SENSO DELLA VITA E DELL’ESISTENZA

 

Antonio Roberto Lombardi

 

   L’Ordinamento iniziatico, le cui radici provengono da Oriente, è una scuola di pensiero che, attraverso discipline esteriori, si rivolge allo sviluppo dei poli coscienziali dei proseliti equilibrando l’impeto del mascolino (ragione e volontà) con la sensibilità del femminino (intuitività), aiutando a riconoscere le realtà interiori che reggono la vita affermandone i significati più profondi. Così senso della vita e dell’esistenza sono ben delineati. L’Insegnamento Iniziatico, per rivolgersi ai proseliti senza modificare se stesso, i valori da trasmettere e i principi su cui poggia, si avvale della terminologia exoterica e gli Adepti, per trasmettere e perpetuare nel tempo i metodi di educazione interiore, continuano anche oggi nell’opera di contenimento delle abitudini profane e dei culti exoterici adeguandosi al linguaggio dell’epoca in cui vivono.

   Il Senso della vita è stato associato arbitrariamente al senso dell’esistenza, fatto ingiustificato perché una sostanziale differenza divide i due principi: mentre il senso della vita è un risultato soggettivo, sequenza di libere scelte individuali dipendenti dalla capacità di «regia personale» di indirizzare la vita dove intenzioni o incertezze modificano ogni situazione personale attraverso una lunga concatenazione di decisioni, il senso dell’esistenza discende da sfere di realtà sottili. La vita appartiene all’uomo, la sua esistenza ad una logica superiore, impercettibile con cui non può interferire.

   L’insegnamento iniziatico dimostra come il divario tra vita ed esistenza si può ridurre attraverso la coscienza, principio senziente presente nell’aspetto materiale e immateriale. Per avere consapevolezza della propria coscienza, l’iniziato si dedica allo sviluppo mentale (intelletto) per congiungersi all’Ego impersonale, così da entrare in contatto con l’aura della coscienza sottile (v. Conoscenza per contatto e intelletto puro).  Espandendo (forzando) la sensibilità della coscienza fisica, l’adepto non intende rafforzare la ragione fisica ma costituire un tipo di mente diversa che non è corpo estraneo alla coscienza, ma solo una capacità superiore di pensare. La pienezza delle funzioni mentali si raggiunge unendo, attraverso l’intuito, l’intelligenza fisica alle facoltà sottili dell’Ego o Sé superiore o in qualsiasi altro modo possa essere chiamata quella parte di coscienza impersonale che manifesta l’anima. L’unione tra coscienza fisica e metafisica produce il collegamento (ponte) tra ragione fisica ed intelletto puro (scevro da impulsi). E raggiungendo la pienezza delle facoltà mentali, si può abbandonare la libera scelta, fortuita ed occasionale, per operare con Libero Arbitrio. Che è la capacità di chiara-coscienza, capace di riconoscere e determinare limpidamente il vero dal falso.

 

 

La Torre di Babele

 

   «… e le parole non trasmisero più né il Vero né il Bello ma solo confusione.»

   Nel dominio della superstizione e della sopraffazione, alcuni Iniziati cominciarono ad esteriorizzare alcuni principi di Etica vivente. Così, se prima erano gli uomini a «bussare» alla porta dei Templi, poi furono gli Iniziati  ad andare verso i centri dell’umanità. Iniziò, così, l’esteriorizzazione dei Misteri e la loro conseguente volgarizzazione nelle più diverse interpretazioni exoteriche. Per porsi in relazione con i temperamenti umani: mascolino (temperamento estroflesso) e femminino (temperamento introflesso), si dovette separare in due tronconi l’insegnamento. Se da una parte l’artifizio raggiunse il suo scopo, dall’altra, però, l’insegnamento unico finì per ingessarsi  in due rami, formando l’Ordinamento mistico e quello misteriosofico.

   L’Ordine misteriosofico opera sulla ragione e sulla logica per rappresentarsi un Dio di saggezza. L’Ordinamento mistico, invece, fa perno sulla colpa e sul sacrificio personale per rappresentarsi un Dio di compassione. Purtroppo essendo due metà di uno stesso principio, all’uno manca l’amore intelligente (cuore-testa) e all’altro l’intelligenza amorevole (testa-cuore). Una irrisolvibile separazione, almeno finché l’adepto non si assume la responsabilità di riunire i due aspetti. Non esteriormente, unendo i due frammenti, ma riunendo se stesso. Infatti, «lavorando» sulla propria coscienza, l’iniziato può riunirne i due aspetti (cuore-testa), giungendo ad un aspetto mentale per così dire, androgino. Così, unendo Verità e Amore si svela il segreto sacro agli Iniziati.

 

 

Riconoscere i due temperamenti

 

   Rari sono gli esempi di misticismo puro nella storia dell’umanità. Ma quei pochi hanno lasciato il segno indelebile del loro passaggio. Seppure giganti, i pochi mistici della storia hanno continuato ad essere confusi con i cultori della devozione, probabilmente perché ne sono l’irraggiungibile ultimo ideale. Se il mistico segue la via ardente della «Fiamma che consuma», il temperamento devozionale  soggiace all’impulso della terra, femminino, introverso, passivo ed attendista. Il temperamento devozionale tende a idealizzare tutto ciò che di più elevato riesce a concepire, convertendo in culto sentimentale ogni evento che gli appaia una verità «fatale ed enigmatica.» La deità fatale viene posta sugli altari perché altri uomini possano adorarla, sacralizzando i propri errori, le cause delle proprie tribolazioni e delle proprie speranze. La coltre del loro sentimentalismo copre il tabernacolo del Tempio interiore che, per libera scelta, si trasforma nel muro invalicabile d’una verità irrivelata. E non bastano né tutte le lacrime né tutti i lamenti a sciogliere quel velo e ad incrinare quel muro.

   Il temperamento misteriosofico è essenzialmente aereo, volitivo, mentalmente estroverso e dinamico. Percepisce il sacro e il suo mistero come il velo che lo separa da quella verità per cui si strugge. Per cui, si fa incontro a quel velo sacrale osando lacerarlo con forza, penetrandolo  sino ad unirsi ad esso e fino a confondersi con esso. L’adepto non adora il velo che ricopre il sacro, come fa il devozionale. Ma infrange il suo mistero, perché il  velo del simbolo o dell’evento sacro custodisce la verità a cui anela.

   Dunque, per raggiungere la conoscenza è necessario infrangere il contenitore che la custodisce, con un sublime Atto di Volontà iniziatica. La lacerazione del velo è compiuta Ritualmente per volontà dell’Iniziato, ed è l’atto con cui esprime l’amore per il principio divino. Questo è l’atto di consacrazione che l’Iniziato compie su se stesso, nel nome del Dio-vivente di cui egli è l’ombra terrena.

 

 

Attraverso la volgarizzazione dei Misteri è avvenuta l’esteriorizzazione del Principio spirituale

 

   La divulgazione di alcuni aspetti iniziatici trasmessi sotto forma di catechismi esoterici, simboli ed allegorie ermetiche,  ha avuto il pregio di liberare molte coscienze dalle tendenze emotive più ottuse. Ma ha ridotto il senso del sacro alla sola rappresentazione formale, riducendo la potenzialità dei significati spirituali a valori simbolici e perciò virtuali. Così, nell’immaginario di molti, l’Iniziazione è stata ridotta alla drammatizzazione teatrale di una antica leggenda. D’altra parte, però, la volgarizzazione dei principi interiori e spirituali ha raggiunto «frammenti» d’umanità a cui mai sarebbero mancate le risposte degli insegnamenti iniziatici. Purtroppo, la sovraesposizione dell’antica tradizione iniziatica, quella interessata al risveglio spirituale per intenderci, portò a sovraccaricarla dei pesi di ideologie exoteriche, passionali e carnali prodotte da uditori, a cui era venuta a mancare la selezione che li avrebbe obbligati a spogliarsi dai metalli più vili.

   Oggi, solo una parte veramente elitaria può ritenersi coinvolta nell’opposizione alle alterazioni, falsificazioni e contraffazioni ideologiche.  Sono quei pochi che preservano la luce dell’antica tradizione, pur nell’uso dei linguaggi attuali. Il messaggio che essi recano è ancora lo stesso: 

 

«…nel silenzio delle passioni, impara a guardarti dentro,

lì troverai tutto quello di cui hai bisogno,

lì troverai tutto il tuo maestro segreto,

lì troverai la luce divina,

da lì potrai ascendere al cielo…»

 

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