Riflessioni attorno alla Via Cardiaca e alla Preghiera Filippo Goti |
<Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta.
Io sono il tuo servo, dimmi Intelligenza
affinchè io comprenda i tuoi insegnamenti>
Imitazione di Cristo
<Hai depositato la luce del tuo flusso, e io sono diventata una luce pura>
Pistis Sophia
"Pensa a Dio più di quanto non respiri"
Intendimento di questi brevi appunti, è quello di risvegliare l'attenzione verso l'arte della preghiera, oggi così sottovalutata nell'operatività esoterica a causa della scissione culturale e psicologica di un uomo moderno ostaggio, nella sua manifestazione mondana, della perenne lotta fra radici cristiane, e società consumistica. Il mondo spirituale, e il mondo materiale, sono scissi e conflittuali, e entrambi impongono delle scelte di non facile soluzione, lontana è oramai la terza scelta di armoniosa convivenza offerta dal Rinascimento. Ciò in molti ha portato a rifiutare di comprendere, quanto di profondo e autentico vi è nella nostra cultura tradizionale, e in quanti ancora ricercano approdi spirituali, spesso la loro attenzione è catturata o da esotici approdi, oppure da complessivizzazioni del sacro, che sembrano riflettere il marasma mentale tipico dell'attuale sviluppo umano.
La preghiera è lineare e semplice, pone in diretto rapporto l'operatore, con la manifestazione divina invocata o evocata. Richiede solamente come requisito il desidero del cuore, di conoscere e di essere conosciuti dalla potenza divina.
La preghiera rappresenta, nelle sue varie forme e modulazioni, l'elmento basilare di ogni operatività religiosa e teurgica, ma è nella mistica, la ricerca della comunione nel divino o percepizione del divino tramite i sensi spirituali, che la preghiera assume massima rilevanza e nobiltà. Brevemente possiamo dire che il misticismo è termine di origine greca, significante Mistero o Iniziato ai Misteri. L'etimologia della parola è già in se indicativa di come attraverso la mistica, il ricercatore spirituale si impegna a tradursi da iniziato ai misteri, ad adepto dei misteri stessi. Una vivificazione di questi attraverso cui vivifica se stesso, in una sorta di lucida allucinazione controllata. Tale stato non ordinario, è favorito da sublimi immagini, ed elevati pensieri, di cui l'iniziato si deve necessariamente nutrire, come in una sorta di alimentazione delle impressioni, al fine di dare ad essi dimensione, esistenza e profondità. In esoterismo la mistica, è indicata anche dal termine via cardiaca, per decontestualizzarla dall'ambito religioso, e dall'altro nell'indicare l'abbandono nell'Amor Sacro che essa implica: il ridurre a silenzio la mente, per abbandonarsi all'intelligenza del Cuore. Sicuramente possiamo affermare che mistica e via cardiaca sono sinonimi, e la preghiera ne rappresenta lo strumento principe.
Premesso quanto sopra, non di rado incontriamo persone appartenenti al variegato mondo dell'esoterismo che, propugnando la superiorità della via Teurgica ( tesa all'acquisizione delle potenze e qualità delle manifestazioni del divino ), si soffermano con espressioni fra il compatimento e lo sprezzante nei riguardi della via cardiaca. In se scindere la Teurgia dalla Mistica, e discriminare l'una a favore dell'altra, è esemplificativo del parossismo duale in cui siamo precipitati, e che pretende di trovare la completezza nella divisione, e non, come logica vorrebbe nell'Unità, anche operativa.
Sovente capita di leggere come aggettivi quali attiva e guerriera siano associati alla via teurgica, mentre passiva e di rinuncia alla cardiaca, quasi a caratterizzare con il perseguimento dell'una e dell'altra, l'animo e le qualità del viandante.E' bene dire che tali inflessioni sono più consone allo sfaccendato, cultore di salotti esoterici, che del vero Argonauta dello Spirito, al possessore di una mente magica, libera dal servilismo separativo, che vuole tutto ridurre a categorie, alla ricerca di una perpetua testimonianza del proprio ego.
La via teurgica e la via cardiaca, non sono altro che aspetti della stessa medaglia, volti difformi di identico dio bifronte. Anche se la prima, è bene dire, senza la conoscenza e la coscienza di se, e delle leggi occulte che governano le relazioni fra le nostre sfere psichiche, fisiche e animiche, altro non porta che a bizzarre rappresentazioni, in teatri di fortuna e tramite attori di dubbia qualità, incapaci di tradurre in opere catarchiche quanto malamente appreso.
La volontà sacra, e il pensiero vergine, unendosi in matrimonio generano l'azione creatrice. Essi trovano fucina solamente nelle pratiche della meditazione, retrospezione e preghiera esotericamente compresa e intesa, e non certo nei riti, che assumono la sostanza di mascherate, seppur elaborate, in assenza della comprensione psichica degli elementi, dei pesi, delle misure e delle regole di cui sono espressione, strumento e viatico. Si ricordi che il simbolo per vibrare, e far vibrare, deve trovare a se simile, e a ciò non basta certo aver ricevuto iniziazione virtuale o fisica, un manico di scopa iniziato è sempre un manico di scopa, ma è necessario un costante ed attento occhio allenato ad individuare le lordure ed imperfezioni che impediscono alla scultura di abbandonare la pietra.
La verità che il ricercatore può cogliere durante il ripetersi delle pratiche mistiche, è frutto della titanicità della via cardiaca, che porta l'uomo di conoscenza al centro di Se, oltre la propria struttura psicologica, e come un novello San Giorgio deve affrontare il dragone ( la pluralità egoica, la legione senza nome ) che circonda la Sophia (conoscenza).
In retrospezione individuiamo quando e come la nostra bassa natura istintuale e psicologica si manifesta vincolando il nostro spirito, oltraggiando la nostra natura divina, ostacolando il nostro anelito di libertà. In meditazione ne studiamo i particolari, i tempi, e le movenze; i sottili e diabolici meccanismi che uniscono, come una ragnatela, i vari centri psichici, fisici e animici, e come l'inebriante veleno dell'oblio e dell'ignoranza viene somministrato, e l'essenza vitale, in questo blasfemo mercanteggio, sottratta. Nella preghiera esoterica come Ercole ci muoviamo contro i mostri, i demoni, i satana, che in noi albergano, che esercitano dominio, ingaggiando una lotta senza tregua, fino alla liberazione finale, quando l'eroe diviene Dio.
Il rituale teurgico non può essere slegato da queste premesse, e certamente non può avere dignità e realtà senza di esse. In quanto se così non fosse, allora anche una scimmia rivestita di paramenti, armata di sigilli, e danzante con passi appresi per imitazione altrui, avrebbe la dignità sacerdotale richiesta. Non vi è Eggregore, Catena, Rito, e Operatività in grado di infondere vita e ardore, dove regna il deserto della pochezza di spirito e di intelletto. Uno strumento è mezzo inerte, se conferito a colui che non ha orecchie per udire, occhi per vedere, gambe per camminare, e mani per operare. La spada deve essere impugnata da braccio capace, sorretto da cuore vigoroso.
Questa è la verità: nessuno farà mai il lavoro che a noi compete, e nessuno potrà donarci qualità che in noi sono assenti, o che consciamente o inconsciamente non impieghiamo.
Se il Cristianesimo è precedente il Cattolicesimo ed ad ogni strutturazione religiosa, per amore della verità possiamo sicuramente affermare che la via cardiaca è precedente allo stesso cristianesimo, ed in esso si incarna al meglio. Rappresenta, la via cardiaca, l'insegnamento del Maestro dei Maestri, libero da ogni forma tesa a legare in dogmi ciò che attiene ai reami dello Spirito; rappresenta l'arte che libera l'uomo dalla Legge, rendendolo Sacerdote di se stesso. Elementi questi ultimi che sembrano perdersi, nella operatività teurgica moderna.
Questo forse spiega il perchè la mistica è sempre stata fonte di sospetto da parte delle gerarchie religiose, e parimenti in ambito esoterico lo è stata, e lo è, la via cardiaca. Essa propugna implicitamente un paradigma incentrato non tanto sul rispetto di regole, leggi, sacramenti e strutture, ma sul percepito dell'anima, liberamente alla ricerca dell'allunnamento di ogni forma, fosse anche la propria. Siamo in presenza del fiume carsico della Gnosi; dell'eresia nel ventre stesso dell'Ortodossia. Allo stesso modo possiamo ben comprendere come in esoterismo la via cardiaca è fonte di difficoltosa valutazione, in molti ordini e circoli legati alla forma e al simbolo, alla patente e alla dialettica. Chi mai può sindacare sulla bontà di una visione lucida e consapevole ? Chi mai la potrà comunicare ? Che senso avrà quindi la parola fratello, se non ridotta alla mera iniziazione fisica, dato che non potrà più essere oggetto di corrispondenza di rituali ricevuti e impartiti ? Queste e altre mille considerazioni possiamo enunciare, nei confronti delle ovvie resistenze verso la via cardiaca, della mistica in genere, che rende l'uomo libero, anche dalla stessa idea di libertà.
Possiamo sicuramente affermare che la via mistica, e non la via dei dogmi, è quanto di più vitale, puro e originario nel cristianesimo. Non erano forse Paolo e Giovanni dei mistici ? Nei loro scritti non vi è forse una chiara denuncia verso la legge e l'antropomorfismo di Dio ? Il Vangelo di Giovanni non è come un sogno, una visione del sacro che è sacro oltre l'umano, e la stessa Apocalisse il frutto di una lucida visione ? In Paolo non vi è sovente il richiamo al possesso dello Spirito, ad un'elezione che affonda nelle qualità dell'uomo ? Forti sono gli accenti platonici in Giovanni e Paolo, e profonda è l'impressione che essi tendessero la mano alle comunità gnostiche. Comunità che erano in seno alla cristianità, essendo precedenti essa, portatrici di quel patrimonio misterico ed iniziatico poi ammantato in forma e contenuto compiuti e perfetti, di cui forse entrambi erano membri. Lasciando queste riflessioni al lettore, ricordiamo che la mistica, o via cardiaca, si estrinseca nei seguenti necessari tratti:
1. La ricerca di un'interiorizzazione, di un distacco dalle cose del mondo.
2. Una spiritualità essenziale, libera nei confronti di gerarchie, dogmi e simboli.
3. Il superamento di ogni dualismo, di ogni contrapposizione dialettica attraverso l'omicidio della mente.
4. L'immersione e la comunione in Dio, e non tanto la ricerca del ristoro e del conforto in esso.
Quanto sopra esposto non è forse coincidente con una via titanica ? La via di colui che si spinge oltre i confini a cui è giunto l'uomo mondano, alla ricerca di ciò che è posto oltre i limiti del razionale, del dialettico, del logico, dell'istintuale, della natura stessa nella sua manifestazione inferiore? La via di colui che implode volontariamente in se stesso, conducendo al collasso ogni forma, ogni legge, ogni simbolo, diventando entità unica con l'oggetto del proprio rapimento mistico, della follia allucinatoria di cui si rende volontario artefice. Ottenendo tale inesprimibile risultato, attraverso un atto che ai giorni nostri appare blasfemo: la rinuncia alla Dea Mente e alla Natura Inferiore che l'ha partorita.
Colui che persegue la via cardiaca concentra tutto l'essere in immagini, preghiere e pensieri elevati, al fine di ricercare una visione mistica, un'allucinazione controllata e voluta, dove mantenendo la presenza necessaria riesce a indirizzarla verso accadimenti psichici ineguagliabili per intensità e carico conoscenziale.
Attraverso la preghiera ritmata sul respiro, acquisiamo la consapevolezza e il dominio sul corpo, sulla mente, rinunciando ai vincoli che ci legano alla nostra natura inferiore, ricerchiamo la comunicazione con Dio, le Potenze, e ogni forma pensiero o energetica di cui saremo in grado di trovare traccia nei meandri della nostra dormiente ed oscura psiche.
Grazie a questo nuovo stato dell'essere, così lontano dal quotidiano, in un eterno presente scevro da tempo e spazio, edifichiamo il nostro tempio intimo, dove siamo Sommi Sacerdoti della divinità di cui Glorifichiamo il Nome, attraverso le nostre Opere.
Conoscenza che si espande, fino al limite massimo che determina la presenza di una Coscienza Oggettiva, immutabile nel tempo e nello spazio, che finalmente sono stati ridotti all'unità suprema: il niente.
Gli antichi Maestri Gnostici narrano di un Dio prima di dio, un Dio Inneffabile posto oltre il Silenzio e l'Abisso. Essi non indicano forse con queste vibranti immagini, l'Abisso del quotidiano, della ragione, dell'istinto, del sentimento, del tempo e della materia, che deve essere superato attraverso il Silenzio della mente, entità preposta alla relazione e al reciproco riconoscimento del mondo illusorio dei fenomeni dove l'uomo profano sussiste ?
Ma non è comodo rinunciare al facile porto offertoci dai nostri sensi fisici, e dalla nostra mente, che attraverso le lusinghe delle emozioni e della ragione, ci pone in questo utero malevolo chiamato natura inferiore, e conosciuto ai più come vita.
A colui che ha seguito questo canovaccio fino adesso, niente altro è da dire che tale via è per i pochi che amano danzare al chiaro di Luna, nudi con il proprio genio e la propria follia in un vorticoso amplesso, sull'orlo di un burrone, mentre tutto è quiete.
Riconoscere che un problema esiste, è il primo passo per la comprensione e il superamento dello stesso. Solo il prigioniero che è a conoscenza della propria condizione, e delle mura e delle sbarre che lo separano dalla realtà ha in se le potenzialità di ideare un'evasione. L’educazione e la cultura, ci hanno indotto a ritenere la preghiera come un freddo omaggio ad un Dio esterno a noi, mentre una mente sofisticata ci spinge a ricercare nella complessivizzazione, e non nella semplicità, il giusto approdo a Dio.
Tale stato di cose per la moltitudine, nasce dal naturale fraintendimento di un fenomeno della coscienza, un difetto di percezione, dove l'arroganza di sapere, unita ad una congenita separatività limita la nostra capacità di comunicare con il divino, che è nostra parte integrante e sostantivizzante.
Cio’ che noi intendiamo comunemente come coscienza, e’ il percettore a mezzo dell’organo percepente dell’oggetto/soggetto percepito; ma nell’uomo comune, il percettore e’ la psiche condizionata dall’illusione di essere io: quindi la nostra coscienza e’ l’io. Accade, fatalità, che a volte la preghiera evochi parti del proprio essere che vengono sentite come estranee, entita’ autonome e autocoscienti, la cui coscienza non e’ la nostra. Questo e’ il caso della manifestazione della Coscienza della Divina Madre, ad esempio. In tali casi si vive la presenza della Madre come la presenza di qualcosa connaturato con noi, ma avente una coscienza/consapevolezza separata dalla nostra. La ragione risiede nel ruolo della mente come percettore; e una mente condizionata dall’io, non può essere illuminata. Ecco che quindi la preghiera invocativa/evocativa in taluni casi porta alle cosiddette apparizioni o visioni. L’apparizione e’ vista come la manifestazione di una realtà esterna a noi, o comunque disgiunta, ma ciò accade a causa della nostra fondamentale ignoranza. Nel viaggio intimo, nelle sfere della nostra psiche, superando le colonne d'Ercole della dialettica e della ragione, questo accadimento è ancora più vivo e in certi casi anche parti della nostra struttura psicologica sono percepite come autonome ed autocoscienti
Tale realtà è vera se contestualizzata al momentaneo, al mondo di cause seconde, ma è falsa se rapportata all'intera natura umana. Per questo si parla di ego come singoli elementi a se stanti (molteplicita’ dell’io), e dell'uomo come composto da diverse parti autocoscienti, e dell'Essere come superamento di ogni separatività, componimento, in quanto reintegrato in se stesso.
Marco 5:9 E gli domandò: «Come ti chiami?».
«Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti».
Per superare il baratro dell’inganno e dell’ignoranza in cui amiamo relegarci, un profondo convincimento deve animare il devoto praticante dell’arte della preghiera: Ogni manifestazione del divino altro non rappresenta che un singolo componente, un elemento, di quell’enorme mosaico, che è la nostra natura intima: la psiche, e i pesi e le misure che la governano e la costituiscono, donando qualità alla materia bruta.
Sostenere che vi è separazione fra colui che cerca, la ricerca, e il ricercato, è indicativo solamente di quello stato di parcellizzazione psicologica in cui siamo caduti. Assurdo è il ritenere che vi sia “altro” posto fuori di noi, il che in se non significa il considerare il microcosmo uomo esattamente coincidente con l’universalità del macrocosmo, ma ad esso intimamente in comunione: e costellato degli identici astri, retti da medesime leggi siderali.
A ben comprendere la preghiera è un atto sacro, ed è sacro ciò che è ritenuto tale, attraverso cui l’estensore rivolge la propria mente, il proprio cuore, la globalità del suo essere, ad una particolare manifestazione della divinità, in cagione del bisogno, della circostanza, e della volontà di conoscere, che al momento ci guida. Attraverso la preghiera abbandoniamo la nostra illusione dell'io, perdendoci nel flusso circolare dei suoni, e dei sublimi pensieri. Creiamo uno spazio racchiuso nell'anello sacro del nostro atto, da cui emergerà quanto noi stiamo cercando. La preghiera è in definitiva anche un'arma che rompe il potere della nostra mente.
Il cristianesimo ci propone una Trinità, o trinità, dove ogni elemento della divina manifestazione (Padre, Madre e Figlio) è compreso negli altri elementi, pur mantenendo ognuno una propria peculiarità. L'uomo è parto della Madre, nei suoi sacri aspetti, e in virtù di ciò è frutto del seme del Padre, in quanto tale seme è nel ventre della madre. Così si tramanda la conoscenza. Ma il figlio è anche Padre, in quanto è portatore dei caratteri che lo renderanno a lui simile o a lui antagonista: continuatore, iniziatore o avversatore.
Quello che è però evidente è che non è possibile prescindere dal ternario sacro, che ha inizio con la Madre, trova continuazione nel riconoscimento del Figlio, e consacrazione nell'essere Padre.
Ambelain così parlava: “Dunque, la chiave di ogni ascesa risiede nell'arte di svegliare in noi la scintilla divina emanante dalla Madre”.
Ovviamente, aggiungiamo, non si fa riferimento alla semplice e bruta natura, che non ci conferisce altro che un involucro cadente e decadente, ma bensì a quell'originaria idea divina in essa contenuta, e che deve essere ri.conosciuta oltre la foschia dei sensi, delle emozioni, e della ragione.
Come ? Louis Claude de Saint-Martin a tale proposito scriveva: “ Dobbiamo risvegliare Dio dall'ebbrezza che gli fa sentire perpetuamente la viva e scambievole impressione della dolcezza delle sue proprie essenze, ed i deliziosi sentimenti che gli fanno provare l'attiva sorgente generatrice della sua propria esistenza.. infine di attirare i suoi sguardi divini su questa natura degenerata e tenebrosa, affinché con il loro potere vivificante le restituiscono il suo antico splendore “
L'essere di intelletto, o di desiderio, saprà benissimo intuire chi è Dio, chi la Natura, e comprendere come attraverso la preghiera nei fatti violentiamo un ordine, che vuole l'uomo nei fatti elemento passivo e succube degli eventi, ridotto a concime per la terra. Per superare tale stato di cose, dobbiamo imporre a Dio, con irruenza e violenza, la nostra Natura Divina, e l'unico mezzo è la preghiera.