TIPHARETH
 

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Continuando il nostro cammino lungo l’Albero della Vita, secondo la discesa a spirale dell’energia, arriviamo alla Sephirah centrale, al cuore stesso dell’Albero, “Tiphareth, la Bellezza”. Essa è posta a metà del cammino; è il giusto mezzo a metà strada tra l’alto e basso, tra destra e sinistra. Le quattro Sephirot poste al di sopra di Tiphareth rappresentano “l’individualità” o io superiore e sono Chokmah, Binah, Chesed, Geburah. Le quattro poste al di sotto rappresentano la “personalità” o io inferiore e sono Netzach, Hod, Yesod, Malkut. Mentre Kether è considerata la Scintilla Divina o il nucleo di energia e Tipharet la manifestazione di questa Scintilla e di questo nucleo. Tiphareth rappresenta la fase di sintesi e di integrazione, il confluire di tutto il mondo di Yetzirah o Mondo della Formazione e di tutte le diverse emozioni in un unico recipiente.
Tiphareth è la rivelazione della profonda bellezza insita nella creazione e quindi nel suo Autore. La vera bellezza per i cabalisti è quella fondata sulla “verità” cioè su Yesod, Fondamento e Verità. e sulle due Sephiroth immediatamente sotto Tiphareth, nelle colonne laterali, Netzach e Hod che indicano: l’immutabilità delle leggi di comportamento morale e i vari adattamenti che ogni disciplina deve saper effettuare col variare delle condizioni sociali e ambientali. La vera bellezza quindi, oltre che basata sulla Verità, deve essere statica (Netzach, scoperta degli eterni valori) e deve essere dinamica (Hod, ricerca continua per arrivare ai veri valori). Un’altra qualità della bellezza, sempre per i cabalisti, che lavorano anche sul valore ghematrico delle lettere che compongono la parola, è quello di “potente”, cioè fertile, capace di moltiplicarsi, generando altra bellezza. Infatti l’esame della radice della parola Tiphereth è PEER (Peh - Alef - Resh) che significa, Porta, Frutto. Esiste infine una terza caratteristica della bellezza: “il suo valore terapeutico”, grazie al quale chi esperimenta la bellezza della verità e della fertilità può guarire dalle malattie (Una delle permutazione di PEER, radice di Tiphareth è RAFA che significa guarire). La potenza guaritrice di Tiphareth è dovuta, appunto, al fatto che agisce fornendo un esempio di armonia e di integrazione tra elementi potenzialmente conflittuali e li indirizza verso la percezione di un piano più elevato. Infatti, Tipharet essendo il centro di tutto l’Albero è cosiderato il punto in cui i tipi di consapevolezza sia di Kether che di Malkuth vengono messi a fuoco.
Tiphereth corrisponde nell’uomo al centro del cuore sede privilegiata dello Spirito che ci anima. Arrivare a Tipheret significa aprire il cuore, cominciare ad irradiare intorno a noi, dando generosamente agli altri nei modi più svariati. Ciò che rende bella la persona umana è la sua capacità di far risiedere la coscienza nel cuore e di amare altruisticamente. Le qualità suddette sono chiamate a moltiplicarsi tutte intorno, non rimangono confinate nella personalità.
Thiphareth non deve mai essere visto come un fattore isolato, ma come un nesso, un punto di messa a fuoco, un centro di transizione o trasmutazione. Il Pilastro centrale è sempre interessato alla consapevolezza, i due pilastri laterali ai differenti modi di operare della forza, a livelli diversi e a poli alternantisi. Gli appellativi che vengono assegnati a Tiphareth, Un Bambino, Un Re Maestoso, Un Dio Sacrificato, sono dovuti al fatto che dal punto di vista di Kether , esso è un Dio Bambino; dal punto di vista di Malkuth esso è un Grande Re; dal punto di vista della trasmutazione della forza è un Dio Sacrificato.
In Tiphareth, Dio, è reso manifesto nella forma e risiede fra noi; cioè viene nel campo della consapevolezza umana. Tiphareth, il figlio, ci mostra “Kether” il Padre. Ma quando l’Io della Divinità si manifesta nella forma, quella forma deve essere perfettamente equilibrata. Dio è reso manifesto tra noi quando le condizioni permettono la manifestazione. Infatti, il Dio incarnato si manifesta nell’aspetto materiale del bambino, in Tiphareth, per mezzo della materia quando è in stato virginale: Binah, Mara, Mare, Madre, Maria. Crescendo, il bambino diviene il Redentore, cioè “la manifestazione - Dio” che si sviluppa e che cerca continuamente di portare l’umanità, rappresentata dal regno delle sei Sephiroth centrali, ad uno stato di equilibrio. Le sei Sephiroth menzionate costituiscono quindi il mondo Yetziratico e, come sappiamo, le loro energie passano attraverso Tiphereth che deve armonizzarle e trasformarle, ed è per questo che Tiphereth viene considerato il Re e il Redentore dal punto di vista di Malkut. Il Redentore, quindi si manifesta in Tipheret e si sforza sempre di redimere il Suo Regno riunendolo ai Superni attraverso l’Abisso determinato dalla caduta che separa le Sephiroth inferiori dalle Superiori, e mettendo in equilibrio le forze differenti del sestuplo regno. È per questa ragione che vengono sacrificati gli dei incarnati, essi muoiono per l’umanità, affinché la tremenda forza emozionale messa in libertà da questo atto possa compensare la forza squilibrata del regno e in tal modo redimerlo o portarlo all’equilibrio. Per spiegarci meglio come avviene la trasformazione delle energie attraverso il sacrificio citiamo Dion Fortune: “le immagini del piano astrale si trasformano in una intensità di emozioni che brucia come fuoco e quando le scorie della natura sono andate in fiamme, il fumo si dissolve, noi rimaniamo col calore bianco della pura consapevolezza”. Questa sfera sull’Albero viene chiamata appunto il “Centro - Cristico” ed è qui che la religione cristiana ha il suo punto focale, mentre le fedi panteistiche come la greca o l’egiziana hanno il centro in Yesod; e le fedi metafisiche come la buddista o la confuciana, mirano a Kether. Anche il cristianesimo comunque ha il suo aspetto metafisico che va al di là di Tiphareth e che si incentra in Kether e il suo aspetto magico che si incentra in Yesod.
Con Tiphareth il nostro approccio di studio e di contatto deve cambiare: fino a Tiphereth il nostro approccio nei confronti delle Sephiroth è stato: da un punto di vista macrocosmico, quello di aver preso in considerazione i diversi archetipi di forza che si manifestano e agiscono nella forma e di aver lavorato con essi per analogie e associazioni; da un punto di vista microcosmico, di averli considerati solo nel loro aspetto psicologico come fattore di consapevolezza, ma ora in Thiphereth abbiamo la possibilità di fare esperienze concrete, anche se queste esperienze possono solo manifestarsi gradualmente a seconda dei livelli di percezione. Sappiamo che tutte le esperienze mistiche del tipo in cui la visione termina in una luce accecante sono assegnate a Tiphereth e che le visioni che conservano sempre una forma sono caratteristiche di Yesod, mentre le illuminazioni che non hanno mai avuto forma sgorgano da Kether. Tutte le visioni astrali di Yesod possono essere tradotte in termini metafisici o spirituali tramite Tipharet, ma se non viene effettuata questa traduzione possiamo divenire allucinati. Diciamo, quindi, che Kether è metafisico, Yesod è psichico e Tiphareth è essenzialmente mistico. L’esperienza mistica costruisce gradualmente un corpo luminoso di immagini e idee, proprio come se partorissimo un bambinello; idee e immagini che sono rese visibili quando hanno luogo le illuminazioni. I primi barlumi dell’esperienza mistica devono per forza essere limitati, queste esperienze possono essere messe assieme soltanto con il tempo. Ciascuna esperienza trascendentale aggiunge la sua quota e la successiva meditazione le organizzerà. In Tiphereth vengono ricevute le esperienze mistiche della consapevolezza umana che illuminano i simboli di Kether dando così la possibilità di collegare lo psichico con lo spirituale e di mettere a fuoco tutti e tre gli aspetti della nostra consapevolezza trinitaria. La prima delle “Iniziazioni Maggiori” che possiamo acquisire con la vicinanza di Tiphareth, consiste nel poter godere della conoscenza e della conversazione col “Santo Angelo Custode” che in realtà, va ricordato, è il nostro io superiore e non consiste né in voci né in visioni, ma in pura consapevolezza e da questa consapevolezza deriva un particolare potere di introvisione, di penetrazione e di intuizione ipersviluppata. Questa vicinanza ci dà anche la percezione reale di non essere più soli e di abbeverarci continuamente alla vera “Fonte di Vita”. Questo fenomeno lo vediamo nelle persone che sanno sopportare anche le più gravi avversità senza scagliarsi contro la sorte avversa. Loro sanno che così deve essere e collaborano alla “Grande Opera”.
Tiphareth è chiamata la Sephirah del Sole; ed è interessante notare che tutti gli “dei - sole” di tutte le religioni sono considerati dei guaritori. Il sole è per noi veramente il datore di vita; esso è l’unico simbolo adeguato a Dio Padre e Tipheret essendo il riflesso immediato di Kether è chiamato il Sole dietro il Sole. È tramite la mediazione del Sole che la vita viene alla terra ed è mediante la consapevolezza Tipharica che prendiamo contatto con la vera Fonte di Vita, e, anche se non siamo consapevoli, noi comunque viviamo tramite questa fonte: Kether, la fonte di ogni esistenza, si riflette in Tiphareth che agisce come un trasformatore e distributore della primale energia spirituale e noi riceviamo questa energia, direttamente, mediante la luce del Sole, indirettamente, mediante la clorofilla delle piante verdi e degli animali erbivori che mangiamo.
Tiphareth è considerato dal punto di vista macrocosmico, anche come il “Piccolo Volto”(Microprosopo), in corrispondenza con il “Grande Volto” che è Kether (Macroprosopo) e dal punto di vista microcosmico è considerato anche “l’Adam Kadmon” o “l’Uomo Archetipale” l’Uomo Re, l’Uomo Eroe. E nella psicologia trascendentale, che si interessa dell’anatomia del microcosmo, si dice che il petto è la corrispondenza assegnata a Tiphareth. Nel petto stanno i polmoni e il cuore e, immediatamente sotto a questi organi, c’è la più grande rete di nervi nel corpo, conosciuta come plesso solare, così chiamata dagli antichi anatomisti. E si dice che i polmoni mantengono una relazione singolarmente intima tra il microcosmo e il macrocosmo mediante l’incessante moto di inspirazione ed espirazione, e che il cuore determina la circolazione del sangue, (“fluido particolare” così definito da un insigne alchimista, Paracelso) di cui la clorofilla delle piante è ritenuta essere una componente importantissima perché determina un’influenza potente sulla pressione del sangue. E quando un iniziato sta lavorando sull’Albero della Vita e vuole costruire Tiphareth in sé e lo immagina nel suo plesso solare tra addome e petto e nel Nome di Dio, Tetragrammaton, invoca l’Arcangelo Raphael, (lo “Spirito che sta nel Sole”, che è anche l’angelo della guarigione), il quale si mobiliterà con tutta la schiera degli angeli, i “Malakim”, preposti, allora l’iniziato saprà concentrare il potere in questo centro e si accorgerà che egli stesso può divenire uno spirito che vive nel Sole.
Per comprendere Tiphareth dobbiamo capire correttamente il vero significato del sacrificio. Il sacrificio è la trasmutazione della forza da una forma all’altra. L’energia quando è racchiusa in una forma è statica, ma questa forma può essere bruciata con la nostra carica di passione, volontà e rinuncia tanto da rimettere in libertà l’energia in essa sacrificata e ciò che sacrifichiamo in una forma riappare, a tempo debito in un’altra. Questo è il vero significato di sacrificare la propria personalità, ma anche quello di fare un “fioretto” finalizzato al conseguimento di un’altra cosa. Infatti oltre al Leone un animale sacro a Tiphareth è la favolosa Fenice che si squarcia il petto affinché i suoi sette giovani nati possano nutrirsi del sangue e della vitalità che esce dalla ferita. Una leggenda analoga esiste circa il pellicano ed entrambe suggeriscono l’idea di un redentore che sacrifica la propria vita per gli altri. Le piante sacre di Tiphareth sono l’acacia, simbolo massonico della Risurrezione, e la Vite. Il suo profumo è la Resina del Libano, il suo colore è il Giallo come il Sole, sorgente tanto della vita fisica che dell’esistenza spirituale.



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