Tradizione, Iniziazione, sincretismo e nuove forme
di spiritualità
di Alessandro Orlandi
La rivoluzione dei mezzi di comunicazione che si è
verificata nell’ultimo secolo ha senza dubbio influito, e influirà, sulle forme
della spiritualità. La radio, la televisione, Internet, le fibre ottiche e i
satelliti trasportano istantaneamente parole, immagini, suoni, azioni (si pensi
a musicisti che suonano insieme trovandosi in città diverse, a medici che
operano a distanza etc..) ed emozioni da una parte all’altra della Terra.
Secondo l’antico mito della Torre di Babele, in un tempo lontano, gli uomini
pregavano Dio con uno stesso linguaggio e fu solo dopo che le lingue vennero
confuse e moltiplicate che ogni popolo forgiò immagini diverse per immaginare la
divinità e riti diversi per adorarla. Ogni vera Queste spirituale è un cammino
per risalire dalla molteplicità all’unità, per riunire ciò che è disperso.
Dicevamo che c’è da aspettarsi, nel corso del secolo che è appena cominciato,
che la rivoluzione dei mezzi di comunicazione finisca col favorire la nascita di
nuove forme di spiritualità capaci di unificare masse di persone provenienti da
realtà culturali e geografiche lontanissime tra di loro. Né le montagne, né gli
oceani, né la mera distanza spaziale o le differenze linguistiche e culturali
sono più sufficienti a determinare “sistemi chiusi”, impermeabili alle influenze
esterne.
Certo, fino ad oggi la sola forma di culto che abbia fin qui assunto le
caratteristiche dell’universalità è la Pubblicità, l’adorazione dei beni di
consumo e delle immagini ipostatizzate degli uomini e delle donne “di successo”,
di coloro che possiedono gli “status symbol” e con cui tutti vorrebbero
identificarsi. Nulla, apparentemente, è più lontano dalla spiritualità e dalla
tensione verso il sacro, eppure è la Pubblicità ad orientare i desideri e gli
orientamenti di milioni (miliardi?) di individui in tutto il mondo, a scandire
le loro vite e il senso delle loro scelte…Ogni sera milioni di famiglie, dalle
Favelas brasiliane alle baraccopoli intorno al Cairo, da Greenwich Village di
New York alla periferia di Bombay, dalle verdi campagne irlandesi ai deserti
australiani, si riuniscono attorno al totem - TV e, a intervalli regolari
vengono bombardate da messaggi che riguardano il loro “dover essere”, il modo in
cui dovranno utilizzare il loro denaro e le loro energie, disciplinare i loro
desideri e la loro sessualità…Ma non lasciamo che queste considerazioni ci
inducano a previsioni pessimistiche sul futuro, esaminiamo, invece, ciò che è
visibile oggi, ciò che sta già accadendo. Un viaggio nella spiritualità
contemporanea non può che cominciare dalle grandi religioni: Cristianesimo,
Ebraismo, Buddhismo, Induismo, Islam. Tutte queste tradizioni hanno avuto
origine, in una determinata epoca storica, da un uomo che aveva realizzato in sé
l’unità col cosmo e con Dio, che ritenne di trasmettere i suoi insegnamenti ad
alcuni discepoli. Nell’induismo, la più antica delle grandi religioni, l’origine
dell’ insegnamento tradizionale viene attribuita a più “Avatar”, incarnazioni di
Vishnu e della divinità, anime liberate e illuminate che appaiono sulla Terra
ogni volta che si conclude un ciclo e ne comincia un altro, per rinnovare le
parole dell’insegnamento ed adattarle ai tempi. Gli aspetti più profondi
dell’insegnamento tradizionale, quelli che hanno il potere di trasformare chi li
ascolta, richiedono una Iniziazione, una trasmissione carismatica, da uomo a
uomo, di una influenza spirituale. Questa trasmissione non può avvenire sempre e
comunque, ma può verificarsi solo in tempi e luoghi opportuni, quando il neofita
è pronto a riceverla.
Connessa all’iniziazione è la cosiddetta successione iniziatica. Definita in
India con il termine sanscrito: parampara, dai tibetani abisheka, dagli ebrei
shalsheleth, dagli arabi silsillah, in ambito cristiano cattolico e ortodosso
consiste nella successione apostolica.
La successione può essere considerata come un fenomeno complesso, che si
realizza attraverso il concorso di due elementi fondamentali. Il primo elemento
consiste nella trasmissione, nel passaggio rituale di un determinato tipo di
energia da un soggetto a un altro; il secondo, nel manifestarsi nell'iniziato di
un nuovo modo di essere, avvertito come un habitus pressoché costante.
L'assunzione di tale habitus viene considerata come conferimento di un
carattere, ossia come un segno indelebile dell'avvenuta successione. Si tratta
di una considerazione che ci porta a parlare del collegamento con la sorgente
stessa dell'energia che viene trasmessa (dynamis). Nel cristianesimo, ad
esempio, tale argomento viene trattato in At 1,8; Cor 6,14: la potenza del Verbo
è comunicata per mezzo dello Spirito e la sua origine viene qualificato da san
Paolo come “compiuta in eterno” (Eb 2,10; 5,9; 7,28). Diamo ora alcuni esempi di
successione iniziatica presso le grandi religioni:
Nell'induismo
In India, fin dal periodo vedico, si pratica una iniziazione o consacrazione
,chiamata diksha
(= desiderio di donare), la quale legittima ad operare nel sacro. L'iniziato
diventa un consacrato mediante la trasmissione di influenze spirituali da parte
del maestro, miranti alla sua moksha
( = liberazione). L'India conosce linee di maestri spirituali dei vari sentieri
religiosi, che si potrebbero dire dinastiche. Viene trasmessa da un maestro
all’altro non solo la dottrina esteriore, scritta o insegnata, ma anche la
shakti, ossia l'energia spirituale, simile a un fuoco che si propaga da fiamma a
fiamma.
Questa operazione sacra, se così possiamo definirla, avviene mediante dei
rituali e la pronuncia del mantra sacro, quella parola particolare consegnata
all'adepto, la quale può trasformarlo mediante la sua ripetizione continua. Per
questo motivo, il mantra è considerato come una parola potente, in grado, cioè,
di realizzare il suo significato.
NeI buddhismo
Anche nel sentiero aperto dal Buddha (563 - 483 a.C.), la successione sacra
viene definita diksha, intesa come trasmissione della stessa influenza
spirituale, la shakti, emanata dalla illuminazione del suo fondatore.
L'inserimento nella comunità monastica sangha, dei discepoli dell'Illuminato,
avviene mediante un rito di aspersione di acqua abisheka e altri rituali vari.
E’ importante che il monaco sia accompagnato per diversi anni da un anziano
maestro, esperto nelle dottrina Abhidamma e nella meditazione Bhavana, che gli
comunica l'esperienza spirituale.
Nel Giudaismo
Fino al periodo della monarchia, Israele non conobbe un sacerdozio
istituzionalizzato, ma affidò il ruolo di custodi delle cose sacre a uomini che
erano in relazione con i santuari o con l'arca, di cui erano guardiani o
inservienti. Essi non officiavano sacrifici ma, piuttosto, vaticinavano oracoli
in nome di Dio. Questa funzione oracolare, basata sulla risposta affermativa o
negativa con l'uso degli urim e thummin, poteva svilupparsi presso i santuari (l
Sam 22, 10.13.15), o anche lontano da essi
(l Sam 14,18.36-42). Tale situazione avvicinava questi uomini a quelli
dell'antico oriente, sacerdoti e veggenti insieme. Il sacerdozio vero e proprio,
si andrà costituendo in Israele nel periodo mosaico. In questa epoca, Aronne fu
consacrato sacerdote e la tribù di Levi fu designata per officiare il culto
sacerdotale, come viene riferito nel libro del Levitico. Successivamente, al
tempo di David, l’istituzione dell’ordine sacerdotale verrà regolata da norme
più precise, che avranno carattere definitivo con Salomone, all’epoca della
costruzione del Tempio (970-931 a. C). Si costituì a quel tempo una gerarchia
composta di leviti e sacerdoti con il Sommo Sacerdote al suo vertice. Mentre i
leviti venivano consacrati con l'imposizione delle mani, i sacerdoti ricevevano
l'unzione sul capo. Con la distruzione del Tempio ad opera di Tito nel 70 d. C.
il sacerdozio cessò di esistere.
Nell'Islamismo
Dal punto di vista ufficiale, nell'Islam, non vi è una vera e propria
trasmissione dei poteri sacri, né possiede un sacerdozio istituzionalizzato.
L'autorità religiosa e politica dei califfi emana dalla parentela carnale con il
profeta Maometto. Tuttavia esiste in seno all'Islam un segno di riconoscimento
che viene dato al fedele. Di questo segno, si dice che non abbia origine umana,
in quanto sarebbe stato dato al profeta Maometto dall'arcangelo Gabriele. Questo
segno sarebbe raffigurato da una fiamma di fuoco che si sprigiona dalla fronte
di Maometto. Da questa fiamma fluirebbero i poteri carismatici e profetici
dell'inviato di Dio. Questa trasmissione, non accettata dall'Islam ortodosso, è
praticata in circoli e ambienti eterodossi. Certo è che, anche se dal punto di
vista essoterico non si può parlare di una successione iniziatica vera e propria
all'interno di questa religione, si può parlare, invece, di una energia bàrakah,
fluida e benefica, che emana dai santi, dai discendenti di Alì e di Fatimah e
dai reduci pellegrini provenienti dalla Mecca, poiché quel luogo sacro è
ritenuto colmo di bàrakah.
Accanto all’insegnamento essoterico, la esh shariah, la strada maestra aperta a
tutti, l’Islam conosce anche el haquiqah, la verità interiore riservata a chi ha
la capacità e le qualificazioni necessarie per arrivare a conoscerla. La seconda
via viene concepita come il nocciolo e la prima come la scorza del medesimo
insegnamento. Il percorso che dalla shariah essoterica conduce all’esoterica
haquiquah viene denominato tariquah, cioè via o sentiero. Percorrono tale
sentiero i Sufi, i folli di Dio. Guénon propone come origine etimologica
(controversa) del termine sufi la definizione: colui che conosce attraverso Dio.
I sufi sono considerati i detentori della vera sapienza delle cose divine. Tra
di essi esiste una catena di trasmissione dell’influenza spirituale, la
silsillah, (= catena), in mancanza della quale non si da iniziazione al sufismo.
L’origine di questa catena si fa risalire direttamente al Profeta.
L’iniziazione, la trasmissione spirituale e la consapevolezza del punto
essenziale dell'essere, riposano nell'istante, nella rottura cioè del tempo e
del livello di coscienza ordinario. E' quello che l'esperienza biblica chiama
apertura dei cieli o all'improvviso: “Nel trentesimo anno ... presso il fiume
Kevar, si aprì il cielo e io ebbi delle visioni divine” (Ez 1,1); “Ecco si
aprirono i cieli e Giovanni vide lo Spirito di Dio scendere, in forma di
colomba, sopra Gesù” (Mt 3,16); “All'improvviso verso mezzogiorno venne dal
cielo una luce violenta e mi avvolse nel suo splendore”, scrive san Paolo (At
22,6).
Chi varca la soglia entra nel tempo senza tempo e viene introdotto alla
conoscenza delle realtà essenziali. E' un’intuizione folgorante, una
illuminazione, una consapevolezza nuova che non ti lascia più come eri prima.
L'esperienza dell'istante, mettendo la coscienza di fronte a un contatto
immediato, senza schemi, con l'Essere divino, produce una totale inversione di
tutte le valutazioni umane, una conoscenza nuova. “Le religioni storiche, nate
da un istante di rivelazione, nel corso del tempo vengono a strutturarsi in due
tipi differenti di esperienza: quella dell'uomo legato al tempo, con le sue
tendenze a storicizzare gli eventi e il messaggio; quella dell'uomo che vive in
un istante il contatto con il tempo degli dei, l’aion, che ricollega eventi e
messaggio al loro punto eterno, originario. Il primo tipo dà origine alla
religione di formule, di riti, di interpretazioni statiche, la religione della
ripetizione; il secondo riaccende continuamente la vita dentro la fissità delle
strutture, la religione dello Spirito creatore. Nel primo la memoria è la
monotona ripetizione del passato, nel secondo la memoria diventa anamnesis,
riconduzione nel tempo di ciò che è nell'eternità, perché il tempo sia redento”.
La memoria interiore e vitale, così potremmo definire l'anamnesis, deve essere
alimentata costantemente dall'istante eterno e dall'ispirazione dall'alto
Coltivare l'interiorità è la via di accesso per rendere vivente ciò che viene
comunicato e condividerlo con gli altri in modo operativo, non solo come nozione
appresa passivamente. E’ allora possibile evitare lo scontro tra tradizione
apostolica e tradizione profetica, tra lex credendi e lex orandi, o tra teologia
e mistica. L'esempio della Chiesa d'Oriente ci può aiutare, poiché in essa non
c’è mai stata una netta separazione tra teologia e mistica, tra il dogma e
l'esperienza personale dei misteri divini. Gli insegnamenti della teologia, al
contrario, offrono il terreno per l'interiorizzazione e conducono il credente a
un'esperienza più diretta e personale del divino. L'espressione di Giovanni “il
Verbo si è fatto carne” (Gv 1,14) indica la via per riconciliare l'aspetto
esoterico della tradizione con quello essoterico, per penetrare nel “vero senso
occulto delle Scritture” senza fermarsi alla scorza, all'involucro, al senso
letterale.
Accanto alle grandi religioni monoteiste l’Occidente conosce altre tradizioni
“iniziatiche” di tipo laico: la Massoneria, il Compagnonaggio, il Martinismo.
Rispetto alle grandi religioni è più marcata la differenza tra la parte
essoterica dell’insegnamento, quella palese e alla portata di tutti, e quella
esoterica, che può essere impartita al neofita solo quando l’iniziatore ritiene
che siano verificate alcune condizioni interiori, cioè quando l’adepto è
“pronto”. La trasmissione di questi contenuti non è solo una trasmissione orale,
la rivelazione di concetti che l’iniziando non conosceva e che gli vengono
rivelati, ma, come nel caso dei sacramenti cristiani e della successione
apostolica, soprattutto la trasmissione carismatica di una influenza spirituale,
destinata a trasformare profondamente l’iniziato man mano che egli avanza nei
gradi iniziatici, fino a quello di Gran Maestro. Si può ora mettere in dubbio
che la “catena iniziatica” si sia interrotta nel corso delle turbolente vicende
storiche che hanno caratterizzato sia la Chiesa che la Massoneria. Si può,
legittimamente, dubitare che l’Occidente sia ormai immerso in una quasi totale
cecità spirituale perché tutte le “catene iniziatiche” in grado di trasmettere
il potere trasformatore dello Spirito sono state spezzate secoli fa. Non ci
esprimeremo in alcun modo su questo punto non sentendoci, tra l’altro,
qualificati a farlo. Scegliamo di tacere per ciò che riguarda il Cristianesimo
e, in particolare, sulla Chiesa. Per ciò che riguarda la tradizione massonica
possiamo solo osservare che, alla fine del XIX secolo, soprattutto tra la
Francia e l’Inghilterra, ci fu uno straordinario proliferare di società segrete
i cui iniziatori sembravano aver ricevuto dalla sera alla mattina l’investitura
per creare nuovi Ordini e nuove Obbedienze. Rinascono così i Templari (e, per di
più, vari ordini di Templari), che erano stati spazzati via dall’Inquisizione
dopo il rogo di Jacques De Molay, nasce un Ordine dei Rosa Croce, l’OTO e la
Golden Down, ad opera di quel controverso personaggio che fu Aleister Crowley,
mentre altri, come i francesi Papus e Peladan (come racconta con deliziosa
ironia Alexandra David – Neel), erano delle vere e proprie fucine creatrici di
organizzazioni iniziatiche. Madame Blavatsky , Annie Besant e Alice Bailey
attribuiscono a se stesse e alla neonata Società Teosofica conoscenze che hanno
consentito loro di sbirciare sotto il Velo di Iside, una dea il cui motto era
invece: Nessuno guarderà mai sotto il mio peplo. Ognuno degli Ordini nati in
modo più o meno controverso nel XIX secolo aspirava ad essere l’unico a
mantenere ancora una catena iniziatica ininterrotta e l’impressione di caos
babelico suscitata dal loro proliferare non è certo mitigata dal fatto che la
Massoneria vera e propria abbia conosciuto una serie di fratture e divisioni al
suo interno, talvolta determinate da polemiche inerenti il rituale e la
necessità o impossibilità di ammettere le donne nell’Ordine, talaltra legate a
pura e semplice lotta per il potere. Certo, più che il motto isiaco: “riunire
ciò che è disperso”, che caratterizza ogni ricerca spirituale, la divisa che più
si attaglia a una simile situazione è: “disperdere ciò che è unito”…
Questa tendenza ottocentesca al “fai da te” si accentua moltissimo nel corso del
secolo scorso e dopo la metà del ‘900 c’è una straordinaria proliferazione di
Maestri e di sette che promettono la salvezza eterna ai loro adepti ed offrono
loro una famiglia, un sicuro rifugio, una interpretazione del mondo
onnicomprensiva, che consente di suddividere l’intera umanità in “noi” e “loro”,
delle ricette semplici e di immediata attuazione che costituiscono una
scorciatoia per la realizzazione di Sé.
Ci riferiamo ai Dianetici di Scientology, al gruppo di Damanhur, a Cleargreen,
agli arancioni di Rainhesh, alla Wicca, al gruppo Raeliano, ai buddhisti
transfughi dalla Soka Gakkai giapponese, alla scuola di Gurdjeff, alle sette
neopagane, che celebrano i Solstizi e vorrebbero rinnovare i Misteri della Magna
Mater o quelli di Dioniso e di Mithra, a migliaia di altre sette diffuse in
America e in Europa. Spesso gli insegnamenti di queste sette e di questi maestri
sono caratterizzati da una sorta di Milk Shake di frammenti presi dagli
insegnamenti e dalle tradizioni più disparate, orientali e occidentali.
L’Astrologia, il Karma degli Indù e dei Buddhisti, la Reincarnazione, la Legge
eterna di causa ed effetto enunciata da Buddha nel Sutra del Loto, gli
insegnamenti spirituali caratteristici di alcune arti marziali orientali, il
pantheon di Angeli e Demoni descritto da alcuni apocrifi della Bibbia, come il
Libro di Enoch, gli scritti del “Corpus Hermeticum” attribuiti ad Ermete
Trismegisto, gli insegnamenti magici di Agrippa Von Netthesheim e di altri maghi
rinascimentali, la visionarietà neoplatonica di Giordano Bruno, la preghiera
esicastica, lo Yoga kundalini e la meditazione trascendentale, le tecniche
tantriche e taoiste di trattenimento del seme, gli esagrammi dei Ching, il
simbolismo dei Tarocchi e delle Rune, le tecniche cinesi del Feng Shui per
individuare correnti positive e negative negli edifici, il channeling, alcuni
riti di rigenerazione degli Indiani di America, l’ipnosi regressiva, tutto ciò e
molto altro, confluisce in un unico calderone e le figure del caleidoscopio
formano immagini diverse a seconda del Maestro che impartisce “l’insegnamento
segreto”.
Questa miscela, già di per se piuttosto indigesta, viene arricchita da paragoni
e metafore improprie, tratte dalla scienza moderna, con una particolare
predilezione per la fisica delle particelle (molti citano Fritjof Capra senza
averlo letto) e per i modelli matematici più complessi, come la teoria del Caos,
la teoria delle Catastrofi di Thom o la teoria dei Frattali. Intendiamoci,
nessuno vuole svalutare o ridurre queste forme di spiritualità che, nel loro
complesso, hanno preso il nome di New Age. In un articolo ispirato (se non
redatto direttamente) dall’allora cardinale Ratzingher, vengono stigmatizzate
tutte le forme di New Age intese come altrettante occasioni per allontanarsi
dalla Verità. Chi si lascia sedurre da siffatti insegnamenti, viene detto, è
condotto, lungo falsi sentieri, a perdere se stesso. Il redattore dell’articolo
afferma di vedere solo un lato positivo nel proliferare della New Age: la forte
tensione di grandi masse verso la spiritualità e i suoi simboli, un’istanza,
egli dice, che la Chiesa deve saper interpretare, raccogliendo la sfida e
vincendo la difficile battaglia contro la seduzione esercitata dalle false
dottrine. Pur non cadendo nella trappola di un esasperato relativismo, a
differenza del Pontificio Consiglio, abbiamo il massimo rispetto per l‘idea che
la verità possa esprimersi con una pluralità di forme possibili, e, quindi, non
ce la sentiamo di dare o togliere a questo o quell’insegnamento New Age patenti
di credibilità e di affidabilità. Certo, alcune di queste sette New Age chiudono
la loro esistenza con delle tragedie, come nel caso dei suicidi collettivi della
setta del reverendo Jones e degli adepti del Tempio del Sole (per tacere dei
gruppi di sedicenti satanisti disseminati in Europa ed America).
La cosa che ci preme di sottolineare qui è che, a differenza delle grandi
religioni, della Massoneria e degli altri Ordini spirituali di tipo laico, le
sette New Age non prevedono alcuna catena iniziatica, alcuna trasmissione
ininterrotta dell’insegnamento; oppure i loro iniziatori, o Maestri, si
attribuiscono arbitrariamente la facoltà di trasmettere agli iniziati una
influenza spirituale “ricevuta direttamente dall’alto”, assieme alle qualifiche
che ne derivano. Ma nessun nuovo Avatar è ancora disceso sulla Terra. Chi scrive
ha sperimentato un contatto diretto con quasi tutte le sette new Age nominate
fin qui, traendo da ognuna di queste esperienze qualche utile insegnamento, ma
non potrebbe mai giurare che questo contatto sia consistito in una “influenza
spirituale”…L’impressione generale che si ricava dal contemplare l’evoluzione
dei fenomeni New Age in Occidente è che si tratti di Prove Generali, come se
l’Omaso e l’Abomaso, gli stomaci dell’Inconscio Collettivo, stessero triturando
e ruminando i contenuti degli insegnamenti spirituali degli ultimi 2000 anni per
trasformarli in qualcos’altro. Non è forse sbagliato ipotizzare che potremmo
essere alla vigilia della nascita di una inedita forma di religiosità, di un
insegnamento che si rivolgerà indifferentemente ai banchieri della City e agli
aborigeni australiani, ai sofisticati filosofi della Sorbona e ai diseredati
della Terra, alle nazioni che detengono quasi tutta la ricchezza del mondo e a
quelle in cui sono endemiche la fame e la carestia. Se questo avverrà, si
tratterà di un insegnamento che conterrà, sminuzzati al suo interno, i contenuti
di quasi tutte le forme di spiritualità che si sono avvicendate nel tempo sia in
Oriente che in Occidente. Ma non si tratterà di qualcosa di complicato. Il mondo
moderno è minacciato dal riscaldamento globale, dall’inquinamento, da un
rapporto malato con le merci, che determina una insensata bulimia, un consumo
smodato di beni inutili e il minaccioso accumularsi di detriti destinati a
seppellirci. La volontà di potenza ha armato la mano delle nazioni che reggono i
nostri destini con armi in grado di distruggere per sempre, e varie volte, la
Terra. Solo un cambiamento radicale della percezione che abbiamo di noi stessi e
del mondo potrà salvarci. Se un nuovo insegnamento farà irruzione sulla nostra
linea dell’orizzonte, esso si esprimerà con parole dirette e inequivocabili, in
grado di determinare in chi ascolta una trasformazione irreversibile. E forse i
veicoli di questa rivoluzione saranno proprio Radio,TV e Internet .
Articolo pubblicato nella rivista
LexAurea29,
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