Il terreno fertile del nazismo

Ingo Foibas
ingo_foibas@yahoo.de
 

 

 

Introduzione

Molto e’ stato scritto a riguardo delle radici esoteriche del nazismo. La letteratura in proposito e’ vasta e veramente pochi studiosi di storia trascurano o negano il legame fra il fenomeno nazista e certi ambienti iniziatici.

Se poco ormai vi e’ da dire sulle radici esoteriche del nazismo (e molto da scoprire), parecchio lavoro e’ ancora da compiere per far luce sul come il nazismo abbia attecchito in modo cosi’ tenace sul popolo tedesco. Molto si e’ detto del potere quasi magico del verbo nazista, come fosse un vino capace di inebriare le folle, ma poco si e’ detto della coppa che necessariamente deve essere presente per raccogliere tale vino.

Il presente articolo non intende minimamente essere esaustivo su un argomento cosi’ vasto come la storia della Germania e della sua gente, ma vuole essere lo spunto, un inizio di riflessione sulle dinamiche insite nell’essere umano.

 

Le radici storiche del popolo tedesco

“Terra inospitale [la Germania] dal suolo squallido, il clima rigido, triste da abitarsi e vedersi”. Cosi’ descrive Tacito il territorio tedesco in De origine et situ Germanorum riferendosi ad una pianura sterminata, battuta da gelidi venti, con modesti rilievi e con poche barriere naturali se non il reno ad ovest e le alpi a sud.

In condizioni ambientali cosi’ critiche e con un basso livello tecnologico la struttura sociale piu’ idonea alla sopravvivenza e’ quella della tribu’, con a capo un uomo che e’ in grado di prendere le decisioni migliori per  garantire la prosperita’ di tutta la comunita’.

In queste comunita’ ristrette il “patto di amicizia” fra uomini forti assume caratteristiche di rito. Ancora prima che fra i Germani, fra gli Sciti era in voga il rito di ferirsi leggermente un dito, versare il sangue in una coppa, immergere la punta delle spade e bere insieme di questa bevanda. Il trattato suggellato con questo autentico atto magico diveniva inviolabile. Dice lo scita Toraxis: “La gloria dello Scita e’ quella di avere degli amici, di aiutarsi, di dividere le loro sventure e i loro pericoli. L’infamia e’ nell’abbandonare un amico durante la necessita’. Quando noi vediamo qualche uomo valoroso, facciamo in modo di ottenerne l’amicizia. Dopo che egli l’ha concessa, vi e’ tra lui e il suo compagno di battaglia, il trattato di giuramento solenne di vivere insieme, di spartire la buona e la cattiva fortuna, di morire l’uno per l’altro, se necessario”.

Tacito descrive con chiarezza il sentimento che hanno i guerrieri per il loro capo:

“Quando un guerriero si e’ distinto con il suo coraggio, i giovani gli si associano e divengono i suoi compagni, suoi fedeli. Ogni capo ha la sua banda, che deve armare e nutrire, con la quale marcia e combatte. I fedeli sono uniti da intimi vincoli e vi e’

infamia per quel guerriero che sopravvive al suo capo morto in battaglia.”

 

Al capo, quindi, si era legati da un patto di sangue e il rito con cui veniva celebrato il patto ma soprattutto i  sentimenti ad esso collegati, e’ cio’ che in seguito, in epoca feudale, generera’ le  “Männerbunde” libere confraternite di guerrieri che si riunivano attorno ad un capo dalle riconosciute capacita’: un Signore.

Nei costumi feudali l’abbandonare il signore durante la battaglia provocava la perdita del feudo. Il carattere magico che legava sovrano a vassallo sanciva l’unione di fratelli, non piu’ di amici e questo sentimento di fratellanza si ritrovera’ in seguito in quelle associazioni segrete a carattere esoterico che la terra germanica ha avuto modo di veder sorgere numerose.

 

Se non si hanno presenti questi potentissimi legami di sangue si rischia di fraintendere il sentimento che anche i tedeschi di oggi provano per i propri capi, si rischia di tacciare di servilismo l’eccesso di disciplina e di obbedienza verso il capo riconosciuto.

Troppo spesso si dimentica che il “capo” oggi come allora e’ colui che incarna le caratteristiche del “Maestro” e della “Guida”, quest’ultimo termine diventato tristemente noto durante il periodo nazista.

Se al guerriero non viene perdonata la codardia e il tradimento, al capo non viene permesso di rompere il patto di sangue, patto col quale si impegna a prendersi cura dei propri fratelli, rispettando le consuetudini. Perfino il re, dopo una battaglia, riceveva come bottino solo cio’ che il caso aveva deciso e Clodoveo, al termine di una battaglia e dopo che ebbe chiesto per se’ un vaso in aggiunta alla propria parte, cosi’ si senti’ rispondere da un guerriero franco:”Tu avrai solo cio’ che ti e’ stato dato dalla sorte e niente piu’”. E’ questo un atteggiamento servile?

Questa relazione particolare fra capo e sottoposti, seppure ha perduto il carattere magico e’ ancora parte integrante dello spirito dei tedeschi del XXI secolo.

L’eco dei sentimenti reciproci fra guerriero e compagni si e’ trasmesso per duemila anni e alla luce di cio’ suona meno folle il testamento che Hitler scrisse nel suo bunker berlinese, assediato dalle truppe alleate: il Fuehrer decise di morire affinche’ le truppe tedesche continuassero a combattere fino alla vittoria o alla sconfitta totale.

Gli scatti di ira del dittatore, negli ultimi giorni, avevano spesso come oggetto il popolo tedesco, che non aveva saputo immolarsi per la sua guida. Duemila anni dopo, la sopravvivenza dei guerrieri al loro capo era ancora vista come una infamia suprema.

Pochi decenni dopo il popolo tedesco non ebbe remore ad isolare dalla vita politica un gigante del dopoguerra come Helmut Kohl, uno degli autori della riunificazione tedesca, per essersi macchiato di un reato. Le parole del guerriero franco a Clodoveo riecheggiano.


 

 

Gli anabattisti, Thomas Müntzer e la rivolta dei contadini

Si e’ visto quindi come la devozione, quasi genetica, del popolo tedesco verso la propria guida sia stata utilizzata da Hitler per condurre le folle.

Abbiamo visto quale sia la vera natura del sentimento che i non tedeschi chiamano sprezzantemente “servilismo”. Oltre a questo viene imputato ai tedeschi la mancanza di spirito rivoluzionario. La devozione per la Guida, spiega solo in parte il motivo per cui i tedeschi non si ribellarono ad un regime che tutti percepivano come sanguinario.

La seppur eccezionale macchina propagandistica di Goebbels non riusci’ ad isolare i tedeschi dal resto del mondo e le informazioni sia sull’andamento della guerra, sia sull’economia circolavano. Come e’ possibile che i tedeschi non si ribellarono? E’ vero che la storia tedesca manchi di capitoli rivoluzionari?

Troppo spesso si tende a dimenticare la rivolta contadina guidata dagli anabattisti.

 

L’anabattismo (XIV sec.) e’ un vasto movimento nato all’interno della riforma protestante. Gli anabattisti non riconoscevano il valore del battesimo dei bambini, in quanto credevano in una fede “cosciente”. Predicavano quindi il ri-battezzamento in eta’ adulta (dal greco ana=ancora e baptizo=battezzo).

Sono numerose le divergenze teologiche che rendono l’anabattismo radicale rispetto alle posizioni luterane. In particolare gli anabattisti andavano oltre l’idea luterana per cui la parola di Dio era piu’ importante della Chiesa e concludevano che la Chiesa in toto, come struttura, andava rigettata. La “vera” Chiesa doveva essere formata da persone consapevoli (da qui il rigetto del battesimo dei bambini) e avendo un concetto di Chiesa pura  si riallacciavano al cristianesimo primitivo: per gli anabattisti la Chiesa non andava riformata ma si doveva tornare alla originale purezza della stessa. Gli anabattisti avevano in comune coi primi cristiani l’importanza attribuita allo Spirito Santo, mezzo per il quale si accedeva ad una rivelazione diretta e permanente del Padre Celeste. Grazie a questa posizione la lettura e l’interpretazione delle Sacre Scritture era puramente personale e non la Chiesa doveva guidare nella lettura della Bibbia ma solo lo Spirito Santo.

La somiglianza fra l’anabattismo e alcune forme di cristianesimo primitivo e’ forte.

Predicatori anabattisti, primo fra tutti Thomas Müntzer, si posero alla testa di un ampio movimento contadino che chiedeva la cancellazione delle ultime forme di feudalesimo, chiedeva la riduzione delle tasse, lo sfruttamento dei boschi e la liberalizzazione della caccia e della pesca. Gli storici non sono per niente d’accordo sull’attribuire a Müntzer un ruolo nella rivolta del 1525. Per alcuni fu il vero ispiratore del sollevamento mentre secondo altri Müntzer non capi’ nulla delle vere motivazioni dei contadini.

Quello che e’ certo e’ che Müntzer, dal quel bravo sebbene esaltato predicatore che era, infiammo’ gli animi degli abitanti di Mühlhausen in Turingia e si impossesso’ della citta’.

Qui, con il consenso degli abitanti, instauro’ uno stile di vita che potremmo definire comunista, tanto che la figura di Müntzer fu presa in considerazione da Marx e Hegel e il suo ritratto apparve sulle banconote della Repubblica Democratica Tedesca.

Per mesi la vita a Mühlhausen trascorse abbastanza tranquillamente.

Müntzer redasse un documento in cui si elencavano rivendicazioni che potessero sembrare ragionevoli ai principi elettori, ma ancora prima della sua pubblicazione la rivolta contadina scoppio’ in Alta Svevia, nel Wüttenberg, nel Palatinato e in Baviera e assunse toni che si osserveranno solo piu’ di due secoli dopo con la rivoluzione francese: le ricche dimore dei potenti furono devastate, si fecero collane con le gemme strappate ai bastoni pastorali dei vescovi, si incendiarono palazzi, monasteri, chiese.

A Mühlhausen Müntzer raduna le proprie truppe pronto a ingaggiare battaglia contro gli eserciti del duca di Brunswick, del langravio di Hesse  e del conte di Mansfeld, acerrimo e storico nemico di Müntzer. L’Elettore di Sassonia comanda gli eserciti riuniti.

La visione di un monaco cistercense ispira Müntzer che dopo varie esitazioni da’ il via allo scontro: gli anabattisti vengono massacrati.

Müntzer, dopo essere finito nelle mani di Mansfeld e dopo una notte di torture firmera’ una confessione, attribuendosi il ruolo di responsabile della rivolta: verra’ in seguito decapitato e la sua testa esposta su un asta.

Gli eserciti riuniti dei principi elettori castigheranno i contadini ribelli per dodici mesi. Un anno in cui si alterneranno genocidi a torture.

 

Un editto di Carlo V del 1529 proclamera’ che tutti gli anabattisti “debbono passare dalla vita alla morte con qualsivoglia mezzo”.

Gli anabattisti si disperderanno per tutta Europa e dopo molte vicissitudini arriveranno nel nuovo continente, dove una particolare forma di anabattismo dara’ vita alla comunita’ degli Amish.

Quello che lasceranno gli anabattisti e’ un paese dalle reni spezzate, i contadini passarono dall’oppressione tardo feudale ad una repressione, ad una vendetta di una crudelta’ inaudita. Potra’ sembrare strano ma le urla e le sofferenze di quell’anno terribile ancora riecheggiano nell’animo dei tedeschi.

Scrive il grande economista tedesco Wilhelm Röpke:

“La rivolta fu soffocata con cosi’ grande crudeltà che i tedeschi sembrano aver perduto per sempre il gusto della rivoluzione. Questa fu, forse, la sola autentica rivoluzione – che del resto si fondava su motivi piu’ che legittimi – la prima e nello stesso tempo l’ultima… Noi vogliamo sostenere che la reale e fatale caduta della storia tedesca si situa immediatamente dopo il suo apogeo, cioe’ dopo il declino della civilta’ urbana…caduta tanto piu sfortunata poiche’ essa ha coinciso quasi esattamente con la repressione della rivolta antifeudale dei contadini.

L’effetto comune di queste due fatalita’ venne aggravato e come suggellato dalle conseguenze politiche e sociali della Riforma luterana e dalla guerra dei trent’anni che ne consegui’. Da allora, la schiena dei borghesi e dei contadini tedeschi e’ stata cosi’ completamente spezzata, che a tutt’oggi pare non si sia riusciti a portarvi alcun rimedio. Lo sviluppo della Germania, politico, sociale, intellettuale, economico, ne fu ritardato quanto meno per un secolo intero.”

E’ questa massa amorfa, resa tale dallo spargimento di sangue,  che generera’ nei secoli una borghesia pusillanime e timorosa, una classe sociale (ma oserei dire culturale) che si sottomise spontaneamente al Führer.


 

 

 

Conclusioni

Per il popolo tedesco il sangue ha un importanza simbolica fortissima, col sangue si e’ costituito il nucleo del carattere tedesco tramite le libere associazioni di guerrieri, nel sangue si e’ affogato uno spirito rivoluzionario che avrebbe potuto essere incanalato nella costruzione di un paese moderno anzitempo, nel sangue e’ terminata l’avventura nazista, col diritto di sangue si decide tutt’oggi chi e’ cittadino tedesco.

Hitler, da quel capo ispirato che era (seppur oscuramente) utilizzo’ i legami di sangue allacciati nei secoli e approfitto’ di questa forma di servilismo dei tedeschi, virile e pavido insieme, per far attecchire l’ideologia nazista.

In Europa ci si chiede costantemente se la Germania possa ripercorrere la strada che la porto’ al disastro nazista. Non e’ dato sapere, si puo’ solo concludere che l’humus, il terreno fertile che genero’ nel bene e nel male cosi’ tanta potenza e’ ancora presente.

Responsabilita’ dei tedeschi primariamente e dell’Europa secondariamente decidere che tipo di seme gettarci.

 

 

Bibliografia

Tacito P. Cornelio, «La Germania », Sellerio

W. Röpke, « Explication économique du monde moderne », Librairie de Medicis

R. Alleau, « Hitler et les sociétés secrètes. Enquete sur les sources occultes du nazisme »,Editions Bernard Grasset

G.Corni, “Storia della Germania”, Il Saggiatore

Internet, http://www.eresie.it/id420.htm



 


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