiude fra le sue spire l’universo
e che è raffigurato nell’atto di inghiottire la propria coda,
allusione questa alla circolarità spirale e ciclica della natura.
Dobbiamo quindi addestrare la nostra mente a percepire lo stato di puro
essere senza attributi o attività anche per quanto riguarda la Sephira
Kether. Kether la possiamo immaginare come l’accecante luce bianca,
non differenziata nei raggi dal prisma della forma, oppure pensare come
l’oscurità dello spazio interstellare, che è nulla, eppure contiene
le potenzialità di tutte le cose. Questi sono simboli su cui si può
soffermare l’occhio interiore e realizzare così un punto fermo di
lavoro. Kether è fondamentalmente diversa dalle altre Sephiroth, essa
è il trascendente, l’ineffabile, l’origine di tutte le luci che
riempiono le altre Sephirot. Nel corpo umano essa non ha una
corrispondente specifica, in quanto lo avvolge tutto.
Il Testo Yetziratico chiama Kether “Intelligenza Occulta” e quindi
dai cabalisti è chiamato “L’Occulto dell’Occulto”
“L’Altezza imperscrutabile, la Testa che non è. La Corona infatti
sta sopra la testa “dell’Uomo Celeste, dell’Adam Cadmon”;
l’Essere Puro sta dietro la manifestazione e anzi, la emana. Kether è
l’Abisso da cui tutto è sorto e in cui tutto ricadrà alla fine della
sua epoca. Kether è la più intensa forma di esistenza anche se noi non
la capiamo. Questo concetto di altri modi di esistenza è importante
tenerlo a mente perché è la chiave per capire Kether e Kether è la
chiave per capire l’Albero della Vita. Come tutti i colori insieme
formano un’unica luce bianca così tutti gli attributi, le qualità,
le forme e le sostanze messe insieme danno “Un Punto Pieno”. Kether,
come già abbiamo detto, è appunto la concentrazione dell’Ain Soph
Aur, è il punto determinato dallo TzimTzum da dove è nato il cosmo; è,
anche, come la monade che Leibnitz definisce “un centro di energia
spirituale, privo di estensione e indivisibile, colmo di vita, di
attività e di forza incessante. È il prototipo di ogni realtà
spirituale e fisica”. E gli scienziati, come Maxwell e Jeans James,
immaginarono questa monade come una particella elettrificata emanante
linee di forza per tutto lo spazio.
Lo Zohar spiega che la sorgente o Causa Prima di tutto il creato è
Kether (Punto di emanazione) la prima Sephirah; e che la corrente che ne
è emessa è Chokmah, la seconda Sephirah; e il Mare, La Grande Madre,
Binah, la terza Sephirah; e infine che le sette Sephiroth rimanenti
rappresentano sette canali che si diramano in ogni dove. Le Sephiroth,
infatti, sono dieci e questo numero è considerato il numero perfetto,
che include, senza ripetizioni, tutte le cifre, e che contiene
l’essenza totale di ogni numero. Il numero dieci è onnicomprensivo,
fuori di esso non esiste altro numero, poiché quanto è oltre il dieci
fa ritorno all’unità.
Kether la Corona è quindi la prima Sephirah, la Causa Prima o Demiurgo.
La si indica nello Zohar anche con il nome di Macropròsopo o Grande
Volto e rappresenta il numero Uno. Il numero uno, come sappiamo, è
stato definito come il primo e principale elemento dei numeri, che
permane stabile e fisso, mentre gli altri numeri possono essere sminuiti
con la sottrazione tanto da essere privati di ogni consistenza. Possiamo
dire che vi è una sola coscienza indivisibile e assoluta che compenetra
e fa vibrare di sé ogni punto dell’universo, ma la sua prima
differenziazione (per emanazione o riflessione) è puramente spirituale
e dà origine ad un numero di Sue Forze o potenze che personificano
Entità Superiori. I nomi di queste forze o Entità Superiori hanno
importanza soprattutto per la dottrina magica; conoscere il nome di
un’intelligenza equivale a possederne le leggi che regolano le forze
che il nome ha in sé, o meglio, che personifica. Il Nome Y H W H, di
cui è impossibile conoscere la vera pronuncia, Il Tetragrammaton, è al
di fuori dell’Albero della Vita perché da Lui, oltre alle Sephiroth
derivano i Partzufim e le Anime, prima, le Sephiroth e i Mondi dopo. Ma,
mentre studiamo le leggi che governano l’Albero della Vita è bene
tenere a mente che queste stesse leggi sono anche quelle che regolano e
governano la natura, l’uomo, il Sistema Solare e tutto il cosmo.
Governano ogni regno: fisico, psichico, mentale e spirituale (Assiah,
Yetzirah, Briah, Atziluth). I cabalisti dicono appunto che ogni regno ha
il suo Albero, e che le operazioni delle forze di ciascuna Sephirah
vengono rappresentate in ciascun mondo sotto la presidenza di un nome
divino. E, dicono ancora che per le operazioni di occultismo pratico sui
piani, Il Nome di Dio assegnato alla Sephirah rappresenta sempre
l’azione della Sephirah nel mondo di Atzilut, qualunque sia il mondo
di partenza. L’occultista e specialmente il praticante di magia
rituale, se non è ben istruito in questa disciplina, tende ad iniziare
la sua operazione senza alcun riferimento alla legge cosmica o principio
spirituale; ne consegue che le immagini astrali che egli forma sono come
corpi estranei nell’organismo dell’Uomo Celestiale, o Macrocosmo, e
tutte le forze della natura saranno spontaneamente dirette verso
l’eliminazione dell’operazione estranea. La natura combatte il mago,
quindi chiunque arrivi alla magia non consacrata deve sempre rimanere
sulla difensiva. Per questo motivo si ritiene che il mago paghi con
sofferenza ciò che ottiene con mezzi magici. Ma ciò è vero se la sua
operazione viene attuata in una qualunque delle sfere inferiori; ma se
ha inizio nel Kether di Atziluth, in cui troviamo l’emanazione di
tutte le forze divine preposte alle Sephiroth, egli trae forza non
manifesta nella manifestazione e la natura è con lui invece che contro
di lui.
Se vogliamo, quindi, studiare una Sephira, se vogliamo indagare sulla
natura di questa, noi non soltanto la studieremo intellettualmente e
mediteremo su essa, ma cercheremo di entrare in contatto psichico e
spirituale con la sua influenza e, per entrare coscientemente nella
Sephirah, dobbiamo rivolgerci prima di tutto all’aspetto della divinità
che governa quella Sephirah. È bene ricordare, a questo punto, che la
Cabala è monoteista, cioè le Potenze che essa classifica sono sempre
considerate messaggere dell’Assoluto e non come sue pari. Se, quindi
non ci appelliamo alla Divinità Preposta, le forze appartenenti alla
sfera possono sfuggire di mano e causare difficoltà (le forze sono
neutre, ma secondo l’intento di chi le usa, possono anche recare
danni). Cominciando quindi sotto la presidenza del Nome Divino, non può
intervenire alcun male. I metodi di evoluzione attraverso l’Albero,
all’inizio, possono essere di due forme: quello dell’occultista
mistico e quello dell’occultista pratico, quest’ultimo si basa
soprattutto sui riti; ma salendo sulla scala evolutiva i due metodi
necessariamente si unificheranno perché, altrimenti, non potrebbe
esserci il necessario equilibrio che prevede l’albero sefirotico, e
prima avviene questa unificazione, prima marceremo più spediti.
Cominceremo quindi con invocare il Santo Nome del Creatore preposto alla
Sephirah che stiamo indagando, poi il Nome dell’Arcangelo, il potente
essere spirituale in cui personifichiamo le forze che costruiscono quel
livello di evoluzione. Chiediamo la benedizione dell’Arcangelo e lo
preghiamo di intercedere presso l’Ordine degli Angeli assegnato a
quella sfera perché essi ci siano amici e di aiuto nel regno della
natura in cui essi agiscono. Nel momento in cui abbiamo fatto questo,
saremo perfettamente intonati alla nota dominante della Sfera che ci
interessa e pronti a seguire la ramificazione delle corrispondenze di
quella Sephirah e dei suoi simboli affini. La formulazione
dell’immagine e la vibrazione del nome porta il discepolo in contatto
con le forze dietro ciascuna sfera dell’Albero, e quando egli entra in
contatto in questa maniera la sua consapevolezza è illuminata, la sua
natura è vitalizzata dalla forma così contattata ed egli ottiene
notevoli intuizioni e illuminazioni.
In questa contemplazione dei simboli, queste illuminazioni non arrivano
come forza generalizzata di luce, ma sotto forma di uno specifico
vitalizzatore e illuminatore in base alla Sfera che si è contattata.
Hod dà comprensione delle Scienze, Yesod comprensione della forza
vitale e delle sue maniere di funzionamento. Allorchè viene contattato
Hod, noi diveniamo pieni di entusiasmo e di energia per la ricerca
scientifica; quando viene contattata Yesod, entriamo profondamente nella
consapevolezza psichica e tocchiamo le nascoste forze vitali della Terra
e della nostra stessa natura.
Possiamo, per ora, solo immaginare cosa può derivare da una meditazione
su Kether. Dion Fortune dice che potremo forse intuire, e essere padroni
di immagini-pensiero-positive, ma a quel punto le invieremmo nel mondo
senza una direzione precisa, perché in noi non ci sarà un interesse
specifico. “Soltanto quando l’operatore non ha alcun interesse nel
risultato dell’operazione sul piano fisico egli ottiene questa
padronanza completa sulle immagini astrali.........in quanto esse
certamente assumeranno la forma che è più consona alla loro natura e
così saranno più vere nei riguardi della legge cosmica........Questa
è la vera chiave di tutte le operazioni magiche e la loro unica
giustificazione.....”
A questo punto è bene parlare un poco dell’importanza del simbolo per
l’iniziato. L’Iniziato usa il simbolo per leggere i segreti di
potenze ignote. In altre parole egli usa il simbolo come mezzo per
guidare il pensiero nell’invisibile e nell’inconoscibile. Nel
contemplare un simbolo composito come l’Albero della Vita egli può
osservare che esistono chiare relazioni tra le sue parti che conducono
infine all’inconoscibile. Nel simbolo composito dell’Albero della
Vita ci sono alcune parti di cui l’iniziato sa qualcosa, come per
esempio dei piani esistenti nel mondo fisico e del loro rapporto con i
piani cosmici. Ci sono altre parti di cui può intuire qualcosa oppure
avere intuizioni basandosi su i Principi Primi. “È - scrive Dion
Fortune - come il viaggiatore del deserto che conosce la posizione di
due oasi e compie una marcia forzata tra esse. Così facendo egli
esplora e impara a conoscere il sentiero che unisce i due Sephiroth. La
mente umana cresce con il pensiero profondo, con la meditazione e ciò
che all’inizio era impensabile entra nel campo della nostra
percezione”. È bene quindi riflettere sul deserto che unisce due
Sephiroth e cercare di capire come collegarle cominciando dalla Sephirah
più sentita, oppure, meglio vissuta dall’iniziato che medita. Per
esempio, tutti sappiamo che ogni cosa che ha a che fare con la crescita
e con la riproduzione è riassunta nella sfera della Luna, e si sa che
questa Sfera non è sola, ma è inserita in un insieme di sfere
disposte, guarda caso, ad albero. Sicuramente la Sfera di Hod, quella
immediatamente sopra a Yesod avrà forze diverse, ma collegate alla
precedente Sfera. È necessario dunque trovare il sentiero se da Yesod
vogliamo arrivare ad Hod. Molti studiosi di Cabalà hanno scoperto che
la disposizione delle carte dei Tarocchi sui sentieri può essere
un’indicazione valida per trovare il giusto sentiero fra due Sephiroth
e così per le lettere dell’Alef - Beit e i sette Pianeti tradizionali
con gli elementi, tre, senza la Terra, più i segni zodiacali. Comunque
è sempre bene sondare ciò che hanno scoperto altri studiosi e se ci è
congeniale appropriarsene, ma non bisogna dimenticare mai che il
tragitto deve essere personale, autentico e realistico, se ci teniamo
alla nostra evoluzione