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Con Netzach iniziamo la triade che ci riguarda
più da vicino: si tratta del piano dove le emozioni, anche le più
nobili e raffinate, si esprimono nel mondo fisico e pratico, dove la
consapevolezza raggiunta si può confrontare con i risultati visibili e
materiali. In questa ultima triade sono incluse anche le emozioni
inferiori e gli istinti. Infatti Netzach è la Sephirah che per prima,
dal punto di vista macroscopico, influenza direttamente l’uomo ed è
la prima anche che risente della influenza dell’uomo e quindi è anche
illusoria. L’uomo con la sua personale immaginazione, con le sua
creatività, emotività, sensazioni, e con i suoi desideri di comunicare
con i piani superiori, invia forme-pensiero, passando naturalmente per
Yesod, a Netzach, la cui energia non avendo ancora una forma definita
viene concretizzata e manifestata tramite queste forme-pensiero. Questo
può avvenire perchè in Netzach troviamo quei principi astratti e
quelle energie di funzione-vita che sono rifratte in natura e in ogni
cosa che vediamo; sono i principi che animano il mondo ai quali l’uomo
da sempre si è ispirato per creare le sue forme-pensiero. In Netzach
risiede la nostra anima e quella del mondo. In Netzach troviamo il primo
nostro gradino verso l’immortalità. In essa sono custoditi i valori
assoluti, reali e immutabili e l’energia della scintilla universale,
ma non l’essenza dell’essere umano, come tanti occultisti credono,
alla quale possiamo giungere solo per intuizione, e senza alcuna
immagine o forma.
Dando uno sguardo generale all’Albero della Vita possiamo renderci
conto della serie vastissima di dinamiche interattive fra le varie
Sephiroth. Per esempio la Sephirah di Netzach, Vittoria ed Eternità,
che ci accingiamo a studiare, è collegata direttamente a quattro
Sephiroth: a Chesed, Amore; a Thipharet, Bellezza; a Hod, Splendore; a
Yesod, Fondamento. Tutte queste qualità, dette dell’anima sono
sintetizzate e espresse in una nuova qualità dell’anima, quella
appunto di Vittoria ed Eternità di Netzach. Vediamo più da vicino
queste interazioni di Netzach con le energie che le arrivano dalle altre
Sephiroth, sia dall’alto che dal basso.
Netzach, proprio perché è congiunta a Chesed, indica la Vittoria
dell’amore, è la prima estensione del vero amore, quella che l’uomo
può realizzare, è la sensazione gioiosa di chi avverte che l’amore
si estende nel tempo e supera le prove della vita. Nel Salmo 16,11 è
scritto di Netzach: “La piacevolezza della Tua destra è eterna”. Ciò
che Dio ci dà e ci vuole dare è eterno, non una effimera illusione
come i piaceri e i divertimenti del mondo, e in Tiphareth, Sephirah,
come abbiamo detto, collegata direttamente con Netzach, raggiungeremo il
superamento di ogni illusione effimera e di ogni personale egoismo.
Infatti per essere in Tiphareth dovremo aver sacrificato la nostra
personalità e oltrepassato il velo del Tempio, primo grande sbarramento
che troviamo, nella via di risalita, fra la triade inferiore, detta
appunto quella naturale o “Triangolo Astrale” e la triade centrale,
detta dell’emotivo superiore o “Triangolo Etico”. Dopo questo
triangolo troviamo il secondo grande sbarramento, l’Abisso che ci
separa dal triangolo cognitivo o “Triangolo Superno o delle
Emanazioni”. Netzach e Hod, poi, sono due Sephiroth, possiamo dire,
legate a doppio filo, infatti sono considerate la gamba destra e la
gamba sinistra dell’uomo, sulla prima ci appoggiamo, con la seconda
muoviamo il passo; infatti in Netzach, parlando in senso microcosmico,
troviamo l’origine di quell’efflusso di energia universale che
supera le leggi della natura e del tempo ed è un momento di arrivo su
cui appoggiarsi, mentre in Hod, troviamo l’origine del limite e della
costrizione. Una volta giunti a Hod, capiremo meglio l’impazienza
dell’anima, che avvertendo di essere ancora priva di così tante
qualità importanti, desidera muoversi e mettersi in cammino, per
ricercarle ed ottenerle. In Netzach si può provare la sensazione
gradevole dell’aver integrato qualità eterne e di aver assunto dentro
di sé quei valori destinati a superare le barriere della morte.
L’essere umano è la meravigliosa combinazione di eternità e
temporalità, di staticità e di dinamismo, di riposo e di azione.
Quando l’individuo arriva a Hod, cioè dopo aver trovato il maestro
interiore, si mette in cammino per evolversi, per ricercare la giusta
conoscenza, per riempire le lacune della sua personalità e per
rinnovare i valori a cui si ispira la sua coscienza. In Netzach andiamo
oltre il desiderio di Hod e sperimentiamo la certezza, la sicurezza di
aver trovato ciò che stavamo cercando. Le Sephiroth Netzach e Hod
corrispondono anche alle due tendenze presenti in ogni individuo e in
ogni cultura: quella conservatrice e quella progressista. La salute
spirituale sta nel possederle entrambe e nel saperle usare insieme. Ma
una volta trovata la via di mezzo ci vuole anche tanta fedeltà e
dedizione continua, ci vuole rapidità insieme alla capacità di
attendere anche un tempo lunghissimo. È stato detto che Netzach è la
resistenza e il coraggio che derivano dal sentirsi sulla via giusta, è
il riconoscimento dei valori eterni e secondo i quali si modellano le
proprie azioni. La vittoria finale non può sfuggire a chi è
perseverante sulla decisione di fare del bene perché “l’Amore è più
forte della morte” (Cantico dei Cantici). Se le qualità o i valori di
Hod fossero in eccesso avremmo una forte componente di insoddisfazione
che ci spingerebbe a continue ed incessanti ricerche. Anche nei
confronti di un partner, possiamo dirci in Netzach, quando sentiamo in
noi la sicurezza di aver trovato la persona giusta e la capacità di
unione d’amore che si estende al di là del tempo, oltre la
quotidianità. Netzach è la capacità di evocare le funzioni
dell’anima e di farci rendere conto che esse sono immortali, stabili
ed eterne. Ogni altra comunione di intenti è destinata a sfaldarsi
prima o poi. Anche il Profeta Isaia così parla di Netzach: “Netzach
è più forte della morte”.... “Dio ingoierà la morte per
l’eternità”. In Netzach i veri sentimenti, i valori eterni,
l’anima della persona sopravviveranno oltre la morte. In tutte le
religioni è insito il concetto di modellare i propri pensieri parole ed
azioni per il trionfo della vita sulla morte. L’anima è sempre
immortale ma se gli esseri umani scelgono di identificarsi totalmente
con l’aspetto caduco ed effimero della creazione, l’individualità
verrà persa irrimediabilmente al momento della morte fisica e la
scintilla divina verrà reintegrata nella sorgente iniziale, nuda, priva
di ogni elemento identificatore e differenziatore. Quindi il sé
individuale potrà sopravvivere solo se in questo mondo l’individuo
segue gli insegnamenti che Dio ci ha lasciato nella coscienza perché
non perdessimo la strada del ritorno a casa.
Il simbolo di Hod è quello del sentiero in salita, lungo i fianchi
della montagna, mentre quello di Netzach è il raggiungimento della
montagna è la vittoria della vita sul contingente. Ma Netzach è anche
collegata direttamente a Yesod ed è legata quindi anche agli istinti,
ai desideri nefasti e alle emozioni inferiori e per questo c’è sempre
il pericolo che a lei arrivino immagini consapevolmente negative o riti
di magia nera che possano rivestirsi della energia-vita non ancora
informatizzata che si trova in Netzach.
Esaminando Netzach nei suoi aspetti macrocosmici e microcosmici, diciamo
che l’energia che sta per essere tradotta in termini di forma, in Hod,
sono le forme o apparenze rappresentate dall’intelletto umano a se
stesso, dopo averne preso coscienza, e proiettate all’indietro nella
luce astrale come forme pensiero, e che passano per Yesod, da non
confondersi con le intuizioni o contemplazioni della fede che vengono
direttamente da Chokmah, come è detto nel testo Yetziratico. Per
chiarire meglio l’iter delle nostre immagini-pensiero cerchiamo di
vedere in Netzach i raggi di energia multicolori, già frazionati da
Tiphareth, della Luce Bianca dell’ ”Unica Vita” e di capire che in
lei possiamo trovare non una, ma tante forze, non una, ma tante vite,
infatti l’ordine degli angeli assegnatole è appunto quello degli “Eloim”,
gli dei. Gli Eloim sono le forme astratte in cui la creatività, la vita
esprime se stessa in natura, nel Sepher Yetziratico vengono descritti
come i “Santi Poteri”, cioè è la vita che scorgiamo negli elementi
naturali, nei processi di trasformazione fisiologici, biologici e
chimici e nella forza di riti magici che attirano energie necessarie
alla vita dell’uomo su ogni piano. Possiamo quindi dire che l’uomo
capta queste, con gli occhi della mente, del cuore, della fantasia,
queste energie astratte o principi di funzione vita che sono in natura e
dà a ciascuna di queste funzioni, non solo una forma, un nome, ma
trasmette loro anche la sua carica emotiva, i suoi desideri, le sue
passione e tutti i suoi istinti sia positivi che negativi, che
rafforzano e caricano l’immagine di ciascuna funzione-vita tanto da
farla persistere nel tempo e tanto che tutti quelli che si rivolgono a
questa immagine, con meditazioni, preghiere o riti, ricevono la stessa
carica per cui l’immagine era stata creata. Fra l’immagine e il
credente si crea un canale di energia che si rinnova continuamente, se
si continua a credere a quell’immagine per quella determinata qualità
di energia e se ci si rivolge a lei con fede; ma viceversa, l’energia
va ad esaurirsi qualora nessuno si rivolga più, nel tempo, ad essa;
naturalmente quell’immagine non avrà più quella determinata energia,
ma quell’energia, che è perenne, verrà sfruttata con una nuova
immagine. Questo accade per qualunque essere celestiale concepito dalla
mente umana, come è stato per i molteplici dei che gli antichi egizi e
greci adoravano e queste energie che abbiamo adoperato e ricevuto per
adorare gli dei della manifestazione, sono state determinate dalla
spinta della nostra anima verso l’alto, e sono anche quelle che hanno
determinato l’inizio della nostra risalita sulla “Scala di
Giacobbe”. L’intuizione dell’Unico Dio era ancora lontana.
Questo scambio di energia naturale e divina si è sempre verificato e si
verifica continuamente e a tutti i livelli, con riti o senza: accade per
tutti gli oggetti sacri delle religioni organizzate, energie molto reali
per il credente ma che lasciano molto perplesso il miscredente il quale
non se lo può spiegare; accade pure per i talismani, per le energie che
si inviano tramite immagini, mandala, mantram, pupazzi e così via e
influiscono secondo il senso per cui si è caricato l’oggetto. Netzach,
Hod e Yesod sono le sfere tramite le quali possiamo lavorare con
l’energia e quindi magicamente, ma esprimono tre livelli diversi di
consapevolezza. Hod è la sfera della ritualità per eccellenza e ogni
sorta di operazioni magiche, per essere viva, reale ed efficace deve
avere un qualche elemento di Netzach. Chi ritualizza e vuole arrivare a
Netzach deve risentire della consapevolezza di essere alla ricerca di
valori superiori nonché dell’anima del rito, deve aver fatto ordine
dentro di sé e trovato il suo maestro interiore che struttura i suoi
desideri e passioni, altrimenti il rito o diviene consapevolmente di
magia nera o rimane nella sfera di Yesod, quindi confuso, illusorio,
irreale e allucinatorio. Yesod, proprio perché la sua funzione
principale è quella della immaginazione, è una Sephirah molto
dispersiva, piena di tante immagini astrali concepite da uomini vili e
meschini, sopraffatti da egoismi e da passioni cruente ed è piena anche
di tante entità, come larve di animali ed umane che hanno bisogno di
energie per sopravvivere. Molto spesso queste larve si camuffano e
cercano di presentarsi alle persone più deboli o più desiderose di
contatti, sotto spoglie gradevoli, proprio come desiderano queste
persone, per avere credito presso loro e per poter succhiare la loro
energia; infatti, come abbiamo già detto, la credenza e la fede di una
persona vale anche per tenere in vita queste larve e certe immagini
volute dai nostri desideri, anche se a livello astrale più basso. Ecco
perché è necessario essere nella sfera di Hod, cioè essere coscienti
di ciò che si fa, per parlare di riti che possono riguardare Netzach o,
quanto meno, può essere cosa buona ripetere quei riti già strutturati
da anime iniziate che hanno trasferito a Netzach i poteri di Hod per
promuovere l’evoluzione umana.